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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, primo della seconda serie, abbraccia il periodo compreso fra il 21 settembre e il 31 dicembre 1870: inizia, cioè, col giorno successivo alla occupazione. di Roma da parte dell'esercito italiano e giunge alla fine dell'anno.

2. Il volume è fondato sulla documentazione conservata nell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e precisamente sulle sue serie seguenti:

I. Gabinetto e Segretariato Generale:

a) Istruzioni per missioni all'estero, busta l, fase. 8 (Gran Bretagna, istruzioni al Cadorna del 28 dicembre 1870); busta 3 (Santa Sede, missione Blanc del settembre-ottobre 1870).

b) Corrispondenza telegrafica, registri telegrammi in arrivo 12 (16 luglio-25 ottobre 1870) e 13 (25 ottobre 1870-31 luglio 1871); registro telegrammi in partenza 57 (2 settembre 1869-10 ottobre 1872).

c) Carteggio confidenziale e riservato: Sette buste relative alla Questione Romana, busta 2, fase. 4, 5, 6(corrispondenza telegrafica circa l'occupazione di Roma, corrispondenza col generale Cadorna, missione Blanc a Roma);

Quattro buste relative al Concilio Ecumenico, busta l, fase. 6 (lettere del Kulczycki al Visconti Venosta);

Una busta relati·va agli • affari di Roma • -Conclave, fase. 3 (corrispondenza);

Una busta contenente Carte Launay, fase. 2 (rapporti particolari e confidenziali);

Tre buste contenenti carte riguardanti c affari di Africa in gene1·e •, busta 2,

fase. 3 (Tunisi).

II. Divisione c politica • :

a) Registri copia-lettere in partenza: 12 (Austria); 39 (Marocco, Egitto, Tunisi); 48 (Francia); 71 (Inghilterra); 104 (Prussia); 108 (Russia); 132 lTurchia)'.

b) Rapporti in arrivo: pacchi 11 (Austria); 23 (Baden); 24 (Baviera); 27 (Belgio); 52 (Danimarca); 66 e 67 (Francia); 86 e 87 (Prussia); 109 (Inghilterra); 137 (Paesi Bassi); 148 (Portogallo); 151 e 152 (Romania); 157 (Russia); 174 e 175 (Spagna); 189 (Svezia e Norvegia); 191 (Svizzera); 197 (Tunisia); 207 ,Turchia).

III. Notari.ato della Corona: buste 3, 4, 7 (atto di accettazione della Corona di Spagna per parte del duca d'Aosta; Patto di famiglia ed articolo addizionale segreto per regolare la successione al trono d'Italia nella occasione della accettazione della Corona di Spagna per parte del duca d'Aosta; candidatura di un principe di Casa Savoia al Trono di Spagna).

IV. L'archivio della Legazione di Londra (registro dei telegrammi in arrivo maggio 1867-dicembre 1875 e registro dei telegrammi in partenza marzo 1870dicembre 1876) è stato utile per controllare i passi mancanti o di lettura incerta nonchè le date di trasmissione e di arrivo degli analoghi telegrammi conservati nei registri della Corrispondenza telegrafica.

3. Altri archivi, sopratutto privati, hanno fornito un importante contributo per la compilazione del volume: l'Archivio Blanc, cui si è potuto attingere grazie alla cortese liberalità del barone Gian Alberto; l'Archivio Visconti Venosta, conservato a Santena; le Carte Viscol).ti Venosta, conservate a Roma nell'Archivio Centrale dello Stato; le Carte Minghetti, conservate presso la Biblioteca Comunale di Bologna; le Carte Eredità Nigra, conservate presso l'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri.

IX

Alcuni documenti sono frutto di ricerche effettuate nell'Archivio dell'Ufficio Storico dell'Esercito.

Varie notizie complementari, infine, sono state tratte dal fondo Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, vol. II, conservato nell'Archivio Centrale dello Stato.

4. Di questo materiale solo una piccola parte, relativa quasi esclusivamente alla Questione Romana, era già edita in R. CADORNA, La liberazione di Roma nel-< l'anno 1870 ed il Plebiscito, I ed., Torino, 1889, III ed., Torino 1898, e nel Libro: Verde 17 (Documenti relativi alla Questione Romana presentati alla Camera il 29 dicembre 1870). Un documento, il dispaccio del Visconti Venosta al Minghetti del 21 settembre, già edito nel Libro Verde 17, era stato ristampato nel Libro Rosso austriaco Answiirtige Angelegen.heiten, Correspondenzen. des K. K. gemeinsamen Ministeriums des .Aussern, n. 4, vom August 1869 bis November 1870, in Staatsarchiv e in Archives Diplomatiques; un altro documento, il telegramma del Lanza a R. Cadorna del 22 settembre, già edito nel volume dello stesso Cadorna, era stato ristampato in Le Carte di Giovanni Lanza, VI, Torino, 1938; un altro documento, ancora, il dispaccio del Visconti Venosta al Caracciolo di Bella del 24 novembre, era edito nel Libro Azzurro Correspondence respecting the Treaty of March 3'0, 1856, in Staatsarchiv e in Archives Diplomatiques; parimenti già editi erano gli allegati ai documenti nn. 93, 151 e 685 del presente volume.

Le lettere inviate dal Blanc al Visconti Venosta durante la missione romana del settembre-ottobre costituiscono una questione a parte. Esse furono in maggioranza stampate -non pubblicate -con qualche variante nel Libro Verde riservato

• Roma settembre-ottobre 1870 •, edito in numero limitato di copie nel 1895. Una precedente stampa, con qualche variante rispetto alla definitiva del Libro Verde riservato, era stata fatta nel 1894. Il generale Cadorna, nella III ed. del suo libro, pubblicò le lettere del Libro Verde riservato insieme ai documenti del Libro Verde

17. Un'altra lettera del Blanc (il documento n. 206 del presente volume) fu pubblicata in Le Carte di Giovanni Lanza. Solo un piccolo numero delle lettere del Blanc si conserva in originale, nell'Archivio Visconti Venosta di Santena. Dalle altre si conservano copie litografate, in base alle quali fu fatta la stampa, nell'archivio del Ministero Affari Esteri. Un altro esemplare dei documenti, che si è seguito per la 'PUbblicazione nel presente volume, si conserva, trascritto in un copialettere, nell'Archivio Blanc.

(l) Prima che la malattia si .'lggravasse irreparabilmente, il prof. Chabod aveva collazionato personalmente i documenti sugli originali, osserv,.ndone nel modo più rigoroso il testo, la grafia, l'interpunzione anche dove questi •erano manifestamente errati. Parimenti le amplissime note, cui egli attribuiva una importanza del tutto particolare data la necessità di porre a continuo raffronto la nostra documentazione con le ricchissime fonti strraniere, sono state redatte personalmente da lui. Lo ha coadiuvato nelle ricerche, nella correzione e nella compilazione degli indici il dott. Giampiero Carocci.

AB ACR AVV BCB SAW

USE

ABBREVIAZIONI USATE

Archivio Blanc Archivio Centrale dello Stato, Roma Archivio Visconti Venosta, Santena Biblioteca Comunale di Bologna

Staatsarchiv, Wien Ufficio Storico dell'Esercito.


DOCUMENTI
1

IL MINISTRO DEGU ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA (l)

T. RISERVATO URGENTE. Firenze, 21 settembre 1870, ore 17,30.

Nous manquons absolument de nouvelles sur ce qui se passe à Rome. Vous pourriez faire partir ce soir méme Guicc'ioli qui nous porterait les renseignements que nous désirons.

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A TOURS, NIGRA, E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1381. Firenze, 21 settembre 1870, ore 23,20.

Le Ministre de Prusse m'a donné lecture d'une circulaire de M. de Bismarck sur les conditions de la paioc (2). La conc1usion est celle-ci -Ce que nous demandons doit avoir pour résultat de rendre plus diffi.ciles les attaques probables de la France ·contre les provinces allemandes qui sont sans défense en faisant reculer davantage les points de départ de l'attaque c'est-à-dire les forteresses.

3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(Ed. in LV 17, lpp. 34-38) (3)

D. 4. Firenze, 21 settembre 1870.

L·e Baron de Kiibeck est venu me donner lectur-e d'une dépeche dans laquelle

S. E. le Comte de Beust expose, avec une élévation d'idées et un sentiment amicai auxquels je me plais à rendre hommage, ses vues sur-la phase actuelle de la question romaine. Ne possédant pas une copie de cette remarquable dépéche,

l

6 ~ Documenti diplomatici • Serie II · Vol. I.

je ne puis vous en donner, ainsi je l'aurais désiré, un résumé fidèle (1). Je me borne donc à appeler votre attention sur quelques points qui, d'après la commurucation orale qui m'a été faite, m'ont semblé les plus importants.

Après avoir rappelé les pourparlers que nous avons entamés à Vienne sur cette question dans les derniers temps, et l'accueil favorable que nos vues ont rencontré auprès du CéUbinet Impérial, S. E. le Comte de Beust reconnaìt que, dans les circonstances extraordinaires dans ,Jesquelles se trouvait l'Europe, il n'y avait dès lors pour nous qu'un seui moyen de veiller efficacement à la sécurité du Chef de l'Eglise, celui d'occuper •Certains points de territoire. Aujourd'hui le Gouvernement Austro-hongrois sans chercher à entraver la liberté de nos décisions dans une question qui l'intéresse cependant au plus haut degré, s'adresse aux sentiments du Gouvernement Italien et appelle notre sérieuse attention sur la nécessité de ne point augmenter les alarmes et de contenir les passions hostiles au Saint Siège. S. M. l'Empereur ne peut voir sans émotion ce qui se passe à Rome; le Gouvernement de l'Autriche-Hongrie se doit donc à lui-mème d'élever la voix et d'insister pour que le Gouvernement du Roi lui donne des assurances tranquillisantes pour ce qui concerne l'inviolabilité du Saint Père et le libre exerdce de ses fonctions spirituelles.

Ma réponse au Baron de Kiibeck a été conforme aux arguments que je vous ai exposés dans mes dépèches du 29 Aout et du 7 septembre (2). Ainsi que le rappelle S. E. le Chancelier, dès le commencement des comp[ica,tions actuelles, nous nous sommes rendu compte de l'impossibilité de laisser la question romaine dans les termes où l'avait laissée la Convention du 15 Septembre 1864. Cette stipulation, faite en d'autres temps et pour une situation tout-à-fait différente, devenait inapplica:ble au fur età mesure que le confiit entre la Prusse et la France prenait un ca:ractère plus grave et menaçait d'avoir (3) de plus vastes1 proportiODJS. Nous sommes profondément reconnaissants au Gouvernement de S. M. l'Empereur d'Autriche-Hongrie d'avoir bien voulu tenir .compte des difficultés toutes spéciales de notre situation, et appuyer par ses bons offices nos vives et pressantes réclamations auprès du Cabinet de Paris.

Tel est de nos jours le caractère des grandes guerres que leurs effets ne se bornent pas à altérer gravement !es rapports internationaux, mais qu'ils exercent aussi une énorme infiuence sur la politique intérieure de chaque pays. En Italie, les effets de la crise actuelle devaient se faire sentir surtout relativement à la question romaine. Nous n'avons pas cessé depuis dix ans d'en exposer les dangers: tous nos efforts tendaient à convaincre l'opinion publique de la nécessité d'une solution. Cette question exposait chaque jour l'Italie à un appel à des interventions étrangères, ou à un débordement des forces révolutionnaires.

Il y a dans la vie des peuples des instants où le Gouvernement ne peut sauvegarder efficacement les principes d'ordre et d'autorité qu'en prenant dans ses mains les questions qui touchent au sentiment national, en s'efforçant de chevcher leur solution afi!). de les soustraire à l'empire des passions et du hasard. Le Gouvernement (4) se trouvait dans un de ces moments; il a la conscieniCe

d'avoir obéi à une de ces nécessités supérieures. * Il était en effet urgent d'aviser à empècher que toute notion d'autorité ne fut emportée dans le tourbillon du dé~oo:dre, et qu'on ne se trouvat tout-à-coup dans l'impossibilité .de sauvegarder le principe monarchique et l'indépendance spirituelle du Saint Siège * (1).

A la nouvelle qu'une insurrection venait d'éclater à Viterbo, nos troupes ont franchi la frontière. Un personnage politique éminent avait été chargé d'apporter au Saint Père une lettre du Roi. Cette lettre a été publiée: elle était de nature à rassurer complètement le Pape sur les conséquences de cette mesure pour son autorité spirituelle.

Inaccessible à nos protestations de respect et à nos offres de conciliation, le Gouvernement Pontificai a voulu contraindre le Gouvernement du Roi à se servir de la force..Nous le regrettons profondément. Nous avons la conviction d'avoir fait tout ce qu'il (2) était humainement possible pour prévenir cette nécessité. L'envoi de plusieurs parlementaires, la lenteur ·calculée de nos opérations militaires, sont là pour témoigner de la sincérité de nos efforts. L'insuccès de la mission de paix que le Comte Arnim a bien voulu remplir spontanément démontre que le Gouvernement Pontificai n'a pas reculé devant de telles extrémités. Il a peut-ètre voulu donner plus de retentissement à ses protestations: le Pape a peut-ètre aussi été obligé de subir les conséquences inévitables de l'·enròlement de volontaires recrutés parmi les hommes les plus exaltés.

Loin de nous étonJ?.er que ces événements émeuvent les souverains et les Gouvernements, nous trouvons cette émotion légitime. Bien plus, nous la partageons. Souverain Catholique, S. M. le Roi aurait voulu pouvoir apporter luimème au Saint Père l'hommage de son affection respectueuse et filiale. La conciliation, que l'intervention étrangère, sous sa (3) double forme d'un protectorat et de l'intrusion d'armes mercenaires, avait rendue jusqu'ici impossible est encore le vceu le plus ardent du Gouvernement du Roi. Aucune dynastie, aucun peuple n'ont des traditions plus sincèrement religieuses, plus profondément catholiques que la dynastie et la nation italienne. Ce n'est pas le Roi Vietar Emmanuel qui portera la main sur les prérogatives du Saint Père, sur les conditions qui lui sont nécessaires pour le libre exercice de son autorité spirituelle. Ce n'est pas l'Italie, qui a toujours gardé précieusement l'unité religieuse, dont l'homogénéité des traditions et du culte n'a jamais été compromise par ses nombreuses vicissitudes politiques, qui cherchera à faire au Saint Siège, qu'elle regarde camme une de ses gloires les plus splendides, une situation moins indépendante, moins grande, moins digne de l'auguste mission que le Pape remplit dans le monde.

L'antagonisme existant entre le .sentiment national et le Pontificat, a été toujours .regardé, ·camme un mal temporaire qui s'évanouira.it au moment (4) où l'on réussirait à dégager le Saint Sirège de ses liens terrestres, de l'héritage (5) funeste des responsabilités mondaines, dans lesquelles il se trouvait impliqué. Cet antagonisme n'a pas affaibli ·chez les Italiens le sentiment religieux. La population est restée aussi attachée qu'aupararvant aux cérémonies et aux habitudes (6) pieuses

du culte catholique. Les membres du clergé qui ont su se soustraire aux querelles des (l) partis et se renfermer dans la sphère de leurs fonctions, ont conservé une grande et légitime infiuence sur les masses populaires. Il n'y a pour nous aucun doute que la lutte ayant cessé, le pouvoir temporel n'étant plus un obstacle au développement national, l'instinct religieux si enraciné et si puissant en Italie,

ne s'épanouisse librement et ne prenne un nouvel essor.

Ces faits sont connus de tout le monde, ces considérations sont évidentes par

elles-memes. Cela devrait suffire à écarter la crainte de nous voir apporter à

Rome une politique mesquine de ,rancunes et de jalousies. L'acquisition d'un

terr:itoire, la possession d'une v:ille, quelque illustre qu'elle soit, n'est pas le

but que nous nous sommes proposé d'atteindre. Nous sommes animés d'une plus

grande ambition. La séparation complète de l'Eglise et de l'Etat, le développe

ment harmonique des forces sociales et religieuses pour moraliser les classes

populaires, l'accord entre la liberté et l'autorité, voilà les maximes que nous

nous proposons de proclamer à Rome.

Nous faisons appel avec confiance aux Gouvernements qui nous honorent

de leur amitié. Nous leur demandons de s'associer à nous pour une ceuvre qui

ne sera pas stéri1e pour la civilisation européenne. Nous espérons qu'ils voudront

prendre acte des garanties que nous sommes pvets à offrir au Saint Père. Elles

sont de nature à souvegarder largement 'son indépendance et le maintien de sa

grande position dans le monde. Je me réserve de vous envoyer à ce suj,et des

instructions plus détaillées. Pour le moment, il suffira de rappeler que Le privi

lège de l'exterritorialité (2) mettra la personne du Saint Père dans la condition

d'un Souverain, en le plaçant dans une sphère inaccessible à toute influence poli

tique: que des Ambassadeurs continueront à représenter auprès de lui les puis

sances, et qu'il continuera d'avoir des nonces auprès de celles-ci: que le mème

privilège de l'exterritorialité (2) couvrira ses palais et ses résidences, que les

Cardinaux auront le (3) rang de Prince et auront les honneurs qui y son atta

chés: enfin qu'une liste civile, garantie au besoin par un traité public, mettra le

Saint Siège à meme (4) d'exercer avec la mème splendeur qu'auparavant ses

fonctions spirituelles.

Il est digne des Souverains catholiques et des gouv,ernements éclairés de

s'associer à nous pour nous aider à mettre hors de discussion l'efficac:ité et la

portée réelle des garanHes que nous offrons au Saint Père. Les bons offices des

Etats réussiront peut-ètre à persuader le Pape qu'il a rempli jusqu'au scrupule

les (5) devoirs de conscience et que la conciliation répond aux véritables intérets

de l'Eglise. Quand bien mème le Pape resterait sourd à ces prières, les gouver

nements ayant des sujets catholiques rempliraient une noble mission en négo

ciant en faveur du Chef de l'Eglise des garanties qui rassureraient complètement

les ,consciences. Ce serait-là, nous en avons la convinction, une politique féconde

en résultats utiles pour la religion et pour la civilisation de l'Europe.

Veuillez donner lecture à S. E. le Chancelier de cette dépeche et lui en

Iaisser copie s'il en exprime le désir.

~3) « Conserveront leur » LV.
(l) -Il Blanc era stato inviato in missione a Roma per collaborare sul piano diplomatico col Cadorna (R. CADORNA, La liberazione di Roma ne!l'anno 1870 ed a Plebiscito, l• ed., Torino, 1889, pp. 125 e 261; nella 3• ed., Torino, 1898, pp. 117, 255-256 e 431); e vi rimase fino al 13 ottobre (cfr. n. 240; e anche n. 140). Per l'inizio della missione, cfr. n. 242. (2) -È la circolare del 13 settembre, per il cui testo cfr. Das Staatsarchiv, Sammlung der ojjìciellen Actenstiicke zur Geschichte der Gegenwart, hrg. von L. K. AEGIDI e A. KLAUHOLD, XIX, n. 4105, pp. 218-219; BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 493-494. Il Visconti Venosta la qualificò • di fredda e ghiacciata come la punta di un elmo prussiano • (S. CASTAGNOLA, Da Firenze a Roma.. Diario storico-politico del 1870-71, Torino, 1896, p. 57,). Cfr. l'appunto dello stesso Visconti Venosta, che riassume la circolare dopo il colloquio col Brassier de Saint-Simon, in I. e E. ARTOM, Iniziative neutralistiche delLa diplomazia italiana nel 1870 e nel 1915, a cura di A. Artom, Torino, 1954, n. 44, p. 85.

(3) Riprodotto in (Rotbuch) Auswiirtige Angelegenheiten, Correspondenzen des K. K. gemeinsamen Ministeriums des J[ussern, n. 4, vom August 1869 bis November 1870, n. 150 annesso, pp. 127-130; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4177, pp. 352-355; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 91-94. Trasmesso il 26 ai ministri a Tours, Londra, Berlino, Pietroburgo, Madrid, Lisbona, Bruxelles, Monaco, perchè ispirassero il loro linguaggio alle istruzioni date al Minghetti.

(l) -Cfr. n. 256 e LV 17, pp. 65-66. (2) -Cfr. LV 17, pp. 9-12 e 12-13. (3) -• Acquérir • LV. (4) -• Du Roi » aggiunto in LV, dove pure è aggiunto • et royal ., • et Roi » parlandosi del governo e dell'imperatore d'Austria (rr. 6, 14 e 27 di questa pagina).

(l) Il periodo tra asterischi è stato omesso in LV.

(2) • Qui • LV.

(3) -• La. LV. E tre righi sotto «de traditions •· (4) -• Le jour • LV. (5) -« Du legs • LV. (6) -• Coutumes • LV. (l) -«De» LV. (2) -« Extraterritorialité • LV. (4) -« En mesure • LV.

(5) « Ses » LV.

4

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

(AVV, mazzo 2, fasc. 2 1/B)

T. Roma, 21 settembre 1870, ore 9 (per. ore 9,30).

In generale entusiasmo grandissimo pel Re e per l'Esercito. Provvisto a s·icur·ezza e primi bisogni. Tentativi sovversivi 'emigrati e feccia popolo e furore popolo contro i papalmi sono sta,te le due caratteristiche del momento oc.cupaziooo fino ad ora, però si fu in ,tempo di tutto prevenire e di impedire nel complesso. Dislocherò diversamente le truppe ·collocando intera Divisione Ferrero a Roma coi 6 battaglioni bersaglieri di riserva ed un Reggimento di Cavai!J.eria pure di riserva. Le altre truppe saranno intanto accampate fuori Città salvo alcune della Divisione Bixio spedite a Civitavecchia accompagnamento papalini. Accantonerei e distribuirei le altre negli ex-Stati pontifici, ma prima desidero aspettare per ogni evenienza ordini di V. E.

5

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3009. Vienna, 21 settembre 1870, ore 17,29 (per. ore 20,40).

Trauttmansdorff Ambassadeur d'Autrkhe à Rome part demain matin pour son poste. Il a pour instruction dans le cas où le Pape voulait traiter avec le Gouvernement italien d'offrir ses bons offices. Beust m'a dit que le Ministre

de Prusse à Rome sera désavoué par son Gouvernement pour sa démarche au Camp de Cadorna (1).

6

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3010. Vienna, 21 settembre 1870, ore 17,20 (per. ore 20,45).

On attend ici M. Thiers avec la conviction de l'inutilité complète de ses efforts. Je le verrai et je lui expliquerai notre situation. J'ai sondé Beust sur les possibilités de faire quelque chose dans le sens indiqué par M. Senard (2),

~

mais il a exclu toute démarche comme inopportune. Au fond la Russie s'est effacée et en outre elle a paralysé toute... [manca: initiative?] de l'Autdche. Nous devrions donc agir isolément et sans espoir de concours d'aucune autre Puissance. Tel est l'état actuel des choses.

(l) -Per il tentativo di mediazione del conte Arnim, il 17 settembre, cfr. CADORNA, op. cit., pp. 171, 174-175 e 553 (con varianti nella 3• ed. a p, 164); S. W. HALPERIN, Italy and the Vatican at War. A Study of their Relations from the Outbreak. of the Franco-Prussian War to the Death of Pius IX, Chicago, 1939, pp. 55-58. E cfr. qui appresso, n. 50. (2) -Iniziativa dell'Italia perchè le Potenze neutre intervengano contro il bombardamento di Parigi e lo smembramento della Francia (tel. Visconti Venosta a Minghetti, 20 settembre, n. 1379\.
7

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 21 settembre 1870, ore 23,30 (per. ore 0,40 del 22).

Junte résigné fonction. Kanzler a écrit à notre Commandant au nom du Pape demandant troupes pour le Sainrt-Père menacé. Commandant a répliqué par écrit ne pouvoir refuser mais constater avoir demandé et reçu de Kanzler, en concluant capitulation, l'assuranc·e que les palatins et Suisses laissés intacts, suffire à sureté Pape. Il a ajouté que les troupes qu'il allait envoyer seraient retirées aussitòt que le Pape le permettra. 2 Bataillons on été envoyés mais ils ont été reçus par le Peuple avec une telle explosion enthousiaste qu'ils ont

cru devoir demander des instructions. Le Commandant a ordonné d'etre sévères contre tout insulte aux autorités et institutions ecclésiastiques.

8

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 21 settembre 1870, ore 23,45 (per. ore 2,10 del 22).

Ordres sont donnés pour que le Palais Farnese et tout ce qui appartient aux Bourbons soit respecté. Commandant Masi et Sermonette ne m'ont latssé jusqu'ici un instant pour vous éorire. Vous aurez par le Ministère de la Guerre copie de la capitulation. Partie honnete de la population demande que l'autorité militaire soit sévère pour maintenir ordre contre les criminels de toute espèce que Rome ·contient et contre les mazziniens qui y arrivent. Asrsurance donnée formeUement dans ce sens faLt impression excellente. Notre Ministère de l'Intérieur pourrait profiter de l'occas·ion de pouvoir militaire pour débarrasser le pays de beaucoup d'éléments dangereux. Serait à désirer hàter envoi nos gendarmes et bons agents de police. Le parti d'a.ction fit afficher à peine nos troupes entrées prétendue junte que le Commandant a désavoué. Junte présidée par Général Masi qui inspire confiance .général'e sera rproclamée aujourd'hui. Corps diplomatique venu offi.ciellement au quartier général après assaut furent [sic] :pleins de déférence et déclare venir seulement recommander nationaux. Tous ars.surent avoir conseillé de ne point résister. Chargé d'Affaires Français m'a dit que notre attente sous le feu pontificai et not.re action rapide étaient très bien (résident) [sic] et que laisser Pape cité Léonine aucun ne peut nous demander compte de ce que feront les Romains. Je verrai aujourd'hui d'Arnim tl'ès frappé de· •ce que la Brigade Vecchi n'a pas répondu au feu des bastions de la cité Léonine contre lesquels était ordre pars .tirer. Pendant l'attaque nombreux officiers indigènes empechèrent leurs troupes tirer. Il y a eu confiit entre les Pontificaux et la population sur divers points de ,Ja ville. Il y a eu des morts. Informations confi.rment détails que je vous ai écrit et que je croyais

exagérés sur terreur qui régnait à Rome. Aecueil des Romains à nos troupes est enthousiaste, beaucoup de peine soustraire les Zouaves à la fureur du peuple.

Armée pontificale a passé devant nous, on lui a rendu honneurs militaires. Institutions ecclésiastique [sic] sont contre désordres. Pape reste au Vatican. Nombreux cléricaux parlent déjà favorablement de esprit de nos autorités militaires disant avant peu de jours nous verrons directement venir à tnous [sic]. On saisira première occasion de donner au Pape témoignage éc1atant respect.

9

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, p. 39) (l)

R. 172. Monaco, 21 settembre 1870 (per. il 23).

Ho ricevuto * nella notte d'jeri * il telegramma col quale V.E. si compiacque informarmi * dell'insuccesso ch'ebbero le pratiche del Ministro dì Prussia a Roma, onde evitare una resistenza inutile contro le reali truppe per parte dell'esercito pontificio. Mi è poscia giunto stamane il susseguente di lei telegramma, col quale mi notifica, Signor Ministro * che le nostre truppe entrarono jeri a Roma dopo una breve resistenza per parte della legione estera * al servizio del Papa, il quale ordinò loro finalmente che cessassero il fuoco.

Non avendo potuto jeri vedere il Ministro degli Esteri* ebbi stamane l'onore di fare ad esso l'annunzio degli avvenimenti in discorso. Il Conte di Bray mi ha dato atto di queste comunicazioni e mi espresse la sua soddisfazione

* -che il Papa abbia dato l'ordine a suoi soldati di cessare ogni resistenza; per cui disse egli, d possiamo rallegrare • che • il • tutto sia finito senza quasi spargimento di sangue. * -Egli era occupatissimo e non potei trattenermi più a lungo con lui. Mandati alle 7 a. m. alle Legazioni di Sua Maestà a Stoccarda e Carlsruhe i due telegrammi contenenti le comunicazioni in discorso. •
10

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 40)

R. 1251. Tours, 21 settembre 1870 (per. il 25).

Ho ricevuto stamane il telegramma col quale l'E. V. mi fece l'onore di annunziarmi che le regie truppe sono entra·te jeri a Roma dopo una breve (2) resistenza delle milizie stranier,e che cessarono H fuoco dietro ordine del Papa.

* Giusta il desiderio dell'E. V. mi sono affrettato a trasmettere questo telegramma alla Legazione di Sua Maestà all'Aja * (3).

L'ho pure immediatamente comunicato (l) al Signor Crémieux, Membro del Governo della difesa nazionale, Guardasigilli, e Presidente della delegazione governativa stabilita in Tours.

Il SLgnor Crémieux mi ha espresse le sue vive felicitazioni pel fatto annunziatogli.

(l) -Il testo di LV risulta da una rielaborazione, più succinta, del testo. Sono stati omessi tutti i passi fra asterischi. (2) -• Lieve • LV. (3) -Il periodo tra asterischi manca in LV.
11

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 178. Pietroburgo, 21 settembre 1870.

La notizia che ho avuto l'onore di trasmettere all'E. V. con miei ultimi due telegrammi in data del 6-18 e del 9-21 danno [sic] compimento alla prima fase dei negoziati del Governo Russo per ridurre a conciliazione i belligeranti e definiscono il carattere della politica da esso seguita nelle presenti contingenze, il quale apparisce finora quel medesimo che ebbi l'onore di segnalare all'E. V. fin dal primo abboccamento che ebbi col Principe Cancelliere sulla lega degli Stati neutrali iniziata a Londra. La Russia, cioè, non vi prese parte che nell'intento di circonscrivere la guerra a favore dell'esercito Prussiano, e si è costantemente riservata la sua libertà di azione per l'avvenire, rifiutandosi ad accettare l'impegno ·che il Gabinetto di Vienna pretendeva di porre come condizione alla lega suddetta, vietando alle Potenze collegate la facoltà di operare appartatamente; ed in questo come in altri esempi della diplomazia contemporanea uopo è riconoscere l'accorgimento e l'abilità del Principe di Gortchakow, il quale ha sempre saputo contentare le aspirazioni nazionali e i sentimenti politici del suo Sovrano, senza ·compromettere la sicurezza dell'Impero.

Ultimo e più chiaro segno di questa benevolenza della Corte di Russia per la causa Germanica e Prussiana si fu il conferimento delle insegne militari di

S. Giorgio della seconda classe al Principe Reale di Sassonia e al Generale di Moltke.

I consigli di moderazione che l'Imperatore Alessandro non resta di dare al suo Regale Zio debbono nonpertanto riguardarsi come sinceri; e molto frequenti sono in questi giorni le comunicazioni fra i due Sovrani di cui il Generale di Werder, Agente militare prussiano si è il principale ·intermediario a Pietroburgo.

Fu noto specialmente al Corpo diplomatico qui residente un telegramma dell'Imperatore al Re Guglielmo in data del 27 agosto-8 settembre col quale gli faceva le più vive instanze perchè usasse temperatamente della vittoria, e che il Principe di Reuss, Ministro di Prussia, fu inv.itato a parafrasare e ad avvalorare con una sua propria comunicazione. Laonde non è da credere che per essersi disgiunta dall'opera comune delle altre Potenze, ed aver voluto anzi farsi parte da sè stessa negli uffici della mediazione l'influenza della Russia non sia per esercitarsi con minor profitto per la Francia e per l'equilibrio europeo.

(l) c Ho immediatamente comunicato questa notizia. LV·

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE [12] (1). Vienna, 21 settembre 1870.

A commento del mio telegramma d'oggi (2), è bene che tu sappia che prima di tutto il Beust mi disse che credeva che l'Arnim sarebbe desavoué dal suo governo pel passo fatto al campo di Cadorna. Quindi ne dedusse la necessità di astenersi da atti che non siano sicuramente accettati dalle due parti: finalmente accennò che il Trautmansdorff andando a Roma aveva per istruzione di offrire i suoi buoni uffici, se il Papa volesse trattare, e se a noi riuscisse gradito. E sin qui sta bene, la cosa mi parve in regola. Ma il Beust mi chiese anche con mo'lta curiosità se fosse possibile H trasferimento immediato della capitale. Risposi che un certo tempo avrebbe dovuto passare necessariamente sia per riconoscere la volontà dei romani, sia perchè il Parlamento votasse il trasferimento e fornisse i fondi necessarii.

Questa curiosità mi mise in sospetto che si collegasse colle istruzioni del Trautmansdorff. Forse non è ma è bene che tu sappia tutto. E ne concludo che bisogna in ogni modo 'camminare ,con tutta la rapidità che sia compatibile colla serietà e dignità degli atti.

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IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 127)

L. P. Firenze, 21 settembre 1870.

Eccoti il Lazzerini con quello che occorre. Non dubito che riescirai a comporre ogni cosa in pochi giorni (3). Nei momenti a.Uuafi ove si tratti di far cosa grata alla Corte di Vienna che ci fu e che abbiamo bisogno ci sia favorevole nella questione Romana, puoi usare qualche larghezza. Lo dico a te che son sicuro avrai un occhio alla brace e l'altro alla padella, cioè alla bolletta.

Siamo finalmente a Roma! Grande grandissimo avvenimento.

(Beust a Visconti Venosta, 19 dicembre 1870, SAW, PoL. Arch., XI/76; Francesco Giuseppe a Vittorio Emanuele II, 21 dicembre 187<J, ib. XI/76). Il Minghetti, con lettera al Visconti Venosta del 26 settembre, scriveva che si sarebbe occupato • assai • per vedere di liquidarele pendenze. (A VV, mazzo 6, fase. 5 l /D). Il comm. Michele Lazzerini era procuratore generalealla Corte dei Conti. Cfr. n. 150, e anche L. LuzZATTI, Memorie, I, Bologna, 1931, p. 309 (lett.del Minghetti, 30 settembre 1870).

Io so che tu partecipi a tutti i nostri palpiti, e so che sei stato il più efficace consigliera per decidere Emilio a superare le sue titubanze, le quali a dir lo vero non furono e non sono poche. Io ti ringrazio quindi vivissimamente dell'aiuto capitale che desti a coloro i quali come me vedono in Roma il fata trahunt. San certo che tu sarai pure d'avviso che ora bisogna andare fino in fondo e portare anche in Roma la capitale dando naturalmente al Papa tutte le guarentigie che Cavour Ricasoli tu e tutti gli uomini più eminenti d'Italia hanno escogitate.

Parmi che all'aprirsi del Parlamento dovrebbe proporsi una legge cogli articoli

l) Sanzione del plebiscito

2) Guarentigie al papa

3) Capitale a Roma

4) Bilancio del 1871 e poteri occorrenti

Se mai anche questo fosse il tuo ordine di idee incoraggia il nostro bravo Emilio, cui giova fra tanto contrasto di opinioni un autorevole conforto, e niuno più efficace di quello ·che provien da te.

Son certo che sei informato di ogni cosa meglio di me e non aggiungo altro.

P. S. -Il motto Roma è nostra fu una scintilla elettrica che corse da un capo all'altro d'Italia eccitando un entusiasmo profondo. Anche Firenze fu ammirabile. Tu devi anche essere lieto. Per g:li autori della convenzione del Settembre 1864 è anche splendido trionfo. Senza la vostra politica ci sarebbe forse ancora la bandiera francese.

(l) -Il numero d'ordine della l. confidenziale, omesso dal Minghetti, è posto qui e altrove, nei casi analoghi, secondo una nota redatta dal Minghetti stesso, sulla sua corrispondenzaconfidenziale con il Visconti Venosta, e qui pubblicata al n. 184. (2) -Cfr. n. 5. (3) -Si trattava delle pendenze finanziarie ancora da risolvere in rapporto al trattato di pace del 3 ottobre 1866. L'Austria doveva pagare all'Italia una indennità, che nelle primitive offerte fatte dal Governo di Vienna ammontava a due milioni di fiorini e che venne successivamente elevata a quattro milioni (pari a poco più di 8 milioni di lire italiane). Dal canto suo il governo italiano era tenuto a pagare delle indennità ai principi spodestatidegli ex Stati della penisola, membri della famiglia imperiale, e cioè all'ex granduca di Toscana e all'ex duca di Modena (per i termini essenziali della questione, cfr. CASTAGNOLA, op. cit., pp. 123-125; e cfr. anche qui appresso n. 150). Per< concludere i negoziati il ministro delle finanze austro-ungarico, Melchiorre de Lònyay, si recò a Firenze nel dicembre 1870
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (1), AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA (2)

(Ed. in CADORNA, op. cit., p. 263)

T. RISERVATO. Firenze, 22 settembre 1870, ore 14,30.

Ella può dichiarare esplicitamente che le truppe saranno ritirate dalla Città Leonina sulla medesima richiesta per la quale vi furono mandate.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA

(USE)

T. RISERVATO 2772. Firenze, 22 settembre 1870, ore 18,45 (per. ore 19.50).

Riguardo alla continuazione della occupazione della città Leonina per parte delle nostre truppe di cui suo telegramma n. 198 (3) si conformi volontà Papa.

Il Cadorna ha confuso questo col successivo tel. del Lanza, n. 15; e a n. 81 Io ha attribuito al Sella.

(l) Secondo il Cadorna, il telegramma fu spedito dal Consiglio dei Ministri che certo discusse la questione (cfr. CASTAGNOLA, op. cit., p, 61); nella 3• ed. dell'opera, p. 257, il Cadorna dice • dal presidente del Consiglio dei Ministri •. La minuta del telegramma è invece tutta di mano <lei Visconti Venosta, con firma e data dell'ora di spedizione, su carta intestata del Ministero degli Affari Esteri. L'originale, conservato nell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore, Difesa-Esercito, è a firma del Visconti Venosta. Cfr. n. 18.

(2) -Il telegramma fu trasmesso attraverso l'Ufficio telegrafico del Ministero della Guerra. (3) -Cfr. n. 21.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA (l)

(Ed. in CADORNA, op. cit., pp. 261-262; Le carte di Giovanni Lanza, VI, p. 140)

T. 2386. Firenze, 22 settembre 1870.

Il suo contegno verso il Pontefice deve essere sommamente benevolo e conciliativo, usargli tutti i riguaxdi dovuti ad un Sovrano, rassicurarlo sulla ferma volontà del Governo ttaliano d'impedire ogni offesa o sfregio aHa religione e ai suoi ministri, man.tenere severamente l'ordine e la sicurezza delle persone, delle rpr01Jrietà.

Esplori pure, se una visita di ossequio non gli riuscirebbe sgradita, onde a voce possa esprimerle questi intendimenti a nome del Sovrano e del suo Governo. Del resto si inspiri ai sensi espressi da Sua Maestà nella lettera a·l

Pontefice, ed alle istruzioni date al conte di San Martino.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 22 settembre 1870, ore 8,50 (per. ore 9,05) (2).

Papa •e Antonelli esprimono in conversazioni particolari bienveillant [sic] per le nostre truppe di cui riconoscono .condotta esemplare (3). L'iJmpressione generale è che il Vaticano non è radicalmente ostile tuttavia non è impossibile che sia ancora lanciata scomunica. Comandante generale prega V. E. di rispondergli sul modo di contenersi verso il Papa. Ci vuole certamente molta prudenza per non esporre la sua dignità. Cependant pourriez scrivergli assicurandolo delle dispositions du Gouvernemnt qui sont probablment favorables à tout acte de courtoisie et de respect fait avec précaution convenable. Silvestrelli Pantaleoni ed i membri della nuova giunta mi pregano di far pervenire al Ministero dell'Interno quanto segue testual[mente]: le rappel et départ de Silvagni in questo momento sarebbe déplorable et empécherait quel poco ordre qu'on tache de mettre dans le gouvernement.

18

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(USE)

T. RISERVATO 194. Roma, 22 settembre 1870 (per. ore 12 circa) (4).

Come V. E. già •Conosce, occupata jeri con truppe in seguito di richiesta che ho desiderato autentica anche Città Leonina -Mi occorre ora conoscere nettamente dal Governo se debbo dichiarare che truppe saranno ritirate dietro richiesta ·consimile.

(l) -n telegramma fu trasmesso in risposta ad un telegramma in pari data con cui il Cadorna chiedeva al Lanza istruzioni per il suo contegno verso il pontefice. (2) -Questo tel: è pubblicato in .Le carte di Giovanni Lanza, VI, P.. 142, come d.ir~tto al presidente del Consiglio, :.:..anza, e 111; ~ata 23 se.ttembr~, ore 9 ~attma.. Que~!l e m~ece certamente una comunicazwne del Mm1stero degh Ester. (come r'iSulta sta dall mtestaztone c Ministère des Affaires Etrangères • sia dal fatto che il tel. è tutto in italiano) al presidente del Consiglio. . . (3) -Le parti in francese sono quelle trasmesse in cifra; quelle m ttaliano generalmente trasmesse c in chiaro •. (4) -Alle ore 12,15 il M.inistero degli Esteri lo trasmetteva a quello della Guerra per la decifrazione. Cfr. n. 14.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 22 settembre 1870, ore 20,50 (per. ore 21,24).

V. E. avrà ricevuto miei telegrammi di jeri (l) contenenti tratti caratteristici della situazione. Oggi réunion populaire ha nominato junte proposée par parti démocratique che si era établi au Capitole dopo entrée troupes ma ..... [manca: Masi (2)] che sembra avere degli engagements avec le parti ha retardé jusqu'ici formation junte concertée par nous con Sermonette. Ma questa soir Commandant Général reprend heureusement la direzione personale degli affari e nomme la junte Sermonette. Vi è molto entusiasmo nel popolo e molto buon volere nella aristocrazia mais la révolution et la réaction plus les criminels di ogni spece essendosi dato rendez-vous ici il faut que l'autorité si affirme senza transaction inopportune et sans hésitation. Io partirò domani per Firenze. Finora nulla di nuovo al Vaticano.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

(USE)

T. RISERVATO 195. Roma, 22 settembre 1870.

Sarebbe assai conveniente affrettar plebiscito e farlo contemporaneamente in tutte provincie. Prego stabilire giorno. Generai Masi non ha ricevuto stampati plebiscito.

Voglia inviare cifrario per corrispondere direttamente cotesto ministero.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

(USE)

T. RISERVATO PRECEDENZA ASSOLUTA 198. Roma, 22 settembre 1870.

Si sta componendo la Giunta di Governo lavorio difficile e delicato. Nella Città Leonina l'ordine è assicurato. .AJttendo se devo o no ritirare truppa secondo ordine del Ministro Esteri. Oc,cupati Mini.9teri tutti Ministeri [sic] che andavano in sfacelo. Garantite con guardie case diplomatiche i cui stemmi pontifici il popolo voleva abbattere. Si fanno ,consegne Genio ed ArtigHeria. Prego Governo non ascoltare dicerie mentre noti mancherò delle cose interessanti anche in mezzo a gravi occupazioni di ragguagliarlo.

(l) -Cfr. nn. 7 e B. (2) -Cfr. CASTAGNOLA, op. cit., p. 62 e n. l.
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IL MINISTRO DI FRANCIA A FIRENZE, SENARD, A VITTORIO EMANUELE II (l)

(Ed. in LV 17, pp. 41-42)

Firenze, 22 settembre 1870.

Je n'ai pas voulu porter un visage, malgré moi, toujours triste et anxieux au milieu des joies si vives et si légitimes qui saluent la délivrance de Rome et la consécration définitive de l'unité italienne.

Mais je ne veux pas différer d'un instant à adresser à V otre Majesté, au nom de mon Gouv,ernement et en mon nom personnel, mes félicitations sincères pour cet heureux événement et l'expression de mon admiration pour la modération et l'énergie qui ont présidé à sa réalisation.

Le jour où la République Française a remplacé, par la droiture et la loyauté, une politique tortueuse qui ne savait jamais donner sans retenir, la Convention du 15 septembre a virtuellement cessé d'exister, et nous avons à remercier Votre Majesté d'avoir bien voulu comprendre et apprécier la pensée qui a seule empeché la dénonciation officielle d'un traité qui, de part et d'autre, était mis au néant.

Libre ainsi de son action, Votre Majesté l'a exercée avec une merveilleuse sagesse.

C'était bien peu pour le Roi d'Italie, disposant de toutes les forces d'une grande nation, de briser les vieilles murailles de Rome et d'avoir raison de la résistance de la faible armée pontificale.

Mais ce qui est vraiment <beau, vraiment grand, c'est d'avoir su, dans cette question délicate, allier si parfaitement avec les nécessités politiques tous les respects et tous les ménagements dus aux sentiments religieux.

Votre Majesté, en cette circonstance, a fait un appel à la conciliation dans des termes si nobles et si dignes, qu'il doit etre et qu'il sera, je l'espère, entendu..

Pour moi, malgré les circonstances douloureuses qui m'ont amené ici, j'éprouve du bonheur à me trouver sur une, terre où, comme dans ma chère France, on sent si bien battre le creur du pays, et où les résolutions politiques ellesmemes sont toujours empreintes de générosité et de grandeur.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 40-41)

R. 659. Berlino, 22 settembre 1870 (per. il 25).

Je me suis empressé de communiquer au Secrétaire d'Etat le télégramme de V. E. annonçant l'entrée des: troupes royales à Rome après une courte

(CASTAGNOLA, op. cit., pp. 58-60). Sulle vivacissime discussioni a cui diede luogo, in Francia, questa lettera, cfr. J. VALFREY, Histoire de La diplomatie du gouvernement de La défense nationale, Paris, 1871, I, p. 40;

A. SoREL, Histoire diptomatique de La guerre franco-allemande, Paris, 1875, I, pp. 368-369;

G. RoTHAN, L'AUemagne et l'Italie 1870-1871, II. L'Italie, Paris, 1885, p. 125 sgg.; L. CHIALA, Pagine di storia contemporanea. Dat 1858 al 1892, I, Torino-Roma, 1892, pp. 75-77.

résistance. La meme nouvelle avait été déjà transmise par le Comte Bra,ssier de Saint Simon.

M. de Thile, en recevant cette communication sur un événement aussi remarquable au double point de vue politique et religieux, s'est abstenu de tout commentaire. Il n'avait aucune instruction du Comte de Bismarck pour régler son langage à cet égard. Les journaux officieux observent également une grande réserve en se bornant à enrégistrer les faits. On cherche évidemment à tenir la balance égale entre les protestants et les catholiques pour n'indisposer ni les uns ni les autres, et je n'ai pas besoin d'ajouter qu'ici dans ce moment l'attention est bien plus tournée vers Paris que vers Rome.

(l) Questa lettera fu comunicata dal Lanza al Consiglio dei Ministri, lo stesso 22 set-tembre : e il Lanza ne trasse occasione per appoggiare • caldamente • la proposta del Senard per un intervento diplomatico, italiano presso Guglielmo I di Prussia a: favore della Francia

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, pp. 43-45)

R. 129. Londra, 22 settembre 1870 (per. il 27 ).

Il Signor Conte Granville, al quale m'era affrettato di spedire ieri mattina in modo particolare una copia del telegramma di V. E. che annunziava l'entrata delle truppe Reali a Roma, essendo ieri stesso ritornato di poi a Londra dalla sua campagna, ebbi l'onore d'avere col medesimo ieri sera una piuttosto lunga conversazione, che già Le ho concisamente annunziata col mio telegramma di ieri sera. Sua Signoria mi ringraziò molto vivamente di questa sollecita partecipazione ch'io gli aveva fatta e se ne mostrò assai soddisfatto. Egli non mi fece nel corso della conversazione alcuna dichiarazione esplicita delle opinioni del Governo Inglese su questo soggetto, ma, durante la conversazione medesima, il suo contegno, l'espressione di sensi benevoli, ed i soggetti stessi del nostro discorso non mi lasciarono dubbio che la notizia ch'io gli aveva data gli era riuscita gradita. Per * la * (l) parte mia poi m'astenni dal provocare al presente alcuna dichiarazione, * attenendomi al sistema che, a quanto parmi, molto opportunamente e dignitosamente il Governo del Re ha adottato, -di limitarsi a prevenire le Potenze di dò che intendeva di fare, dicendone i motivi, di fare e compiere l'opera all'interno dell'Italia, -riservandosi, a cosa fatta, di aspettare la ricognizione ufficiale per parte dei Governi dell'Europa dei fatti compiuti * (2).

Ciò però non poteva impedire ·Ch'io portassi il discorso sopra soggetti che dessero occasione a Sua Signoria di esprimere in qualche modo le sue impressioni. Dissi pertanto al Signor Conte ch'io riputava una fortuna la pronta riuscita nel conseguimento dello scopo che il Governo Italiano s'era proposto, ·essendochè queste imprese non si dovessero (3) incominciare se non a quel momento in cui esistessero (4) i più desiderabili elementi e le circostanze per un pronto ·e prospero scioglimento ma si dovessero (3) poi fare in modo che fossero con moHa :efficacia d.i mezzi e con molta celerità compiute.

Soggiunsi che parevami che, se il Governo del Re aveva con una grande longanimità fatta la pPima parte, avesse poi convenientemente ed opportunamente fatta la seconda. Il signor Conte si mostrò aderente (l) a queslta mia opinione, specialmente allorquando dissi che simili operazioni devono essere fatte con efficacia e con celerità. Io feci poi notare al Signor Conte che causa della riuscita cosi pronta era, per la più gran parte, il fatto, ·che sempre si era manifestamente rivelato in Italia ogni qualvolta si era tratta.to di alcuna cosa che si riferisse alla sua integrazione ed alla sua unificazione, cioè che il frutto era nelle popolazioni perfettamente maturo e *che * (2) codesto alto e nazionale scopo era voluto fortemente e deliberatamente da tutti.

Essendo poscia caduto il discorso sulla condizione indipendente e libera che il Governo Italiano era deliberato di :f'are al Pontefice, * secondo le proposte ch'io aveva particolarmente comunicate al Signor Gonte * (2), indicai al medesimo il contegno tenuto fin quì dal Governo e dal Parlamento sul soggetto della libertà religiosa.

Dissi a Sua Signoria che l'applicazione di questa libertà, e la separazione gradualmente fatta in Italia delle èompetenze civili e politiche dalle competenze religiose, era stato uno dei più potenti mezzi morali, posti in opera dal Governo e dal Parlamento, per lo scioglimento della quistione Romana. Le leggi italiane ed il Governo avevano richiamato alla podestà civile tutto ciò che non era spirituale e religioso e che apparteneva naturalmente al potere civile stesso ed al laicato, ma ciò, oltrecchè era il dritto dello Stato, era pure la condizione indipensabile per dare alla Chiesa la più larga libertà nelle cose spirituali e per mettere in atto il principio della libertà della coscienza. E questo principio si va sempre più applicando in I•talia, ove la libertà di coscienza esiste ornai molto largamente ed ove la legge ed il Governo hanno volontariamente rinunziato ad ogni ingerenza nelle cose religiose. Ciò poi che assicura all'Italia il pieno e duraturo trionfo della libertà di coscienza è ch'essa è nei costumi, nelle tendenze e nelle opinioni del paese più assai di quello che non sia stata portata nelle leggi positive e scritte.

Per quanto poi riguarda in ispecie lo stabilimento delle condizioni d'indipendenza e libertà del Pontefice, dissi al Signor Conte che questo era atto di buona politica e quasi di politica necessità per l'Italia, massime se il Papa, com'era a desiderarsi, vi rimanesse; poichè codesta ·condizionE> era il solo mezze.. col quale il Governo Italiano potesse sciogliersi per sempre ed anticipatamente da ogni partecipazione alla risponsabilità di ciò che il Papa e la Chiesa di Roma potessero fare, anche nelle relazioni cogli altri popoli Cattolici dell'Europa.

Sua Signoria ascoltò con benevola attenzione l'espressione (3) di quest'idee e mi espresse per es,se la sua soddisfazione e la sua adesione.

* Il Signor Conte portò quindi egli medesimo il discorso sul soggetto dei trasporto a Roma della sede del Governo, notando che in Italia non si sarebbe forse tardato a domandarlo, e lasciando travedere come ciò potrebbe per avventura creare delle difficoltà al Governo. Risposi al Signor Conte ch'io non conosceva le intenzioni del Governo a questo riguardo e che, niuna istruzione avendo

{l) c Assenziente • LV. {2) Omesso in LV.

ricevuta su questo soggetto, non poteva perciò dirgli che le mte opinioni ed impressioni affatto personali. Quanto a me, gli dissi, che non mi dissimulava le difficoltà che possono venire da considerazioni della vita politica e sociale della città di Roma da molti secoli addietro, dal contatto quasi immediato del centro del Governo col Capo della Cattolicità e colla Santa Sede vivendo tutte le persone contro le quali 'si sarebbe compiuta la cessa2lione del potere temporale del Pontefice e le difficoltà non meno gravi di carattere igienico, le quali per avventura avrebbero richiesto una dilazione al trasporto della sede del Gov-erno, onde av-er tempo per cessare o diminuire coteste difficoltà.

Però queste cose, essendo tutte di carattere transitorio, non possono dar luogo che ad una quistione di tempo e di opportunità. Al postutto poi, dappoichè sia risolta la quistione della ·céssazione del potere temporale del Pontefice, nella quale soltanto possono le Potenze Cattoliche avere un interesse dal punto di vista dell'indipendenza e della libertà della Santa Sede, il decidere e fissare il tempo rin cui si farà il trasporto della sede del Governo a Roma era una quistione meramente interna dell'Italia, ed in essa vi sono imp-egnati troppo ragguardevoli e positivi interessi perchè non si debba credere che sarà sciolta convenientemente e senza ostacoli dal Parlamento d'accordo col Governo.

Per ultimo Iii S:ignor Conte Granville mi •chiese qualche spiegazione sull'interV>ento del Conte d'Arnim presso il Comandante in capo delle Regie truppe della spedizione nel territorio Romano.

Risposi a Sua Signoria che, per quanto mi risultava, il Conte d'Arnim s'i era spontaneamente interposto per fare l'ufficio che anche i giornali aV>evano riferito; che questa interposizione era stata ed aveva avuto un carattere affatto personale e ·che lo scopo era stato, per quant'io sapeva, amichevole ,ed umanitario, siccome quello ch'era diretto a risparmiare un'inutile effusione di sangue; che d-el resto però io non aveva ricevuto r1struzioni speciali sopra questo soggetto il quale parevami che non avesse dato luogo a richiamare in modo particolare l'attenzione del Governo * (1).

V. E. potrà giudicare della significazione che questa ·conversazione può avere * in relazione alle impressioni di Sua Signoria dopo la nostra entrata nella città di Roma ed anche a questo fine ho C!'eduto opportuno di fargliene llll particolareggiato rapporto * (2). Mi rimane solo a soggiungerle essersi semp:re nello stesso spirito, parlato di * parecchie * (2) altre cos-e attenenti rin qualche modo alla quistione religiosa considerata dal lato politico e sociale, e che tutta la conversazione ebbe, per ambedue le pa:rti, il ca:rattere della più schietta e franca cordialità.

(l) -Omesso in LV. (2) -Il brano tra asterischi è stato omesso in LV. (3) -• Dovevano • LV. (4) -«Esistano • LV.

(3) c L'esposizione » LV.

25

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1253.

Tours, 22 settembre 1870.

Ieri nel pomeriggio i Rappresentanti del Governo della Difesa Nazionale a Tours, Signori Crémieux, Guarda Sigilli, Ammiraglio Fourichon, Ministro della

Marina, e Gla·is-Bixoin, vennero a fare in forma ufficiale una visita alla Legazione di Sua Maestà che mi era stata previamente annunziata. Presentai a questa Delegazione del Governo centrale tutti i Membri della Regia Legazione.

Nel colloquio ·che ebbi con essi, il Signor Crémieux si fece ancora una volta l'interprete dei loro sensi di simpatia pel Regio Governo e per i fatti che testè si compirono a Roma. Il Signor Crémieux si felicitò pure dell'ottima accoglienza avuta dal Signor Senard presso S. M. il Re e presso il Regio Governo.

(l) -Tutto il lungo brani tra asterischi omesso in LV. (2) -Omesso in LV.
26

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. S. N. Trieste, 22 settembre 1870 (per. il 24).

È mio dovere di riferire all'E. V. uno spiacevole incidente avvenuto ieri sera in questa città, prima che esso giunga a di Lei cognizione alterato forse dai resoconti dei giornali. Devo anzitutto informare l'E. V. che ieri mattina appena giunta la notizia dell'entrata in Roma delle truppe italiane io venni avvisato da alcuni tra i più influenti connazionali che la colonia italiana aspettava e desiderava che venisse dal Consolato inalberata la bandiera nazionale per festeggiare il fausto avvenimento che coronava un voto secolare della nazione. Io risposi •che mi rifilutava di soddisfare a tale desiderio per due gravi motivi; l'uno era che non voleva, inalberando la bandiera italiana, provocare una dimostrazione politica ostile al Governo locale, l'altro era ·che essendosi l'Alustria mantenuta neutrale nella grande questione vertente tra l'Italia ed il Papato io avrei temuto di offendere la neutralità festeggiando ufficialmente la entrata in Roma dell'armata italiana. Mi si rispose che nella sera si sarebbe forse, in tal caso, fatta qualche dimostrazione di malcontento verso il Consolato, ed io replicai che avrei ricevute le fischiate colla stessa indifferenza con ·cui aveva altrevolte accolte le ovazioni. Le mie osservazioni che si fecero cixlcolare nella C'Lttà persuasero i più assennati i quali si risolsero a manifestare la loro esultanza mediante l'indirizzo che ho avuto l'onore di comunicare all'E. V. con apposito telegramma e che trasmetto ora qui unito. Ma per molti altri, anzi per quel partito di Triestini per cui ogni occasione di fare una dimostrazione antigovernativa non deve essere ~asciata sfuggire, fecero cattiva impressione le mie risoluzioni. Difatti nella ser a verso le ore sette e mezzo si radunò gran massa di popolo nella piazza della Borsa e di là progredendo lungo la grande via del Corso venne ad assembrarsi sul!.a piazzetta ·che sta di fronte alla casa Consolare ed ivi incominciarono le grida viva Roma, viva l'Italia, frammiste a fischiate. Le pattuglie di polizia rinforzate che percorrevano il corso cercarono dapprima di scioglir!re l'assembramento e poscia caricarono il popolo colle bajo

nette e lo dispersero. Si dice che alcuni cittadini sieno stati feriti e si assicura che nessuna regolare intimazione sia stata fatta al popolo prima di disperderlo

7 - Dowmenti diplomatici -Serie II -Vol. I.

colla forza. Così ebbe tristissima fine una dimostrazione che dal canto mio avevo, con ogni sforzo, cercato d'impedire.

Non devo nascondere all'E. V. che l'autorità di Polizia la quale aveva dapprima a varie persone dichiarato che non vi erano ostacoli a che si festeggiasse la caduta del potere temporale mediante illuminazione mutò poscia consiglio e fece invitare i cittadini a ritirare i lumi. Io stesso che aveva disposto onde le finestre della mia casa prospicienti il corso fossero guernite di candele, affinchè fra le altre case illuminate la sola casa del Consolato italiano non avesse a brillare per la sua oscurità, feci spegnere i lumi tosto che mi fu riferito che anche l'illuminazione incontrava la disapprovazione dell'Autorità.

Questi sono i fatti avvenuti nella sera di ieri. Qualunque diverso racconto non sarebbe conforme alla verità.

ALLEGATO

INDffiiZZO A BRUNO

Ill.mo Signor Commendatore!

I sottoscritti cittadini italiani pregano V. S. Ill.ma, di volersi fare interprete presso il Governo di S. M. il Re, Vittorio Emanuele, de' loro sentimenti di giubilo e d'esultanza per l'avvenuta occupazione di Roma, e per l'esaudimento così compiutosi del più fervido voto della nazione.

Trieste, 21 settembre 1870.

[Seguono 106 firme]

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 40. Nizza, 22 settembre 1870 (per. il 25).

Ieri mattina, imbandierato a festa, entrava in questo porto il Vapore Alfredo Cappellini della Compagnia Peirano Davovaro apportatore, pel pubblico, della notizia dell'ingresso delle Regie Truppe nell'eterna città, ma di nessuna ufficiale partecipazione pel Console Generale di Sua Maestà.

Vennero tosto molti degli Italiani a rallegrarsi col Regio Console dell'avvenimento, meravigliandosi di non vedere inalberata sul Consolato la Regia Bandiera. II Regio Console dovette rispondere loro, che con sua dispiacenza non poteva nè confermare nè negare il compimento del desiderato avvenimento, e che, siccome simile notizia era già corsa erroneamente per la città pochi giorni fa, egli stimava prudente di sospendere a fare sventolare la Regia Bandiera nazionale, finchè gli constasse, per non dubbio autorevole mezzo, quel fatto fortunato, per non esporla, in caso di troppa precipitazione, alle risate del partito francese.

Ma vedendo, che tale prudente contegno non soddisfaceva la non biasimevole impazienza non dirò soltanto degli Italiani, ma dei Nizzardi, che pur non hanno cessato di essere di cuore Italiani, e non volendo che ingiustamente potesse, forse da taluno, essere attribuito a minore amor patrio dello scrivente, presi l'iniziativa di telegrafare all'Autorità Politica in Genova, con preghiera di immediatamente rispondermi, se ufficiale o no era la notizia dell'entrata in Roma delle truppe di Sua Maestà. La risposta affermativa essendomi stata prontamente fatta, potei, ancora jeri stesso, verso le tre pomeridiane spiegare la Regia Bandiera, che continuo in oggi a fare sventolare.

Ebbi altresì cura di mandar tosto ad uno dei più letti giornali di questa città il telegramma, procuratomi da Genova, iPer ,cui la pop01lazione di questa città potè, nella stessa sera di jeri, essere assicurata della realtà compiuta del fausto avvenimento.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO E CONFIDENZIALE S. N. Nizza, 22 settembre 1870 (per. il 25).

Le elezioni dell'Ufficialità di questa guardia nazionale portano l'impronta dei sentimenti del più pronunziato italianismo.

A Colonnello, fu nominato il Signor Conte Enrico di Falicon (1), ed a Luogotenente Colonnello della medesima, il Signor Cavaliere Laurenti Robaudi, ex Deputato.

Degli altri uffiziali, non pochi sono ex uffiziali del Regio Esercito, rimasti Italiani, e gli altri sono Nizzardi, divenuti francesi per circostanza, ma rimasti Italiani di cuore e di temperamento.

Sono però stati nominati uffiziali di questa Guardia Nazionale due uffiziali dell'Esercito Francese, ma questi, visto il loro isolamento, non accettarono.

I Francesi sono furibondi per questo risultamento, che loro lascia prevedere un'altro simile nelle prossime elezioni dei Consiglieri Municipali, dai quali si vuole escluso ogni elemento francese (2).

Ora, resta a vedere se il Prefetto non annullerà le nomine di cittadini, non francesi (3), ad uffiziali nella Guardia Nazionale. Mi si dice, che in tal caso, i militi nomineranno per la seconda volta gli stessi individui.

In allora cederà il Signor Prefetto, scioglierà la Guardia Nazionale, od espellerà gli Italiani stati nominati ufficiali?

Nè mancano coloro che temono un conflitto fra il partito Francese ed il partito Italiano, in occasione delle elezioni municipali, ed è a mia cognizione, c:he varie famiglie estere già lasciarono Nizza per timore di tale eventualità.

So che il precitato Signor Laurenti Robaudi ha già avuto varie conferenze col Signor Prefetto, ma quegli mi lasciò ignorare a quale scopo.

Non ho saputo trovare nell'Arsenale dei trattati, la cui raccolta è al Consolato, un articolo bene esplicito, in cui sia annesso [sic] il pieno dritto di stabilimento e di residenza dei sudditi dei due paesi, alla sola condizione di ubbidienza alle leggi locali, per valermi di tal articolo per arma in difesa di quei nostri

tranquilli connazionali che, per movimento di dispetto, potessero venire espulsi da questo territorio.

Per agire o non agire presso le Autol'ità con sicurezza d'approvazione del Regio Governo, sento il bisogno delle illuminate direzioni dell'E. V., parendomi, nella mia limitata sfera di azione, di non leggiera importanza la questione Nizzarda, al cui rapido sviluppo diedero forte impulso gli straordinarj avvenimenti del giorno.

(l) -Il Falicon scrisse al Visconti Venosta, chiedendo • l'appoggio del Governo per essere liberato dall'aborrito straniero • (CAsTAGNOLA, op. cit., p. 79). (2) -Cfr. il tel. del 22 (a 23) del commissario generale (prefetto) Baragnon alla delegazione a Tours (Crémieux): • les menées italiennes sourdes rendront très-laborieuses à N ice les élections municipales •. (Enquéte parlementaire sur !es actes du gouvernement de la défense nationale, Dépéches télégraphiques offìcielles, I, Versailles, 1875, p. 37; cfr. anche altri due tell. dello ste~so alla delegazione a Tours del 24, ib.). (3) -Sono 14 quelli di riconosciuta nazionalità italiana. [Nota del documento].
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DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Roma, 22 settembre 1870.

Sono a Roma da solo cinque ore, e sono contento d'esserci venuto. Sono uso a tutte le confusioni, nè mi spaventano; ma l'anarchia qui non è solo nel popolo ed anzi non è nel popolo, ma nel governo. Non ho veduto ancora il Blanc, il solo nel quale mi confidi, ma la sola traccia di governo ·che io vegga è nel Silvagni che sta presso il Generale Masi, uomo egregio esso stesso, ma uso a far l'ordine alla Caussidière col disordine. II Generale Cadorna è come un pulcino nella stoppa, e frattanto il partito del disordine s'impadronisce lentamente del potere, mentre è debolissimo e quasi nullo in paese. Esso agisce come nel 1848: tenta di fare la rivoluzione come allora al grido di Pio IX, ora al grido di Vittorio Emanuele. Non creda che io mi allarmi. Ove sono 39mila eccellenti militari non vi ha nulla a temere; ma ricordi che ornai il solo timore che ne resti in Italia è quello del trionfo d'un partito radicale che è agli antipodi di qualsiasi ordine e libertà. Il Mattia Montecchi (credo averglielo detto a Firenze) è ii più abile cospiratore che sia in Italia e il più pericoloso; e qui comincia a mettersi a capo di tutto. Ella mi espresse l'idea d'inviare qui il Lamarmora. Lo fa,ccia, lo faccia; ed il paese le dovrà molto.

Scusi, se mi attribuisco di scrivere e dar consigli ma non ho mai esitato in nulla, quando ho creduto di servire alla salute d'Italia.

30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1386. Firenze, 23 settembre 1870, ore 22,35.

La conclusion de la circulaire prussienne (l) peut donner lieu à une double interprétation. Le Comte Brassier interpellé par moi n'était pas en mesure d'en

préciser la portée pratique. Je crains qu'en parlant des forteresses il ne s'agisse aussi du démembrement des provinces.

(l) Del 13 settembre 1870: cfr. n. 2.

31

IL MINISTRO ARTOM (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fase. 4 3/A)

L. P. Firenze, [23 settembre 1870].

Eccoti fresco fresco un telegramma di Blanc. Arnim mi pare eccedere tutto quello che un diplomatico può fare senza istruzioni. Crederesti ·conveniente di ritenere, sotto pretesto d'interruzione di linea, i telegrammi che spedirà a Berlino od al Quartier Generale? Temo i suoi intrighi. Parlane coi colleghi.

32

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

(Copia)

T. RISERVATO. Roma, 23 settembre 1870, ore 8,40.

Notte tranquilla, fatto proclamo di cui mando copia, onde cessino dimostrazioni troppo prolungate che, sebbene siano in omaggio ai fatti compiuti degenerano in agitazione. Per assicurare diplomatici essere fermo intendimento tutela dell'ordine, fatto collocare tutta notte •con ostentazione molte truppe loro porte per far rispettare armi papali unite alle proprie che il popolo vuole abbattere (2).

33

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 23 settembre 1870, ore 16,30 (per. ore 18).

Giunta nominata dal Generale Cadorna è instituita e funziona. Cardinale Antoneni ha autorizzato in nome del Papa tutti gli impiegati pontifici a ripigliare le loro funzioni si presentano quasi tutti. Il Papa ha riunito questa mattina i .cardinali Silvestri Guidi e Di Pietro per avvisare alle comunicazioni da .stabilire colle autorità reali. Tutti i moderati e la grandissima maggioranza

Praticamente, dal 20 settembre 1870 -per il periodo, cioè, che qui è trattato lo Artom disimpegnò le funzioni di segretario generale agli Esteri. La nomina ufficiale

(essendo intanto il Blanc stato destinato a Madrid) segui soltanto con deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1870 (ACR, Verbali de!le deliberazioni de! Consiglio dei Ministri, II, p. 85). ·

s'aspeHa a de' risuLtati ·e·ccelienti se il ministero non si compromette con i rossi che hanno qui nessun 'credito. Le grida a Mazzini e a Garibaldi che nehla riunione di ieri presieduta da Montecchi sono stati proferiti prima di quello al re non hanno avuto alcun eco. Montecchi prepara protesta contro la nomina della giunta dal Generale Cadorna e passeggia con Rattazzi e Sonzogno mostrando telegramma del presidente del Consiglio 'contenente ringraziamenti generici. Popolazione restituisce volonterosamente effetti armi e cavalli dell'esercito pontificio dispersi il 20. Ordine perfetto. Arnim ed incaricato d'affari Francia mi assicurano che il Corpo diplomati<co fece e farà quanto dipende da esso per togliere difficoltà però Arnim tende ad essere intermediario fra il Papa e noi.

(l) !sacco Artom, ministro plenipotenziario a Carlsruhe, incaricato di m1ss1one confidenziale a Vienna tra il luglio e l'agosto 1870 (cfr. L ed E. ARTOM, Iniziative neutra.: listiche della dipLomazia italiana ne! 1870 e ne! 1915, cit., pp. 19-33, 38-84), fu chiamato dal Visconti Venosta • come suo amico ad aiutarlo... col consiglio e coll'opera • (cfr. n. 121) -segretario generale agli Esteri essendo sempre Alberto Blanc, dopo il 20 settembre in missione a Roma.

(2) Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 253, 258.

34

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 23 settembre 1870, ore 17,45 (per. ore 18,15) (1).

Ricevo da persona autorizzata comunicazione seguente « Pape serait disposé à vous recevoir »· Non prevedendo dò e credendo interpretare intenzioni

V. E. avevo disposto partenza (2), ma aspetterò fino a domani ordine V. E.

35

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 3. Roma, 23 settembre 1870.

Con telegramma in data di jeri mi feci debLto informare S. E. il Ministro della Guerra, con preghiera di darne notizia aLl'E. V., degli ,sfregi commessi da una mano di popolan;i a danno degli stemmi pontificj collocati presso gJi stemmi della Legazione e Consolato portoghese (3).

Credo ora conveniente trasmettere all'E. V. copia del dispaccio .su tale

argomento direttomi dalla R. Legazione portoghese e della risposta da me fatta

alla Legazione stessa. Mando pure copia della nota inviata alla Presidenza

del Tribunale Criminale per il procedimento alla scoperta e punizione dei col

pevoli.

Assicuro cotesto Ministero che ho disposto fosse raddoppiata la vigilanza

onde impedire la ripetizione di qualunque disordine.

;3) Cfr. CADORNA, op. .cit., pp. 258-260.

ALLEGATO I

THOMAR A R. CADORNA

Roma, 22 settembre 1870. Ieri circa le 7 della sera ebbi l'onore di informare personalmente V. E. dell'attentato che un gruppo di popolani aveva commesso forzando il portiere del Palazzo Cardelli a dar le chiavi delle ·porte del l • piano del detto Palazzo (Legazione di Sua Maestà Fedelissima) per abbassare e fare in pezzi l'Arma del Santissimo Padre situata a dritta dell'Arma del Portogallo, come V. E. sa essere uso in questo paese. Si mostrò V. E. dispiacente per tale avvenimento, e di sua propria deliberazione dette subito ordine, perchè una guardia di soldati fosse mandata a quel Palazzo e a mia richiesta decise che farebbe procedere ad investigazioni precise per iscoprire e punire gli autori di un tale attentato. Nutro la maggior fiducia nella saggezza e rispettabilità di V. E., che si ponga ad effetto tutto ciò che fra noi fu combinato. Il fatto della violazione della casa della Legazione dalla forza brutale degli ammutinati non potrà lasciare di meritare da V. E. la più seria attenzione. L'Arme di Sua Santità nelle Ambasciate e Legazioni dei Paesi che mandarono in Roma i loro rappresentanti, sono collocate a dritta delle Armi Nazionali per considerazione al Santo Padre, come Capo della Chiesa Cattolica, e questa qualifica è riconosciuta dal Re d'Italia: non potrà pertanto V. E. lasciare di prestare la sua più seria attenzione a un atto, che il suo proprio Governo non tralascerà di considerare come attentato criminoso, tanto più che un tal insulto fu fatto non solo al Rappresentante di S. M. Fedelissima, ma al Ministro officioso degli affari d'Italia. Quando stava terminando questa partecipazione venne il Console di Portogallo a farmi consapevole che il medesimo fatto si era ripetuto al Consolato portoghese, il che aggrava di più questo affare, poichè sembra esservi stata premeditazione di essere sconsiderato in ogni modo tutto ciò che è rappresentanza di Sua Maestà Fedelissima in Roma. Inoltre informò il console che gli ammutinati che praticarono quell'attentato, gli dichiararono che la Bandiera Bicolore, il cui principal distintivo sono gli scudi (quinas) di Portogallo, avrebbe eguale o peggior sorte. Spero pertanto che V. E. nel disimpegno del programma del Re d'Italia, mandando il suo Esercito ad occupare questa città, e in rispetto principalmente al dritto delle genti, sempre riconosciuto da tutti i Governi, qualunque sia la loro organizzazione, prenderà tutte le misure necessarie non solo affinchè vengano puniti gli autori degli attentati surriferiti, ma affinchè si eviti la ripetizione di altri alla Legazione di Portogallo. Nel caso che siano conservate le Armi Pontificie nei Palazzi delle Ambasciate, Legazioni e consolati delle altre Nazioni, farò ancora collocare nella Legazione e Consolato di Portogallo le Armi Pontificie, e per evitare nuovo insulto si degnerà

V. E. prendere le misure che giudicherà conveniente.

Non potrà V. E. non prendere in considerazione per accudire a questo mio reclamo, che il dritto che protegge i Rappresentanti delle altre Nazioni e Governi, non solo è il medesimo che non può lasciare di proteggere il Rappresentante di Sua Maestà Fedelissima, ma anche le relazioni che esistono fra la Casa di Braganza e la Casa Savoja.

Domandando con urgenza una sua risposta a questo mio reclamo per portarla a cognizione del mio Governo insieme al mio ulh.'riore procedimento, profitto di questa occasione per porgere a V. E. i protesti della mia alta considerazione.

ALLEGATO II

R. CADORNA A THOMAR

Roma, 23 [sic] settembre 1870. La sincera dispiacenza da me esternata nel colloquio che jeri sera ebbi l'onore di avere con V. E. apprendendo l'attentato commesso da una mano di popolani, forse

ubriachi, a sfregio delle Armi Pontificie al Palazzo della Legazione portoghese, sento più vivamente nel leggere la nota che l'E. V. si è compiaciuta testè indirizzarmi segnalandomi un novello consimile fatto al Consolato di Sua Maestà Fedelissima.

Sentirei venir meno all'alta missione affidatami e alle perentorie istruzioni datemi dal Governo del Re d'Italia se non mi affrettassi a ripetere formalmente le esplicite dichiarazioni che jeri sera mi tenni in dovere di farle su tale argomento, e che l'E. V. ha esattamente riassunto nella nota d'oggi: mentre quindi vado a disporre che siano raddoppiati tutti i provvedimenti opportuni a prevenire la ripetizione di qualunque disordine o attentato qualunque diretto a recare sfregio alle armi del Sommo Pontefice, cui, come Capo della Chiesa Cattolica il Governo del Re d'Italia vuole sia resa ogni maniera di leale venerazione ed omaggio, farò pure che alacremente sia spinta l'inchiesta alla scoperta e punizione dei colpevoli.

Qualunque però possa essere l'esito di questa inchiesta io tengo a dichiarare fin d'ora all'E. V. che l'idea di premeditazione, e peggio quella di recare anche indirettamente offesa ai rappresentanti di Sua Maestà Fedelissima deve essere assolutamente esclusa, sì pei vincoli strettissimi che, come l'E. V. opportunamente ricorda, corrono fra le due Auguste Case Regnanti, sì per la cordiale simpatia che esiste fra le due Nazioni, sì finalmente per la condizione sociale e le circostanze eccezionali nelle quali versavano gli autori dell'attentato e che toglievano loro di comprendere chiaramente la portata dei loro atti.

ALLEGATO III

R. CADORNA AL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE CRIMINALE DI ROMA

N. 3. Roma, 22 settembre 1870.

La sera del 21 andante una mano di popolani faceva violenza al portiere del Palazzo Cardelli all'oggetto di abbassare e fare a pezzi l'arma Pontificia inalzata al lato di quella della Reale Casa di Braganza. La stessa violenza era perpetrata al Consolato portoghese.

Il Governo di S. M. il Re d'Italia ha dichiarato sollennemente quali sieno i veri sentimenti di devozione e di ossequio verso l'Augusto Capo della Cattolicità, e quindi non può lasciare impuniti simili attentati, che offendono ogni diritto pubblico e privato, e quindi cadono sotto la esplicita sanzione delle leggi tuttora in vigore.

Denuncio quindi tali crimini a codesto Eccellentissimo Tribunale, e faccio formale invito alla S. V. Ill.ma perchè immediatamente disponga per l'apertura dell'analogo processo, il quale dovrà essere condotto con tutto il possibile impegno onde riesca alla scoperta e punizione dei colpevoli.

Dalla Regia Legazione Portoghese la S. V. Ill.ma potrà attingere le necessarie

informazioni di fatto.

Prego la S. V. Ill.ma a volermi segnar ricevuta della presente.

(l) -Per la partenza. non è indicato se si tratti di sera o mattina: ore 5,45. Si ritiene tuttavia che l'ora sia quella pomeridiana. (2) -Cfr. n. 19. Nel testo • V S.», uniformato qui al • V. E.• successivo.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 660. Berlino, 23 settembre 1870 (per. il 27).

Le Staats-Anzeiger de ce matin publie deux circulaires du Comte de Bismarck, en date du 13 et du 16 de ce mois (1), Jesquelles viennent entièrement

à l'apprui de ,ce que j'écrivais à plusieurs re:prises sur les conditions de paix. Son langage est si absolu, qu'il équivaut à un ultimatum.

« Il n'y a, dit-~1, à se faire aucrme illus:ion que nous' devons nous attendre, en suite de cette guerre, à une nouvelle et prochaine attaque de la France, que nous ne pouvons compter sur une paix durable, et cela indépendamment des conditions que nous poserions à la France. C'est la défaite en elle-meme, c'est notre victoire contre son agression coupable, que la nation française ne nous pardonnera jamais, lors meme que nous ne retirerions aucun avantage matériel de nos succès. Nous devons donc, afin de nous défendre contre la prochaine attaque des Français, rechercher de meilleures garanties que celles de leur bienveillance. Nous sommes forcés de réclamer des garanties matérielles, pour la sureté de l'Allemagne en meme temps que pour la paix Européenne, qui n'a pas à craindre d'etre mise en danger par l'Allemagne.

La prétention que nous pourrions maintenant conclure un armistice sans aucune sfrrité pour nos conditions de paix, ne serait demise que si on nous supposait de manquer de jugement militaire et politique, ou d'etre indifférent aux intérets de l'Allemagne.

L'espoir, nourri par les Gouvernants actuels à Paris, d'une intervention diplomatique ou matérielle des Puissances neutres en faveur de la France, constitue un empechement essentiel pour les Français à se représenter sérieusement la nécessité de la paix avec l'Allemagne. Si la nation française vient à se convaincre que, ayant seule provoqué une guerre que l'Allemagne a été seule à combattre, c'est avec l'Allemagne seule qu'il faut régler les comptes, la France mettra bientòt un terme à une résistance, aujourd'hui certainement inutile. C'est une cruauté de la part des neutres envers la Nation française, s'ils admettent que le Gouvernement de Paris entretienne chez le peuple l'espoir irréalisable d'intervention et prolonge par là une résistance.....

Nous n'avons aucun penchant à nous immiscer dans les affaires intérieures de la France. Peu nous importe quel Gouvernement la France se donnera. Nos conditions de paix sont tout-à-fait indépendantes de la question comment et par qui la Nation française sera gouvernée. Ces conditions nous sont dictées par la nature des choses et par la loi de légitime défense. La voix unanime des Gouvernements allemands et du peuple allemand demande que l'Allemagne so i t protégée, par de meilleures frontières que jusqu'ici, contre les menaces et les violences qui, depuis des siècles, ont été exercées contre nous par tous les Gouvernements français. Aussi longtemps que la France restera en possession de Strassbourg et de Metz, son offensive est stratégiquement plus forte que notre défensive relativement au Sud de l'Allemagne et à la rive gauche du Rhin. En notre possession ces places fortes auront au contraire un caractère défensif. En plus de 20 guerres, nous n'avons jamais été les agresseurs vis-à-vis de la France, et nous n'avons pas à lui demander autre chose que notre sécurité si souvent mise en danger..... En rendant plus difficile l'offensive du còté de la France qui a toujours pris l'initiative de troubler l'Europe, nous agissons en meme temps dans l'intéret européen qui est celui de la paix ».

Tels sont les passages principaux de ces deux circulaires, à l'adresse de la France aussi bien que des Puissances neutres, pour les mettre en garde notamment contre la mission de M. Thiers.

Il n'y est pas énoncé si la possession de Strassbourg et de Metz entrainera également celle de l'entier territoire de l'Alsac~ et de la Lorraine, ou si l'on se contentera, pour cette dernière place, d'assurer la continuité de territoire par une route militaire, ou s'il s'agit de la ligne des Vosges vers l'Alsace. Ces points sont réservés aux négociations. Dans tous les cas l'idée, si tant est qu'elle ait existé, du démantèlement de Metz est écartée.

C'est sous le coup de ces publications qu'a lieu l'entrevue au Chateau de Ferrières (1). Si Strassbourg est à la veille de se rendre, il n'en est pas de mème de Metz et de Paris. Or, d'après tout ce que j'entends ici, il faudra que cette capitale ouvre ses portes, avant que le Quartier Général du Roi de Prusse consente à un armistice. M. Jules Favre aura-t-il les pouvoirs nécessaires pour accepter l'ultimatum des circulaires précitées et pour discuter les points laissés encore en suspens? Le Gouvernement provisoire aura-t-il l'autorité nécessaire pour disposer la Constituante à passer sous les fourches caudines? En cas de refus le siège de Paris continuera, et, d'après l'avis du Général de Moltke, cette opération ne saurait, avec les moyens dont on dispose, présenter des difficultés insurmontables. La ville devra se rendre avant que le reste de la France ait eu le temps d'organiser de nouvelles armées. Il faudra donc toujours se soumettre à la loi du vainqueur, seulement celui-ci augmenterait alors ses exigences en proportion de ses sacrifices.

Dans 'ces oirconstances, suvtout en suite de l'attitude de J:'Angleterre très clairement démontrée par le dernier discours du Chancelier de l'Echiquier (2) au banquet d'Elgin, le parti le plus sage pour l'Italie est de persévérer dans une ligne de conduite de réserve. Des efforts isolés de notre part n'aboutiraient à aucun résultat, sauf à celui de nous compromettre en pure perte vis-à""Vis de l'Allemagne. Nous nous attirerions meme, de la part de nos collègues neutres, le reproche de pécher par excès, et de nous mettre en avant par un désir immodéré de jouer le premier role. A moins de vouloir aider la France par la force des armes, ce qui aujourd'hui moins que jamais ne saurait entrer dans nos convenances, le mieux est de nous mettre au meme niveau de l'Angleterre.

La Russie, sous la direction de l'Empereur et du Prince Gortchakow, se borne à prècher ici la modération, mais n'ira pas au delà. Quant à l'Autriche, ou du moins aux Provinces héréditaires, elle sympathise avec l'Allemagne. Toute velléité d'intervention est paralysée par ce fait seui. Au début de la guerre, le Cabinet de Vienne avait proposé une alliance offensive et défensive à la Turquie, qui a décliné et s'est au contraire liée, comme nous, vis-à-vis de l'Angleterre, à ne pas sortir de sa neutralité, sans un échange préalable de vues. C'est qu'alors on vivait encore dans les illusions à Vienne. On croyait peut-ètre que l'Allema

gne et la France s'épuiseraient dans leur lutte à chances assez égales, et que le moment viendrait de prendre une revanche de 1866. C'était en méme temps un avertissement à la Russie de ne point chercher à profiter de la guerre pour opérer une diversion en Orient. C'en est fait de ces réves, si vraiment ils ont existé. Tout porte à prévoir que bientòt les rapports entre Vienne et Berlin se modifieront dans un sens très-amical. Le Comte de Bismarck n'y voit plus aucun inconvénient et l'Autriche y trouvera son avantage soit vis-à-vis de la Russie, soit vis-à-vis de ses provinces allemandes. L'Europe elle-méme en aura le bénéfice, en ,ce que si la France cherchait des alliés pour une rescousse, la porte de Vienne lui serait fermée.

C'est encore là un point que nous ne devons pa:s perdre de vue, car en développant nos bons rapports avec l'Allemagne, nous aurons, le cas échéant, un contrepoids des plus utiles ,contre les prétentions ou les rancunes de la France. Ce serait méme une bonne politique de notre part si nous conseillions à l'Autriche de se rapprocher davantage de la Prusse pour mieux sauvegarder ses provinces allemandes, pour prévenir ainsi une contiguité du territoire de l'Allemagne jusqu'à l'Adriatique sous l'hégémonie Prussienne.

(l) La circolare del 16 in Das Staatsa:rchiv, XIX, n. 4106, PP. 219-221; BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 500-502. Per quella del 13 cfr. qui sc.pra, n. 2.

(l) -Tra Bismarck e Jules Favre, il 19 settembre. (2) -Robert Lowe, poi (1880) visconte Sherbrooke. Il discorso fu tenuto a Elgin (Scozia) il 16 settembre (cfr. Times, 17 settembre 1870; e un breve riassunto ne L'Opinione del 21 settembre). Il Lowe dichiarava che l'Inghilterra non poteva, senza esserne richiesta, assumersi il compito di nessuna mediazione. Dopo che si era fatto appello alla spada, la spada doveva decidere.
37

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, p. 46)

R. 134. Madrid, 23 settembre 1870 (per. il 28).

Lo stesso giorno in cui V. E. mi spediva il telegramma cifrato 16 andante per annunziarmi che le truppe di Sua Maestà erano entrate a Civitavecchia, il Ministro di Spagna dava da Firenze uguale notizia a questo Ministero di Stato.

Il 20 andante sul tardi ricevei l'altro telegramma dello stesso giorno co~l'annunzio dell'entrata in Roma delle truppe Italiane, ed andai la sera stessa a vedere il Maresciallo Prim il quale m'incaricò di pregare V. E. di far giungere le sue felicitjlzioni a Sua Maestà.

Ieri sera andai a visitare Sua Altezza il Reggente il quale pure mi manifestò la sua soddisfazione sull'esito delle cose di Roma. * Siccome varj giornali della Capitale avevano pubblicato akuni articoli poco favorevo1i pel Regio Governo, il Maresciallo Serrano mi disse che non dovevamo farne gran caso. Ognuno di questi giornali ha il suo Candidato e non è a stupirsi se hanno colto questa circostanza per produrre delle sfavorevoli impressioni sui loro partigiani contro la Dinastia di Savoja, la quale può all'occasione dare un Principe alla Spagna.

Mi risulta che il Clero non ci risparmia, e devo confessare che in alcune Società che io frequento, il partito delle Dame ci è piuttosto contrario. Ma io

mi lusingo che tuttociò svanirà a misura che il Regio Governo avrà saputo con saggi.e misure amministrative calmare i partiti in Italia.

Forse alla riunione del:le Cortes qualche Deputato Carlista od Alfonsista muoverà interpellanze aJ. Governo Spagnuolo sui: fatti di Roma ed i membri del Gabinetto si preparano a rispondere prendendo le mosse dalla attuale attitudine dell'Episcopato Spagnuolo che trovasi tuttora in istato di vera ribellione verso la legge fondamentale del paese * (1).

38

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 71. Therapia, 23 settembre 1870 (per. il l ottobre).

La colonia Italiana di Costantinopoli ha accolto col più vivo e sincero giubilo, l'annunzio della entrata delle Reali milizie in Roma; la giornata di jeri è stata per essa una vera festa; i moltissimi legni Italiani di commercio che sono qui all'ancora, parte per operazioni di commercio, parte per scontare la quarantena, sono stati tutto il giorno imbandierati coi colori Italiani.

La notizia ha prodotto anche grandissima impressione sulle altre comunità cattoliche e dissidenti e sullo stesso Governo Ottomano, il quale d'altronde dopo gli ultimi avvenimenti succedutisi in Francia, mostrasi più di pria, deferente verso la Legazione e il Governo del Re. Nel caso che la Francia, ;per le gravi peripezie che dovrà traversare non volesse o non potesse essere in grado di continuare la sua protezione agli instituti cattolici in Oriente, io ho ragion di credere, e di questo assicuravami puranco l'Ambasciatore d'Inghilterra Sir Henry Elliot, che il Governo della Sublime Porta accetterebbe invece volentieri a favor loro, la protezione del Governo del Re.

Tutti i capi del Clero latino sono in questo momento assai perplessi e trepidanti, in aspettativa di ciò che succederà in Roma. Io li ho rassicurati comunicando loro le guarentigie che il Governo del Re è deciso di accordare al Santo Padre per assicurargli la più completa libertà ed indipendenza nello esercizio delle sue attribuzioni spirituali.

Privi come sono di ogni aiuto e protezione da parte della Francia, vedrebbero essi con piacere che l'Italia ne assuma le veci. Non ho mancato di far loro palese le buone disposizioni da cui è animato il Governo del Re a loro riguardo, ma ho usato ed userò con loro la massima riserva e circospezione, aspettando, per essere esplicito, che le reciproche relazioni fra il Governo del Re e la Santa Sede siano meglio chiarite, e che l'E. V. si compiaccia darmi perciò più speciali istruzioni.

(l) Tutto il brano fra asterischi omesso in LV.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. s. N. Nizza, 23 settembre 1870, ore 7 (per. il 25).

Aveva sentito parlare vagamente del progetto d'una dimostrazione italo nizzarda al Regio Consolato in seguito dell'ingresso delle Regie Truppe in Roma. Io pensava, che la cosa si sarebbe ridotta, come le altre volte, ad evviva l'Italia sotto le mie finestre a tarda notte. Ieri sera adunque, all'ora mia consueta, colla moglie ed una Signora sua amica me ne andai alla passeggiata degli inglesi, e nel ritorno ci fermammo tutti a prendere gelati ad un caffè sulla piazza Massena a distanza di tre isolati dalla mia abitazione. Un quarto d'ora dopo (verso le 10 sera) vengo avvertito che la riunione nizzarda tenutasi nella sera stessa per preparare le elezioni dei Consiglieri municipali stava con molti italiani avanti la mia abitazione, ove una deputazione era già salita a richiedere di me per fare al Console di Sua Maestà discorsi di congratulazione pel tanto desiderato acquisto di Roma. Pensai che la mia presenza poteva evitare la possibilità d'inconvenienti, quindi lasciate le Signore al catre mi avviai a passo accelerato verso casa, nella quale sta pure la Cancelleria consolare. Trovai la via zeppa di gente e mentre stavo per entrare nel giardino annesso e di fronte alla casa di mia dimora si grida «il Console, il Console» vengo circondato, ed un oratore, che nelle tenebre non ho potuto riconoscere, cosa che in oggi mi sarà facile, comincia a parlare; ma io non sapendo cosa potrebbe essermi detto pubblicamente sulla strada, per risparmiare agli oratori di compromettersi verso della locale Autorità con qualche frase non ben ponderata, e per ·Scansare al Regio Console conseguenti difficoltà, presi arditamente la parola in mezzo la folla e d'improvviso m'espressi 'in queste frasi « Che Roma era il complemento e la corona del Re~ gno d'Italia; che l'Italia con Roma avrebbe dal Campidoglio irradiato nuova.mente il mondo non più col bagliore delle spade, emblema della forza bruta, ma col ricuperare il primato nelle scienze, nelle arti, nei commerci ed in ogni civile progresso; che per ciò erano necessarii tranquillità ed ordine, concordia degli animi, perseveranza e ,fiducia nel Governo del Re, e che ognuno rimarebbe convinto, che col reggimento a forma monarchica si potevano facilmente godere tutte le libertà vere vantate sotto altra forma politica governativa. Aggiunsi finalmente che siccome la vita dei popoli è ben infinitamente più lunga di quella degli individui così si addke a quelli una savia e prudente aspettazione per lasciar maturare gli avvenimenti come i:l' dimostra il recente fatto di Roma scopo delle presenti nostre reciproche congratulazioni». Questo almeno fu il senso della mia improvvisatissima arringa, che venne soventi interrotta 'con Evviva l'Ha~lia,, ed altresì ,con Evviva il Regio Console~

nostro protettore. Vi fu qualche evviva Nizza italiana, cui io non feci eco. Io feci un Evviva ai Nizzardi, cui si rispose cogli evviva all'Italia, ed al Console.

Nessun altro evviva.

Non diedi il tempo agli oratori di replicare, dicendo che dovevo andare a riprendere mia moglie al caffè, ove l'aveva lasciata, pregai tutti di ritornarsene

tranquiLlamente a casa, li .salutai e me [sic] tPartii a passo .celere, come vi era giunto. Tre minuti dopo la via era affatto sgombra, nessun schiamazzo, nè ombra di perturbazione.

Il battello a vapore sta per salpare e devo finire in fretta.

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IL CONSOLE GENERALE A PEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 3. Pest, 23 settembre 1870.

Com'era naturale, in questo paese, ove le simpatie per l'Italia sono evidenti, e non esiste alcun fanatismo religioso, la notizia della entrata a Roma delle nostre truppe ha recato molta e generale soddisfazione, ed io ho ricevuto molte congratulazioni. Peraltro alcuni han creduto dover deplorare che il Governo del Re sia stato spinto a questo grande atto unicamente dal timore della rivoluzione, e dalle pressioni della Sinistra e dei meetings, mentre altri han preteso di ravvisarvi una graziosità della Prussia, che avrebbe per la seconda volta prestato mano all'Italia pel compimento dei suoi destini; interpretando in questo senso il passaggio per Firenze del Barone Arnim e la sua intromissione tra le Autorità Papali ed il Generale Cadorna. Io mi sono adoprato a distruggere e dichiarare fallaci cotali supposizioni, dimostrando, quanto alla prima, •che, se in Ital[a sono alcuni rivoluz.ionarj di professione e qualche sconsigliato che si lascia illudere da loro, una rivoluzione radicale non vi è possibile perchè ne manca la ragione ed il pretesto, cosicchè il Governo del Re ha potuto liberamente scegliere il momento, che la logica dei fatti e l'interesse del paese gli ha tracciato, pel compimento del voto nazionale, e vi aveva proceduto con tutta la prudenza ed i riguardi che un evento di cosi grave portata esigeva. Quanto poi all'altra supposizione, .mi è stato facile il dimostrare che la intromissione del Barone Arnim erasi limitata al tentativo di evitare spargimento di sangue, e non aveva avuto mai il carattere di un'azione diretta o di una concessione della Prussia all'Italia, e che se tale intromissione era stata esercitata dal Rappresentante di Prussia, ciò proveniva da che, di tutti i Rappresentanti delle Grandi Potenze in Roma, il Barone Arnim era il solo che avesse una posizione abbastanza autorevole e disinteressata per assumere un tale incarico. La Francia non era più legalmente rappresentata e poi era parte troppo direttamente interessata nella questione come segnataria della Convenzione di Settembre. L'Inghilterra rappresentata da Agente officioso. L'Austria e la Russia in aperto litigio colla Santa Sede per gravi controversie religiose. Ignoro se questo sia il vero .stato deJ•le •cose, ma mi è 'sembrato il più verisimile e me ne sono prevalso per combattere i pregiudizj che ho sentito affacciare a carico del Regio Governo e del nostro paese. Ho poi creduto ad ogni buon fine informare V. E. (che spe.ro non mi biasimerà) dei sentimenti che sono stati qua espressi in questa circostanza.

Il discorso pronunziato da S. M. l'Imperatore all'apertura del Reichsrath il 17 corrente ha fatto in generale buona impressione in Ungheria.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, A LORD ACTON

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 107) (l)

L. P. Vienna, 23 settembre 1870.

Au commencement de la guerre, l'Italie s'est trouve dans une position assez difficile. Les pressions ne lui manquaient pas de la part de plusieurs puissances. Pour asseoir solidement sa neutralité, H etant utile de prendre quelque engagement avec l'Angleterre la plus impartiale dans ce deplorable conflit, et j'ai trouve Lord Granville tres empressè de faire quelque ·chose qui pùt nous etre utile. C'est comme ça que fut intiée [sic] l'accord des neutres. En verité nous avions espéré que plus tard il en pourrait sortir une mediation entre les belligerants. L'Autriche paraissait alors anxieuse de faire quelque chose; et c'est en vue de cela que M. Visconti-Venosta me pria de venir à Vienne et que j'acceptais cette mission. Malheureusement tout cela n'a pas eu suite; et nous en sommes reduit [sic] a envisager toutes les chances de paix dans l'entrevue de Jules Favre et de M. Bismark.

La grande catastrophe de l'empire s'explique pour quiconque avait medité les conditions de la France depuis quelques années: ce qui est difficile à prevoii c'est de quelle manière, et sous quelle forme on pourrait y etablir un gouvernement durable.

Vous rappelez vous à Rome le premier Janvier de cette meme année notre conversation? Vous etiez convaincu que le pouvoir temporel du Pape courait rapidement à sa fin: plus rapidement meme de ce qui me para.issait alors probable. Les evenements vous ont donné raison et nous voila dans la capitale. Le Gouvernement italien avait offert par le moyen de Ponza S. Martino à peu près conditions suivantes

La cité Leonine sous la pleine juridiction et souveraineté du Pape.

La garantie pour la liberté des communications du Pape avec les Etats les clergés et les peuples étrangers ainsi que l'immunité diplomatique des nonces, et des ambassadeurs.

La conservation de toutes les institutions, offices, et corps ecclesiastiques existant à Rome.

La conservation integrale [par. ill.] de toute les proprieté ecclésiastiques. En outre en declarant que: Les Evéques Sa Majesté [par. ill.: renonce?] Le Gouvernement italien (2)

Enfin en conservant leurs grades leurs appointements et leur ancienneté aux employes civils et militaires de l'Etat pontificai.

(Das Staatsarchiv, XX, n. 4290, p. 226; H. BASTGEN, Die riimische Frage, Il, Freiburg i. B., 1918, pp. 633-634). Cfr. n. 69, p. 58; n. 184, pp. 147-148; n. 250, p. 206.

Ponza S. Martino dans tout le voyage trouva des fonctionnaires affables et empressés, des gendarmes obsequieux et jusque dans les antichambres du Vatican des prelats amicalement souriants. Le Card. AntoneHi en deplorant les tendances à resister par la force et en se montrant conciliant ne trouva pas d'objections sur le fond de nos propositions. C'est le Pape lui mème qui refusa toute transaction allegant pour raison qu'il etait lié envers ses predecesseurs et ses successeurs. Du reste c'etait vraiment les zuaves qui commanda·ient à Rome, et ce sont eux qui ont persisté jusqu'à la fin dans l'idée de la resistence. A' l'heure qu'il est ils sont embarqués pour leurs pays respectifs.

Maintenant que se passera-t-il[?] La presence du Pape à Rome laisse espérer qu'on viendra à la fin à une transaction. Les trorupes italiennes n'entreront pas dans la ville Leonine. Quant aux états romains je pense qu'on fera un plebiscite, comme on a fait pour toutes les autres provinces annexées, et qu'après on convoque lP.s chambres à Florence pou.r voter le transport de la capitale ,et les fonds necessaires. Il y aura (l) des grandes difficultés pratiques dans l'installation du gouvernement à Rome :mais ce serait impossible de faire autrement vis-a-vis de l'opinion publique.

Le programme de Cavour a eté acceptée [sic] par le pays et il faudra le realiser autant que possible dans toute son étendue.

Quant à l'influence de la republique francaise je ne crois pas qu'elle sera grande en Italie, et les journaux allemands qui preconisent une revolution en Italie se trompent complement. Le pays est tout à fait tranquille. Mazzini est emprisonné depuis deux mois. Garibaldi crie qu'on l'empèche de sortir de Caprera, et cela ne produit le [moinde bruit?] (2).

Maintenant je ne peux pas finir sans vous donner de nos nouvelles. Laurette se porte bien elle reste ici avec moi, mais quand [le] Parlement se reunira nous retournerons en Italie. Le Comte Donhoff est etabli à Vienne comme conseiller de la legation de Prusse (3), Marie se trouve dans un etat interessant. Nous avons Nonna ici au mème hotel de l'archiduc Charles, et en vérité €Ile est merveilleusement bien portante pour son age, et mème tres-gaie, seulement elle croit [par. ill.] qu'elle est encore en Italie.

Veuillez, je vous en prie, nous rappeler au souvenir de Lady Acton, et presenter aussi mes hommage.s à la comtesse d'Arco.

(l) -Si omettono le due prime facciate della minuta, che trattano questioni puramenteprivate e familiari. (2) -Qui evidentemente il Minghetti, nella minuta, si limitò ad un accenno al tema, che dovette essere svolto più ampiamente nell'originale. Si noti che qui il Minghettiriassume le proposte che il Governo italiano aveva fatto nel memorandum del 29 agosto
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 24 settembre 1870, ore 14,35.

Je regrette de repondre si tard à vòtre telegramme (4). Vous pouvez attendre un jour à Rome, quoique je desire vivement de m'entretenir de vive

(l? Segno di richiamo a matita per le seguenti parole aggiunte in margine a matita:

• mater1elles et morale •.

decifrabile. '

del principe Bernardo di Biilow. '

voix avec vous sur l'état des choses. Je considère ccmme un fait très heureux la Commission des trois Cardinaux. Si le Pape vous fait connaìtre le désir de vous recevoir vous pouvez y aller. Je vous .prie cependant d'en avertir 1e Generai Cadorna pour eviter les froissements. Peut-ètre le -Pape croit qu'il peut vous recevoir parce que vous n'avez pas de caractère officiel. Vous .connaissez le langage à tenir et les assurances à donner (1).

(2) La minuta s'interrompe alla parola • le •, seguita dal solo inizio di altra parola non

(3) -Il conte Karl Donhoff, primo segretario dell'ambasciata di Prussia a Vienna marito di Maria principessa di Camporeale, figlia di primo letto di donna Laura Minghetti poi. moglie (4) -Cfr. n. 34 (ma anche n. 33).
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A LONDRA,

C. CADORNA

T. 1387. Firenze, 24 settembre 1870, ore 18.

M. de Bismarck a demandé à M. Favre l'Alsace la Lorraine et comme coridition de l'armistice les forteresses et le Mont Valérien. Le Gouvernement français paraìt décidé à déclarer la continuation de la guerre à outrance. Faites-moi connaìtre les vues du Gouvernement en présence de cette situation extrème.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1388. Firenze, 24 settembre 1870, ore 18,20.

M. Senard nous demande toujours une note aux Puissances neutres exposant les avantages d'une politique généreuse de la part de la Prusse. En l'état des choses il serait plus utile de chercher ensemble une combinaison intermédiaire entre les exigences des Prussiens et les refus de la France. Vous pourriez en parler à M. Thiers quand vous le verrez.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 24 settembre 1870, ore 15,35 (per. me 16,20).

Ordre parfait régnant à Rome donne beaucoup à penser au Vatican. Pape Randi et Antonelli qui domine toujours situation, désirent res1ter. Merode Borromeo et Pacca veulent que le Pape parte. Violence de ceux-ci est telle qu'on croit possible départ du Pape malgré Antonelli. Celui-ci ayant exprimé désir de me voir j'irai dcmain (2). Quant au Pape je aois bon attendre.

Se dovesse farmi aver una risposta, pc.trei darla a Silvestrelli >. Sul Righetti, romano, sotto prefetto di Castellammare di Stabia, e allora pro-vvisoriamente a Roma, cfr. Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 178.

8 -~ Documenti diplomdtici · Serie Il -Vol. I.

'"": ..

(l) -In un primo tempo il Visconti Venosta aveva aggiunto le seguenti parole, poicancellate sulla minuta: « J'attache le plus haut prix à pouvoir entamer des communications directes avec le P ape et les Cardinaux ». (2) -Per questi contatti con il Vaticano, su cui cfr. pure n. 34, si veda il biglietto seguente, trasmesso al Blanc da Alessandro Righetti in data 23 settembre, ore 12 30: < Al Vaticano si desidera ardentemente di vedere un rappresentante del Governo. Il Papa desidera conoscere quale sia la sua posizione secondo le idee del Governo italiano.
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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 24 settembre 1870, ore 19 (per. ore 19,55).

Non ho nessun secret pour Generai Commandant e sono interamente d'ec-'

cord avec lui. Il désire que je voie privatamente Pape mais je crois che la lutte d'influence che ha luogo autour de lui rende più opportuna attualmente vi·site à Antonelli che ne ha espresso formale desiderio. Giunta solennemente inaugu·· rata oggi. Ordine fu dato aile truppe di rendere gli onori sovrani a Sua Santità e di render~ usati onori a,i Principi della Chiesa (1). Beaucoup de pretres t.=t èlericaux plus connus apparent [sic] de nouveau dans les rues. Papa finora non uscito dal Vaticano Cardinali escono in forma privata.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3023. Berlino, 24 settembre 1870, ore 16 (per. ore 20,20).

M. Favre a échoué dans ses pourparlers avec M. de Bismarck sur les préliminaires de paix et d'armistice. M. de Bismarck a chargé M. de Thile de me dire que le Comte Arnim dans sa mission au Quartier Général n'avait aucune instruction, et avait ainsi agi de sa propre initiativc (2).

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3025. Vienna, 24 settembre 1870, ore 24 (per. ore 1,15 del 25).

M. Thiers après quelques heures de repos a continué son voyage pour Pétersbourg. Il avait annoncé qu'il s'arréterait à Vienne seulement à son retour, cependant il a vu Beust mais ça n'a été qu'une longue récrimination par rapport à Napoléon. Il a dit que l'Italie était ivre de Rome. Il me parait que tout son espoir soit dans une alliance avec la Russie. Mais je doute beaucoup du succès de sa démarche.

(l) -Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 236-237 e 248-249. (2) -Il contenuto di questo te!. è sviluppato nei due rapporti qui appresso, nn. 49 e 50.
49

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 661. Berlino, 24 settembre 1870 (per. il 28).

Je viens d'apprendre par le Secrétaire d'Etat que les pourparlers entre

M. Jules Favre et le Comte de Bismarck n'ont abouti à aucun résultat satisfaisant. Dans les trois entrevues ils n'ont réussi à se mettre d'accord ni sur les préliminaires de paix, ni sur un armistice. Ainsi la guerre continuera jusqu'à ce que la France soit mieux convaincue de l'inutilité de la résistance, et qu'il ne lui reste qu'à se résigner aux conditions tracées dans les deux circulaires auxquelles se rapporte ma dépeche d'hier N. 660 (1).

En attendant Toul a capitulé. La prise de cette forteresse assure les communications par chemin de fer et facilitera le transport de l'artillerie de siège vers Paris. D'un autre còté Strassbourg ne peut tarder à se rendre, en laissant ainsi disponible une trentaine de mille hommP-s et tout un matériel de siège.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, p. 45)

R. 662. Berlino, 24 settembre 1870 (per. il 28).

Le Comte de Bismarck a chargé M. de Thile de me déclarer de la manière la plus catégorique que le Comte d'Arnim n'avait reçu aucune instruction de se rendre à notre Quartier Général, et que c'était ainsi de sa propre initiative qu'il s'était donné une semblable mission (2).

En me faisant ce message M. de Thile, à l'appui sans doute de ses assertions

réitérées sur les difficultés du Cabinet de Berlin vis-à-vis de ses ressortissants

Catholiques, m'a dit qu'en Silésie notamment une partie de la presse élève la

voix pour reprocher au Gouvernement Prussien dé n'avoir pas su agir de ma

nière à préserve,r le Saint-Siège de nos attaques.

* D'après les derniers rapports parvenus à ce Ministère des Affaires Etrangères, on était enclin à croire que le Pape quitterait Rome, et faisait déjà ses préparatifs de départ. J'ai émis l'espoir dans l'intéret de Sa Sainteté, de l'Italie et de toute l'Europe que cette nouvelle ne se confirmerait pas * (3).

(l) -Cfr. n. 36. (2) -Ma cfr. il te!. di Bismarck, da Ferrières, il 23 settembre: bisogna sfruttare nella stampa cum grano salis il fatto che Arnim, unico fra i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, ha fatto qualcosa nell'interesse del Pontefice (pur avendolo fatto senza autorizzazione e di sua iniziativa). BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 514-515. (3) -Il periodo tra asterischi omesso in LV.
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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1255. Tours, 24 settembre 1870.

Malgrado l'interruzione d'ogni regolare corrispondenza con Parigi, qualche notizia può ancora pervenire dallo interno della capitale per mezzo di messaggeri speciali a questa Delegazione del Governo. Si è per tale modo che il Governo di Tours ebbe maggiore contezza dei risultati del colloquio che ebbe luogo il 20 del corrente tra il Cancelliere della Confederazione del Nord ed il Ministro degli Affari Esteri di Francia. n Conte di Charudordy, Ministro Plenipotenziario, qui delegato dal Ministro degli Affari Esteri colla missione speciale di tenersi in rapporti col Corpo diplomatico per gli affari politici, mi disse testè che il Conte di Bismark domandò formalmente al Signor Giulio Favre come condizione della pace la cessione dell'Alsazia e della Lorena e come condizione di un armistizio l'occupazione del Monte Valeriano dalle truppe Prussiane. Il Monte Valeriano, come l'E. V. non ignora, è coronato dalla fortezza che meglio domina la sottostante città di Parigi dal Iato d'ovest. In seguito a questa pretensione del Ministro Prussiano, che fu stimata inaccettabile dal Governo provvisorio, il Governo qui delegato proponevasi, a quanto mi disse il Conte di Chaudordy a pupbhcare oggi un pwclama per far conoscere quelle condizioni alla Francia e per dichiarare che la guerra sarà continuata ad oltranza. Fa appena d'uopo di menzionare che la pretesa vittoria ottenuta sopra i Prussiani presso a Sèvres (l) non solo non travasi confermata, ma è anzi

presentata come una vittoria prussiana dai bollettini ufficiali del Re, senza dubbio già noti all'E. V.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. N. Nizza, 24 settembre 1870.

Il Signor Baragnon non lascia passar giorno senza pubblicare proclami, nei quali non manca mai il ricordo che egli tiene nella sua persona tutt'i poteri, e che conseguentemente tutte le libertà dei cittadini derivano da lui. Con tal teoria, ciò che sarebbe chiamato a~to dispotico sotto il regime monarchico, diventa legale sotto il regime della repubblica, che ha la piena libertà di nominare e sciogliere a talento Consigli Comunali e di altre amministrazioni, di nominare e di destituire impiegati civili e militari, d'imprigionare one::;ti cittadini che non usano della libertà di parlare o di agire in

piena conformità alle viste ed alle opinioni dei dominatori attuali. Nessuna osservazione è tollerata nè verba1lmente nè sui pubblici fogli; guai a chi non

inneggia alla Repubblica-ques,ta è la libertà per tutti nel senso dei repubblicani

Francesi.

Questo Signor Prefetto ha fatto pubblicare un comunicato sui giornali

d'oggi «,che a Nizza non stando formandosi akuna banda garibaldina, egli,

in virtù d'ordini rigorosi del Governo della Difesa Nazionale, era obbligato

di proibire il passaggio della frontiera francese a tutti quegli stranieri che

non siano muniti di passaporto regolare».

Forse v'è da rallegrarsi di questa misura ordinata al Signor Baragnon, se, come può dubitarsi, il vero scopo deU'm'ganizzazione di queste bande, dette, Garibaldine, non sia piuttosto di armarsi e di prepararsi per scendere improvvisamente in Italia a portarvi il disordine, sotto il nome della Repubblica universale, che non lo scopo proclamato di portarsi ad affrontare le artiglierie prussiane.

Non si ricuserebbe però la mia immaginazione ad ammettere la possibilità che la riunione dei Garibaldini in questa città e vicinanze, avesse un tutt'altro scopo, mirasse cioè ad un colpo di mano su Nizza, per proclamarla repubblica indipendente, giacchè, come già ebbi l'onore di far noto all'E. V., vi è effettivamente un partito nizzardo che vi aspira (1).

Mi pare cosa non temeraria il credere, che se una delle due supposizioni anzi dette motivò la proibizione dell'ingresso in Francia dei sedicenti Garibaldini, non è quella d'impedire che dessi se ne partino poi per andare ad impiantare colle armi in Italia la repubblica universale.

Il signor Baragnon intanto crede di non offendere il rigorismo dei principii repubblicani imitando colla moltiplicità dei suoi uniformi, i Sovrani del Nord, che sogliono vestire secondo le circostanze; così stima egli di passare in rivista i suoi amici della Falange, ha cura di vestirne l'uniforme, come jeri l'altro non trascurò, nel passare in rassegna una compagnia di Franchi tiratori, di abbigliarsi da Franco tiratore. Innocue fantasie.

Il Conte Reille, già Consigliere del Dipartimento delle Alpi Marittime, proprietario di molte terre nelle vicinanze d'An:tibo, è uno dei proprietarj di quel Circondario che ha maggiormente sofferto delle depredazioni fatte dai zuavi e dalle guardie mobili ai vigneti, giardini ed orti.

P. S. -Sono, in questo momento, informato, che le 600 guardie mobili, che erano a Mentone, partirono jeri l'altro e che vi furono surrogate da un distaccamento della Falange nizza1·da, la cui principale incumbenza è, dicesi, d'impedire l'ingresso in Francia dei Garibaldini.

Inchiudo una lettera per Sua Altezza Imperiale il Principe Napoleone rimessami dal signor Dottore Yvan.

(l) Su cui il Nigra aveva informato, con un «pare », nel r. 22 settembre, n. 1254.

(l) Cfr. invece il tel. del commissario. generale (prefetto) Baragnon del 23 alla delegazione a Tours (Ministero dell'Interno): se Garibaldi verrà a Nizza, « je suivrai point par point vos instructions. Je ne suis nullement inquiet pour Nice méme de ce passage; car ici l'élément indigène conspirant avec l'élément monarchique voisin est plus dangereux que l'élément ardemment républicain, quel qu' il soit. D'ailleurs le passage rapide nettoierait le département sans justifier intervention d'aucune sorte. Je m'en tiens donc à ce qui a été réglé à ce sujet, c'est-à-dire à er.velopper immédiatement Garibaìdi et à le mettre aussitòt quepossible en train rapide, spécial » ( Enqttéte par!ementai1·e, vol. cit., p. 37).

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IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. S. N. Trieste, 24 settembre 1870.

Facendo seguito al mio riverito rapporto dn data del 22 corrente (1), ho l'onore di comunicare all'E. V. copia di due lettere che sull'argomento dei fatti qui avvenuti ,la sera del 21 ho indirizzato al Regio Ministero [sic] in Vienna, il quale con apposito Telegramma del 22 mi aveva richiesto di fargli esatta relazione sui fatti medesimi.

L'unito numero del Giornale Il Cittadino stato oggi pubblicato farà conoscere all'E. V. quanto grande sia il dispetto che il contegno tenuto dall'autorità di Polizia in quella circostanza e le menzogne state ad arte divulgate, hanno sollevato nella popolazione e nel Consiglio Municipale.

ALLEGATO l

BRUNO A MINGHETTI Trieste, 23 settembre 1870. In risposta al telegramma che V. E. mi ha indirizzato in data di oggi mi reco a dovere di informarLa che con mia lettera di jeri ho già avuto l'onore di trasmetterLe copia di un rapporto che ho diretto al Regio Ministero degli Affari Esteri sui fatti qui seguiti la sera del 21 corrente. Ciò che io già prevedeva in quel mio rapporto, che cioè i giornali avrebbero alterato i fatti avvenuti, si è purtroppo verificato. La Triester Zeitung di ieri sera, in un articolo pieno purtroppo di molte altre menzogne che a me non spetta di smentire, ha riferito che il Consolato italiano per il primo ha inalberata la bandiera italiana ed illuminate le finestre. Ciò è assolutamente falso imperrocchè, come già ho avuto l'onore di scriverlo nel mio rapporto, non è vero che io abbia inalberata la Bandiera, la quale non fu più spiegata dal 18 agosto in poi, ricorrendo in quel giorno l'anniversario della nascita dell'Imperatore: ed è pur falso che per il primo io abbia illuminate le finestre mentre queste, secondo i miei ordini, non furono illuminate che allorquando una buona parte del Corso dove io ho la mia abitazione era illuminata, ed i lumi furono spenti tosto che mi venne riferito che anche l'illuminazione se non era proibita, non era approvata dall'Autorità. Io ho richiesto la Direzione della Triester Zeitung con apposita mia lettera di smentire nel suo numero d'oggi il fatto da essa asserito che io abbia spiegata la Bandiera per festeggiare l'entrata in Roma del Regio Esercito, e spero che essa farà giustizia alla mia domanda (2). Ho pure avuto oggi un colloquio col Consigliere Aulico Cavaliere Fidler Reggente la Luogotenenza, il quale riconoscendo come affatto ineccepibile e regolare il contegno da me tenuto in questa circostanza mi ha dichiarato che avrebbe egli pure scritto al proprio Governo per rettificare le inesatte asserzioni della Triester Zeitung. Le trasmetto qui unito il giornale n Cittadino d'oggi che pure ha molto energicamente smentite le falsità pubblicate da quel giornale prima ancora che io ne avessi cognizione. Per giustamente apprezzare la condotta tenuta dagli organi della polizia tanto in questa che in altre precedenti luttuose circostanze, è mestieri aver presente che il personale di essa racchiude il rifiuto dei poliziotti che già servirono nelle provincie italiane e che non osarono aderire al Governo nazionale attesi i tristi loro precedenti.

(2J A margine : « L'ha smentito oggi , .

ALLEGATO Il

BRUNO A MINGHETTI

Trieste, 24 settembre 1870. Facendo seguito a quanto ho avuto l'onore di scriverLe colla mia lettera di ieri mi reco a premura di informare l'E. V. che stamane venne in casa mia il Consigliere Aulico Signor Cavaliere Fidler, Reggente questa Imperiale Regia Luogotenenza, e coll'animo commosso mi ha dichiarato che aveva poc'anzi con suo grande dispiacere letto nei giornali di Vienna un telegramma nel quale furono a mio carico alterati i fatti seguiti la sera del 21 corrente, e che erasi creduto in debito di telegrafare immediatamente a Vienna all'Imperiale Regio Ministe:r;o dell'Interno:

• Che il contegno da me tenuto la sera del 21 corrente fu perfettamente

corretto.

Che non è vero che io abbia spiegata la Bandiera.

Che non è vero neppure che io abbia per il primo illuminate le mie finestre, mentre per contro i lumi furono alla casa mia solamente accesi quando le case circostanti del Corso già erano illuminate, e vennero spenti appena ebbero luogo i primi disordini •.

Fece inoltre la preghiera al Ministro dell'Interno di comunicare il suo telegramma a S. E. il Gran Cancelliere Conte di Beust.

Il Cavaliere Fidler mi ha nella stessa occasione autorizzato a scrivere all'E. V. che egli non solo aveva approvato il contegno da me tenuto in quella circostanza, ma che me ne aveva ringraziato.

In confidenza .poi mi soggiunse che aveva richiesto l'Ufficio del Telegrafo di indicargli chi aveva spedito a Vienna il telegramma stato pubblicato nei giornali ma che non se ne trovarono più le traccie. .

Io spero, Eccellentissimo Signor Commendatore, che i miei rapporti e le dichiarazioni che Le verranno fatte dal Gran Cancelliere persuaderanno l'E. V. che il contegno da me tenuto nella sera del 21 e nei giorni che la precedettero non può in alcun modo nè da chicchessia essere censurato.

Io conobbi fin dal principio tutte le difficoltà della mia spinosa posizione in Trieste e per vincerle ho creduto che il miglior mezzo fosse una condotta onesta e leale tanto verso le Autorità locali quanto verso gli italiani qui residenti ed a questa norma ho sempre uniformate le mie opere.

V'ha, ciò non ostante, qui chi non crede, o finge di non voler credere, alla mia lealtà, e questi, se non erro, è il Direttore di Polizia signor Hofmann, il quale ha forse delle convenienze particolari a credere che io sia il promotore delle dimostrazioni ecc.

lo ignoro se sia possibile che mi sia data una qualche soddisfazione, mi limito solo a pregare l'E. V. di voler giustificare il mio operato presso il Governo del Re.

(l) Cfr. n. 26.

54

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 14, fase. 9/6)

L. P. Londra, 24 settembre 1870.

Approfitto della partenza del Principe Odelscalchi di Roma per mandarle un lungo rapporto sull'affare di Roma (1). Io non dubito punto che questo

Governo, tostochè sia fatto il plebiscito, e sia votata l'unione di Roma al Regno, farà la ricognizione ufficiale del fatto compiuto, e che sarà dei primi a fare una tale ricognizione. Qui l'opinione pubblica, ed il giornalismo sono tutti con una grande unanimità a nostro favore senza distinzione fra i Ministeriali, e l'opposizione. Fa solo una insignificante discordanza qualche giornale ultra=Cattolico, e qualche individuo che manda lettere in suo proprio nome ai grandi giornali che hanno per costume di stampare tutto quello che loro si manda. Così il famoso Boyer mandò le sue lettere al Times, ed Ella troverà un altro scritto sul numero della PaU Mall che qui unisco. Ed affinchè Ella abbia qualche <:agnizione del carattere di codesti scritti Le mando pure un numero di un giornale ultra Cattolico. Il sunto storico di cui Ella mi ha autorizzato a servirmi per pubblicazioni, fu tradotto, e pubblicato nel Times, e vi fu premesso un articolo pel quale ho dato io stesso il tema, e gli argomenti. Esso riguarda il ;Lato del diritto delle genti positivo in questa questione; e mi parve utile di far pubblicare qualche cosa da questo punto di vista, perchè è su questo soggetto che principalmente si trincierano i nostri avversarii per aver ragione anche presso coloro che non sono con loro per le idee religiose false, ed esagerate, o che non sono Cattolici.

Il sentimento che qui si esprime ora in generale è quello del desiderio che l'Italia compi·sca colla maggiore celerità possibile l'opera dal lato politico, in modo che l'annessione di Roma al Regno sia, anche legislativamente, un fatto compiuto. Debbo soggiungere che qui parecchie persone Cattoliche le quali prima avevano delle idee Clericali, ora, ed al punto in cui trovansi le cose esprimevano il desiderio che il Papa se l'intenda coll'Italia. E, se è vero ciò che recano i giornali stamane, cioè che il Papa ha domandato un presidio per la Città Leonina, si dovrebbe credere che entriamo in questa felice via.

Mi permetta poi che .privatamente, e come uomo politico le esprima il piacere che ho provato vedendo seguita dal Ministero una via si prudente, dignitosa, ed energica ad un tempo come quella ,che ha fatta, e battuta. Ciò ha accresciuta qui la fama di buoni politici che hanno generalmente gli Italiani presso. gli uomini d'affari. Ciò fortifica grandemente il Governo, e rende possibile una nuova elezione generale, la quale parmi non si dovrebbe ritardare per non perdere il frutto delle attuali favorevoli disposizioni del Paese. Ciò in fine è il premio dello aver seguito la prudente, e savia politica della neutralità, ed è la più evidente condanna di coloro che volevano spingere il Governo (e talvolta con modi sconvenienti, come accadde in Senato) in una politica avventata, e pericolosa. Il sistema di temporeggiare (nella questione di Roma) per aspettare l'opportunità, ha ricevuto la sua piena giustificazione, e parmi che gli uomini estremi della sinistra non debbano esserne molto contenti, nè essere soddisfatti del giudizio che di loro deve fare il Paese.

Perdoni questa chiacchierata, voglia, La prego, salutare Lanza, e Sella, ecc.

(l) Cfr. n. 24.

55

DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Roma, 24 settembre 1870.

Siccome le scrissi gli ha due giorni lagnandomi della completa e pericolosa anarchia che io avea qui trovato, così sento il dovere di dirle ora, che a mezzo specialmente del Blanc e del Silvagni si ottenne la sera del Giovedì che il Gnle Cadorna nominasse la Giunta: che questa accettasse: che nella notte si occupasse militarmente il Campidoglio espellendo il partito d'azione, con chè si è certo rimesso il più perfetto ordine materiale e sicurezza nel paese Gli è mo1to e tengo a constatarlo; ma le aggiungerò che non si era però ordinato alcun andamento di governo -Non tribunali, non amministrazione interna, non B.nanze non publica istruzione, non sanità, nulla fuor che la publica sicurezza -In questi due giorni mi era talmente adoprato con pochi altri, che si era al punto, sia a mezzo della Giunta, sia con quello del comando militare di a:ver provvisto a tutto; perchè il Masi aocortosi dell'ingannevole condotta deJ Montecchi e compagni si era accostato al partito governativo -In questo momento però giungono mandati da Firenze un commissario per la Grazia e Giu:;-tizia, il Metaxà -uno per la guerra -uno per la finanza -il Mancardi -uno per l'interno il Gerra -spero che ne manderanno uno per il publico insegnamento e sanità -altro pe' lavori publici, e così il governo del Re avrà di fatto assunto a far tutto da sè ed esautorare il Papa. = Ah! come sl è cambiati da quando a Firenze si stimava soverchio ardire al solo far marciare una pattuglia per l'ordine publico!! Ed il plebiscito a che è più utile dopo il fatto ? ... Non è che io aggiusti alcuna fede a quella giunteria politica; ma se Ella truova che siamo così forti da poter bmveT l'opinione publica, e la diplomazia, ed impadronirci di tutto con la ragione della forza, tanto meglio per noi; e solo mi duole che solo così tardi sia entrata questa convinzione nel Governo -Ma oltre questo della diplomazia, vi ha un altro difetto nel sistema che si è seguito ed è questo ---O i comissarj rcgj spodestano i cardinali, esautorano i preti, espellono i Gesuiti sopprimono le corporazioni religiose, ed Ella, oso pensare, truoverà più tardi un qualche ostacolo più forte alla conciliazione che per noi si cerca col papato -Ociovero si lasciano tutti questi incomportabili reliquati ed anzi si schermiscono con lo scudo di una convenzione col Pa;pa; ed allora o io mi faccio delle strane illusioni sulle condizioni dell'Italia o il ministero che si presenterà con quei trofei al parlamento farà meglio a preparare fin d'ora il suo bagaglio per andarsene, e spazzare il seggio pe' successori. Sono uso a parlare ognor franco, e non si voglia quindi offendere di mia sincerità. Pel resto io non ho altro qualsiasi àiritto che quello che si apparHene ad un Italiano e ad un Romano, e certo = functus sum abundanter officio meo = per far ciò che mi parea bene -Resterò ancora a Roma per i miei affari particolari, e regolerò i miei passi dietro gl'interessi della mia famiglia per .restar qui o tornare a Nizza in un poco volontario esilio

Ho in mezzo a ciò però due ,conforti. L'uno è che il mio arrivo qui salvò l'ordine publico e la mia opera unita a quella del Silvestrelli, del Blanc, del

Silvagni ecc. ecc. ha bastato a dare un'indirizzo alla publica cosa. L'altro è, che quanto io le ri:ferirva SU'llo ispi11ito del partito che ora regge la publica cosa in Francia, e sull'opportunità di prender Roma si mostra ognora coi fatti più aperto, e la nostra decisione assennatissima -Di ciò mi congratulo specialmente con Lei, al quale godo ancora una volta ricordare la mia stima, la mia devozione, e se mel permette l'amicizia ecc.

56

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 25 settembre 1870, ore l.

Dans votre conversation avec Antonelli cherchez occasion pour lui faire sentir que le Gouvernement n'a pas encore fait démarche auprès du Saint-Père par des egards faciles à comprendre, mais que cela serait conforme à nos desirs et que quelque membre du Cabinet pourrait meme se rendre à Rome si une entrevue avec le Saint-Père ou avec le Cardinal AntoneHi pouvait etre utile à rendre moins penible la situation.

57

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

(AVV, mazzo 13, fase. 9/9)

Firenze, 25 settembre 1870.

La deliberazione discussa jeri l'altro nel Consiglio de' Ministri, e presa definitivamente jeri mi consiglia a dare la mia dimissione (1).

Ella può credere, signor Presidente, che solo dopo una riflessione completa, matura, definitirva, ho potuto decidermi a separarmi da Lei che mi ha sempre onorato d'una così preziosa fiducia e da' miei colleghi della cui benevola amicizia, serberò sempre una riconoscente memoria.

Non occorre quasi ch'io aggiunga come Le sarò grato se vorrà far ac

cettare da Sua Maestà la mie [sic] dimissione con quella sollecitudine che è

richiesta dalle circostanze (2).

. (2) Dimissione offerta perché non fu accolta dal Consiglio la mia proposta di mandare subito a Roma il Gen.Ie La Marmora come Luogotenente del Re -Il Ministero accettò in seguito la proposta; -la divergenza era solo sull'epoca di mandarla ad effetto. V. V. [Notadel documento, di mano del Visconti Venosta j. Cfr. anche nn. 107 e 164.

(l) Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 24 settembre, aveva deliberato di inviare il generale Alfonso La Marmora a Roma. come Luogotenente Generale del Re, dopo il plebiscito, mentre il Visconti Venosta avrebbe voluto che vi andasse subito, per considerazioni specialmente di politica estera (ACR. Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, Il, p. 76; Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI. p. 409; CASTAGNOLA, op. cit., pp. 67-70).

58

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 25 settembre 1870, ore 9,50 (per. ore 10).

Credo doverla avvisare confidenzialmente •che la giunta sebbene non si possa pm conservatrke ·si rifiuta a proporre la formala del plebisdto nella quale la riunione di Roma sembra subbordinata a quel ehe il governo farà per l'indipendenza spirituale del Papa mentre il rimanente dell'Italia si è riunita con formala senza restrizioni. La giunta lascia al Governo del Re il merito di fare per la chiesa se lo crede riserve neil'accettare il plebiscito e .considera ·come un dovere di proporre plebiscito identico ai precedenti diritti dei Romani.

59

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3027. Vienna, 25 settembre 1870, ore 16,10 (per. ore 17,20).

M. Thiers a dit M. Beust que l'initiative d'une action diplomatique en faveur de la France devait partir de la Russie, et qu'il avait grande confiance de l'obtenir. Il a demandé si dans ce cas l'Autriche aurait suivi la Russie. M. de Beust, ·sans prendre un engagement fo~mel, a e~primé les meil.leures dispositions à le faire. M. de Beust déplore la dureté des exigences prussiennes, mais il croit que ni l'Autriche ni l'Italie pourraient rien faire d'uti.le dans ce moment. La mission de lVI. Thiers est arrivée à temps pour convalider son opinion (1).

60

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

(USE)

T. RISERVATO 218. Roma, 25 settembre 1870.

· Faccio conoscere a V. E. che Cardinale Antonelli ha risposto mia lettera e che trasmetterò in copia tal risposta al Ministero Affari Esteri (2). Usa modi piuttosto concilianti, crede opportuno continuare occupazione Città Leonina, desidera pure che io avvisi ai mezzi di custodire armi e munizioni di Castel S. Angelo. Per questo prenderò concerti.

(l) -Sui colloqui del Thiers con Beust e Andrassy, dr. A. THIERS, Notes et souvenirs. 1870-1873, Paris, 1903, pp. 5-15, e anche Beust a Apponyi, 28 settembre, Correspondenzen des K. K. M. d. J[, n. 4, cit., n. 25, pp. 27-28; (Blue Book} Franco-German War, n. 1 (1871). Further Correspondence respecting the War between France and Germany 1870-1871, n. 175, pp. 117-119; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4148, pp. 306-307; Archives Dip!omatiques 1871-1872, II, n. 549, pp. 675-677. (2) -Cfr. n. 63, allegati I e II.
61

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ES'TERI, VISCONTI VENOSTA (AB) (l)

Roma, 25 settembre 1870.

Sans revenir sur les détails de nos opérations, voici, * Monsieur le Ministre * (2), comment nous pouvons résumer de bonne foL notre situation à Rome, en présence des témoins memes des événements. L'armée royale a porté jusqu'à l'excès peut-etre la lenteur mesurée des mouvements, * la gravité imposante d'allures * (2), de manière à laisser au Saint Siège tout le temps possible pour se décider à épargner (3) le sang, * et à la diplomatie elle-meme toute faculté d'amener, si elle en était capable, une conciliation * (2). Pendant deux jours, nos troupes, semblant attendre, au pied (4) des murs de Rome, une dernière résolution paternelle du Pape, reçurent sans répondre le feu * provocateur * (2) des zouaves. Les villes les plus proches de Rome proclamaient l'une après l'autre, avant d'avoir vu paraltre nos troupes, 'leur union à la monarchie et leur résolution de maintenir l'ordre contre toute tentative républicaine (5) ou réactionnaire. Une visite du Ministre de Prusse et deux messages *successifs * (2) de sa part venaient successivement pendant les trois derniers jours de nutre inaction sous les murs de Rome témoigner authentiquement qu'il n'était pas au pouvoir du Pape d'empécher de ·combattre (6) àes troupes étrangères ·exaltées et irritées, désireuses de * sauvegarder l,eur honneur et leurs intérèts * (7) par une résistance dervant laquelle elles se flattaient que nous recu'lerions. La question militaire se posait ainsi isolément entre les deux armées, tandis que le Pontife, comme étranger à 'la lutte, répétait * avec tout son entourage qu'il arriverait l'une àe ces deux dwses: ou que les Italiens 1reculeraient en voyant la nécessité de commencer un siège, ou que les troupes pontificales céderaient à la violence après l'avoir constatée si les Italiens persistaient après les premiers coups de feu échangés * (8). Pour compléter brièvement le tableau de la situation jusqu'au 19 au soir, il convient d'ajouter que des intelligences établies avec les habitants de Rome, malgré les rigueurs de l'état de siège, assura'ient que leur concours aiderait à l'entrée de nos troupes, et * garantissaient que la plus grande partie des * (2) troupes indigènes ne se battraient pas comme il arriva en effet; des notables échappés de Rome, cles personnages au-dessus de tout soupçon * tel que le Due Caetani * (2), •témoignaient de la terreur où la population était tenue par l·es soldats étrangers qui se livraient à tous les excès,, * tuaient en plein jour dans les rues des habitants inoffensifs » (2) et avaient réuni à Rome jusqu'aux bandits des montagnes voisines, enrégimentés * en costume national, * (2) pour contenir les habitants pendant qu'ils veillaient aux portes murées par d' * épais * (2) retranchements de terre.

(8J Le parole fra asterischi così modificate in LV riservato: « A tutta la sua Corte. che gli italiani arretrerebbero davanti alla necessità di incominciare un assedio •.

Un acte de vigueur était indispensable; il fut accompli avec rapidité dans la matinée du 20, ma,is non pas contre une simple constatation de ia force: il fallut que la brèche fut ouverte et que nos troupes eussent pénétré d'as.saut dans la ville pour que ,les troupes étrangères se rendissent, ,sur l'ordre du Pape. No:s troupes en entrant trouvèrent ·la population, presque sans armes, aux prises avec les troupes étrangères sur plusieurs points de la ville, et la fus~Uade durait encore au Capitole entre les soldats pontificaux et le peuple une heure après que le drapeau blanc avait été hissé. Nos troupes rétablirent l'ordre et préservèrent, non sans peine, les pontificaux * pdsonniers * (l) de la fureur ;populaire. M. de Charette reconnacissait lui-méme que les étrangers seuls avaient combattu contre 1es nòtres: * « Les italiens, disait-il, ont trahi le drapeau » * (1). L'a·ccueil fait à nos ltroupes le 20 à leur entrée, et le 21 à l'entrée solennelle de l'armée et de ses chefs, qui furent accablés de couronnes et de fleurs, fut indescriptible. Le ~caractère dominant en fut comme une sorte d'intimité dans l'enthousiasme. * Les rangs étaient encombrés d'hommes et de femmes du peuple, les colloques n'en finissaient pas; et les diplomates s'étonnaient de mille témoignages imprévus d'une profonde communauté de sentiments entre les soldats de toutes nos pr0vinces et cette population jusque là terrifiée qui se révélait sous un jour inconnu jusqu'alor.s. « Siamo coi nostri; non avremo più paura; hanno fatto meglio in tre ore che i francesi non fecero altra volta in tre mesi »; telles étaient les expressions populaires notées par les représentants étrangers * (2).

Une remarque faite universellement 'ici est que cette *brillante* (l) opération militaire n'a pas donné, ni laissé méme dans le clergé, l'impres.sion d'un acte hostile contre le Saint Père. Le fait que nos troupes subirent le feu des bastions du Vatican sans tirer de ce còté, méme au plus fort de l'action, aida avec cent autres incidents advenus depuis et que j'indiquerai en partie plus loin, à ce que les troupes étrangères une ,fois parties, il n'y eut plus aux yeux de personne ni vainqueurs ni vaincus dans Rome. -Le corps diplomatique se rendant auprès du Généml Cadorna le 20 (3) * .pendant que les alentours de la brèche fumaJen.t encore * (1), mit beaucoup de soin à marquer les plus grands égards et à constater qu'il ne venait que recommander les nationaux respectifs. Il a gardé depuìs la méme attitude, bien qu'on ait :pu voir *·chez le Comte d'Arnim * (4) un désir personnel, constamment deçu * par le langage du Général Cadorna et le mien * (5), à se faire intermédiaire entre le commandant italien et le Saint Siège.

Le reste de la journée du 20 se parssa à négocier la capitulat.ion; le 21 eut lieu le matin l'entrée solennelle (6) et la revue de l'armée * vaincue * (7), * revue qu'on eut soin de faire à l'insu de la population et dans un lieu écarté * (1), puis, le soir, l'installation des commandements militaires dans la ville. C'est dans les 48 heures qui se passèrent après l'assaut que se placent les quelques faits fàcheux qui seuls * jetèrent une ombre, pas,sa,gère du reste, sur notre entrée * (8).

* Quelque.s * (l) bureaux et casernes abandonnées furent .dévastées par la pOjPUlation (2) qui rapporta du reste troi<s jours après tous les objets enlevés, ·entre autres une centaine de chevaux * pris à des pontificaux * (3). * De plus quelques hommes du parti d'action, établis au Capitole, se proclamèrent comme junte et voulurent ensuite faire con:sa~rer leur situation par un meeting nombreux, mais qui fut très-froid, réuni au Colysée * (4). Le Général Cadorna mit fin à ·Ces fai,ts, qui compromettaient notre cause au '" grand * (l) profit du parti réaotionnaire. La junte présidée par le Prince (5) Sermoneta fonctionne à la satisfaction marquée * de tous le.s libéraux hbn.nete.s, * (6) de la partie éclairée du clergé ((7) opposition conciliaire) et * du Saint Père et du Cardinal Antonelli * (8) qui ·craignaient bien pire. Le discours du Général Cadqrna à l'inauguration de la junte et l'ordre du jour aux troupes sur les'. honneu11s à rendre au Pape et aux Cardinaux ont été expressément loués au Vatican; et nous jouissons en ce moment d'un intervaJle heureux où les difficultés pratiques ne se levant pas encore, chacun se rassure et reconnait que le diable, c'est l'expression d'un Cardinal, n'est pas si laid qu'on le dit. La tenue excellente de nos troupes en a le premier mérite. * On s'extasie id de les voir remptlir les églises et aller baiser le pied de la statue pai:enne de Saint Pierre* (4). Le Pape a donné ordre qu'on les ilaissat entrer partout meme aru Vatican, où vont les curieux. -L'ordre, depuis deux jours, est rétabli au point qu'on n'a pas à déplorer depuis le 22 un seui dé1it commun. Après * les deux premiers soirs de démonstraHons * (9), vraiment très-belles, tout bruit a cessé sur 1'invitation publiée du Commandimt; seulement la population *se répand continuellement * (10) dans lies rues avec nos soldats et * il y a dans la cité Léonine ~omme partout, des drapeaux innombrables en permanence aux fenètres * (11).

Le chapitre des difficultés commence par la cité Léonine. Les habitants de ce bourg, sachant que leur sort restait en sus:9ens, se sont soulevés et on1t attaqué les gendarmes pontificaux qui ont fait feu. Vous savez, Monsieur le Minstre, cornment à la suite de la demande faite par le Saint Père par l'intermédiaire du Général Kanzler, des troupes furent provisoirement mises par le Général Cadorna à la disposition de Sa Sainteté dans la cité Léonine (12). Le Général constata qu'en concluant la capitulation qui laisse subsister les corps armés indépendants du Ministère des armes (palatins, suisses, etc.) il avait demandé et obtenu du Général Kanzler l'assurance que le sécurité du Saint Père était ai:nsi assurée; et il se réserva de retirer ces forces sitot que Sa Sainteté croirait n'en avoir plus besoin.

S. -JACINI, n tramonto deL potere temporaLe nelLe reLazioni degli ambasciatori austriaci a Roma (1860-1870), Bari, 1931, p. 334. El cfr. nn. 7, 14, 15, 18, 21.

(l) Ed. in traduzione, con data 24 settembre, in LV riservato Roma, pp. 3.5; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 432-435.

(2) Omesso in LV riservato.

(3) c Lo spargimento di » aggiunto in T V riservato.

(4) -c In vista» LV riservato. (5) -• Anarchico » LV riservato. (6) -• Una lotta voluta dalle» LV riservato.

(7) • Salvare il loro onore e garantire i loro interessi» LV riservato.

(l) Omesso in LV riservato.

(2) Il brano fra asterischi omesso in LV riservato.

(3) -«Stesso» aggiunto in LV riservato. (4) -«In qualcuno dei suoi membri • LV riservato.

(5) «Dal mio linguaggio e da quello del generale Cadorna > LV riservato.

(6) «Del nostro esercito» aggiunto in LV riservato.

(7) -La parola fra asterischi cosi modificata in LV riservato: « Straniero di occupazione •. (8) -Le parole fra asterischi cosi modificate in LV riservato: «fecero temere qualche disordine •· (l) -Omesso in LV riservato. (2) -c Da gente» LV riservato. (3) -c Di papalini • LV riservato.

(4) Il brano fra asterischi omesso in LV riservato.

(5) • Duca • LV riservato.

(6) c Della popolazione • LV riservato.

(7) -• Che era stata l' • aggiunto in LV riservato. (8) -«Del cardinale Antonelli e del Santo Padre» LV riservato. (9) -• Le dimostrazioni delle due prime sere, LV riservato. (10) -• Continua a fraternizzare • LV riservato. (11) -Cosi modificato in LV riservato: • Bandiere innumerevoli sono esposte in permanenzaalle finestre, in Trastevere ed in Borgo come dappertutto , . (12) -Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 218-219, 262-265 e 559-560; HALPERIN, op. cit., pp. 64-65;
62

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 25 settembre 1870.

Ayant été averti hier, par un * intermédiaire auto.risé ,et dired * (2), que Son Eminence le Cardinal Antone.lli, *me sachant ici sans charge offidelle * (3), dési.rarit me voir, je me suis empressé de me rendre auprès de lui aujourd'hui à l heure. On m'a introduit immédiatement et avant les autres visiteurs auprès du Cardinal, qui d'un ton tout amicai et exempt de tout ac:cent de récrimination, m'exprima J.e désir de m'entretenir, en dehors de toute question politique, des diffi.cultés de fait qui se présentent entre le Vatican et le Commandant en chef. L·e Cardinal commença en disant que les événements, douloureux pour tous, qui venaient de s'accomplir, étaient tels que l'avenir seui pouvait montrer quelle situation il en résultait pour le Saint Siège. Qu'en attendant le Saint Père et lui ne pouvaient que reconnaitre et louer l'esprit et la conduite de nos troupes, qui semblaient vouloir montrer par leur respect qu'elles partagent les sentiments si dévoués, malgré les calomnies contraires, de la population romaine envers le Saint Siège. Mais les diffi.cultés que présente * notre * (4) projet de laisser au Sa[nt Père la Cité Léonine, ajouta le Cardinal, wnt dès à présent insolubles * au grand détriment de la sécurité du Saint Père * (3). Ce bourg est devenu le rendez-vous de tous * les malscalzoni * (5) de Rome, parce qu'il n'y exi~te plus d'autorité; et le Cardinal m'a ·exprimé le désir forme! que le Général Cadorna y établit ,camme dans le reste de Rome des postes de sùreté publique et un service régulier d'administration militaire. Surtout le Cardinal croyait urgent que nous fissions occuper le chateau Sa.int Ange, où des quantités considérables de poudre sont insuffisamment gardées par quelques vétérans contre les attentats possibles des gens de désordre; il pria.it en meme temps qu'on enlevat des (6) caissons de poudre laissés dans les jardins du Vatican et qui inquiétaient Sa Sainteté.

J'exposai à Son Eminence que nos autorités, :en .conformité de leurs instructions autant qu'en vertu de leurs propres sentiments, ne demandaient qru'à faire tout leur possible pour garantir la sécurité du Sarint Père et se rendre autant qu'il était en leur pouvoir à tous ses .désirrs. Que toUJtefois, en ce qui concernait les réserves faites par le gouvernement de Sa Majesté '' sur le maintien intégral de •la Souveraineté Pontificale sur la Cité Léonine, je craignais que Son Eminence ne crùt trop tòt peut-etre à l'impossibilité de résoudre des difficultés qui ne tenaient en parUe qu'à l'exdtation populaire des premiers jours. J'exprimai 1e vceu que la conservation de l'autorité directe du Saint Père sur cette partie isolée de la ville* (7) ne :eùt préjugée ni théoriquement ni prati

quement, et j'informai Son Eminence que c'est dans ·cet esprit et sous cett~ restriction que le Général Cadorna accueillerait ce qui lui serait suggéré par Son Eminence. * La conversation continuant je demandai au Cardinal la permission de lui faire remarquer que les arrangements de fait désirés rpar lui pour la Cité Léonine pouvaient étre rendus plus fadles si nous étions ras:surés sur les conséque.nces qu'on tirerait de l'occupation par nous de cette cité; nous ne pouvons en effet qu'étre arrétés actueHement dans notre condescendance aux désirs de Sa Sainteté, par la crainte de paraitre consacrer par notre occupation de 'la C1té Léonine l'opinion, que nous ne partageons pas, d'après laquelle l'idée de laisser la Cité Léonine au Saint Père serait lmpraticabie. D'après nous en effet il serait aisé d'y ins•tituer un municipe de nomination pontìficale sous la haute Souveraineté dc Sa Sia.inteté, ek. * (1). Le Cardinal me dit alors, très explicitement, que nous ne devions pas voir dans la prière qu'il nous faisait d'occuper le Chateau Saint Ange et la Cité Léonine une intention de nous embarrasser et de faire paraitre la situation pire qu'elle n'est vous devez bien voir, dit-il, que Sa Sainteté et moi ne poussons pas les difficultés à l'extrème et ne prenons pas l'attitude de qui ne veut rien voir ni rien entendre; c'est en dehors de toute question politique que nous traitons ce sujet dans un Intérèt prati:que et actuel. Je remerciai le Cardinal de cette déclaration et j'exprimaJi le * vif * (2) espoir qu'en nous maintenant sur ce terrain * des facilitations pratiques * (3) nous arrivertons avec le temps et arvec un (4) sentiment de déference qui est très sincère de notre part, à une situation qui démentiraU blien des alarmes et tranquilliserait * les justes préoocupations des consciences * (5).

Je parlai encore à Son Eminence de diver.s objets sur lesquels il serait trop long de m'étendre. Je lui dis que l'armée et :sans doute aussi la population sera1ent attristées ·si e1les voyaii:~nt * Leurs Em1nences » (2) les Cardinaux, à qui tous les honneurs seront rendus, témoigner d'une défiance injuste en ne paraissant pas dans .les rues avec leur équipage d'usage. Son Eminence me répondit que cela viendrait peu à peu quand le calme de ces deux jours aurait duré davantage. * J'ai touché en passant à l'honneur que nos soldats ressentiraient s'ils étaient admis à faire au Saint Père une escorte quand il lui plairait de sortir; le Cardinal ne répondit pas * (2). Je mentionnai * en:core * (2) que .ce n'étailt que par pure discrétJiion que nos offi·ciers s'albstenaient de demander audience au Saint Père * comme c'est leur désir * (2); à cela le Cardinal répondit qu'il convenait de laisser passer quelques jours et que tout cela pouvait (6) devenir plus aisé.

Avant de prendre ·congé de Son Eminence je la pria.i de m'indiquer !Par quelles vois pmtilques pourraient ètre prLs1les rcrtrangoemerrts relatifs * à ces remises de munitions, mesures de sureté, etc. * (7), dans la Cité Léonine. Son EmL nence me dit qu'il recevrai.t volontiers un officier que le Général croirait pouvoir lui envoyer pour cela et qu'il le mettra.i en rapport avec les officiers du Sacré Palais apostolique et avec le major commandant le fort Saint Ange.

t3) c Delle misure utili e pr2.tlche » LV r-iservato.

Le Général Cadorna, à q:.u Je rapportai aussitòt * toute * (l) cette conversation, m'a dit qu'il y .pourvoirait auss~tòt, en constatant touted:ois la situation par une lettre dont 11 enve!'!a'it copie au Ministre (2) de la Guerrt.. de Sa Maje.sté (3).

Son Eminence me dit spontanément, quand je me levai après 1,1ne bonne heure de conversation, qu'Elle serait tous les matins vtsible pour moi et qu'Elle espérait me revoir bientòt. J'exprimai à Son Eminence combien j'attachais de prix à la permission qu'elle voulait bien me donner.

Je sens venir les difficultés ·et ne me fais point illusio n .sur ces premières apparences favorables qui sont une des tactiques ordinaires de la Cour de Rome. Cependant c·es premières communications toutes personnelles sont bonnes (4) en ce qu'elles òtent tout caractère d'hostHité à notre situation réci.proque.

(l) -Ed. in traduzione in LV riservato Roma, pp. 6-7; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 435-437. Cfr. CASTAGNOLA, op. cit., p; 61 n. l; e HALPERIN, op. cit., p. 65, che utilizza questo documento di su una copia conservata nell'Archivio di Vienna. (2) -Le parole fra asterischi sono in corsivo in LV riservato. Cfr. n. 45. (3) -Omesso in LV riservato. (4) -• Il • LV riservato.

(5) • I malfattori» LV riservato.

(6) • I » LV riservato.

(7) Il passo fra asterischi così modificato in LV riservato: • Sul mantenimento dello statu quo nella città Leonina, il governo stesso credeva che la questione relativa a quella parte della città •.

(l) Tutto il brano fra asterischi omesso in LV riservato.

(2) -Omesso in LV riservato (4) -«Quel» LV riservato. (5) -" Giuste preoccupazioni» LV riservato. (6) -« Pourrait » testo litografato del Ministero.

(7) «Alla consegna delle munizioni ed alle altre misure di sicurezza » LV riservato.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. l PROTOCOLLO SPECIALE. Roma, 25 settembre 1870.

In continuazione di corrispondenza precedente (5), mi onoro di comunicare a V. E. la risposta che S. E. il Cardinale Antonelli ha fatto alla mia lettera del 23 .settembre 1870 n. 212. La quale risposta, mancante della indicazione del giorno in cui fu spedita, mi ·giunse oggi soltanto.

V. E. rileverà che il Cardinale Antonelli non si è occupato della parte della mia lettera riguardante gli accordi presi col Generale Kanzler relativamente al mantenimento dell'ordine nella città Leonina. E siccome il Cardinale AntoneHi dkhiara la impossibiUtà che 1a forza rimasta a disposizione di Sua Santità provveda a tale emergenza, io mantengo, anche rispetto alla Città Leonina, le disposizioni già date.

Quanto alle munizioni ed alle armi raocolte in Castel S. Angelo, ho disposto perchè si ·provveda ahla loro custodia e conservazione, nell'interesse e per conto del:la Santa Sede, attesa la dichiarazione del Cardinale Antonelli che la Santa Sede non avrebbe mezzo di disporre efficacemente in proposito.

Avuto riguardo alle espressioni adoperate dal Cardinale Antonelli nel fine della sua lettera, io mi asterrò, nello stato attuale delle cose, da qualunque altro ufficio o apertura.

Stimo bene di aggiungere copia anche deLla mia lettera del 23 settembre, accennata da principio.

ALLEGATO I

IL CARD. ANTONELLI A R. CADORNA

Roma, settembre 1870.

Ho ricevuto il pregiato foglio di V. E. n. 212, cui mi fo un dovere di corrispondere

premettendo un qualche schiarimento all'uopo necessario.

(5} Cfr. n. 60.

9-Dowme11ti diplom,lfici · Serie Il . Vul. I.

Le truppe non dipendenti dal Ministero delle Armi consistono in poche guardie

Nobili che prestano un servizio di Anticamera e di scorta nelle sortite del Santo

Padre; in un centinajo di uomini della Guardia Svizzera, ed in pochi Gendarmi

destinati alla perlustrazione interna de' Palazzi di Sua Santità; mentre la Guardia

Palatina è un Corpo non assoldato, ma bensì di volontarii, nella generalità capi

d'arte ed artieri, che adempie al suo istituto abitualmente come guardia di onore

nelle anticamere del Santo Padre, e nelle sagre funzioni. Con sì ristretto numero

di militari, t"Ui incombe di prestare assistenza onorevole alla Santità Sua e di atten

dere alla polizia interna de' Sagri Palazzi Apostolici, vedrà facilmente l'E. V. esser

loro impossibile di provvedere all'ordine esterno, ed insieme all'officio proprio della

Polizia nel Vaticano, avuto specialmente riguardo alla condizione di questa capitale.

Il perchè si ravvisò opportuno il presidio da Lei destinatovi, come ne sarà oppor

tuna la continuazione.

Quanto al rilievo da Lei dedotto rapporto al Castel S. Angelo, ed alle munizioni

ed armi, che vi si conservano, non saprei in che modo provvedervi nel ristretto

numero di veterani lasciato al Santo Padre, e nel bisogno altronde sentito di custo

dire quel Forte e di preservarne l'armamento da ogni possibile pericolo.

Del resto nella posizione in che trovasi oggi il Santo Padre, non saprei ora

indicarle quando potrebbe offrirsi l'opportunità cui accenna l'E. V. nella fine del

citato suo foglio.

ALLEGATO II

R. CADORNA AL CARD. ANTONELLI

N. 212 CONFIDENZIALE. Roma, 23 settembre 1870. Prima della reddizione della Guarnigione di Roma ricevei dal Generale Kanzler, che allora avea ancora carattere ufficiale, una Nota con cui chiedeami che avessi provveduto alla tutela dell'ordine nella città Leonina, minacciata da turbolenze di piazza. Io avea ragione di credere che ciò non avvenisse, dopo le dichiarazioni avute personalmente dal Generale Kanzler, quando si recò al mio Quartier Generale di Villa Albano per trattare delle condizioni di resa. Ne era tanto più convinto, in quanto che avea annuito interamente e di buon grado, secondo le istruzioni formali ed esplicite del Governo di S. M. il Re d'Italia, a tutte le dimande da lui fattemi per ritenere le truppe e milizie non dipendenti dal ministero per le armi, le quali rimasero ad esclusiva dipendenza di Sua Santità il Sommo Pontefice nella città Leonina. Tuttavia chiestami della truppa pel Vaticano, la mandai subito a tutela dell'ordine, che è mia cura serbare dovunque, e molto più presso la residenza di Sua Santità. Stando le cose in tali termini, io ho l'onore di dichiarare ora all'E. V. Eminentissima, che come le truppe Italiane sono entrate nella città Leonina per desiderio di Sua Santità il Santo Padre, così saranno immediatamente ritirate ad ogni cenno me ne verrà fatto dall'E. V., giacchè il Governo di S. M. il Re d'Italia tiene a rispettare l'indipendenza del Sommo Pontefice. Con quest'occasione aggiungo all'E. V. come un Uffiziale che è a Castel S. Angelo si è a me rivolto perchè provvedessi alle munizioni ed armi che sono in detto-forte senza cura nè custodia, e che potrebbero dar luogo ad inconvenienti; ma io mi asterrò da qualunque passo, senza averne formale invito dall'E. V. Spero che l'E. V. vorrà scorgere in questa comunicazione che ho l'onore di rivolgerle, i sensi di ossequio e di rispetto, che fedele interprete dei sensi di S. M. il Re d'Italia e del Suo Governo, ho pel Sommo Pontefice e per l'indipendenza della

Sua Autorità, soggiungendole come ascriverei a mia grande ventura, se mi si offrisse l'opportunità, di fare personalmente atto di omaggio al Santo Padre.

so

(l) -Omesso in LV riservato. (2) -c Ministero • LV riservato.

(3) Cfr. CADORNA, op. cit., pp, 264-265.

(4) c Utili • LV riservato.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ES.TERI, VISCONTI VENOSTA

N. 3 PROTOCOLLO SPECIALE. Roma, 25 settembre 1870.

In appendice al mio telegramma di oggi stesso (1), relativo alla visita fatta dal Sig. Comm. Blanc al Cardinale Antonelli, aggiungo che questi ·si mostrò assai soddisfatto dello effetto prodotto dalla truppa mandata a tutelare l'ordine e la tranquillità rne1la pa,rte che di là da1l Tevere dreonda il Vaticano.

In quella conversazione Sua Eminenza esprimeva il dubbio che il ritiro di quelle forze potesse metteTe in pericolo la quiete e la sicurezza da quel lato della dttà, dappoichè i pochi svizzeri e gendarmi stanziati nel Vaticano, ed esclusivamente addetti alla guardia interna de' Palazzi Pontificii non potrebbero in nessun caso prestar,si a servizi esterni -e nel tempo stesso accennava alla :>pportunità di dare alle truppe colà comandate, una migliore sistemazione, accasermandole.

lo tenendo conto di tali dichiarazioni, nelle quali non si può non ravvisare la manifestazione d'un desiderio, vado a disporre in conformità, ordinando all'Ufficiale Superiore che comanda quelle forze di porsi in relazione col prelodato Sig. Cardinale per la maggiore efficada del servizio, tanto più che di questa specie di accordo avrebbe lo stesso Sig. Cardinale esternato il desiderio al ripetuto Sig. Commendatore.

In quanto al Forte Sant'Angelo, nel quale si trovano varii depositi di armi. avendo l'Eminentissimo Antonelli dimostrata la convenienza di non abbandonarne la custodia, a'lla quale non possono provvedere pochi veterani rimastivi, sto prendendo le opportune disposizioni.

Stimo superfluo dichiarare che nello assecondare i desideri €S'Pressi dal Sig. Cardinale non mancherò di ricordare come io resti in attesa di essere avvertito, per ritirarla, quando non si creda più necessaria la presenza di quella truppa nelle vicinanze del Vaticano.

65

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, . AL MINISTRO DEGLI ES.TERI, VISCONTI VENOSTA

N. 971. Roma, 25 settembre 1870.

Ho l'onore di rendere noto a V. E. che alle R. truppe del co·rpo d'esercito al mio comando è stato da me emanato il seguente ordine del giorno, intorno agli onori a rendersi al sommo pontefice ed ai cardinali: «Ricordo a tutte le truppe di questo Corpo d'esercito che a Sua Santità il Sommo Pontefice vanno resi in ogni occorrenza gli onori sovrani e che ai Cardinali sono dovuti gli onori di Principi reali e così successivamente per la gerarchia ecc1esiastica, giusta le disposizioni contenute nei regolamenti in vigore, prescrivendo che non sia mai omessa la scrupolosa osservanza del presente ordine» (2).

A quest'ordine del giorno è stata data pubblicità a mezzo della stampa locale ed ha prodotto buon effetto.

(l) -Manca. (2) -Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 248-249.
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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1257. Tours, 25 settembre 1870 (per. il l ottobre).

Le speranze di pros:;ima pace sembrano svanite, e invece di recedere, la marea monta. In seguito alle notizie r!i:cevute jermattina dal Governo centrale, la Delegazione del Governo della difesa nazionale ha pubblicato il seguente proclama (l):

« Alla Francia! -Prima dell'investimento di Parigi, il Ministro degli affari

esteri volle vedere H Signor di Bismarck per ~conoscere le disposizioni del nemico. Ecco la dichiarazione del nemico: La Prussia vuoi continuare la guerra e ridurre la Francia allo stato di

Potenza di second'ordine. La Prussia vuole l'Alsazia e la Lorena fino a Metz, per diritto di conquista. La Prussia per consentire ad un armistizio osò doman

dare la resa di Strasburgo, di Toul e del Monte Valeriano. Parigi esasperata si seppellirebbe prima sotto le sue roV!ine. A così insolenti pretensioni, in fatto, non si risponde che colla lotta a

oltranza».

Questo proclama, firmato dai Signori Crémieux, Glais-Bizoin e dall'Ammi'raglio Fourichon, è da per sè un programma ,cmnpl~eto e qua,si una nuova Slfi.da. Ma la disperata determinazione ch'esso enuncia è ancora aggravata dall'avviso che la DelegaZJione governativa di Tours sospende senza fissare nessuna nuova data le e~ezioni municipali e le elezioni per la Costituente. Anche questa risoluz~one f~.l presa in conformità d'istruzioni venute da Parigi.

II Governo della difesa nazionale sposa dunque le sue sorti a quelle delle mura di Parigi. La cap~tolazione di Parig~ sarebbe la sua, e col suo crollo la Francia è esposta a rimanere senz'altra rappresentanza legale fuori quella della esile Delegazione d'un Potere caduto. Basta additare un simile stato di cose perchè ognuno ne veda i pericoli e comprenda l'immensità del disastro di cui potrebb'essere minacciato il paese. L'imminenza della riunione di una Costituent'e pareva atta così a rassicurare i francesi che in essa ravvisavano un'ancora di salvezza, che nella rappresentanza legale ed universale della patri'a scorgevano o un Potere incontestabile da opporre al nemico, o un mediatore della cui sentenza non dovessero arrossire, o un supremo propugnatore ed organizzatore di più valida difesa, come pareva anco fuori di Francia la più log,ica ed opportuna soluzione del problema interno e la migliore guarantigia d'un più pronto avviamento a quella del problema estero.

Se in alcuni centri della Francia v'ha tuttora ardente sete di immediate rivincite e indomabile animo di nuove battaglie, v'ha pure, e forse in maggiore numero di dipartimenti, affannoso desiderio di pace e propensione irresistibile ad assicurarla a costo anco di gravi sagrifici. Epperò, mentre debolmente nelle attuali condizioni può essere provveduto fuori di Parigi ai bisogni della Francia,

a' suoi bisogni: di difesa quanto a quelli d'amministrazione, il Governo della 8apitale tanto più s'espone ad essere incriminato d'aver spinto il paese alle ultime avventure, malgrado il vizio inerente al suo mandato, e malgrado il già apprestato ed ora rigettato soccorso d'un più competente arbitro.

Sia ispirazione del des1derio di preparare nuove difficoltà al vincitore !asciandolo anche dopo nuovi trionfi, anche dopo ia presa di Parigi, come dopo la capitolazione di Sedan, dirimpetto ad una reggia, ad un aula di Governo deserta; sia effetto di più meschine considerazioni: sulle difficoltà pratiche, locali, di compiere le elezioni e di riunire gli eletti; sia infine conseguenza d'una non impossibile apprensione di veder uscire nomi invisi alla repubblica da qualche insorvegliata urna (i prefetti ~utti non essendo ancora mutati), la sospensione decretata dal Governo provvisorio addensa nuove ombre sull'orizzonte e fa subitamente sparire quel faro luminoso verso il quale gli amici della pace non meno che i patrioti sospiranti un'autorità forte e sovrana volgevano con fiducia lo sguardo.

Si annunziò jeri la resa di Toul. La guarnigione capitolò alle stesse condizioni che furono imposte ai vinti di Sedan.

(l) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX. n. 4109. p. 231 (sotto la data 25 settembre); Archives Diplomatiques 1871-1872, II, n. 521, p. 645 (sotto la data 24 settembre).

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 8. Vienna, 25 settembre 1870.

Nessuna mutazione è avvenuta ::lacchè ebbi l'onore eH scrivere all'E. V. il rapporto del 6 corrente n. 2 sul contegno di questo Imperiale e Reale Governo rispetto alla guerra fra la Prussia e la Francia. Il Conte di Beust deplora fortemente le pretese della Prussia, e trova che quando anche fossero dalla forza vincitrice imposte alla Francia, non porgerebbero alcuna guarentigia della durata della pace. Ma pur deplorando, il Governo Imperiale non pigHa e non piglierà alcuna iniziativa di mediazione nè di consiglio. Codesta attitudine, come già scrissi a V. E. è fissata dacchè l'Austria si accostò aHa Russia. Dal medesimo tempo non solo gli armamenti furono sospesi, ma poco a poco e tacitamente si disarma. Tali furono gli effetti delle più intime relazioni fra queste due potenze, che la Russia sola potrebbe indurre l'Austria ad uscire dalla sua inaz,~one, l'Austria non può al fine medesimo esercitare sulla Russia akun influsso. La missione del Signor Thiers è venuta a confermare questa attitudine. Il Signor Thiers ha annunziato, con una specie di ostentazione che egli era diretto a Pietroburgo, e che si fermerebbe a Vienna solo al suo ritorno. Diffatti giunto qui Venerdì sera 23 corrente, è ripartito ieri 24 per la capitale della Russia. Egli ha avuto un abboccamento assai lungo col Conte di Beust, del quale

ho data telegraficamente contezza a V. E. (1). La massima parte della sua conversazione fu storica, e si riferì alle condizioni dell'Impero, alle origini della guerra

e via dicendo -Rispetto al presente due furono i punti più notevoli del suo discorso. Primieramente egli pregava 1i:l Conte di Beust affinchè il Governo Imperiale pigliasse ,sul serio e desse molta importanza aU'attuale Governo Provvisorio di Francia. A tal fine tesseva gli elogi i più sperticati del Si:gnor Favre e degli altri suoi colleghi, aggiungendo essere questo ora il solo Governo possibile

nelle presenti circostanze.

Il Signor Beust g1i rispose che codesto desiderio era già esaudito, dappoichè il Governo Imperiale aveva ordinato al Principe di Metternich prima di restare a Parigi, poi di accompagnare il Governo Provvisorio a Tours e di tenersi m reJ.azione continua con esso; e ciò aveva fatto, nonostante che ragioni anche specialissime avrebbero consigliato H richiamo del Principe di Metternieh.

Il secondo punto del discorso del Signor Thiers fu relativo alla guerra. Egli cominciò dal dire che alla Russia spettava di prendere l'iniziativa diplomatica in favore della Francia, e che sperava con molta fidanza di ottenere questo intento. Poi soggiunse: In tal caso l'Austria seguirebbe essa l'iniziativa presa dalla Russia? Il Conte di Beust rispose esprimendo le migliori intenzioni, e i

sentimenti più benevoli, ma parmi che un 'impegno formale non lo abbia preso. Però la Legazione francese, appresso le parole di Thiers, tien per fermo che vi sia una promessa che all'appello della Russia l'Austria non verrebbe meno.

La brevità del tempo che il Signor Thiers è rimasto a Vienna mi ha tolto

di vederlo. Siccome io l'aveva avvertito della mia presenza e del mio desiderio, egli mi ha fatto rispondere con ogni maniera di cortesia, ma rimandando il colloquio al suo ritorno -Se non che da quanto ho potuto investigare parmi che la nostra entrata a Roma lo abbia irritato, ed aggiunto esca al suo mal talento verso l'Italia.

Ritornando allo scopo della sua missione, egli non dissimula che ha gran fiducia di riuscirvi. Ma d'onde trae questa fiducia? Prima di tutto dalle dimostrazioni che si propone di fare all'Imperatore ed al Principe Gortschakoff dei veri interessi della Russia in questa quistione; in secondo luogo da certi negoziati

che di Fleury aveva intavolato, e che anzi sembravano bene avviati per una

alleanza fra la Russia e la Francia. Mi è d'uopo aggiungere che codesta speranza del Signor Thi:ers non è fatta buona qui da alcuno; nè dal Signor Beust, nè dal Ministro Russo a Vienna. Anche la Legazione Prussiana mi sembra pienamente tranquilla. E invero lasciando stare gli accordi che già prima della guerra furono presi tra la Prussia e la Russia, si converrebbe pereiò che quest'ultima Potenza mutasse ad un tratto la sua politica, imperocchè sinora ha operato sempre in senso Prussiano, e anche allorquando ha detto di fare alcuni ufficj a favore della pace, li ha accompagnati con tali clausole e con tali riserve da mostrare che non voleva neppure da !ungi toccare le ombrose sospiz:i:oni del vincitol'e. Arroge che anche recentemente ha rimandato soldati a casa, e il viaggio dell'Imperatrice in Crimea si reputa argomento di sicura quiete. Ma il tempo in breve chiari:rà quale delle due congetture sia la più vera. Che se la Russia pigliasse arditamente in mano la causa Francese, io non dubito che allora a Vienna si farebbe più vivo il partito dell'alleanza Prussiana, il quale ha già molte radici e va facendo sentire 'la sua voce anche nei giornali.

Quali siena gli intendimenti di questo partito, quali le sue forze, io lo

narrerò a V. E. in altro mio rapporto.

(l) Cfr. nn. 48 e 59.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATISSIMO URGENTE S. N. Nizza, 25 settembre 1870.

Per mancanza di sicuro mezzo di corrispondenza ho dovuto differire fino ad oggi per mandare a V. E., col Vapore Italiano in partenza domattina, il complemento dei ragguagli sulla dimostrazione Italo-Nizzarda della sera del 22 corrente. Nel confermare adw1que pienamente la relazione che ebbi l'onore di fare all'E. V. con rapporto del 23 a mattina (1), devo al sunto del mio discorso che vi si contiene, aggiungere un periodo stato dimenticato nella fretta dello scrivere. Alcuni della folla avendo esclamato che finalmente Roma era divenuta Capitale d'Italia, io dissi presso a poco: « come vedete le impazienze alle nazioni, le quali hanno una vita ben più lunga che gli individui, non convengono, giacchè per gli avvenimenti necessarj, col concorso di favorevoli circostanze, succede il simile dei frutti degli alberi, cioè, che quando sono maturi cadono da sè ». Di queste frasi dette in occasione di Roma e per Roma si volle da taluni estendere l'applicazione a Nizza, cosa che non è ;in mio potere d'impedire. Basta a me il dichiarare agli interpellanti d'avere io con ciò voluto significare, che colla pazienza intelligente e coll'ordine si ottenne la tanto desiderata Roma, senza l'allarmante concorso dell'opera l'livoluzionaria. Quando la folla si portò di fronte alla mia abitazione, come già accennai nel mio del 23 mattino, gran parte dei dimostranti usciva dalle sale di questo albergo dell'Univers, ove molti Nizzardi si erano congregati per le proposte dei membri a nominarsi a Consiglieri Municipali. Seppi all'indomani, che il partito di Nizza Indipendente dall'Italia e dalla Francia, di cui l'Avvocato Boriglione è stato il principale oratore, dominava nell'Assemblea, e che non lasciò a chi voleva perorare per Nizza ItaLiana, di prendere la parola. Il partito Nizzardo Italiano però non volle tacersi inti'eramente e colse occasione della fattami dimostrazione per manifestare pubblicamente i suoi sentimenti emettendo qualche grido di «Viva Nizza Italiana», grido cui, come Ella già ben sa, per le convenienze diplomatiche mi astenni affatto dal far eco e di approvare. Un giornale n Nizzardo che riferi col suo vero colore la dimostrazione, venne tosto sequestrato e soppresso; altro giornale di Nizza non osò affatto di farne parola, ed un terzo, il Réveil des Alpes-Maritimes, che esclama sempre libertà, ne diede breve, imperfetta e scolorita relazione. Non disse molto degli evviva replicati al Console Italiano, al quale però, non potendo affatto dispensarsi di accennare, diede la qualificazione di « citoyen Galateri ». L'oratore a me sconosciuto, che doveva e tentò di svolgermi ,if suo discorso, è un vecchio dalla barba bianca, dissemi essere l'incaricato dei Nizzardi, ed è un certo Faraud, proprietario. Colto all'improvviso e senza alcuna pretesa all'arte di Demostene, seppi però

risolutamente prendere e mantenermi la parola per oltre un quarto d'ora fra la folla e sulla pubblica via, senza lasciare interloquire alcuno, pelle ragioni addotte

(l} Cfr. n. 39.

nel precedente rapporto, c riuscii a sciogliere di subito l'assembramento riman

dandone .soddisfatti gl'individui, come H' provarono <i ripetuti evviva all'Italia ed al Console ed il susseguito pronto perfetto silenzio.

Mi occorre di motivare la parte del mio discorso, ove dissi poco presso « siano le popolazioni concordi, operose e tranquille, universale diverrà la convinzione che anche con governi, a forma monarchica, si godono tutte le vede libertà che si vogliono esclusivamente attribuire ad altra forma governativa».

Avendo letto un'ora prima uno dei proclami, di cui il Signor Baragnon è largo a Nizzardi, nel quale, in modo un poco troppo assoluto, il Signor Prefetto, benchè alludesse ai Prussiani, li trattò di hordes monarchiques, mi è sgorgata, spontanea, quella rimarca, a guisa d'indiretta protesta.

Dovrebbe, mi sembra, il Signor Baragnon aver presente, che se la Francia avrà nella sua prostrazione a ricevere soccorso dall'Estero, quello non potrà arrivarle da truppe repubblicane, ma bensì da truppe di paesi monarchici. Non valgono, i continui insulti alle mona.l'chie alla cacciata dei Prussiani.

Io, che per non aver l'aria di fomentare l'agitazione fra gl'Italiani qui residenti e fra il partito Italiano Nizzardo, ma di nazionalità politica francese, e che per non compromettere o pregiudicare, involontariamente il Regio Governo non cerco l'occasione di frequentarli troppo, non saprei bene assicurare, se il partito di Nizza Indipendente intenda proprio di nominare un suo comitato, giusta quanto mi venne riferito, coll'incarico di stendere e mandare ai Gabinetti Europei una Circolare per richiederli di far valere la loro domanda del rinvio da Nizza, in via provvisoria, della forza Francese ed altresì dei Francesi qui stabiliti, finchè i Nizzardi abbiano, in p:ena libertà a voto universale nuovamente ·deciso sulla loro sorte politica avvenire.

Gli argomenti principali di questo partito si riassumono nei seguenti: I ni7.

zardi già nel tempo si son dati volontariamente alla Real Casa di Savoia, poi alla

Imperiale Napoleonica; questa è politicamente scomparsa, dunque i nizzardi

hanno ria.cquistato il dr1tto di disp-orre politicamente dr sè, giusta i propri

interessi.

Comunque sia o no dell'esistenza d'un tal progetto, il fatto s1 e, che il

Prefetto Baragnon già impaurito del personale di colore politico Italianissimo

eletto per l'Uffizialità della Guardia Nazionale sedentaria; dalle concioni anti

francesi tenutesi all'Hòtel de l'Univers e dalla d!mostrazione a questo Regio

Consolato del 22 a sera, con suo decreto in data di jeri richiamò nel più estremo

rigore lo stato d'assedio; proibì tutte le riunioni pubbliche e private; ordinò il

disarmo della Guardia Nazionale sedentaria, fissando 48 ore per la restituzione

completa delle armi sotto pena ai contravventori di essere sottomessi ad un

consiglio di guerra; nominò una commissione militare di cinque membri sedente,

in permanenza, alla Prefettura, ed annunziò la prossima nomina di una Commis

sione speciale per l'amministrazione del Municipio.

Ieri sera, benchè la città si trovasse nella più perfetta calma e le vie quasi

deserte, gran copia di .gendarmi a •cavallo ed a piedi e grosse pattuglie di infan

teria di oltre cento uomini le percorrevano. Nè bastando alla sua sicurezza la

maggior parte della Falange tuttora in Nizza, nè il battaglione d'infanteria di

linea qui di presidio, fece arrivare da Villafranca, a tamburo battente, il battaglione di reclute, chiamò rinforzi da Antibo e da Tolone, gendarmi dalle località vicine, e di più fece sbarcare da un aviso da guerra, in porto, .un picchetto di sei marinari, armati di revolver, per rinforzare la già numerosa guardia, di tutte armi, al Palazzo Prefettizio.

Nessuna presa d'armi è da •temersi nella piccola Nizza e la matta paura del Signor Baragnon non sart::bbe che ridicola, se non temessi che lo trascini ad atti ingiusti ed eccedenti ogni misura.

L'arresto e la traduzione nelle carceri giudiziarie del Signor Emilio Ugo, ex Ufficiale nella Regia Marina, i consigli fatti arrivare a persone influenti in paese di sgombrare da Nizza e le ultime pubblicazioni draconiane hanno gettato l'allarme in questa numerosa Colonia Italiana, in oggi mi sono già .state fa.tte varie domande di protezione. Raccomando a tutti di frenare la lingua, di mostrarsi calmi e di non addivenire a fatti condannati dalle Leggi; via da seguire per assicurarsi il mio fermo appoggio morale, contro esorbitanze che potessero per avventura essere commesse a loro danno e per aver driHo all'assistenza ben più efficace e valevole de!. Governo di Sua Maestà.

Da questo e dai varj precedenti miei rapporti mi pare dimostrato ad evidenza

che la questione nizzarda ci è con caratteri gravi ed urgenti.

Mi permetta, Signor Ministro, di rassegnarLe il mio rìncrescimento, non per soddisfazione di privata curiosità, ma per vantaggio del Regio Servizio e dei connazionali nostri, di essere tenuto così poco informato degli intendimenti del Regio Governo a mia sicura norma di condotta.

69

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE [13]. Vienna, 25 settembre 1870.

Siamo dunque a Roma, e questo nome ha suscitato un grido di gioia per tutta l'Italia. Non si può negare che questo sentimento sia universale. Verranno dopo le difficoltà, ma molte difficoltà per ciò solo sono vinte. Bisogna convenire eziandio che l'Europa intera ci ha confortato. Se è vero ciò che ieri il

telegrafo d reca, cioè che il Senard abbia scritto al Rè che noi abbiamo bene interpretato i sensi del governo francese, ritenendo la convenzione annullata, io mi sento tolta una spina dal cuore, perchè mi pareva che nei nostri rapporti colla Francia oggi specialmente dobbiamo esser correttissimi

Quanto al Papa se fosse possibile intendersi direttamente sarebbe il me

glio. Gia io credo poco al congresso e poco lo desidero. La Russia farà ogni sforzo

per convocarlo, a fine di modificare gli articoli del 1856; e l'Inghilterra farà ogni

sforzo al contrario perchè non si riunisca. Ma le trattative di una questione così

complicata come la romana sono sempre ardue in un congresso. Se noi potessimo

dire alle potenze cattoliche: il Papa stesso è soddisfatto: non avrebbero più

a repHcare.

Ho voluto premettere questo pensiero, perchè non è impossibile che il Papa

protestando e riprotestando, finisca per adattarsi. Pel caso diverso, e forse più probabile, mi pare che bisogna dal canto nostro formulare lo schema dei modi coi quali intendiamo di guarentire la indipendenza e la libertà del Papa, e comunicarlo. Per me lo schema del Gennaio I86I (ben mi ricordo quanto fù studiato, e combinato da Cavour) è sempre il migliore: molto migliore delle proposte che furon fatte da Ricasoli, e anche di quelle che sono indicate nel memoir.e annesso alla tua nota circolare del 29 Agosto (I).

La città Leonina ha il vantaggio di essere una soluzione sostanzialmente pratica, perchè non annulla in modo definitivo il poter temporale, e solo lo restringe. Però ·come mi dkeva l'altr'ieri un arciduca d'Austria, è una soluzione illogica, e un buon cattolico dee desiderare oggimai che non resti al Papa che la potestà spirituale. Risposi che la logica e la politica non s'incontrano sempre, e questo è il .caso. Se il Papa avesse accettato tale condizione, se le Potenze cattoliche scorgessero in ciò la vera guarentigia, io non esiterei ad ammetterlo.

Ciò che non ammetterei è la conservazione in Roma delle corporazioni religiose. Nello schema di Cavour che ho qui, era detto chiaramente all'art. 4 = Lo Stato non riconosce la persona:tità civile di veruna corporazione religiosa (2) = E anche gli altri paragrafi di quell'articolo erano nettissimi. Rispetto poi alle proprietà, dato ·che come ·concessione si voglia !asciarle integre, mi pare che non si debba escludere il principio della conversione, come quello da cui deve provenire lo svolgimento dell'agricoltura, e deUa ricchezza nel territorio romano. Cavour voleva che le guarentigie della libertà papale facessero parte dello statuto e con questo modificava l'articolo I0 • È da studiare se fosse proprio il caso di far ciò dichiarando in due punti.

Io la libertà dei culti piena ed intiera nel Regno 2° le guarentigie special. della indipendenza spirituale della Chiesa cattolica.

Noi: dobbiamo effetiuare il gran principio della separazione della Chiesa dallo Stato, e quindi ,sarei larghissimo nel rinunziare a tutti i diritti regii; non mi lascerei infinocchiare dagli avvocati regalisti, leopoldini, giuseppini. In questa parte il Memoire è timido: Ma ha inteso libertà per tutti, perchè credo che alla prosperità di Roma potranno conferire molto anche tutte quelle società bibliche e protestanti: che non mancheranno di venire a piantare colà le loro tende, e portarvi i loro danari.

Veniamo ad altro. Veggo con piacere annunziato in qualche giornale il plebiscito nella :provincia di Viterbo pel 2 ottobre. Bisogna affrettare dovunque questa manifestazione, battere il ferro sinche è caldo, e avere una votazione splendida se è possibile; ma però cir·condata di tali guarentigie che gli ambasciatori esteri a Roma siano persuasi che non è una finzione. Già troppi: inconvenienti ha in se il plebiscito, per aggiungervene altri col pretesto di poca lealtà.

_ (l) La circolare del 29 agosto, già pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'H settembre, m LV 17, PP-9-12. Il memorandum annesso (che intendeva mantenere la città leonina sotto la sovranità del Pontefice) non fu invece pubblicato, e venne conosciuto solo in seguito ad indiscrezioni (cfr. F. CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896 I Bari 19_51, p. ~74 n. 2). Il suo testo, in D~s Staatsarchiv, XX, n. 4290, pp. 219-227; in'A;chive~ Dtp!oma~tques 1874, I~, pp. 29_-38; e m BASTGEN, op. cit., II, pp. 626-635. E cfr. la replicadel cardmale Antonelh nella c1rcoJare 17 ottobre ai Nunzi pontifici in Das Staatsarchiv XX

n. 4291, pp. 227-231; in Archives Diplomatiques 1874 II pp. 142-146· e in BASTGEN op' cit'

II, pp. 635-638. ' ' ' ' . .,

Suppongo che a plebiscito dia causa vinta all'annessione contro il regno separato. Bisognerà convocare la ve~chia Camera a Firenze a tenere una breve sessione, la quale dovrebbe secondo me stabilire le seguenti cose.

Accettare l'annessione delle provincie nuove.

Decretare il trasporto della capitale a Roma.

Ben inteso votando i fondi e i poteri necessarii, e il bilancio 1871.

Resta la questione delle guarentigie della indipendenza spirituale. Se il Papa fosse d'accordo, la cosa andrebbe di per se stessa. La Camera approvereblbe il trattato, avvegnacchè secondo l'ultimo articolo dello schema di Cavour, quei capitoli formavano non solo parte dello statuto italiano, ma altresì un patto bilaterale. Se poi il Papa non è d'accordo, la cosa diviene più difficile. Imperocchè abbiamo cantato su tutti i tuoni che la soluzione definitiva della questione dell'indipendenza spirituale del Pontefice sarà riservata ad un accordo colle potenze. In questa parte adunque non si potrebbe dal Parlamento far altro se non autorizzare il Governo a trattare e sUpulare una Convenzione sulle basi seguenti = che formerebbero lo schema proposto innanzi. Egli è allo studio di questo schema che bisogna oggi indirizzare tutta l'attenzione, e d:arne una ·cosa degna della grandezza dell'atto e dell'Italia.

In sostanza una volta che le circostanze di Europa ci hanno porto una occasione cosi favorevole noi non potevamo esitare. Ma abbiamo mantenuto e vogliamo mantenere quanto è possibile il programma di Cavour e del Parlamento.

E come conseguenza necessaria di: ciò, dobbiamo trasportare la capitale a Roma con tutta la rapidità compatibile colla dignità e colla serietà di questo fatto.

Domani ti scriverò un altra lettera confidenziale sul passaggio di Thiers, del quale ho telegrafato per sommi capi (1).

So bene che tu non puoi rispondermi, e non ti chieggo risposte, nè occorre~ rebbero. Ma fa che Artom o qualcun altro mi scriva qualche particolare. E ciò per me. Che se avessi qualche corrispondenza da poter usare coi giornali, me ne servirei con molta utilità, ben inteso indirettamente, perchè non conosco nessun giornalista e non ho rapporti! con nessun giornale.

(2) Cfr. serie Ja, I, p. 13.

70

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, ... settembre 1870 (2).

J'attends avec impatience vos informations sur l'entrevue avec le Cardinal Antonelli. Il me .semble que la situation à Rome n'est pas bonne. On y voit s'introduire du dehors tous les agitateurs et tous les elements de desordre. Je ne comprends non plus ·comment on to1ère des journaux qui: n'aurai~ent pas meme dù paraitre. Dites-moi vos impressions à cet sujet.

(l) -Cfr. nn. 48 e 59 (ma anche 67). (2) -Inserito qui, come probabilmente del 26 mattina, dato il contesto, confrontato con quello dei nn. 45, 46, 56 e 75.
71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 26 settembre 1870, ore 17.

Veuillez me dire de quoi :tl s'est agi dans votre entretien avec le Cardinal Antonelli (1). Je vois que le Generai Cadorna a annoncé la nomination de la Junte en force des pouvoirs qu'il tient du Gouvernement du Roi et qu'il a déja proclamé Rome capitale. Cela ne s'accorde guère avec nos déclarations diplomatiques.

72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1390. Firenze, 26 settembre 1870, ore 17,20.

Le Ministre de Prusse m'a communiqué un télégramme de son Gouvernement qui déclare que M. de Bismarck s'est borné à demander, comme condition d'nrmistice, Toul, Strasbourg, et Verdun, et qu'il n'a jamais été question de Mont-Valérien (2). Toul est p:ris, Strasbourg tombera dans huit jours. Il ne

s'agirait donc que de Verdun. Le télégramme ajoute que le but de cette demande était de pouvoir approvisionner l'armée prussienne. Ce démenti vise évidemment à faire retomber sur M. Favre la responsabi1ité de la continuation des hostilités. Je ne puis croire à un simple malentendu. Dans l'état actuel, des affirmations aussi absolues ne peuvent, à mon avis, que nuire à la France (3).

73

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1392. Firenze, 26 settembre 1870, ore 17,40.

M. Thiers se rend à Saint Pétersbourg pour demander au Gouvernement russe l'initiative d'une action diplomatique en faveur de la France. Veuillez m'informer le plus tòt possible sur l'accueil qu'il recevra à la Cour et chez le Prince Gortchakow. Il serait très important pour nous de connaitre si M. Thiers a des

chances de réussir dans sa mission.

n. 45, p. 86. Cfr. anche l'appunto già cit., in data 21 settembre, ivi, n. 44, p. 85, che riassume, in seguito alla comunicazione avutane dal Brassier de Saint-Simon le dichiarazioni della circolare Bismarck del 13 settembre. '

(l) -Cfr. n. 75. (2) -Cfr. anche n. 82.

(3) Per il contenuto di questo telegramma cfr. l'appunto del Visconti Venosta, in I. e E. ARTOM, Iniziative neutralistichl! della diplomazia italiana nel 1870 e nel 1915 cit.,

74

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA

(USE)

T. RISERVATO 2901. Firenze, 26 settembre 1870, ore 17;45 (per. ore 19).

Sono dolentissimo che per assenza presidente Consiglio dei Ministri non posso dar risposta definitiva intorn:o formola plebisci'to (1). E.gli giungerà solo domani e subito sarà telegrafato. Mille ringraziamenti per ragguagli ,sopra sicurezza veramente soddi:sfacentissima che trasmetto Sua Maestà recatosi San Rossore.

75

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 26 settembre 1870, ore 12,40 (per. ore 13,15).

Ricevuto suo telegramma (2) dopo vislita fatta a Antonelli. Gouvernement du Roi de\'e selon Cadorna et moi ne pas paraìtre trop pressé d'avoir rapport ostensible avec le Vatican agissant de la sorte on echouerait et on perdrait bénéfi,ce arrangements de fait qui au contraire sont possibles si nous •consentons à éviter compromettre ouvertement Antonelli et Pape. Mi sono inteso con Cadorna per parlare aujourd'hui à Antonelli dans le meme sens des télégrammes de Sa Majesté et de Lanza... [manca] ga·rde secn~t :"Ur mes rapports avec Antonelli qui ne sont connus quc de Cadorna. È questa condizione indispensabile pel successo. Engage V. E. de tenere in tutto gran conto delle appréciations de Cadorna sur une situation qu'il est difficile de juger de loin. Jeri Cardinal Panizzi (3) dans une allocution ha fatto elogio nostre truppe e della tranquillità completa che mantengono da giorni. Non si capisce nulla alle voci totalmente false ·Che corrono in Firenze e che giornali riportano di disordini che avrebbero avuto luogo qui. Prince Torlonia qui est des plus timorati mi diceva jeri mai Roma fu più tranquilla. Agitateurs qui sont ici riconoscono pel momento non esservi nulla affare. Sola cosa regrettable est que Masi trop tolérant avec la presse. Agiremo su di esso perchè sia plus sévère. Cadorna vi conferma definitivamente quanto annunziai jeri sulla deliberazione giunta per formala plebiscito. Démission en masse de la junte inévitable si vous persisterez fait de la dernière gratVité. Sermoneta est la seule rpersonne agréée par les. libéraJUx et Pape. Selon moi ·situazione è buona si vous laissez junte propose plébiscite pur et simple si vous avez confiance en Cadorna si vous ne forcez pas trQP tòt vos rapports avec le Vatican.

(l) -Cfr. CASTAGNOLA, op. cit., PP. 68-69. (2) -Cfr. n. 56. (3) -Sic! Leggi: Patrizi.
76

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 26 settembre 1870, ore 17,30 (per. ore 20,30).

Due membri della Giunta arrivano stasera a Firenze pour expliquer résolution relatif [sic] Plébisdte.

77

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 26 settembre 1870, ore 21 (per. ore 22).

In coerenza del telegramma del Comm. Sella ho combinato col Generale di :parlarne a AntonelH. Ho dovuto presentare ·oggi ufficiale per le misure combinate ieri. Ho dato lettura a Sua Eminenza di un riassunto del telegramma del Comm. Sella e di quello di V. E. relativo mantenimento severo ordine rigoroso e r~spetto a pensone CU'lto (l}. Sua Eminenza mi disse tutto ciò risulta dai fatti stessi ed è riconosciuto anche da Papa. Ho detto che Sua Maestà si è astenuta finora per delicatezza dall'inviare al Papa un personaggio apposito ed al bisogno un de' 1suoi Ministri come Sua Maestà desidererebbe. Cardinale mi disse che pel momento ciò non farebbe che accrescere difficoltà ma che tempo verrebbe. Cardinale ed io abbiamo constatato che provvedimenti di sicurezza o carità per sanità soldati concertati colle Autorità militari come pure idea che serait échange non pregiudicherebbero nè implicherebbero alcuna questione di principio. Generale prega V. E. comunicare presente telegramma al Comm. Sella.

78

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AB) (2)

Roma, 26 settembre 1870.

In conformità dei telegrammi spediti dal Commendator Sella al Generale Cadorna e da V. E. a me (3), combinai col GeneraJe che nell'occasione che dovevo oggi pl'esentare al Cardinale Antone'IJi un ufficiale d'Artiglieria· per i provvedimenti di sicurezza comune desiderati da Sua Santità, ·ÌO avrei parlato a Sua Eminenza confidenz1almer.te nel senso dei ·telegrammi stessi. Dopo che il Cardinale ebbe presentato l'ufficiale che era venuto con me ad un impiegato che lo condusse ad adempiere quanto era convenuto per lo sgombro di ogni materia pericolosa dal Vaticano e dal Castel Sant'Angelo, egU (4) mi domandò se potevo ottenere ·che un brigadiere d'artiglieria pontificia, suo nipote, non foose tenuto

Il Sella telegrafava al Cadorna (cfr. anche n. 74 e 77) facendo le veci del presidente del Consiglio, Lanza, assentatosi per un rapidissimo viaggio a Torino (cfr. Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 151; CASTAGNOLA, op. cit., pp. 68-69).

come gli altri prigionieri (1), ma potesse dando la sua ;parola d'onore essere semplicemente internato in una città qualunque del Regno. Io risposi che non dubitavo che il Generale assentisse volentieri a fissargli per residenza ancllJe Roma stessa (come il GeneraJ.e dispose infatti quando gli ebbi rifedto su (2) questa domanda). Il Cardinale mi parlò poi dell'opportuni,tà che noi, senza preoccuparci di questioni polit1iche che è inteso debbono essere lasciate da parte, riducessimo le nostre truppe anche nelle caserme della città Leonina 'come nel Castello Sant'Angelo; per non !asciarle in questa stagione e nella notte all'aria aperta. Io osservai che il Generale poneva in ciò tanto scrupolo che non permetteva neppure ~che s'inviassero negli ospedali della città Leonina altri ammalati eh~ quelli dei distaccamenti stanziati nella città Leonina stessa. A ciò il Cardinale replicò che era per il Papa * che per esso stesso * (3) 1quistione di sempLice carHà d'aprire (4) tutti gli, ospedali ai nostri soldati; egli: mi pregò di dire al Generale che disponesse pure degli ospedali militari anche della città Leonina, e s'impegnò spontaneamente di ottenere dal Papa che ordinasse al Commendatore capo del-· l'Ospedale di Santo S.pirito, di fondazione particolare, di ammettere gratuitamente i nostri militari in quello stabilimento. U Cardinale mi fece po'i conoscere che non essendosi provvisto alla sussdstenza d'i quei mi'1itari ;pontificii rimasti regolarmente nella città Leonina che dipendevano già dal ministero delle armi, [e]gli aveva dovuto far le spese dei vive:ri per essi in questi ultimi giorni:. Il Generale, * cui riferii subito * (5) tutte queste cose, diede ordine perchè queste sussistenze fossero riconosciute a carico della Regia Amministrazione.

Essendo poi caduto il discorso sulla calma che regna in Roma. dissi al Cardinale che mi permettevo come prova dei sensi di fiducia che desideravo mantenere nelle mie comunicazioni con esso (6), d~ partecipargli un telegramma diretto al Genera1e Cadorna (7), del quale gli lessi il ,sunto qui appresso: « Si ha fiducia che il Genera1le userà il massimo rigore nella repressione del benchè minimo disordine o insulto alle persone od al culto, impedendo a qualunque cos.to, anche con arresto, ogni atto o scritto agressivo contro iii Papa, i Cardinali ed il clero, e guarentendo loro pernetta Hbertà di eserci,tare funzioni religiose di andare e venire senza ombra di pericolo d',~ngiuria. Sua Maestà desidera ~che degE ordini e delle istruzioni date a tale scopo risulti a Sua Eminenza il Cardinaie Antonelli ». Qui il Cardinale mi interruppe dicendo queste ,precise pa,role: «Tutto c~ò risulta da'i fatti *stessi* (8) e Sua SanHtà stessa lo riconosce». Di:ssi poli che ero infomnato com·e lo era ,anche iil Generale Cadorna che sua Maestà * non avea mandato espressamente un personaggio a Sua Santità per pura delicatezza * (9), ma che se Sua Eminenza credesse che al Papa non dispiacesse ricevere un suo inviato Sua Maestà gli manderebbe sub~to uno dei Ministri, essendo suo vivissimo desiderio fare ogni cosa possibile pe1· rendere la situazione

meno penosa per Sua Santità. Il Cardinale mi rispose che apprezzava la delicatezza di un'astensione che era preferibile per ora, l'invio d'un ministro o altro per,sonaggio espressamente mandato non potendo attualmente che accrescere la (l) difficoltà. Aggiunsi allora che il Generale Cadorna stesso si asteneva per lo stesso motivo dal presentarsi a Sua Eminenza; a ciò il Cardina~e l);Oll ri1S1pose (2). Il Cardinale m'intrattenne poi della presenza ,in Roma *del Sig. Cucchi e dell'arrivo del Sig. Ra:ttazzi 'COn alcuni amici suoi* (3). Mi disse che il parHto rivoluzionario è più abile ordinariamente degli agenti incaricati di sorvegliarlo e rrerprimerlo, e che il nostro ,compito presenta in Roma gravissime difficoltà .per l'avvenire. Recai subito tutto ciò a notizia del Generale Cad'Jrna.

(l) Cfr. n. 78.

(2) Ed. in LV riservato Roma, pp. 8-9; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 437-439.

(3) Quello del Sella al Cadorna, non rinvenuto, è riassunto, in questo stesso rapporto, dal Blanc; per quelli del Visconti Venosta al Blanc, cfr. n. 42 e 56.

(4) «S. E. • LV riservato.

(l) -< PI'igioniero » testo litografato del Ministero e LV riservato. (2) -c Partecipato • LV riservato.

(3) c Come per lui. LV riservato.

(4) <L'aprire» LV riservato.

(5) -«Che informai subito di» LV riservato. (6) -«Lui» LV riservato.

(7) Dal SelJ.a. Cfr. anche il te!. Lanza a Cadorna, del 22 settembre, n. 16.

(8) Omesso in LV riservato.

(9) LV riservato: • si era astenuta per pura delicatezza, dal mandare espressamente un personaggio a Sua Santità ».

79

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/A) (4)

Roma, 26 settembre 1870.

Il rifiuto della giunta di Roma di proporre una formala di plebiscito diversa da quella che fu votata nelle altre provincie d'Italia non è che la conseguenza della risoluzione sua di non lasciar pregiudicare irrevocabilmente la futura sorte di questa città. La pubblica opinione in Roma, a torto od a ragione, ravvisa nella formala proposta dal Ministero una prima applicazione del concetto di Roma città sacra, capitale morale, ma non sede effettiva del governo. Ora se da una parte il patriotismo dei Romani può benissimo accettare una dilazione e dei temperamenti nella pratica effettuazione del programma di Roma capitale effettiva, egli è per altro assai guardingo contro ogni atto che possa opporre per l'avvenire all'attuazione di tale programma ostacoli provvenienti dal patto fondamentale d'unione o da impegni diplomatici. Consideri il Ministero che l'attuale giunta è presieduto [sic] ed ispirata dal solo liberale Romano che sia accetto al papa, e che se essa si dimette non resta altra alternativa che il potere direttamente esercitato dal governo del Re o una giunta Montecchi. Mi limito a questi pochi cenni suno spirito, 1se posso dir così, della situazione. V. E. ne terrà quel conto che crederà.

Dobbiamo fin d'ora prevedere che sorgerà in questi giorni nella giunta un altra quistione, in fondo alla quale si scorge del pari la stessa apprensione dei Romani che possa restar pregiudicata la futura sorte di Roma: la quistione delle corporazioni religiose. Come si fa a non applicare a Roma le leggi vigenti a tal riguardo in Italia? E come si fa a togliere alla S. Sede gl'istituti che sono i suoi ·istrumenti e per così dire accessorii necessari? Il governo si preoccupa giustamente di conservare quel che fa corona e serve di mezzo di azione spirituale alla S. Sede; i romani si preoccupano della trasformazione della campagna romana isterilita dalla mano morta; come si potrà uscire dal

dilemma di ferire o gl'interessi e i diritti dei romani o quelli della S. Sede?

La giunta tende a prendere sopra di sè la responsabilità di dichiarare che le

leggi vigenti in Italia sulle corporazioni religiose saranno applicabili al ter

ritorio romano. Sarà tanto più difficile evitare che la quistione sia posta, in

quantoché non s'ignora che il .governo ha una tendenza opposta. Io ho pregato

Gerra e Giacomelli di esaminare se non si potrebbe conciliare tutto, consi

dPrando gl'istituti ecclesiastici esistenti in Roma solo come istituti riconosciuti al

pari d'un collegio o d'un ospedale, e provvisti di rendite inalienabili. Mi pare

che la diplomazia se ne potrebbe accontentare. In ogni modo è urgente che il

Ministero si formi un opinione su tale argomento.

Questa popolazione sente il bisogno di ordine, di autorità, di legalità.

Tutti però i liberali, e perfino Sermoneta, amico personale di Pio IX, credono

che sia un concetto inesatto in quanto ai fatti e nocivo in quanto alle conse

guenze, il considerar Roma come una città clericale e destinata a rimaner

tale. Non si debbono nè si possono, secondo essi, cercare le guarentigie d'in

dipendenza per la S. Sede e le assicurazioni dovute al mondo cattolico, in

un altra via che non sia quella della separazione dei poteri, della larga eman

c~pazione civile ed economica della società laica, e dell'appliçazione alla Chiesa

dei benefici del diritto comune e della libertà, per opera d'un governo forte

e risoluto, che tuteli con energia la :sicurezza pubblica e privata, e non sia

sospettato di debolezza verso il gesuitismo o verso il partito del disordine.

(l) -• Le» testo litografato del Ministero e LV riservato. (2) -Cfr. anche CADORNA, op. cit., pp. 271 e 562. E cfr. Lanza a La Marmora, 13 ottobre, e La Marmora a Lanza, 17 ottobre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 174-175 e 194.

(3) • Di alcuni radicali estremi • LV riservato.

(4) Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e quindi nemmeno in CADORNA, op. Cit., 3• ed.

80

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

RISERVATA N. 225 (1). Roma, 26 settembre 1870.

Mentre si stipulava la capitolazione del Presidio di Roma il Generale Kanzler mi espresse personalmente il desiderio di essere esonerato dallo sfilare con le Truppe Pontificie prima di deporre le armi; acconsentii senza difficoltà a questa sua domanda, considerando in lui la sola qualità di Ministro e gli . diedi anche facoltà di ritirarsi nella città Leonina presso il S. Padre, purchè

smettesse l'uso della divisa della carica che occupava.

In questi giorni feci pubblicare una notificaz.tone nella quale si prescrive

che tutti i Militari Pontificii, ·che per qualsiasi moti:vo .sieno tuttora in Roma,

debbano presentarsi prima del 28 corrente al Comando Militare della Piazza onde

constatarne la posizione. A tale invito il Generale Kanzler mi :rivolse di nuovo

domanda di essere esonerato unitamente al suo Aiutante di Campo Conte di

Beaumont da tale presentaziOille e di 'Continuare a rimanere presso il S. Padre;

alla quale cosa credetti di annuire, non ravvisando ragioni 'Ìn contrario, e adem

pio al dovere d'informarne l'E. V. per opportuna sua norma, soggiungendole

inoltre che a quanto mi asserisce il Generale KanZJler egli aveva ottenuto la

cittadinanza Romana.

Io-Documenti diplomatici • Serie Il • Vol. I.

(l) Trasmessa in copia 'dal ministero della guerra al Visconti Venosta il 29 settembre con nota riservata n. pl'lot. 6568.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

RISERVATA N. 227 (1). Roma, 26 settembre 1870.

Giusta le istruzioni datemi dal Governo (col telegramma del 22 corrente firmato dal Ministro Sella) riguardo alla condotta da tenersi da me verso Sua Santità, inviai questa mattina al Vaticano un Ufficiale del mio Stato Maggiore (2), ·COn lo incarico di presentarsi a S. Eminenza il Cardinale AntoneHi, per sentire quali fossero le intenzioni ed i desiderii di Sua Santità riguardo alla continuazione della occupazione, per parte delle Truppe nostre, della città Leonina.

Già ieri il Cardinale Antonelli con sua lettera a me diretta, esprimeva il desiderio che l'occupazione suddetta continuasse, nello interesse dell'ordine, in quella parte della Città, e stamattina confermò a voce il desiderio stesso parlando con l'Ufficiale di Stato Maggiore precitato (3).

A questo Ufficiale diedi pure lo incarico di far ~sentire al prefato Cardinale, che sarebbe stato necessario per l'igiene che le Truppe destinate a tutela dell'ordine nella città Leonina, fossero quivi ricoverate in qualche locale, invece di rimanere al bivacco per le piazze e per le vie, come stettero finora. Ed inoltre che i malati di queste truppe fossero ricoverati nell'Ospedale di S. Spirito, e nell'Ospedale Militare che travasi in quella parte della Città.

Alla prima domanda rispose adesivamente il Cardinale, ed anzi egli spon: taneamente, non conoscendo al momento quali fossero i locali da utilizzarsi per aUoggiare Truppe nella città Leonina, propose ~che si occupaSISe da noi lli Castello S. Angelo, che pel bisogno di cui trattasi offre considerevoli risor,s,e. Il Cardinale diede anzi un permesso in iscritto per poter entrare a riconoscere il Castello, per mettervi ordine relativamente a certe munizioni sparse, e per accasermarvi truppe.

In quanto alla seconda richiesta, cioè per gli Ospedali, si riservò di rispondere, perchè non dipendeva totalmente da lui il poter dare l'adesione: promise però d'interessarsene.

S. Eminenza H Cardinale Antonelli fece pure verbalmente istanza all'Ufficiale di Stato Maggiore, perchè fossero ritirate altre munizioni abbandonate sui ba,stioni dietro al palazzo Vaticano, e si vuotassero i cannoni rimasti carichi.

E finalmente dimostrò il desiderio che i veterani (circa 200) rimasti in Castel S. Angelo fossero provvisti da noi di viveri, e de!Je loro competenze.

A queste domande fatte spontaneamente dal Vaticano, e senza suggeri· mento da parte mia, risposi aderendo pienamente a voce prima, cioè col mezza dell'Ufficiale di Stato Maggiore, e poscia per iscritto, con la lettera che qui acchiudo in copia, onde prendere atto delle domande stesse, e del loro soddisfacimento per parte mia.

con nota riservata n. prot. 6568. Per il tel. Sella, cfr. p. 10 n. 1.

Mentre ho l'onore di rendere di ciò informata l'E. V. a compimento del mio dovere, la prego di darne anche partedpazione a S. E. il Ministro degli Esteri per la parte che potesse interessarlo.

N. B. -È ben inteso che resta fermo il principio che ad ogni richiesta che la Truppa sia ritirata si farà senz'altro.

ALLEGATO

R. CADORNA AL CARD. ANTONELLI (Ed. in CADORNA, op. cit., pp. 264-265)

N. 227. Roma, 26 settembre 1870. Come l'E. V. ebbe ad esprimere ieri il desiderio al Signor Commendatore Blanc, Le ho spedito questa mattina un Ufficiale del mio Stato Maggiore onde sentisse da Lei quali fossero per la parte Militare le disposizioni a prendersi per assicurare l'ordine e la tranquillità nella città Leonina. A tale scopo ben di buon grado acconsento che la Truppa, in forza proporzionata a tale servizio, continui a rimanere nella città Leonina fìnchè Sua Santità il Sommo Pontefice la crederà necessaria. I posti di Truppa per guardia e sorveglianza saranno opportunamente ripartiti nelle vie onde l'ordine e la pubblica sicurezza siano mantenuti. Sono riconoscente a V. E. che nello interesse dell'igiene delle Truppe mi abbia spontaneamente fatta facoltà di poter accasermare porzione delle medesime nel Castel S. Angelo ed in quegli altri locali già ad uso Militare in codesta parte della Città. Con questa misura mi sarà dato di raccogliere in siti più convenienti per la loro salute i drappelli che ora bivaccano per le piazze e per le vie e che forniscono appunto le sentinelle e le pattuglie a tutela della pubblica quiete.

Ringrazio pure l'E. V. dell'intenzione manifestatami per mezzo del precitato Ufficiale di Stato Maggiore d'interessarsi onde siano accettati nello Spedale di

S. Spirito e nell'Ospedale Militare (l) gl'individui appartenenti alle Truppe alloggiate nella città Leonina i quali cadessero malati: su questo riguardo attenderò dalla

E. V. il cenno ch'ebbe la cortesia di promettermi.

Per parte mia, secondando il desiderio da Lei espressomi, dispongo oggi stesso perchè domattina per cura dei drappelli dei miei Artiglieri siano ritirate e riposte in luogò sicuro le munizioni da Guerra che sono ripartite ed abbandonate nei dintorni del Vaticano e nel Castel S. Angelo e così pure che siano vuotati i cannoni che per avventura fossero tuttora carichi, di maniera che non siavi più a temere scoppio od altro inconveniente.

Dò inoltre gli ordini onde d'ora innanzi siano provvisti di viveri i veterani o sedentarii che trovansi nel Castel S. Angelo, tale essendo l'intenzione che la E. V. mi fece esprimere dal surripetuto Ufficiale.

(l) Trasmessa in copia dal ministero della guerra al Visconti Venosta il 29 settembre

(2) Cfr. anche n. 78.

(3) Cfr. CADORNA, op. cit., p. 263.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 663. Berlino, 26 settembre 1870 (per. il 30).

D'après le télégramme du Comte de Bismarck sur ses trois entrevues avec

M. Jules Favre, celui-ci, dès son retour à Paris avait décliné l'armistice sous la condition de la remise préalable aux armées allemandes des forteresses de Strasbourg, Toul et Verdun. Ces conditions n'avaient rien d'exorbitant, vu que Toul était au moment de capituler, et que Strasbourg ne pouvait tarder

beaucoup à se rendre. Ces positions ont une grande importance pour assurer

le ravitaillement et de libres communications.

Le Gouvernement de la défense nationaie à Tours n'est donc pas dans le

vrai, quand il affirme, dans sa proclamation du 24 Septembre, que la Prusse

pour consentir à un armistice a exigé, outre Strasbourg et Toul, la reddition du

Mont-Valérien. Il se peut, et c'est là un détail à vérifier, que, dans ses longs

entretiens avec M. Jules Favl"e, le Comte de Bismarck ait laissé entendre

que l'occupation de ce fort, à titre de gage, serait réclamée si l'armisHce était

continué avec des chances d'aboutir aux préliminaires de paix. Mais on nie

pérempto'irement ici que le Mont-Valérien fùt compris dans les conditions de

l'armistice ·comme tel. L'opinion est assez unanime, parmi mes Collègues, que · le Gouvernement provisoire eùt agi plus sagement en acceptant, sur ces bases, une suspension d'armes.

Il se serait certainement trouvé en présence des prétentions assez nettement

indiquées dans les deux Circulaires du Chancelier fédéral, en date des 13 et

16 Septembre. Mais, d'après le dicton -qu'il faut domander le plus pour

obtenir le moins -, peut-ètre se serait-on montré plus modéré dans les négocia

tions, en n'insistant pas sur la prise de Metz, qui aurait été démantelé, ·Comme

le fut la forteresse de LuX!embourg après 1867.

Mon collègue de Russie ne cache pas ici une opinion, d'après laquelle le

Gouvernement Prussi·en dépasserait la mesure en ne se désistant par d'incor

porer surtout la partie français·e de la Lorraine.

Un pare de siège, qu'on tenait en réserve à Berlin, a été acheminé il y a

trois jours sur Paris.

P. S. -Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(l) • Nell'Ospedale Maggiore " CADORNA; al penultimo rigo • tale essendo il desiderio •·

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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

. R. 1258. Tours, 26 settembre 1870 (per. il 1° ottobre).

Pervene jeri a Tours un proclama pubblicato a Parigi il 20 settembre e firmato da tutti i Membri della Difesa Nazionale che è del seguente tenore: «Si sparse la voce che il Governo della difesa nazionale pensava d'abbandonare la politica per la quale egli fu messo al posto dell'onore e del per.icolo. Questa politi·ca è quella che si formula nei termini:

Nè un pollice del nostro territorio, nè una pietra delle nostre fortezze.

Il Governo la manterrà fino al fine».

La risoluzione enunciata in questo proclama corrisponde alle dichiarazioni

di guerra ad oltranza fatta [sic] testè dalla Delegazione governativa di Tours.

E difatti la Delegazione continua a prendere ogni disposizione consentita dalle cir

costanze onde aumentare e rinforzare gli ultimi mezzi di difesa. Così con un nuovo

decreto essa prescrive la formazione di quattro nuovi quadri di ·compagnie in

ciascuno de' depositi dei reggimenti d'infanteria di linea, e di due in ogni deposito dei battaglioni dei cacciatori a piedi. Il Ministro interinale della Guerra, Ammiraglio Fourichon spera d'avere entro circa dieci giorni tre nuove armate pronte a tenere il campo per le quali sono già intieramente terminati i quadri. Pare intenzione del Governo di fare ogni possibile sforzo per gettare una parte almeno delle forze che ora si organizzano sulla linea dell'est, tra Parigi e la ba.se d'operazione del nemico allo scopo di tagliare le sue comunicazioni e di rendergli una ritirata od impossible, o almeno molto pericolosa, non può essere mio compito di giudicare quanta probabilità d'esito offrano tali progetti; ma devo constatare che nel fatto il linguaggio privato dei membri del governo differisce considerevolmente da quello che le circostanze lo impegnano da tenere in pubblico. La loro fiducia nei risultati oramai sperabili è !unge dalla fermezza che farebbero supporre e i proclami ed i decreti che si succedono senza posa. Anche gli ordini del giorno del generale Trochu, ed un proclama del Ministro dell'Interno, Signor Gambetta, tradiscono, in mezzo alle più calde e patriottiche esortazioni, l'esistenza di cause disolventi che invero non permettono un buon augurio sul termine di questa penosa crisi. « Le prime prove della guerra, dicea in data del 19 settembre il Signor Gambetta ai Parigini, vi troveranno calmi ed intrepidi, e se i fuggiaschi come oggi venis•sero a portare nella città il disordine, il panico e la menzogna, voi resistereste imperturbabili, sicuri che la Corte marziale testè istituita dal Governo per giudicare i disertori, saprà invigilare efficacemente alla salute pubblica e proteggere l'onore nazionale». Da parte sua il Generale Trochu dovette comminare a termini della legge militare la pena di morte ai soldati dimentichi del loro dovere, sia in presenza del nemico, sia

in mezzo ai cittadini.

Le prospettive derivanti da questo stato di cose non sono rese per ora più favorevoli nè dalle notizie del campo, nè da quelle sulla condizione interna dei Dipartimenti. I fatti d'arme avvenuti intorno a Parigi e descritti come vittorie dai giornali francesi sono insignificanti; il solo fatto importante, quello del 19, tra Meudon e Sèvres è dallo stesso rapporto militare francese descritto come una non dubbia disfatta. D'altronde, a Lione ed a Marsiglia la bandiera rossa non scomparve tuttora, e per quanto se ne attenui il significato la sua è pur sempre una prova di serii dissidj intestini.

Per ogni buon fine devo ancora una volta pregare l'E. V. di tenere conto nella valutazione delle notizie militari che io mi trovo in grado di trasmetterle di quelle sorgenti alle quali esclusivamente io posso e devo attingerle. Anche la recente esperienza dimostra infatti che esse vogliono essere seriamente controllate.

(l) Manca.

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IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 24. Chambéry, 26 settembre 1870 (per. il 29).

Ieri sera partirono per Orléans milleduecento c'inquanta guardie mobili della Savoia-1900 ne partirono d'Annecy per Vezou [sic]. Rimangono qui ancora una dnquantina di Cacciatori delle Alpi che devono partire quanto prima per Lione

e da mille trecento a mille quattrocento soldati di diverse armi, con pochissimi ufficiali, che vanno a partire fra qualche giorno. Si deplora la partenza dei mobili che non hanno istruzione alcuna, nè disciplina, e sono armati di vecchi fucili dell'antico sistema.

Le ultime notizie che furono sabato sera pubblicate sulle pretese della Prussia e sulla eroica, ma pur troppo inutile risoluzione di continuare la guerra ad oltranza hanno qui gettato la costernazione la più profonda. Al timore dei nemici esteri si aggiunge quello dello spettro rosso che minaccia, e si paventano i disordini, che turbano la città di Lione.

Il Generale de Rolland che fu incaricato fin dal principio della guerra di comandare la suddivisione fu obbligato avant'jeri a dimettersi, attribuendosi ad esso la colpa dei ritardi che hanno luogo nelle distribuzioni delle armi. Temendo una dimostrazione, che si preparava per la sera per seguire l'esempio di Grenoble, ove il Generale di Divisione, ed il Comandante di piazza furono messi in arresto, non volle essere cagione di tumulti e di rappresaglie. Fu nominato a farne le veci un antico Capitano della Brigata Savoja, Maggiore in ritiro.

Domattina la Commissione municipale deve radunarsi per votare un imprestito straordinario per provvedere all'armamento della guardia nazionale.

Se però grande è lo slancio, e generale lo spirito per respingere l'invasione nemica, mancano le armi, ed i mezzi di combattere. La più grande confusione regna in tutte J:e amministrazioni -ordini, e contr'ordinli continui -per tre giorni non si distribuì più alcun giornale estero e sui rkhiami fatti l'ordine fu revocato. L'indisciplina come mai non se ne vide l'uguale domina tanto nel\'Armata, quando nelle milizie cittadine -si direbbe che la Francia si trova in uno stato di dissoluzione completa, e di sfacelo generale.

Quando all'occupazione di Roma, che rallegrò non solo la piccola nostra Colonia che entusiastica applaude al Re ed al suo Governo, ma tutto il partito liberale, pare che una parola d'ordine .sia stata data, giacchè il Courrier des Alpes il quale al momento dell'ordine dato del passaggio delle nostre Truppe sull'ex Pontificio territorio pubblicava un violento articolo, chiamando questo fatto una umiliazione per la Francia, non ne disse più una parola, dopo che il Signor Martin Franklin antico Ufficiale del Genio ed uno dei •socii fondatori del giornale pubblicò nel medesimo una lettera con cui manifestando i suoi sentimenti di simpatia, ed affetto per l'Italia, dichiarava di non associarsi alle amare critiche, che nuovamente si tendeva a pubblicare, e ritirarsi. -In oggi quel periodico non si occupa più delle cose nostre, sistema, che vedo seguito anche da altri giornali, che ci erano ostili, e che non fanno più menzione dell'Italia, come se non esistesse. Nell'Alta Savoja regna una grande agitazione nel senso d'una annessione alla Svizzera. Quest'idea è molto accarezzata anche nel resto della Savoja che porta in oggi il peso delle sventure che gravitano sulla Francia, pagando un

lar.go tributo d'uomini, e di denaro.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. N. Nizza, 26 settembre 1870, mattina.

Oltre al ritorno al rigoroso stato d'assedio, allo scioglimento della Guardia nazionale sedentaria ed alla nomina, d'Autorità prefettizia, di una Commissione municipale, e di altra Commissione militare in permanenza, si assicura che è stato ordinato dal Signor Baragnon l'armamento immediato delle piazze di 'Villafranca e di Antibo con sessanta o settanta bocche da fuoco. Ieri sera alcuni pretendono aver visto in lontananza dirimpetto a Nizza due bastimenti corazzati. Alle truppe poi già qui fatte arrivare a furia da Tolone, da Villafranca, da Antibo, da Draghignano in seguito delle innocue pacifichissime dimostrazioni in senso italiano, o di indipendenza locale, si assicura verranno ad aggiungersi i 3500 volontarii zuavi (ora se ne fa ascendere a tal cifra il loro numero) che già spogliarono le campagne circostanti d'Antibo, ove sono accampati. Mentre la loro presenza non è considerata come una garanzia di sicurezza per le proprietà, Nizza finirà per contenere più soldati che cittadini. Le Guardie nazionali sedentarie restituiscono senza difficoltà le armi, che loro erano state affidate e delle quali mai si servirono nel breve tempo che le ebbero, se non per l'ordine pubblico. Questo Signor Prefetto però si trova sempre sotto l'incubo della paura, e fà nella sera per le silenziose vie della città risuonare i passi di molte e grosse pattuglie a piedi ed a cavallo. Parecchi Nizzardi intimiditi dall'arresto del signor Ugo, ex ufficiale italiano, e dagli atti arbttrarii d'ogni .specie •che si commettono sotto il manto dei pieni poteri civili e militari e si può ben anche aggiungere giudiziarii, conscii d'aver manifestato sentimenti antifrancesi ed antirepubblicani, hanno stimato prudente di allontanarsi dalla città. Per guarire i pochi repubblicani di buona fede in Italia, non vi sarebbe, al mio avviso, migliore specifico, che il fare pubblicare e commentare sui giornali

italiani i decreti di queste Autorità repubblicane, onde far toccar con mano come s'intenda da esse la libertà e la santità della legge.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 27 settembre 1870, ore 16.

J'ai reçu vos lettres (1). Je vous remercie et j'approuve complètement le

langage que Vous avez tenu au Cardinal Antonelli. J'ai envoyé au Roi des extraits des vos lettres en recommandant le secret le plus absolu.

(l) Cfr. nn. 61 e 62.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. 110. Firenze, 27 settembre 1870.

Il sottoscritto reputa dover suo d'informare il Ministro dell'Interno delle tristi condizioni in cui versa l'ordine pubblico nei dipartimenti della Francia più vicini alle frontiere del Regno. Epperciò comunica all'Onorevole suo Collega alcuni estratti della corrispondenza confidenziale dei Regi Consoli a Marsiglia, Nizza, e Tolone. Dalla lettura di tali rapporti, si scorge anche la parte che pren. dono alcuni italiani nel disordine che affligge una così gran parte della Francia.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (A VV, mazzo 5, fasc. 4 3/F)

L. P. [URGENTE]. Firenze, 27 settembre 1870.

Ho aperta testè la sua lettera (l) e non so se ne sia stato p'iù sorpreso che addolorato. È impossibile che Lei si separi da noi a metà cammino, e precisamente quando comincia l'erta. Lei dopo avere così bene condotte le cose e preparata la via vuole abbandonarci? e perchè? Vi hanno forse divergenze di principii o di scopo? Non lo credo. In quanto ai mezzi non ci potremmo mettere d'accordo? Tentiamo almeno. Mi creda che la sua ritirata in questo momento e nel fervore della battaglia non sarebbe approvata nè da suoi amici nè da suoi nemici. Mi perdoni la libertà del linguaggio in grazia di quella profonda stima ed affetto sincero che sento per le sue rare doti e di mente e di carattere. Intanto mi conceda un atto di autorità, ed è di non aprire la seduta del Consiglio in attesa del

suo arrivo. Spero che non mi vorrà disdire.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 27 settembre 1870, ore 11,35 (per. ore 12,25).

Le scrivo sulle ragioni già riferite al Ministro Interno che rendevano necessaria nomination junte par Cadorna en vertu de ses pouvoirs. Son discours a àonné intonazione indispensabile et s'est [sic] approuvé ici par les libéraux et diplomates et a produit bon effet au Vatican. Il parait bien plus important mème pour le étranger de stabilire ordine e dare alla situazione carattere di moderazione e conciliazione [que] de notre coté laisser aUer choses à la dérive pour

[manca] che romani sont libres ce que nessuno pourrait raisonnablement mettre en doute.

(l) Cfr. n. 57. Il Lanza era stato assente, il 26, essendosi recato a Torino (cfr. p. 62, n. 3).

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IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3028. Pietroburgo, 27 settembre 1870, ore l (per. ore 13).

Dans les communications du Ministre de Russie à Berlin et du Ministre de Prusse ici il n'est pas question du Mont Valérien. Le Prince de Gortchakow m'a dit que la Russie avait épuisé ses moyens d'influence et avait obtenu réception de Favre au Quartier Général; qu'une action collective irriterait la Prusse dans ce moment et n'amènerait pas de meilleures conditions; qu'il ne restait que l'action matérielle devant laquelle il a toujours déclaré vouloir s'arréter. Je lui ai demandé s'il croyait que l'Autriche agirait sans s'entendre avec la Russie. M. Thiers arrive demain matin.

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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3032. Costantinopoli, 27 settembre 1870, ore 12,55 (per. ore 16,20).

La Sublime Porte n'attache pas grande dmportance à la mission de M. Thiers à Saint Pétersbourg. L'état de prostration et quasi dissolution où est la France òte à cette démarche in extremis tout caractère de gravité. Le danger de la Porte est dans la situation méme des choses dans l'équilibre rompu en Orient.Ignatieff pense qu'à Pétersbourg on écoutera poliment M. Thiers mais on ne s'engagera à rien. Quant à lui j'ai dit à V. E. qu'il est dans un ordre d'idées tout différent. Il prévoit fin prochaine de la guerre et dit que la Russie peuple jeune doit s'allier avec autres peuples jeunes ou qui se transforment et renouvellent tel que l'Italie et l'Allemagne. C'est avec eux qu'il faut s'entendre. Il désire par cet accord obtenir pour le moment modification Traité de Paris relativement à la Mer Noire et rectification frontière Bessarabie. Il part en congé pour 15 jours et ici on est plus préoocupés de ce voyage que de la mission de M. Thiers.

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3031. Londra, 27 settembre 1870, ore 20,40 (per. ore 6,40 del 28).

Lord Granville venu aujourd'hui en ville me dit qu'il regrette résultat de l'entrevue entre Favre et Bismarck, mais il croit que les dispositions des deux belligérants rendront inutile méme à présent toute intromission et qu'il pense que les neutres ne peuvent à l'état actuel des choses rien faire (1).

P. -KNAPLUND, Gladstone's Foreign Po!icy, New York, 1935, pp. 59-61 e 270-279; e in Foundations of British Foreign Po!icy, jrom Pitt (1792) to Sa!isbury (1902), a cura di H. TEMPERLEY e L. M. PENSON, London, 1938, n. 125, pp. 324-327. E in genere cfr. anche la regina Vittoria a Gladstone, l ottobre, Gladstone alla regina Vittoria, 5 ottobre (The Letters of Queen Victoria, 2a serie, ed. da G. E. BUCKLE, II, London, 1926, pp. 73-75).
(l) -Cfr. Granville a Paget, 27 settembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 158, p. 97. Sul pensiero del Gladstone circa le richieste del Bismarck per la pace, cfr. il memorandum del Gladstone stesso, del 25 settembre, in
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 664. Berlino, 27 settembre 1870 (per. il 30).

J'ai reçu hier, ainsi que mes Collègues dans cette résidence, une circulaire dont je transmets ci-joint l'originai et la traduction (1). Ains1i que je viens de l'apprendre par M. de Thile, le texte de ce document lui a été fourni par le Comte de Bismarck, sans l'accompagner d'aucune explication.

Il est évident que cette Circulaire a le double but, d'une par.t de constater d'où provient le refus d'armistice, et d'autre part de dégager toute responsabilité pour .la sécurité des communications, vers, de, et dans Paris.

ALLEGATO

VON THILE A DE LAUNAY

(Traduzione)

Berlin, le 26 Septembre 1870. Les détenteurs du pouvoir en France, ayant refusé l'armistìce, ont fait de Paris le théatre de la guerre. Un Gouvernement reconnu n'existant point à Paris et le Gouvernement de facto s'étant, à ce que l'on dit, transféré à Tours, le Soussigné a l'honneur d'informer M. le Comte de Launay que la siì.reté des communications vers, de et dans Paris n'existe plus que dans la mesure des événements militaires. Le Soussigné saisit cette occasion, etc. etc. (signé) DE THILE

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 50-53)

R. 131. Londra, 27 settembre 1870 (per. il 3 ottobre).

A conferma ed a maggiore sviluppo del telegramma speditole or ora col quale ho riassunto la conversazione avuta oggi con Lord Granville sulla quistione di Roma (2), ho l'onore di significarLe quanto segue.

Sua Signoria mi partecipò spontaneamente che Egli aveva detto al Signor Gladstone avergli io comunicato il telegramma col quale V. E. mi annunziava l'entrata delle truppe Reali in Roma, e che Egli mi aveva ringraziato di questa comunicazione, e soggiunse che il Signor Gladstone era del pari aderente alla espressione di questi sentimenti.

Da tutta la conversazione che ebbi col Conte sopra questo soggetto traspariva la sua ·soddisfazione pel modo col quale eransi condotti gli avvenimenti e per lo scopo che erasi fin qui ottenuto di mantenere in Roma ed in ogni parte

n. -533, p. 657.

del territorio nuovamente occupato, come pure in tutto il Regno, la tranquillità e l'ordine. Sua Signoria portò ancora il discorso sopra i fatti che avrebbero fatto seguito all'unione di Roma al Regno, e specialmente sul trasporto a Roma della Sede del Governo, come già aveva fatto nella precedente conversazione da me riferitale col mio rapporto del 22 corrente * N. 129 politico * (1). Sua Signoria mi espresse il dubbio che il trasporto immediato ed effettivo della Sede del Governo a Roma potesse produrre degli inconvenienti, e creare delle difficoltà e dei disturbi, e notò come gli paresse che la questione importante per l'ItaJia potesse ritenersi come risolt? per gli Italiani, indipendentemente dal trasporto della Capitale.

Risposi di nuovo al Signor Conte che io non aveva ricevuto alcuna comunicazione relativa alle intenzioni del Governo sul trasporto più o meno vicino della Sede del Governo stesso a Roma. Limitandomi perciò a parlargli in solo mio nome, gli ripetei che io non mi dissimulavo le difficoltà che si potevano incontrare, e che era ben certo che di esse avrebbe tenuto conto il Parlamento ed il Governo: ma che bisognava pùre prendere in considerazione le difficoltà che il Governo avrebbe incontrato a differire quel trasporto, difficoltà che avevano la loro origine nei voti già emessi dal Parlamento, -nell'opinione pubblica contrariata da tante difficoltà incontrate al compimento dei suoi voti e delle sue giuste aspirazioni, difficoltà lungamente, e più o meno pazientemente sofferte * -ne1le vive e speciali sollecitazioni di alcune parti dell'Italia in ispecie, che vedevano nel trasporto a Roma della Sede del Governo una soddisfazione ed un compenso * (2), e nei partiti i più spinti i quali non avrebbero mancato di servirsi anche di questa quistione come di un'arma di opposizione e di lotta, ai loro fini speciali. Soggiunsi che trattavasi in ciò di una questione interna nella quale il Governo e la maggioranza del Parlamento, e del paese che lo appoggia non potevano tenere altra via fuori quella che fosse indicata appunto dal desiderio di risolvere la quistione nel modo più conforme ai veri interessi del paese, e di cansare il più possibile le più rilevanti difficoltà. Il Signor Conte non mi disse in che specialmente si fondassero i dubbi da Lui espressimi, nè mi parve opportuno di spingerlo io medesimo a maggiori dichiarazioni, ma ciò risulterà meglio dal cenno che farò in seguito della conversazione che ebbi poscia col Signor Otway Sotto Segretario di Stato politico al Ministero degli affari Esteri.

Dopo di ciò il Signor Conte di Granville mi disse che non era ancora ben certo se il Papa rimarebbe a Roma, o se ne (3) allontanerebbe; che le opinioni opposte lottavano intorno e presso il pontefice; che Egli lo aveva officiosamente fatto consigliare di non lasciare Roma. Mi confermò poi quanto Sir A. Paget aveva già detto a V. E. per ordine del suo Governo, cioè che, ove il papa lo avesse desiderato, il Governo Britannico non si sarebbe rifiutato di riceverlo a bordo del suo naviglio (4).

6 settembre, Jervoise a Granville, 27 agosto. Correspondence, cit. nn. 8, 9, 16, 19, pp. 4-5, 9 e 11. Le istruzioni all'Ammiragliato anche in Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 22-23; il dispaccio al Jervoise del 21 anche in Das Staatsarchiv, XX, n. 4308, PP. 258-259.

Ringraziai Sua Signoria dei buoni ufficii fatti presso il Papa soggiungendogli che, sebbene non avessi avuto recenti istruzioni a questo riguardo, pure sapevo di certo che il mio Governo desiderava che il Pontefice rimanesse a Roma, e che anche a questo fine miravano le disposizioni e le dichiarazioni del Governo dirette a fare al pontefice una condizione pienamente indipendente e libera. Feci notare a Sua Signoria come l'interesse ben inteso e non dubbio della religione e del Sommo Pontefice richiedesse che Egli non abbandonasse Roma. Un tale abbandon6' potrebbe certamente creare qualche noia e qualche disturbo al Governo Italiano; ma si deve ritenere che ciò non eserciterebbe alcuna influenza sui voti unanimi del paese, sulle determinazioni del Governo, e sui fatti compiuti -che il Pontefice dopo di essere partito da Roma a dispetto di tutto ciò che il Governo Italiano avesse fatto perchè ragionevolmente vi dovesse rimanere, e contro i consigli dei Governi di Europa, non avrebbe certamente trovato in alcun paese quell'appoggio che ora non aveva mancato di domandare, ma che non aveva ottenuto -e che infine dovevasi pensare che era molto più facile pel Pontefice il partire da Roma che il ritornarvi, massime a riguardo delle condizioni di un tal ritorno, e che perciò chi era più interessato a che il Pontefice non abbandonasse Roma, era il Pontefice stesso, e la Religione di cui è Capo. Dopo queste considerazioni che mi parvero consuonassero colle viste di Sua Signoria, io gli ripetei che il mio Governo faceva assegnamento sulla continuazione dei suoi buoni ufficii presso il Papa. Ed io mi permetto di esprimere la speranza che il Pontefice non lascerà Roma, se consigli eguali a quelli che gli vengono dal Governo Britannico, gli saranno pressantemente dati dai Governi di Nazioni CattoHche, e se esse (l) gli toglieranno la speranza che un tal faHo (2) possa essere mezzo di ottenere un appoggio alla Sua resistenza. * Parmi che sarebbe cosa molto desddera.bile che in questi giorni nascesse qualche o·ccasione in cui il Pontefice potesse ricevere delle manifestazioni che gli provassero il rispetto che il Governo, le truppe Reali, e le popolazioni hanno pel Capo della Religione, essendochè ciò darebbe molta forza al partito che presso di Lui appoggia la Sua permanenza in Roma * (3).

Appena uscito dalla conversazione con Lord Granville, avendo dovuto abboccarmi col Signor Otway per affari correnti della Legazione, Egli in questa circostanza mi parlò pure degli affari di Roma. Espressemi senza riserva la Sua soddisfazione pel fatto compiuto, e pel modo con cui era avvenuto; mi ripetè gli stessi dubbii che mi aveva mossi il Signor Conte Granville a riguardo del trasporto della Sede del Governo a Roma. Egli mi disse che le difficoltà pratiche che ciò avrebbe incontrato potevano a·gire sensibilmente sui sentimenti di (4) popolazioni cattoliche di altri paesi, e cagionare in esse una maggiore ripugnanza ad accettare il fatto stesso della unione di Roma al Regno. Mi citò per questo fine espressamente l'Irlanda e mi manifestò l'opinione che il trasporto della Sede del Governo a Roma avrebbe ora reso più difficile e complicato il natura! corso degli avvenimenti.

In risposta a queste osservazioni io dissi al Signor Otway: che aveva appunto pochi momenti prima conversato col Signor Conte di Granville su questo sog

12) «Passo» LV.

getto, e gli ripetei le cose che aveva esposte a Sua Signoria. È manifesto che le

· osservazioni fatte dal Signor Conte di Granville e ripetute dal Signor Otway sul punto del trasporto della Sede del Governo a Roma sono dettate dal punto di vista delle relazioni del Governo specialmente colla Irlanda, la quale travasi in gran parte esasperata e vieppiù spinta dalla stampa del partito ultra clericale, fattosi furibondo in seguito all'occupazione di Roma per parte del Governo Italiano, e che potrebbe suscitare a questo Governo qualche imbarazzo. Egli è da ciò che credo principalmente originata la determinazione del Governo Britannico di prendere il Papa a bordo del Naviglio Inglese ove Esso lo domandi.

Il Signor Otway mi parlò pure delle due correnti di opinioni che si sforzano contemporaneamente a ritenere .n Papa a Roma, ed a farnelo partire, e mi espresse il desiderio che il pontefice vi rimanesse. Egli soggiunse, parergli che il Papa dovesse persuadersi che i tempi e lo stato delle cose in Europa erano cambiati, poichè nel mentre che per lo passato Egli aveva trovato dei Governi disposti ad appoggiarlo, ora per l'oppos,to (l) le sue domande erano rimaste vuote d'effetto, e per lo opposto nel mentre che il Governo Italiano aveva comunicato preventivamente ai Gabinetti ciò che Egli intendeva di fare, e che fece, non trovò obiezione per parte di alcun Governo. Il Signor Otway poi mi disse molto esplicitamente, che allo stato delle cose in Italia, ed in Europa, al Governo Italiano non rimaneva che di fare ciò che aveva fatto. Occorre appena che Le dica che tutte queste manifestazioni mi vennero fatte * in modo di discorso confidenziale

. e famigHare, e* (2) colla espressione tanto per pa,rte del Signor Conte di Granville, che del SLgnor Otway dei sensi (3) della maggiore benevolenza per l'Italia.

(l) -Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4113, p. 238; Archives Diplomatiques 1871-72, II, (2) -Cfr. n. 110. Secondo il registro dei telegrammi in arrivo del Ministero, esso fu spedito il giorno 28 alle 8,30, pervenendo alle 14,20. Secondo il registro dei telegrammi della legazionedi Londra venne spedito invece il 27 alle 19. (l) -Omesso in LV. Cfr. n. 24. (2) -Omesso in LV. Due righi sotto • pei loro fini speciali». Al rigo 31 • espressi». (3) -• Se se ne» LV. (4) -Cfr. (Blue Book) Rome, n. 1 (1871). Correspondence respecting the Affairs of Rome, (1870-71), nn. 23 e 49, pp. 12-13 e 56-57, Sir A. Paget a Lord Granville, 6 e 28 settembre 1870 (il secondo anche in Archives Diplomatiques 1874, II, PP. 107-108). Ma le istruzioni in tal senso risalivano già all'agosto: Granville all'Ammiragliato, 20 agosto, e al Jervoise, 21 agosto e (l) -«Delle>; «Essi> LV. (3) -Il periodo tra asterischi è stato omesso in LV. (4) -«Delle> LV.
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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 44. Nizza, 27 settembre 1870 (per. il 30).

L'annunzio della venuta a Nizza della poco rassicurante truppa dei Zuavi d'Antibo finora è rimasto allo stato di minaccia, giacchè quel corpo non si è mosso fino ad oggi da colà, anzi il battaglione meno male organizzato dei medesimi, della forza di 600 uomini, lasciò Antibo jeri per la destinazione di Tours.

Il Signor Prefetto volendo, pei motivi che ebbi l'onore di far noti all'E. V., procedere al disarmamento di questa guardia nazionale sedentaria, spinto dalla mostrata sua naturale propensione a combattere molini a vento si aspettava, è da argomentarsi, una resistenza seria all'esecuzione di quella misura. Quindi, stato d'assedio e chiamata precipitosa a Nizza di gendarmi, di truppa di linea e di marina, coll'aggiunta della minaccia degli altri 3 mila zuavi d'Antibo. Questo stato di cose, causa di positivi gravi danni alla città perchè ne fà partire i forestieri già arrivati, e disconsiglia l'arrivo d'altri, inacerbisce, all'estremo grado, 'gli animi della popolazione contro il Signor Baragnon già poco favore

volmente per lui disposti dagli autocratici suoi decreti. Amo però lusingarmi, che le guardie nazionali avendo fatta pacifica consegna delle loro armi, il Signor Baragnon ritaglierà lo stato d'assedio e le ridicole notturne (l) militari precauzioni contro le ombre dei lampioni delle vie.

Il Signor Emilio Ugo, del cui arresto riferii a V. E. nei miei rapporti di avanti jeri e d'jeri mattina, è stato trasportato sul Vapore Italiano, Espresso, che salpò nel giorno stesso per Genova. Le informazioni che assunsi da Italiani sul motivo dello arresto ed espulsione del Signor Ugo, sarebbero, che questi nel fare, quale uffiziale della guardia nazionale, la scusabile rimarca al Signor Prefetto, che il mettere di fronte alla guardia nazionale di servizio al suo Palazzo marinari militari armati di revolver, era un contrassegno di diffidenza verso la milizia cittadina, abbia di troppo ecceduto nella violenza delle espressioni alla persona stessa del Signor Baragnon.

Altri Italiani di colore politico pronunziato contro la Francia, il Signor Ferino ed il Signor Adriano Gilly, che conservarono la naturalità Italiana e che erano uffiziali della Guardia Nazionale, hanno dal Prefetto, per mezzo del Commissario Centrale di Polizia, ricevuto il consiglio di allontanarsi per qualche tempo da Nizza. Entrambi separatamente vennero a domandarmi, se dovevano

o no obbedire, io li consigliai all'obbedienza. Il Signor Ferino per non sapere frenare in pubblico i suoi sentimenti, era già stato espulso dal Prefetto Imperiale Signor Gavini, come anche il Signor Gilly, e questi mi confessò di avere pubblicamente parlato con disprezzo del Signor Baragnon e di averlo anzi provocato a duello.

Intanto mentre sto scrivendo mi viene a notizia, ·che altri Italiani più o meno compromessi nelle dimostrazioni antifrancesi si dispongono alla partenza, o che già partirono da Nizza.

Inconsiderate ed imprudenti parole, che il Signor Baragnon pronunziò in un banchetto, quali di fare invadere Nizza da 25 mila Provenzali· e di chiamare in porto dieci fregate a bombardare la città nel caso di sommossa, ha [sic] gittato lo spavento non sol'tanto negli Italiani qui residenti ma in tutta la cittadinanza nizzarda.

Le spavalderie del Signor Baragnon figlie della paura, finirono per comunicar questa ai suoi avversarj. Giornalmente sono visitato da Italiani imploranti soccorsi o morali o materiali, a difesa delle loro persone e delle loro proprietà. Gridano come se la ghigliottina fosse già portata in piazza, e come se i voraces della Provenza avessero già sfondato le porte delle loro case per saccheggiarle. Domandano il pronto invio in questo porto di un legno da guerra e che la Bandiera Regia sia di continuo inalberata ad indicazione di asilo.

Io mi sfiato a mostrare l'estrema esagerazione di tali spaventi, che alla loro volta finiscono per diventare ridicoli. Fortunatamente non siamo ancora giunti a quel punto. Però la situazione in tutta Francia è gravissima, nè sono impossibili o troppo lontani terribili avvenimenti.

Io mi credo dunque in dovere di chiamare per l'eccezionalità delle circostanze di questa provincia una speziale attenzione del Gov·erno del Re, benchè principalmente già accupata altrove in affari della massima urgenza e gravità, anche su questa interessante regione nizzarda, ove, mentre il Regio Agente non risparmia la sua opera, nè le informazioni al Ministero, si sente poco lusingato dal fatto che dei molti suoi dettagliati rapporti non gli venga nemmeno segnato ricevuta per cui versa continuamente nel penosissimo dubbio, che la sua corrispondenza politica arrivi alle mani dell'E. V. e non sia invece sequestrata da non impossibili agenti segreti di Polizia Francese nell'amministrazione dei Vapori Italiani od a bot"do di essi.

P. S. -Benchè datato 25 corrente m~ viene rimesso solamente al momento l'indirizzo con venti firme d'Italiani qui residenti il quale indirizzo stimo di originalmente qui inchiuso trasmettere all'E. V. osservando ·che il tempo mi manca per assicurarmi se tutti i sottoscritti hanno legalmente conservato la nazionalità italiana.

Per la copia abbondante ora della •corrispondenza riservata converrà forse per evitare confusione marcaria sempre di un numero progressivo, arabico, o meglio romano o di una ilettera dell'Alfabeto. Prevengo la giusta osservazione dell'E. V. che tale mia corrispondenza su questo riguardo non è regolare, giacchè ora è numerata ora nò. Sul registro però a meno dei riservatissimi, tutti i rapporti politici riservati sono marcati di numero progressivo.

ALLEGATO

Nizza, 25 settembre 1870.

Il sentimento italiano, da un decennio di tirannide represso bensì ma non mai affiacchito nel cuore del popolo nizzardo, in questi ultimi fatti di Francia si è altamente pronunciato con slancio unanime, e risoluto.

Noi Nizzardi che attraverso le vicende mantenemmo inconcussa la fedeltà al vessillo dei nostri avi, conservando la nazionalità italiana, non abbiam potuto a meno che di tutto cuore e vivamente associarci alla pubblica manifestazione delle aspirazioni del paese.

Fedeli però sempre al nostro passato, ci femmo gli spontanei ed energici sostenitori dell'ordine, e col nostro patriottico concorso i Nizzardi mantennero intatte le loro tradizioni di popolo civile ed onesto.

Ma il nuovo potere, indispettito ed aizzato contro quel sentimento italiano che sì concordemente dichiaravasi, non ha tardato co' mezzi i più despotici a farci segno alle sue vessazioni. Con uno stato di assedio il più rigoroso, col scioglimento della guardia della guardia [sic] nazionale e del municipio, con uno spiegamento repressivo di forze nullamente richiesto dal contegno calmo e dignitoso dei cittadini, ha voluto gettare il terrore. Questi operati in uno alla minaccia pubblicamente fatta dal Commissario Generale della Repubblica di rovesciare sul paese 25.000 provenzali, e farlo bombardare dalle fregate francesi, sommamente ci danno motivo dì sgomento.

Trovandoci esposti al despotico capriccio del nuovo potere contro noi eccitato, sotto il colpo d'incarcerazioni già incominciate, e più ancora tementi di cader vittime del furore delle orde di oltre-Varo, ricorriamo alla S. V. acchè al più presto Ella voglia implorare dal Regio Governo ajuto e protezione pei nostri dritti, vite, e sostanze.

(l) -«Per lo contrario» LV. (2) -Omesso in LV. (3) -In LV: «tanto per parte del signor conte di Granville che del signor Otway, colla espressione dei sensi » ecc.

(l) Le ancor più ridicole pattuglie per le vie della città in pieno giorno già cessano da oggi. [Nota del documento].

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DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Roma, 27 settembre 1870.

Que:sta lettera arriverà forse troppo tardi per avere un peso sulle di Lei decisioni, ma Ella mi perme.tterà di discutere il tema interessantissimo della di Lei pregiatissima del 25 Corr.

È indubitato che il governo deve dare delle guarentigie serie efficaci e perciò poste aL di sopra delLa mutabiLità delle leggi, per l'indipendenza del Papa, onde il fatto dell'annessione romana venga riconosciuto dalla diplomazia.

Ammesso questo punto, quale è il migUor modo di offrire tali guarentigie? ... Per uomini gravi, rottl agli affari del mondo, non vi ha che la guarentigia dell'inter·esse vero permanente, che ha l'Italia d'avere il Papato indipendente.

Averlo soggetto a noi od anco solo nell'apparenza è perderlo, annullarlo, e nostro interesse è conservarlo al mondo, e più ancora conservarlo alL'Italia. Questa seconda circostanza è la più ,sicura garanzia, che non solo il faremo indipendente, ma saremo sempre più benevoli ad esso che qualsiasi altro Stato cattolico.

Ma il sò in diplomazia non basta la realtà vuoLsi ancora l'apparenza, e talora meglio vale l'apparenza che la realtà-Sotto tal punto di vista comprendo la di Lei politlca come un'apparenza. Dico ciò perchè come il Io Art. dello Statuto non ha impedito noi in realtà di mettere la Chiesa cattolica in condizioni meno vantaggiose dell'Israelismo o del Protestantesimo, così il diritto plebiscitario non torrebbe che non potessimo trattare il Papa a modo da renderlo ben poco indipendente, se ·in ciò si truovasse un vero vantaggio ed utilità per l'Italia-Ma sù ciò riverrò più tardi-Mi permetta ora solamente di esaminare fin dove la condizione, che pel governo si vorrebbe apporre al plebiscito giovi o noccia allo scopo -Esotto questo punto mi perdoni di dirle franco e aperto il mio pensiero -Io preferirei ancora d'essere legato dalla convenzione di Settembre che d'essere legato da un plebiscito condizionato all'indipendenza del Papa, come il governo vorrebbe -Il Cavour rifiutò a Napoli la condizione di Roma capitale, e nondimeno era chiaro, netto, indiscutibile, il senso di quella clausola -Chi deciderà ora, se il Papa sarà o nò indipendente, e perciò se la condizione del plebiscito è adempiuta?... Ogni potenza nemica potrà sempre pretendere, che quest'indipendenza non esiste e dichiarar nulla l'annessione-Ma vi ha peggio-Il Papa si è dichiarato infallibile. Egli è la Chiesa e perciò Egli solo è il giudice, se Egli possegga o nò la necessaria indipendenza. Vale a dire che fin qui il Papa con Francia per la convenzione di Settembre p·otea contenderci Roma, ed ora il Papa solo o con qualsiasi nostro nemico potrà disporre delle condizioni della nostra esistenza interna. P. e. potrà volere che Roma non sia capitale -Pazienza -Poi vorrà che non vi abbia libertà di s.tampa: poi che vi siano tutte le corporazioni religiose; poi che vi sia foro privilegiato pel clero etc. etc. insomma vorrà attuato il Sillaba; e se nol volesse sarebbe non solo uno stolido ma un traditore a sè ed alla Chiesa, perchè il Papa ha dichiarato il Sillaba materia di fede... Ed è il governo

del Rè, il Ministero nel quale Ella si truova, che dà quest'arme al Papa, questo potere del quale Egli debbesi per necessità (anco che per cuore nol volesse) servirsi contro di noi!!!! Scusi, ma come l'uomo, che in questi due mesi ha condotto sì mirabilmente la diplomazia italiana può cadere in questo tranello?!!

Fortunatamente la Giunta di governo non subirà la legge che ci si vuole imporre -E il facesse che penserebbe Lei, se poi nell'urna si truovassero un 100 mila bollettini = Sì, senza condizione alcuna =?

Le ho parlato fin qui dell'estero; ma il plebiscito condizionale darebbe un'arme terribile a tutto il partito d'azione, e mentre abbiamo rischiato tanto con l'occupazione di Roma, avremmo tutto perduto per questa funesta appendice aggiunta al plebiscito

Forse Ella mi dirà: Cosa proponete in vece? ... QueLLo che si era con lavoro combinato. Non adesso, perchè il Papa si metterebbe come suol dirsi ,sul cavallo d'Orlando, e fattosi forte della condizione plebiscitaria non cederebbe mai; ma quando EgH sotto la pressione della necessità cederà, allora in un articolo si stabilirà che « art. 8° Le superiori disposizioni (quelle convenute per l'indipendenza etc. etc.) faranno parte delle Leggi fondamentali del Regno, e riguardate come risultato d'un trattato bilaterale». E si potrebbe anco aggiungere «In caso di difikoltà si accetteranno i buoni uffizi o la mediazione delle potenze cattoliche».

Io non sò se le potenze estere potranno darci noja o.nò sulla condizione dell'indipendeza papale. Ma mi consenta domandare a Lei: in chè le disarmiamo, quando avremo ammessa quella condizione come formante parte dell'esistenza della monarchia di Vittorio Emanuele -? Parmi, che volendo suicidarci non sapremmo far meglio -Quando la diplomazia farà pressa su noi, faremo sempre ciò che promettemmo ciò che è nel nostro interesse, accordaremo le più late condizioni d'indipendenza al Papa. Crede Ella che vi sia una sola potenza che vole.s:se farci la guerra per ritor'Ci Roma e darla al Papa?...... Se nò: siamo noi i padroni della situazione, ed usiamone saviamente con tutta temperanza -Se sì: la condizione da Lei apposta al plebiscito sarà la più bell'occasione (e forse plausibile) data a quella potenza per esserci ostile.

Scusi la mia libertà;-ma truovo che tradirei Lei e la confidenza che mi mostra se non le parlassi aperto.

Non rianderò il passato; ma se si fosse inviato come io scongiurai più volte che si facesse un 'commissario regio col Cadorna con due Segretarj che conoscessero uno la questione Cattolica e l'altro Roma e Romani e fosse presso loro l'interprete del governo tutte le diflkoltà non sarebbero nate. Stando le cose come sono dobbiamo al Blanc e dobbiamo al Silvagni. ed ora al Masi se le cose van bene.

97

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 28 settembre 1870, ore 8,15.

La quistione del plebiscito può divenire gravis,sima. Noi vogliamo mantenere

il nostro programma nella quistione romana nè possiamo far subire una prima sconfitta alla politica che vede nella guarentigia dell'indipendenza spirituale

II-Documenti dip!om;rtici · Serie Il -Vol. l.

una condizione essenziale per la soluzione dell'arduo problema. Confido che i Romani vorranno aver fiducia nel Governo che vuoi realizzare il programma nazionale tutto intero, senza sottintesi e senza reticenze e repugneranno dal creargli imbarazzi e difficoltà tanto all'estero che all'interno. Veda se sarebbe accettabile una formola come la seguente = Il popolo romano volendo compiere l'unità nazionale e confidando che il Governo del Re darà all'indipendenza spirituale del Pontefice le necessarie guarentigie vota l'unione ecc.

98

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1393. Firenze, 28 settembre 1870, ore 12,45.

Veuillez dire à M. Thiers que le Roi et les Ministres seront heureux de le voir à Florence et remerciez-le des bonnes dispositions qu'il vous a témoignées (1). Nous désirons ètre tenus au courant des résultats de sa mission.

99

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1394. Firenze, 28 settembre 1870, ore 12,46.

Il me revient de Rome que Arnim intrigue pour décider le Pape à se réfugier en Allemagne. J e ne pense pas que cela soit dans l'intérèt de l'Allemagne.

100

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1395. Firenze, 28 settembre 1870, ore 12,50.

Je crains que le Pape cédant à la pression des Jésuites ne quitte Rome (2). Il serai t utile qu'Ambassadeur d'Autriche reçoive 'instructions de le dissuader. Caracciolo mande (3) que M. Thier,s lui a dit qu'il s'était réconcilié avec l'idée de l'unité italienne parce qu'iÌ croyait que maintenant cela était dans l'intérèt de la France. Il a montré intention de s'arrèter quelques jours à Florence. Avezvous reçu ma dépèche sur Rome? (4).

n. -108). II Consiglio dei Ministri reputava « una buona ventura » la venuta di Thiers a Firenze. considerandolo come il futuro presidente del Consiglio dei Ministri francese : la sua venuta a Firenze c sanzionerebbe in certo modo l'occupazione di Roma, perchè farebbe atto di deferenza e di ossequio al Governo che l'aveva compita » (CASTAGNOLA, op. cit., pp. 73-74). p. -57; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 107-108. Cfr. anche CADORNA, op. cit., pp. 269-70; CASTAGNOLA, op. cit., pp. 72-73).
(l) -È la risposta al te!. Caracciolo, pervenuto Io stesso 213 settembre alle ore 9,55 (cfr. (2) -Cfr. anche il colloquio Visconti Venosta -A. Paget, ministro di Gran Bretagna (Paget a Granville, 28 settembre: Correspondence respecting the Affairs of Rome, cit., n. 49, (3) -Cfr. n. 108. (4) -Cfr. n. 3.
101

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 28 settembre 1870, ore 13,25.

Nous avons fini par transiger avec les délegués de la Junte qui sont partis (1).

102

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, ..... settembre 1870 (2).

Je crois que si le Pape ne quitte pas Rome à l'occasion du plébiscite on pourra considerer le danger écarté au moins pour quelque temps. Le moment difficile est celui du plébiscite. Il est très important qu'on évite toute manifestation qui puisse blesser le Pape surtout dans la ville Léonine. Tous les Cabinets qui nous sont du reste toujours bienveillants se préoccupent cependant beaucoup de l'eventualité de la fuite et de l'exil du Pape.

103

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA

(AVV, mazzo 2, fase. 2 1/B)

T. 2558 bis. Firenze, 28 settembre 1870, ore 14,10.

Faccia tutto possibile per persuadere Papa non partire da Roma. Dia tutte le asskurazioni di rispetto libertà ed indipendenza. Caso sia impossibile dissuaderlo preghi partire almeno in modo che non appaja fuga. Sappiano tutti che anche in ciò Egli è completamente libero e nessun motivo data Governo o popolazione Romana per giustificare sua lontananza. Forse una deputazione di notabiJ.i al Papa per pregarlo rimanere sarebbe utile. Alla sua saviezza preferire i mezzi morali che stimerà più effica·ci.

• Colla certezza che il Governo italiano assicurerà l'indipendenza dell'autorità spiritualedel Papa, dichiariamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del Re Vitto.rio Emanuele Il e dei suoi reali successori». La Giunta di Roma rifiutava la prima parte, che avrebbe ammesso sotto forma di • considerando», mai nel testo (cfr. qui sopra nn. 58, 74, 75, 76, 79, 96, 97; e CAsTAGNOLA, op. cit., pp. 691-71. Per manifestazioni a Roma, al I'iguardo, cfr. G. MANFRONT, SulLa sogUa deL Vaticano, 1870-1901, a cura di C. MANFRONI, I, Bologna, 1920, p. 12,). A Firenze erano venuti, in rappresentanzadella Giunta, pro.prio per discutere questo problema, il principe Emanuele Ruspoli e Vincenzo Tittoni. Il Governo finì col cedere (fermi rimanendo sul testo primitivo propostosoltanto i ministri Gadda e Correnti, mentre Sella sostenne i rappresentanti romani e premette in tal senso, cfr. A. GurccroLr, Quintino SeHa, I, Ro.vigo, 1887, pp. 313-314); e la formula fu quindi la seguente: « Vogliamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo monarchico costituzionale del Re Vittodo Emanuele II e dei suoi successori •. La Giu!lta peraltro, nel proclama col quale il popolo romano era invitato al plebiscito,consentiva di introdurre il seguente concetto: « Sotto l'egida di libere istituzioni lasciamo al senno del Governo. italiano la cura di assicurare l'indipendenza dell'autorità spiritualedel Pontefice » (CADORNA, op. cit., pp. 272-273). Per la formula definitiva cfr. anche n. 142. E cfr. in genere nn. 107 e 111.

(l) Si trattava della formula del plebiscito. Il Governo aveva proposto la seguente:

(2) Inserito qui, tenendo presente il contenuto dei nn. 99, 100, 103 e 104.

104

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BRUXELLES, DE BARRAL, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A MADRID, M. CERRUTI, A BERLINO, DE LAUNAY, E ALL'INCARICATO DI AFFARI A LISBONA, PATELLA

T. 1396. Firenze, 28 settembre 1870, ore 19,15.

Tous les diplomates et les étrangers résidant à Rome s'accordent à déclarer que l'ordre le plus parfait y règne et que la conduite de nos troupes est exemplaire. Des communications confìdentielles ont eu lieu entre le Cardinal Antonelli et nos Agents et elles ont servi à surmonter quelques difficultés de détail. Ces communications sont de nature à nous faire espérer plus tard un accord sur les questions essentielles. Cependant les jésuites entourent le Saint-Père et exercent une pression sur lui pour le décider à quitter Rome. Il est libre de le faire. Mais nous croyons qu'il serait de l'intéret de tout le monde qu'il reste au Vatican. Tàchez que des conseils en ce sens lui soient transmis par ce Gouvernement. Il serait important que les Puissances catholiques conseillent au Saint-Père de

continuer à rester à Rome. Les ordres sont donnés pour qu'on lui rende les honneurs royaux.

105

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO DI FRANCIA A FIRENZE, SENARD

(Ed. in LV 17, pp. 42-43)

Firenze, 28 settembre 1870.

Le Roi a reçu la lettre (l) que vous avez bien voulu lui adresser pour offrir à Sa Majesté, au nom de votre Gouvernement et en votre nom personnel, vos félicitations pour la délivrance de Rome et la constitution défìnitive de l'unité italienne.

Je remplis un devoir bien agréable en vous remerciant, au nom de Sa Majesté et d'après ses ordres, des sentiments chaleureux qui vous ont inspiré cette démarche.

L'approbation d'un homme d'Etat et d'un libéral éprouvé tel que vous, Monsieur le ministre, nous est précieuse à plus d'un titre. Elle nous donne la conviction qu'en marchant dans la voie que nous traçaient les aspirations nationales de l'Italie, nous avons servi en méme temps la cause générale de la civilisation et du progrès.

Ainsi que vous avez bien voulu le déclarer, la Convention du 15 septembre n'avait plus de raison d'etre dans la nouvelle situation de l'Europe. Les hommes qui composent le Gouvernement actuel de la France sont trop connus par leur éclatante revendication des droits des nations pour qu'aucun doute put s'élever dans notre esprit à cet égard. Cependant nous avons voulu, pour ménager de légitimes susceptibilités, nous assurer d'avance que nos vues étaient partagées

par le Gouvernement français. Nous sommes heureux de voir dans votre lettre la confirmation des déclarations verbales que S. E. M. Jules Favre, Ministre des affaires étrangères, a bien voulu faire au Ministre du Roi à Paris. Il est digne du Gouvernement actuel de la France de s'associer spontanément à une politique qui, en laissant tomber les derniers restes du pouvoir temporel, proclamera à Rome meme la séparation de l'Eglise et de l'Etat.

La France a appris la première à l'Europe les principes qui sont la base de toute liberté civile et religieuse. Chaque nation qui parvient à appliquer chez elle ces principes et à leur donner tout le développement qu'ils comportent, rend par cela meme hommage à la France et à la grandeur de sa mission dans le monde.

(l) Cfr. n. 22.

106

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA

D. s. N. Firenze, 28 settembre 1870.

La ringrazio dei rapporti coi quali Ella mi ha informato dello stato delle cose in Nizza, il quale rende sempre più delicata la di Lei posizione in codesta residenza. Usando la massima circospezione e restringendo la propria azione alla protezione degl'interessi particolari degl'Italiani residenti in Nizza, voglio sperare che si continueranno ad evitare difficoltà che sinora la prudente condotta di Lei ha eliminate. Ella mi richiede però istruzioni pel caso in cui senza giustificabile motivo, il Governo locale inquietasse i pacifici sudditi litaliani nella loro dimora srul territorio francese e domanda se in alcun trattato colla Francia sia stato assicurato agl'Italiani il diritto di dimorare in Francia. A questo proposito la S. V. non ignora certamente che i trattati in vigore assicurano agl'Italiani in FranC'ia ed ai francesi in Italia il trattamento deN'a nazione la più favodta e che in questa ,clausola generale si comprende appunto il diritto di pacifica residenza, confermato nei trattati della Francia, come in quelli dell'Italia, con varii paesi e segnatamente con gli Stati americani. Se nelle, varie convenzioni stipulate fra la Francia e l'Italia non venne inserta veruna speciale disposizione in proposito, la ragione è questa che la legislazione dei due paesi non meno che i principii che regolano la condotta dei due governi rendevano superflua una formale stipulazione. Giova però a':vertire che il diritto di residenza riconosciuto agli stranieri va sempre soggetto alle condizioni e restrizioni delle quali l'autorità locale può sola esser giudice. Vede dunque la S. V. che se in tempi normali riuscirebbe probabilmente molto difficile il sostenere il diritto d'uno o d'un aHro Regio •suddito di dimorare in Francia quando Fautorità francese allegasse ragioni particolari per espellerlo, tornerebbe pressochè impossibile sostenere una discussione sopra questo terreno con un Governo che trovasi in condizioni eccezionalissime. Epperò io La impegno ad evitare possibilmente ogni discussione in proposito, e sopra tutto La prego di dare ai passi che sarà

chiamata a fare presso le autorità per la protezione dei sudditi italiani, un carattere ufficioso ed amichevole per non esporre il Governo del Re a spiacevoli complicazioni. In questo periodo così doloroso per la Francia importa che l'Italia sappia dimostrare tutta la calma e tutta la moderazione che si addice ad un Governo savio, forte ed ordinato il quale sa apprezzare le difficoltà in cui versa una nazione vicina. Per eseguire queste istruzioni che non potrebbero essere concepite in modo da attagliarsi a tutti i casi possibili, mi affido particolarmente nella S. V. la quale saprà spiegare anche in avvenire le qualità necessarie per un ufficio così delicato ed importante.

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IL MINISTRO ARTOM AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Firenze, 28 settembre 1870.

V.ti ha ricevuta la sua lettera del 25 (l) e m'incarica di scriverle in nome suo.

Abbiamo avuto quasi una crisi per la questione dell'invio del Gen.le Lamarmora a Roma. V.ti ed io credevamo e crediamo ancora urgente la partenza del Gen.le, come guarenzia efficace d'ordine e di sicurezza del Papa davanti all'Europa. Il Gen.le accettò ed era pronto a partire. Ma in consiglio dei ministri si decise contro il voto di V.ti çhe il Gen.le dovesse partire soltanto dopo il plebiscito. V.ti giustamente sdegnato che si tenesse si poco conto delle sue rimostranze diede per lettera le sue dimissioni. Lanza era a Torino: Sella riunì il consiglio parlò al Lamarmora, pregò e ripregò tanto che V.ti acconsentì a rimanere (2). Io stesso glielo consigliai, perchè per ora è incontrastato che la condizione delle cose è buona a Roma. L'ordine vi è perfetto: gli inconvenienti che vi accaddero, e che la presenza sola di Lamarmora avrebbe bastato ad evitare, furono passeggieri e non di tale gravità da giustificare in questo momento una crisi ministeriale. Tuttavia Le confesso che ora vorrei che il Lamarmora partiss·e 11 più presto possibile. Si ri.parla di fuga del Papa: io sono persuaso che la presenza di Lamarmora basterebbe ad evitarla, o darebbe per lo meno all'Europa la dimostrazione che si è fatto da noi tutto il possibile per rassicurare il Papa. Anche oggi V.ti insisterà presso il Sella per vincere una resistenza di cui non si capiscono troppo le ragioni. Il desiderio allegato di menager l'amor proprio di Cadorna mi pare così futile pretesto che suppongo altro motivo.

Vi fu poi un altro incidente, superato anche questo non senza grave difficoltà. La Giunta di Roma voleva dare le 1sue dimissioni pevchè nella formala del' plebiscito si parlava delle garenzie dell'él!Utorità spirituale del Pontefice (3). Sella [sic], Lanza, Lamarmora voleva piuttosto di cedere accettar le demissioni. A me pareva questo un fatto deplorabile. Che avrebbero detto i nostri nemici se la Giunta, non creatasi di per sè come avrebbe dovuto, ma nominata dal Cadorna, si fosse dimessa per non potere accordarsi sulla formala del plebiscito? È vero che noi siamo più moderati e ragionevoli della giunta, come darlo a intendere ai cleri

cali ed ai repubblicani? Queste discussioni sul plebiscito futuro non si possono fare in piazza e guastano il colpo di scena -Dopo lunghe discussioni riescì a V.ti di far prevalere un mezzo termine. Si parlerà dell'indipendenza spirituale non nella conclusione ma nei considerando del plebiscito.

In genere gli screzii nel Ministero hanno origine da ciò che non si vuoi tener ·Conto delle difficoltà diplomatiche, che, contro il programma prima accordato, si obbedisce alla pressione della permanente e della sinistra decidendo con somma precipitazione le questioni del trasporto della capitale ecc. V.ti si preoccupa a ragione della difficoltà di .seguire fin d'ora un programma invariabile (accettazione immediata del plebiscito, convocazione della Camera, presentazione d'una legge che fissi fin d'ora l'epoca del trasporto della capitale ecc.) e di trovarsi poi dinnanzi un veto formale delle potenze. Egli dice che questo è il modo di disfare l'unità d'Italia. Per ora non aggiungo altro. Scriva il più spesso che può a V.ti ed a me e ci sia cortese dei suoi consigli. Mi ponga a' piedi della sua S'ignora ecc.

(l) -Cfr. n. 69. (2) -Cfr. nn. 57, 88. (3) -Cfr. n. 101.
108

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3033. Pietroburgo, 28 settembre 1870, ore 2 (per. ore 9,55).

Je suis allé voir aujourd'hui M. Thiers. D'après sa conversation but de sa mission •me parait etre non seulement d'obtenir une coopération active en faveur de la France mais aussi de persuader à l'Empereur d'accepter la république comme le seui Gouvernement qui convient à sa situation actuelle. J'ai la satisfaction d'annoncer à V. E. qu'en parlant de l'Italie il m'a dit qu'il n'avait été contraire à notre unité que dans la crainte de l'unification allemande qui en a été, selon lui, la conséquence, mais aujourd'hui l'Italie comme force nationale pouvait etre ).ltile à la France surtout en considération des sympathies que le parti probe italien lui témoignait. Il a ajouté: je suis tout à fait réconcilié avec l'unité italienne et je vous prie de le faire savoir à votre Gouvernement. Il a intention avant son retour en France d'aller pour quelques jours à Florence et il m'a chargé de vous en faire part. J'espère que V. E. m'autorisera à lui dire qu'il sera le bienvenu.

109

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA,

T. RISERVATO. Roma, 28 settembre 1870, ore 12 (per. ore 12,40).

Vedrò oggi Antonelli. La notizia partenza Papa decisa dai Gesuiti (l) telegrafata da Cadorna al Presidente del Consiglio mi sembra richiedere che noi concentre parons le coup (2). Je crois que en l'état de choses opportuno envoyer d'urgence à nos légations copie de mes conversations avec Antonelli

pour svincolare nostra responsabilità e provare che se idee pratiche du cardinal prévalaient tout devrait bien aller. Credo pure che sarebbe utile pubblicare immediatamente che Pape avendo coll'intermediario Jésuites frété batiment che attend en vue de Fiumicino e che deve redescendre [?] Tibre de nuit le autorità hanno preso ogni provvedimento perchè anche se vuole partir nuit sa sureté et dignité ne courent aucun risque.

(l) -Cfr. n. 113. (2) -Così il testo. Prima decifrato « concentriamo •.
110

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3034. Londra, 28 settembre 1870, ore 8,30 (per. ore 14,20) (1).

Des discours de Granville il me résulte qu'il est satisfait de la marche et des résultats des affaires de Rome. Il se préoccupe seulement des difficultés et conséquences du transport effectif de la capitale si on le faisait maintenant. Il a dit que le Pape placé entre deux courants n'a pu encore bien résoudre s'il restera ou non à Rome. Il fait dire au Pape de rester, mais s'il part on ne lui refuserait pas de le prende à bard. Les bons offices des Puissances catholiques aideraient à retenir le Pape à Rome.

111

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

T. RISERVATO. Roma, 28 settembre 1870, ore 14,10 (per. ore 16,25).

Duca Sermoneta mi prega informarla où Roi sera mardi députation romaine dovendo partir lundi soir pour présenter résultat plébiscite. Sermoneta usera de son infl.uence perchè si diffère résolution sur les corporations religieuses mais il faut que le Gouvernement évite di paraìtre vouloir compromettre cette question. Ricevo suo telegramma (2). Je vous supplie di réfl.échir à responsabilité que vous prender·este col repousser formule de plébiscite pur et simple que la Junte maintiendra ou donnera sa démission ce qui sarebbe véritable catastrophe. Formule che V. E. m'invia serait excellente comme ordre du jour à la Chambre e forse admis comme un considerando mais les romains ne veulent d'un plébiscite che remette union Roma à l'Italie en question in ogni occasione in cui il y aura lieu de discuter si les garanties d'indépendence spiritueHe sono realmente suffisantes ce que Pape potrà nier toujours. Veuillez réfl.échir s'il y a vantaggio reale pel governo mème devant diplomatie à créer ainsi prétexte constant d'intervention extérieure nella questione de notre unité. Notre programme sera assuré dal carattere di Loi fondament.ale que nous donnerons aux garanties d'indépendence spirituelle mais vous ne peut [sic] pas exiger des romains qu'ils diminuent par des dauses conditionnelle:s valeur de leur vote d'unione che ac.cresce forza au Gouvernement devant diplomatie e lascia tutto leur mérite aux concessions che farete il l'indépendence spirituelle. Tous vos amis ici Bonghi, Giacomelli, Gerra et le Général méme en confidence voyant stato delle cose se sont rangés à cet avis. Junte est inébranlable.

!2) Cfr. n. 97.

(l) Cfr. p. 74 n. 2.

112

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 28 settembre 1870, ore 14,45 (per. ore 16,40).

Cardinal Antonelli m'a assuré que jusqu'ici Pape ne pense pas à partir.

113

IL GENERALE MASI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

(Copia, AVV, mazzo 2, fasc. 2 l/B)

T. Roma, 27-28 settembre 1870, ore 1,24.

Papa primi due giorni quando Consiglieri retrivi tacevano abbattuti dava di conciliazione [sic]. Dall'altro jeri Generale Gesuiti andò a fargli pressione per partire-Papa rispose sdegnando perchè turbavano ultimi giorni di un vecchio, cosa pretendete da me? -Ieri suo medico Archiatro Viale Prelà fu da me mi disse che tutto era affare coscienza timorata -Contro conciliazione sono Generale Gesuiti, Kanzler e moglie, e Monsignori Mercureli, Randi e Patrizi. Ieri Papa voleva uscire giardino e lo impedirono -Cardinale Antonelli sarebbe rimasto ma anch'egli assoggettato da prevalenti influssi dei Gesuiti.

Da fonte piuttosto buona sono ora informato che Antonelli preparerebbesi partire e Papa uscirebbe celatamente di Vaticano per viadotto Sant'Angelo e per Fiume Tevere a Fiumicino dove vapore da loro noleggiato attenderebbe Da ieri predisposi vigilanza per essere informato -Vado subito dare queste novità Generale Cadorna.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 28 settembre 1870.

Il Cardina~e Antonelli arvendomi manda,to ieri sera (2) un elenco di dragoni del palazzo dei quali egli chiedeva la l'iberaZJ~cme, mi so·no portato (3) da Sua Eminenza stamattina per recarle la risposta favorevole * del Generale Cadorna * (4). Sua Eminenza avendo sentito da me com.e1 :llosse accolta con rincrescimento e sorpresa la voce, probabilmente inesatta, di progetti di :partenza che ,Sii attribuiscono a Sua Santità, mentre la popolazione e l'es·ercito stanno aspettando con impazienza l'occasione di fare a Sua Santità solenni dimostrazioni di riverenza e d'affetto, Sua Eminenza mi asskurò (5) ripetutamente ·che finora il Papa non pensa a andarsene; non si può guarentir nulla per l/avvenire perchè le difficoltà potranno crescere, ma se presentemente pensasse di partire, sarebbe già partito prima. Io

espressi a Sua Eminenza il compiacimento che proverebbero tutti i buoni se Sua Santità, ascoltando :le voci che pregano li benedica un'altra volta, non asseconderà (l) indirettamente i disegni dei partiti più spinti che non desiderano altro se non di avere il campo libero a mutamenti radicali che una volta fatti (2), difficilmente si disfanno (3). Un taùe fatto, aggiunsi, qual :sarebbe la partenza del Pontefice, renderebbe irrevocabilmente impossibili molti temperamenti molte transazioni ·che !il Governo, ne11'1nteresse della Chiesa * e del Papato * (4), vuole e può promuovere finché la presenza di Sua Santità li rende opportuni e convenienti. Certamente al (5) punto di vista esclusivo delle difficoltà pratiche incontrate dal Governo del Re, le quistioni attualiÌ sareblbero, agli occhi di molti:, :semplificate (6); e lo :sa:rebbero anche per il Pontefice, a qua'IlJto viene sostenuto da qualche scrittore deHa Civiltà Cattol:ica; ma il Governo del Re, geloso oome è degl'interessi spiv.iJtua:li della Chiesa *e della grandezza del Papato* (4) e convinto come è che saranno efficacemente guarentiti dai temperamenti che ha in animo di consentire, non indietreggia davanti a tale opera di conciliazione, e desidera sinceramente ·che almeno nell'ordine dei fatti ·quotidiani Sua Santità faccia l'esperienza delle sue buone intenzioni nè pregiudichi .con :risoluzioni predp1tate le future condizioni del Papato in Italia. Avendo chiesto intanto scusa a Sua Eminenza se nella libertà di un .colloquio tutto privato io mi permettevo, * anche come cattolico* (4), di esprimermi in questo senso, Sua Eminenza mi rispose che anzi •egli apprezzava i miei sentimenti e quelli del Governo di Sua Maestà; ma che conveniva anche riconoscere che la situazione di Sua Santità essendo quella di un Sovrano spogliato (7), non era lfor:se possibile l'opera alla quale intende il Governo del Re, di rendere tollerabi'le per (8) Sua Santità i mutamenti che si stanno apparecchiando nelle leggi e nell'amministrazione dei suoi Stati.

Sua Eminenza mi pregò di tornare da lu'i domani, dicendomi d'avermi quasi aspettato ieri. Dissi a Sua Eminenza che avevo creduto di non doverla importunare senza scopo immediato; ma ,che poichè Sua Eminenza poteva avere ogni giorno qualche affare a raccomandarmi, io non avrei più mancato di mettermi quotidianamente a sua disposizione.

(l) -Ed. in LV riservato Roma, pp. 9-10; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 439-440. (2) -« Iersera • LV riservato. (3) -• Sono andato • LV riservato. (4) -Omesso in LV riservato.

(5) • Rassicurò, LV riservato.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 234 PROTOCOLLO RISERVATO. Roma, 28 settembre 1870.

Dal Signor Ministro di Portogallo in Roma mi venne diretta la lettera, di ·cui mi pregio trasmettel'e copia a V. E., in seguito alla quale si può ritenere come appianato l'incidente insorto per Io sfregio fatto da alcuni popolani allo stemma Pontificio esposto al palazzo della Legazione; del qual fatto ho già ragguagliato l'E. V. in altre mie lettere antecedenti (9).

ALLEGATO

THOMAR A R. CADORNA

(Ed. in CADORNA, op. cit., pp. 259-260)

Roma, 27 settembre 1870.

Il sottoscritto, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Sua Maestà Fedelissima presso la Santa Sede, ha l'onore di accusare ricevuta delle note di S. E. il Sig. Comandante in Capo dell'Esercito del Re d'Italia in data del 22, 23, 25 e 26 corrente.

Ha il sottoscritto la soddisfazione di ringraziare S. E. il Sig. Generai Cadorna per la delicatezza e interesse con cui ha proceduto, affinchè in modo soddisfacente fosse risoluto il reclamo diretto a S. E. pel fatto praticato da un gruppo di popolani, entrando violentemente nella casa della Legazione di Portogallo, e rompendo l'Arma del Santo Padre, collocata a dritta dell'Arma di Sua Maestà Fedelissima.

In vista del procedimento tanto lodevole di S. E. (1), e pel desiderio che il sottoscritto ha di evitare il minor conflitto, e qualunque spiacevole occorrenza fra il Governo di Sua Maestà Fedelissima e quello del Re d'Italia, dò [sic] per terminato questo affare appena sia ricollocata !l'Arma del Santo Padre nel posto donde fu violentemente tolta per esser fatta in pezzi.

Conformemente a ciò che S. E. il Generale Comandante in Capo dell'Esercito Italiano fece sapere al sottoscritto con la nota del 25 andante, e verbalmente per mezzo di un Capitano di Stato Maggiore, appena l'Arma del Santo Padre sarà dipinta, il sottoscritto avrà l'onore di farne avvertito S. E., a fì.ne di dar ordine a un Commissario di Polizia che stia presente a quell'atto.

In quanto alla forza che S. E. si degna offrire per evitare qualunque accidente, lascia il sottoscritto questo affare alla savia decisione di S. E., giudicando tuttavia che la guardia di diciotto soldati già esistente alla Legazione di Sua Maestà Fedelissima, sarà sufficiente per impedire qualunque attentato si volesse ripetere.

(l) -c Assecondasse • LV riservato. (2) -«Compiuti» LV riservato. (3) -c Riparano» LV riservato. (4) -Omesso in LV riservato. (5) -«Dal • LV riservato. (6) -« Dalla partenza del Papa • aggiunto in LV riservato. (7) -• Spodestato> LV riservato. (8) -«Accettabili da» LV riservato. (9) -Cfr. n. 35.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 49)

R. 665. Berlino, 28 settembre 1870 (per. il 2 ottobre).

J'ai donné lecture aujourd'hui au Secrétaire d'Etat de la dépeche que

V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser, en date du 20 Septembre, * Série Politique, N. 170 * (2).

Il n'a pas contesté l'exactitude des indications qui nous ont été fournies par le Comte Brassier de Saint-Simon, sur la politique du Cabinet de Berlin relativement aux affaires de Rome. Les instructions transmises à ce diplomate ont été tracées par le Comte de Bismarck lui-meme.

• Il Conte Brassier Saint Simon mi disse oggi essergli stato telegrafato dal suo Governo che nella pr.esente fase degli affari di Roma, la politica della Prussia rimaneva sempre qual era stata tracciata in passato, e segnatamente nelle istruzioni date tempo fa al Conte Arnim in Roma. Mi lesse quindi un brano del dispaccio nel quale si contenevano quelle istruzioni. In esso è detto che le simpatie della Prussia per la persona del Santo Padre, ed il desiderio che Sua Santità continui ad avere una posizione indipendente e rispettata hanno il loro limite naturale nei buoni rapporti fra la Prussia e l'Italia, i quali impediranno al Gabinetto di Berlino di creare all'Italia delle difficoltà, o di entrare in combinazioni ad essa ostili.

Ringraziai il Conte Brassier Saint Simon della comunicazione che egli mi fece, e gliene diedi atto. Esso conferma pienamente ciò che la Signoria Vostra mi ha scritto più volte sulle disposizioni del Gabinetto di Berlino circa gli affari di Roma, disposizioni che anche presentemente non sarebbero mutate. Epperciò converrà che la Signoria Vostra esprima a S. E. il Signor de Thile, in nome del Governo di Sua Maestà, tutto il compiacimento che produsse in noi la comunicazione fattaci dall'Inviato della Confederazione del Nord •.

"'Depuis l'entrée de nos troupes à Rome jusqu'à ce jour, le Comte d'Arnim n'avait plus rien écrit, sauf un télégramme, qui ne se référait pas directement à des questions de sa compétence * (1).

(l) -• In virtù... di V. E .• CADORNA; al rigo seguente • il minimo conflitto •· (2) -Le parole fra asterischi omesse in LV. Il testo del dispaccia è (cfr. LV 17, p. 29):
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 666. Berlino, 28 settembre 1870 (per. il 3 ottobre).

Le télégraphe nous annonce la capitulation de Strasbourg. L'armée assiégeante, évaluée à 50.000 hommes, pourra maintenant distraire une grande partie de ses forces pour se porter vers Paris, ou, ce qui est plus probable, vers d'autres villes, Lyon par exemple, pour y étouffer un foyer dangereux de résistance et pour y lever des contributions.

La reddition de Strasbourg, qui a suivi de près celle de Toul, prouve combien le Gouvernement provisoire de la république a été mal avisé, en déclinant un armistice à des conditions à la veille d'ètre remplies par les succès des troupes allemandes. Ce refus a épargné de graves embarras au Cabinet de Berlin vis-à-vis de la France, qui sinon aurait eu le temps de réunir la Constituante et d'établir un Gouvernement régulier. Avec une Diplomatie habile, le nouveau pouvoir eùt peut-ètre réussi à déverser sur l'ennemi l'odieux d'une rupture de négociations de paix, et à réveiller quelque sympathie chez les Puissances étrangères. Quand on cherche des alliés, il importe avant tout de se piacer, soi-mème, dans les conditions les moins défavorables, et de ne point se suicider en quelque sorte avant qu'on vous tende une main secourable. En agissant comme l'a fait

M. Jules Favre, on s'expose à perdre tout appui mora!. Aussi, personne ne doute ici de l'insuccès de la mission de M. Thiers, arrivé sous de tels auspices à Saint Pétersbourg.

Le grand pare de siège arrivera dans cinq jours vers les forts de Paris. Il se compose de pièces de 24. Dans l'intervalle on aura commencé les travaux de tranchées pour l'établissement des batteries destinées à battre en brèche un ou deux des forts détachés. Pour la fin d'octobre au plus tard, selon le jugement porté par un officier d'Etat Major, on croit que Paris devra se rendre à discrétion. En attendant, des colonnes mobiles se porteront dans différentes directions, pour harceler le pays et empècher l'appel et la formation d'une nouvelle armée, destinée à remplacer celle qui a été anéantie, ou paralysée, du 4 Aoùt au 2 Septembre.

Je dois noter que la guerre pourrait se prolonger plus qu'on ne le pensait de prime abord après la victoire de Sedan. C'est le Roi, lui-mème, qui exprime cet avis dans une lettre récente à la Reine, en relevant à l'appui [de] ce fait, que dans plusieurs départements la population est fanatisée par les récits les plus mensongers de cruautés at,tribuées aux armées aUemandes, et imbue d'illusions sur les ressources militaires de la France, malgré ses nombreuses défaites.

(l) Il periodo tra asterischi è stato omesso in LV.

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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1262. Tours, 28 settembre 1870 (per. il 3 ottobre).

Un pallone aereostatico che usd domenica sco~sa da Parigi portò con sè la ·relazione che il Signor Giulio Favre, Ministro degli Affari Esteri fece al Governo della Difesa Nazicnale intorno al suo colloquio col Conte di Bismark (1).

Ho l'onore di trasmettere qui unito all'E. V. un esemplare di questo importante documento ·che fu pubblicato dal giornale ufficiaie di Parigi in data del 23 corrente e che è tale da produrre una considerevole impressione in Europa ed anzi tutto, convien dirlo da eccitare vivamente i sensi del patriottismo francese.

Riferendomi al telegramma che l'E. V. mi fece l'onore d'indirizzarmi in data del 26 (2), noterò soltanto che l'articolo della relazione del Signor Favre, il quale enuncia le condizioni di armistizio poste da S. E. il Conte di Bismark, dice testualmente:

« Il Conte di Bismark domandava, per pegno, l'occupazione di Strasburgo, di Toul e di Phalsbourg; e come dietro sua domanda io avea detto la vigilia <2he l'Assemblea dovea essere riunita in Parigi, egli volea, in questo caso avere un forte dominante la città, quello del Monte Valeriano, per esempio».

Da ciò dunque risulterebbe che l'occupazione del Monte Valeriano non sia stata domandata dal Conte di BiSimark come una condizione dell'armis.Uzio, ma soltanto sussidiariamente qualora s'intendesse di convocare l'Assemblea Costituente in Parigi invece di riunirla altrove, a Tou:rs per esempio, soluzione che il Signor Favre riconosce essere stata accettata dal Re di Prussia.

[Annesso a questo rapporto, come N. B. del Ministero degli Esteri].

Il 4 ottobre venne comunicata al Ministro degli Affari Esteri dall'Inviato straordinario e Ministro plenipotenziario della Confederazione del Nord la circolare in data 27 settembre 1870 nella quale il Conte di Bismarck riferisce le circostanze del suo colloquio con Favre a Ferrières (3).

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 l/D)

L. CONFIDENZIALE [14]. Vienna, 28 settembre 1870.

Luzzatti mi scrive da Padova appena tornato da Firenze = ho avuto occasione di vede1·e i minist1·i, e mi è parso di scorgere i germi di non Lontani dissidi = (4). Ti prego di non far parola ad alcuno che Luzzatti mi abbia scritto:

1871-1872, Il, n. 508, pp. 60..,-613 (parte del racconto del Favre, PP. 614-630),

li, n. 537, pp. 661-664; BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 519-522. (4} Cfr. LUZZATTI, Memorie, cit., l, pp. 308-309.

troppo mi dorrebbe che egli temesse che io abuso della sua confidenza. ::\1:a ho subito voluto avvertirtene, e soggiungo la mia opinio?e· Io credo che dopo tutto ciò che si è fatto tu debba rimanere al Governo, accettando franc.amente le conseguenze della situazione e il trasferimento il più rapido che sia possibile della Capitale, imponendo ai tuoi colleghi di mantenere verso il Papa quelle garanzie di libertà e d'indipendenza che avete promesso all'Europa.

Or ora ho avuto una lunga conversazione con Andrassy che di tutti i Ministri, era quello a cui più repugnava la nostra occupazione di Roma, forse per le aderenze che ha colla Corte e coll'aristocrazia. L'ho trovato convinto che non potevamo far a meno di andare a Roma, persuaso che si giungerà a una conciliazione col Papa, e temperatissimo nelle idee di guarentigia che sono necessarie a tutelarne l'indipendenza. La stessa concessione della città Leonina non ha per esso molta importanza. Ma questo dipenderà dalle circostanze (e siccome fra le mie carte trovo una Memoria intorno a questo punto, accompagnata da tre carte topografiche così te la mando perchè potrebbe servire più a te che a me; solo non vorrei perderne la proprietà).

Veggo da lungi spuntare la quistioni [sic] orientale. Se la Russia è, come credo sempre, intesa colla Prussia, o in un congresso o fuori del congresso verrà innanzi la dimanda dell'abrogazione dei noti articoli del Trattato di Parigi. Nonostante che Beust sia stato il primo a metter fuori queste idee in altri tempi, ho ragion di credere che ora vi sarebbe poco favorevole. Andrassy poi sarebbe contrarissimo a tale concessione; perciò desidera che non vi sia congresso. Io ti ho già scritto, in altra mia lettera confidenziale su questo tema, che anch'io sono dello stesso avviso (1). Non vorrei che noi d ,compromeHessimo con alcuna promessa di modificare il Trattato di Parigi. In ciò non vi sarà da far altro che tenersi stretti all'Inghilterra, la quale farà tutto il possibile per evitarlo. Inghilterra, Austria, e Italia hanno su questo punto interessi comuni. Ma di ciò più a lungo in altra mia.

Ieri corsero qui strane voci che Bazaine e Uhrich si 'erano dichiarati per l'Imperatore, che Palikao andava a nome di questo a trattar la pace al quartier generale, che la Prussia era disposta a riconoscerlo e simiglianti. Non telegrafai perchè mi parve che di solido vi fosse poco. Se mai, non ci vedrei altro che un artificio prussiano per suscitare divisioni in Francia, e così attenuare la resistenza. Ma chi può credere che l'Imperator possa esser rimesso in trono, e che anche se ciò avvenisse potrebbe restarvi?

Scma la fretta di questa lettera.

(l) La relazione è del 21 settembre. Il testo in J. FAVRE, Gout:ernement de la Déjense Nationale (parte prima) du 30 juin au 31 octobre 1870, Paris, 1871, pp. 420-433 ( e cfr. anche il racconto, pp. 156-187); Das Staatsarchiv, XIX, n. 4108, pp. 223-231; Archives Dip!omatiques

(2) Cfr. n. 72.

(3) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX. n. 4110, pp. 231-234; Archives Dip!omatiques 1871-1872

(l) Cfr. n. 69.

120

DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fasc. 114)

L. P. Roma, 28 settembre 1870.

Non ti faccio poesie, idillj amplificazioni sul gran fatto compiuto -Abbiam ben altro sulle spalle

Arrivai il 22 -Anarchia come nel 1848 e i Rossi che s'impadronivano di tutto -Con l'ajuto di Silvestrelli Silvagni e i buoni in 24 ore, quelli furono messi alla porta, insediata una Giunta, disgraziatamente dal Cadorna e non dai Romani, ma non si potè far meglio -È inutile che io ti dica che da Firenze han preso troppo gusto a far tutto essi e ci mandano commissarj come il plebiscito fosse stato fatto da un mese -Il plebiscito poi lo si vuole pei 2 Ottobre, e non si è ancora d'accordo nella formola -A Firenze si sono incaponiti di fare una formola condizionata, e peggio condizionata all'indipendenza papale -Parmi tale sproposito da appena poterlo io comprendere .-Chi deciderà se la condizione è poi adempiuta o nò? Quanti [sic] liti, quanti appigli dati alla diplomazia ai nemici! quale appoggio dato al papato per combatterci!!! E peggio che anco non volendo il Papato è obbligato per il Sillabo a precisamente dichiarare che non è indipendente, se non quando gli avremo ridato tutto e fatto ammenda onorevole per le nostre libertà usurpate in onta alla religione -E tutto ciò farselo spontanei! de gaieté de cCEur, e per dare ai rossi e sinistri una nuova arma..... Caro Minghetti fin qui ho cantato il quam parva sapientia regitur mun,dus -Ora rivolto il detto in quam maxima insipientia regitur etc. Ho scritto fortemente (e tu sai come il faccio io!) a Visconti (1). Perdio! dopo due mesi di una ammirabile diplomazia annegarsi ora in porto e sacrificare il partito liberale, la monarchia..... e per rendersi il Papa più intrattabile e dare armi alla diplomazia e potenze avverse contro l'Italia!..... Caro Minghetti non sarebbe meglio che tu ritornassi? Cosa fai più ora a Vienna? È quì che si farà la gran politica e non ci lasciare in braccio ad un asino (dimenticavo che gli asini non han braccia) come il Lanza

Io ho deciso di tramutarmi di nuovo in Roma. Il governo provvisorio mi ha dato la direzione degli ospedali provvisoria; ma la tengo per avere un policlinico o cosa tale in che io possa realmente essere utile -Qui ho truovato accoglienze le più lusinghiere -Ho due o tre collegj che mi vogliono deputato: ma io te lo scrissi preferirei il Senato-Se però non potete darmene la nomina adesso subito, mi farò nominare a malincuore deputato a Macerata o altrove. Anco a Roma me lo hanno proposto, ma attendendo alla scienza male bastarei alle fatiche di deputato attivo. Fammi il piacere di sc11iverne decisamente a Visconti o ad altri che ne assuma il compito, ma fammi sapere un sì o un nò DECISO sulla nomina al Senato per mio governo.

Il Branc è quì e senza lui non facevamo nulla. Più veggo ed esamino la questione cattolica e più mi convinco, che se abbiamo la pazienza e la perseveranza di andar innanzi nella vera via di libertà senza mai retrocedere ma

usando cortesi parole e cortesi maniere al Papa, il Papato dopo un'anno viene a noi, e siamo i padroni della situazione. Guai! se ci affrettiamo troppo, e peggio se ci sbracciamo a far concessioni adesso -Il meglio è sentire, negoziar, e non concluder mai fin che i tempi non siano maturi.

Addio caro Minghetti perchè sono oppresso di fatiche.

(l) Cfr. n. 96.

121

IL MINISTRO ARTOM AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

(Carte Nigra)

L. P. Firenze, 29 settembre 1870.

Tu avrai chiesto probabilmente a te stesso ed a Ressmann se Artom è morto e perchè non ha più dato segno di vita. Avrai saputo da Vimercati la mia missione a Vienna. Dopo andai per due giorni a Carlsruhe, poi venni quì chiamato da Visconti come suo amico ad aiutarlo, per quanto so e posso, col consiglio e colropera. Gli avvenimenti spaventosi accaduti scusano almeno agli occhi miei il mio silenzio. Ma non credere che spesso io non abbia pensato a te ed alle terribili emozioni che hai dovuto soffrire! L'accordo che esiste in generale fra noi sulle questioni più importanti è. tale che rendeva quasi superfluo uno scambio di frasi. Ed ora non avrei neanco il coraggio di scriverti se si trattasse solo di fare delle postume considerazioni sulla condotta politica che avremmo potuto

o dovuto seguire. Visconti non ha tempo di scriverti egli stesso. I consigli dei Ministri e le udienze lo occupano il giorno intiero, ed egli mi prega di supplirlo in questa corrispondenza confidenziale specia·lmente• .con Minghetti e con te.

Prima di tutto due parole sui documenti che ti si spediscono. Mentre cercavamo il modo di ottenere dal Governo Francese un documento scritto che rendesse più corretta la nostra posizione rispetto alla Convenzione di Settembre il bravo Senard, commosso fino alle lagrime dall'accoglienza fattagli dal Re, gli scrisse in occasione dell'ingresso delle nostre truppe a Roma, la lettera qui unita (1). Cogliemmo l'occasione, nella rLsposta (2) per richiamare e constatare il tuo colloquio con J. Favre. Così, questi due documenti verranno a ·conferma dei tuoi due rapporti dell'S e del 12 settembre (nn. 1228 e 1238) e potranno in ogni caso dimostrare che non fu senza aver ottenuto l'assenso del Governo francese che noi abbiamo proceduto così arditamente nella soluzione della questione romana (3).Sarà bene che tu ci faccia sapere se credi che ciò basti legalmente o se si hanno a fare altri passi. -Del resto vedrai dalla copia della Nota a Minghetti quali sono le intenzioni di Visconti. Egli vorrebbe indur le Potenze, e fra esse naturalmente la Francia, a prender atto delle guarentigie che offriamo alla Santa Sede per la continuazione dell'esercizio libero della sua autorità spirituale, persuaderle a negoziar es.se a favore del Papa e nell'interesse delle popolazioni cristiane, eludere così il non possumus del Papa, ed ottenere una soluzione defi

nitiva e legale. Non so se si riescirà: abbiamo contro noi le impazienze e le improntitudini della sinistra e dei piemontesi, favorite indirettamente da alcuni colleghi del Visconti (1). Essi spingono al trasporto immediato della capitale per creare un fatto compiuto ed irrevocabile, contro i:l quale non valgano le proteste diplomatiche. Abbiamo pure a lottare coll'apatia delle potenze che preferiranno forse !asciarci soli a lottare coll'ostinazione del partito gesuitico, per non prendere alcuna parte di responsabilità in questioni cosi gravi. Ma per ora due fatti stanno per noi. Niun Governo protestò in alcun modo contro la nostra condotta. n Papa è rimasto a Roma, ed Antonelli riconosce che la condotta dei soldati nostri è ottima. L'ordine pubblico vi è perfetto: l'invio di Lamarmora finirà di rassicurare completamente e l'Europa ed il Papa. Domenica si farà il plebiscito e sarà accettato. Al Papa rimarrà la città leonina colle altre guarentigie già proposte nel progetto Cavour del 61.

Ora veniamo ad altro. Senard insiste dacchè è qua perchè l'Italia faccia qualche cosa a favore della Francia. Ai suoi occhi una nostra circolare avrebbe un'efficacia irresistibile per far cessare la guerra ecc. ecc. Il Re, Visconti, io stesso

brameremmo che ciò fosse ma abbiamo la convinzione opposta. Le informazioni di Vienna, di Londra, di Pietroburgo non lasciano alcun dubbio su ciò. Se la lettera dello Czar non bastò ad arrestare il Re di Prussia a che gioverebbe una nostra tartine? Manco male se fosse solo inefficace, ma c'è il rischio di cader nel ridicolo. Una situazione qual è l'attuale non chiede delle frasi, per quanto esse fossero belle, sonanti, eloquenti come i discorsi dell'ottimo Senard. I Gabinetti furono sempre e sono più che mai crudelmente positivi. Ti ripeto: non è mancanza di buona volontà. Le crudeli sciagure francesi hanno commosso in Italia ogni partito, e la memoria di Solferino e Magenta s'è fatta più viva dopo Sedan. Se qualche cosa di utile si potesse tentare, senza inimicarsi la Prussia, lo si farebbe volentieri. La Germania stessa scuserebbe l'audacia in forza della nobiltà del sentimento che la inspirerebbe. Ma è d'uopo evitare che paia fatto per assumer noi una parte che le altre grandi potenze rifiutano d'assumere, in fine di darci dell'importanza, inoltre di cader nel ridicolo. Se tu potessi suggerirei qualche mezzo pratico, telegrafa in cifra. Pare a me, che, cadute Toul e Strasbourg la Francia non possa più mantenere il principio dell'integrità territoriale. Ma forse il Governo attuale la cui fierezza ripugna ad accettare il principio d'una cessione di territorio, sovratutto nell'estensione chiesta dalla Prussia, potrebbe cedere innanzi alla proposta d'una potenza amica. Se si dicesse per esempio cedete l'Alsazia e parte della Lorena sino ai Vosgi? Questi lascierebbe aUa Francia una :firontiera difendibile: invece la pe.rdita di Metz le toglierebbe ogni mezzo di difesa ulteriore. Ma io non consiglierò mai di far simile proposta se non sappiamo che la Francia l'accetterebbe; in tal caso altre potenze si unirebbero forse a noi per pregar la Prussia di cedere ed accettare anch'essa.

Tornielli m'avverte che la posta parte. Non ho tempo quindi di svolger meglio il mio pensiero. Tu non ne hai d'uopo d'altronde. Addio in fretta. I miei saluti a Ressmann.

I2 -Documenti diplomatici · Serie II -Vol. I.

(l) -Cfr. n. 22. (2) -Cfr. n. 105.

(3) Cfr. la versione di J. FAVRE, Rome et la République Fra.nçaise, Paris, 1871, pp. 5-8 e 256-259; e anche Gouvernement de la défense nationale du 30 juin au 31 octobre 1870, cit., pp. 118-119.

(l) Evidente allusione al Sella.

122

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3040. Vienna, 29 settembre 1870, ore 18 (per. ore 18,35).

Beust m'a dit qu'il avait communiqué à l'Empereur votre dernière dépeche (l) et que Sa Majesté ainsi que lui meme en étaient entièrement satisfaits. Il m'assure que l'Autriche ne cesserait d'insister auprès du Pape pour qu'il reste à Rome (2).

123

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3041. Vienna, 29 settembre 1870, ore 17,10 (per. ore 18,35).

On commence à s'émouvoir ici de nos armements. La flotille du Lac de Garde les préoocupe spécialement. Veuillez me mettre à meme de leur donner des explications rassurantes (3).

124

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 29 settembre 1870, ore 19,15 (per. ore 19,20).

Antonelli m'a prévenu que domani emetterà mandato mensile ordinario de cinquante mille écus pour entretien Pape Cardinaux garde del palais et plénitude service personnel e del sacré palais. Ho avvertito Giacomelli. È necessario che a norma de nos promesses payement ne souffre difficulté ni retard.

(l) -Cfr. n. 3. (2) -Il contenuto della prima parte di questo tel. è ripreso nel r. Minghetti n. prot. 10. dello stesso 29 settembre, ed. in LV 17, pp. 48-49, dove si aggiunge che, su desiderio espressodal Beust, il Minghetti gli aveva lasciato copia del dispaccio Visconti Venosta del 21 settembre. Ma l'accenno alle insistenze del governo imperiale perchè il Papa resti a Roma manca nel rapporto. (3) -Il Consiglio dei Ministri del 22 settembre, c per ragioni politiche • e cioè per non allarmare troppo l'Europa coi nostri armamenti, aveva rimandato a tempo indefinito la chiamata della classe di 2• categoda del 1848 (ACR, Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, Il, P. 76; Le carte di Giovanni La,nza, cit., VI, p. 408; CASTAGNOLA, op. cit., pp. 65-66). A Vienna però il Ministero della Guerra si preoccupò ugualmente di pretesi armamenti italiani contro l'Austria citando ad esempio il riarmo. della flottiglia sul lagodi Garda, i lavori di fortificazione di punti strategici sulla frontiera trentina e concentramento di truppe nell'Italia settentrionale. Il Minghetti, per rassicurare il Beust gli trasmise una nota confidenziale da cui risultava che la flottiglia del lago di Garda era ilÌferiore, oggi, a quel che era prima del 1866. Tuttavia il Beust, il 16 ottobre, invitava il Kiibeck ad approfittare di un'occasione propizia per richiamare amichevolmente l'attenzione del Visconti Venosta sugli effetti spiacevoli di queste c apparenze bellicose. (SAW, Pol. Arch., XI/76).
125

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3036. Vienna, 29 settembre (l) 1870, ore 24 (per. ore 3).

Le Gouvernement Impérial a déjà envoyé à son Ambassadeur à Rome les instructions lss plus précises pour conseiller au Pape de ne pas quitter Rome. Il y est d'autant plus intéressé que l'Empereur d'Autriche ayant dans le temps offert au Pape l'hospitalité à Brixen ou Innsbruck si le Pape acceptait le Gouvernement Impérial se trouverait dans le plus grand embarras. Ici on sait positivement que la plus forte pression pour déc,ider le Pape à partir vient du Ministre de Prusse à Rome et qu'au contraire le Ministre de Portugal travaille activement pour le faire rester. Le Pape se plaint souvent de ne pouvoir plus faire ses promenades habituelles à cause du... [manca] sur la continuation de ses habitudès. J'ai laissé copie de votre dépeche à Beust. Je vous télégraphierai demain son impression, mais je ne doute pas qu'elle sera bonne.

126

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (2)

Roma, 29 settembre 1870.

Oggi il Cardinale Antonelli mi notificò confidenzialmente che stava per emettere i mandati pel pagamento dei cinquantamila scudi mensili che sono assegnati sul Bilancio dello Stato Pontific'io pel mantenimento di Sua Santità, del Sacro Collegio, e dei Sacri Palazzi Apostolici col relativo servizio di guardie, di Svizzeri, ecc. Sua Eminenza mi d1sse di non inr!Jendere, di farmene domanda di pagamento; che toccava all'Amministrazione finanziaria il decidere se dovevano essere pagati. Io risposi che non era necessario Sua Eminenza me ne facesse domanda e che evidentemente il pagamento sarebbe stato eseguito senza dilazione nè difficoltà.

Sua Eminenza m'informò inoltre avere egl·i dato disposizioni per il paga

mento all'estero, alla scadenza del 1° Ottobre, degli interessi del Consoldldato, provvedendovi col danaro di S. Pietro; soggiunse che esistevano presso le pubbliche casse ~n Roma depositi del Danaro di S. Pietro dei quali mi mostrò le ricevute. Io avendogli (3) chiesto se egli intendeva che il Consolidato dovesse essere pagato col danaro di S. Pietro altrimenti che come semplice operazione di contabilità da regolarizzarsi, Sua Eminenza mi tri.S[)ose ·che diffatti e1ra questo un semplice provvedimento di cassa che s'i 1sarebbe pOli aggiustato in seguito.

Avvisai di tutto ciò il Generale Cadorna e ne feci anche avere notizia al

Cavalier Giacomelli (4).

Sua Eminenza mi parlò poi di varii inconvenienti succeduti in questi ultimi

giorni, per colpa, mi disse, di subalterni e dei quali egli non intendeva lagnarsi,

volendo solo che fossero notati i fatti come PJt>Va delle difficoltà inerenti alla

situazione attuale di cose. Si trattava d'un alterco tna un Capitano del Regio eser-cito ed alcuni Svizzeri, pretendendo il Cap~tano <:he dalla Caserma dei Gendarmi nella città Leonina non dovessero uscire individui con abito borghese, perchè riteneva irr-egolare che borghesi a~rmati o no occupassero queUa caserma; in seguito aUa quaie discussione il Capitano si sarebbe r-eso colpevo,le di sd:regi alla persona d'un UffiZ'1ale degli Svizz,eri intervenuto a sostenere le ragioni dei suoi. Io ricordai a Sua Eminenza come le formali istruzioni del Generale Cadorna ai distaccamenti destinati alla città L·eonina fossero di mantenere * in ogni circostanza il contegno ed i doveri richiesti dalla piena sovranità pontificia * (1), 1e m~ riservai di portare i fatti segna·lati da Sua Eminenza a notizia del Generale, che ne sarebbe stato dolentissimo. Oggi stesso, in fa,tti, il Colonn:ello di Stato Maggiore Caccialupi si recò d'ordine del Generale Cadorna da Sua Eminenza per assicurarla che verificato il fatto l'ufficiale .sarebbe severamente punito. Il Co1onnello CaccialUJpi ebbe anche a far noto 1a Sua Eminenza che 111 Generale destinava un ufficiale appositamente scelto, il Barone Cavalchini Garofoli, al comando della truppa stanziata nella città Leonina, con ordine scritto di eseguire e far eseguire puntualmente quanto sarebbe richiesto da Sua Eminenza, niente di più, e niente di meno. Cosi si sarebbero anche evitati altr'i sconci segnalati a me dal Cardinale, come la pretesa di qualche sentinella di far visitare i pacchi esportarti dal Vaticano, o d'impedire ghl Svizzeri di S/ce.ndere in uniforme sulla piazza di S. Pietro. Espressi al Cardi:nale, ed il Generale Cadorna gliene fece rinnovare dal Colonnello Caccialupi ila :testimonianza. quanto ci fossero penosi questi errori, d'altronde affatto eccezionali ed isolati di qualche subalterno, in disubbidienza ad ordini chiari e formali; e Sua Eminenza disse al Colonnello Caccialupi ed a me che tali inc•onveniJenti parziali non impegnavano la responsabilità del comando delle Regie truppe. * Tuttavia il Generaile Cadorna intende benissimo come il Vaticano ne può fare, se non argomento di accuse, almeno argomento di dimonstrazione che la situazione sia intoJ.lerabiJe per il Parp,a * (2). -V. E. rpuò essere certa che tutto il possibme sa.rà fatto come fu tentato già, perchè nulla di ciò accada in avvenire.

Sua Eminenza mi esibì anche nella nostra conferenza d'oggi un foglio trovato da Sua Santità in un telegramma direttole e che segnava che la risposta era .stata pagata dai1o :speditore nella sOilllma di Lil'e sei. Pregai Sua Eminenza di non dare importanza, nelle circostanze transitorie in cui siamo, ad una mancanza di quakhe impiegato, e domandai a Sua Eminenza se Sua Santità non avrebbe diflkOiltà a ·che ufficii telegrafici e d~ posta (3) lfoss€1l"o :sltabiliti in Vaticano ,a 1sua disposizione. Sua Eminenza mi rispose che altra volta era stato stabilito un filo dalla stazione 'telegrafica centrale in Roma. al Vaticano, ma che non se ne era fatto uso, che la corrispondenza telegrafica della Santa Sede essendo assai ristretta era meglio che si continuasse a riccevere e spedire dall'Ufficio centrale in Roma. Lo stesso mi disse della posta. Tuttavia il Colonnello Ca,ccia[upi ebbe anche

(ll Cosi modificato in LV riservato: «l'ordine in ogni circostanza •.

ordine di vedere se si petesse combinare qualche cosa con Sua Eminenza per quei 'servizii, ,ed intal!1to al Telegrafo ed alla Posta in Roma fu confermato che alla corrispondenza di Sua Santità erano da applicarsi le stesse regole che alla corrispondenza di S. M. il Re nostro Augusto Sovrano.

Notificai poi a Sua Eminenza i provvedimenti presi dall'Autm-ità miLitare conrtro ogni spaccio di scritti o stampe meno rispettose alla *Sacra * (l) Persona del Pontefice.

(l) -Sic! Ma deve essere 28, per. ore 3 del 29, prima del n. 122. (2) -•Ed. in LV riservato Roma, pp. 11-12; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 440-442. (3) -«Avendogli io • LV riservato (4) -Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 269 e 562; CASTAGNOLA, op. cit., p. 66 n. l.

(2) Il brano fra asterischi omesso in LV riservato.

(3) • Postali • LV riservato.

127

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 47-48) (2)

R. 175. Monaco, 29 settembre 1870 (per. il 31).

In risposta al telegramma che l'E. V. mi fece l'onore d'indirizzarmi jeri sera (3), Le annunciai or ora per telegrafo (4) che il Ministro degli Affari Esteri di Baviera è pur di opinione che il Papa non dovrebbe lasciarsi indurr~ ad allontanarsi da Roma. S. E. il Conte di Bray mi disse che, considerando nella persona del Pontefice il carattere di capo della chiesa Cattolica e di vescovo di Roma, * gli * (5) pare essere suo dovere il rimanere fermo alla sede del Vaticano. Mi disse che avrebbe presi in proposito gli ordini del Re, cui andava però a proporre di dare a Pio IX consigli nel senso indicato da V. E. Aggiunse poscia aver egli la convinzione che il Governo italiano medesimo potrà assai contribuire a questo risultato, ritardando alquanto il trasferirpento a Roma della sede Governativa. L'Italia, disse egli, possiede ora definitivamente Roma, il sentimento nazionale è stato soddisfatto, e dovrebbe riguardare come questione secondaria e di dettaglio, la traslazione colà della Capitale.

Ho dovuto convincermi che nell'esprimermi il concetto, * che chi va piano va lontano * (5), il Conte di Bray ha voluto darci un attestato di più della sua costante benevolenza all'Italia. È indubitato, a suo avviso che il trasferimento della Capitale trarrà seco delle questioni d'ordine materiale, * se vogliamo, ma *

P. -S. -*Il Conte di Bray ha ottenuto dal Re un congedo di 15 giorni, e parte quest'oggi per la sua campagna * (5).
(5) -per appianare le quali ci sarà più facile la via se avremo potuto prima sciogliere completamente la questione morale, quale è quella di fare accettare al Papa il fatto compiuto e poter poscia stabilire un modus vivendi vantaggioso al Governo italiano e che soddisfi ad un tempo le aspirazioni del cattolicismo.

(l) Omesso in LV riservato.

(2) -Con qualche mutamento di forma. (3) -Cfr. n. 104. (4) -N. 3037, non pubblicato. (5) -Omesso in LV.
128

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 49-50)

R. CONFIDENZIALE 259. Bruxelles, 29 settembre 1870 (per. il 2 ottobre).

Quoique V. E. ne m'en donnàt pas précisément l'instruction dans son télégramme d'hier soir (1), je n'ai pas moins cru devoir, sous forme de simple conversation, faire part d'une partie de son contenu à M. le Ministre des Affaires Etrangères dont j'ai eu déjà plusieurs fois l'occasion de signaler à V. E. l'esprit de calme et de modération dans tout ce qui se rapporte à la question Romaine. Après avoir brièvement rappelé les conditions de souveraineté et de parfaite Hberté d'action faites à la .papauté, * telles qu'elles résultent des dernières communications dè V. E.* (2), j'ai parlé à M. d'Anethan de l'ordre parfait qui régnait à Rome en ajoutant combien il serait à désirer dans un intéret général, que les Puissances catholiques conseillassent à Sa Sainteté de rester à Rome où Elle jou~rait d'une complète indépendance, et où, d'autre part, le gouvernement du Roi avait été le premier à reconnaitre sa souvera·ineté en ordonnant qu'on Lui rendit les honneurs Royaux.

M. d'Anethan m'a écouté avec beaucoup d'attention et m'a témoigné sa satisfaction de l'ordre et de la tranquillité qui regnait à Rome, camme aussi (3) de Ila pleine liberté et indépendance bissées au Saint Père; mais quant aux conseils des Puissances catholiques auxquels j'avais fait allusion, il s'est tenu dans une réserve absolue et n'y a pa·s répondu un seui mot. * Bien plus, faisant adroitement tomber la conversation sur les interpellations qui lui avaient été faites avant-hier au Sénat à propos des événements de Rome, il m'a dit qu'il avait été bien aise de saisir cette occasion pour bien établir que la neutralité de la Belgique ne lui défendait pas seulement tout acte ou toute démarche de nature à la compromettre dans ses rapports avec les Puissances Etrangères, mais devait meme lui interdire l'expression publique de sentiments impliquant une préférence ou une antipathie marquée dans une question de politique étrangère. C'est à un tel point, a ajouté spontanément M. d'Anethan, que tout honorée que put etre la Belgique de recevoir Sa Sainteté, si, comme le bruit en a faussement couru, Elle avait eu l'intention de s'y rendre, nous espérons bien qu'il se trouverait quelqu'un pour Lui rappeler avec tout le respect et la déférence possib1es que ·ce Slerait là mettre notre neutraHté à une trop grande épreuve * (4).

Ainsi que V. E. en jugera par le récit· exact de cette conversation, rien ne pourra jamais décider la Belgique à sortir de son ròle purement passif dans une question quelconque de politique extérieure; et mème, ses principes sont tellement arretés en rpareille mat1ère, que lorqu'eiD.e est *forcément * (2) obligée de se

prononcer, comme cela arrive dans des questions de reconnaissance de nouveaux Gouvernements, elle attend toujours que les grandes Puissances garantes de sa neutralité, aient exprimé leur intention pour suivre leur exemple.

Enfin, pour préciser d'une manière encore plus exacte le còté très apparent de l'attitude qu'a adoptée le Gouvernement Beige, non pas seulement dans la question Romaiilie, mais aussi dJans, toutes les autres (l) du moment, j'ajouterai en terminant, qu'aujourd'hui c'est avec une satisfaction marquée que le Gouvernement Belgo parle de ses obligations de parfaite neutralité qui lui permettent de se désintéresser de tous les événements dans le présent comme dans l'avenir.

(l) -Cfr. n. 104. In LV • ne m'en ait... donné ». (2) -Omesso in LV. (3) -• Ainsi que • LV. (4) -Il brano tra asterischi è stato soppresso in LV.
129

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (2)

R. 667. Berlino, 29 settembre 1870 (per. il 3 ottobre) (3).

J'ai reçu les deux télégrammes de V. E., en date d'hier (4).

Quant au premier, j'ai dit que, d'après de certaines suppositions qui avaient cours à Rome, le Comte d'Arnim s'emploierait à décider le Pape à chercher un refuge en Allemagne, mais que V. E. se refusait à admettre de telles Suppositions. Si M. d'Arnim prenait sur lui de travailler dans ce but, il assumerait une grave responsabilité, notamment au point de vue des intérets de son Pays. Il semblerait croire en meme temps que toute chance de conciliation entre la Papauté ·et l'Italie est écartée, tandis que notre Gouvernement voudrait au contraire amener une entente.

M. de Thile a nié de la manière la plus péremptoire que le Représentant de la Confédération du Nord agisse de la sorte. Il a l'instruction de s'abstenir avec soin de donner un encouragement, meme indirect, dans ce sens. Si des ouvertures lui étaient faites, il a l'ordre d'en référer à Berlin.

Quant au second télégramme, j'en ai donné lecture au Secrétaire d'Etat. Il ne pensait pas que le Cabinet de Berlin se résolùt à donner des conseils à Sa Sainteté. J'ai fait l'observation que nous ne discutions pas sur les mots. Le Gouvernement Prussien restait lui-meme juge, sous quelle forme et dans quelle mesure convenable il pourrait peut-etre user, selon nos désirs, de ses bons offices, pour que Sa Sainteté continuàt à habiter Rome.

M. de Thile en a pris note, et se réservait de télégraphier sans retard au Comte de Bismarck, auquel aromrtena~t de lui ~tracer des diredions à cet égard (5).

(l) -• Questions • aggiunto in LV. (2) -II testo edito come estratto in LV 17, p. 54, preceduto da puntini e con la data 28 settembre (per. 4 ottobre), -testo inesistente nell'Archivio del Ministero degli Esteri è una contaminatio del presente rapporto de Launay e del tel. a lui del Visconti Venosta in data 28 settembre, n. 1396, qui sopra riprodotto al n. 104. (3) -Il contenuto di questo rapp. fu subito telegrafato dal de Launay, il 29 settembre, ore 14,40 -per. a Firenze ore 18,20 -con tel. n. 3039 che non si pubblica. (4) -Cfr. i nn. 99 e 104. (5) -Cfr. tel. Bismarck al Ministero Esteri, a Berlino, 30 settembre 1870, da trasmettere al conte Arnim a Roma (proprio in correlazione col passo fatto dal de Launay e di cui nel rapp. qui pubblicato): c è nel nostro interesse, che egli [il Papa] rimanga a Roma ». BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 527. Cfr. ivi, p. 514, 21 settembre; p. 531, 3 ottobre; p. 553, 17 ottobre.
130

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1263. Tours, 29 settembre 1870 (per. il 3 ottobre).

È giunto recentemente in Tours, proveniente da Roma, Monsignor Lucciardi, uditore della Nunziatura apostolica a Parigi, accompagnato da un Agente del Cardinale Antonelli di cui non mi fu detto H nome. Monstgnor L!ucdaridi si recò a far visita jeri al Signor Crémieux, a cui domandò ·che la Delegazione di Governo stabilita a Tours gli facilitasse il modo di penetrare a Parigi presso Monsignor Chigi, a traverso l'esercito prussiano. Il Signor Crémieux gli rispose che la Delegazione era nella impossibilità di fornirgli un mezzo pratico e sicuro per questo viaggio, attesochè la città di Parigi è effettivamente circondata dalle truppe prussiane, le quali probabilmente non avrebbero tenuto conto di una raccomandazione o di un lascia passare del Governo Francese, benchè il portatore fosse rivestito di carattere diplomatico. È probabile che Monsignor Lucciardi sia incaricato di portare a Monsignor Chigi istruzioni per protestare contro l'entrata delle truppe italiane nel territorio pontificio e per domandare l'intervento del Governo Francese a tutela del potere temporale. Ma è certo che il Governo Francese si asterrà da ogni intervento effettivo, ed è sommamente probabile che si asterrà da ogni azione diplomatica in questo momento. Il Signor Crémieux mi disse d'altronde ·che Monsignor Lucciardi nella sua conversazione non fece domande nè espresse desiderj di questo genere. Le opinioni del Signor Crémieux non gli avrebbero permesso in ogni caso, secondo che egli stesso mi disse, di prendergli [sic] in considerazione. E tale è pure, non esito a dirlo in seguito al linguaggio tenutomi, il sentimento del Signor Favre e della maggioranza dei suoi Colleghi. Ho ragioni di credere che il Cardinale Antonelli tenta di fare in questo momento uffici diplomatici presso varie Corti, non esclusa quella di Berlino. La situazione nel mezzogiorno della Francia è ancora sempre molto inquietante. Sia a cagione della separazione completa dal potere centrale, sia per poca fiducia nella Delegazione Governativa di Tours, tendenze federative cominciano a manifestarsi in qualche dipartimento, e momentaneamente esse sonosi anzi tradotte in fatto nel modo di procedere autonomo ed insubordinato dei comuni di Lione e di Marsiglia. In quest'ultima città si formò una «lega del mezzogiorno pella difesa nazionale » la ·quale tenne sotto la Presidenza del Signor Esquiros una seduta in cui intervennero anche i membri della Commissione rivoluzionaria di Lione. La lega domandò al Governo provvisorio d'indicarle entro tre giorni una linea di condotta per la difesa. Non avendo ottenuta alcuna risposta essa decise di conservare la sua libertà d'azione e discusse, però senza risultato definitivo, se la Capitale provvisoria della Lega stessa dovesse essere Lione o Marsiglia.

Si credeva qui che Orléans potesse essere occupata entro jeri dai Prussiani. Ma ciò non avvenne ed ora forze considerevoli furono spedite colà.

P. S. -Accludo una lettera che fui pregato per parte della moglie del Generale Douai a far pervenire al Signor Brançon, intendente della Casa delle Loro Altezze Imperiali il Principe Napoleone e la Principessa Clotilde (1 ).

(l) A margine: c ritirata •·

131

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed in LV 17, pp. 55-56)

R. 137. Madrid, 29 settembre 1870 (per. il 5 ottobre).

Con telegramma di jeri giuntomi questa mane (l) V. E. annunziandomi che dopo l'entrata delle Regie truppe in Roma non cessò mai di regnarvi un ordine perfetto m'incarica di far parte al Governo di Sua Altezza il Reggente della ~onvinzione del Regio Governo che sia nell'interesse di tutte le Potenze Cattoliche che il Santo Padre non abbandoni il Vatkano. V. E. aggiunge ,essere intenzione (2) di Sua Maestà 'Che si cir,condi il Sommo Pontefice degli omaggi dovuti all'al1issima sua Dignità ,ed essersi dati a tal effetto degli ordini affinchè il Capo Visibile della Chiesa riceva gli onori Reali.

Quantunque già mi constasse che il Governo di S. A. il Reggente divide pienamente il modo di pensare di quello di Sua Maestà, mi recai a vedere S. E. il Presidente del Consiglio a cui diedi lettura • del senso * (3) del telegramma di V. E.

Il Generale Prim si mostrò riconoscente alla comunicazione da me fattagli e mi disse che le intenzioni (4) del Gabinetto Spagnolo 1SU questa materia non hanno per nulla cambiato. Una sola cosa, mi disse egli, è essenziale; una sola cosa continuò egli, domina tutte le altre, e su di questa il Governo Spagnuolo fiero di un titolo annesso aUa Corona di Spagna crede 1avere un (5) diritto di insistere; cioè la perfetta indipendenza spirituale del Capo della Religione Cattolica, e la perfetta libertà personale del Sommo Gerarca. La casa di Savoja ha dato in addietro tante prove di riverenza alla nostra Religione, che la Spagna non può chiedere maggior gatranzia di quella che gli (6) offre la presenza sul trono d'i Italia dell'Illustre Discendente di quella Stirpe, il Re Vittorio Emanuele II.

Il Generale Prim mi disse di assicurare V. E. che oggi stesso si scriverà per telegrafo all'Agente Spagnuolo in Roma di esprimere rispettosamente a Sua Santità i voti del Governo di Sua Altezza il Reggente onde il Pontefice non abbandoni il Vaticano. Qualunque influenza in senso contrario da cui il Papa fosse attorniato non potrebbe agli occhi del Governo Spagnuolo che essere funesta ai veri interessi della Religione.

* -Sono passato al Ministero di Stato ma non vi ho trovato il Ministro. In questo stesso momento vado nuovamente a cercare il Signor Sagasta e se mai mi è dato incontrarlo riferirò a V. E. il senso della sua conversazione * (3). P. -S. -Torno in questo momento dal Ministero di Stato. Ho comunicato al Signor Sagasta il senso del telegramma di V. E. ed egli diede in mia presenza * -al Segretario Generale * (3) l'ordine di telegrafare al signor Jimenez di unirsi a quei suoi Colleghi (7) che fossero disposti a supplicare Sua Santità di non lasciare

Roma, ed in caso che nessuno di loro 1o facesse, di porgere riverenti consigli nel senso desiderato dal Governo del Re * e ciò a nome del Governo Spagnuolo.

In questo momento il Generale Prim mi manda la qui unita lettera per il Signor de Montemar raccomandandomi di pregare V. E. di fargliela consegnare in modo sicuro e senza ritardo * (1).

(l) -Cfr. n. 104. (2) -In LV aggiunto c del Governo •. (3) -Omesso in LV.' (4) -c Istruzioni • LV. (5) -c Corona spagnuola, crede avere il • LV.

(6) c Le • LV.

(7) c Ai suoi colleghi • LV.

132

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO S. N. Nizza, 29 settembre 1870 (per. il 2 ottobre).

Con mio rispettoso rapporto 24 corrente politico riservato (2), io aveva l'onore di notificare all'E. V. che questo Signor Prefetto aveva pubblicato un avviso sui giornali, che « per ordini rigorosi del Governo della Difesa nazionale era obbligato di proibire il passaggio della frontiera francese a tutti quegli stranieri che non siano muniti di passaporto regolare, giacchè in Nizza non si sta formando alcuna banda Garibaldina». So difatti, in modo positivo, che i Garibaldini qui arrivati prima erano spediti a Marsiglia e che poi, al loro giungere alla frontiera, ne venivano respinti.

Ora mi tocca di riferire all'E. V. che il Governo della Difesa nazionale ha cambiato d'avviso, avendo il Signor Baragnon pubblicato jeri sera, che conformemente agli ordini del Governo della Difesa nazionale, il Signor Carlo Alberto Ravelli è autorizzato ad organizzare un corpo. militare col nome di Chasseurs des Alpes -Maritimes. Questi cacciatori dovranno far parte della Legione Garibaldina sotto gli ordini del Colonilello Frappolli. Il Signor Ravelli è qui giunto con raccomandazione del sedicente Colonnello Canzio. Si annunzia altresi la venuta a Nizza del Generale Garibaldi. Per maggiori schiarimenti credo bene d'inchiuderle un ritaglio del giornale il RéveiL di Nizza che tratta di questo argomento.

La prima chiara conseguenza si è, che l'ingresso dei Garibaldini è nuovamente permesso, ove non sia anche favoreggiato, a scopo di propaganda repubblicana.

Benchè l'E. V. debba esserne direttamente informata da chi sul luogo, tuttavia non posso tacerle la dispiacenza provata nel leggere nei giornali lionesi,

Il contenuto di questo rapp., soprattutto del poscritto, fu subito reso noto dal Cerruti al governo italiano con tel. 29 settembre, n. 3045, sp. ore 14,50, per. ore 20.30, che non si pubblica. Il testo del telegramma Sagasta a Jimenez fu trasmesso successivamente dal Cerruti, il 16 ottobre (r. n. prot. 138); e si riproduce qui:

• Riservato. Madrid, 29 settembre, ore 16,30.

Il Governo italiano è risoluto a prestare tutte le considerazioni dovute a Sua Santità come Capo del Cattolicismo e quantunque rispetterà la libertà del Papa per partire da Roma desidera che continui a stare nel Vaticano nell'interesse proprio ed in quello del Cattolicismo.

Affinchè si realizzi un tanto giusto desiderio, incarico V. E. di impiegare tutta la sua influenza e la sua abilità e di procurare di mettersi d'accordo cogli altri Rappresentanti stranieri nello scopo di far loro accettare questo pensiero, ed in unione di quelli che lo accettano, od anche solo, veda il Pontefice per convincerlo dei gran vantaggi ed anzi delle necessità per la Chiesa che il Papa cc.ntinui a risiedere nel Vaticano circondato dagli onori e dal prestigio che gli corrispondono e che non gli negherà il Governo italiano il quale allo stesso tempo rispetteràla indipendenza che corrisponde al Papa come Capo del Cattolicismo..

Desideroso il Governo spagnuolo di contribuire per quanto possa alla effettuazione di questi:! pensiero incarico V. E. di impiegare quanti mezzi le sugg~risca il suo zelo e di valersi dei suoi buoni rapporti con Antonelli Berardi e Franchi affinchè il Papa acceda e si venga ad un accordo tanto conveniente e necessario per il mondo cattolico come per Sua _santità. _Di quanto V. E. farà, come. pure del risultato d~e sue gestioni mi darà Ella mformazrone per telegrafo colla maggwr frequenza possibile •.

che passeggiano le vie di quella città uniformi del Regio Esercito, che non possono essere se non di disertori.

Le tenebre si addensano sempre più sull'orizzonte politico; le precauzioni politico-militari non saranno mai troppe, ed al mio subordinato avviso la vigilanza armata, sulla frontiera con un buon nerbo di truppe, abbisogna di essere mantenuta e forse accresciuta; come potranno tornare di grande utilità, vapori da guerra affatto pronti a salpare con distaccamenti di truppe, sempre preparate all'imbarco, gli uni e le altre per quel luogo ove l'urgenza del bisogno li chiamasse. Non c'è da far meraviglia se la repubblica francese, non vedendosi soccorsa dai Governi monarchici, trovi opportuno di non dilazionare di promuovere con tutt'i mezzi la rivoluzione negli Stati Europei, a seconda del suo naturale temperamento.

Sono assalito da domande di emigrati Romani, residenti in questa città, per rimpatrio colle loro famiglie, a spese del Governo; loro rispondo, come devo, di non avere ricevuto dal Regio Ministero l'autorizzazione, indispensabile al riguardo.

I più visibili segni esterni dello stato d'assedio vanno diminuendo. Dopo la cessazione, da jeri l'altro, delle grosse pattuglie diurne, fra mezzo la pacificissima popolazione, sono da jeri sera cessate le notturne passeggiate a cavallo della gendarmeria per le tranquille vie della città.

(l) Il brano fra asterischi omesso in LV. Nota marginale a matita: • Consegnata •·

(2) Cfr. n. 52.

133

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE (15). Vienna, 29 settembre 1870.

Bisogna che io ritorni sopra una frase di una mia ultima lettera perchè c'è un pensiero che mi sta fisso in mente. Io ti ho detto che le questioni orientali mi parevano vicine a spuntare sull'orizzonte. Non saprei veramente addurre un argomento evidente di ciò; se vuoi prendilo per un pressentimento. Ma vedi però; sta di fatto

Che la Russia aveva accordi precedenti alla guerra colla Prussia.

Che ha fatto ogni opera di aiutarla indirettamente, e sopratutto togliendo all'Austria qualunque libertà di azione. Ora tutto ciò presuppone qualche vantaggio in favore anche della Russia. Ma nui sappiamo che la Russia desidera la revisione del Trattato di Parigi

dunque è molto probabile che fra gli accordi presi colla Prussia vi sia anche questo. E per conseguenza che o nel congresso se vi sarà, o dopo la pace, venga in campo questa questione.

Come evitarla? Imperocchè più ci penso e più mi pare che convenga evitarla. La guerra di Crimea sarebbe stata inutile, ed ogni suo resultato perduto. Con questo di giunta che ora la Francia, nelle condizioni nelle quali si troverà, non potrà essere di alcuna efficacia contro le usurpazioni della Russia.

La più interessata è l'Inghilterra. Non potrebbe essa dai neutri promuovere un impegno di mantenere estranea alle attuali vertenze, ogni discussiotle di cose

orientali? (l) La forma potrebbe esser la più blanda, la più semplice. Si tratta non di fare ma di non fare. Naturalmente la Russia non sarebbe interroga.ta che l'ultima e a cose fatte: e se Italia, Austria e Turchia vi avessero aderito, sarebbe difficile che volesse ripigliare ora la questione. Ti dico questo mio pensiero così come mi passa per la mente perchè tu ci rifletta. Ma se l'Inghilterra fosse disposta a prendere questa iniziativa, bisognerebbe che lo facesse subito, e prima che trattative serie di pace, possano impegnare le potenze a parteciparvi.

134

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA

(AVV, cassetta Minghetti)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 29 settembre 1870.

Per risparmiarti la fatica di leggere il mio raspaticcio [sic] ho dettato l'unita lettera (2) dove parlo della liquidazione dei conti coll'Austria. Tornando da Beust trovai il biglietto L6nyay ministro di finanze e quello di Salzmann che lasciarono l'ambasciata che torneranno. Accettiamo l'augurio. Se li trovassi un po' arrendevoli spingerei le cose al loro fine.

Ho scritto molto di frequente ad Emilio, e gli ho espresso francamente la opinione che bisogna compiere l'opera interamente, e senza indugio. Tutte le difficoltà che presenterà Roma capitale e saranno molte; pur le riguardo minori di quel che sarebbe una politica di sosta e di esitanza. Se vi fù mai caso è questo nel quale bisogna avere un programma nettissimo. Il Parlamento dovrà sanzionare il plebiscito decretare il trasporto della Capitale votare i danari e i poteri a ciò occorrenti, e finalmente il Bilancio di prima previsione pel 1871. Tutto ciò nettamente e senza riserve. Il punto solo difficile sta nella questione del Papa. Il concetto della libertà per tutti i culti e del dritto comune lo accetto pienamente. Se si potesse farne un articolo esplicito dello statuto sarebbe bene. Fin qui credo che tutti i partiti dovrebbero esser d'accordo. Ma non basta, e qui comincia ciò che non vede la sinistra e che vediamo noi. Non possiamo trattare il Papa come il pastore dei Valdesi o il rabbino degli Ebrei. I rapporti del cattolicismo colle popolazioni del Regno e con quelle di altri Stati sono troppo grandi per non tenerne conto. Finora tutti ci hanno assecondato e l'Austria che già fù la difenditrice del trono e dell'altare, vedi che si è condotta benissimo. Ma non bisogna immaginarsi che non possano un giorno riprender la questione e suscitarci degli imbarazzi serii. Bisogna dunque affrettarsi di sciogliere la questione e cogliere questo momento per far cosa che possa essere accettata dai cattolici di buona fede. Bisogna che essi dicano: se il Papa non vuoi saperne ha torto; ma egli, o il suo successore l'accetterà pevchè è un patto ragionevole.

I lavori di Cavour, di Ricasoli, il Memoire inviato da Visconti ne contengono gli elementi. Ho scritto a Emilio le mie osservazioni in prÒposito. Fate che lo

schema sia semplice e chiaro alle menti di tutti. Io raccomando però a te in questa parte di portarvi la tua lucidità. È evidente che sarà il punto combattuto ma se tu ed Emilio siete ben d'accordo e dovete esserlo si vincerà.

Io vado chiedendo a me stesso quali saranno le conseguenze della vittoria prussiana. Difficile problema, ma uomini perspicacissimi credono che avremo un periodo in Europa nel quale predominerà l'elemento conservatore. Ragion di più per sbrigarci, e per poter chiuder in Italia il periodo rivoluzionario.

Quando radunate il Parlamento? Vorrei saperlo un po' prima per dispormi a venire.

(l) -Punto fermo nell'originale. (2) -Manca. Cfr. però n. 150.
135

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

(Allegato al r. Nigra, l ottobre, n. 1265)

L. P. Madrid, 29 settembre 1870.

Il mio bersagliere Piemontese Le consegnerà la presente come pure un piego ed una lettera di questo Ministro Inglese per Lord Lyons.

Sebbene la Spagna sia in questo momento tranquilla, tutti gli animi sono preoccupati dei pericoli che può trarre seco l'interinità. ·Ho veduto questa mattina il Generale Prim che mi disse trovarsi molto imbarazzato per la prossima epoca, 1° Novembre, della apertura delle Cortes. Egli ravvisa pericolosa la continuazione dell'attuale stato di cose, e rayvisa più pericoloso ancora presentare alle Cortes un progetto di legge per investire il Reggente di attribuzioni Sovrane. Egli mi disse non avere in questo momento alcun candidato in pronto. Siccome io mi era p.resentato a lui per parlargli a nome del nostro Capo sugli affari di Roma non volli metter nulla del mio in una 'conversazione che non poteva condurre che a cose vaghe. Egli m'incaricò di scrivere al R. Governo che la dichiarazione della Repubblica e l'attuale stato di cose in Francia non ha per nulla commosso la Spagna, la quale è sempre ferma nella sua fede Monarchica. Noti che prima che egli mi tenesse questo discorso mi aveva fatto entrare nel suo Gabinetto quando ancora vi si trovavano alcuni Deputati, fra i quali il Signor Figueras Capo del partito Repubblicano, il quale in mia presenza, concludendo una conversazione disse: «intanto io vado a fare ogni sforzo perchè la Repubblica si stabilisca al più presto in questo paese».

Prim e Figueras si strinsero come al solito le mani prima di separarsi. Per quanto è dato ad un uomo di giudicarne un altro io credo Prim sincero nelle sue intenzioni, ma mi sono ingannato tante volte e posso ingannarmi anche in questa.

Siccome l'ora è tarda e non ho più tempo di scrivere altra lettera al Cavaliere

Visconti la prego di fargli pervenire la presente quando l'avrà letta.

P. S. -Voglia farmi avere le ultime notizie di Luigino mio fratello.

P. S.-Questo Governo raccomanda al suo Agente in Roma di consigliare a

Sua Santità di non abbandonare quella città. Si telegrafa questa sera stessa a tale oggetto.

136

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3046. Madrid, 30 settembre 1870, ore 16 (per. ore 23,30).

Voici la réponse en date d'aujourd'hui de l'Agent diplomatique espagnol à Rome à Sagasta: « Depuis le commencement, je travaille pour empecher le départ du Saint Père, que je crois un malheur pour tout le monde. Les Ministres de Portugal et d'Autriche sont de la meme opinion. Des autres Ministres il y a peu à espérer. Le Ministre de Prusse voudrait amener le Pape pour faire preuve d'influence. L'Agent diplomatique anglais aussi. Messeigneurs Franchi et Antonelli favorables; nous gagnons toujours du terrain. Le Pape ne partira que si les circonstances ou le danger l'obligent. L'Italie doit se contenter du fait, et ne pas chercher un accord écrit, impossible pour le moment. Qu'on traite bien le Pape, attendu son age et son caractère. De la prudence, et cela suffit pour le moment ».

137

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 30 settembre 1870.

Trovai oggi il ·cardinale Antonelli soddisfatto dei concerti presi con esso (2) dal Barone Cavalchini per il servizio militare nella Città Leonina. Annunziai a Sua Eminenza che l'uffiziale colpevole di sconvenienze verso i gendarmi pontificii era stato sottoposto a severa punizione, e che i mandati emessi da Sua Eminenza per noti 50.000 scudi sarebbero stati come di regola pagati a presentazione.

Il Cardinale mi segnalò come ingiusto l'impedimento posto dalla Giunta al ritiro dei depositi fatti dalle corporazioni religiose, e mi accennò certe ricerche le quali verrebbero fatte, da persone private però, per verificare le attività e passività di alcune di dette co11poraz·ioni in (3) Roma. Presi nota delle osservazioni di Sua Eminenza ad ogni buon fine. La Giunta intanto persiste a credere necessari i provvedimenti conservativi da essa emanati, perchè i gesuiti avevano già incominciato a vendere ed ipotecare varii loro possessi; essa per altro non ha dato ordine o mandato a nessuno di verificare l'entità dei beni del clero regolare.

È da notarsi, in quanto ai 50.000 scudi sopra accennati, che essendo stata proposta l& quistione di sapere se si dovesse rifiutare il pagamento della parte di detta somma che sopperisce a servizi effettivamente cessati, per esempio l'assegnamento di Monsignor Randi che non occupa più il suo posto, fu *egregiamente* (4) deciso ·che Sua Sant1tà ·continui a disporre liberamente di detta somma intiera senza che alcuno abbia a controllarne l'impiego.

(l) -Ed. in LV riservato, p. 13; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 442-443. (2) -• Lui • LV riservato. (3) -• Di • LV riservato. (4) -Omesso in LV riservato.
138

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 30 settembre 1870.

Ieri il Conte d'Arnim mi disse d~ aver mandato a· Berlino l'indirizzo della Camera di Commercio fìtrmato dal Prindpe Borghese «come prova dell'inaspettata assenza di resistenza o ,protesta nella dasse .più legata alla Corte Romana». Egli si mostrò informato delle mie relazioni col Cardinale Antonelli e parve desideroso di conoscerne lo scopo; io vi accennai come a concerti di fatto sopra di cose * di nessuna importanza * (2) relative alla chiesta occupazione di parte della Città Leonina. V. E. giudicherà, se come mi permisi di suggerirle col telegrafo, non >sia il caso ad ogni buon fine d& approfittare, mediante :partecipazione ai nostri agenti (3) di quel tanto d'utile che può risultare per noi dai nostri scambii di comunicazioni ·Col Va.tkano.

Il Conte d'Arnim mi disse inoltre di sapere ·che dal Vaticano si1 lavo·ra ora sulla Francia; che personalmente però il Papa, dominato da idee affatto mistiche, aspetta (4) un miracolo; e che stante la mutabilità delle sue impressioni nervose nessuno può sapere se ,finirà per rimanere o per partire. Insistette poi H Ministro di Prussia sui ·consigli che egli d.ice aver ripetutamente dati al Pontefice di non far res1stenza colle armi alla nostra entrata, e mi esternò il parere che il Papa avesse commesso un errore irreparabile non impedendo il combattimento del 20.

139

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/A) (5)

RISERVATO. Roma, 30 settembre 1870.

Ebbi ieri una conversazione col Padre Luigi da Trento, Predicatore al Vaticano anteriormente. al Concilio, poi dimesso perchè contrario al dogma dell'infallibilità, -vescovo, uomo dotto e considerato come è noto a V. E. Egli mi promise, sotto promessa del massimo segreto, di consegnarmi una Memoria sui provvedimenti necessarii riguardo a Roma.

Egli cominciò col chiedermi se il Governo del Re era impegnato verso le Potenze o deciso per propria determinazione a non unire de.finitivamente Roma all'Italia se la Santa Sede, o la diplomazia, o ambedue non avranno accettate comme [sic] soddisfacenti le concessioni che il governo intende di fare alla Chiesa.

Io risposi che votata dalle popolazioni l'unione di Roma all'Italia, già principiata in fatto dalla occupazione delle nostre truppe, il voler togliere

Roma all'Italia e il voler distruggere ,l'Italia stessa era una sola e medesima cosa; che l'Italia però intendeva, per giusta deferenza al mondo cattolico ed agli stessi interessi suoi religiosi, nonchè come conseguenza del suo diritto pubblico che vuole la libertà della Chiesa, concedere al Papato e alla Chiesa tutte le guarentigie necessarie all'esercizio della loro missione spirituale.

Monsignore mi replicò che poichè era cosi -e 'se ne rallegrò -non poteva che consigliarci vivamente a non preoccuparci di venire col Vaticano ad accordi che più saranno da noi ricercati, meno verranno accolti; ma di procedere risolutamente nella applicazione a Roma di tutte le leggi del Regno d'Italia, applicando e realizzando nella massima estensione, a beneficio della S.a Sede e a o;oddisfacimento del mondo cattolico, il concetto ammirevole -così disse di lasciare al Papa la città Leonina.

Avendo detto a Monsignore che la principale tra le difficoltà del compito del governo sarebbe di determinare in quale misura potrebbero essere conservate come istrumenti della S. Sede e ristrette nell'interesse della libertà civile ed economica dei Romani le corporazioni religiose, il Padre mi disse quanto riassumo in appresso.

Le corporazioni religiose, ancor p1u m Roma che altrove, sono una sentina d'abbiezione e d'ignoranza. Fatte, dopo il 1649, un istrumento di una reazwne politica ed un mezzo d'annullare il Sacro Collegio ed [sic] l'episcopato, esse sono odiate da tutti i buoni fra i preti; e nel loro stesso seno vi è dissoluzione, poichè è certissimo che fra i tre mila frati circa che Roma contiene, due mila almeno aspettano con impazienza il momento, preveduto dalla stessa corte di Roma, dell'abolizione dei conventi anche a Roma. Il governo non deve temere il fantasma della Roma dei frati; come Tancredi davanti alla ,selva incantata, osi, e tutti i pericoli svaniranno. Basterà che il governo non abbia, come Io ebbe altrove, l'immenso torto di far stentar la vita e mancare il pagamento delle pensioni ai frati disciolti, e che rispettando le monache le lasci finchè vivano nelle loro case attuali. Creda il governo che è un'impresa impossibile il voler lasciar sussistere in Roma ed intorno a Roma i conventi e la così detta mano morta. Non solo sarebbe esiziale alla vita dvHe di Roma e nocivo alla rel,igione, ma rnon si potrebbe impedire che l'odio troppo giustificato della popolazione contro di essi rimanesse a lungo innocuo. La soluzione di queste difficoltà è unica: bisogna aprire la città Leonina ai frati e toglier loro l'esistenza come corpi morali in Roma. Il come ed il perchè possono essere ampiamente dimostrati.

Trasmetterò a V. E., appena l'abbia ricevuto, il pro-memoria promessomi dal Padre. Debbo notare intanto che molti preti e prelati tengono Io stesso linguaggio. Mi parlò in quel senso un canonico Segretario del Cardinale de Silvestri, in un colloquio nel quale esordì con queste parole, alludendo alla unione militare per ora di Roma all'Italia: abbiam compiuto un grande atto, e che sarà di gran vantaggio alla religione.

Così pure l'altro ieri, dopo un pranzo dal duca di Sermoneta, sentii il Cardinale Grassellini rallegrarsi col duca del buon operato della giunta, ed esprimersi nel senso più favorevole agli attuali mutamenti.

Sarebbe temerità il conchiuderne che la Corte di Roma si possa piegare a transazioni. Ma essa prevede ed [sic] subirà con rassegnazione i fatti compiuti; solo spera ancora che complicazioni improvvise sopravvengano prima che abbiam saputo compierli. La forza da noi dimostrata coll'entrare in Roma malgrado la resistenza straniera è la vera cagione del contegno moderato serbato dalla S. Sede, con grande stupore dei nostri nemici che speravano scomuniche o fuga dei papa. La Corte di Roma non prenderà un contegno ostile finchè non ci verrà timidi o deboli davanti a complicazioni interne o estere. Profondamente ignara delle vere condizioni d'Italia e d'Europa, essa spera moti repubbltcani nella Penisola o interventi stranieri a .suo favore, -ma in futuro. Presentemente possiamo far molto e con poco rischio: Non abusiamone compromettendo la nostra causa con prepotenze, ma approfittiamone alacremente per lasciar far subito dalle popolazioni romane quel che è indispensabile sia fin dal principio rettamente avviato.

Prego l'E. V. di scusare la forma dei miei rapporti scritti in gran fretta. Procuro di ragguagliarla alla meglio di quanto mi è dato di osservare qui. Le feci parte anche delle mie idee non maturate, come quella di conservare gli ordini religiosi in Roma come istituti semplici o rappresentanze: M'i dovetti convincere, dopo maggiore studio e conferenze con persone competenti, non essere questa una soluzione •sufficientemente pratica e soddisfacente, sia per l'interno che per l'estero. Credo che conviene afferrare arditamente e da'll'alto il problema, e mi permetto di sottoporle l'altra 1soluzione ·che io proposi come semplice idea privata al Padre Luigi, in presenza del Dott. Pantaleoni, ed al Sig. Vincento Tittoni che è uno degli uomini più pratici ed assennati della giunta.

Dopo il plebiscito spontaneo che non si può impedire !facciano per proprio conto gli abitanti della città Leonina, la giunta delibererebbe che non potendosi trascurare nè i diritti di quella popolazione, nè gl'impegni moralmente presi dal governo di lasciare assolutamente la città Leonina al sommo Pontefke, sarà provvisto alla completa espropriazione di .tutti i beni stabili, si.a fabbricati che terreni, della città Leonina, per essere lasciati in piena proprietà al Sommo Pontefice come amministratore della Chiesa; salvo a rifondere 1a città di Roma del prezzo degli indennizzi da pagarst ai proprietari, sul prodotto della eventuale liquidazione da farsi dei beni di mano morta delle corporazioni ecclesiastiche in Roma, quando vengano ad essere applicate anche qui le leggi vigenti al riguardo in Italia.

Salvo la formolazione di una tale deliberazione, che sarebbe da studiarsi meglio, pare a me, Signor Ministro, che facendo dono alla Santa Sede, •COn generosità che non fu più usata da Carlomagno in poi, [di] una interà città, in piena proprietà a Sovranità, capace di 40.000 anime se venisse intieramente fabbricata, con ampiissimi locali fin d'ora sufficienti per accogliervi tutti gli ordini religiosi esistenti in queste provincie, -nè la diplomazia, nè la S. Sede ci potrebbero ragionevolmente rimproverare di restituire a Roma ed ai Romant le condizioni di vita civile ed economica che furono reconosciute necessarie e .già adottate presso tutti i popoli civili.

Non tema V. E. che io mi permetta quì di far altro che esprimere idee private come può ogni cittadino; solo mi sforzo di studiare le possibili soluzioni pratiche di questa grandiosa e spaventosa questione Romana. A Lei spetta giudicare e decidere.

13 -i Documenti diplomatici -Serie II -Voi'. I_

(l) Ed. in LV riservato Roma, pp. 13-14; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., p. 443.

(2) Omesso in LV riservato.

(3) • All'estero • aggiunto in LV riservato.

(4) • Ancora • aggiunto in LV rise1'Vato.

(5) Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e quindi nemmeno in CADORNA, op. cit., 3• ed.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 5, fasc. 4 3/A) (l)

Roma, 30 settembre [1870].

Le Général Cadorna m'a paru désirer que je vous informe pour mon propre compte qu'il est è [sic] désirer que si le Ministère envoie ici le Général La Marmora, il se préoccupe aussi de ne pas laisser esautorare dès à présent et parla suite le Commandant actuel soit pour le temps qu'il aura encore à exercer ses fonctions présentes, soit pour celui où la première autorité militaire et civile de Rome sera le Général La Marmora. Le Gl Cadorna aime et vénère le G1 La Marmora et ne fera jamais une question personnelle envers lui; mais il espère qu'on tientra compte de ce qu'il y a de délicat dans sa position. Je me borne à cette simple mention d'impressions dont il m'a fait part.

Pour moi, Monsieur le Mini.stre, je vous ai soumi.s déjà ma conviction que je ne puis vous ètre utile sérieusement à Florence, et j'ai invoqué de votre bienveillance une destination. Tant que vous jugerez que je puis rester ici avec quelque utilité, je resterai. Lorsque le moment vous paraitra venu que je quitte Rome, vous ne me refuserez pas, je me permets d'en exprimer l'espoir, la destination qui m'a été promise ou telle autre que le service comportera. Traiter de Florence la question romaine dépassera1t absolument ma capacité et mes connaissances. Vous savez du reste combien je mets d'ambition à ètre, pour 'une petite part, votre collaborateur, et vous ne verrez, je vous en prie instamment, dans mon désir d'ètre remplacé au Secrétariat Général quand je serai rappelé d'ici, que l'effet d'une juste appréciation de mon peu de compétence spéciale dans les questions aduelles.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 668. Berlino, 30 settembre 1870 (per. il 4 ottobre).

Parmi les documents diplomatiques formant le dossier N. 515 et relatifs à la guerre qui a éclaté entre l'Allemagne et la France, se trouve sous le N. VII un extrait de mon rapport confidentiel N. 592, du 17 Juillet échu. Dans le cas où cette correspondance serait publiée, je vous prierais, Monsieur le Chevalier, d'en faire modifier comme suit la .première rphrase: « Dans un entretien que j'ai eu aujourd'huy avec le Comte de Bismarck, c j'ai indiqué notre attitude, et j'ai jugé à propos de rappeler à S. E. que, depuis « mon retour à Berlin en 1867, jamais mon langage n'avait laissé entrevoir que, «le cas échéant, nous rentrerions dans l'arène > .... Je tiendrais à cette modification, car, en maintenant l'autre rédaction, on

pourrait croire, -et le Chancelier Fédéral aurait lieu d'en relever l'inexactitude, -qu'il aurait fait quelque ouverture pour une coopération de la part de

l'Italie, en 1870 comme en 1866. Or, s'il a témoigné dans ce sens des préférences, faciles à comprendre, et s'il a exprimé des regrets, ne serait-ce que par sentiment de courtoisie, il n'a émis aucune proposition, pas meme un désir forme!. Il respectait notre liberté d'action, tout en espérant que nous ne prendrions pas fait et cause pour la France. C'est ce qui ressort de mon rapport, dont l'impression générale est difficile à rendre par un simple extrait.

(l) Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e quindi nemmeno in CADORNA, op. Cit., 3• ed.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA

T. 1399. Firenze, 1 ottobre 1870, ore 15,20.

Ella può far conoscere ai Romani che ne espressero il desiderio che la formula del plebiscito di Roma è la seguente: Noi vogliamo l'unione al Regno d'Italia sotto il Governo Monarchico Costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e suoi successori. Ella è autorizzata a ricevere il voto dei Romani che si trovano a Nizza evitando però ogni apparato che possa eiisere causa o pretesto di a~tazione o di dimostrazioni pubbliche.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 95. Vienna, 1 ottobre 1870, ore 22,15 (per. ore 23,45).

Remerciez Artom de la lettre. Je lui répond par la poste (1). Je ne puis admettre en aucun cas votre démission. Vous avez le devoir et le droit d'exiger l'exécution ..... [manca] de tout ,ce que vous avez p:romis à l'Europe pour l'indépendance spirituelle du Pape acceptant franchement le transfert de la capitale comme une nécessité inévitahle. Pou:r tout le reste vous devez en imposer à vos collègues. En dernier ressort j'en appellerai au Roi plutòt que de sortir du Gouvernement (2).

c Grazie della sua lettera del 28. Mi ha dato un poco di luce nel buio nel quale mi

trovava, e mi ha spiegato alcune vaghe voci che m'eran giunte, di che già scrissi al Visconti.

Ho telegrafato anche di nuovo a Lui come io creda che per nessun caso Emilio debba ritirarsi dal Ministero. Egli deve imporre la sua volontà. Accettando il trasporto della capitale a Roma (il più presto che si potrà compatibilmente colla dignità del Governo, e colla serietà dell'atto) egli può esigere dai suoi colleghi che siano adempiute le promesse fatte all'Europacirca la indipendenza spirituale del Papa. Quand'anche questi non accettasse, bisogna che l'offerta sia seria e tale da sodisfare l'opinione dei cattolici sinceri d'Europa. E se i colleghidi Emilio oggi si ritraessero da ciò che hanno accettato, e si lasciassero rimorchiare dai permanenti o dalla sinistra, io insisterei pur sempre e ne appellerei al Rè, ma non cederei il posto.

Se il Papa resta a Roma è un gran vantaggio ciò rassicura le potenze. E la presenzadi La Marmora a Roma è una garanzia diplomatica maggiore di tutte le parole. Bisognadunque non indugiare a spedirlo, e spero che avendo luogo il plebiscito, potrà partireLunedi.

La clausola della città Leonina, ha i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti, ma fra i vantaggi vi è questo che là certo potrebbero le corporazioni religiose conservare la loro personalità civile come in territorio estero, come nella repubblica di S. Marino; il che mi pare impossibile nel territorio italiano. Si ricordi che Cavour ne faceva un articolo apposito.Conservare loro la proprietà lo intendo, ma non la personalità civile nel regno. Convocar la Camera mi pare indispensabile; però bisogna presentarsi ad essa con delle idee ben chiare e precise. Preferirei differire la convocazione, anzichè presentare una cosa abborracciata. l!: se come è probabile nulla è concluso prima col Papa, bisognerebbe farsi dare tutti i poteri necessarii alle trattative ed alla conclusione.

Questa sessione sarà per certo brevissima. E votato il Bilancio, si ha davanti a se un tempo abbastanza lungo per venire a qualche accordo. Da un lato è questione che non

(l) -Cfr. nn. 107 e 149. (2) -Identico concetto nella lettera del Minghetti a -probabilmente -Luigi Luzzatti (nel documento, nota marginale di mano del Visconti Venosta: c A chi?>), del lo ottobre, che qui si riproduce (cfr. anche n. 119):
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IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T.' 3047. Marsiglia, l ottobre 1870, ore 23,50 (per. ore 1,15 del 2).

Légion garibaldienne forte de 700 hommes environ partie ce soir à 10 heures pour Chambéry sans atrmes. Officiers seulement et quelques sous-officier:s avaient chemise rouge. Fra Pantaleo est ici et a harangué la légion qui a été applaudie dans les rues.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (AB) (l)

Roma, l ottobre 1870.

Non solo si fa qui ogni sforzo per impedire ogni atto o dimostrazione che possa ferire il Sommo Pontefice, ma molti, che conoscono quanto Pio IX sia sensibile alle ovazioni e ad ogni manifestazione lusinghiera per il suo amor proprio, studiano il modo di dar luogo a qualche combinazione nella quale egli sarebbe quasi inevitabilmente trascinato dall'indole sua a benedire la popolazione e l'esercito, come temono fortemente i gesuiti (2), perfettamente consci che quel pericolo li minaccia (3). Disgraziatamente ,sembra che non si possa sperare di far uscire il Papa dal Vaticano; non ricorre in questo mese nessuna funzione alla quale egli ami d'intervenire, nè vi è anniversario che possa motivare *una festa o illuminazione in onore del* (4) Papa.

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IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA RISERVATA N. 50 PROTOCOLLO SPECIALE.

Roma, l ottobre 1870.

Ho avuto oggi con S. E. il Conte Trauttmansdorff, ambasciatore d'Austria, in occasione di una visita che gli ho fatto, una conversazione i cui punti principali stimo bene di riferire a V. E.

Premetterò che il carattere generale della conversazione fu da parte del conte Trauttmansdorff improntato di molta deferenza e benevolenza verso il Governo Italiano, e verso le d1sposizioni da esso prese in Roma.

Venutosi a parlare della presa di :possesso del Palazzo del Quirinale, ordinata oggi da me in esecuzione della capitolazione del 20 Settembre, il Signor Amba

bisogna trascinar troppo, perchè le vicissitudini dell'Europa potrebbero creare delle circostanze meno favorevoli: dall'altro sarebbe necessario che quando si andrà definitivamente a Roma vi fosse già un intesa o col Papa, o colle potenze.

Io da lungi non posso avere tutti gli elementi per dare loro un opinione ben motivata:

son piuttosto presentimenti che giudizii. Ma mi terrei in ogni parte il più possibile aderente al programma di Cavour. Consegno questa lettera al M.se Bevilacqua che la gitterà alla posta in Italia. Di questa posta mi fido poco. Tante cose ad Emilio, e coraggio. Mia moglie e la Contessa Donhoff la salutano di cuore». (AVV. mazzo 6, fase. 5, 1-D).

sciatore trovò giuste le mie dtsposizioni, essendo evidentemente inconciliabile con la occupazione militare di Roma che una parte della Guardia Sviz:zJera rimanesse armata a custodire il palazzo d'el Quirinale, nel nome e nell'interesse di un potere cessato. Intorno alla detta presa di possesso mi astengo dall'entrare in particolari, perchè ne fo speciale relazione a S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, in data d'oggi stess•o.

Quanto alla questione romana considerata generalmente, il signor Conte Trauttmansdorff ha manifestato l'avviso che sia, almeno per ora, impossibile di devenire col Vaticano ad una conciliazione formale, od anche ad un qualsiasi modus vivendi categoricamente determinato a guisa di convenzione. Invece, egJ.i crede, che la questione romana si verrà componendo da sè, grado a grado, per via di fatti non riconosciuti, ma tacitamente tollerati (1). Ben s'inte,nde che alla moderazione e alla saviezza del Governo Italiano spetterà di rendere tolle:rabili questi fatti.

E sebbene al Signor conte Trauttmansdorff fosse osservato che il Generale La Marmora, non implicato negli .eventi della occupazione militare, sarebbesi tra breve presentato ·con l'autorità e con le qualità rkhie.ste per devenire col Vaticano a trattative concludenti; nondimeno egli, che ha conferito, non solo col cardinale Antonelli, ma anche col Santo Padre, mi ha fatto comprendere chiaramente ·come, a giudizio suo, riuscirà difficile anche al Generale Lamarmora di essere ricevuto, col carattel'e suo, al Vaticano e di entrare con esso nella via de' componimenti. E ciò avuto riguardo alle disposizioni attuali del Santo Padre e di coloro che entrano nei suoi consigli.

Avendo il Signor Conte Trauttmansdorff manifestato che, nella festa plebiscitoria di domani il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede sarebbesi astenuto dall'illuminare i palagi rispettivi, io accolsi senza osservazione questa dichia~azione. Nel tempo stesso accennai che, pur fidando nel senno e nella temperanza della popolazione romana, avrei dato le disposizioni necessarie per prevenire che il fatto ricevesse sinistra interpretazione e fosse occasione di disordine. E, infatti, queste disposizioni :furono da me già date.

Non debbo, da ultimo, tacere come le riferite dichiarazioni acquistino importanza dall'essere il Signor Conte Trauttmansdorff decano del corpo diplomati•co in Roma.

(l) -Ed. in LV riservato Roma, p. 14; e in CAoORNA, op. cit., 3•. ed. pp. 443-444. (2) -• Gli intransigenti • LV riservato. ' (3) -In LV riservato il periodo continua cosi: • e desiderosi che si eviti tutto quantopuò far risultare all'estero la perfetta libertà effettiva del Papa •. (4) -Le parole fra asterischi sono cosi modificate in LV riservato: c speciali onoranze al •·
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IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 25. Chambéry, 1 ottobre 1870 (per. il 3).

Il Courrier des Alpes che non pubblica più alcun articolo di fondo contro l'Italia, non sa resistere alla tentazione d'ingemmare le sue colonne delle contumelie che ci sono dirette dagli altri giornali dello stesso colore. Nel penultimo numero era riferito un articolo dell'Union, e quello di questa mattina contiene una lettera d'un ex zuavo Pontificio stampata nella DécentraUsation di Lione,

nella quale alle più grossolane, ed impudenti menzogne va unita l'ingratitudine pel modo generoso, con cui furono trattati i prigionieri Pontifici. Ignoro se tale

lettera sia stata segnalata a V. E., e ad ogni buon fine Le trasmetto un esemplare

del detto giornale, pregandola, nel caso in cui creda opportuna l'inserzione di

qualche parola di risposta, ad autorizzarmi a smentirne le asserzioni nel modo

H più positivo.

Il malcontento aumenta ogni giorno in Savoja, e particolarmente nelle cam

pagne, ed il desiderio d'un'annessione alla Svizzera, o del ritorno all'Italia si

manifesta generalmente. Ieri si sparse la voce che il Nostro Re avesse scritto

a quello di Prussia per impedirgli d'invadere la Savoja, e nel sobborgo MOI1S

meillan con sentimento di particolare compiacenza si diceva: il nostro Vittorio

ha pensato a noi, e possiamo vivere tranquilli. I Cacciatori delle Alpi in numero

di ottanta circa sono partiti oggi per Lione. Si è rimarcato che, mentre non si

trovano che vecchi fucili per le guardi~ nazionali, o mobili non mancano le

buone armi, ed i chassepots pe' volontarii, Cacciatori o simili, affigliati all'inter

nazionale, che lavora colla massima attività.

(l) Cfr. CADORNA, op. cit., p. 257.

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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fasc. 5 6/B)

L. P. Tours, l ottobre 1870.

Profitto del corriere mandato da Madrid da Cerruti per scrivervi in via particolare, e, spero, sicura. Dalle notizie che mi pervennero parmi che gli affari di Roma vadano compiendosi in modo soddisfacente. Era importante che l'impresa si compiesse coll'acquiescenza del Governo francese, ed era quindi egualmente importante che questo Governo fosse da noi riconosciuto, se non colla formalità solenne delle credenziali, almeno con un atto ufficiale e pubblico. Questo fu fatto colla lettera che diressi a Giulio Favre, la quale s'appoggiava ad un'interpretazione larga, ma conforme allo spirito, del vostro telegramma. Non dubito che abbiate approvato la mia condotta in questa circostanza. La cosa era ed è importante, perchè il Governo può mutar qui da un momento all'altro, e si può prevedere fin d'ora la nomina di Thiers o di Trochu alla presidenza della Repubblica, prescindendo anche da altre future combinazioni per più tardi. Ove una di queste combinazioni si verificasse in un avvenire più o meno prossimo, noi potremo rispondere ad eventuali osservazioni col fatto che abbiamo agito col consenso del solo Governo che era al potere in Francia quando gli eventi si verificarono. Per questa medesima ragione vi consiglio vivamente ad applicare al più presto possibile alla questione di Roma la soluzione intiera, inguisachè quando la guerra sarà finita e l'Europa rientrerà nel suo stato normale, essa si trovi in presenza d'un fatto, anzi d'una serie di fatti irrevocabilmente compiuti. Del presente Governo in Francia e per questa questione posso rispondere, per quanto è possibile di rispondere de' propositi altrui. Passo alle cose di guerra. La Francia si trova condotta d'illusione in illusione, di disastro in disastro, di colpa in colpa, in tale situazione di cui non v'è

forse esempio nella storia. Di due grandi eserciti uno debellato e prigioniero, l'altro chiuso in una fortezza, la dinastia caduta, la capitale assediata, Strasburgo preso, un Governo non riconosciuto dall'Europa, non confermato dalla Francia, non obbedito al di là d'un certo limite, metà chiuso in Parigi, metà qui in Tours, l'indisciplina nelle truppe che ancor rimangono, l'inesperienza in quelle che si vanno formando, mancanza di direzione nei capi, il disordine un po' dappertutto. Anch~ recentemente due falli s'l commisero, uno nel non aver accettato l'armistizio, ed uno nell'aver ritardato la riunione dell'Assemblea costituente. Io non so dirvi che cosa accadrà, e non ho che tristi previsioni. Se Parigi capitola, la Francia si troverà senza Governo, e la Prussia vittoriosa si troverà imbarazzata dalla sua propria vittoria. E certamente Parigi cadrà, se un soccorso insperato non viene a forzar l'esercito Prussiano e levar l'assedio. Ma questo soccorso può egli venire, come e di dove?

Il C.te di Chaudordy, che è qui il delegato politico di Giulio Favre, è venuto oggi a parlarmi a lungo e ad impegnarmi a scrivervi perchè l'Italia pigli un'iniziativa ardita e mandi un esercito a Belfort, il quale unito a quello di circa

60.000 uomini che vi stà riunendo il Generale Cambriel, potrebbe con una mossa ardita sul confine germanico liberare dall'assedio Metz o Parigi. Egli mi diede eccellenti notizie dell'esercito di Bazaine a Metz che è composto tuttora di 100.000 uomini validi e mi assicurò che Metz può resistere per due mesi, che non manca di polvere nè di pane. I foraggi soltanto e le carni cominciano a difettare. Ma la disciplina è ottima e lo spirito morale delle truppe affatto soddisfacente. Tutte queste notizie pervennero per la via aeronautica da Metz oggi; altre notizie pervenute egualmente col pallone ci danno contezza di Parigi, e sono anch'esse abbastanza buone. All'infuori dell'esercito che il Generale Cambriel stà ordinando verso Belfort, due altri eserciti si vanno organizzando, uno a Bourges, ed uno più a mezzodì. Gli uomini non mancano e nemmeno i fucili. Le armi speciali sole fanno diffetto, cioè cavalleria, genio ed artiglieria. Per quest'ultima si supplisce coll'artiglieria antica che servì per la guerra d'Italia, che non vale la nuova, e tanto meno la tedesca, ma che renderà tuttavia, o almeno potrebbe rendere buoni servizii. Ma tutto ciò ha bisogno d'appoggiarsi ad un corpo d'esercito regolare, organizzato, solido, ben comandato, ben disciplinato, e tale sarebbe il compito destinato all'esercito italiano se venisse in Francia. L'Europa non solo lascierebbe fare, ma vedrebbe con soddisfazione ,che si fac·esse. Tutte queste cose mi disse e sviluppò lungamente il C.te di Chaudordy in due conversazioni ch'ebbe oggi meco. Io gli promisi di riferirvi fedelmente quanto egli mi diceva, ma gli osservai che l'esercito italiano solo (ove pure altre considerazioni non esistessero) sarebbe oramai impotente a liberar ,la Francia dai Prussiani; e che un intervento italiano in queste circostanze non avrebbe altro risultato che di trascinare il nostro paese in una guerra disastrosa senza alcun vero benefizio per la Francia; mentre osservando la neutralità benevola seguita finora, l'Italia può nella via diplomatica rendersi aHa Francia più efficacemente utile.

Compio la promessa scrivendovi questa lettera. Ma intanto non posso dispensarmi dal parteciparvi le gravi preoccupazioni che desta in me lo stato presente di cose in Francia ed in Europa. Parmi che sia pur giunto il tempo in cui le potenze neutre si concertino per tentare seriamente di por fine a questa guerra sciagurata e micidiale. La Francia ebbe la grave colpa della rottura della pace; ebbe quella egualmente grave di lasciarsi vincere. Che debba subire la pena dell'una e dell'altra, nessuno lo contesta. Ma est modus in rebus. Anche la vit

toria ha i suoi limiti. La Prussia ha certamente diritto a premunirsi contro attacchi futuri. Ma per ciò è veramente necessario che si pigli l'Alsazia e la Lorena? È necessario, è utile alla Prussia stessa ed all'Europa che si crei una nuova questione di nazionalità sulla riva sinistra del Reno e sulla Mosella? Non sarebbe sufficiente guarentigia alla Germania, oramai unita e formidabilmente organizzata per la guerra, lo smantellamento delle fortezze franc-esi dell'Est? Sembra a me che l'Europa non si mostra abbastanza previdente, e che va preparando a sè stessa colla sua indifferenza un avvenire pieno di pericoli e d'inquietudini. Nè posso ammettere in nessuna guisa che la Prussia venga a dire alle Potenze neutre: « Voi non avete preso parte alla guerra, dunque non avete diritto a pigliar parte alla pace». Questa massima è contraria agli interessi dell'equilibrio europeo, è contraria all'umanità, è contraria al principio della localizzazione e della limitazione delle guerre. E d'c;ùtra parte essa tenderebbe a favorire le coalizioni armate. Vi sottometto queste considerazioni per quel che valgono,

e lascio il triste argomento.

Ho installato la Legazione intiera qui a Tours, ad esempio delle Missioni d'Inghilterra, di Turchia, di Russia, d'Austria e di Spagna. Ho appigionato una casa per me e pel personale della Legazione ed ho provvisto peJ. viaggio .per la tavola e ;per la spedizione re.golare degli affari che si possono spedire di qua. Vi prego di dire al bravo Corso che farò ogni possibile economia, ma che converrà che pensi a coprire, secondo H regolamento, la spesa straordinaria di questa traslazione, la quale del resto non oltrepasserà, spero, se ci lasciano qua, la somma di circa 3000, o 3500 franchi al mese, tutto compreso.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO ARTOM, A FIRENZE

(AVV, cassetta Minghetti)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, l ottobre 1870.

Grazie della sua lettera del 28 (1). Almeno so qualche cosa (che era al buio) e la sua lettera mi spiega alcune parole vaghe di dissidii nel ministero di che scrtssi a Visconti (2).

Al punto che siamo per me è inevitabile trasportare la capitale a Roma, ben inteso quando si potrà e con dignità e poichè (3), accettando questo punto, Visconti deve imporre ai suoi colleghi l'obbligo di mantenere verso il Papa tutte quelle garanzie d'indipendenza e di libertà che ha promesso aLl'Europa, e che una savia opinione cattolica può reclamare (3), bisogna almeno offrirle francamente, sicchè se il Papa non le accettasse, il torto fosse chiaro da parte sua. Ripeto che Visconti deve imporsi, e non ,cedere il posto, nè lasciarsi rimorchiare da sinistra e da permanenti.

Se il Papa resta è già un gran guadagno, bisogna far il possibile perchè non vada. La presenza di La Marmora è una grande guarenzia per l'Europa. Il pie

biscito ha luogo domani, dunque spero che quando la mia lettera giung&à a Firenze, La Marmora sarà gi:à .partHo.

Convocar la Camera mi par necessario, ma intanto bisogna aver preparato ogni cosa, per guisa che lo S·chema delle trattazioni sia netto e chiaro. ·Preferirei differire la convocazione della Camera anzicchè presentargli una cosa abborracciata.

La Camera voterà l'annessione, e il trasferimento della capitale, e le guarentigie al Papa, e il bilancio, tutto questo per modum unius. Allora si avrà davanti un certo spazio di tempo. Col Bilancio votato, non v'è urgenza di andare a Roma a un dato giorno nè di convocare il nuovo Parlamento. E se in questo intervallo fosse possibile intende11si col Pa.pa o almeno colle potenze cattoliche, se il Papa non aderisce, sarebbe un gran bene. Da un lato è questione la quale non bisogna che sia trascinata troppo a lungo: le vicissitudini dell'Europa potrebbero creare circostanze meno favorevoli delle presenti: dall'altro sarebbe bene che quando si va di fatto a Roma, vi fosse 'già un'intesa con l'Europa.

Eccole... [manca la fine].

(l) -Cfr. n. 107. (2) -Cfr. n. 119. (3) -Punto fermo nella minuta.
150

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA

(Copia, AVV, cassetta Minghetti)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, l ottobre 1870.

Ti ho scritto il 29 Sett. (l) 'il mio concetto sulle vertenze finanziarie coll'Austria, quale me l'era formato colla lettura delle carte, e con gli schiarimenti fornitimi dal Comm. Lazzerini. Il Salzmann non è autorizzato ad andare più in là, e quindi continuare una trattativa con lui sarebbe inutile. Perciò mi rivolsi al Beust, e pos.cia all'Hofmann suo primo officiale, che conosce più particolarmente queste materie. Gli posi la ·questione netta = O voi date istruzioni al Salzmann per le quali possiamo riprendere le trattative e concluderle, ovvero io non vedrei akuna speranza di composizione = Ecco la risposta dell'Hofmann = Noi abbiamo a Firenze una trattativa per mezzo di Kiibek sopra crediti e diritti dell'ex Duca di Toscana e dell'ex Duca di Modena. Sono due anni che 1S•e ne parla e non si viene mai ad alcuna conclusione. All'Imperatore stà sommamente a cuore la fine di questa vertenza. Se voi ottenete dal Governo di Firenze che dia seguito a questo affare, se le due liquidazioni possono camminare parallelamente, noi siamo pronti ad allargare i poteri del Salzman ed a farvi tutte quelle concessioni che saranno umanament.e possibili = Queste furono .le parole dell'Hofmann, e soggiunse che mi avrebbe dato appresso una breve memoria. Beninteso che sinora conferenze e memorie sono tutte cose confidenziali, e che non mettono nulla in essere officialmente.

P.&ò tornando a casa ho saputo dal Lazzerini di che si tratta, e come le vertenze del Duca di Modena fossero state già appiana.te in una convenzione fra

il Ministero e l'Avv. Vandelli; ma che questa convenzione non fu eseguita per difficoltà amministrative; come le vertenze col Duca di Toscana alquanto più difficili ed intricate pendono ancora, ma non si tratta poi di cose di molta entità.

In questo stato di •cose il Lazzerini crede opportuno di tornarsene a Firenze, ed io non so dissentirne. Anzi siccome quello che si vuoi fare è meglio farlo subito, così ti prego di telegrafarmi se il Lazzerini deve ritornare. Forse potrebbe anche dar mano costì a sbrigare queste quistioni degli ex Duchi.

Non conoscendole io non posso giudicarne. Ma se si tratta di esser correnti costì per dieci, affine di guadagnare quì per venti, mi parrebbe di buona politica. Ad ogni modo mi semb~a cosi aperta una via ad ottenere nuovi vantaggi. Senza di questo il Salzmann rimarrebbe fermo, e non resterebbe più che appellarsi ad un arbitrato.

Qualora le cose prendessero questo andamento, il Lazzerini potrebbe poi tornare all'ultim'ora coi poteri necessari. Siamo intieramente d'a·ccordo io e lui su tutti i punti.

Veggo dai giornali che pensate di mandare La Marmora a Roma. La scelta è ottima rispetto all'estero; imperocchè il Generale ha tale .riputazione da ispirare la massima fiducia. E qui specialmente ne fanno la maggiore stima.

Mi scordai di dirti nell'altra mia che rispetto alle potenze estere, l'attitudine del Visconti, e ciò che di lui hanno scritto i diplomatici ha giovato molto ad appianare le asperità, e a cattivarci benevolenza. Se avessimo detto da principio = entreremo in Roma per la breccia = forse si sarebbero levate proteste, e ci avrebbero creato imbarazzi. In Parlamento occorrono profili netti e ricisi, in diplomazia contorni morbidi e sfumati.

(l) Cfr. n. 134. Anche, n. 234.

151

IL DEPUTATO BONCOMPAGNI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 2, fase. 2 -l Q.R.)

L. RISERVATA. Villafranca d'Asti (Roatto), l ottobre 1870.

Le mando copia di una lettera che scrivo al Lanza. Non cer:to perchè io tenga in gran conto le cose dette da me. Ma perchè nell'ultima mia gita costi, mi compiacqui di trovarmi d'accordo con Lei sulle gravi questioni a cui danno luogo le nostre condizioni politiche.

ALLEGATO

BONCOMPAGNI A LANZA (l)

È poco tempo dacchè V. S. mi fece l'onore di chiamarmi per conferire della questione romana. Ora, senza ·esserne interrogato, continuo il discorso, e spero ch'Ella voglia ascoltarlo con la solita benevolenza.

Si vuole oggi andare a Roma e andarci al più presto -Non sò s'Ella abbia letto una lettera anonima che si legge nell'Opinione del 21 settembre in cui sono esposte

le difficoltà che si devono prevedere da quel trasferimento (1). Alle considerazioni dello scrittore anonimo 1o non saprei trovare risposta. Non perciò conchiudo che la capitale non s'abbia da trasportare a Roma, o che l'indugio possa essere indefinito. È oggi la sola capitale possibile, perchè è la sola voluta dalla nazione. Convien dunque andarci, e andarci al più presto per troncare le impazienze degli uni, e le perplessità degli altri. Ma posto che si voglia far presto, quando si potrà fare il trasferimento? La risoluzione dipende anzi tutto dagli apparecchi materiali: è questo un punto che non appartiene a politica, e di cui non si può discorrere astrattamente. Ma havvi un'altra condizione di cui deve tener conto chi non vuole procedere pazzamente. Caduta la potenza temporale del Papa, non finisce la questione romana che si affaccia di nuovo in cotesto quesito. Che ne sarà del papato? Il Governo del Re intende rispettare nel pontefice quelle prerogative personali di sovranità che gli sono attribuite da una consuetudine antica: intende che sìa mantenuta la corte ecclesiastica che lo circonda: intende che sia liberissimo l'esercizio della sua autorità spirituale. Sono questi i pensieri che V. S. ebbe la bontà di esprimermi, e mi compiacqui di trovare consenzienti in ciò tutti i ministri con cui ebbi occasione di discorrere. Non occorre notare che in questa materia, come in tutte le altre, l'attendere importa più che il promettere. Molti liberali che non sono punto fautori, nè amici della potenza temporale del Papa, temono che il Governo non sia in grado di mantenere ciò che è disposto a promettere. I loro dubbii si trovano espressi nella lettera anonima che citai dianzi. Paventano costoro che l'unione di Roma al regno non dìa la preponderanza a quel partito che, per l'impazienza di andare a Roma era disposto testè a sovvertire lo stato. A quel partito il Governo non vuol cedere: lo dice in modo evidente la missione ch'egli vuole affidare al Gen. La Marmora. Ma, l'atto decisivo di cotesta sua politica sarà quello per cui verrà regolato il modus vivendi tra il Papa ed il regno d'Italia. Questo atto non può compiersi senza una deliberazione del parlamento. Dal contegno del Governo del Re e del partito liberale in quella discussione si potrà augurare ciò che sarà probabilmente il governo italiano in questo nuovo periodo della sua esistenza.

Si deve andare a Roma, ma per poterei star bene, conviene andarci per conto dell'Italia, non per conto de' Garibaldini. N è l'annessione delle provincie romane deve in alcun modo accennare alla prevalenza di quel partito. Esso terrebbe viva la questione romana appunto quando sarebbe tempo di finirla: esso continuerebbe contro il papato una guerra che fù incominciata contro la sua potenza temporale. Nè una guerra di tal fatta potrebbe continuare oggi in Italia, senza suscitare o tosto

o tardi in Europa dei nuovi difensori a quella potenza che noi tutti vogliamo finita per sempre. Un contegno ostile al papato per parte nostra darebbe ai propugnatori suoi buono in mano per affermare che il Pontefice non può star sicuro in Roma, se non è egli il sovrano territoriale. Qui mi si affaccia un'altra questione. Sarebbe conveniente procedere alle elezioni ora? Io inclinerei al sì. Ecco le mie ragioni.

-Imo. Unita al regno Roma non si andrà innanzi un pezzo con questa camera. Ora che il paese è contento di quel fatto le elezioni riusciranno meglio che più tardi, quando potranno esserci delle occasioni di mal'umore.

2do. Le deliberazioni che il Parlamento dovrà sancire in ordine al modus vivendi col Papa ne saranno più autorevoli, e forse il momento è opportuno per fare emergere un voto che corrisponda veramente al pensiero intimo degli Italiani.

3o. A cospetto di un grande evento e di una grande questione l'occasione sarà opportuna per farla finita con molti pettegolezzi che da molti anni disturbano la nostra vita parlamentare.

(l) La lettera del Boncompagni al Lanza è pubblicata in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 155-157. Il testo che qui si ripubblica presenta alcune differenze di forma e qualche soppres~ione (cosi, il periodo c Discorrendone astrattamente..... la sede del regno d'Italia • e 11 penodo finale • Del resto su questo punto delle elezioni..... difettano • ).

(l) La lettera, in data Firenze 18 settembre, ne L'Opinione del 21 settembre col titolo c La questione romana • e preceduta da un commento redazionale,

152

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA

D. RISERVATO 113.

Firenze, 2 ottobre 1870.

Le confermo il mio dispaccio d'ieri (l) col quale Le ho fatto sapere ch'Ella poteva far conoscere ai romani residenti in Nizza, che ne aveano espresso il desiderio, la formula del Plebiscito di Roma la quale è la seguente: «Noi vogliamo l'unione al Regno d'Italia sotto il Governo Monarchico Costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori». Io l'autorizzava nel tempo stesso a ricevere il voto dei Romani purchè si evitasse qualunque apparato che potesse essere causa o pretesto di agitazione e di pubbliche dimostrazioni. Quest'ultima condizione all'autorizzazione datale dal Ministero era suggerita da ciò che la

S. V. mi scrive intorno alle condizioni ;presenti della pubblica tranquillità in Nizza.

Col mio dispaccio del 28 settembre (2) Le ho già tracciato le norme generali da osservare cosi nel linguaggio come nel contegno in presenza delle difficoltà che la circondano. Oggi non potrei che insistere sovra quanto già Le ho scritto affinchè Ella procuri di evitare ogni motivo di conflitto colle autorità locali mantenendo alle funzioni ch'Ella esercita il vero loro carattere che non deve, tanto più nelle circostanze presenti della Francia, avere apparenze o colore politico. !' :;;~

Mentre approvo la condotta prudente dalla quale, Ella m'informa, non essersi mai dipartita, ritengo necessario farle sapere che il Governo di Sua Maestà non può vedere senza dispiacere l'agitazione che regna in Nizza, giacchè in nessuna guisa egli potrebbe permettere che si supponga ch'egli voglia favorirla (3).

153

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 2 ottobre 1870, ore 1,50 (per. ore 1,55).

Si è preso ogni provvedimento pour prévenir demain tout ce qui peut bleSiser le Pape. Non vi sarà urne dans la ville papale seulement habitants pourront venir spontanément voter in Roma. Conte Arnim è venuto stamattina a dirmi che Cardinal Secrétaire d'Etat vient de lui assurer que Pape ne veut pas partir. J'ai vu Cardinal oggi e lo verrai peut-etre meme demain. Son langage continua a non exclure résignation du Saint Père aux innovations.

(l) -Cfr. n. 142. (2) -Cfr. n. 106. (3) -Cfr. CASTAGNOLA, op. cit., p. 79.
154

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 2 ottobre 1870, ore 16 (per. ore 16,45).

Plebiscito importantissimo [sic], ordine perfettissimo, votaz,ione eseguita tutte guarentigie di libertà, segretez:ta e sincerità; le corporazioni di arti e mestieri, università, corpi de avvocati notai, medici, militari romani, impiegati pontifici, molti preti e frati vanno con ordine spontaneamente a vota·re, contegno universaie dignitoso e ·calmo, acclamazioni al Re 'ed all'.unità d'Italia, nessun gTido

sovversivo ovazioni a Cadorna, nessuna ingiurra al Pontefice. Attitudine popolazione ammirata da tutti.

155

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3050. Lisbona, 2 ottobre 1870, ore 10,40 (per. ore 17).

Le Comte de Thomar recevra des instructions dans le sens que V. E. dé

sire (1). Je n'ai pu envoyer de télégramine avant pal"ce que le Ministère portugais a été démissionnai:re pendant tro1s jours. Hier 'soir il a •retiré les démissions.

156

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3052. Madrid, 2 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 20,45).

Voici télégramme du Ministre Espagnol à Rome reçu hier au soir par ce Ministre d'Etat. « Ayant fait interpeller par écrit les Cardinaux si le Pape devait

resterà Rome la majorité a répondu affirmativement excepté un motif très grave obligeant le contraire. Selon m'assure Antonelli ça se passera comme cela>.

157

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3053. Pietroburgo, 2 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 7 del 3).

L'Empereur et le Prince Gortchakoff ont accueilli M.. Thiers avec beaucoup de bienveillance. Il n'a été pris d'engagement sur aucun point spécial, mais on lui a renouvelé les assurances de bonnes dispositions, et les promesses de faire

des efforts utiles dan:s l'intéret de la France, quand le moment sera venu... [manca] qui a le caractère d'un programme politique. M.. Thiers en revanche semble

s'associer aux memes vues de la Russie sur les points qui intéressent spécialement cette Puissance. Dans une communication à son Gouvernement, M. Thiers ferait allusion à l'existence d'.une entente qui aurait été établie enrtre la Prusse et la Russie dès le debiì.t des hostilités, et destinée a assurer l'inaction de l'Autriche. A la demande de M. Thiers de reconnaitre le Gouvernement provisoire, le Gouv•-·rnement russe a répondu qu'il le ferait lorsque la république serait légalement constituée. M. Thiers part mardi, et s'arrètera trois jours à Vienne.

(l) Cfr. n. 104.

158

IL SEGRETARIO O'ENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/A) (l)

N. 10 (2). Roma, 2 ottobre 1870.

È difficile descrivere degnamente lo spettacolo imponente che presenta oggi la città di Roma. Calma, dignitosa, e mossa tutta intiera da un profondo e sincevo entusiasmo, la popolazione, spontaneamente ordinata per corporazioni e associazioni, si reca alle urne ove la votazione è organizzata colle maggiori guarentigie di sincerità e •segretezza. Immense acclamazioni al Re, all'unità d'Italia, all'esercito, al Generale Cadorna; poche grida di viva Garibaldi zittite dal popolo senza dimostrazioni partigiane, ma con un senso ammirevole di convenienza e di opportunità. Si vedono tra i votanti preti e frati. 290 ufficiali romani del R0 esercito venuti a votare in mezzo alle acclamazioni, furono i soli rappresentanti della forza in questa giornata solenne. Il numero delle astensioni è piccolo oltre ogni previsione. Si citano molti fra i personaggi più clericali in Roma che vennero a deporre il loro Sì. Qualche persona che volle votare ostensibilmente no fu trattata con riguardo e testimonianza di rispetto alla libertà delle opinioni, dal popolo stesso. L'impressione prodotta in tutti da qu.esti fatti è profonda. Non si sente nessun grido contro il Pontefice o contro il clero; nessuno sfregio fu recato agli stemmi o alle immagini pontificie.

Ieri furono fischiati nelle strade i Sig. Billia, Sonzogno ed alcuni deputati della sinistra, ma non fu usata nessuna violenza verso di essi.

Siccome V. E. avrà notizia dei rapporti del Generale Cadorna al Ministro dell'Interno, specialmente sui provvedimenti presi per la conservazione del Quirinale e sulle disposizioni della S. Sede ad serbar probabilmente un contegno d'astenzione anche verso il Luogotenente di S. M., non occorre che io mi estenda su quegli argomenti.

P. S. -Gli abitanti della città Leonina, dopo avere votato per loro conto nella città stessa coll'intervento d'un notaro, vennero con bandiere a portare in Campidoglio l'urna contenente le loro schede. È evidente che essi non possono essere sottoposti per forza all'amministrazione pontificia, la quale del resto si è sfasciata. Essi sono e debbono essere riconosciuti cittadini del Regno. Ma questo

non toglie che il concetto della città Leonina da lasciarsi al Papa non rimanga pratico, vantaggioso e inevitabile. Esso ripugna a molti perchè inteso male e poco studiato; ma io essendomi principalmente occupato in questi giorni di riunire, coll'aiuto di persone competenti, gli elementi di fatto e di diritto della quistione, e stamattina ancora il Dep. Giorgini stesso avendomi partecipato idee sue e parlato dei concetti .che pare prevalgano nel Ministero al riguardo, spero rli potere tra breve inviare a V. E. una relazione completa sull'argomento, dalla quale emergerà, se non erro, la soluzione la più conveniente per l'emancipazione civile ed economica di Roma, per l'indipendenza della S. Sede e degli ordini ed istituti suoi, e per l'esaurimento di tale difficoltà davanti alla diplomazia.

(l) -Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e quindi nemmeno in CADORNA, op. cit., 3• ed. (2) -Cosi nell'originale.
159

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 47. Nizza, 2 ottobre 1870, ore 7 (per. il 5).

Ho l'onore di offrirle i m1e1 ringraziamenti peil'ossequiarto dispaccio di

V. E., riservato politico S. N., del 28 settembre prossimo passato (1), dal quale ho potuto argomentare all'ingrosso, che i miei rapporti della stessa natura non vanno perduti, e nel quale favorisce di riscontrare al mio quesito in ordine al ddtto deglJ Italiani di dimorare in Francia, ed al tempo stesso m'impartisiCe istruzioni in ordine ai reclami, .che il bisogno ed il dovere di protezione dei nostri connazionali vogliano siano fatti al Governo locale.

Come dal Signor Prefetto Baragnon s'intenda il dritto di dimorare e di soggiornare in Francia lo veda, Eccellenza, da questi due recentissimi casi.

Al Signor Fenoglio, professore d'istoria nel Regio Liceo di Savona, venuto a passare il suo congedo a Nizza per la sistemazione degli affari suoi privati, venne per mezzo del Commissario Centrale di Polizia fatto dal Prefetto intimare, di ritirarsi alla campagna, o di tenersi chiuso in casa, se vuole rimanere in città. Il motivo sarebbe perchè il Signor Fenoglio ha degli amici che fecero parte del sì temuto Comitato nizzardo. Il Signor Fenoglio nel querelarsi a me di tal misura, che gli impedisce di attendere tranquillamente agli affari suoi, pei quali si è recato a Nizza, avendomi assicurato di essersi mantenuto affatto estraneo ad ogni affare politico, io avanti ieri ho scritto al Signor Baragnon osservandogli, che se, come sperava, la esposizione fattami della sua condotta dal Signor Fenoglio era vera, l'ingiunzione che lo stesso aveva ricevuto di andare in campagna o di tenersi in camera in città non proveniva che da errore involontario e che per conseguenza sarebbe ritirata.

Ieri sera poi venne a me pagnuccolando il Signor Sazia uomo sui sessant'anni, dei più pacifici, e la cui unica politica è sempre stata di guadagnar danaro affittando cavalli e carozze. Egli nativo di Saluzzo, da oltre trent'anni è stabilito a Nizza, ha voluto conservare la sua nazionalità, ed è l'affittacarrozze più in voga di questa città; non è quindi a stupirsi, se dei concorrenti francesi e rivaUi di professione si adoperino ad usufruire delle circostanze, in cui la legge e la libertà stanno nascoste, per danneggiarlo.

Ieri il detto Signor Sazia si vede stabilire nel suo stabilimento un corpo di guardia di 12 uomini della Falange, e riceve l'ingiunzione di sgomberare con cavalli, carrozze e fieno, di quest'ultimo mi dice di averne per cinquemila lire circa. Il Signor Sazia ha un contratto, giusta cui non può essere congedato che col preventivo avviso di mesi tre. Nè venne offerta al Signor Sazia alcuna indennità per questa arbitraria misura. Al Sazia in lacrime il Signor Baragnon disse sò, che siet.e un brav'uomo, ma non lo sono del pari rtutte le persone che entrano nel vostro stabilimento, voi avete molto fieno, male intenzionati possono appiccarvi il fuoco, e questo comunicarsi alla Prefettura, che dista soltanto una cinquantina di passi, quindi sgombrate. Ma d'indennità non una parola. Se il Signor Baragnon è invaso dalla paura, non credo che possa dispensarsi da sopportare le conseguenze, giacchè lo stabilimento del Sazia occupa quella località da moltissimi anni senza che mai sia occorso alcun inconveniente pella Prefettura. Credo che il mio uffizio m'imponga di non lasciar senza appoggio il Signor

Sazia.

Le infamie, che contro S. M. l'Augusto nostro Sovrano, si facevano a scopo ben noto circolare a voce in città, si fecero in prima stampare nell'Egalité di Marsiglia, e quindi riprodurre nel Réveil di Nizza in data d'oggi. La saviezza di V. E. saprà giudicare se non convenga di far stimmatizzare nella stampa a

dovere tali orribili calunnie.

(l) Cfr. n. 106.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1401. Firenze, 3 ottobre 1870, ore 16.

M. Senard est venu me demander formellement de sortir de la neutrali:té et d'envoyer une a:rmée à Lyon. Veuillez me dire si M. Crémieux vous en a parlé et donnez-moi les renseignements J:es plus sùrs que vous pourrez avoir sur fa situation militaire des départements. J'ai répondu à M. Senard qu'à présent 1es secours de l'Italie seule ne suffiraient pas à rétablir les chances de la guerre en faveur de la France. Dites-moi ce qu'on sait à Tours de la .mission de M. Thiers à Pétersbourg. M. Thiers s'arretera à Florence à son retour de Vienne.

161

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 3 ottobre 1870, ore 18,45.

Je desire causer avec vous sur les différentes questions de Rome. Je vous prie de venir à Florence pour vingt quatres heures.

162

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA

[D. s. N.] Firenze, 3 ottobre 1870.

Avendo fatto istanza presso il Ministero delle Finanze acciocchè si riconoscesse al Corpo diplomatico residente in Roma o accreditato presso il Pontefice, la stessa franchigia doganale che nel Regno è concessa ai Rappresentanti diplomatici, accreditati presso il Governo di Sua Maestà, il ministro medesimo mi ha scritto che non ha da fare obbieztone alcuna a 'che il Col'po 'diplomatico accredi,tato 'a Roma presso il Santo Padre continui a, godere delle franchigie. doganali. Soltanto è da avvertire che per valersi dell'applicazione di quelle franchigie il Corpo diplomatico !SUddetto dovrà essere invitato a rivolgere al Rappresentante

il Ministero delle Finanze in Roma le richieste che per l'avanti dirigevansi alle autorità pontificie.

163

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, BRUNO

D. 42. Firenze, 3 ottobre 1870.

Ho ricevuto col di Lei rapporto n. 73 di questa s'erie, il n. 17 del giornale La Dalmazia cattoLica contenente un violento ed ingiurioso articolo contro il nostro paese e le nostre istituzioni. Ella mi scrive che l'Agente Consolare di Zara, città dove si pubblica quel diario, le ha chiesto se dovesse portare querela per quell'articolo, ma che Ella invece crede che sifatta querela non potrebbe essere sporta che dal Rappresentante diplomatico tin Vienna. Tale è pure la mia op~nione, conforme del resto alla giurisprudenza invalsa anche in Italia dove le querele per abuso di stampa sono sempre presentate dalle Legazioni accreditate presso il Regio Governo. Occorrendo pertanto che altri deplorevoli abusi abbiano a verificarsi per parte della stampa dei paesi compresi nel di lei distretto consolare, Ella potrà rivolgersi al Ministro del Re a Vienna, il quale giudicherà se convenga muovere querela, o se valga meglio lasciare nella loro oscurità delle pubblicazioni che, mancando d'ogni autorità, sono per ciò stesso impotenti a farci del male. E quest'ulUmo mi sembra il consiglio da seguirsi nel caso presente del quale è bene però ch'Ella mi abbia informato.

164

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Firenze, 3 ottobre 1870.

Ti chiedo mille scuse se ancora non ti ho scritto, in mezzo a questo turbinìo di cose, e ti ringrazio, quanto so e posso, delle tue lettere mercè le quali m'è

quasi parso di continuare, malgrado la lontananza, i nostri consueti colloquii e di poter ricorrere a' tuoi consigli, come se tu fossi ancora a Firenze. In questi

14 ~ Documenti diplomatici • Serie II · Val'. I.

giorni di tante dubbiezze e di così grave responsabilità le sole parole incoraggianti che io abbia ricevute furono le tue. I nostri amici o mi sfuggirono o mi lasciarono intravvedere il loro biasimo. Ma, dopo proclamata la Repubblica a Parigi, era duopo procedere, ·cogliere l'occasione o sconfessare il .programma nazionale -Sarebbe stato utile e degno pel nostro partito, se il Ministro che più particolarmente lo rappresentava nel seno del Gabinetto, si fosse ritirato dando a dividere che, in realtà, per noi tutti la Convenzione di Settembre era non già un progresso, un mezzo, ma bensì l'ultima parola della quistione romana? Una volta entrati nel territorio, all'infuori di quanto abbiamo fatto, non rimanevano che due partiti. -O fermarci a Viterbo, a Civitavecchia e non entrare in Roma. O entrare in Roma, dichiarando prima che non solo la quistione dell'indipendenza spirituale, ma anche la quistione politica era riserbata a una conferenza da radunarsi dopo la pace, e provocare esplicitamente questa conferenza. Non ho bisogno di discutere teco gli inconvenienti e anche la poca effettuabilità pratica di questi due partiti. -Il vero è che noi avevamo sempre supposto che prima di giungere a una soluzione definitiva della quistione romana avremmo dovuto, secondo ogni probabilità ed a cagione delle difficoltà internazionali, accettare una fase intermedia. Forse sarebbe stato meglio per noi perchè, durante questa fase, a una vacanza della S. Sede, un'accordo avrebbe potuto attenersi fra l'Italia e il Papato. Ma per questo sarebbe stata necessaria una condizione di cose in Europa che, senza sbarrarci affatto il cammino, ci moderasse e ci contenesse. Le circostanze invece furono tali che, mancando ogni impedimento esterno, la soluzione definitiva diventava la più sicura, anzi la sola possibile.

Ma se non v'erano le diffi·coltà esterne, rimanevano ·e rimangono le difficoltà intrinseche della quistione romana, la quale non sarà risolta se non quando l'Italia avrà data la prova, convalidata dall'esperienza, che la grande istituzione cattolica del Papato funziona nella sua piena indipendenza. Questa prova duratura, costante è il solo fatto compiuto di cui sia suscettibile la quistione romana.

Quì veramente il nostro partito deve affermarsi. Io non posso rimanere nel Ministero se alla quistione romana non si mantiene un'indirizzo conservatore e conciliante. Per questo ho voluto che si mandasse a Roma il Gen. La Marmora -La sua nomina aveva per me il pregio d'essere un programma, un'aff·ermazione recisa -Volevo che ci andasse subito perchè nel primo giorno vi furono a Roma dei disordini e perchè sapevo che colà si avviavano tutti gli arruffoni di questo felice Regno d'Italia -Avrei voluto che si governasse Roma con una azione più eccezionale e perchè non vi si creasse a poco a poco una situazione diversa da quella che conviene allo svolgimento del delicato problema, e perchè un incidente imprevvisto poteva bastare perche il Papa fuggisseAvendo la maggioranza del Consiglio deciso che il La Marmora si recasse a Roma dopo il plebiscito, diedi la mia dimissione -Ma a Roma i disordini cessarono subito, la tranquillità la più completa non cessò dal regnarci in poi e, come, al postutto, si trattava di pochi giorni consentii a ritirarla. Comprendevo anch'io le ragioni per le quali tu mi consigliavi di rimanere -Io sono tutt'altro che un fanatico di Roma capitale effettiva, ma l'accetto perchè, al paro di te, riconosco che il fatto è inevitabile -V'è però una quistione che ti tocco di volo. Non abbiamo ancora deciso se si faranno le elezioni generali o se si convocherà

la Camera vecchia colle elezioni complementari. Alla Camera bisognerà presentare l'accettazione del p~ebiscito, -le guarentigie per l'indipendenza del Pontefice-la proclamazione di Roma capita,le-la domanda del Bilancio a tutto il 1871. Ci si chiederà = quando vi proponete di trasportare la sede effettiva del Governo a Roma? -Si può rispondere in due modi = o per la prima convocazione della Camera, vale a dire pN la fine del 1871, poichè questo lasso di tempo è materialmente necessario e forse non basterà. Oppure si potrebbe rispondere: Noi ci proponiamo di portare effettivamente a Roma il Governo, ma per questo sono necessarie delle preparazioni non solo materiali, ma anche morali a cui non si può prefiggere un termine. Il Governo o trasporterebbe, in seguito la sede se gli sembra poterlo fare senza pericolo o, al riaprirsi del Parlamento in Firenze, esporrebbe lo stato delle cose. A dirti il vero, io non comprendo come, se non si sono pri:r.:1a addokiti i rapporti col Papa, il Re po:ssa recarsi ra Roma come un trionfatore, scontrandosi nella stessa città col Sovrano spodestato, con un vecchio vinto che, per soprappiù, è anche il capo della religione

cattolica-

Ora tu mi scrivi a ragione ch'io devo esigere scrupolosamente l'adempimento delle guarentigie promesse al Papa e all'Europa -Le quistioni che possono offrire delle difficoltà sono tre = la citta leonina -i conventi -la piena libertà della Chiesa -

Comincio in ordine inverso. Tu sai che divido completamente le tue idee sulla separazione della Chiesa e dello Stato -Bisogna applicare, a mio avviso, nella sua integrità il programma del Cont,e di Cavour, anche perchè è il sollo che abbia, dal nome del grand'uomo, una autorità che si imponga -Io credo che l'Italia non avrà fatto qualchecosa di grande che a un patto, al patto di proclamare nel tempo stesso la cessazione del potere temporale e la libera Chiesa in libero Stato. -Nel Ministero Raeli è contrario, ma io credo che, fra pochi giorni, Raeli darà la sua dimissione, Lanza è favorevole, gli altri rsono indifferenti -È una quistione che verrà, quando si concreterà definitivamente il progetto da portare alla Camera -Per parte mia credo però di dover insistere fortemente su questo punto e farne anche una quistione di portafoglio.

Quanto ai conventi ammetto io pure la conversione. Un progetto che ha quì qualche favore è il seguente. I conventi sarebbero divisi in due categorie. La prima dei conventi generalizii, vale a dire l'istituto centrale d'un'ordine. Questi rimarrebbero intatti -Gli altri non conserverebbero la qualità di enti civili in faccia allo Stato. Così rimarrebbero come associazioni libere. Il complesso de' loro beni costituirebbe un fondo del culto, dato in piena proprietà e libertà al Pontefice, coll'obbligo della conversione, in dieci anni per es., ma conversione libera, senza ritenuta e senza una data maniera d'impiego resa obbligatoria. Rimane la terza quistione, la più difficile, quella ~che veramente mi inquieta, voglio dire la quistione della città L,eonina. Tu conosci troppo a fondo le cose di Roma, perch'io debba riassumerti i vantaggi e gli inconvenienti della città Leonina. Tu sai che la città Leonina fu esclusa dalla capitolazione e che le nostre truppe non vi si recarono che per invito del Papa; il quale credo cogliesse volontieri l'occasione di· provare che questa combinazione non era effettuabile in pratica.

La quistione comincia a incontrare una grande e prima difficoltà. Il Papa si tiene in una attitudine completamente pa:ssiva e per ora accordi positivi non sono a sperare da lui -Egli dunque non governa la città Leonina e la abbandona a se stessa. Essa, per la forza delle cose è ora amministrata dalla Giunta. Aggiungi che l'opinione in Roma è contraria a concedere la dttà Leonina e quindi si trovò modo di eludere la disposizione per la quale Ie urne del piebisetto non furono aperte in quella parte della città. I suoi abitanti si recarono a votare in Campidoglio e riportarono con se le urne consegnandole, credo, a un notajo.

Ora La Marmora si recherà a Roma come Luogotenente del Re. Che fare della città Leonlna? Dopo il plebiscito, bisognerà pubblicare alcune leggi. Fra le altre, la legge comunale per costituire il Municipio di Roma. Si pubblicherà

o no :nella città Leonina, che frattanto rimane senza Governo? E la giustizia in mano di chi sarà resa? Bisogna confessare che la combinazione della città Leonina, senza l'accordo del Papa, diventa assai difficile. Anche San Marino divenrebbe [sic] difficile se quel governo non si prestasse alla convivenza -Io temo insomma che, a poco a poco, si crei una situazione tale da rendere pressochè impossibile il cedere poi la Città Leonina-Ora la solita abbiezione che ci giunge da Roma contro la politica degl'i accordi e della conciliazione è che il Governo italiano, malgrado la buona volontà delle persone, non manterrà gli impegni presi. Distruggere questa abbiezione è una necessaria condizione d'ogni trattativa futura.

Per me, •Credo che se la città Leonina dev'essere considerata come la continuazione pura e semplice del potere temporale in limiti più angusti questa soluzione suppone l'accordo preventivo e la conciliazione fra l'Italia e il Papato. Ma ·anche senza questo accordo una tale soluzione è possibile considerandola, con una formala da studiarsi, come una immunità e una esenzione territoriale che lasci gij abitanti cittadini del Regno.

Ti ho ,scritto in furia e, quindi temo di non essermi bene spiegato. La quistione della città Leonina mi lascia assai perplesso perchè vedo che la forza delle ·cose la può -compromettere e, al tempo medesimo, temo che una prima concessione abbia anche appena l'apparenza di compromettere il programma della guarentigie promesse e della indipendenza spirituale del Pontefice. Ora con un Ministero come quello in cui mi trovo è duopo avere dei punti !fissi su cui non transigere a qualunque costo. Aggiungerò che qui i giornali, compresa :!.'Opinione, comindano già a gridare contro la città Leonina.

Mi farai un favore se, ricevuta questa lettera, mi telegraferai subito il tuo parere. Ti prego di ·ricordarmi colla più devota amicizia a tua moglie ecc.

165

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3055. Chambéry, 3 ottobre 1870, ore 9,20 (per. ore 12,05).

600 Italiens arrivés ici hier au soir de Marseille pour former légion. Frapolli les commandait. Je crois qu'on les fera repartir faute de moyens d'arme

ment et d'équipement. On vient de m'assurer qu'on en attend d'Italie. Je me tiens tout à fait étranger à tout ce qui se passe à cet égard. Je n'ai vu personne.

166

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3056. Tours, 3 ottobre 1870, ore 2,30 (per. ore 17,15).

J'ai reçu lettre du Chevalier Artom (1). Je crois que les documents que vous avez sont plus que suffisants pour constater légalement le consentement du Gouvernement français à notre occupation de Rome. Je vous engage à appliquer la solution définitive en vous bornant à en faire part aux Puissances. Je crois impossible pour l•e moment d'obtenir qu'eHes veuillent négocier au nom du

Pape en présence de son refus. Quant à la question de la paix je crois que l'Italie ne peut faire une proposition portant un démembrement quelconque de la France à moins que la France elle-mème ne nous le demande ce qui n'est pas le cas. En présence de l'attitude de la Russie et de l'apathie de l'Angleterre un accord des Puissances neutres étant impossible nous ne pouvons malheureusement r·ien tenter de utile; notre voix seule n'a aucune chance de se !aire entendre auprès du Roi de Prusse ni auprès de M. Bismarck.

167

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3057. Vienna, 3 ottobre 1870, ore 17,10 (per. ore 19,15).

On assure que Thiers a échoué dans sa mission. Les armements de la Russie sont controuvés, le Minisjre de Russ:e les dément complètement, et le Gouvernement Impérial de san còté a reçu soit de Saint Pétersbourg soit de Odessa des nouvelles très rassurantes. Cela n'empèchera pa!s la Russie de demander au moment donné la révision des traités de 1856. L'idée que je vous ai énoncée dans ma lettre confidentielle du 29 septembre (2) c'est-à-dire un engagement actuel de ne pas toucher aux questions d'Orient à l'occasion de la paix à venir est acceptée par Beust, si l'Angleterre en prenait l'.initiative. Beust m'a dit qu'il serait d'autant plus enchanté d'une entente à ce sujet entre l'Angleterre, l'Autriche et l'Italie que cela lui fournirait un argument ultérieur pour nous appuyer dans la question romaine. Je crois que du còté de la Tur~uie on fera à Londres quelques ouvertures à ce sujet. J'ai reçu vos dépeches du 29 (3). Je vous rfélicite de votre réponse au Ministre de France qui est parfaite.

12) Cfr. n. 133.
(l) -Cfr. n. 121. (3) -Il Visconti Venosta aveva comunicato al Minghetti la lettera Senard a Vittorio Emanuele II del 22 settembre (cfr. n. 22), e la sua risposta al Senard del 28 settembre i.cfr. n. 105).
168

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 3 ottobre 1870, ore 19,30 (per. ore 20,15).

Per semplice debito coscienza permetto pregare V. E. considerare attentamente se pour ne pas changer sans nécessité situation l>onne et ne pas donner au Pape actuellement motif départ ou de accuser Gouvernement de Sa Majesté non sarebbe opportuno anche vis-à-vis de étrangers différer un peu prise de possession directe du Gouvernement par nos fonctionnaires et de laissel" à junte responsabilité de la mise en vigueur pure et simple des lo15' du Royaume sur Rome et le territoire en réservant ce qui concerne Pape et la ville papale. Tranquillità perfetta. Il n'est pas question de départ Pape. J'ai revu Cardinal Secrétaire d'Etat.

169

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3059. Madrid, 3 ottobre 1870, ore 17,50 (per. ore 11,35 del 4).

Agent diplomatique (l) a reçu autorisation de se rendre de Rome à Florence pour vous expliquer situation actuelle des choses. Il est très protégé ici, et si mème il se trompe veuillez ne pas l'éloigner de nos intérèts et témoignez gratitude et reconnaissance.

170

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (2)

Roma, 3 ottobre 1870.

Nel conversare oggi col Cardinale Antonelli ebbi occas,ione di dia-e a Sua Eminenza -con quanta compiacenza (3) era stato notato da tutti, nella .giornata di ieri (4) il contegno rispettoso tenuto verso l'autorità Spirituale, gl'Istituti e le persone dell'ordine Ecclesiastico. Sembrò, dissi, .preoccupazione di ·Ciascuno di (5) dimostrare come l'atto compiuto dalla popolazione non toglieva (6) nulla alla devozione dei Romani come pure degli Italiani tutti per 1'Augusto Capo della Chiesa; e· ciò fu di .singolare conforto alle speranze espresse col più profondo del cuore dal Generale Cadorna in un suo d1scorso, che il Pontefice torni un'aUra volta a benedire l'Italia.

Sua Eminenza mi rispose con accento di benevolenza che anche a Sua Santità erano state dirette prima dimostrazioni che non lasciavano dubitare dell'affetto dei Romani, ma che Sua Santità non può dimentkare di essere stato spogliato (l) dei suoi dominii.

* Domandai a Sua Eminenza il permesso di rallegra·rmi che appunto si continuassero non interrotte, malgrado le difficoltà dei tempi, le tradizioni di riverenza dell'Italia e specialmente dei Romani verso il Capo della Chiesa. Riconoscevo * (2) essere cosa sommamente delicata e (3) ne,cessaTiamente pericolosa (4) una trasformazione ·inevitabile delle condizioni di un .potere Sovrano, anche quando tale trasformazione può inaugurare un'èra di grandezza novella. RicOTdavo che quando Re Carlo Alberto abbandonava al suo popolo parte delle prerogative dell'antica sovranità, molti reputavano essere questa una spogliazione ben più gràve che non quella di qualche territorio, poichè restringeva l'esercizio dell'essenza stessa della Suprema Potestà. * E ''' (5) non pertanto col restituire al suo popolo l'uso dei proprii diritti la Casa di Savoia 'si ~Tese atta a .compiere gli alti destini cui la chiamava la divir..a Provvidenza. Altrettanto fortunato abbandono può essere ora pel Papato queUo dell'Amministra.zione di territorii i quali dividendo l'Italia e mantenendo un funesto antagonismo tra la Chi,esa ed i Popoli, impedivano che la Suprema Autorità Spirituale si eserdtasse con quella pienezza di splendore e di universale consenso che le è dovuta.

Mi ,s,ia lecito, conchiusi, lo sperare * come cattolico * (5) ·che il Papato si convincerà di poter til"ovare nell'Italia e nel suo Re che ne riconosce le preminenze una base ,più salda e più larga (6) che non sieno * quelle fattegli nelle condizioni politiche * (7) da esso attraversate nella istoria.

Sua Eminenza mi rispose che quantunque apprezzasse i sentimenti * di cui era sicuro * (8) pure non poteva riconoscere una somiglianza tra il mutamento delle costituzioni interne di uno Stato e lo spodestamento del Principe stesso (9).

• Debbo notare che iersera in Campidoglio, ove furono solennemente recate le urne contenenti i voti del plebiscito, succedette un fatto che impegna alquanto la mia responsabilità.Un vecchio abitante del Trastevere, coperto di un velo nero ed accompagnato da gran numero di cittadini, in silenzio e col massimo ordine, portò un'urna contenente i voti della città Leonina fino alla porta del palazzo. lvi si fermò; e la giunta, che all'interno del palazzo raccoglieva i voti, si rivolse a me come segretario generale al ministero degli esteri, e qualcuno espresse il parere che per riguardi diplomatici si dovesse forse usare verso i voti della città Leonina un procedimentospeciale. Io risposi: «Avanti i romani del Trastevere »; ed i loro voti furono registrati insieme agli altri. Ciò era ben noto al cardinale Antonelli quando egli ebbe con me il colloquio riferito nel presente rapporto ».

(l) Jimenez.

(2) Ed. in LV riservato Roma, pp. 14-16; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 444-445.

(3) -• Quanto compiacimento • LV riservato. (4) -In LV riservato qui aggiunto fra parentesi: • del plebiscito>.

(5) • Il • LV riservato.

(6) • Togliesse» LV riservato.

(l) « Essere stata spogliata » LV riservato.

(2) Il brano tra asterischi omesso in LV riservato, dove l'ultima parola (• riconoscevo •J è sostituita con « convenni ».

(3) « Anzi » LV riservato.

(4) • Penosa » testo litografato del Ministero e LV riservato.

(5) -Omesso in LV riservato. (6) -• Di libertà per la Chiesa» aggiunto in LV riservato. (7) -• Mai state le varie condizioni di sovranità politica» LV riservato. (8) -·LV riservatoa • da cui era mo.sso >. (9) -Il P. S. seguente manca nel testo dell'Arch. Blanc, e anche nel testo litografato del Ministero. Si trova invece nel testo a stampa. Cfr. il P. S. del n. 158 .
171

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 183. Pietroburgo, 3 ottobre 1870 (per. il 12).

Sono in grado di confermare oggi in tutte le sue parti il miot telegramma di ieri risguardante la missione del Signor Thiers (1). Quell'Uomo di Stato ha in special modo insistito sulla convenienza di riconoscere il Governo Repubblicano di Francia e di trattare con esso. Gli fu risposto che quando tal fo·rma di governo apparisse come l'espressione della volontà nazionale, non già come quella di una frazione di essa, tratta a governare per circostanza e per espediente, e quando fosse in seguito legalmente costituita, la Russia non si opporrebbe ad entrare in negoziati con s'ifiatto Governo, e a stabilire con lui regolari ed ufficiali relazioni. Quanto al concorso che l'illustre pubblicista francese sollecitava dalla Russia nell'opera della mediazione, nulla ottenne di effettivo e di pronto, e i particolari mentovati su tal soggetto nel mio telegramma mi vennero vieppiù accertati mercè ulteriori informazioni. Importa peraltro il notare che le accoglienze fatte al Signor Thiers così bene dall'Imperatore Alessandro che dal Principe Gortchakow e dagli altri uomini politici di questo paese furono oltremodo onorevoli e cordiali; onde se egli nulla non conseguì come favore immediato nel conflitto presente, non si parte però senza qualche speranza che il suo viaggio in Pietroburgo abbia in un prossimo avvenire a tornare di qualche utilità per la Francia e per i buoni rapporti di essa con l'impero degli Czar. La questione delle guarentigie territo:l'iali e della cessione eventuale della Alsazia e della Lorena non fu trattata di pié fermo dal Signor Thiers nelle conferenze che ebbe coll'Imperatore e col Principe Cancelliere, ma io posso confermarle H già detto su questo argomento, cioè che le disposizioni del Gabinetto di Pietroburgo e i consigli dati dallo Czar al Re Guglielmo intendono a promuovere nel Governo Prussiano il pa·rtito della moderazione ed a mantenere, possibilmente, l'integrità del territorio francese, purchè l'ingerimento da eserc·itare :n questo indirizzo non oltrepassi il limite degli amichevoJ.i consigli e non impegni la politica russa in verun atto che guasti le sue buone relazioni e gli accordi con la Confederazione Alemanna. Il Signor di Westmann interrogato su tal proposito, se ne spiegò meco chiaramente nei sensi anzidetti, e avendogli io espresso qualche rammarico sull'operato della diplomazia, riuscita in tal grave occorrenza impari al bisogno, ed avendo accennato alla possibilità di un temperamento che salvasse ad un'ora il territorio deUa Francia e la ragion militare del vincitore, come sarebbe, io diceva a mo' d'esempio, una cessione delle Provincie contrastate alle potenze mediatrici che avrebbero potuto dipoi restituirle alla Francia sotto certe condizioni, risposemi che un pa•rtito di tal natura non gli pareva del

tutto da rigettare, anzi che bisognava ricercarlo perchè la pace futura riuscisse. onesta e durevole.

Io allegava a sostegne della mia opinione l'esempio antecedente della Venezia ceduta dall'Austria all'Impero francese e da quello retrocessa all'Italia non senza detrimento della nostra prer-ogativa nazionale, e ,soggiungeva ·che nel caso speciale dell'Alsazia e della Lorena lo smantellamento delle fortezze e la neutralità delle terre retrocesse avrebbero dovuto essere condizione ed effetto del duplice trattato. L'ostacolo ~!l'attuazione di tal disegno, accettabile nel suo concetto principale, veniva osservando il mio interlocutore, si è il partito preso della Prussia di non voler tollerare un formale intervenimento dell'Europa nella soluzione del conflitto, ma nonpertanto e.gli riconosceva che ç~d un componimento diplomatico bisognava pure che si giungesse, mercè il quale, gittate a terra le fortezze, una striscia del territorio limitrofo della Francia (une lisière) fosse neutralizzata, sia che ella rimanesse sotto l'antica sovranità, sia che scadesse, quando ciò fosse pur necessario, sotto il dominio della Prussia o di qualche altro Stato Germanico.

(l) Cfr. n. 157. E cfr., per questi colloqui. THIERS, op. cit., pp. 16-40.

172

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 57)

R. CONFIDENZIALE 116. Lisbona, 3 ottobre 1870 (per. il 13).

Come ho già avuto l'onore d'informare l'E. V. per mezzo del te.legrafo (l) questo Ministro degli Affari Esteri mi ha assicurato che il Conte Thomar riceverà delle istruzioni nel senso desiderato dal Governo del Re. S. E. rendendo oma.ggio all'ammirevole condotta delle nostre truppe ed alla saggia moderazione del Governo di Sua Maestà convenne meco che è nell'interesse di tutte le potenze, e specialmente di quelle cattoliche che il Santo Padre non lasci Roma e che non havvi dubbio che così un accordo non tarderà a stabilirsi per tutte le quistioni quale i nostri nemici vogliono far credere impossibile (2.).

* Prima di congedarmi dal Ministro gli espressi il mio rincresciment·o che precisamente in questi gravi momenti trovisi a rappresentare il Portogallo in Roma un personaggio noto per le sue tendenze clericali. Il Signor Carlos Bento risposem1 che a suo modo di vedere ciò dovrebbe giovare anzi che nuocere allo scopo, piJichè tali consigll farebbero maggiore impressione, essendo dati da un

ultramontano.

P. S. -In questo momento ricevo un biglietto del Ministro deJi!li Affari Esteri col quale S. E. mi annunzia lo splendido risultato del Plebiscito a Roma e di avere già spedito le istruzioni al Conte Thomar nel senso tra noi convenuto * (3).

12) • Che così non tarderà... un accordo che i nostri> LIT.
(l) -Cfr. n. 155. (3) -Il brano fra asterischi è stato omesso in LV.
173

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1402. Firenze, 4 ottobre 1870, ore 23,50.

Je partage votre avis sur utilité de prévenir autant que possibile des

propositions tendant à modifi.er le Traité de 1856. Ce qui m'arrete c'est la crainte d'òter de cette manière et par notre initiative la seule planche de salut qui pourrait rester à la France. D'ailleurs vous verrez M. Thiers et vous me communiquerez vos impressions. Je vous ai écrit aujourd'hui par poste. Nigra mande qu'il n'y a dans les départements qu'une armée de quarante mille hommes à Belfort et une autre de soixante mille à Bourges, on manque d'armes et d'officiers (1).

174

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3070. Tours, 4 ottobre 1870 (per. ore .5,15).

Ma lettre particulière, que vous devriez recevoir aujourd'hui ou demain (2), répond à votre télégramme. M. Crémieux ne m'a rien dit, mais M. de Chaudordy m'a parlé dans le meme sens que M. Senard. Je lui ai répondu ·camme vous, tout er, promettant de vous écrire.

Il y a deux armées françaises presque formées l'une aux environs de Belfort, l'autre à Bourges, chacune d'environ 70 mille hommes, mais elles manquent d'officiers, et spécialement d'armes. Rien de M. Thiers, et du Chargé d'Affaires en Russie non plus; mais si sa mission avait abouti nous le saurions.

175

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3069. Marsiglia, 4 ottobre 1870, ore 13 (per. ore 15).

Italiani festanti per splendido risultato del plebiscito romano. Con primo corriere spedirò verbale votazione fatta ieri in Consolato da nove romani con altrettanti si, e viva all'Italia, al Re, ed a Roma Capitale.

(l) -Cfr. nn. 174 e 176, telegrammi dello stesso giorno pervenuti a Firenze alle ore 5,15 e 19,40. (2) -Cfr. n. 148.
176

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3073. Tours, 4 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 19,40).

M. Crémieux m'a parlé aujourd'hui dans le meme sens que M. Senard vous a parlé. Je lui ai dit qu'en dehors de toute considération politique il y avait une question militaire pour laquelle je déclinais ma compétence, et que quelles que puissent etre mes sy:mpathies personneHes sincères pour la France, je ne pouvais m'empecher de croire qu'un~ armée italienne envoyée au secours de la France serait écrasée avant ou après sa jonction avec l'armée du Général Cambriel à Belfort. Celle-ci n'est jusqu'ici que de quarante mille hommes, celle de Bourges de soixante mille. L'Amiral Fourichon a donné sa démission de Ministre de la Guerre tout en continuant à faire partie .du Gouvernement. Les affaires de la Guerre seront dirigées par un Comité sous la direction de M. Crémieux.

177

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3074. Pietroburgo, 4 ottobre 1870, ore 13,50 (per. ore 1 del 5).

M. Thiers est parti aujourd'hui pour Vienne. Il m'a dit hier soir que la Russie repousse toute action ·collective à cause d'engagement pris avec la Prusse avant la guerre, de tenir l'Autriche en échec. Il a ajouté, sous le secret le plus absolu, qu'on croyai.t ici la Prusse désireuse de reprendre les négociations, et qu'en ce cas la Russie agirait.. [manca] Puissances protège la France. Le Prince Gortchakoff aurait exprimé le désir de voir M. Thiers se charger lui meme de la négociation. Il a répondu que dans ce cas il devrait demander des instructions au Gouvernement français. Il a exprimé le désir de trouver à Livourne ou à Genes un bateau à vapeur qui le ramène promptement en France.

178

NOTA DEL MINISTRO DI FRANCIA A FIRENZE, SENARD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Firenze, 4 ottobre 1870.

Quand je suis venu faire, au nom de la France, un supreme appel à l'lta.lie,

j'ai rencontré un accueil bien sympathique. Mais je me suis fait la loi de ne nen

demander que dans les limites du possible.

A ce moment, notre situation semblait sans issue. L'ennemi était aux porte;;

de Paris: nous n'avions plus d'armée, et la désorganisation militaire, conséquencç

directe de la trahison de Sedan, créait la presqu'impos·sibilité d'en reformer une.

En présence des conditions humiliantes et ruineuses que la Prusse mettait à la Paix, la France n'avait d'espoir que dans une intervention des Puissances, déterminée chez les unes par les bons souvenirs, chez les autres, par l'intérèt évident de l'Europe à ne pas admettre l'écrasement de la France, et l'extension démesurée de la Confédération et bientòt de l'Empire Germanique.

Mais on ne rencontra d'abord auprès des principaux Cabinets, qu'une déplorable inertie, une sorte de parti pris de laisser se consommer les événements.

C'est dans ces circonstances que je m'adressais à l'Italie. Je ne lui demandais pas de soldats, elle n'en avait pas assez pour penser à entreprendre, seule, de nous délivrer, et nous ne pouvions pas mème, enfermés que nous étions dans Paris et dans quelques places fortes, prendre la main qu'elle nous aurait tendue, pour attaquer ensemble l'ennemi.

Je demandai donc seulement, ce qui me fut accordé avec empressement, la promesse, que s'il se formait une réunion de Puissances, pour nous soutenir, l'Italie y serait en première ligne, avec ses soldats, si on arrivait à une médiation armée et puis, la promes!:e, aussi, qu'après avoir épuisé toutes les instances amiables auprès des Cabinets, pour les décider à nous venir en aide, l'Italie, si elle ne réussissait pas, les interpellerait énergiquement, et de manière à se dégager de l'espèce de complicité, qu'un silence prolongé impliquerait, dans les horreurs et désastres qu'on pouvait empècher d'un mot.

Mais, depuis ce temps, les événements ont marché, et si la situation de la France est restée douloureuse, elle s'est assez modifié pour laisser apparaìtre une possibilité de salut.

Ces armées, dont le défaut d'organisation militaire semblait rendre la création plus que problématique, se sont créées comme par enchantement. Les deux armées de Belfort et de la Loire comptent, aujourd'hui, cent cinquante mille hommes parfaitement armés et équipés, et qui joignent, à l'ardeur de nombreux enròlés volontaires, l'expérience et la solidité des offiders et des soldats de toute arme, glorieux débris des divisions qui ont combattu à la frontière, ou prisonniers échappés à la garde des Prussiens, dans la conduite de l'armée de Sedan en Allemagne.

La France a, de plus, cent mille soldats braves et aguerris: c'est l'armée de Bazaine, campée dans les alentours de Metz, et cernée comme la piace elle-mème.

Enfin, dans Paris, indépendemment d'une garde nationale de plus de quatrevingt mille hommes, parfaitement armés et très désireux de faire le service des fortifications, elle a cinquante mille hommes d'excellentes troupes réguHères, et plus de cent miUe gardes mobiles parfaitement exercés, et qui font chaQue jour leurs preuves de manière à montrer ce qu'on peut attendre d'eux.

Tout cela, complété par de nombreux corps de francs-tireurs et d'autres troupes ir.régulières, donne un effectif de quatre ceni mille hommes, dont cent cinquante mille, Iibres de leur action et deux cent cinquante mille enfermés à Metz et dans Paris.

Il est évident que si, en cet état, une main arnie se tendait vers la France, en lui apportant l'appoint nécessaire pour opérer une puissante diversion, les deux armées aujourd'hui enfermées, ou l'une d'elles au moins, se trouvant nécessairement délivrées, on pourrait reprendre l'offensive contre des soldats fatigués de leur marches, et mème de leurs victoires, et, Dieu aidant, la face des choses pourrait complètement changer.

A quelle Puissanc.e, autre que l'Italìe, ce ròle si grand et si généreux peut-il

apoartenir? La France et l'Italie sont sreurs, et sreurs amies à la fois par la

communauté d'intéréts et la communauté de races.

Toutes deux sont également menacées par les barbares: car ce n'est pas

la Prusse qui combat, c'est le Nord acharné sur le Midi, écrasant la téte des

race1 latines et préparant le méme sort à leurs membres!

Oh! Comme le Comte Cavour comprenait bien cette identité d'intéréts,

quand la France, lui proposant au moment de la guerre de Crimée une alliance

dont les motifs et le but pouvaient sembler étranges, il y répondait par cette

acceptation immédiate qui devint l'origine de la résurrection de l'Italie!

Je ne dis rien de ce qui suivit, et des efforts de la France pour la délivrance

de cette sreur aimée. Car je le constate avec bonheur, je n'ai jamais eu à parler

à l'Italie de notre passé commun et des services rendus.

C'est elle qui se souvient, c'est elle qui, mettant sous le pied quelques mau

vais procédés aux quels elle sait d'ailleurs que la nation était étran:gère, aime

à rappeler la grande fratermté de Solferino et de Magenta. C'est elle enfin, qui

n'a pas cessé de chercher sincèrement avec moi, ·ce qu'elle peut faire pour

acquitter ce qu'elle appelle sa dette de reconnaissance.

Eh bien! ce qu'elle pt:;ut faire, ce qui bien certainement rentre dans nos li

mites du possible, c'est de sortir aujourd'hui de cette neutralité qui lui pèse,

c'est, en ce moment où elle voit que nous pouvons nous relever, de venir à notre

aide et de vaincre avec nous, notre ennemi commun.

La question a été étudiée en France, par les hommes les plus compétents et je convie l'Ital.ie à l'étudier elle méme.

Qu'elle mette à notre disposition soixante mille hommes. Nous leur adjoindrons quatre vingt mille soldats pris dans nos armées de la Loire et de Belfort, avec une excellente et plus que suffisante artillerie. Ce corps, suivant la ligne très courte de Lyon à Belfort, envahira immédiatement l'Allemagne du Sud et forcera l'ennemi qui est complètement dégarni chez lui, à rappeler des troupes qui dégageront Metz ou Paris, et permettront à nos armées qui sont là de prendre une énergique offensive.

Voilà la voie du salut et de la délivrance.

Le p1an de campagne est simple; les résultats doivent en étre décisifs.

L'Italie peut-elle hésiter à s'y engager?

Que pourrait-elle craiindre de l'irritation que cette résolution causera à l'Allemagne? Rien dans le présent. Les victoires memes que l'Allemagne vient de remporter l'obligeront à quelques années de repos.

Quant à l'avenir, les envahisseurs à redouter ne dériveront jamais de plus ou moins de mécontentement, mais des condiUons memes d'existence du grand colasse germanique, qu'on veut maintenant constituer.

L'Italie n'a heureusement pas non pl'llls à se préoccuper d'embarras intérieurs. Elle vient, par une action à la fo1s ferme et modérée, de :consacrer définitivement son unité et de mettre en bonne voie la solution de la question Romaine.

Elle peut donc suivre librement ses géhéreuses 'inspirations! et si elle se rend bien compte du parti que nous lui proposons, elle doit reconnaitre qu'en meme temps qu'il lui assure à jamais la reconnaissance et l'alliance de la France, il lui donne une occasion except,ionnelle de marquer sa piace au premier rang des Cabinets Européens.

179

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 669. Berlino, 4 ottobre 1870 (per. l' 8).

Le Moniteur Prussien d'hier soir publie une Circulaire adressée, en date du 27, Septembre échu, par le Comte de Bkmarck aux rEprésentants de la Confédération de l'Allemagne du Nord près les Cours étrangères (1). Il fait à son tours le récit des pourparlers qu'il a eu3· avec M. Jules Favre.

Si on compare les rapports de ces deux Ministres, celui de M. Favre est saisissant dans l'exposé de sa douleur et de son indignation patriotiques, qui l'aveuglent au point de lui faire perdre de vue les avantages réels d'un armistice à des conditions relativement modérées, quels que fussent les sacrifices indiqués pour une conclus·ion de la paix. Le langage au contraire du Chancelier Fédéral est très net. Il va droit au but, au còté positif des choses, sans faire la moindre part à l'éloquence sentimentale. Il parle en homme d'Etat, et sur un ton péremptoire, ironique meme, dont il lui est difficile de se départir dans les temps ordinaires, mais bien plus eucore quand il se voit soutenu par une armée victorieuse, et qui continuera à l'etre, vu les circostances où se trouve la France. M. de Bismarck relève en meme temps quelque inexactitudes dans le compte -rendu de son interlocuteur.

Je m'abstiens d'autres commentaires sur des documents, dont le texte aura déjà été communiqué à V. E. par les représentants des Gouvernement respectifs. On dit ici que, avant le 10 de ce mois, les troupes allemandes ne feront pas

d'attaque sérieuse contre quelques uns des forts de Paris.

180

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 56)

R. 201. Carlsruhe, 4 ottobre 1870 (per. l' 8).

Durante la conversazione, che ò avuta questa mane con il Bal'one de Freydorf, mi son fatto a scovrire quale fosse il suo parere sul linguaggio virulento e sì riboccante d'amara ir-:mia, che da poco tempo in qua va adoprando la stampa clericale di questo paese a proposito del nostro ingresso a Roma. Ho voluto pure indagare quale importanza annettesse al manifesto, che si legge nel numero del 2 corrente del Badische1' Beobachter, indirizzato ai Cattolici della Germania

da un Comitato composto di laici e di ecclesiastici, inteso ad organizzare per il 12 di questo mese un pellegrinaggio alla t.;:;:::nba di S. Bonifacio m Fulda. Questo pellegrinaggio, sta detto nel manifesto, deve suonare quale protesta contro l'atto criminoso perpetrato inverso la Santa Sede dal Governo Italiano, e quale testimonianza di simpatia e di attaccamento per il Santo Padre.

* 11 Governo del Re non à bisogno di respingere questi attacchi, perchè nessuno mette in dubbio, e l'Europa liberale oggi l'à riconosciuto, che mai Governo laicale prodigò in ::.ì gran copia i migliori riguardi e la più sincera rive· renza verso il Capo della Chiesa, quanto lui m questa emergenza * (1).

Il mio interlocutore * à convenuto ben volentieri con me in questa opinione, ed * (2) à designato il linguaggio della stampa clericale del suo paese come troppo passionato per essere tenuto da conto. E quanto al manifesto precennato, i promotori del pellegrinaggio, m'à egli soggiunto, sono troppo noti .:'ome partigiani del!'ultramontanismo e del particolarismo tedesco per poter dubitare che il loro movente non sia altro se non quello di ostacolare il progresso dell'idea nazionale in Germania.

* « D'altronde, à conchiuso il Barone de Freydorf, chi non sa quanto non « abbia fatto il Governo Pontificio per alienarsi e Governi e popolazioni? Da « lettere, venutemi testè di Roma, mi risulta come il Cardinale Antonelli avesse « veduto di mala voglia il rumore, che menavano gl'Infallibilisti al Concilio. « L'eminente porporato fiutava sin d'allora l'isolamento, in cui più tardi sarebbe «stata relegata la Curia Romana» "' (1).

(l) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX. n. 4110. pp. 231-234, già cit.; Archives Diplomatiques 1871-1872, II, n. 537, pp. 661-664 già cit.; BISMARCK, Ges. Werke, 6b, PP. 519-522, già cit.

181

IL MINISTRO A PIE7ROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 184. Pietroburgo, 4 ottobre (3) 1870 (per. il 12).

Per effetto dell'ultima conferenza a,vuta dal Signor Thiers col Principe Cancelliere prima della sua partenza, le cose sono alquanto mutate da quello che io ebbi l'onore di riferirle nel mio rapporto di ieri (4) e le disposizioni di questo Governo sembrano divenute più propense ad esercitare una pronta ingerenza in prò della Francia.

Ecco quanto l'illustre Uomo di Stato mi confidò ier sera raccomandandomi la maggior segretezza, secondo che già notai col mio telegramma inv·iato all'E. V. oggi stesso (5).

Qui si crede che la Prussia desideri di riprendere senza intermissione di tempo i negoziati di pace, e quando ciò S•i avveri, questo Governo si farà a proteggere l'interesse della Francia ed a difendere a suo potere l'integrità del ter

ntorio francese. Ma vi ha due limiti innanzi a cui l'azione diplomatica della Russia si fermerà senz'altro: cioè la sanzione delle armi a cui certamente non diverrà fin che l'Austria starà alle mosse: e l'operazione collettiva delle potenze di cui le è tolta facoltà dagli impegni presi innanzi tratto colla Monavchia Prussiana, di tener l'Austria in rispetto (en échec) e di non associarsi con lei in nessuna eventualità; impegni a cui la politica personale del Principe Gortchakow che già più volte mentovai nel mio carteggio, era inchinevole pei suoi propri sentimenti.

Cosiffatto screzio permanente, e invincibile fra i Gabinetti di P·ietroburgo e di Vienna rende impossibile per l'avviso del Signo.r Thiers l'accordo per la mediazione degli Stati neutrali.

II Cancelliere imperiale di Russia ha mostrato desiderio all'inviato del Governo parigino che egli assumesse direttamente il carico dei trattati a cui la Prussia sembra di nuovo disposta, nè questi mi sembra dal canto suo ripugnante dall'accettare il mandato; mi disse anzi che il Governo della difesa di Parigi glielo avrebbe conferito volentieri, ma che egli non poteva ricevere tale incombenza, nonostante tutta la balìa che avrebbe potuto avere di operare a suo senno, senza pur chiedere qualche nuova istruzione e senza ottenere uftlcialmente dal Quartier Generale prussi<>.no tutte le facilità necessarie per potersi trasmutare dall'una all'altra sede dei futuri negoziati.

Il Signor Thiers è molto più soddisfatto dei risultamenti della sua missione

a Pietroburgo che non sia stato dei tentativi fatti in Londra, che per sua propria

confessione non riuscirono a verun effetto considerevole. Il Gabinetto di Londra

non fece che facilitare l'abboccamento tra il Favre ed il Bismark, il quale fu

dovuto in massima parte ai suoi buoni uffici, avvegnacchè la Russia indebitamente

se ne attribuisca tutto il merito; ma questa invece sembra disposta oggi ad una

più efficace mediazione, mettendo da parte l'Inghilterra e l'Austria di cui non si

fida, e vogliosa sinceramente di giovar-e alla Francia e di salvarne per quanto è

possibile il territorio.

L'itinerario del Signor Thiers è pur sempre il medesimo; egli fa conto di essere in Italia al principio dell'entrante settimana dopo pochissimi giorni di dimora in Vienna ove ben si comprende che lo stato delle cose già descritto non lo indurrà a rimanere lungo tempo.

(l) -Il periodo tra asterischi è stato soppresso in LV. (2) -Omesso in LV. (3) -L'originale è datato erroneamente 22 settembre/5 ottobre. Ma il rapporto è certamente del 4 ottobre, sia per la concordanza fra il calendario ortodosso e quello romano, sia per i riferimenti nel testo al precedente rapporto Caracciolo del 3 ottobre e al telegramma dello. stesso del 4. (4) -Cfr. n. 171. (5) -Cfr. n. 177. Il Thiers lasciò Pietroburgo il 4 ottobre mattina (op. cit., p. 40); il suo colloquio di c ieri sera > col Caracciolo si ·tenne il 3.
182

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 26. Chambéry, 4 ottobre 1870 (per. il 5).

I signori Guinard Colonnello della Guardia Nazionale, e Guitter padre del Prefetto partirono jeri mattina per Tours, onde ottenere qualche disposizione sui volontarii, di cui era cenno nel mio rapporto di jeri, ed oggi se ne aspetta una risposta telegrafica colla più viva impazienza, giacchè si vorrebbe evitare il pericolo d'avere qui, in una città aperta e di frontiera, un ufficio centrale di arruolamento di bande estere ·come il Signor Crémieux avrebbe divisato, au

torizzando il Signor Frappolli ad organizzarle, quantunque non se ne avrebbe mezzo alcuno.

Finora però si conducono bene, e nessun disordine è avvenuto, quantunque si trovino nel numero parecchi disertori delle nostre Compagnie di d1sdplina ed ~ndividui fuggiti d'Italia a seguito di condanne.

Una difficoltà grave però mi 1S1i affaccia, quella cioè della Bandiera sotto cui combatteranno. Finora ne hanno una Italiana, per quanto mi si assicura; ma mi pare che sarebbe urgente di provvedere a che la Bandiera nostra non corresse, o non cagionasse pericolo d'alcuna natura -Ieri alcuni Legionarii interrogati, .che cosa farebbero dopo 1term.inata :ta guerra 11i:spo.sero, •che i loro Capi li avevano assicurati, ·che andrebbero a fa!l"e la r~voluzione in Italia.

Il Tenente Colonnello che de,ve venirli a Comandare è il Signor Stallo, e l'attuale Maggiore mi si dice essere certo Sagro che, se non sono male informato, era Luogotenente nell'Armata Italiana, e ne fu scacciato per malversasazione, ·e furto, !Per •cui :sarebbe stato condannato a grave pena.

Riguardo a quelli ·che si attendevano d'Italia jeri correva voce che, quantunque •respinti dai: Carabiniecri, e da' soldart;i ItaLiani alla frontiera, riuscivano a passare per lé ghiacciaje, e girando la montagna -Finora però nessun altro è arrivato, ad ec,ceztone d''un piociol numero di lfrianchi tiratori ·Che sono giunti dalla Svizzera armati, ed equipaggiati.

Quantunque certa stampa non meriti che sia seriamente presa in considerazione, trasmetto tuttavia a V. E. il numero d'oggi del Corriere delle Alpi non tanto per le nuove appreziazioni su Roma, quanto per un articolo con cui il Signor Martin Francklin, di cui facevo cenno in precedente rapporto respinge le ingiuriose calunnie che nella lettera dell'ex zuavo Pontificio, che le segnalai, si erano gettate sul Regio Esercito (1).

P. S. -Per qualunque evenienza mi 1Sarebbe necessario di sapere se realmente un Ufficiale Sagra sia stato destituito, e condannato per malversazione e furto, e sarei riconoscentissimo all'E. V. se volesse degnarsi di favorirmi questo schiarimento nel modo il più pronto che fosse possibile.

183

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 49. Nizza, 4 ottobre 1870 (per. il 6).

L'E. V. è già stata da me informata che si è intrapresa a Nizza la formazione di un corpo repubblicano sotto il patrocinio dei Signori Garibaldi e Canzio,

col nome di Cacciatori delle Alpi Marittime, il cui comando è affidato a Carlo

Alberto Ravelli, attivo Agente della Repubblica Universale.

Il nome di Carlo Alberto portato dal Ravelli è parso ad una italianissima donna nizzarda cozzare. colle intraprese del rappresentante delle idee di Mazzini e di Garibaldi e si attirò un'energica invettiva di tal donna. Il signor RaveUi, per dare notorietà alla sua persona, volle pubblicare colla sua risposta la lettera indirizzatagli ed io stimo prezzo dell'opera di avviarle qui unito un ritaglio di giornale che la stampò (2).

~5-Documenti diplomatici · Serie II -· Vol. I.

La breve polemica del Ravelli coll'incognita donna già gli valse l'apertura d'una soscrizione per un revolver d'onore, che in verità sarà guadagnato con ben poca fatica. Intanto attenti alla nostra frontiera ed alle nostre coste.

Il Regio Agente Consolare in Mentone mi: significa, che il 30 Settembre il distaccamento della Falange che era stata colà mandata, lasciò definitivamente Mentone 'con ooddi:sfazione degli abitanti ed alggiunge che i garibaldini deLudono la sorveglianza delle guardie di Dogana per passare in Francia.

Questo ,signor Prefetto per metter fine, come scrive colla penna del Segretario della redazione del Réveil, agli intrighi dei realisti italiani, ha fatto pubblicare sui giornali una lettera direttagli in data 30 settembre dal Ministro Francese in Firenze, Signor Senard. La stimo, per la sua importanza, meritevole dell'attenzione dell'E. V., epperciò acchiudo un ritaglio di giornale che la contiene (1).

Due Generali Russi, ~che da Marsiglia si dirigevano a Nizza ;per passarvi l'inverno, ·giunti a ToJ<me dschiarono di essere arrestati ~come spie prussiane. Un Uffiziale di Gendarmeria li accompagnò in /vagone fino a Nizza per farne constatare l'identità da questo Console di Rusrsia. Indignati i due Generali non vollero più qui fermarsi e proseguirono per l'Italia.

Si grida ora in Francia « ral1a spia pru.ssiana » come si gridava in Mi4tno c agli untori » ai tempi della Lucia e di D. Abbondio.

A •Complemento di quanto ebbi l'onore di riferire nel mio pre.cedente rapporto politico circa l'intimazione fatta fare ·dal Si:gnor Prefetto al Signor Saz.ia, d'immediata traslocazione altrove, di tutto il suo stabilimento di affitta carrozze e cavalli, io devo aggiungerle d'avere osservato al Sazia che quanto al trasporto in altra località, fuori del centro della città, di tanta quantità di fieno, io opinava avere forse il dritto la superiore autorità di esigerlo, come misura generale di pubblica sicurezza ~contro gl'incendj, benchè per tanti anni niuna simile parura abbia mai invaso nè l'autorità poliUca nè iJ. municipio, ·da cui egli appunto tiene in affitto quel locale, ma che per i1 rimanente, cavalli, ~carrozze ed abitazione, se egli ·era provvisto di run contraroto in regola, in caso di espul!sione forzata doveva rivolgersi ai Triibunali: per farsi mantenere nel suo dritto di occupazione, o quanto meno di farsi ·corri.spondere una indennità a giudizio dei periti. Conchiusi 'che io ravvisava la questione vertere sopra un contratto, materia di competenza dei Tribunali ordinarj e che l'intervento diretto del Consolato era opportuno solamente quando il Tribunale non se ne volesrse occupare o quando si fosse, proce

• duto ·contro di lui a violenze personali, eventualità 'che non volevo nè dovevo supporre.

No n solamente i biglietti di Banca da Lire Cinquanta, ma anche quelli di Cento divengono rarissimi, per cui le piccoli [sic] contrattazioni soffrono moltissi

• Que Le Gouvernement du roi regarderait comme una infamie et une làcheté de profiterdes désastres de la Fvance pour lui reprendre une concession qu'on lui avait faite, après consentement donné par les habitants, quand, puissante et victorieuse. elle venait, par un supreme effort, d'aider l'Italie à conquérir son indépendance et à marcher vers l'unité '.

J'ai transmis cette réponse au Gouvernement français, qui en a été profondément touché et en a aussitòt envoyé ses :uemerciements •. Cfr. anche il tel. inviato dal commissario generale (prefetto) Baragnon al Senard D 2 ottobre, in Enquete parlementaire, vol. cit., p. 38. '

mo e si faranno quasi impossibili se la piccola moneta metallica continùa ad essere ritirata a poco a poco dagli :speculatori. Questo ,stato di ,cos.e ha indotto il! Signor Prefetto a nominare una Commissione di tre Membri per fissare il modo di emissione di piccoli biglietti nel più bre•ve tempo possibile.

Sento dire che un tale Astes:an, commiJssionario in Nizza sia. !Partito per Genova per contrattare, per conto di questo Signor Prefetto, con una di quelle case di commercio trentacinquemila fucili.

(l) -La lettera del Martin-Franklin, datata Chambéry l ottobre 1870 e pubblicata nel Courrier des A!pes del 4 otto.bre, difendeva il contegno delle truppe italiane a Roma. Alla lettera seguiva una nota del redattore capo del giornale, Léo.n Beaussart, in cui, pur rendendo omaggio alla persona del Martin-Franklin, si stigmatizzava l'occupazione di Roma. (2) -Manca.

(l) Nella lettera il Senard dichiarava che, avendo voluto conoscere il pensiero del governo italiano e sapere come sarebbe stata accolta • UIIle démarche des Niçois voulant revenir à leur première nationalité •, gli era stato risposto, • avec autant de netteté que d'énergie:

184

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fase. 5 l/D)

L. CONFIDENZIALE 16. Vienna, 4 ottobre [1870].

Ricevei ieri il tuo dispaccio del 29 Sett. con entro la lettera di Senard e la tua risposta (1). Non avrei potuto desiderare o sperare di meglio.

Le lettere di Blanc sono pure interessanti (2). Mi pare che le cose vadano abbastanza bene a Roma. E il Beust mi diceva pur ieri che ha gran fiducia che il Papa non se ne andrà via. Quanto a proteste, bisogna essere preparati a su~le con rassegnazione. Ma se il Papa resta, finiremo per intenderei. Da quel che veggo da !ungi mi pare che due sono le questioni più ardue quella della città Leonina, e quella delle corporazioni religiose.

Quanto alla ·Città Leonina, ti ho scritto più volte il mio parere. Se il Papa l'avesse accettato, .se oggi ancora lo accettasse, io non esiterei ad accordarlo. E ciò tanto più che gliel'avete offerta, e gli atti stessi del Cadorna descritti da Blanc, lo provano. Forse potreste rinnovar l'offerta anche una volta, sebbene mi pare che non vi sia ora mezzo plausibile, giacchè il Card. Antonelli esclude ogni discussione politica. La questione comincia a farsi scabrosa quando da lln lato il papa rifiuta, i nostri soldati occupano il borgo, e le sue popolazioni votano per l'annessione. Dopo tutto ciò mi par difficile conservare integralmente quel concetto, e non saprei trasformarlo altrimenti che come faceva Cavour = Tutti i palagi e terreni che si riconosceranno necessarii ·e decorosi alla Santa Sede, e che saranno assegnati al Papa e alla sua corte avranno il carattere di extraterritorialità e non saranno soggetti alla giurisdizione dello Stato = Qui la formala è chiara. Se volete considerare il Papa come Sovrano, dovete dargli quello che hanno perfino gli ambasciatori e i ministri dei Sovrani stranieri.

Quanto alle Corporazioni è impossibile immaginare che il Regno italiano riconosca loro la personalità giuridica nella capitale. È troppo illogico, e non reggerebbe. Mi meraviglio che le municipalità stesse non vi precorrano. Ma ,quanto alle proprietà esse potrebbero essere convertite in rendite intestate al Papa o ai Capi dei diversi ordini con tutte quelle clausole che Sella metteva pei parroci. Si potrebbe anche dar loro rendite al portatore cosicchè possano venderle o mutarle in altri titoli. Si potrebbe infine lasciare a loro stessi la facoltà di far la conversione entro un termine preciso. In ogni modo è questa una questione che vedrete sorgere da un momento all'altro, e al più tardi 10 Parlamento. Siateci pronti.

Gli articoli 3 e 4o del Progetto Cavour mi sembrano da conservarsi integralmente. Finalmente io direi anche = Rispetto alla. nomina dei vescovi, qualora la S. Sede si decidesse a ripristinare un sistema elettivo, S. M. il Rè si dichiara sin da ora pronto a rinunziare ad ogni sua prerogativa in .tale materia. Fino a quell'epoca la nomina dei vescovi 'si farà di concerto fra il Sommo Pontefice, ed il Rè = In tal ipotesi il Rè sarebbe soLo il rappresentante degli elettori.

E del Parlamento? Ti ra~ccomando di farmi scrivere un verso per mia norma. Sono in un buio pesto, come dicono a Firenze.

P. S. -Per recapitolare la mia corrispondenza confidenziale (oltre ai rap

porti politici diretti a S. E. il ministro), ecco la mia nota.

lo Invio, la lettera: 29 agosto, per la posta.

2o invio, 2a lettera: l o settembre, 3a lettera: 2 settembre, .spedite il 3 settembre per mezzo del V. Console Treves. 3o invio, 4a lettera: 4 settembre, 5a lettera: 5 settembre, spedite il 6 settembre per mezzo di Orazio Landau. 4o invio, 6a lettera: 8 settembre, 7a lettera: 8 settembre, spedite il 9 sette:ll)pre per mezzo del duca di S. Arpino.

5° invio, lettera di presentazione data ad Amim.

6° invio, Sa lettera: 12 settembre, spedita il 13 per mezzo del principe Ruspoli. 7° invio, ga e 10a lettera: 14 settembr-e-, per la posta. go invio, n a lettera: 20 settembre, spedita il 21 settembre per mezzo di

Achille Arese. go invio, 12a lettera: 21 ,settembre, per la posta. 10° invio, 13a lettera: 25 settembre, per la posta. 11° invio, 14a lettera: 28 settembre, spedita il 29 per mezzo del console

Pinto. 12° invio, 15a lettera: 29 ·settembre, per la posta. Sono giunte tutte in regola?

(l) -Cfr. nn. 22 e 105. (2) -Trasmesse in copia.
185

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3076. Tours, 5 ottobre 1870, ore 14,50 (per. ore 19,30).

M. Crémieux m'a dit que M. Thiers avait eu personnellement l'accueil le

plus sympathique à Saint Pétersbourg, mais que la Russie ne consentirait pas à sortir de la neutralité en faveur de la France. En réalité, la Russie a été l'alliée de la Prusse pendant cette guerre. La demande qui vient de vous etre faite par la France démontre que la mission de Thiers n'a pas abouti. Peut-etre, si les quatre Puissances neutres consentaient à proposer collectivement la base du démantèlement des forteresses françaises comme condition de paix, et comme présentant des garanties ~uffisantes pour l'Allemagne, une telle démarche ne serait pas sans utilité. Le Gouvernement français accepterait toute condition qui n'eiì.t pas pour résultat le démembrement. Le Prince de Joinville a adressé à l'Amiral Fourichon une lettre pour demander de servir la France dans n'importe

quelle position.

186

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 185. Pietroburgo, 5 ottobre 1870 (per. 1' 11).

Fra le varie cose trattate dal Signor Thiers in parecchie volte che io ebbi occasione di intrattenermi con esso è pregio dell'opera il riferire ciò che egli disse sull'Italia e sulle sue condizioni presenti, al che accennava il mio telegramma del 15/27 sett.embre [sic per 16/28] (l): « la mia opposizione all'ordinamento nazionale dell'Unità italiana, -diceva l'illustre oratore di Francia -« era senza più ingenerata nel mio animo dalla tema che questa servisse d'incitamento e di apparecchio alla formazione dell'Unità Alemanna, da cU:'i la mia patria dovea ricevere un sì gran danno. Ora il male è compiuto -egli diceva -e irrevocabile, non resta quindi che ad usufruttare il bene, ed il bene è l'Italia Nazione, amica naturalmente della Francia, e quel modo che ben dimostrarono nel vostro paese gli uomini di parte moderata nelle ultime emergenze; nè sarò certo io -egli soggiungeva -che mi dorrò di veder l'Italia levata al grado di nazione potente, poichè dopo di esser francese posso dir quasi di esser italiano, ed ho formato il mio intelletto in gran parte mercè lo studio de'i vostri autori, ed ho studiato con grande affetto le istorie vostre, e valgane in prova un mio scritto ammanito con l'aiuto di scrittori italiani viventi sulla storia della Repubblica di Firenze, e che ho pur sempre in animo di pubblicare se l'età e gli agi della vita mi basteranno. Credete pure -egli finiva dicendo su questo particolare -che la mia riconciliazione con l'Unità italiana è assoluta e sincera». Mi fa Ella facoltà, io gli risposi, di comunicare queste dichiarazioni al mio governo? Ve ne fò anzi preghiera, replicò egli, e mi sarebbe graditissimo di potermi condurre a Firenze per significarle personalmente. L'E. V. conosce qual fu il successo di tai colloquio e gli accordi che ne derivarono onde non è mestieri che io spenda altra parola su questo. Tornerà piuttosto di qualche utilità l'aggiungere quella parte dei ragionamenti fattimi che si riferisce alla vertenza di Roma. Il Signor Thiers non si rimane certamente dal fare qualche notabile riserva sul fatto della nostra occupazione della città eterna, riserva a cui l'astringe la polemica con tanto rumore da lui sostenuta in favore del dominio temporale; ma d'altra parte mi asskurava che non sapeva assolutamente biasimare quel fatto attese le circostanze europee in cui egli erasi prodotto, perciocchè mai non avremmo potuto averne più favorevole occasione; «lasciando stare-ei diceva~ che il fervore dei cattolici francesi e i miei propri convincimenti han molto rimesso della loro intensità dopo le sconsigliate risoluzioni della Sinodo Vaticana, e Dio sa quanti e quali sforz,i 'io feci -egli soggiungeva -per impedirne il compimento, ma ebbi in quella occasione a sperimentare quanto fosse incurabile e dura la mente dei chierici governanti». Tutto stà ora per suo avviso nel trovar modo di render tollerabile al vecchio

Pontefice ed al Clero di Roma da Lui dipendente la loro ·stanza presente, e a render loro veramente libero l'esercizio della loro autorità spirituale, e se questo

noi riusciremo a fare, egli avvisa, che non ci mancheranno bensì le censure e

lamenti di una parte del mondo, ma che al postutto esso accetterà il fatto compiuto, quando sieno J)ispettati gli interessi più vitali e più necessari della catto

licità e dei Ministri suoi.

(l) Cfr. n. 108.

187

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 186. Pietroburgo, 5 ottobre 1870.

Il fatto degli armamenti attribuiti alla Russia continua a preoccupare la mente dei diplomatici qui dimoranti. A malgrado della smentita del Giornale francese di Pietroburgo, l'Ambasciatore di Inghilterra fu dal Cancelliere a dimandargli spiegazioni sovr;a questo punto, e si ebbe, a dir vero, risposta poco rassicurante, perciocchè gli fu detto dal Principe Gortchakow che ciò non r,iguardava il Ministro degli Affari Esteri di Russia, ma bensì il Ministro dell'Interno e quel della Guerra, ai quali, volendo, altri poteva indirizzarsi, ma che insomma se dessi avevano creduto di rinforzare gli armamenti del paese dn quel modo che s'era detto, avrebbero, nel suo parere, ben fatto. Questa risposta del Cancelliere imperiale che mi fu riferita dal diplomatico inglese e il modo incompleto e dubbioso della smentita già messa a stampa nel giornale ufficioso, smentita a cui dapprima il Principe Gortchakow non avea voluto consentire, tutto ciò m'induce a credere che quelle notizie, tuttochè esagerate, abbiano pure alcun che di vero, se.gnatamente quanto è alla Polonia. Pare in effetti che i reggimenti stanziati in quella Provincia, la cui forza non eccedeva i 500 uomini per ciascuno, sieno stati riforniti e posti in condi2lioni regolari e i reggimenti dei ~cosacchi siensi raddoppiati. Vero è eziandio che le dimostrazioni di lutto fatte in Polonia per le sconfitte francesi abbiano vieppiù suscitati i sospetti di questo Governo sui disegni dei suoi nemici in Polonia, sospetti che si risvegliarono del resto fin dal principio del conflitto, ed a cui subito corse il pensiero della diplomazia russa, come quello della diplomazia inglese corse ad assicurare la neutralità del Belgio nella previsione di vittorie francesi che non si avverarono. È anzi opinione del Buchanan che un qualche impegno vi sia fra il Governo di Pietroburgo e quel di Berlino rispetto alla Polonia, di cui si sarebbe veduta l'attuazione se alcun disordine si fosse quivi manifestato, e che siffatti impegni potrebbero giungere, secondo che egli mi disse, a modo di privata

opinione fino ad una eventuale occupazione del Posen per parte dei Russi nel caso poco probabile che la tranquillità vi fosse minacciata.

188

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 13. Vienna, 5 ottobre 1870.

Nel mio rapporto n. 8 (l) io accennava alla esistenza di un partito che vorrebbe l'alleanza dell'Austria colla Prussia. Debbo dare intorno a ciò a V. E.

alcune ulteriori spiegazioni. Il partito di che io parlo si compone di una parte notevole tedesca la quale non obliando le sue attinenze di razza, di tradiz:oni, e di civiltà vagheggia il concetto di una Germania preponderante in Europa. Con altri intendimenti si accostano a questo partito anche molti ungheresi. Questi hanno sempre dinanzi alla mente le questioni orientali, e il pericolo che la Russia atcquistando verso quella parte maggiori forze e maggiore influenza attragga a iSè gli slavi che fanno parte del Regno transleitano. Egli è evidente in fatto che ogni progresso della politica russa in Oriente non solo pone ostacolo allo svolgimento della grandezza e della prosperità ungherese ma può eziandio mettere a repentaglio la costituzione di quel Regno. Gli Ungheresi pertanto vedono nella Prussia oggi vincitrice e forte un alleato poderoso contro le pretese della Russia e spingono il Governo ad accostarsi ad essa. Nè il Governo Imperiale sarebbe restio a farlo dopo che la Francia, tanto percossa ed avvilita, non gli porge per ora fondamento a combinazioni politiche. Però, come l'E. V. può scorgere, tutto il perno di questa alleanza sarebbe riposto nel concetto di distaccare la Prussia dalla Russia. Che anzi il Governo Imperiale per la comunanza d'interessi si argomenta che se fosse possibile di formare una alleanza fra la Prussia e l'Austria, anche l'Inghilterra e l'Italia dovrebbero ad esse collegarsi. Se non che due grandi difficoltà si oppongono a questo concetto. La pDiìna difficoltà sta negli accordi presi fra la Prussia e la Russia prima della guerra. Il contegno della Russia in questo doloroso periodo fu tutto favorevole alla Prussia, e non potendo aiutarla direttamente, l'aiutò indirettamente sia impedendo all'Austria ogni atto in pro della Francia, sia ponendo difficoltà e procrastinazioni ad ogni proposta di mediazione. Ora di questo accordo i vantagg,i per la Russia non sono ancora

venuti in chiaro, ma dovranno venire in appresso, e la Prussia si troverà legata a procacciarglieli. L'altra difficoltà anche più grave è nelle relazioni personali del Re Guglielmo e dell'Imperatore Alessandro. È noto che questi nell'udire le gesta dei prussiani contro i francesi si commoveva d'entusiasmo e parlando coi suoi più fedeli chiamava sempre le vittorie prussiane vittorie nostr·e. Ancora ha dato onorificenze ai capi dell'esercito e infra gli altri al Generale Moltke. Dal canto suo Re Guglielmo non cessa di esprimere il proprio affetto verso lo Tsar, e i sentimenti sia di benevolenza sia di avversione hanno molto influsso sulla sua politica. Adunque coloro che sono meglio informati non dubitano che durante la vita di questi due Sovrani nessuna cosa potrà separare eziandio la unione dei due Governi e delle due nazioni.

Questa persuasione togliendo al Governo Imperiale d'Austria la speranza di ottenere il fine, lo rende tiepido nei mezzi. E sebbene gli articoli dei giornali viennesi che propugnavano l'alleanza austro-prussiana si dicessero ispirati dal Ministero, e talvolta anche dettati negli uffici governativi, pur nondimeno ho buone ragioni per credere che sinora non vi sia di codesta alleanza nessun solido fondamento.

Vi sono state invece colla Russia intelligenze maggiori e più frequente scambio d'idee, di che intrattenni altra volta la E. V. L'Imperatore Alessandro ha scritto una lettera piena di benevolenza all'Imperatore Francesco Giuseppe. Ma da questo a una vera e propria alleanza l'intervallo è grandissimo e codesto

intervallo sussiste tuttavia.

Se non che io diceva all'E. V. che qualora la missione del Signor Thiers avesse avuto buon effetto a Pietroburgo le cose potrebbero mutare di aspetto; se la Russia prendesse in mano J,a ~causa francese, in tal caso è manifesto che riviverebbe la speranza dell'alienazione della Prussia dalla Russia e il partito che vuol unire l'Austria alla Prussia acquisterebbe importanza ed efficacia.

Però questo buon successo della missione del Signor Thiers è lontano da ogni probabilità, anzt le notizie che si ricevono quotidianamente da Pietroburgo sono in senso affatto contrario.

Pertanto nel momento presente l'Austria rimane in una condizione di aspettativa e non è vincolata da alcun indirizzo politico determinato.

(l) Cfr. n. 67.

189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1404. Firenze, 6 ottobre 1870, ore 15,40.

Le Gouvernement provisoire français demande que l'Italie envoie 100.000 hommes à Belfort où se trouve un corps de 60.000 français sans cavalerie, génie, ni artillerie, pour manreuvrer sur la frontière de l'Alsace, délivrer Bazaine, et forcer les Prussiens à lever le siège de Paris (1). 1Sans parler des difficultés 'POlitiques, ce plan est chimérique aussi sous Je point de vue de la stratégle. Avant que nos troupes soient réunies à Belfort, le corps d'armée prussien qui assiégeait Strasbourg, et qui marche renforcé avec d'autres troupes sur Bourges et Lyon aura balayé et dispersé les armées françaises actuellement en formation. Nous arriverions juste à temps pour nous faire battre à notre tour isolément. Une diversion puissante en Allemagne ne peut etre faite que par l'Autriche en Baviére ou en Silésie, ou par la Russie. Nous sommes, il est vrai, moins exposés pour le moment aux coups de la Prusse, mais aussi notre secours est militairement moins efficace. Faites-le entendre à Beust, qui continue à vouloir nous compromettre seuls dans la guerre, ainsi qu'à M. Thiers. Ma conviction est qu'en agissant seule, l'ltalie ne sauverait pas la France, et se perdrait elle-meme. Je répondrai donc que notre Ministre de la Guerre trouve le plan proposé

chimérique, et qu'il sera.it impossible, vis-à-vis de l'opinion publique, de sortir de la neutralité.

Nigra, auquel la meme proposition a été faite par la délégation de Tours, est loin de l'approuver. II voudrait seulement que les neutres fassent de nouvelles tentatives pour armistice, ou pour engager la Prusse à se contenter du démantèlement des forteresses françaises de l'est. Ecrivez-moi votre avis, et, si vous avez vu Thiers, ses appréciations.

n. 586, p. 720.

(l) Cfr. anche Chaudordy a Senard, 6 ottobre, in Archives Diptomatiques 1871-72, II,

190

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, A MADRID, M. CERRUTI, A BRUXELLES, DE BARRAL, A BERLINO, DE LAUNAY, A BERNA, MELEGARI, A TOURS, NIGRA, A LONDRA, C. CADORNA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA

T. 1405. Firenze, 6 ottobre 1870, ore 18.

Le Pape dans une lettre adressée aux Cardinaux et publiée dans les journaux (l) se :Plamt de ~ce que avec le polllvoir ternporel il a, 'I)'erdu la Jiberté des comnmnicat:ons postales avec la chrétienneté. Nous avions déjà fait offrir au Pape par l'entremise du Cardinal Antonelli un bureau spécial des postes et du télégraphe pour le Vatican. Cette offre a été déclinée mais nous venons d'ordonner qu'elle soit renouvelée en y ajoutant la faculté pour le Pape d'envoyer des courriers pontificaux à Civitavecchia, car nous entendons que la plus c.omplète liberté de communication soit garantie au Saint Père.

191

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3077. Vienna, 6 ottobre 1870, ore 17,30 (per. ore 20,50).

Beust m'a parlé des démarches de la France à Londres et à Vienne. On a demandé à l'Angleterre de faire pression sur la Prusse en faveur de la paix. Lord Granville a répondu catégoriquement que la Grande Bretagne n'entendait pas suivre cette ligne de conduite. On a demandé à l'Autriche un concours actif mais sans spécifier en quoi il devrait consister. Beust a exprimé toute sa bonne disposition mais il s'est excusé en alléguant les circonstances spéciales de l'Autriche et ses frontières menacées par la Russie. Alors on lui a demandé formellement d'appuyer auprès de l'Italie la demande d'un contingent armé. Beust n'a pas répondu et il n'a rien écrit à Kiibeck. L'armée prussienne qui se dirige vers Lyon serait destinée à occuper Nice. Le manifeste de l'Empereur des Français parait apocryphe. M. Thiers arrivera demain soir.

192

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3080. Pietroburgo, 6 ottobre 1870, ore 12,40 (per. ore 6,20 del 7).

Le jour meme de son départ, M. Thiers a reçu de M. Favre une communication télégraphique de la conversation qui a eu lieu entre M. Chaudordy et

M. Nigra à Tours le ter octobre, pour réclamer le concours armé de l'Ital'ie en faveur de la France, comme conséquence de l'occupation de Rome. M. Thiers a eu l'instruction d'agir dans ce sens auprès du Gouvernement autrichien.

(l) La lettera, datata 29 settembre, fu pubblicata, nel testo latino e italiano, nell'Unitd Cattolica del 6 ottobre: vedila anche in Das Staatsarchiv, XX, n. 4299, pp. 240-242; in Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 111-113; e in BASTGEN, op. Cit., II, pp. 657-659. Cfr. CADORNA, op. cit., pp. 26':' e 561.

193

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Vienna, 6 ottobre 1870, ore 11 (per. ore 6,20 del 7).

T. 3081.

La Sublime Porte a chargé son Ambassadeur à Londres de faire une ouverture au Gouvernament anglais, dans le but d'obtenir des Puissances neutres l'engagement de s'abstenir de toute négociation relative au traité de 1856. Naturellement, cette démarche devrait etre pour le moment ignorée de la Russie. Si l'Angleterre accepte, c'est d'elle que viendrait la proposition. Je ne vois en cela aucun inconvénient pour la France, surtout depuis que la mission de M. Thiers parait avoir complètement échoué. ·

194

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Roma, 6 ottobre 1870.

N. 88 PROTOCOLLO SPECIALE.

Mi ,sono affrettato a dare ·comuni,cazione a S. E. il Conte di Trauttmansdorff Ambasciatore d'Austria, della disposizione contenuta nella nota di V. E. del 3 ottobre (1), affinchè egli, nella sua qualità di decano, facesse conoscere a tutto il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede la continuazione concedutagli della franchigia doganale e le formalità a tale fine occorrenti.

Del che rendo ora consapevole la E. V., a conveniente sua norma.

195

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 57-58)

R. 670. Berlino, 6 ottobre 1870 (per. il 10).

Il m'a paru opportun de donner lecture confidentielle au Secrétaire d'Etat de l'important document annexé à la dépeche de V. E. N. 172, en date du 26 Septembre échu (2). Il m'en a beaucoup remercié, il avait le plus grand

intéret à etre tenu au courant de tout ce qui avait trait à la question romaine,

car les événements qui venaient de s'accomplir chez nous avaient un eontre

coup en Allemagne. Des catholiques très marquants, parmi lesquels se trouvaient

des chefs de famille peu favorables à la Prusse, se livraient à une agitation

ayant une certaine portée, vu les prochaines élections générales. Se basant sur

le langage tenu par le Roi Guillaume lors de l'ouverture des Chambres en

Novembre .1867, ils reprochent au Cabinet de Berlin de n'avoir pas rempli ses promesses, de n'avoir pas prononcé un seul mot en faveur du Pape, attaqué dans sa propre résidence. Dans son discours, Sa Majesté s'était prononcé de la manière suivante: «Mon Gouvemement dirigera ses efforts, d'un coté pour donner satisfaction au droit qu'ont mes sujets catholiques à ma sol1icitude pour le maintien de la dignité et de l'indépendance du Chef supreme de leur Eglise, et d'un autre còté pour satisfaire aux devoirs qui naissent, pour la Prusse, des intérets politiques et des devoirs internationaux de l'Allemagne ».

S'attachant à la première partie de cette phrase, ils se plaignent de l'inaction du Gouvernement Prussien et laissent entendre que les catholiques doivent chercher à se faire, eux-mèmes, justice. C'est à Fulda que se réunira prochainement une assemblée nombreuse, recrutée notamment parmi la noblesse de la Westphalie et de la Bavière. Elle se propose de mettre à l'ordre du jour l'occupation de Rome par nos troupes. Il faut s'attendre à une protestation, et peutetve meme à un appel aux Puissances catholiques. * Les éveques, jusqu'ici du moins, semblent se tenir en dehors de ces manifestations; il est cependant à noter que le moins ultramontain d'entre eux, le prince évèque de Breslau, a

ordonné des prières pour le bien de l'église et la bénédiction du Ciel sur le Pape au milieu de ses épreuves * (1).

M. de Thile espérai~ que nous saurions tenir compte, au Cabinet de Berlin, des embarras qui surgissent pour lui aussi des affaires de Rome.

* -J'accuse en mème temps réception des trois documents (2) (envoi personnel), qui étaient également joints à la dépèche précitée, et dont j'ai pris connadssance avec un vif intéret * (3). * -P. S.-Le Baron de Perglas, Ministre de Bavière, a interpeHé, il y a une huitaine de jours, M. de ThLle, pour savoir si le Cabinet de Berlin entendait répondre, et dans quels termes, à la note adressée par le Cardinal Antonelli aux membres du Corp8 diplomatique près le Saint Siège, au nom du Pape, pour protester contre les derniers événements qui se sont accomplis à Rome. Le Secrétaire d'Etat n'avait pas encore reçu alors cette protestat:on, qui n'est parvenue ici que le 2 ou le 3 octobre. Il se réservait de solliciter les instructions du Comte de Bismarck * ( 4).
(l) -Cfr. n. 162. (2) -È il dispaccio del Visconti Venosta al Minghetti, in data 21 settembre, di cui qui sopra, n. 3. In LV c'è già questo ultimo riferimento preciso, sostituito. al riferimento del r. de Launay; inoltre l'aggettivo • important • è stato soppresso.
196

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 51. Nizza, 6 ottobre 1870 (per. il 9).

Ho l'onore di segnar ricevuta dei due ossequiati dispacci politici di V. E., alla data 2 corrente, dei quali uno riservato (5). Sul plebiscito di questi Romani ho già riferito a V. E. nei miei rispettosi rapporti sotto le date 2 e 4 di questo mese.

(o) -Cfr. n. 152.

Io mi adopero a tutto potere per mantenermi nei limiti da Lei indicatimi

evitando accuratamente di prender parte a qualsiasi azione politica locale.

Scrivendo al Signor Baragnon dò la qualifica di Prefetto delle Alpi Marittime, scrivendo all'ex Procuratore Imperiale dò la qualifica di Procuratore del Governo francese, ed ho sempre nella mia corrispondenza uffiziale risparmiato il vocabolo Repubblica. Ne da ciò è nata alcuna freddezza delle Autorità francesi con me, che anzi, lo devo confessare in omaggio della verità, fin qui

desse si mostrarono piuttosto premurose di soddisfare le sempre giuste mie domande.

Colla fermezza del mio contegno accompagnata a cortesi e dignitosi modi, e con linguaggio costantemente prudente ho saputo, credo, superare la difficoltà in Nizza grandissima d'acqaistarmi influenza e considerazione contemporaneamente sulle Autorità e partito francese, e sulla colonia italiana e sui nizzardi del partito italiano.

È oggi qui giunto il Signor Avvocato Blache, già Maire di Tolone, colla qualità di Commissario per gli armamenti. Già dai molti avversarii del Signor Baragnon si era vociferato, che il Blache l'avrebbe surrogato nella Prefettura di questo Dipartimento. Ma così la cosa non è, se positivo quanto mi viene riferito; il Signor Baragnon non è spogliato che della parte dei suoi pieni poteri civili e militari, riferentesi direttamente all'organizzazione militare del Dipartimento. Al miglior esercizio di quest'uffizio prettamente militare sono considerati specialmente necessarii gli studii di materie legali fatti dal Signor Blache.

Il Signor Baragnon non era mai stato che un giornalista. Nomine di questa fatta spiegano in gran parte lo stato di paralisi in cui si trova la Nazione francese.

Stimo di accennare a V. E., che l'armamento, il vestiario, e da molti si pretende anche la paga dei Garibaldini Chasseurs des Alpes Maritimes, si fanno con danaro raccolto da una Commissione espressamente nominata da questo Signor Prefetto. I membri di essa per aver soldi non disdegnerebbero di andarli cercare tirando i campanelli delle abitazioni ;private. Così in surrogazione-dei

Frati mendicanti, destinati ad essere incorporati in reggimenti pella guerra, si sarebbero creati Corpi militari di Mendicanti con elementi italiani.

(l) -Il periodo tra asterischi è stato omesso in LV. (2) -Nota marginale: • Lettere del Comm. Blanc •· (3) -Omesso in LV. (4) -Il • P. S. • è stato omesso in LV.
197

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fasc. 5 6/B)

L. P. Tours, 6 ottobre 1870.

Eccovi alcuni brevi cenni sulle forze di terra di cui dispone attualmente il Governo francese. Essi servono di risposta ad uno degli ultimi vostri telegrammi.

Forze assediate:

A Metz sotto il comando del Maresciallo Bazaine vi sono circa 90.000 uomini di truppa, validi, ben comandati, disciplinati, e coll'occorrente corredo d'armi speciali.

A Parigi sotto il comando del Generale Trochu vi sono: 25.000 uomini di truppa di terra comandati dal Generale Vinoy; circa 10.000 uomini di marina, eccellente truppa, comandata da due ammiragli; oltre 200.000 uomini tra guardie mobili e guardia nazionale sedentaria.

Forze libere:

A Bourges, sotto il comando del Generale 8ol, v'è un eserdto in formaz,ione che conta in questo momento circa 75.000 uomini d'ogni arma, formati dalle reliquie del corpo di MacMahon, dai reggimenti di marcia; da riserve, da guardie mobili e da altre truppe raccolte quà e là. Di questi 75.000 uomini, circa 10.000 devono essere distratti e mandati verso Belfort a far parte dell'eserc'ito comandato dal G.Ie Cambriel. Restano adunque per l'esercito della Lojra circa 65.000 uomini. L'artiglieria di quest'esercito è composta in gran parte ili cannoni d'antico modello che servirono per la guerra d'Italia. V'è diffetto d'ufficiali e sott'ufficiali.

A Belfort, sotto il comando del Generale Cambriel v'è un esercito in formazione che in questo momento non consta che di 30.000 uomini. A questa c:ifra devono aggiungersi i 10.000 uomini staccati dall'esercito della Lojra, più le guarnigioni di Lione e di Langres formanti un insieme disponibile di 30.000 uomini. Quest'esercito deve dunque cons·tare in totale di circa 70.000 uomini.

Nei calcoli sovraccennati non sono comprese le guarnigioni delle varie fortezze che non si sono re·se, non sono compresi i franchi tiratori d'ogni nome e colore, nè le guardie nazionali sedentarie, all'infuori di quella di Parigi.

Tengo queste notizie dai dati precisi che il C.te di Chaudocrdy mi ha comunicato. Ho ragione di crederle in sostanza conformi al vero. Del resto il C.te di Chaudordy mi lasciò comprendere che non spiacerebbe al Governo provvisorio che le medesime fossero all'uopo controllate da un ufficiale italiano, ove il Governo del Re stimasse utile il farlo.

P. S. -L'arrivo del Sig. Thiers a Firenze deve aver luogo tra il 10 e 12 corrente.

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1407. Firenze, 7 ottobre 1870, ore 16,15.

Le Gouvernement provisoire français a fait de nouveaux efforts pour obtenir de nous concours politique et militaire. Je sais que Thiers doit s'arrèter à Florence et que probablement il insistera dans ce but. J'ai fait répondre par Nigra et j'ai déjà répondu à M. Senard que le Gouvernement du Roi est bien décidé à garder la neutralité. Je tiendrai le mème langage à M. Thiers. Ceci pour votre information. Si vous ètes interpellé vous pouvez déclarer simplement

que nous restons dans la mème ligne que nous avons suivie jusqu'à présent car je désire que l'incident reste secret.

199

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1408. Firenze, 7 ottobre 1870, ore 16,15.

J'ai répondu à M. Senard et je répondrai à M. Thiers que le Gouvernement du Roi ne peut pas se départir de la neutralité. Nigra a donné ·la meme réponse

à M. Chaudordy. Ceci pour le cas où vous seriez interpellé par le Prince Gortchakoff.

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1409. Firenze, 7 ottobre 1870, ore 16,25.

J'ai :répondu à M. Senard et vous poruvez répondre à M. Chaudordy ce qui suit: Gouvernement du Roi ne pourrait se départir de la neutralité sans convoquer le Parlement et demander adhésion des Chambres. Il est évident pour tout le monde chez nous que l'Italie seule ne peut secourir efficacement la France et ne ferait que se perdre elle seule en se mettant en guerre contre la Prusse. Le Min:lstre de la Guerre et autres Généraux trouvent .chimérique le plan proposé. Après la chute de Strasbourg les Prussiens ont disponibles plusieurs corps d'armée destinés à parcourir le midi de la France; nos soldats arriveraient trop tard pour se réunir aux armées françaises actuellement en formation; les prussiens nous battraient séparément les uns après les autres. Personne n'oserait se charger d'une semblable responsabilité, et le Ministère serait renversé en 24 heures. Nous

déplorons l'inaction des autres Puissances neutres constatée par M. Thiers, mais nous ne pouvons rien faire d'utile isolément. C'est aussi l'avis de Minghetti (1).

201

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1410. Firenze, 7 ottobre 1870, ore 16,35.

Le Gouvernement français nous a demandé formellement concours politique et militaire. J'ai répondu par un refus. Je dirai de meme à M. Thiers, qui doit arriver ici dans quelques jours, que nous sommes décidés à ne pas nous départir de la neutralité. Veuillez communiquer cela confidentiellement et sous condition de secreté à Lord Granville. Vous pourriez, en meme tems, saisir cette occasion pour demander si l'on ne pourrairt rien tenter pour pailiVenir à un armistke. Si l'Angleterre veut agir isolément dans ce sens, nous en serons heureux. Notre

but n'est que d'essayer de faire cesser l'effusion de sang. Sans armistice, on tourne dans un ·cercle vicieux; car on ne parviendra pas à constituer en France un

!58

gouvernement investi du pouvoir légal et de l'autorité nécessaire pour faire la paix. Meme après le bombardement et la prise de Paris, la Prusse trouvera devant elle ·cet obstacle. Si l'Angleterre pouvait parvenir à obtenir suspension d'hostilité pour le tems nécessaire à la réunion d'une Assemblée, elle rendrait un grand service à l'humanité. Faites bien entendre que nous n'avons en vue aucun intéret particulier, que nous ne visons pas au role de médiateur, ni à prendre une initiative quelconque. L'Angleterre nous parait etre dans de meilleures conditions que nous pour réussir. Les Ministres de la Reine comprendront seulement qu'ayant été secourus antérieurement par la France, il nous est pénible de la voir dans l'état où elle se trouve.

(l) Cfr. n. 203, telegramma pervenuto a Firenze il 7 ottobre alle ·ore 14.

202

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 7 ottobre 1870, ore 11,50 (per. ore 12,50).

Il Duca di Sermoneta mi prega telegrafarle che desidera poter conferire solo senza la giunta con i principali Mini!Siri. Credo queste idee molto. degne

di considerazione. Vedrò oggi il Cardinale e Le scl"iverò a lungo sull'argomento del telegramma di jeri di V. E. (1).

203

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3083. Vienna, 7 ottobre 1870, ore 11,50 (per. ore 14).

Je crois que, seuls, nous ne pouvons pas aider la France, ni la politique n'i 1a stratégie le permettent. Notre secours arriverait tard et serait inutile. J'ai

dit hier à Beust nettement qu'il fallait en finir avec le système de se rejeter la responsabilité de l'inaction.

204

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3084. Vienna, 7 ottobre 1870, ore 20,40 (per. ore 23).

Je ne vois pas de rapport entre l'occupation de Rome et notre concours armé en fave~l de la France. Mon idée est de développer à M. Thiers toutes les raisons politiques et stratégiques qui empechent notre concours armé et de conclure que je crois que l'Italie iool:ée ne tpourrait accepteT la demande. D'ailleurs [puis] que

nous avons un engagement avec l'Angleterre il faudrait toujours tàcher de s'entendre avec elle avant de prendre une délibération.

(l) Manca. Ma cfr. n. 207.

205

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 7 ottobre 1870.

Dissi oggi al Cardinale Antonelli quanta ,sorpresa avea eccitato (2) a Firenze la lettera colla quale Sua Santità dichiara ai Cardinali •Che egli non è libero nelle sue ·comunicazioni postali e telegrafiche colla orbe ·Cattolica (3). Ricordai a Sua Eminenza che * anche nel tempo che * (4), le truppe regie avendo (5) passato il confine Pontificio (6), il Governo di Sua Santità si e~ra (7) atteggiato a difesa ·contro nemici -quantunque non fossero (8) tali -nessun plico, nessun telegramma cifrato o no proveniente dalla Santa Sede era stato nè ritardato nè alterato dalle Regie Autorità: questo fatto fu espUcitamente riconosciuto da Sua Eminenza. Rammentai ch' a maggiore gua-rantigia della libertà delle, comunicazioni della Santa Sede noi non solo ·continuavamo a riconos.cere o-gni rappresentanza diplomatica * o * (9) accreditata dalla Santa Sede all'Estero, o accreditata presso di lei (10), •con tutte le immunità di diritto, ·con tutte le facoltà d'invio di corrieri ed altre (11), ma avevamo formalmente ;proposto a Sua Santità, mettendo anche a disposizione del Cardinale Antonelli un uffi.ciale superiore di Stato Ma,ggiore per i relativi provvedimenti pratici d'esecuzione, di stabilire a spese dell'amministrazione italiana quei servizii di poste e di telegrafi che Sua Santità desiderasse, in Vaticano o altrove ·cogl'impiegati che sarebbmo scelti da Sua Santità 1stessa. Se dopo dò Sua Eminenza avea ·creduto dover dichiarare al

colonnello Caccialupi ed a me •che Sua Santità avrebbe continuato a servirsi come per lo passato della posta e degli uffici telegrafici di Roma, la nostra responsabilità era salva, non (12) potevamo ammettere in buona fede ·Che ·Ci si attribuisero atti odiosi o anche semplici negligenze od omissioni quando Sua Santità perfettamente libera di fatto, è assolutamente padrona d'assicurarsi ·con nostra premtlli'osa cooperazione ·ogni guarentigia * anche esteriore * (9) •che non possa lasciar sussistere neppure l'apparenza di possibilità ~che tale SIUa Hbertà di ·comunicazione (13) venga mai ad essere accidentalmente diminuita.

Sua Eminenza. mi rispose che la .quistione (14) non verte sopra attuali violazioni effettuate della libe-rtà di comunicazione del Pontefice, ma sopra una mancanza di guarentigia alla quale le nostre offerte di fa,r stabilire uffici in Vaticano non recano rimedio, poichè le ·corrispondenze postali o (15) telegrafiche di Sua Santità dovranno pe~rcorrere il territorio italiano.

• cattolica », in LV riservato c cattolico ».

A dò replicai * con dichiarazioni .precise che, ,stante la gravità dell'argomento, mi parvero necessarie ed opportune, e ·che spero V. E. vorrà approvare.

Dissi adunque a Sua Eminenza che sapeva * (l) che il ,governo del Re avrebbe accolto con premura quei suggerimenti che fossero diretti ad assicurare a Sua Santità una libertà e facilità di comunicazioni assai più complete che non siano state per lo passato in qualunque epoca o circostanza. * Si potrebbero stabilire a s;pese deU'Italia per tutto il territorio, fino ai confini del Regno, un servizio telegrafico e postale .speciale anche con fili te.legrafici e vagoni pontificii immuni o neutralizzati come le ambulanze secondo la convenzione di Ginevra, •con impiegati scelti dal Pontefice istesso * (2). Insomma pregai vivamente Sua Eminenza di riflettere •che il governo dì Sua Maestà non accetta e non farà, quantunque ciò 'Sia desiderato dai suoi avvetrsarii, la parte d'oppressore; ch'egli è pronto * a dare alla Santa Sede guarentigie ed è .pronto ,pure a farle concessioni tali che nessun governo .gliene fece mai di simili per la sua indipendenza e s·ovranità spirituale * (3), e ·che ·se taluno nemico. ad Italia ed amko poco illumina.to della Chiesa, mira ad impedire ogni aggiustamento da noi offerto nell'intento di farci comparir colpevoli verso gli interessi Cattolici, ciò nuocerà alla Chiesa sola, bastando se non certo ai nostri sinceri desiderii come ·cattolici, almeno alla nos.tiTa responsabilttà che le guarentigie

Il Cardinale Antonelli mi disse che queste mie dichiarazioni erano tali da poter essere sottoposte a Sua Santità e mi annunciò che gliene (6) avrebbe pa•rlato oggi stesso. So.ggiunge (7) tuttavia che mancherebbero le guarentigie (8) di perpetuità di simili concessioni stante l'instabilità dei Ministeri in Italia, ed a quel proposito rese giustizia ai Ministri attuali * e disse che specialmente il mini•stro de,gli Esteri ha reputazione ottima * (9).

Io risposi di credere che le gu.a~rentigie (10) alle quali avea (11) a·c·cennato fossero tra quelle che ;potevano essere ins.critte nello Statuto (12) * o diventare oggetto d'impegni iuternazionali * (2).

Nello Statuto, mi obbiettò il Carclina1e è .pure stabilito che la religione cattolica è religione dello Stato, e tuttavia vediamo a che punto è ridotta la Chiesa in Italia e sappiamo a quali nuovi atti s'intenda di por mano anche a Roma.

Anche la libertà individuale (13) per conseguenza l'indipendenza della società civile nel1e ·cose temporali è nello Statuto, risposi io; e .se la 'leg,ge civile cesserà

con c sapere ».

riservato.

I6 -Documenti diplomatici • Serie II -Vol. l.

dì confenre effetti civili all'esistenza, 'libera del resto, d'associazioni ecclesiastiche

in Roma, come nel Belgio in Inghilterra, in America non perciò la Chiesa

sarà meno libera e prospera secondo che provò l'esperienza.

Qui il Cardinale mi disse queste pred3e parole: Menomale se come nel

Belgio ed altrove, la Chiesa fosse separata dallo Stato, ognuno in allora avrebbe

a pensare ai fatti suoi, ma voi continuate ad impedire ·che siano [provvedute

le Sedi Vescovili, ponete ostacoli a l'esercizio dell'autorità ecclesiastica e per

sistete nel concetto :che m'esprimeva tem:po fa. un vostro inviato, (l) Signor PineUi

dicendo che lo Stato deve proteggere la Chiesa e quindi non separarsi da essa.

Non sono vane parole, replicai, quelle che solennemente dopo il Conte

Cavour !ripeterono, (2) confermarono la Corona il Parlamento ed :ii Pae,se in ogni

occasione da dieci anni in quà. * Il momento è vicino * (3) ora che i fatti hanno

tolto di mezzo l'antagonismo di due poteri politici in Italia, in cui l'indipendenza

e la libertà della Chiesa e dello Stato passeranno (4) nella pratica attuazione. Non

è solo per rispetto e deferenza per l'autorità (5), spirituale ed alle coscienze che

l'Italia mira a reaHzzare la libertà della Chiesa, è anche un omaggio ch'essa

rende ai proprii p!l'incipi HberaU, una condizi,one d'indipendenza e di libertà

per i poteri civili e politici istessi.

Non è nostra la teoria che vuole un ·connubio, uno scambio d'aiuti interessati tra un ;potere e l'altro lo spirituale cioè ,cond1s.cendente agli interessi politici del Governo, (6) questi pronto a dare alla Chiesa in ricambio privilegi politici o il concorso del braccio secolare. Con tali patti non si riusci mai a stabilire concordia tll'a Chiesa e Stato, (7) 1Si pregiudicò (8) talvolta i più alti interessi e la dignità di ciascuno. Qualche uomo di Stato estero ci consigliò talvolta, proseguii, di conciliar·ci colla Sovranità temporale del Pontefice per ottenere dalla Santa Sede unita con legami politici all'Italia, una forza preziosa per lo sviluppo dei suoi interessi all'estero. Noi respingiamo come irrispettosa per

la Santa Sede e come funesta per lo Stato una tale idea. -La Santa Sede non vi si sarebbe mai prestata -interruppe Antonelli -. Nè il Governo del Re, ripresi io, l'accol,se mai. La forza dei tempi condanna egualmente :i poteri politici che osano prendere gli interessi religiosi come strumento, e le Lstituz:.oni, altra volta benefiche, nelle quali l'autorità religiosa è unita a mezzi di coercizione governativa. La sede del Pontificato dovrà rimanere in Roma, perchè qui, in condizioni eccezionali di sovranità e di dignità, il Papato godrà inoltre la ;pienezza dei bene.ficii arrecati alla Chiesa dalla libertà inglese (9) ed americana; e così si verificherà che la Chiesa di Roma, perchè tal di fatto, sarà e rimarrà ivi (10) meglio che non sarebbe altrove, v,eramente cattolica cioè

universale.

Il Cardinale ascoltò con attenzione queste ed altre mie osservazioni, e mi pre,gò di ritmnar domani al Vaticano.

(l) Ed. in LV riservato Roma, PP. 16-18; e in CADORNA, op. cit., 3• ed., pp. 445-448.

(2) -• Destato • testo litografato del Ministero e LV riservato. (3) -È la lettera ai cardinali del 29 settembre, già ricordata (cfr. n. 190). Anzichè

(4) Le parole fra asterischi cosi modificate in LV riservato: • quando •.

(5) -c Ebbero • LV riservato. (6) -Aggiunto in LV riservato: • Ad onta che». (7) -« Fosse • LV riservato. (8) -• Mentre non erano • LV riservato. (9) -Omesso in LV riservato. (10) -c Essa • LV riservato. (11) -• Altro • LV riservato. (12) -c Nè • testo litografato del Ministero e LV riservato. (13) -• Comunicazioni • LV riservato.

(14) • Questione » LV riservato.

(15) • E • LV riservato.

(4) necessarie siano state da noi sinceramente rispettosamente (5) e realmente offerte.

(l) Il brano fra asterischi omesso in LV riservato; l'ultima parola • sapeva • modificata

(2) Omesso in LV riservato.

(3) -In LV riservato: c a fare alla Santa Sede tali desiderate concessioni quali nessun governo le ne fece mai per la indipendenza e sovranità spirituale di essa •. (4) -• Concessioni .LV riservato. (5) -• Ripetutamente • testo litografato del Ministero e LV riser-vato.

(6) c Le ne • LV riservato.

(7) -« Soggiunse • testo litografato del Ministero e LV riservato. (8) -«Sicurezza • LV riservato. (9) -Omesso in LV riservato. A c Ministri attuali. aggiunto c del Re •. (10) -c Sicurtà » LV riservato. (11) -«Avevo • LV riservato. (12) -• Inserite • testo litografato del Ministero; «Inserite in leggi fondamentali • LV (13) -c E per • testo litografato del Ministero e LV riservato.

(l) • Il • aggiunto in LV riservato.

(2) • E • aggiunto in LV riservato, con la soppressione della virgola.

(3) -In LV riservato: • È venuto il momento •. (4) -• Debbono passare • LV riservato.

(5) • All'autorità • LV riservato.

(6) • E questi • LV riservato.

(7) -«E si • testo litografato del Ministero e LV 1·iservato. (8) -• Pregiudicarono • LV riservato. (9) -• Belga • LV riservato. (10) -• Qui • LV riservato.
206

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 7 ottobre 1870.

Questa mattina il Cardinale Antonelli mi mandò il suo segretario Signor Commendatore Massoni per pregarmi di non omettere oggi ·specialmente di recarmi da Sua Eminenza che aveva a parlarmi dello .sgombero del palazzo della Sacra Consulta. Il Signor Massoni mi disse che il Papa ed il cardinale Antonelli furono assai seriamente (2) impéressionati dell'intimazione fatta ad un caérdinale di sloggiare immediatamente da un palazzo pontificio.

Annunciai al Signor Massoni che mi sarei recato a mezzodì da Sua Eminenza e non credetti d'entrare con esso in lunghi ragionamenti sul fatto.

Eccole, Signor Ministro, il fatto come accadde. Ieri Slllll'invito se·gnato (3) nella mia lettera di ieri (4), del Generale Cadorna, la giunta ebbe a provvedere allo sgombero del palazzo della Consulta, e (5) mandò due dei suoi membri apregare H cardinale Claret, ivi alloggiato, di voler lasciare li:beri i 'locali (6). Il cardinale Claret avendo rimostrato che (7) l'intimazione era inaspettata, il generale Masi si recò da lui, gli e.spresse il rincrescimento delie autorità per la ne·cessità ineluttabile dello sgombero, concertò col .cardinale ·n termine conveniente per il trasporto degli oggetti di sua proprietà, e si mise d'accordo con esso per il locale, decentissimo e r.iconosciuto tale dal cardinale, ch'era fin d'ora a sua disposizione in ricambio di quello che doveva abbandonare. Il generale Ma.si dichiara d'aver lasciato il ·cardinale soddisfa.tto dell'aggiustamento intervenuto ed dl Duca di Sermoneta, che vidi ieri alla funzione della proclamazione del plebiscito in Campidoglio, mi disse d'essere stato contentissimo della destrezza colla quale il Generale Masi avea convenientemente provveduto per l'alloggio necessario al Luogotenente del Re.

Ma iersera, così mi viene nrurrato dal Duca di Sermoneta * che rec:aimi a vedere stamane • (8), il Cardinale Claret essendosi re,cato dal Papa, ne ebbe forti rimproveri, perchè non dovea cedere che alla violenza assoluta. * Il cardinaù.e Antonelli intervenuto ottenne da Sua Santità che * (9) il già fatto sarebbe

•stato lasciato tale quale, ma s'imp-egnò di farne formali rimostranze e per questo a;ppunto mi era stato mandato stamane il Commendatore Massoni

Presi dopo tutto dò gli opportuni concerti col Generale Cadorna, mi recai dal cardinale Antonelli e stabilii 'il punto di vista delle Regie Autorità. Il Generale Cadorna non ha potere governativo; egli ha dal governo del Re una missione di •Conservazione e di tutela, ed egli deve, in vista (10) della capitolazione

firmata ·col generale Kanzler, provvedere a tener salvo, colle forze delle quali dispone, quanto è di spettanza del Governo del Re (1). A determinare quali palazzi appartengono alla sovranità temporale in Roma è la giunta di governo che è finora competente ed ha autorità. Fu adunque la giunta che designò il palazzo della Consulta e quello del Quirinale ·come residenza del governatore o sovrano (2) non pontificie. Davanti a tale dichiarazione della giunta, fatta in virtù e nei limiti della propria autorità e competenza, il potere militare in Roma, ed io per la parte d'ingerenza uffiziale (3) ,che mi può essere attribuita, non potevamo che tener conto della possibilità di non disturbare in fatto, come desideriamo, chi abita o occupa nel presente stato di cose, pubblici fabbricati in Roma per licenza e ordine anteriore di Sua Santità e lasciare :intatte in diritto le quistioni relative alla proprietà di detti fabbricati per il caso che Sua Santità credesse di rivendicarle ( 4). Ricordai al cardinale Antonel'li, ·Come questo duplice ordine di considerazioni non sia mai stato dimeu.icato da noi; come tutti gì, abitanti ed impiegati nel Quirinale (5) fossero stati lasdati nei locali da essi tenuti; ·come i provvedimenti di conservazione presi per mezzo d'un notaro dal generale Cadow"'. siano stati appunto ordinati a tutela e guarentigia d'ogni quistione di proprietà; e come sia stata esplicitamente riserbata la quistione di proprietà medesima tenendo però valevole fino a prova contraria la dichial!"azione della Giunta in proposito. Non essendovi altro locale per il Luogotenente di Sua Maestà fuorchè la Consulta, non sarebbe equo di rimproverare all'autorità militare di procedere tardivamente ad uno sgombro che avrebbe potuto e dovuto aver luogo, a rigor di termini, il 20 settembre sera.

A tutto ciò il Cardinale rispose con frequenti interruzioni, ripetendo invariabilmente che i palazzi del Quir.inale e della Consulta sono apostolici e non del Governo (6), ché egli non può riconoscere la competenza deUa Giunta a prendere deliberazioni in proposito; soggiunse però che darà (7) ordini perchè ~li archivi di Segretaria dei Brevi fossero tolti dal palazzo della Consulta e transportati in una rimessa che sarebbe il 'solo lo·cale disponibile per ciò nel Vaticano e mi pregò di far sì che il Cardinale Claret avesse il maggi:oll' tempo possibile per mutar re~idenza.

Io confermai che ogni riguardo e testimonianza di rispetto come all'occorrenza ogni compenso o indennizzo riconosciuto equo sarebbe spontaneamente consentito a quel principe della Chiesa al quale il generale Masi avea d'al· tronde rispettosamente presentato gli omaggi e le scuse dell'autorità per la necessità impostale d'incommodarlo.

Lanza.

mente • Carte Lanza.

( • stesso siano • ) .

de, diritto di proprietà del Pontefice, e > Carte Lanza.

(l) -Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma, e quindi nemmeno in CADORNA, op. cit., 3• ed.; ed è invece pubblicata, come indirizzata al presidente del consiglio, Lanza, in Le carte di Giovanni Lanza., cit., VI, pp. 167-169, con alcune varianti. Delle più notevoli si dà ragguaglio qui di seguito. (2) -• Penosamente • testo litografato del Ministero. (3) -• SegnatoJe • testo litografato del Ministero. (4) -Manca. (5) -c Procedendo, a dire il vero, per le vie più brevi • Carte Lanza. (6) -c Entro un giorno o due • Carte Lanza. Il card. è Clarelli, cfr. n. 211. (7) -c Il termine era assai breve, e • Carte Lanza. (8) -Manca nelle Carte Lanza. Nel testo litografato del Ministero c che volle venirmi a vedere stamane •. (9) -La frase fra asterischi manca nelle Carte Lanza. (10) -c Virtù • testo litografato del Ministero.

(l) • V'ha di spettanza del governo in Roma • testo litografato del Ministero e Carte

(2) -• Residenze governative o sovrane non pontificie • testo litografato del Ministero e Carte Lanza (qui • e sovrane •). (3) -• Ufficiosa • testo Iitografato del Ministero; • che mi può essere attribuita ufficiosa (4) -• Rivendicarla > testo litografato del Ministero e Carte Lanza. (5) -• !stesso siano • aggiunto nel testo litografato del Ministero e nelle Carte Lanza

(6) • Che i nostri provvedimenti al riguardo sono. violazioni non più della sovranità, ma

(7) • Dava • testo litografato del Ministero e Carte Lanza.

207

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 7 ottobre 1870.

V. E. mi ordinò di esporle i termini pratici nei quali può a parer mio essere

costituita l'alta sovranttà del Pontefi.ce nella Città Leonina, e quali siano in coe• renza con questa alta sovranità, gli impegni che possano essere presi con altre potenze o guarentiti dallo Statuto per l'indipendenza del Papa, la libertà della

S. Sede, e la sicurezza delle comunicazioni tra il Papato e l'orbe Cattolico.

Premettendo che secondo i giusti concetti del Ministero non possa essere oggetto di trattative nè di impegni internazionali quanto si riferisce ai rapporti interni fra la Chiesa e lo Stato, nel regno, sottopongo a l'esame di V. E. le

•stipulazioni seguenti che risponderebbero a quanto il mondo Cattolico ha diritto di domandarci.

Il Sommo Pontefice cons,erva tutte le prerogative personali della sovranità, egli è inviolabile, ed i luoghi di sua residenza hanno privilegio di immunità e di estraterritorialità.

È riconosciuto al Pontefice un diritto di alta sovranità nella città Leonina; ed in consegu~a godranno del:l'irrnnunità, oltre al! Pailazzo del Vaticano e sue dipendenze, i palazzi e dipendenze che saranno residenze, nella città Leonina, dei membri della gerarchia ecclesiastka che funzionano come Ministri, Consi,gllieri od :impiegati degJ.i uffici spirituali deihla S. Sede; [e residenze delle dignità, Congregazioni o minitsteri del!la autorità S!Pirituale, quali sono la Da:taria apostolica, la sacra penitenziaria la Congregazione dell'Indice, quella del Santo Ufficio, dei Vescovi, e [bianco] del Concilio etc.; come pure le residenze delle rappresentan'Z!e degli ordini l'eg{Jilari riconocsciuti sì lm ItaJta che alil'Estero.

In qua:nto agli e'fretti deil!le 'risoluzioni prese dalia S. Sede come dall1e Dignità, Ministeri e Congregazioni essi saranno puramente spirituali, e gli Italiani abitanti la città Leonina godranno la pienezza dei loro diritti civili e politici.

Però la pubblica vendita o l'affissione di stampati, le rappresentazioni teatrali, ile funzioni, Letture, od orazioni pubbUche, neltla città Leon1ina, sono sotto~ poste al veto delil'aUitori:tà Ponti:fkia, come rp·er l'esercizio di arti, mestie~i e professioni.

La S. Sede avrà facoltà di espropriare nella città Leonina tutti quei terreni e fabb:dcati che essa reputas,se convenitentt per rista:btlirvi ist~tuti ecd.esiastid qualsiansi. Lo Stato potrà concorrere, col consenso della S. Sede, nelle .spese relative agJi istituti ,che non fossero soltanto di uthl·~tà relligiosa. Oltre aliJ.a lista ecclesiastica attuale del Sommo Pontefice, che viene conservata nella sua

integrità, senza distrazione pe'r quelle spese che ceSisassero di gravare sopra l'amministrazione della S. Sede, gli sar~ assicurata una dotazione intangibile per H mig~i:or mantenimento di quegli \istituti, Ministeri, Congregazioni o Corporazioni che Egli credesse utili all'esercizio della sua autorità spirituale, e le

quali, riconosciuti, o no, dalla Legge civìle, avranno, in quanto agli indiv1dui, le guarentigie di libertà del diritto comune, ed m quanto agili dst~turtt ~tessi il privilegio della immunità locale, come è detto più sopra. Sarà compreso in detta dotazione il prodotto intiero della conversione dei beni degli ordini regolari da operarsi in Roma.

Il Sommo Pontefice riceverà inoltre, come tributo di alta sovranità, una somma eguale a quella del prodotto delle imposte percepite nella città Leonina secondo il!e !leggi del Regno, coll'eccezione delle prop!ri'età ecdllesiastkhe immuni, che saranno esenti da ogni imposta.

Saranno riconosciuti quei corpi Slpeeiaili di gìllardie, Svizzeri od ai1tri che il Sommo Pontefice stimasse di ·conservare od ,iJStituire a •custodia degli edifizi

o focaili immuni nellLa città LeonJina, e saranno resi .gli: onori d'uso cosi aJ.IJ.e Bandi•ere -come agli ufficialli di detti corpi.

Saranno pure immuni e potranno essere neutralizzati fino ai confini del Regno quegli uffici di posta e telegrafi dei quali il Sommo Pontefice credesse di stabilire la sede nella città Leonina. Godranno i relativi privilegi sul territorio del Re•gno., gli impiegati e corrieri di de.tti uffici, e potranno a.ltresì essere neutralizzati i fili telegrafici e vagoni pontifici destinati ai ,servizi medesimi.

Il Sommo Pontefice potrà non solo comunicare liberamente, anche in tempo di .guerra, coH'orbe cattolico per mezzo di Nunzi od inviati suoi e mandatig[i, ma anche, in vtirtù deil. suo dirritto di alta sovranità, mandare e ricevere agenti aV1enti carattere diplomatico, i quali godranno in tutto il terri:toTio del Re·glno àei privilegi d'uso. Il Sommo Pontefice conserva il diritto di conferire ordini cavallereschi o titoli di nobiltà.

Le riferirò prossimamente, Signor Mmiistro, sulle .conc•essioni possibhli al punto di vista Romano, che, benchè non possano essere argomento di impegni internazionali, pure possono concorrere ad accrescere le guarentigie dell'indipendenza e libertà della S. Sede.

(l) Questa lettera non è stata pubblicata in LV Tiservato Roma; e quindi nemmeno in CADORNA, op. cit., 3• ed.

208

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 98 PROTOCOLLO SPECIALE. Roma, 7 ottobre 1870.

Ho ragguagliato, a suo tempo, l'E. V. dello spiacevole fatto avvenuto nella sera del 21 settembre prossimo passato di sfregi recati, da una mano di popolani, agli Stemmi pontificì collocati sui palazzi della Legazione e del Consolato di Portogallo. Le ho •comunicate pure ;per •copia ~a nota sul rfatto stesso indirizzatami dal Ministro Plenipotenziario portoghese, la mia in risposta a quella, e le lettera da me scritta alla Presidenza del Tribunale Criminale per l'iniziamento di regolare procedura contro i colpevoli. (1). Le indagini fatte dall'Autorità Inquirente riuscirono, fino ad ora almeno, inconcludenti, siccome risulta dalla lettera della Procura Fiscale Generale, let

tera della quale ho data comunicazione alla Legazione Portoghese, e di cui invio qui unita alla E. V. una copia.

(H Cfr. n. 35 e 115.

I provvedimenti adottati da questo Comando Generale e le franche spiegazioni scambiate tra me e S. E. il Mintstro del Pocrtogallo, hanno avuto pecr effetto di distruggere tutte le conseguenze cui quel fatto poteva dare luogo. E nel dì 5 corrente, alla presenza di un picchetto di soldati e coll'intervento di due ufficiali di Pubblica Sicurezza è stato ricollocato a fianco dello stemma portoghese quello pontificio sul palazzo della Legazione, con che ha avuto termine con soddisfazione quell'incidente, siccome l'E. V. potrà rilevare dalla ,copia di nota che le trasmetto del Ministro di Sua Maestà Fedelissima (1).

.ALLEGATO I

CESARE PICCHIORRI A R. CADORNA

25 settembre 1870.

In seguito del venerato dispaccio dell'E. V. datato 22 cadente mese N. 3 si ascrive a dovere il sottoscritto prevenirla, che questo Ministero Inquirente non omise accedere immediatamente alle dimore di S. E. il Signor Ministro di Portogallo e del Sig. Console del Belgio [sic], e ne' modi legali assunse dai medesimi, e dai loro domestici tutte quelle notizie che poterono somministrare sull'oggetto. Per altro queste riuscirono fin qui vaghe, e comprovanti soltanto in genere gli avvenuti violenti abbassamenti delle armi pontificie ed altri atti di violenza al portone, e casa in allora pur anco non abitata da S. E. il Sig. Ministro di Portogallo succennato.

Lo scrivente pertanto mentre va in pari tempo ad informare S. E. il Sig. Generai Masi Comandante la Piazza per interessarlo a somministrare in argomento i necessarj elementi per procedere, e fa proseguire le indagini giudiziarie, passa a rassegnarsi con sensi di distintissima stima e rispetto.

.ALLEGATO II

THOMAR A R. CADORN,A

Roma, 6 ottobre 1870.

Il sottoscritto, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Sua Maestà Fedelissima presso la S. Sede, ha l'onore di portare a cognizione di S. E. il Sig. Generai Cadorna, che jeri verso le 9 antimeridiane si presentò alla Legazione di Sua Maestà Fedelissima un Tenente Comandante di un picchetto di 24 soldati, e immediatamente dopo giunsero egualmente due Impiegati di pubblica sicurezza.

Tutti questi Impiegati del Governo di S. M. il Re d'Italia si presentarono al sottoscritto colla maggior civiltà e cortesia, dicendo che venivano per ordine superiore ad assistere all'atto del collocamento dello Stemma Pontificio a dritta di quello di Portogallo, come si trovava prima dell'attentato commesso nel giorno 21 del mese scorso.

Procedutosi subito al menzionato atto, nessun incidente venne a disturbarlo.

Dando per terminato questo affare, incombe al sottoscritto dichiarare che farà conoscere al Suo Governo, il degno modo con cui S. E. il Sig. Generai Cadorna cooperò tanto efficacemente, affinchè con soddisfazione fosse risoluta questa pendenza. ·

d'Affari a Lisbona 10 ottobre 1870 •.

(l) Appunto marginale: • Trasmesso copia della lettera del conte Thomar all'Incaricato

209

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta Minghetti) (l)

L. CONFIDENZIALE [17]. Vienna, 7 ottobre 1870.

Non capisco dai giornali cosa alcuna riguardo alle deliberazioni del ministero sulla convocazione del Parlamento. Dicono taluni che sarà convocato subito, altri il 15 Nov. coi romani altri dopo le elezioni generali. A me pareva come già ti scrissi la via più semplice quella di riconvocare l'antica camera tal quale, di proporle la sanzione dell'annessione delle provincie romane, !il trasferimento della capitale coi fondi e coi poteri necessarii, l'autorizzazione al Governo di dare al Papa le guarentigie di sua spirituale indipendenza, e infine la votazione del Bilancio 1871. Fatto questo la sua vita era naturalmente e:saurita, e vi sarebbero state di necessità le elezioni generali sulle quali non intendo intrattenerti per ora. Ma si adduce che come nell'antica camera entrarono nell'antica camera [sic] i veneti, il medesimo dee farsi pei Romani. A dir il vero l'esempio c'è, ma che sia imitabile non mi parrebbe. Tuttavia se tale è il sentimento pubblico, tale il desiderio dei romani, io mi rassegno. Solo codesta forma piglierà un mese di tempo. Se in questo mese fosse possibile intendersi col Papa, certo sarebbe la miglior cosa il venire alla Camera con un progetto accettato dalle due parti. Ma ,g:iccome questo mi pare un pio de,siderio (perchè se anche il Papa accettasse un compromesso, ciò non sarà ·che per .effetto del tempo) così io mi chieggo [e] temo che l'indugio non rettificherà le idee, nè ispirerà sani giudizii nelle popolazioni ma confonderà ancor più le menti e accrescerà le pretese radicali. Ad ogni modo due cose mi parrebbero opportune. Intendersi bene colla giunta Romana, discutere a fondo con essa lo schema tanto che non trovi difficoltà !addove dovrebbe esser più accetto. Fatto ciò, usufruttare questo mese per ottenere dalle Corti europee un favorevole giudizio allo schema medesimo. Senza fare alcuna comunicazione officiale, i ministri del Rè all'estero, potrebbero esprimere quel1e idee, :sentire 'se vi fossero obbiezzioni sensate e :con abilità carpire un implicito assenso. Non si può dimenticare che avete promesso d''intendervi coll'Europa per la soluzione del[la] questione. Io conto molto sulle difficoltà del problema, per le quali non sapendo che cosa proporre, i Governi cattolici e più gli acattolici accetteranno le proposte nostre. Di tal guisa si potrebbe venire alla Camera con uno schema del quale si fosse certi che è riconosciuto come plausibile dagli uomini di buona fede. Il momento è propizio; più tardi potrebbe cambiare. E il saper fare c'entra per molto nel risultato. Ma per ciò bisogna aver in mano lo schema e poter dire = ecco gli articoli che il Governo ital'iano è deciso di presentare al Parlamento =· Credo se questo secondo partito prevale nei vostri consigli, valga almeno

.l'avere un mese di tempo per farne prò, e trovarsi in buona condizione diplomatica alla riunione della camera.

per via, cfr. n. 250.

Finalmente quanto a fare le elezioni generali subito, questa a dir vero mi parrebbe deliberazione improvvida. Qual sarebbe il cry d'i codeste elezioni? Certo le guarentigie da dare al Papa. Ora se il partito conservatore, se i preti andassero o spingessero al voto, codesto cry sarebbe ottimo ed efficac1ssimo se il partito conservatore andasse tutto all'urne. Ma siccome il Clero si asterrà, e il partito racHcaJ.e 'si agiterà molto, e l'odio dcl preive (l) è ancora la pa,ssione dominante, ~così temerei che il risultato fosse contrario 'ai nostri desiderii. Di qui non posso giudicarne, ma mi pal'e purtroppo ~così. E qui ci sarebbero altre cose da osservare, che per ora taccio ma che non dimentico.

(l) Questa è la minuta. L'originale non pervenne al Visconti Venosta, perchè smarrito.

210

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1411. Firenze, 8 ottobre 1870, ore 0,45.

Je désire vivement que vous ayez entretien avec M. Thiers. J'espère que vous pourrez le convaincre que ce n'est pas le cas d'insister dans la demande qui nous est adressée par la Délégation de Tours, car il n'est pas dans l'intérèt de la France de compromettre inutilement le sort de l'Italie. Gar.ibaldi a quitté inopinément Caprera sur un bàtiment français pour se rendre à Marseille. Il ne pourra qu'augmenter les embarras et les difficultés de la situation intérieure de la France.

211

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 8 ottobre 1870, ore 8,20 (per. ore 9).

Nella fretta della mia spedizione di jeri (2) che desideravo fosse letta da V. E. prima dell'arrivo della giunta non ho verMkato i:l nome del Cardinale sloggiato dalla Consulta che è Clarelli. Prego si correggi in conseguenza la mia lettera. Quanto alle pei'quisizioni ho scritto jersera a V. E. (3). Prego anche si aggiunga alla proposta per la città papale che le immunità non sono impedimento all'estradizione dei malfattori conformemente al dritto canonico.

212

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3085. Marsiglia, 8 ottobre 1870, ore 12 (per. ore 14,30).

Garibaldi arnve a Marseille hier au soir à 10 heures. Reçu par autorités, garde nationale et foule applaudissante, conduit à la Préfecture. Rues illuminées. Ce matin 8 heures avec ·cortège jusqu'à l'a ~gare, (parti pour Tours où Gouvernement l'a prié de se rendre immédiatement.

(2). Cfr. n. 206.
(l) -In dialetto piemontese. Cioè, del prete. (3) -Cfr. n. 214, con la data dell'8 ottobre.
213

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3087. Vienna, 8 ottobre 1870, ore 19 (per. ore 21,45).

J'ai eu une conversation de deux heures tavec M. Thiers (1). Son état fait pitié. Son discours a été interrompu par des sanglots. Au fond, il n'a rien obtenu à Saint Pétersbourg. L'Empereur de Russie a promis d'employer ses bons offices personnellement auprès du Roi de Prusse, mais il a exclu toute démarche de son Gouvernement, soit séparée soit collective. Passant à qui nous regarde, je n'ai pas eu grande peine à prouver à M. Thiers que le'pian stratégique était absurde. M. Thiers a répondu qu'on pouvait complètement le changer, mais qu'il s'agissait de savoir, en principe, si l'Italie voulait aider de ses armes la France. J'ai tàché de lui démontrer que notre secours seui ne pouvait pas relever la fortune de la France, et que en mème tems la Prusse nous susciterait des embarras à l'.intérieur, soit au moyen du parti mazzinien, soit au moyen des partisans des dynasties déchues. M. Thiers m'a paru éviter d'approfondir la question avec moi, se réservant de la traiter à Florence. Demain je vous écrirai.

M. Thiers sera à Florence mardi soir. Tàchez de lui faire un accueil très cordial, et de lui montrer que si nous ne pouvons pas entrer en guerre, ce n'est pas par défaut de sympathie.

214

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONT'I VENOSTA

(AB) (2)

Roma, 8 ottobre 1870.

Non omisi, nel mio colloquio di ieri ~ol Cardinale Antonelli, di osservare che il fatto denunziato nella lettera di Sua Santità ai Cardinali, di perquisizioni operate sull'esportazioni fatte dal Palazzo del Vaticano, non si verifìcè se non nei primi .gior.ni deH'oc,cupaz.ione chiesta da Sua Sianti:tà di parte deli1a città Leonina; e che questo fatto non fu se non l'effetto accidentale, e impedito tosto che se ne ebbe notizia, d'una consegna mal intesa, il cui scopo, certo non bilasimevol'e era di non J.a,sdarsi compiere sottraiZioni che si di!cevano fartlte dalla domesticità infima del Vaticano a danno del Sacro Palazzo. Ricordai come il comando delle Regie truppe si trovasse in quei primi momenti nell'alternatilva o di ,se,mb~ar :r:icusa~ soc,c0111so e sicurezza aJ. Papa 1se non gil.i si mandavano le truppe da esso chieste, o di dar pretesto ad ingiuste accuse di oppressione ed impedimento alla sua Hbertà se quelle truppe venivano destinate a tener guarnigione necJila dttà Leonina. Le Regie Autorità pre.flerirono. come sempre compiere il dov,ere di deferenza verso la Santa Sede piuttosto che badare unica

mente a rsottrarsi a111e cure e alla responsabirLità di reiò ·che veniva a loro chiesto; si fece di tutto perchè i desiderii di Sua Santità fossero soddisfatti; gl'inconvenienti inevitabili nelle cose umane furono pochi e immediatamente rimediati. PoÌIChè dopo dò non si vuo11rutltavila tenere equo •conto del nostro buon volere, ci rimane solo a constatare i fatti, non consentendomi, aggiunsi, il rispetto dovuto a Sua Santità nessuno apprezzamento sulle accuse contenute nella lettera apostolica.

U Cardinale mi fece osservare che la lettera riconosce che fu posto rimedio agli inconvenienti segnalati, ma che essi od altri possono, come asserisce la lettera stessa, rinnovarsi in avvenire.

A ciò r.isposi che si era provveduto acciocchè invece non potessero assolutamente rrinnova~si, destinando nelrla Città L·eonina dei distaccamenti che non saranno mutati, comand.-::rti da uffidaJii IS!Celti, che hanno ord.ine scritto, poichè non vi rstanno ·che sulila domanda del Papa, d11 eseguire :butto que1lo che venga richiesto da Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato, e di non fare nè di lasciar fare nulla che non sia richiesto da Sua Eminenza stessa. Notai a tal proposito che nessuna occupazione straniera, senza eccezione di tempo nè di luogo, aveva mai spinto fino a tal punto l'ubbidienza e la deferenza agli ordini di Sua Santità e •Conchiusi •che il ,governo del Re poteva riferirsene con piena fiducia alla testimonianza della diplomazia estera in Roma.

Il Cardinale non mi parve disposto a sostenere le accuse mosse contro il

nostro serviz~o militare nella ciil:tà Leonina e ciò era tanto più naturale in

quanto ·Chè Sua Eminenza, come scrissi ripetutamente a V. E., fa di :frrequente

l'elogio del contegno e della disciplina dei nostri soldati.

(l) -Per i nuovi colloqui del Thiers a Vienna, 1'8 ottobre (a suo dire, Beust avrebbe voluto che gli italiani fossero i primi ad agire in favore della Francia ed egli Beust li spingeva a ciò) cfr. THrERS, OE. cit., PI?· 40-42; Beust a Ch_otek (Pietroburgo.), 12 ottobre, in Correspondenzen K. K. M. d. A., n. 4, Cit., n. 29, pp. 31-32; m Das Staatsarchw, XIX, n. 4152, pp. 311-313; e in Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 611, pp. 775-777. (2) -Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e per conseguenza nemmeno in CADORNA, op. cit., 3• ed.
215

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (l)

Roma, 8 ottobre 1870.

Ebbi l'onore di sottoporre ieri a V. E. (2) un arbboZIZo delle proposte che mi parevano poter essere argomento d'impegni aSISoluti per parte del Governo deil. Re aU:o scopo .di costituire l'alta rsovranità deJ Papa ne11a città Leonina e di guarentire l'indipendenza e la libertà di .comun~cazioni della S. Sede.

Le aJltre concessioni •che il Governo del Re potrebbe fare di propria deliberazione sembrano l•e .seguenti:

Il Regio Governo riconoscerebbe la personalità giuridica degli Istituti ecde

sia:sUci i quall!i, ('om.e per esempio !la Propaganda e .gJ:i ospizii missionari esteri

non hanno solamente •carattere di utHità religiosa.

Si assegnerebbe un mezzo milione annuo alla Dataria Apostolica ed un

altro mezzo milione aJ.la Segreteria dei Brevi, con quersto che tutte le facoiLtà,

dispense anche qutndinnanzi emanassero da codesti due dilcaste·ri in quanto

riguarda i ·cittadini del Regno d'Italia, fossero sempre ed asrsolutamente gratuite.

Sarebbe stabilito, per maggiore guarentigia dell'indipendenza delle relazioni tra la S. Sede e l'Estero, che ii rappresentanti di qualsiasi governo, ordine o vescovato estero presso la S. Sede non possano es~citare L11.carichi nè aecettare benefici nello Stato Italiano.

Verrebbe costituita per il Sommo Pontefke una guardia d'onore scelta dalle principali famiglie delle Città Italiane e della quale Sua Maestà si degnerebbe d'essere Capo Onorario.

Essendo il Papa Vescovo di Roma, anzi :q.on essendo Papa se non perchè Vescovo di Roma, la sua giurisdizione spirituale sarà riconosciuta sopra tutta La diocesi. Siccome ~oi la srua Cattedra come Vescovo di Roma è San Giovanni Lateranen~se, così quella Basi-lica ed i fabbricati annessi godranno la stessa immunità ·che se fos.sero situati neUa città Leonina; la godranno pure la BaSiiJica Liberiana col palazzo che ne dipende, ~ bas1illica di San Pao~o e 1la viUa e palazzo di Castelgandolfo. I beni però e proprietà deUa S. Sede situati fuori della città Papale saranno, a ,s,canso di ogni odiosità, nelle condizioni deil. diritto 'comune in quanto alle imposte.

Operandosi la conversione dei beni degJ'i ordini regolari, se H difetto! di locali per scuole ed istituti di pubblica utilità e l'urgenza di migliorare le condizioni economiche della città e provincia di Roma inducessero a far eseguire sollecitamente rt;ale conversione per cura, per esempio, d1ei Muntcipii o delle provincie, sarebbe da esaminarsi se non sarebbe equo e vantaggioso di consegnarne il prodotto .a11 Sommo Pon:tefi.ce in tito'li del debito Pontificio preso a p:roprio carico daHo Stato. Lo stesso sarebbe da esaminarsi per l'assegnamento da farsi al Papa del·le dotazioni di cui si tenne discorso nel mio rapporto n. 16 {1).

Si proporrebbe l'applicazione del prindpio della libertà della Chiesa colla r~nunzia dell•lo Stato a ·l'exequatur, all'appello d'abuso, ad ogni :forma inslomma d'ingerenza dell'autorità poliU.ca neUe cose SIPirituali concedendo ai membri della Chiesa tutte le libertà del diritto comune e non sottoponendo ad altri obbHghi se non a quelli der.Lvaruti dal dLxitto comune, fatte, ben in·teso, le debite eccezioni per la sovranità personale ed inviolabilità del Pontefice, e per la dignità princi:pesca dei Cal'dina!J.i, peil qualli potrebbe esseJ.'e 'stabilito che essi non saranno giudicabHiJ se non dal Senato. del Re,gno per i fa,tti ,che, estranei all'eSJe~cizio delle loro funzioni spirituali, richiedessero l'appHcazione delle leggi comuni.

Ognti penallità [lortata 'contro i rifiuti di Sacramenti o di Sepol:tw-a o contro altri atti proprii dell'autorità spirituale sarà abolita.

In quanto alla nomina dei Vescovi e parroci, l'autorità politica vi rinuncierà in princip1o; so1ltanto es·sendo il'ingerenza dello Stato in .tale materia !fondata SIUJ1Ia tradizione ed il diritto 'costante che attribuisce ai fedeli una fa,coltà di scelta o di accettazione dei 'loro pastori, lo Stato farà studi:are il modo· di: restituire ai fedeli, 'col!le dovute guarent~gie, il deposito per così dire, che egli ne ebbe a tal rigua1rdo; e potrà inoltre lo Stato, ,prima di addiven1re ailla detta :rinunzia al proprio diritto ·suUa nomina dei Ves·covi, fissare il numero dei Vescovati che egli intende di rLconoscere, in una dfra proporzionata a quanto esiste negli altri paesi CatJto'l:iJCi. Non pretendo che quest'i c·enni siano compil·eti e ·che possano .tÙtti!

essere tradotti ad effetto. Solo mi feci premura d'indicare, per quanto me lo

permettono le mie insuffidentissime cognizioni e le informazioni da me raccolte, gl'indirizzi nei quali possono essere meglio stUJcl'tate le concessioni volontarie da farsi alla S. Sede ed alla Chiesa dal Regio Governo, e chieggo sinceramente in proposito l'indulgenza di V. E.

(l) Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e per conseguenza nemmeno in CAnORNA, op. cit., 3• ed.

(2) Cfr. n. 207.

(l) Cfr. n. 207.

216

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 103 PROTOCOLLO SPECIALE. Roma, 8 ottobre 1870.

In prosecuzione al mio fogUo del 6 corrente n. 88 protocollo speciale (l) mi pregio inviare allla E. V. copia di lettera indirizzatami da S. E, il Conte Trauttmansdorff Ambasciatore Austriaco, in ringraziamento della continuazione della franchigia doganale conceduta dal Governo del Re al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

ALLEGATO

TRAUTTMANSDORFF A R. CADORNA Rome, le 7 octobre 1870. Monsieur le Comte, J'ai l'honneur d'accuser réception à V. E. de la Note du 6 d. c. N. 88, par laquelle Elle a bien voulu me faire part de la récente disposition prise par le Ministère Royal Italien de maintenir au Corps diplomatique accrédité auprès du SaintPère les memes Franchises douanières dont il jouissait par le passé, à Rome. Je m'empresse d'offrir à V. E. mes remercimens pour cette communication que j'ai portée sans délai à la connaissance des membres du Corps diplomatique.

217

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA (2)

N. 107 PROTOCOLLO SPECIALE. Roma, 8 ottobre 1870.

I giornali pubbHcano una lettera indirizzata dal Vaticano in data del 30 settembre (3) ruJ.ti:mo scorso ai cardinali dal Santo Padre, il quale lamenta con citazione di fatti, la Hbertà perduta dal Capo Supremo della Chtesa, e deplora i mali ai quali questa è esposta per effetto della occupazione di Roma.

Non è mio ufficio il confutare tutti gli argomenti addotti dal Santo Padre nè il rilevare il carattere politico di quel documento. E nemmeno io intendo toccare dei lamenti, per lo meno prematuri, su1gli errori proclamati dalle Cattedre della Università di Roma, che ancora è chiusa, nè di quelli esagerati sull'esame dei libri parrocchiali, presi dalla Giunta provvisoria di Governo, per la formazione delle liste ,per il plebiscito. Bensì mi restring·erò a ristalbilire la verità dei fatti, restituendo ad essi il loro ·carattere, in quella parte in cui le citazioni del Santo Padre riguardano più davvicino la azione di questo Comando Generale.

Non è certamente senza meraviglia che io ho veduto Sua Santità dolersi di non avere più Hbere e specHte le vie di ·comunicazione coi fedeli di tutto

il mondo, poichè a lui sia stata tolta la podestà suprema sulle poste, nè egli si possa fidare del nuovo Governo.

L'E. V. già .conosce per i telegrammi e per i rapporti che io ho aJV!Uto l'onore di inviarle, che non solo io ho dato ordine che, oltre alla posta, anche il telegrafo fosse senza restrizione a disposizione della Santa Sede, per tutti i dispacd cifrati o non drfrat~, ma ancora che a meglio dimostrare la piena libertà del Papa, io aveva proposto di stabilire in Vaticano una stazione postale ed una stazione telegrafi•ca, le quali rimanessero colà in piena d!tpendenza ed ad uso esclusivo della Santa Sede con impiegati sruoi proprì, o con impiegati del Governo italiano, come meglio Essa gradisse.

Questa proposta lfu portata in mio nome al Cardinale Antonelli in Vaticano dal Cavcalier Caccialupi Luogotenente Colonnello di Stato Maggiore, e qualora fos·se stata accettata, io già aveva date !le n~cessarie disposizioni affinchè nel giorno stesso fosse disteso un filo e~ettrico fino al Vattcano, si fossero collocati gli apparecchi telegrafid, già preparati, e aperte le due stazioni.

Noti l'E. V. questa circostanza; la lettera del Santo Padre che rimpiange la perduta libertà di comunicazioni, porta la data del 29 settembre u. s., ed io con quella data stessa poteva già scrivere alla E. V. il mio rapporto N. 23 protocollo speciale, annunciandole che il Cardinale Antonelli non aveva accettate, pur ringraziando, le mie profferte. Egli infatti dichiarava al Cavalier Oaccialupi

di non riconoSicerne l:a necessità, avuto riguardo eziandio a:hla breve distan:za a

percorrere per giovarsi degli uffici postali e dei telegrafi comuni.

Parimenti conosce li.'E. V. come l'oc•cupazione delia Città Leonina prima, e poscia la custodia esterna del Palazzo del Vaticano <fossero determinate da esplicite richieste, neHe quali si di,chiaravano le truppe rimaste al Papa ap!Pena sufficienti alla polizia interna dei Palazzi apostolici. In questi termini si esprimeva 11 Cardinale Antone1li nella sua lettera, di cui ho avuto l'onore d'inviare copia a S. E. il Ministro degli Affari Esteri con mio rapporto del 25 sèttembre u. s. (1). Or bene: accadde che essendo stato dato ordine ai militari di guardia al Vaticano di non lasciar asportare involti od altro, affinchè non si ripetessero abusi, che già si dicevano accaduti a danno della stessa Santa Sede, per eccesso di zelo un capoposto ordinasse un giorno di perquisire sulla persona un individuo che, per non so quali motivi, aveva destato i suoi sospetti.

Immediatamente dopo H fatto, io punii ·chi ne fu responsabile, e prima che il Papa ne scrivesse ai CardLnal:i, in VaUcano già si erano ricevute le spiegazioni e già si conoscevano le efficaci disposizioni da me date ad impedire il rinnovamento di un tarle inconveniente. Se non che questo fu di per se stesso di carattere opposto a quello che la lettera del Santo Padre tenderebbe ad attribuirgli.

Non altrimenti infatti i militari di guardia al Vaticano devono Lmpedire

l'a~rtazione di oggetti, se non a prevenire, come ho ,già accennato, quei disor

dini, che in tempi eccezionali possono facilmente ·commettersi; e tanto è vero

che la precauzionale misura tendeva esclusivamente a preservare da attentati

le .cose della Santa Sede, che i .capiposti al Vaticano ebbero ed hanno ancora

per consegna di •Collocare sentinelle dovunque il Cardinale Antonelli le richieda,

e soltanto dove ·egli le richieda, appunto nell'intendimento di ovviare, se pos

sibile, al pericolo di vedere attenuata l'accusa di una sorveglianza troppo severa, con quella di una sorveglianza trascurata ed insufficiente.

Io spero di avere somministrati alla E. V. tutti gli schiarimenti che potessero occorrerle in ordine ai fatti citati, e la prego, qualora lo reputi utile, di darne comunkazione a S. E. il Ministro per ,gli: Affari Esteri.

(l) -Cfr. n. 194. (2) -Trasmesso, in copia, dal Lanza al Ministro degli Esteri, in data 11 ottobre. (3) -Cfr. n. 190. In realtà del 29 settembre.

(l) Cfr. n. 63, allegato I.

218

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 60-61)

R. 178. Monaco, 8 ottobre 1870 (per. l' 11).

Mi recai stamane a vedere S. E. il Conte di Bray * il quale è ritornato jeri sera dal suo congedo * (1). Mi feci un dovere di chiamare l'attenz,:one di S. E. sulla infondata insistenza di Sua Santità a rappresentarsi presso i7. Sacro Collegio come innanzi l'Europa qual prigioniero e privo di quella libertà di comunicazioni coll'orbe cattolico che gli è necessaria come Capo della Chiesa. Gli dissi che il Governo di Sua Maestà desiderando tradurre in atti l'assicurazione da•ta di voler stabilire e garantire al Papa la più completa libertà di comunicazioni sia •Coll'Episcopato sia cogli Stati CattoHci aveagli offerto un ufficio postale e te1.egrafico di sua fiducia ila .cui (2) proposta fu declinata; .che i!n seguito di ciò *mi* (l) parevano infO!lldate le SIU.e lagnanze, ed implicano (3) anzi una mancanza di pelifetta buona ~ede; inviltai pertanto illi Ministro deg!li Affari Esteri ad andare guardin1go neil. ipll"estar-e fede a !l"imostranze che possono allontanarsi dailla verità. S. E:. mi disse che in questo fatto come in al:tri i::he possonsi presentare, cnnsiderava (4) ila manifestazione di un sistema di qpposizione e di res1stenza con cui intender-à Sua Santità di (5) protestar ancora'. contro la per-dita del poter tempora1le, ma che sperava che a !POCO a poco ile nostre relazioni col Vaticano prenderanno una attitudine più calma colla quale giungeremo alll1a (6) conciliazione perfetta. Mi rinnovò poscia il.'esipll"essione della ~SUa opinione, cioè che il Governo di Sua Maestà dovrebbe condurre con molta lentezza il trasferimento a Roma della sede governativa onde lasciar il tempo necessario a far cessare quello stato d'irritabilità che si oppone allo stabilimento di un modus vivendi ugualmente grato alle due * alte * (7) parti contraenti. La Baviera non ha 1sin ora (8) r.isposto aLla pr-otesta 1che rper mezzo del Cardinale Antonelli ha fatto il Papa presso il corpo diplomatico in Roma•, credo ch'essa avrà tluogo (9) in termini convenienti e riservati.

219

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 672. Berlino, 8 ottobre 1870 (per. il 12).

Le Gouvernement Anglais semble avoir conçu quelques appréhensions sur de prétendus armements de la Russie r::ontre la Turquie. Un rapport, entre autres,

17) Omesso in L·.r. 18)' • Per ora • LV.

du Consul Britannique à Taganrog contenait à cet égard des données, peu positives il est vrai, mais auxquelles un entretien récent du Général Ignatieff, avec Aali-Pacha, pouvait donner une certaine importance. L'Ambassadeur du Tsar avait jugé à propos de parler en voie privée, et disait-il d'une manière

académique, d'une révision du traité de 1856. Le Grand Vizir n'avait pas accepté un échange de vues sur ce sujet. Mais il est évident qu'il aura eu soin d'en avertir M. Elliot.

Il n'en fallait pas davantage pour exciter la défiance du Cabinet de Lo:adres, sur des arrière-pensées de la diplomatie russe et sur des préparatifs pour ré:>liser des projets traditionnels vis-à-vis de l'Orient. J'ignore si cette défiance a été calmée par un désaveu qui aurait été infHgé, m'assure-t-on, au Général Ignatieff, mais ce que je sais, c'est qu'ici, dans les sphères officielles, on oppose un démenti aux nouvelles qui représentent le Cabinet de Saint Pétersbourg r~cherchant une solution violente aux questions orientales.

D'après le langage de M. Thile, il ne s'agirait pas d'armements proprement dits, mais de simples d:islocations de troupes, à l'adresse de la Pologne. Ce malheureux pays parait vouloir devenir, une fois de plus, la dupe ,de ses propres illusions ou des excitations de la France. Le parti démagogique, enhardi par l'établissement d'une république à Paris, aura peut-etre noué des intrigues. Le fait est qu'il se manifeste dans ce Pays une agitation, contre laquelle on prend des mesures de précaution. De son còté, le Gouvernement Prussien est sur les traces de dépòts d'armes chez plusieurs nobles polonais du Grand Duché de Posen. Les perquisitions les plus sévères ont été ordonnées.

Si les précautions militaires susmentionnées ne seraient donc point à l'adresse de la Turquie, il ne résulte nullement que l'Empereur Alexandre et le Chancelier Impérial aient renoncé à s'affranchir de clauses considérées comme très humiliantes pour la Russie, surtout en ce qui concerne sa position dans la Mer Noire. Mais les circonstances intérieures de ['Empire, disent ses détracteurs, ou les principes modérés du Cabinet de Saint Pétersbourg, le dissuaderaient de recourir à l'emploi de la force. Il lui faudrait d'ailleurs un allié pour réaliser les plans qu'on lui attribue, et on ne voit pas trop où il en trouverait un dans les conjonctures présentes. On ne saurait nier ses bons rapports nommément avec la Prusse, mais le Comte de Bismarck est trop entendu dans les Affaires pour s'embarquer, le pourrait-il aujourd'huy, dans une entreprise, qui aurait pour effet de lui aliéner l'Angleterre et de faire sortir l'Autriche de son attitude expectante. Je persiste à croire qu'il a laissé entrevoir scs bons offices au Prince Gortchakow, pour obtenir une modification du traité de 1856. Seulement, si le Chancelier Fédéral avait en vue que la chose fiìt réglée dans un prochain congrès, ses engagements risqueraient fort de rester lettre-morte. En effet, les chances de congrès diminuent de jour en jour, en présence des victoires de l'Allemagne et de la pression de l'opinion publique, ici, pour exclure toute intervention des Puissances étrangères dans les négociations de paix.

Il resterait toutefois au Gouvernement russe la ressource de chercher à s'entendre par correspondance diplomatique, en procédant par exemple à un échange de déclarations. Et il faut s'attendre à ce qu'il viendra adroitement à la charge. Mais c'est là précisément une raison de !Jlus, indépendamment de la communauté d'intérèts dans les affaires de la Pologne, de continuer à se ménager les suffrages de la Prusse, qui désormais p1:endra la parole au nom de l'AUemagne.

Cette dernière observation est assez concluante contre le succès de la mission de M. Thiers à Saint Pétersbourg. Les journaux officieux ici s'empressent de le constater. S'il a reçu le meilleur accueil personnel, il n'emporte aucun résultat pratique. Il est superflu d'entrer dans les détails que V. E. trouvera dans la correspondance du Marquis de Bella-Caracciolo. On annonce que M. Thiers doit aussi se rendre à Florence. Il pourra s'y convaincre que ses discours à la tribune, contre l'unité de l'Italie, ont été aussi stériles que ceux qu'il a prononcés contre le mouvement national en Allemagne.

(l) -Omesso in LV. (2) -c Qual • LV. (3) -c Implicavano • LV. (4) -c Vedeva • LV. (5) -Le parole c intenderà Sua Santità di • modificate in LV con • intendesi •. (6) -• Ad una • LV. (9) -c Lo farà • LV.
220

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 63)

R. 673. Berlino, 8 ottobre 1870 (per. il 12).

Le Secrétaire d'Etat m'a de nouveau parlé aujourd'huy des ·embarras créés au Cabinet de Berlin par l'attitude de bon nombre des (l) Sujets Catholiques. Les adresses se multiplient et les évéques aussi se mettent de la partie. Il m'a montré, entre autres, une requète du Chapitre de Limburg, dans le Duché de Nassau.

Je me suis référé aux assurances contenues dans vos circulaires, * et tout récemment dans le document annexé à votre dépèche N. 172 * (2). Comme nouveau témoignage des égards dont nous entendions ne pas nous départir envers le Pape, j'ai donne lecture du télégramme * de V. E., en date du 6 de ce Mois (3), et à sa demande j'ai remis un pro-memoria où, dans l'intérèt du chiffre, j'ai interverti et modifié les phrases, en ne conservant que le sens du télégramme * (4).

La protestation du Pape contre l'occupation des Etats romains n'a PU pa::venir que hier ou avant hier au quartier général. M. de Thile ne savait donc pas encore quelle impression elle avait produit sur l'esprit du Comte de Bismarck.

* Les dernières nouvelles reçues ici, par le Département des Affaires Etrangères, portent qu'une faible minorité, à laquelle appartient le Cardinal Antonelli, conseille au Saint Pére de me pas quitter le Vatican * (5).

Le Moniteur Prussien, dans son numéro de ce matin, nie catégor.iquement

l'authenticité d'une lettre du Roi Guillaume au Pape, en réponse à une démarche de Sa Sainteté pour solliciter une intervention armée de la Prusse. Cette lettre, datée de Rheims du 8 Septembre, et lpubliée par la Gazzetta d'Itabia, a été reproduite par les journaux d'ici, ainsi que les commentair.es extraits du Daily Telegraph. Le Moniteur Prussien déclar·e en mème temps que, depms les deux lettres échangées à propos de l'offre de médiation du Pape entre l'Allemagne et la France, il n'y a plus eu aucune correspondance entre Sa Sainteté et Sa Majesté Prussienne.

17-Doc11menti diplomatici • Serie II . Vol. !,

(l) -«De • LV. (2) -La frase tra asterischi omessa in LV. (3) -Cfr. n. 190. (4) -Testo modificato in LV (5) -Pericdo omesso in LV.
221

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 28. Chambéry, 8 ottobre 1870 (per. il 10).

Le decisioni che vennero prese per riguardo della Legione Italiana sono le

seguenti:

Un ·credito di centomila franchi fu aperto per •l'armamento, H corredo, ed

il mantenimento.

In pochi giorni dovranno essere allestiti, e senza ritardo diretti sui Vosgi.

È stato dato ordine al Sotto prefetto della Moriana di non lasciar più passare

alcun volontario. Se ne aspettano però ancora qualche centinajo giacchè si

vorrebbe portare la Legione a mille uomini. ~Ne conta in oggi 650.

Il ColonneHo Stallo è arrivato da akuni giorni, e ne ha il Comando.

Si.ccome però il generale Garibaldi è partito questa mattina da Marsiglia

per Tours, potrebbe darsi •Che avvenisse ancora un quakhe cambiamento nelle

prese deliberazioni particolarmente per ciò che riguarda la venuta di altri vo

lontarii, chè molti 1se ne trovano nei dintorni di San.Michele, i quali trovarono

modo di passare la frontiera malgrado le opposizioni delia gendarmeria, e della

truppa.

Il FrappQli [sic] (l) prevenuto con telegramma dal Garibaldi partirà questa sera per Tours, e pare dai suoi discorsi, che l'idea dei capi sia di chiamare in Francia un numero tale di volontarii che strasdni il Governo ad intervenire,

o lo comprometta. Quanto a me, conoscendo a quale partito appartengano tutti, temo che si prepari una pi.ccola armata, che lfarà irruzione in Italia in un tempo più o meno remoto.

Ieri passando avanti ad un caffè sulla piazza, ove ho la mia casa, e davanti al quale erano seduti una dozzina di Garibaldini bevendo, si voltarono verso di me, ed uno di essi gridò mostrandomi i pugni ~ Viva la Repubblica italiana. Morte a Vittor1o Emanuele birbante, brigante!

Ero in 1compargnia, e credetti più prudente di frenarmi, e continuare la mia strada, senza rispondere. Ne prevenni però immedi•atamente il Prefetto, che mi promise avrebbe provveduto, perchè io sia rispettato, e nessun disordine accada avanti la mia casa (2).

Regna però nella Legione una disciplina ferrea, e parecchi già furono sulla domanda dei Capi ·arrestati, e condotti alla frontiera.

222

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 54. Nizza, 8 ottobre 1870 (per. l' 11).

La maggioranza dei fondatori del Giornale il Reveil des Alpes -Maritimes, composta dei Nizzardi è malcontenta del colore politico arrti-italiano e radicale

(r. Basso n. prot. 29, del 10 ottobre).

repubblicano, che a loro dispetto ha preso e sostiene tal foglio. Nell'adunanza tenuta l'altra sera dai soci, queHa maggioranza dkhiarò di volersi ritirare e conseguentemente negare il versamento di altra quota delle loro azioni, cioè volere lo scioglimento della Società.

La minoranza insisteva, a scopo di compromettere la maggioranza, per fare cacciar :fluori da questa ben specificati i motivi della sua disapprovazione alla condotta politica del giornale, ma la maggioranza prudentemente persistendo a tenersi sulle generali, alcuno degli avversarj si lasciò sfuggire qualche villana parola che divenne il segnale al dar di piglio alle sedie; il minor numero opponente dovette alla lesta svignarsela e l'assemblea si sciolse senza addivenire a decisione.

L'articolo pubblicato il 7 corrente nel Journal de Nice, che è qui considerato come Gazzetta della Prefettura, gonfio di menzogne e d'insulti per l'Augusto nostro Sovrano e pel Regio Eser.cito, in occasione della entrata dei nostri soldati in Roma, ha sollevato al massimo grado 1'indegnazione di questi Italiani. Stimo d'inviarLene qui il relativo ritaglio del foglio. Di fermezza e di energia non ne ho troppa per non lasciar trascendere gli offesi Italiani ad atti troppo compromettenti e per mantenerli nella persuasione che pel modo di compiere le mie funzioni io non mi lascio influenzare nè intimidire da qualsiasi.

Il Signor Leotardi di Boyon si portò all'ufficio della Gazzetta di Nizza perchè gli fosse detto il nome del preteso Zuavo (probabilmente per provocarlo a duello) ma non essendogli indicato, domandò l'inserzione di una sua risposta, che gli venne negata, come gli negò pure l'inserzione di quella la redazione del giornale il Reveil, di ciò richiesta.

Una viva agitazione, non nelle strade, ma negli animi, esiste, e questa è pur troppo alimentata dall'imprudenza di questo giornalismo, dallo stato di assedio e da altre misure del Governo locale che porge troppo facile l'orecchio alla pessima delle consiglie[re]: la paura (l).

Il Generale Garibaldi, come V. E. ben saprà, sarebbe sbarcato jeri a Marsiglia, proveniente dalla Corsica. Vedremo.

(l) -È Ludovico Frapolli. (2) -Il èolonnello Stalla presentò le sue scuse· al Basso per l'incidente, il giorno seguente
223

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB) (2)

Roma, 9 ottobre 1870.

M'incontrai oggi da-I Cardinale Antonelli col Generale Cavalchini, che veniva a presentare a Sua Eminenza un ufficiale incaricato di prendere in ogni oocorrenza con Sua Eminenza i concerti di detta,glio che fossero opportuni per

la guardia della città Leonina (1). Il Cardinale fece al generale ed a me le più alte 1odi per tla diSciplina, obbedienza e 'tranquiLlità dei .soldati e dilsse che, dacchè erano .state prese le dicsposizioni definitive oggi vigenti per il servizio mllitare ~n quel borgo, non vi era stato notato H più !lieve inconveniente. Uscito il Generale Cavalchini, il Cardinale mi espresse la sua riconoscenza per il servizio reso dal!l1e Regie truppe alla popolazione del borgo, del quaie il Pontefice non poteva ne1le attuali d11costanze guarentire ail!trimente Ja sicurezza.

Ringraziando il Cardinale di taH sue testimonianze domandai quali altri provvedimenti potevano esser presi per la libertà pel Pontefice * dichiarata violata dalla lettera di Sua Santità (2), malgrado che Sua Eminenza si dichiari

H CardiJnaJe 1avendomi risposto con Je ,sol<ite 1lagnanze per il (4) Quririnale e per la (5) CoiliSUJ.ta, osservai che questa è una quÌIStione dLverrsa da queù!la deLla libertà ed ,indipendenza ,del Pontefi·ce, eà insistetti sulla mia prima interrogazione.

Sua Eminenza mi domandò all'ora se veramente io credevo in coscienza che il Papa fosse (6) libero di recarsi convenicentemente nella città tolta' aUa sua legittima Sovran~tà, e •se 1a sua presenza non sarebbe una consecrazione od una tacita annuenza agli avvenimenti compiuti.

Io risposi ·che la qualità di Sommo Pontefice era talmente superiore nel Papa alla qualità di sovrano temporale di una porzione di territorio, che non mi pareva possibile di ammettere che ·COnsiderazioni politiche, le quali d'altronde sono ampiamente salvate colle riserve fatte nella circolare di Sua Eminenza del 20 settembre, potessero prevalere, nell'animo di Sua Santità, sull'opportunità di continuare ,},e funzioni del suo sommo (7) Min~tero, icn mezzo ad una popolazione e ad un Eserrctto 'che non desideramo altro se non di dimostrare Qa loro river.enza a * Sua Santità* (8). Io non dubito che Sua Santità., se venis,se (9), ~arebbe accolta benissimo dappertutto, mi replicò il Cardinale. Ma non può convenientemente andare ad eser·citare funzioni Pontifi·ca:li là dove fu ed è violata la sua sovran:ità.

Osservai tche sa,rebbe * questa una* (10) cosa assai grave e degna di serio esame per parte del Governo del Re, * quando doè * (11) la S. Sede ritenesse, non per difetto di libertà o di indipendenza effettiva, ma ;per ragioni politiche da1le quali 'si lasciasse vincoll!are, di non poter eserc~ta,re gli atti del Pontificato ne.He provincie •ove esistette il 'suo potere rtemporaile. Il Governo a.v;rebbe a ravvisare in ciò una condizione di cose affatto anorm~ e delle quali (12) glli potrebbe incombere obbligo, nella sua responsaJbHità, di studiare ile conseguenze per la 1situazione reciproca della Chiesa e. dello Stato in quel'le provincie.

V. E. non disapproverà, spero, che io albbia con questo semplice cenno, che nulla aveva di preciso, posto ii Cardinale in avvertenza suile possibili conseguenze della dimenticanza assoluta nella quale si lasciano, al Vaticano, tutti gli interessi ecclesiastici (1), per badare solo ad interessi * e convenienze politiche più o meno .rettamente intesi * (2).

Il Cardinale mi domandò allora se non riconoscevo che l'occupazione per parte nostra del Quirinale e della Consulta erano tali fatti che potevano consigliare Ia partenza del Papa, ed a maggior ragione gli impedivano di uscire dal Vaticano se pur non * glielo vorremo anche occupare * (3). Risposi *credere superfluo di rammentare che non solo il Vaticano, ma la città Leonina è a disposizione di Sua Santità; e ripetei 6embrarm:i ·cosa as,sai notevole ·che anche adesso il potere temporale continui, benchè cessato, ad essere* (4) impedimento aHa libertà delle determinazioni proprie del Capo della Chiesa e del Vescovo di Roma; aggiunsi che la lettera di Sua Santità aveva prodotto in Italia l'impressione che per qua1nto d sforziamo di d'ar tutto l'umanamente possibhle per assicurare al Papato un'indipendenza che non gli lasciarono mai le occupazioni straniere, non otterremo di essere giudicati -mi si permetta, dissi, la parola con sufficiente equità dalla S. Sede. Siamo (5) neUa condizione del peccatore che è in istato di peccato mortale, e che non può ·più 1acquistar meri>to 1per quante opere buone egli voglia compiere. Ora * nello Stato, come nella Chiesa * (6), vi hanno uomini di poca fede ·che sapendo di essere in tale condizione disperata smettono dalll'operar bene. "Così (7) vi è un partito che combatte le disposizioni concilianti e le proposte di concessioni del Governo (8), dimostrando come esse non conducano a nessun miglioramento delle disposizioni della * Chiesa* (9).

Il Governo può fare come crede, disse ii Cardinaie, e Sua Santità prenderà a sua volta le risoluzioni che crederà.

Posso, replicai, rassicurare intieramente Vostra Eminenza. Il Governo del Re ha fede che, qualunque sia il contegno della S. Sede .attualmente, gli intendimenti suoi (10), buoni in se, raggiungeranno 1lo scopo che è rkhiesto dalLo interesse dello Stato. * Le guarentigie deU'indipendenza * (11) deJ·la S. Sede e della (12) libertà delle sue comunicazioni, saranno stabilite ed avranno tutti quegli effetti che dipenderanno da:l Governo del Re. Per quelilo che dipende non da noi ma * dalla Santa Sede ,stessa * (13), ci asterremo * non so·lo * (14) da,ll soJJ.ecitaa-e:, *ma perfino dall'apprezzare * (14) le 1sue determinazioni (15). E~li è a quesrto

punto di vista che mi prendo la libertà di chiedere nuovamente a Vostra Eminenza di volermi notificare quelle maggiori precauzioni che potessero, per parte delle Regie Autorità, rimediare ad inconvenienti che esistessero riguardo alla libertà d'azione e di comunicazioni del Pontefice.

Non ho ora altri inconvenienti a segnalare se non quelli già notati, disse il Cardinale; l'avvenire dimostrerà se il Papa sarà libero o no (1).

(l) Cfr. ii tel. del commissario generale (prefetto) Baragnon del 24 settembre alla delegazione del Governo a Tours: c Etat de siège établi ici dans taute sa rigueur a produiteffet nécessaire. La faction italienne, qui a fait nommer deux officiers italiens au commandernent de la garde nationale, parait déconcertée. Ce soir la ville est tranquille; nous verrons demain. Il y a ici un parti prussien puissant qui, sous prétexte d'élections, constituait le cornité de: Nice ville libre. Des banquiers indigènes connus sont à la tete de ce parti; ce sont eux qui entretenaient des intelligences avec Florence, et peut-étre avec la Prusse... L'élérnent garibaldien est sincère et ne conspire pas contre nous > (Enquete parlementaire,vol. cit., PP. 37-38). Sui progetti del ministro prussiano a Firenze, Brassier de Saint Siman. di favorire una sollevazione a Nizza a favore dell'Italia, cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 544-545.

(2) Ed. in LV riservato Roma, pp. 19-21; e in CADORNA, op. cit., 3" ed., pp. 448-451.

(3) soddiJsfatta e degli ordicn~ dati alle nostre truppe e de1lo scrupolo col quale essi vengono eseguiti.

(l) « Trastevere » LV riservato.

(2) « Che la lettera di Sua Santità ai cardinali dichiara violata • LV riservato.

(3) • Dichiarasse • testo litografato del Ministero e LV riservato.

(4) -«Lo sgombero del • LV riservato. (5) -« Della • LV riservato. (6) -Qui aggiunto in LV riservato: c moralmente >. (7) -' Sacro • LV riservato.

(8) Le parole fra asterischi sostituite in LV riservato così: , Capo della loro religione •.

(9) -« Uscisse • LV riservato. (10) -Omesso in LV riservato. (11) -• Se • LV riservato. (12) -• Della quale» LV riservato. (l) -«Religiosi» LV riservato. (2) -Le parole fra asterischi così mutate in LV riservato: • politici e a trattative diplomatiche intese a mantenere qualche base di sovranità non territoriale, ma politica. per future rivendicazioni di potere temporale •. (3) -Le parole fra asterischi con modifiche formali in LV riservato. (4) -Le paroJe fra asterischi così modificate in LV riservato: « sembrarmi cosa anormale e transitoria che quistioni d'ordine esclusivamente temporale si considerassero come •.

(5) Qui aggiunto in LV riservato: • Secondo essa».

(6) Le parole fra asterischi così modificate in LV riservato: • come tra i cattolici •·

(7) -Qui aggiunto in LV riservato: « nello Stato. ', mentre la parola • cosi • è preceduta da virgola. (8) -Qui aggiunto in LV riservato: • alla libertà della Chiesa ». (9) -• s. Sede. testo litografatc. del Ministero; LV rise1·vato: « S. Sede. ed anzi ne incoraggino le rivendicazioni politiche •. (10) -c I proprii intendimenti • LV riservato. (11) -«L'indipendenza» LV riservato.

(12) «La. LV riservato.

(13) LV riservato: • Dal Pontefice stesso. nella cui Sacra Persona non vogliamo ravvisare nè ·un principe spodestato., nè un pretendente».

(14) Omesso in LV riservato.

(15) Qui aggiunto. in LV riservato: «Fidenti che s"inspireranno anzitutto alla pace religiosa •.

224

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 2, fasc. 2 -l Q.R.)

L. P. Roma, 9 ottobre 1870.

Il Padre Luigi da Trento, arcivescovo d'Icono (2), è tale nome che impone rispetto e deferenza in Roma agli uomini più autorevoli di qualsiasi partito.

V. E. potrà, ·con frutto e senza timore d'incontrare pregiudizii, consultare Monsignore su quegli ardui punti delle quistioni ecclesiastiche che si collegano alle politiche e civili negli affari di Roma. Mi permetto di raccomandare questa veneranda persona alla speci·ale benevolenza di V. E. (3).

225

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, pp. 61-62)

R. 15. Vienna, 9 ottobre 1870 (per. il 12).

Esiste a Vienna una riunione sotto il nome di casino cattolico-politico di Mariahilf (così chiamasi il sobborgo dove ha la sua sede). Una deputazione di questo casino si è recata giovedì dal Conte di Beust e gli ha presentato un memoriale affinchè il Governo austriaco pigli ogni occasione di adoperarsi alla restaurazione dei violati diritti e della libertd e indipendenza del Papa. A codesti signori il Conte di Beust rispose in questi termini secondo il giornale Vaterland (La Patria) che è l'organo del partito retrogrado e clericale:

«Io esaminerò attentamente questa memoria, e poichè una simile supplica è venuta dall'unione cattolica di Salzburg, ne farò in iscritto la risposta. Per quanto concerne i fatti di Roma io biasimo assai il modo e la maniera colla quale alcuni pubblici :fogli ne hanno trattato. Dall'una parte ciò si Ifa con una frivolezza la quale può offendere sentimenti rispettabili, e che non corrisponde per alcuna guisa alla dignità dell'oggetto, dall'altra parte si insinua

il sospetto e la calunnia che il Governo, o io personalmente almeno sia stato complice della catastrofe avvenuta in Roma, o abbia eccitato l'Italia a questo passo. Ciò non è vero. Io non faccio nulla senza l'approvazione di Sua Maestà ed in questo caso furono fatti anzi passi a favore del Papa, i quali però sventuratamente rimasero senza effetto.

«Ciò che è avvenuto ora in Roma già si poteva quasi con 'Certezza prevedere da gran tempo, se le truppe francesi abbandonavano gli stati della Chiesa. Dicesi che l'Austria non ha fatto nulla: ma una dimostrazione che non avesse avuto vigore sarebbe rimasta senza efficacia e avrebbe soltanto compromessa •la dignità dell'Austria: eppure (l) non potevamo intraprendere una guerra contro l'Italia.

«Si sparge ia voce che il Papa ha ricevuto male 'il Conte di Trautmansdorf. Ciò è inesatto. Sua Ma·està ha ordinato ·che i1 Conte il quale si trovava in congedo, si recasse subito al suo posto ed esso fu dal Papa molto benignamente accolto. Il Cardinale Antonelli ha apprezzato pienamente la situazione nella quale l'Austria si trova in rapporto a quest'affare.

« Della libertà e della indipendenza del Papa si deve aver pensiero, come

pure in generale di ciò che lo stato delle cose in Roma diventi sopportabile. Io non risparmierò nessuna cura a tal fine. Si è sovente accennato alla mia credenza siccome protestante, e si è affermato che io la trasporto (2) eziandio

negli affari dello stato. Ma io posso assicurare sul mio onore e sulla mia coscienza che ,ciò non è. Nella trattaztone di affari ·cattolici io ho sovente osservato assa'i più riguardì, e adoperato più serietà, ohe molti deputati e senatori cattoli-ci».

Codesto discorso non parve bene accolto, se dobbiamo giudicare dalle espressioni dello * stesso * (3) 1giornale sopraci:ta.to, * il quale prorompe in queste invettive:

« Speriamo che il rispettabile casino di Mariahilf non si lascerà ingannare. I fatti e non le frasi parlano. Un articolo offici.,so del Governo ,italiano ed ulteriori notizie autentiche giunte da Roma riducono al loro esatto valore queste smentite

ed assicurazioni officiali. Noi invitiamo il Signor Beust a confutarci in modo da

non essere più oltre costretti a credere ch'egli abbia insieme al suo Trautmansdorf coperto l'Austria cattolica di vergogna e di obbrobrio coll'attitudine da essi assunta contro il Santo Padre in Firenze ed in Roma».

Il Vaterland finisce col citare un articolo della «Perseveranza» che fa i più grandi elogi della politica di Beust nella questione romana.

Dall'altra parte i giornali liberali dicono che il Conte di Beust ha risposto

alla deputazione politico-cattolica le cose più dispiacenti colle forme più pia

cevoli* (4).

Codesta risposta non aveva a mio avviso che un solo punto degno di nota per quanto ci riguarda ed è là dove dice che furono fatti dall'Austria dei passi a favore del Papa che sventuratamente rimasero senza effetto. Io non ho stimato

.:onveniente di fare interrogazioni dirette sopra di ciò, né ho mostrato di darci più importanza di quel che meriti veramente (1). Nondimeno ho profittato della prima occasione in cui mi trovava in conversazione col Conte di Beust per far cadere il discorso su tale materia, e per chiedergli a quali passi avesse egli fatto allusione. Il Conte di Beust mi rispose che la relazione era inesatta in quel punto, e che egli non aveva pronunziato quelle parole. Confermò invece l'altra parte che si riferisce alla stampa, e si diffuse in biasimi verso i giornali che hanno trattato la questione con leggerezza non disgiunta da oltraggi verso la

persona del Pontefice. Ho creduto opportuno di render conto a V. E. di questo episodio.

(l) -Qui aggiunto in LV riservato: c Dissi infine al Cardinale che l'arrivo del luogotenente del Re rendendo ormai inutile la mia presenza in Roma, dovevo con rincrescimento prendere congedo da Sua Eminenza, della cui cortesia e bontà a mio riguardo avrei conservato perenne e gradita memoria. Sua Eminenza rispose con parole benevole; disse che Sua Santità ricordava avermi ricevuto anni addietro quale semplice viaggiatore; e ben volle aggiungere che avrebbe sottoposto al Pontefice la spontanea proposta di ammettermi all'udienza pontificia se le circostanze lo avessero permesso. Ringraziai Sua Eminenza di tale pensiero, e La pregai di sottoporre i miei più rispettosi omaggi a Sua Santità •. (2) -Sic! per c !conio •. Cfr. n. 139. (3) -1\naloga lettera di presentazione al Lanza, lo stesso giorno (Le Carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 170, dove erroneamente è scritto • Arcivescovo di Teano • ). (l) -• Dappoichè • LV, dove le parole • dell'Austria • sono seguite da virgola. (2) -• Reco • LV. (3) -Omesso in LV. (4) -Omesso in LV. Segue «La risposta del conte di Beust •·
226

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1271. Tours, 9 ottobre 1870.

Il Generale Garibaldi è arrivato qui stamane con un seguito di circa 40 persone. Egli si è tosto recato alla Prefettura ed ha preso alloggio nel quartiere della Divisione militare. Altri duecento garibaldini sono aspettati nella giornata. Ignoro fino a questo momento quali sieno i precisi progetti del Generale; ma non v'ha dubbio che qui lo si spingerà a marci'are senza indugio con i suoi volontari contro l'esercito prussiano. La speranza che esso procederà senza nessun ritardo verso il nemico è anzi già formalmente espressa nell'odierno numero del Constitutionnel, con altrettanto desiderio di ottenere qualche risultato militare dal prestigio del suo nome, quanto d'allontanare prontamente un elemento di possibili dissendj [sic] e d'eccitazione popolare dalla Capitale provvisoria.

Arrivò pure in Tours un certo numero d'Americani disposti a prender parte alla guerra nazionale. Essi sfl'!.arono stamane nella prineipale via di Tours, senza uniforme, colla bandiera stellata dell'unione americana accoppiata alla Francese in capo della loro colonna.

Gli Zuavi pontifici furono precipitosamente allontanati da qui, per temenza di conflitti tra essi ed i sopragiungenti garibaldini.

Come ebbi l'onore d'annunziarlo all'E. V. per telegrafo il Ministro dell'Interno, Signor Gambetta, uscì da Parigi in pallone e discese a terra in Amiens. Egli giungerà qui quest'oggi alle 2 pomeridiane. Si dice che il Governo della Difesa nazionale gli conferì poteri di Dittatore, e che egli sia pure latore di un decreto che sospende di nuovo le elezioni pell'Assemblea Costituente, stabilite pel 16 ottobre. I membri della Delegazione governativa sembrano tuttavia contrari a questa nuova prorogazione e sarebbero disposti a cercare di persuadere il Signor Gambetta dell'assoluta necessità di non lasciar più oltre il paese nelle attuali condizioni pressochè anarchiche e di non scoraggiare con una nuova proroga le speranze che fondavansi sulla riunione di una rappresentanza legale. Coll'arrivo del Signor Gambetta e col non più lontano ritorno del Signor

Thiers si ha fiducia di veder rinforzata l'influenza ognora scemante della Delegazione di Tours. In questo momento la confusione pur troppo aumenta e le sole speranze che sensatamente sia lecito di concepire sui frutti dell'opera governativa dipendono da qualche vittoria militare, tuttora invano attesa.

(l) • grande importanza • LV.

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 55. Nizza, 9 ottobre (l) 1870 (per. il 12).

Lo stato d'assedio, per la levata del quale io solo perorai l'altra sera nanti il Signor Prefetto nel Comitato pei forestieri, del quale ho avuto l'onore di fare dettagliata relazione all'E. V. nel mio poliUco ,al n. 53 (2), è stato tolto jeri nel pomeriggio, cioè prima della scadenza delle 24 ore. Io non voglio attribuire il fatto unicamente alla mia personale influenza ed al mio discorso, ma posso credere d'avervi potentemente contribuito.

Stavano in un angolo della sala colle orecchie tese ad udirmi il comandante delle forze militari ed il Commissario degli armamenti testé giunto da Tolone, Signor Avvocato Blache, che, se rima<>ti convinti dal mio ragionare, avranno probabilmente agito sul Prefetto nel senso da me indicato.

Però l'improvvi,sa chiamata, per telegramma, a Tours che il Signor Baragnon ricevette jeri mattina, con incarico di farsi surrogare durante l'assenza dal Signor Avvocato Blache, colla qualità di Amministratore provvisorio, avrà altresì contribuito ad indurlo a far cessare lo stato d'assedio per farsene, se fosse possibile, un merito presso la popolazione.

11 Signor Baragnon ha pubblicato un proclama piagnoloso agìi abitanti delle Alpi Marittime, da cui lascia chiaramente trasparire la tema di non più tornare a Nizza, ed io credo che i suoi presentimenti .si verificheranno, perchè cogli atti suoi arbitrarj ha seminato il malcontento nella popolazione.

Mentre ha circondato il suo palazzo di corpi di guardie e pos·to nello interno del medesimo una quantità inusitata di sentinelle e fa ogni sera dormire sul pianerottolo dello scalone e nella sua anticamera una squadra di marinari con sciabole e revolver, benchè un battaglione di fanteria sia accasermato a cento passi, il Baragnon nel suo proclama dice che il popolo nizzardo lo circonda d'affezione e si offre qual suo candidato pell'assemblea Costituente! Il Baragnon al ridicolo della paura, quando esce per la città anche di giorno si fa sempre seguire da persone armate di revolver, accoppia il ridicolo delia mania della varietà degli uniformi. Del resto nel fondo, io non reputo sia il Baragnon un cattivo uomo, ma che abbia dato il suo cervello a rimpedulare.

Continuano le destitt1zioni fra i funzionarj che ,servirono l'Impero. Oggi ho da lamentare quella del signor Pensa, decorato di S. Maurizio, Procuratore della Repubblica, che è stato surrogato dal Signor Maglione. Il Signor Pensa, educatissima persona, era sempre pronto a far buona accoglienza aHe frequenti domande o raccomandazioni a favore dei nostri .connazionali.

Ogni nostro fatto politico è sistematicamente travisato da questa stampa, che ha fatto il nostro Sovrano giornaliero bersaglio dei suoi colpi. Inchiudo un ritaglio del Reveil sul Plebiscito di Roma.

P. S. -Come dovrò contenermi col Generale Garibaldi se da Marsiglia venisse a Nizza?

È cosa notoria, che il Leone di Caprera prova molto gusto a sentirsi lisciare la criniera, quindi i francesi cercano di trarre il maggiore profitto da tale sua sensibilità. Allo scopo non gli sono risparmiate lodi sperticate e strepitose accoglienze, e per infrancesarlo e scindere il partito italiano in Nizza, si medita di promuoverne l'elezione a Rappresentante di Nizza all'Assemblea Costituente, ben sapendo che la classe bassa della popolazione, agente più per istinto che per ragione, si pres-terà a dar la mano per usufruttuare Garibaldi contro l'idea italiana. Inchiudo qualche ritaglio del Reveil sull'argomento.

(l) -L'originale reca erroneamente la data 9 settembre. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 18. Vienna, 9 ottobre 1870.

La tua lettera del 3 (che mi è giunta solo ieri) (l) m'ha fatto immenso piacere, e m'ha rassicurato di uno scrupolo che mi balenava talvolta, di annoiarti colle mie lunghe tantafere. Mi stupisco che gli amici nostri non abbiano capito la inevitabile necessità che signoreggiava la politica nostra presente. Io sono talmente persuaso di ciò che mi compiaccio che quel ministro che aveva firmata la convenzione di Settembre ci abbia condotto a Roma. Queste erano le conseguenze necessarie del programma di Cavour approvato dal Parlamento: si potrà criticare quel programma, ma dopo avere per dieci anni sostenuto che era il nostro, lasciarne ad altri il ·compimento sarebbe stato errore capitale. Però noi dobbiamo star fermi nella seconda parte di esso: libertà della Chies~, indipendenza del Pontefice. E se il ministero noi volesse, queilo sarebbe il caso di ruscirne. Ma lo vorrà, e tanto più se vi libererete di .quel buon Rae'li che è un vero impedimento. Ma cercate un ministro di grazia e giustizia che abbia nerbo e sia d'accordo ·con te pienamente. Fate i patti prima. A Roma c'era un avvocato Piacentini famoso: ma capisco ·che sarebbe mettere il carro innanzi ai buoi. Se non c'è di meglio, Vigliani ha autorità, e con te può esser facilmente concorde.

Vengo ai punti principali della tua lettera, ma parmi di aver già risposto anti·cipatamente colle lettere del 4 e del 7 ottobre e coi due telegrammi di ieri e di oggi (2). Rispetto alle elezioni il solo caso nel qua'le opinerei per le elezioni

(_2) Cfr. nn. 184 e 209. La. lettera confidenziale del Minghetti, 7 ottobre, andò smarrita per VIa e non pervenne al VIsconti Venosta (cfr. n. 250: qui si è potuta pttbblicare di sulla minuta). Il tel. • di ieri » era cosi concepito: • Je reçois dans ce moment seulement votre lettre du tro!s; mille remerciements. n me parait avoir répondu toujours à la plus grandede vos questwns par mes lettres du quatr.e et .du sept. Je vous ~crirai demain » (n. 3088, sp. ore 11,50, per. ore 7 del 9). n tel. • di oggi» era cosi concepito: • Thiers retarde d'un jour son départ. n sera à Florence seulement mercredi soir • (n. 3090, sp. ore 22, per. ore 23,50).

generali sarebbe quello nel quale Prefetti, Sindaci, amici concordassero nel credere sommamente probabile il trionfo dei conservatori. Altrimenti è me,glio affrettarsi ad avere le sanzioni parlamentari dell'operato, e non tirare in lungo una situazione precaria, nella quale possono sorgere nuovi incidenti e nuove difficoltà.

Rispetto aUa città Leonina, oggima.i non è più da pensa,rci. Ma io farei una circolare in questo senso. 1° Confermerei il concetto di voler dare le guarentigie al Papa, e tali che siano riconosciute efficaci 2° direi che sebbene il dominio sulla città Leonina non fosse ·Condizione necessaria, nè connessa con queste guarentigie, pur nondimeno il Governo era disposto a lasciaida al Papa per mostra di deferenza. Enumererei gli atti sinceri di buona fede compiti a tal uopo 3° che il Papa non ha creduto di acc·ettare, anzi con atti negativi e positivi l'ha eliminata; negativi non provvedendo alla sicurezza publica, alla giustizia da rendersi (insistere su questo punto) all'ammini,strazione; positivi invitando il Gen. Cadorna ad entrarvi colle truppe. 4o che in conseguenza di questi atti la popolazione della città leonina volle prender parte al plebiscito, e votò unanime 5° che per conseguenza oggi non può più presentarsi quella soluzione. E qui ripetendo che non è essenziale nè connessa alle altre garanzie, accennerei che il Governo presenterà lo schema con tutto il buon volere, la lealtà etc. etc.

Nella questione delle corporazioni religiose mi par ·impossibile trovare una via di mezzo. Ciò che riguarda la proprietà mi par che possa definirsi bene nei modi da te indicati spiegandolo chiaramente. Ma per la personalità civile, la toglierei indistintamente a tutti. L'esempio dei Rosminiani prova che si può esserne privi e avere a Roma il Generale dell'ordine che fa il suo ufficio. E siccome questi Generali sono rappresentanti di istituti sparsi per l'orbe cattolico, così a me pare che la soluzione più ovvia sarebbe di dire che essi saranno riguardati come ambasciatori, e aventi le immunità che a questi competono.

A me pare indispensabile che questo schema sia fissato al più presto. Se fosse stato possibile intendersi col Papa capisco che bisognava lasciar qualche cosa da decidere e da concedere nella trattativa. Ma poichè questa intesa si avrà solo col tempo, o 1COn un a:ltro Papa, così è meglio preoc,cupare il terreno, e non lasciar più che le menti vaghino senza direzione.

A me era venuto un pensiero il giorno che noi entrammo a Roma, ma non osai suggerirlo. Io che in genere non rifuggo mai delle responsabilità questa volta mi sentii timorato. Questo pensiero nasceva dall'indole nota del Papa, era che il Rè corresse immediatamente a buttarsi ai piedi del Santo Padre (uso la frase romana pe.r eccellenza). Oggi non sarebbe più opportuno, pure manovrando abilmente nella Corte Pontificia si potrebbe riuscire a ciò che il Papa ricevesse il Rè anche col patto di non parlare di nulla, solo come principe cattolico. In tal ~caso bisognerebbe premettere questa cerimonia all'altra dell'entrata solenne in ·città. Ma badate bene che a lungo non potrete impedirla. Bisogna guardare in faccia questa difficoltà e apparecchiarsi a risolverla.

E similmente non sarà possibile differire senza prefission di tempo il trasferimento della capitale. Risuse'iterebbe troppi sospetti, e in vano. Le difficoltà morali non si potranno risolvere che quando il Papa accetti o s'adatti: aspettar questo tempo equivarrebbe quasi ad una rinunzia. Le difficoltà materiali non sono così gravi come pare: naturalmente i conventi (tolta la persona'lità ~civile) rkadono al Governo se si vuole dando un equivalente del loro valore. E pei ministeri -.:'è posti ivi. Pei privati si faranno case come si fece a Firenze. Insomma a me sembra che dopo questa prima convocazione del Parlamento, l'altra si dovrà fare a Roma sotto pena d'incorrere in quei pericoli che Cavour descriveva nel suo

discorso.

Ora vorrei dirti qualche cosa di Thiers, ma ho capito benissimo che egli spera di aver più efficac'ia sul Governo a Firenze che su di me. Egli sa che io so, che passando da Vienna la prima volta diceva che la Russia sola poteva agire,

e dell'Italia non si curava. Ora siamo divenuti belli e buoni. E mi fu detto che è convertito pienamente all'unità italiana. Io deploro la situazione della Francia, e dico che se noi fossimo certi di decidere la questione mettendo come Camillo la spada sulla bilancia, forse direi andiamo. Ma andare, e farsi battere dai Prussiani e non portare alla Francia verace sollievo, e avere all'interno tutti i diavoli che la Prussia susciterebbe, mi pare politica piena d'imprudenza. Intanto noi dobbiamo consultare l'Inghilterra. Ma non è proprio possibile far nulla con Lord Granville! Confesso che qualche volta mi spaventa l'incapacità di Cadorna a tanto ufficio. Della Russia non è a sperar nulla. Non agirà nè separatamente nè collettivamente. Dell'Austria nemmeno: dice che copre le nostre frontiere, e non permetterebbe ad altri di attaccarci. A Thiers questo pare gran cosa, a me nulla. Ma comunque io vi consiglio e vi prego di usare al Th'iers i maggiori riguardi, e di mostrargli la maggiore simpatia.

Addio caro Emilio. Telegrafami quando hai ricevuto la presente lettera per mia quiete sulla posta, ecc.

(l) Cfr. n. 164.

229

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3091. Tours, 10 ottobre 1870, ore 10 (per. ore 13,45).

M. Gambetta a décidément porté le décret de prorogation indéfinie des élections. On dit que le Général Bourbaki qui est sorti de Metz, on ne sait trop comment, va venir ici et qu'on lui confiera un commandement. Une démonstration a eu lieu hier au soir pour Garibaldi qui a paru au bal·con du Gouvernement et a harangué la foule.

230

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3093. Vienna, 10 ottobre 1870, ore 19 (per. ore 8,25 dell' 11).

On annonce comme imminente une attaque sérieuse sur Paris; en meme temps on prétend que l'on commence à désirer vivement la paix au camp Prussien. Il me parait que vous pourriez faire encore une tentative auprès de Lord

Granville lui exposant l'état des choses. Si vous aviez de la part de l'Angleterre quelque espoir d'action commune vous pourriez diriger vers ce but les sollicitations de M. Thiers. Son voyage à Florence était décidé d'avance, ma tàche a été de lui faire pressentir les répugnances du Gouvernement italien. Beust est toujours dans les meilleures dispositions relativement à Rome, il comprend que le projet de la Cité Léonine n'a plus d'opportunité.

231

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 674. Berlino, 10 ottobre 1870 (per. il 14).

Les versions diffèrent sur la date où commencera l'action décisive contre Paris. Les uns prétendent qu'elle aura lieu du 16 au 20 de ce mois, d'autres dans deux ou trois semaines. J'entends meme assigner la date du 12, le transfert du Quartier Général à Versailles paraissant indiquer des opérations importantes assez prochaines. Dans tous les cas, l'attaque ne se fera que lorsqu'une artillerie éomplète de siège sera sur piace. Quoique le transport en soit. retardé par la difficulté des communications, une grande partie du matériel est déjà arrivée à destination. Le fait est qu'on ne veut pas agir comme devant Strasbourg, ou les travaux d'approche ont été poursuivi.s dans les premiers temps d'une manière si méthodique et avec tant de lenteur, que les assiégés ne prenant pas l'attaque au sérieux, croyaient d'abord à une résistance efficace. A Paris au contraire on veut d'abord frapper de grands coups et employer sans relache tous les moyens perfectionnés de l'art, entre autres les mortiers rayés, pour ne laisser à la capitale aucune illusion sur le parti pris d'aUer, coùte que coùte, jusqu'au bout. En attendant, des colonnes mobiles sont lancées dans différentes directions, sans rencontrer de graves obstacles. Déjà, des troupes allemandes ont poussé jusqu'à Orléans et de là vers la Loire, sur la route de Tours, de meme que vers Chartres, Dreux et Nantes. Le treizième Corps d'Armée, après la prise de Toul, a marché vers Soissons. Les régiments devenus disponibles, en suite de la capitulation de Ska!'ibouDg, ont été renforcés par une division de réserve et sont chargés d'occuper Mulhouse, Colmar, et de s'emparer ou de cerner les places fortes de Belfort, Schlettstadt, Neu-Brissach. Ces opérations ne devant pas exiger beaucoup de temps, ces troupes poursuivront leur marche dans l"lntérieur de la France. Metz est toujours investi de près, les assiégeants se ·bornant encore à repousser des sorties assez fréquentes. Ces combats seraient en contradiction manifeste avec de prétendues intelligences secrètes entre le Maréchal Bazaine et le Quartier Général du Roi. Sous ce rapport, le voyage mystérieux du Général Bourbaki en Angleterre a donné lieu à bien des commentaires. Est-'11 rentré maintenant à Metz, comme on l'assure? On l'ignore ici, mais il est certain qu'il a pu, à ·la sortie, traverser sans peine les lignes prussiennes. Cette course a-t-elle été provoquée par une mystification? C'est encore là un point que personne ne peut éclalrcir ici. Mais, d'après un bruit accrédité dans des régions

ordinairement bien informées, on semble admettre que M. de Bismarck a plusieurs cordes à son are, et qu'il ne verrait pas de mauvais reil s'établir un

courant d'idées avec les impérialistes, pour le cas où il pourrait en surgir des combìnaìsons favorables aux intéréts de l'Allemagne. Tout cela n'est peut-étre pas très sérieux, mais contribue certainement à embrouill"er de plus en plus l'écheveau. A cet égard, l'arrivée de Garibaldi à Tours ne fera aussi qu'augmenter la confusìon en France. Sous ce rapport par conséquent la nouvelle équipée du célèbre condottiere est loìn d'ìnspìrer une appréhensìon quelconque à Berlin. M. de Thile, en m'en parlant, n'a laissé entendre aucune observation sur ce que ·le général ait réussi à quitter Caprera malgré notre surveillance (1). If seraìt cependant à propos de me charger de dégager d'une manière formelle toute responsabilité de notre part. En attendant, j'aì eu soin de faìre remarquer au Secrétaire d'Etat combien j'avaìs eu raìson de Iè mettre en garde contre certaìnes sympathies manifestées par le partì d'action en Italie au début de la guerre. Il avait eu l'arrìère-pensée, en se prononçant contre l'Empire en France, de favorìser la propagande républìcaine. Le Gouvernement du Roì au contraìre, sans nuìre en aucune sorte par son attitudc aux bellìgérants, n'ava:it eu d'autre but que de se fortifier à l'intérìeur, pour mieux évìter le contrecoup des événements en France. Les hommes sensés, les seuls avec lesquels il faìlle compter, ont applaudi à cette conduite, qui a servi aussi bìen les intérèts de la nation, que ceux de l'Europe en général.

V. E. aura lu dans le Moniteu1· Prussien la nouvelle cìrculaire du Comte de Bismarck, en date de Ferrìères le premier Octobre (2). Il se défend d'avoìr déclaré à M. Jules Favre, qu'ìl s'agìssait de réduire la France à l'état de Puissance de second ordre. Les arguments tirés de l'annexion de la Savoie et de Nice ont plus d'habileté que de justesse. En effet, le Gouvernement de la défense nationaie pourrait répondre que, à l'époque de la guerre d'Italìe comme à celle de Crìmée, les armées françaises combattaient à còté d'alliés qui ont vaillamment contribué aux victoìres. Mais c'est là un aveu qui ne sortìra pas de la bouche d'un peuple trop vaìn, pour ne pas s'attribuer à lui le mérite du succès dans ces campagnes mémorables. La Cìrculaire précitée n'est pas moins un indice de plus, que la conquéte de l'Alsace et d'une grande partie de la Lorraine sera maintenue pour la sécurité des frontières de l'Allemagne.

Quant à l'attitude des neutres, rien n'est changé, si je dois m'en rapporter au langage de mes collègues d'Angleterre, de Russìe et d'Autriche. Ils voudraient prévenìr le bombardement de Paris, mais aucune combinaison sérieuse n'a encore été mise en avant.

J'ai reçu le télégramme chìffré de V. E. en date du 7 de ce mois (3). Jusqu'ici, aucune ìnterpe1latìon ne m'a été faìte par M. de Thìle. Le cas échéant, j'aurai soìn de me prononcer dans le sens qui m'a été prescrit.

(l) Cfr. però il telegramma Bismarck a Brassier de Saint Simon, il 9 ottobre (BISMARCK, Ges. Werke, 6b, n. 1853, p. 537).

(2) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4111, pp. 234-235; Archives Diplomatiques 1871-1872, II, n. 566, pp. 696-697.

(3) Cfr. n. 198.

232

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI], AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 16. Vienna, 10 ottobre 1870 (per. il 16).

Il Signor Thiers è arrivato Sabato mattina da Pietroburgo, ed ho avuto Sabato stesso una lunga conferenza con lui. Non ripeterò la parte narrativa di ciò che avvenne a Parigi quando fu proclamata la guerra, e poscia sino alla catastrofe di Sedan. V. E. udrà queste cose da lui stesso, espresse con quella lucida ed evidente parola che è uno dei pregi principali del grande storico. Mi limiterò a informarla di ciò che può riguardare lo stato presente delle cose. Debbo ricordare all'E. V. come nel suo passaggio per Vienna alla volta di Pietroburgo, il Signor Thiers dicesse apertamente che la Russia sola poteva prendere la iniziativa di una mediazione o di qualche altro atto favorevole alla Francia. Dell'Italia teneva poco conto reputando che le mancherebbe la volontà, e, anche volendo, le mancherebbe la efficacia. Il suo linguaggio è oggi assai mutato. Il che non dico per muovergli un rimprovero, imperocchè è troppo naturale e giustificato che egli si rivolga ovunque può intravedere una speranza per la sua patria: che anzi non posso tacere che le sue parole mi commossero l'animo fortissimamente. Ma codesto cambiamento basterebbe per sè solo a provare la mala nuscita del tentativo fatto a Pietroburgo, quando anche non fosse saputo per altre vie sicure, e quasi da lui medesimo confermato. Egli dice pertanto che ebbe ottima accoglienza dall'Imperatore, il quale promise che avrebbe scritto con calore al Re di Prussia come parente, e come amico raccomandandogli la pace e la moderazione. Ma quanto ad atti di governo gli fu risposto che la Russia non ne farebbe alcuno nè separatamente nè collettivamente. Codesta attitudine della Russia fu già da me più volte indicata all'E. V. La Russia ha preso impegni colla Prussia prima della guerra, e se esteriormente non è uscita dalla neutralità ha nondimeno giovato assaissimo alla sua vicina, impedendo all'Austria di armarsi, anzi togliendole ogni libertà di azione. Bisogna capacitarsi di ciò che la Russia non solo non farà nulla per se stessa, ma sarà, almeno moralmente, opposta a qualunque combinazione si trattasse per interporsi fra le due potenze belligeranti. Adunque il Signor Thiers si reca a Firenze per invocare dul Governo del Re non solo aiuti diplomatici ma eziandio il scccorsc. delle armi. Io cominciai dal dire al Signor Thiers ch'egli sarebbe ricevuto a Firenze con tutta quella benevolenza e tutto quel rispetto che merita, non solo per le sue qualità eminenti ma eziandio per essere rappresentante di un paese col quale ci legano tanti vincoli di interesse, di tradizione, di riconoscenza. Soggiunsi che se alcuna altra nazione avesse creduto opportu,1o di proporre una mediaz·ione, io teneva per certo che l'Italia sarebbe stata sollecita di associarsi ad essa; ma che non poteva a meno di esporgli alcune c<•nsiderazioni, le quali si opponevano a mio avviso a ciò che l'Italia prendesse isolatamente una iniziativa diplomatica e più ancora si gittasse nel conflitto. Fin da quando scoppiò la guerra fra la Fran

cia e la Prussia, l'opinione publica presso di noi si mostrò apertamente e in grandissima maggioranza favorevole alla neutralità. Ora nel regime costituzio

nale il Governo non può non tenere in grandissimo conto le manifestazioni della pubblica opinione. Ma oltre a ciò ragioni intrinseche c'impongono la più grande riserva. Noi non siamo in grado di mutare le sorti della guerra, quand'anche potessimo mandare fuori dei nostri confini un esercito di centomila uomini. Ma nelle condizioni nelle quali si trova al presente la Francia, codeste forze non sarebbero sufficienti a vincere le forze prussiane tanto superiori di numero, ed esaltate dalla vittoria. Laonde il nostro soccorso mentre non avrebbe la efficacia di conseguire il fine che si desidera, potrebbe metterei a grave repentaglio, ed involverci in una comune ruina. D'altra parte non è a dubitare che la Prussia si sforzerebbe di suscitare turbolenze nell'interno del nostro Regno. Essa non si periterebbe di metter le armi in mano al partito demagogico col quale aveva avuto sin dal 1867 aderenze che non erano mai più state interrotte. Nè rifuggierebbe d'altra parte dal sollevare gli spiriti dei partigiani delle dinastie spodestate e del potere temporale del Papa. Così mentre le nostre migliori truppe fossero impegnate in una lotta sovverchiante al di fuori, avremmo avuto eziandio a combattere sedizioni domestiche. Finalmente ricordai gli accordi presi coll'Inghilterra pe·i quali noi ci eravamo obbligati a non sortire dalla neutralità, senza prima aver partecipato ad essa i nostri propositi e fatto ogni opera per

intenderei.

Il Signor Thiers mi parve voler evitare una discussione profonda su questi punti. Forse ricordando le nostre antiche e vive discussioni a proposito del risorgimento italiano, dubitava che io ne conservassi qualche rancore. Però affrettavasi a dirmi che come per lo passato egli era stato avverso all'unità italiana, così oggi l'accettava pienamente. La Francia comunque in questo momento schiacciata ed avvilita, sarebbe ben presto risorta dopo la pace, e un servizio sì segnalato quale oggi potevamo renderle ci collegherebbe perennemente per l'avvenire. Nell'alleanza della Francia, dell'Italia e della Spagna egli vedeva il necessario contrapposto alla preponderanza prussiana. Che se l'Austria era impedita di agire dalle circostanze speciali nelle quali trovavasi, copriva pur nondimeno le nostre frontiere e ci liberava dal pericolo di ogni assalto diretto. Accennava finalmente alla condizione· delle nostre finanze, sebbene io non avessi punto toccato questo argomento, e diceva che la Francia era in grado di rimuovere per questo capo ogni difficoltà. Concludeva esprimendo la speranza di trovare favorevole accoglienza

presso il Governo di Sua Maestà a Firenze, e riserbavasi di svolgere a V. E. le sue ragioni più largamente. Come ho già detto sopra la mia impressione rimane pur sempre questa che egli non volesse accettare meco una discussione a fondo, imperocchè ai miei dubbi egli rispondeva il più delle volte con queste parole: nous verrons à Florence ed io credetti di non dover insistere oltre certi limiti. Però ho coscienza di aver adempiute le istruzioni datemi dall'E. V. e di aver esposto nel modo migliore che per me fosse possibile il vero stato delle cose.

A compiere questo mio rapporto, dettato in grandissima fretta, affinchè

possa precedere l'arrivo dell'oratore francese a Firenze (1), mi è d'uopo soggiun

gere che H Signor Beust e altri personaggi politici importanti mi dissero di aver

cercato studiosamente di togliere dall'animo suo quelle che essi chiamano illu

sioni; pur sostenendo che se v'è potenza che possa fare qualche cosa di efficace

per la Francia essa è l'Italia, ed argomentando che il nostro intervento porge

rebbe occasione, anzi sforzerebbe quello di tutta l'Europa.

Debbo soggiungere eziandio che le notizie più accurate che io ho potuto raccogliere, rappresentano i prussiani come desiderosi di pace, e forse più disposti a mitezza che noi fossero alcuni giorni addietro. D'altra parte i Francesi per quanto asserisce il Signor Thiers, sarebbero disposti a sobbarcarsi a qualunque sacrificio pecuniario, e a cedere al vincitore parte cospicua della flotta. Nè rifugirebbero dallo smantellare le fortezze. Se volessi spingere le mie conghletture più innanzi, oserei dire che sebbene il 'Signor Thiers sostenesse sempre la integrità territoriale, pure traspariva nelle sue parole quasi il sentimento della rassegnazione a qualche rettificazione di frontiera. Ma codesta è una mera mia supposizione.

Io credo adunque che non vi fu mai momento più propizio per un'opera di ,conciliazione, e che se l'Inghilterra volesse uscire runa volta dal sistema di completa astensione, e associarsi a noi, vi sarebbero probabilità di buona riuscita. Ad ogni modo le cose sono ite tanto oltre che se anche un tentativo di simil genere non riuscisse, non potrebbe però tornare a disdoro di coloro che lo avessero fatto. Codesta inerzia delle potenze neutrali ha qualche cosa d'inumano, e lo spettacolo dell'Europa impassibile dirimpetto a una guerra sterminatrice fra due nobilissime nazioni, genera negli animi un sentimento di sconforto rispetto alla civiltà del secolo presente.

(l) Probabilmente. è questo il rapporto affidato al corriere che accompagnava il Thiers (cfr. n. 241). Esso sarebbe, quindi, di fatto, pervenuto al Visconti Venosta già il 13 ottobre mattina; e la registrazione al protocollo sarebbe tardiva.

233

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1272. Tours, 10 ottobre 1870.

Appena arrivato a Tours, il Signor Gambetta indirizzò ai cittadini dei Dipartimenti un manifesto di cui mi pregio di qui unita inviare una copia alla

E. V. (1). Il Ministro dell'Interno espone in esso la situazione di Parigi che sarebbe sotto ogni aspetto in grado di resistere lungamente, sia che il nemico conti sull'e,sito di un assalto o di una sorpresa, sia ch'egli attenda la resa in seguito a discordie intestine o per effetto della fame. Queste condizioni della Capitale, secondo il Signor Gambetta, devono vieppiù incoraggiare i Dipartimenti ad organizzare indefessamente le loro forze ed a valersene tanto per muovere a soccorso della capitale quanto per continuare la difesa verso i confini è sulle spalle del nemico. Il manifesto del Ministro dell'Interno può riassumersi, come le precedenti dichiarazioni del Governo provvisorio nella formula: «non un pollice del nostro territorio, non una pietra delle nostre fortezze :p e in quella del mantenimento della repubblica, una ed indivisibile.

Momentaneamente per lo meno l'arrivo del Signor Gambetta fu per la Delegazione di Tours un evento di somma opportunità, giacchè tendenze ad essa molto contrarie cominciavano a prodursi e la sua debolezza, sia apparente sia vera, ·cominciava a dare animo ad altri partiti che non celavano l'intenzione di sostituirsi ad essa. I giornali di Tours non fanno un mistero del progetto che in

18 --Documenti diplomatici · Serie Il c Vol. I.

una recentissima riunione politica erasi qui formato di rovesciare la Delegazione, la quale, avvertita del pericolo, tenne anzi per un giorno le truppe consegnate in caserma.

Annunziasi ora siccome ·imminente l'arrivo a Tours del Generale Bourbaki, Comandante della Guardia Imperiale, che sino dai fatti dello scorso agosto trovavasi rinchiuso a Metz e ne uscì alla fine dello scorso settembre in circostanze finora variamente raccontate, ma sulle quali qui tuttora non si conosce la verità. Un importante comando, di-cesi, gli sarà affidato, e la sua venuta inspira grandi speranze. Il Generale Bourbaki è difatti uomo energico, tenuto in alto conto dai militari e distinto per valore pefsonale altrettanto quanto per esperienza delle armi. Non v'ha dubbio che egli potrebbe facilmente padroneggiare non solo la situazione militare, ma anche la politica nella maggior parte dei Dipartimenti di Francia, qualora per proprio moto ovvero spinto e sostenuto da coloro che diffidano delle forze del Gove,rno civile, egli volesse mettersi a capo degli elementi disposti all'azione.

Le notizie qui pervenute dall'interno di Parigi giungono fino al 7 ottobre. Rilevasi da esse che due dimostrazioni armate ebbero luogo nella Capitale a quindici giorni d'intervallo. Quali fossero le tendenze precise di queste dimostrazioni è ancora ignoto; ma pare che le dottrine, del socialismo non vi fossero estranee. Da un articolo del Signor John Lemoinne nel Journal les [sic]Débats del 3 ottobre (di cui mi r.iuscì d'avel'e una copia che qui unisco) (l) apparisce chiaramente che contrariamente alle asserzioni del signor Gambetta nel suo manifesto lo stato interno della Capitale non è appieno rassicurante.

Il Governo centrale prese esso medesimo con un decreto del 5 ottobre la risoluzione di prorogare le elezioni' per l'Assemblea Costituente, allegando che esse sarebbero imposS'ibili in ventitre Dipartimenti occupati dal nemico, e dichiarando ogni tentativo di violare questo decreto come nullo e di niuno effetto. Fu in conformità a tale disposizione che il Signor Gambetta, appena giunto a Tours, ebbe ad anullare il decreto della Delegazione governativa che convocava i collegj elettorali pel 16 del corrente.

Dicesi oggi che il Generale Garibaldi recherebbesi da quì a Chambéry onde raccogliere colà dei volontari pronti a gettarsi nei Voggesi.

P. S. -Il Generale Conte di Palikao ha scritto recentemente al Governo a Tours per domandare che si accettino i suoi servizii. Mi si ass'icura che la risposta del Governo fu affermativa. L'arrivo di Palikao a Tours e la sua accettazione di un comando militare avrebbero una considerevole importanza nelle presenti emergenze.

(l) Non pubblicato in quanto riassunto nel testo.

234

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA

(AVV, cassetta Minghetti)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 10 ottobre 1870.

Ti ringrazio della tua 1ettera del 5 (2). A quest'ora avrai parlato con Lazzerini, ed avrai sentito lo stato delle ,cose. Fra le vertenze che si trattano' a Firenze ve

Parigi.

n è una che riguarda l'i.mper~tore e la sua famiglta (1). Siccome in certe cose tutto 11 mondo è paese, così io veggo che qui si tiene assai a che questa vertenza riesca al meglio possibile, e il cancelliere dell'impero sopratutto ci mette tutto l'impegno. Rivolgi adunque ad essa la tua attenzione, e pens•a che può esser la chiave ad altre .,oncessit>ni finanziarie a noi favorevoli, e aver indubbiamente influsso in tutto il resto. Mi Ifa gran piacere quanto mi hai scritto circa le tue relazioni con Emmo. Io gÙ ho scritto ormai quanto S. Agostino, dico per numero dei fogli, e mi sono sforzato di trattare tutte le parti che compongono questa complicatissima questione di Roma. Quando noi oc·cupammo Roma, se il Papa avesse a•ccettato francamente la soluzione della città leonina, io gliel'avrei lasciata di buon grado, rispondendo, con Leibnizio, agli oppositori cave a consequentiariis. Ma doppoiché il Papa la rifilutò, e 'abbandonlì quegli abitanti a se medesimi, e questi votarono 'il Plebiscito, codesta soluz'ione non mi pare più plausibile. D'altra parte bisogna convenire che essa non ha una connessione intima e necessaria colle guarantigie della indipendenza spirituale. Rispetto a queste (per usare una frase selliana) mi par venuto il tempo d'inchiodarle, cioè di formar lo schema che dovrebbe presentarsi al Parlamento. E fatto questo schema io lo comunicherei ai ministri del Rè all'estero perchè, non officialmente ma officiosamente, pressentissero l'opinione dei gabinetti, e carpissero con molta abilità una dichiarazione favorevole. Sarebbe un notevole vantaggio presentarsi al Parlamento sicuri o quasi di non incontrare poi difficoltà diplomatiche. Quanto a me sono pronto a fare ogni sforzo a tal fine. E se mi riuscisse di ottenere un assenso di S. M. apostolica, qual altra potenza potrebbe sorgere a dire: non mi paiono sufficienti le condizioni che l'Austria riconosce atte ad assicurare la libe;rtà della Chiesa? Se queste idee ti paiono giuste, vedi che questo benedetto schema si concreti. E questo servirà anche a dare un

indirizzo all'opinione pubblica che mi par tuttavia oscillante. Nelle altre .cose non voglio ripetere ciò che ho già spiegato, e finisco questa lettera scritta in frettissima, ecc.

P. S. -Mando in una cassa diretta al Ministro degli Esteri tutti i documenti relativi alla questione deUe pensioni pagate dall'Austria. Lazzerini conosce bene questo punto, dove non si tratta di principii ma solo di una verifica. Tu procura che la cosa non giaccia nelle sale di Palazzo vecchio.

(l) -Non pubblicato. Si tratta di un articolo contro le tendenze comunarde affioranti in (2) -Manca.
235

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A CHAMBÈRY, BASSO

T. 1412. Firenze, 11 ottobre 1870, ore 17.

Tachez de savoir et télégraphiez-moi si le drapeau italien de la légion est surmonté de l'écusson des armes royales. Evitez toutefois démarches pouvant engager l'action du Consulat.

(l) Cfr. n. 150.

236

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, A ROMA

T. RISERVATO. Firenze, 11 ottobre 1870, ore 21,15.

J'ai reçu vetre tettre (1). Après avoir conféré avec le Generai La Marmora Vous pourrez revenir à Floranee car je desire beaucoup m'entretenir avec Vous sur l'etat actuel des choses.

237

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 58-60) (2)

N. 80. Firenze, 11 ottobre 1870.

Le journal l'Unità CattoLica a publié, dans son double texte latin et italien (3), une lettre du Saint-Père aux cardinaux, qui contient une protestation contre l'occupation de Rome par les troupes du Roi.

Le Gouvernement royal s'abstient respectueusement d'apprécier l'esprit de ce document et les considérations qui y sont développées. Mon seui but, en appe~ant votre attention sur cette lettre, est de rectifier quelques faits sur lesquels le Gouvernement du Roi ne veut pas laisser ombre d'incertitude.

Sa Sainteté déclare n'avoir plus la pleine liberté des postes et des télégraphes, qui lui est indispensab1e pour l'exe11cice de ses fonctions spirituelles.

Pendant que nos troupes s'avançaient vers Rome, les plis cachetés expédiés du Vatican et les télégrammes chiffrés du Secrétaire d'état du Saint-Siège ont été transmis par nos bureaux de poste et de télégraphe sans Ia moindre interruption. Il en est (4) ainsi tous les jours, et le COiliPS diplomat1que crésidant à Rome peut témoigner à chaque instant de l'exactitude de ce fait.

D'ailleurs, dès les premiers jours, nous avons fait offrir au cardinal Antonelli d'établir au Vatican, à nos frais, un bureau de poste et de télégraphe, dont Son Eminence choisirait elle-m€,me les employés, et qui servirait exclusivement pour les correspondances du Saint-Père. Le cardinal déclina cette offre en disant que les bureaux établis dans Rome pourraient continuer à servir comme auparavant pour l'usage du Saint-Siège.

Après la publication de la lettre aux cardinaux, le Gouvernement du Roi a fait de nouveau savoir à Son Eminence le cardinal Secrétaire d'Etat ce qui suit:

Pour assurer au Saint-Père la liberté la plus complète de communications avec les fidè1es, le Gouvemement italien est prèt à établir, à ses frais, un service spécial de postes et de télégraphes. Ce service serait organisé d'après les indications du cardinal Antonelli et fait par des employés de son choix. Le

bw·eau pontificai pourrait correspondre directement et en paquets clo:s avec !es bu:..-eaux d'échange des administrations étrangère!:>.

L'entremise des postes italiennes serait ainsl restreinte, dt. meme que pour les correspondances en transit sur le territoire italien, au transport matériel des -paquets clos, dont l'intégrlté et le nombre seraient garantis par les accu~:.és de réception des administrations correspondantes.

Il va sans dire que des courriers partis du Vatican pourront apporter à toutes les nonciatures les bulles, brefs, leHres ou communications de tout genre. Ces courriers seraient regardés et traités comme les courriers du Corps d!plomatique.

En attendant que les résolutions du Saint-Père nous soient connues, je vous prie, Monsieur, de donner connaissance au Gouvernement auprès duquel vous etes accrédité de ces intentions du Gouvernement du Roi. Elles do'ivent rassurer complètement, non seulement le Saint Père, mais aussi le monde catholique sur 1e soin scrupuleux que nous mettons à maintenir, tels qu'ils ont été jusqu'à présent, les rapports qui doivent exister entre la catholicité et son vénérable Chef. Nous rejetons comme injurieuse et absurde l'accusation de vouloir garder le Pape prisonnier au Vatican, et nous nous en remettons là-dessus avec confrance au témoignage des membres du Corps diplomatique résidant à Rome. Ils continuent à avoir des relations suivies et régulières avec le S~int Père et le Secrétaire d'état; ils sont donc à meme de faire connaitre à leurs Gouvernements la situation telle qu'elle est. Cela suffit à répondre à d'injustes accusations.

(l) -Cfr. n. 223. (2) -Questa circolare fu letta dal Visconti Venosta al Consiglio dei Ministri del 10 ottobre (CASTAGNOLA, op. Cit., p. 81). (3) -Cfr. n. 190. (4) -In LV aggiunto « encore ».
238

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

D. 55 bis. Firenze, 11 ottobre 1870 (1).

Les communications que je. vous ai adressées depuis le commencement de la guerre et surtout dans les derniers temps ont dù mettre V. E. à meme de connaitre avec préc:ision l'attitude du Gouvernement du Roi.

Mais la situation prend de plus en plus un caractère de gravité extreme. Une ci:vculaire récente de S. E. le Comte de Bismarck (2) donne sur les conséquences inévitables de la continuation des hostilités des détails effrayants. En présence des affirmations absolues des deux parties beUigérantes, et des horribles calamités de la guerre actuelle, s'il devient de plus en plus difficile à l'Europe de s'interposer avec succès en faveur de la paix, il ne l'est pas moins de rester i.mpassib1e.

Lorsque la guerre a éclaté tout-à-coup, nous av.ions commencé l'ceuvre laborieuse d'une réorganisation administrative et financière. Non seulement la paix nous était indispensable pour poursuivre cette entreprise: un sentiment profond des devoirs de l'Italie vis-à-vis de l'Europe nous imposait en outre de n'épargner aucun effort pour éloigne.r les causes du conflit, pour en restreindre

babilmente redatto solo il 24-25 ottobre, in seguito al suggerimento del Mingbetti del 22 ottobre (cfr. n. 336).

les proportions, pour en prévenir le renouvellement. Si notre unité politique s'est formée surtout par l'instinct patriotique des populations italiennes, nous devons aux sympathies efficaces des grandes puissances d'avoir pu surmonter les obstacles nombreux qui s'opposaient à notre régénération nationale.

Chacun des deux belligérants a été notre allié. Devenir à I'aide de ces souvenirs un lien de paix et de concorde entre les nations, était notre ambition la plus élevée. L'Italie ne demandait qu'à prendre sa piace dans la grande solidarité des intéréts pactfiques et libéraux de l'Europe.

Dans nos efforts pour prévenir le commencement des hostilités nous avons eu le bonheur de nous trouver d'accord, quant au but et quant aux moyens, avec la politique de l'Angleterre. Une fois la guerre déclarée, nous avons, comme le Cabinet de S. James, manifesté notre volonté de rester neutres: bien plus nous avons proposé et obtenu qu'une entente entre les puissances neutres établit entr'elles, pendant toute la durée de la guerre, un échange constant de vues et d'idées.

Nous avons maintenu scrupuleusement cette politique. Tout récemment encore nous eiì.mes l'occasion de l'affirmer de nouveau avec fermeté. Cependant nous sommes d'avis que la neutralité n'implique pas nécessairement l'indifférence et qu'on p·eut chercher à mettre un terme à l'effusion du sang sans cesser d'étre impartial.

Nous comprenons que la divergence rad'tcale qui s'est manifestée jusqu'ici entre les deux parties belligérantes à l'égard des conditions de la paix, ait été un obstacle presqu'infranchissable à la bonne volonté des puissances neutres. Le Gouvernement de S. M. la Reine d'Angleterre s'est avec raison préoccupé surtout de ces difficultés et des inconvénients qu'auraient suscité des bons offices, dont l'insuccès, par suite du manque d'une base commune d'entente, aurait pu compromettre la cause méme de la paix au lieu de la rendre plus probable.

Mais il n'est peut-étre pas téméraire d'affirmer que les dispositions des parties belligérantes sont à présent moins contraires à une suspension des hostilités. De part et d'autre on doit désirer en effet que la France puisse faire connaitre par l'élection d'une Assemblée quelle est sa volonté réelle, c'est-à-àire si elle préfère continuer la guerre, ou négocier la paix. Le Gouvernement de la défense nationale doit désirer partager avec les représentants légaux du pays la responsabilité de la ·conduite à tenir dans des circonstances aussi solenneUes; et de son còté l'Allemagne ne peut parvenir que de cette manière à obtenir des garanties préliminaires que S. E. le Comte de Bismarck àemandait dès le commencement des négociations.

Un armistice nous parait donc étre également dans l'intérét des deux belligé

rants: aucun d'eux ne rpeut trouver que c'est manquer aux devoirs de la neutraìité

que de la [sic] proposer. Il est nature! au contraire que les puissances neutres

écoutent et cherchent à faire écouter ces considérations d'humanité que les exi

gences insésorable de la guerre rejettent nécessairement au second pian pour les

nation belligérantes.

Mais avant de proposer nous mémes à la Prusse et à la France de négocier

un armistice, nous nous sommes demandés si d'autres pui:ssances n'étaient pas

mieux placées que nous pour faire une telle démarche. Par sa position géogra

phique, ainsi que par d'autres raisons, l'Angleterre nous parait étre dans des cìrconstances tout-à•fait favorables à cet égard. Elle pourrait faire, à mon avis, avec une grande autorité et beaucoup de chances de succès des propositions qui auraient uniquement pour but d'arreter l'effusion du sang. Le Cabinet Anglais rendrait par là un grand service à la cause de l'humanité.

Quant à nous, n'ayant en vue aucun intéret particulier, nous serions heureux de voir le Gouvernement de la Reine prendre une telle initiative. Il va sans dire que notre concours serait acquis à l'Angleterre si elle croyait utile de ne pas faire isolément tla démarche dont H s'a.git. Tout en llaissant au Gouvernement Britannique le choix de la voie à suivre, nous nous bornons à rappeler que le prompt rétablissement d'une paix sincère, solide, et durable n'a pas cessé d'etre le but de notre politique.

(l) Questo dispaccio fu però spedito a Londra solo il 25 ottobre (cfr. n. 359) e fu pro

(2) Del 4 ottobre (cfr. n. 244).

239

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 11 ottobre 1870, ore 9 (per. ore 9,25).

Assicurano che si preparano nuove proteste e recriminazioni Pontificie. Forse V. E. crederà utile di affrettare et compléter expédition aux Légations du Roi des copies de mes lettres che forse non fanno altrimenti grande utilità. Prego V. E. farmi rimandare copia delle conditions que j'ai proposées a V. E. per Saint-Siège (1).

240

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO. Roma, 11 ottobre 1870, ore 21,45 (per. ore 22).

Il Generale Lamarmora mi dice che crede che per la situazione delle cose a Madrid j'y serai envoyé sans retard. Sarei riconoscente a V. E. di volere per mia norma farmi prevedere le sue intenzioni a mio riguardo. In relazione aJ.la mia ultima lettera particolare (2) dovrò star qui fino a dopo domani.

241

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3095. Vienna, 11 ottobre 1870, ore 19,45 (per. ore 22,55).

M. Thiers est parti ce matin. Il sera demain soir à Florence. J'ai donné à son courrier une dépeche pour vous (3). Je vous prie d'en prendre ·connaissance avant votre conversation avec Thie.rs. Lord Acton est ici. Il fait une course à Rome. Il ira vous voir samedi. Je vous conseille de lui montrer le projet des garanties pour l'indépendance du pouvoir spirituel du Pape et de le consulter là dessus. Il représente ce qu'il y a de plus intelligent et de plus libéral dans le parti catholique.

(l) -Cfr. nn. 207 e 215. (2) -Cfr. n. 242. (3) -Probabilmente, il n. 232.
242

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta B-3) (l)

Roma, 11 ottobre 1870.

Enfin le Général La Marmora arrive. J'espère qu'il entrera en rapports satisfaisants avec le C.I Antonelli, et je ne sais si vous jugerez utile que je reste encore ici. J'ignore si je vois réellement clair dans les affaires de Rome que je touche ici du doigt; mais je suis très sùr qu'au bout de trois jours je n'y comprendrais plus rien à Florence. Si donc vous jrugez que j'aie à quitter Rome, je vous serais infiniment reconnaissant de m'accorder un congé d'un mois au moins, dont j'ai un besoin absolu pour arranger quelques affaires un peu desorganisées par les événernens en Savoie. J'espère n'ètre pas indiscret, après deux ans de Secrétariat Général sans interruption.

J'ai dépensé trop ou trop peu d'argent, selon le point de vue, pour les intelligences avec la piace pendant les opérations rnilitaires. Soit erainte de trahison, soit amour-propre militaire, nos généraux ont tenu peu de cornpte de ce qui avait été concerté de divers còtés et par divers inte:nrnédiaires entre nous et les habitants et la garnison. Ils ont eu peut-ètre raison, mais j'atrais cru prendre envers vous une responsabilité trop grave si j'avais ornis ce que je pouvais faire pour qu'une entrée non violente fiì.t possible. Enfin tout est bien qui finit bien. Il me restait 24.000 francs sur cette somme, d'après le désir insistant du G .l Masi et de beaucoup de pèrsonnes bien pensantes ici, j'ai cru devoir faciliter par une subvention confidenti-elle de 15.000 fr. le transport aussi prochain que possible du journal d'Erdan à Rome (2). Il est essentiel de contreminer les diffamations cléricales, surtout en France. J'espère aussi que vous ne désapprouverez pas que j'aie fait aussi les frais du voyage du Père Luigi da Trento à Florence (3). Je vous recommande beaucoup ce personnage, qui est considèrable à Rome. -Je verserai le reste de la somme que j'ai reçue à la

Caisse du Ministère à Florance.

Je regretterai de n'avoir pas été appelé par un sort favorable à m'occuper plus longtemps de la question romaine à Rome; mais c'est un regret qui ne m'empèche pas de prévoir que d'autres pourront et sauront y faire plus et mieux que moi. Tout ce que j'espère est de n'avoir pas été désapprouvé de vous.

243

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 66-68)

R. 676. Berlino, 11 ottobre 1870 (per. il 15).

Dans la visite que je lui ai faite aujourd'huy, le Secrétaire d'Etat m'a donné lecture d'un télégramme, transmis ces jours derniers pa.r le Comte de Bismarck

au Comte Brassier. Il portait en su.bstance que 1le Cardi.:nal Antonelli ayanrt demandé si le Pape pouvait compter sur l'appui * (Unterstutzung) * (l) du Roi de Prusse dans le cas où Sa Sainteté se déciderait à quitter Rome, le Chancelier fédér.al avait fait répondre que cet appui serait accordé, si •contre toute attente, le Pape prenait une telle détermination. Si la Confédération du Nord n'a pas à s'immiscer dans les affaires de Rome, le Roi ne peut (2) à moins que de concourir à sauvegarder la dignité et l'indépendance du Chef spirituel de ses sujets ca

tholiques (3).

J'ai exprimé ma surprise de vok le Cabinet de Berlin agir dans un sens si peu en rapport avec nos assurances les plus formelles, et (4) que j'avais réitérées le 29 septembre, en suite d'un 'télégramme reçu la veil'le de V. E. Nous déolarions ,que 1le * Souverain * (l) Pontife était entièrement llibre da1r1s ses mouvements, mais que nous croyions qu'il serait de l'intérèt de tout le monde qu'il continuat à résider au Vatican. J'avais été mème chargé de m'employer à ce que des conseils Lui fussent transmis dans ce sens, * (rapport N. 667) * (5). Je me permis de demander en quoi consisterait cet appui éventuel (6).

M. de Thile me laìssa entendre que le Cabinet de Berlin avait eu en vue surtout ses propres ressortissants catholiques, qui signaient de nombreuses adresses pour invoquer la protection de Sa Majesté en faveur du Pape; qu'il ne s'agissait évidemment que d'un appui moral, qui ne viendrait pas au reste à l'encontre de nos vues, puisque de notre ,còté nous avions également énoncé les intentions les plus explicites de conserver à Sa Sainteté une position digne et indépenda:1te.

M. de Thile émettait nouvellement l'espoir * (rapport N. 670) * (7), aue nous saurions tenir compte au Gouvernement Prussien des embarras qui surgissent pour lui aussi, en suite de notre occupation de Rome.

Le Secrétaire d'Etat pensait que le Pape ne ferait point usage de la faculté de changer de résidence. Il ne recevra d'ici aucune impulsion à cet égard, et les mots « contre toute attente», insérés dans le télégramme précité du comte de Bismarck, tendent bien plus à dissuader qu'à encourager.

J'ai à mon tour fait l'observation que, en effet, le Chancelier fédéral devait ètre assez perspicace pour se rendre compte des inconvénients nombreux qui résulteraient d'un (8) sèjour du Chef de la catholicité à l'étranger, et notamment en Allemagne. *Il ne faudlrait pas saerifier des intérèts permanents à un intérèt passager, celui, en offrant un asHe au Pape, de chercher à se conciHer les sympathies des catholiques fervents en France, et d'empècher ainsi que le fanatisme religieux ne s'y mele aux passions politiques, et cela au risque de perdre d'un còté ce que l'on gagnerait de l'autre, puisqu'en Allemagne les protestants sont en grande majorité.

Il m'avait paru opportun de toucher cette corde, car, dans une conversation que j'avais eue avec une personne à mème de ,connaitre les1 on dit à la Caur, j'avais lieu de croire que l'idée que je combattais trouvait quelques partisans,

si mal éclairés qu'ils fussent sur les véritables intérets de la re'ligion catholique, et meme protestante* (1).

Avant hier, [es cathoi:iques de ·cette capita1le ont tenu une réunion pour discuter sur la position actuelle du Pape. * Le nom de Notre Auguste Souverain a été melé d'une manière des plus déplacées à cette discussion * (2). Une adresse a été votée pour réclamer la protection de Sa Majesté Prusienne en faveur de l'indépendance du Saint-Siège. Vis-à-vis de M. de Thile j'ai touché (3) quelques mots sur l'inconvella!nce du ·langage de •Certaine orateurs. H le regrettait, et !le Procureur Royal serait prelt à ;poursuivre, si je déposaiiS une plainte. J'a~ répondu que te1le n'était rpoint mon intention; 'que je me bo:rma~s à constater le fait, pour

que, à son 1tour, 1le Gouvernement Prussien ne ,s'offiusquat pa·s, ·le 'ca,s échééllnt, des pubHcattons de nos journaux ou des diatribes fougueuses de quelques orateurs en Italie.

C'est demain que se réunira dans le meme but, à Fulda, une assemblée de catholiques de l'Allemagne, convoquée par plusieurs notabilités, parmi lesquelles figurent quelques membres de familles (4) médiatisées.

(l) Questa lettera non è stata pubblicata in LV riservato Roma; e quindi nemmeno in CAnORNA, op. cit., 3• ed.

(2) Allude al quotidiano L'Indépendance Ita!ienne che si pubblicò a Firenze dal 1 giugno al 4 dicembre 1870. Dal 5 dicembre 1870 al 31 marzo 1871 il giornale continuò a pubblicarsi ~ F~renze ~l titolo L'lnternational. Successivamente il giornale si trasferì a Roma, dove prese 11 tltolo L Internattonal, Journal de Rome (una copia del 5 agosto 1871 è conservata pressol'Archivio Storico Capitolino di Roma).

(3) Cfr. nfl. 139 e 224.

(l) -Omesso in LV. (2) -In LV aggiunto « faire >. (3) -Cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, n. 1852, p. 537; e Addenda, n. 782. (4) -« Assurances. LV. Al rigo 14 « pour que des ». Al rigo 25 « par suite ». (5) -Omesso in LV. Cfr. n. 129. (6) -« L'appui éventuel promis par M. de Bismarck» LV. (7) -Omesso in LV. Cfr. n. 195. (8) -« Du > LV.
244

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 677. Berlino, 11 ottobre 1870 (per. il 15).

M. de Thile a bien voulu me communiquer un télégramme du Comte Brassier, rendant compte des explications qui lui ont été fournies par S. E.

M. Lanza sur le départ de Garibaldi, lequel a réussi à se soustraire à notre surveillance en prenant passage à bord d'un batiment français. Le Secrétaire d'Etat ne semblait pas attacher de l'importance à cet incident, d'autarrt plus que nous avions donné les ordres les plus sévères pour empecher la formation et le départ des volontaires. A cette occasion, je lui ai rappelé la meme observation qu'il m'avalt faite lorsque je lui parlais des sujets allemandes [sic] au service du Pape. Notre code est aussi forme! à cet égard, que celui de la Prusse.

M. de Thile m'a dit en outre que la mission de M. Th1ers avait échoué à Vienne, aussi bien qu'à Pétersbourg et à Londres. Aucune Grande Puissance neutre n'avait consenti à ~sortir de son abstention. C'était maintenant le tour de Florence. Prenant la balle au bond, j'ai déclaré, aux termes de votre télégramme

du 7 Octobre (5), que nous ne nous départirions pas de la ligne de conduite que nous avions suivie jusqu'ici, en préservant ainsi l'Europe d'una conflagration générale.

Le Moniteur Prussien d'hier au soir contient un mémoire communiqué à plusieurs Puissances (6). Le Cabinet Royal dégage une foi de plus toute responsabilité du refus de M. Jules Favre et de ses collègues d'accepter les condi

tions d'un armistice, et d'avoir ainsi rendu nécessaire la poursuite des hostilités et de toutes les horreurs d'un siège, y compris la famine dans Paris. C'est un moyen d'intimidation, et peut-etre aussi un avis indirect aux grandes Puissances de peser sur le Gouvernement de la défense nationale. Il a en effet grand besoin d'etre ramené à des sentiments plus modérés que ceux .énoncés dans la proclamation de M. Gambetta, du 9 Octobre. C'est bien plutòt le plaidoyer d'un avocat croyant parler en cour d'assises, que l'appel d'un homme d'Etat à la sagesse de la France et aux sympathies de l'Europe.

(l) -Il brano fra asterischi è stato omesso in LV. (2) -Omesso in LV. (3) -• A M. de Thile j'ai dit... sur l'inconvenance de. LV. (4) -c Des princes de maisons > LV. (5) -Cfr. n. 198.

(6) La circolare alle rappresentanze diplomatiche prussiane è del 4 ottobre (cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 532; Archives Diplomatiques 1871-1872, II, n. 581, pp. 712-713): il mémoire annesso, che reca la data del 10, in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4116, PP. 239-240; e in Archives Diplomatiques, cit., pp. 713-714 (sotto il 4 ottobre).

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 56 (1). Nizza, 11 ottobre 1870 (per. il 14).

Che Italiani a centinaja violino la neutralità proclamata dal Regio Governo nel'la tremenda é'ìuerra 'combattuta fra la FréliilJCia e la Prussia per essere .un fatto pubblico non abbisogna di essere da me particolarmente segnalato all'E. V. Ma ignorando se il Governo del Re abbia ragioni di Stato per tollerare lo stesso fatto anche da parte di coloro che ricevendo pensioni sull'Erario si trovano più direttamente sotto il potere del Governo di Sua Maestà, io mi credo in dovere di segnalare all'E. V. certo Signor Enrico Pastoris, già ufficiale Garibaldino, poi nell'Esercito Regio, decorato di due medaglie, l'una al valor militare, e goriente d'una pensione sulle Casse del nostro Stato, il quale ha sollecitato ed ottenuto il rango di Capitano nei Garibaldini, Chasseurs des Alpes Maritimes, con disapprovazione di non pochi Regj Uffiziali in riposo qui di:moranti.

L'arrivo di Garibaldi in Francia ha reso iun servizio positivo alle autorità Francesi di questo Dipartimento perchè ha .rotto l'unanimità di volontà che si era ad un tratto, formata nella popolazione per agire in .senso Italiano. Non poca gioventù corre sotto le Bandiere del vecchio popolare Generale, e non sono cosi pochi còloro che ingenuamente si lasciano dare ad intendere che la Repubblica Francese, al fine della guerra, in ricompensa dei servizj ricevuti, darà a Nizza la sua indipendenza. Ma io credo che meglio s'appongano quegLi altri che pronosticano la scopo finale dei Corpi Garibaldini sia quello di tentare di repubblicanizzare l'Italia, se durerà il Governo repubblicano in Francia.

La povera Francia fa proprio compassione pella stato di sfacelo in cui si trova -Tutti vogliono comandare pochi sanno ubbidire; si prodiga il danaro in paghe di uomini che dovrebbero correre sul nemico e che non fanno che andare a zonzo, fumando per le città. Cominciando dall'alto, Fourichon e Cremieux si bisticciano, poi cade dal cielo Gambetta a dare uno schiaffo alla Delegazione di Governo a Tours e via di seguito fra i :Prefetti, i Commissarj più o meno straordinarj, gli amministratori eoc. (2).

Il levati di là perchè mi ci metto io è il dogma del giorno.

P. -S. -Incluso un ritaglio del Journal de Nice (1), contenente una lettera del Signor !card a difesa del Regio Esercito. Il Re essendo pure stato grossolanamente insultato pare che il Signor !card Regio Uffiziale av.rebbe dovuto principalmente occuparsi dell'Augusto Capo del medesimo esercito.
(l) -Annc.tazione marginale: « Comunicato per estratto all'interno. 15 ottobre 70 •. (2) -n Signir Baragnon al momento di partire per Tours, ove è stato chiamato, pubblica,che lascia per surrogarlo provvisoriamente il signor Blache nella qualità d'amministratore del Dipartimento. n Signor Blache poche ore dopo pubblica a sua volta, che nominato in surrogazione del Signor Baragnon assume l'amministrazione del Dipartimento. Il Signor Blache è un giovinotto di 29 anni, il quale pochi anni fa era praticamente nello studio di un piccolo <;:ausidico a Telone. [Nota del documento].
246

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3097. Vienna, 12 ottobre 1870, ore 15,25 (per. ore 17,45).

Lord Acton partage mon avis exprimé dans la lettre perdue par Mario (2) qu'il faut se hàter de formuler :le projet des garanties pontificales. Ce projet devrait étre communiqué confidentiellement aux Puissances pour s'assurer du leur assentiment, et voté le plus tòt possible par le Parlement. Cela étant, notre position devient meiHeure méme si le Pape songeait à quitter Rome. Nos ennemis travaillent pour nous créer de.s embarras, tàchons de nous trouver dans une situation correcte avant que la paix et les relations régulières entre toutes les Puissances soient rétablies. Lord Acton reconnait que le projet de la Cité Léonine n'a plus d'opportunité. Il a vu avant hier le Comte de Bray qui lui a dit que la Bavière ne ferait rien pour le Pape si ce n'est d'accord avec la Prusse et l'Autriche.

247

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3099. Tours, 12 ottobre 1870, ore 12 (per. ore 20,30).

Le Chargé d'affaires de France à Rome écrit que le Pape désireraH avoir assurance qu'il peut librement sortir de Rome et au besoin méme de l'Italie et y rentrer aussi librement. Il ajoute qu'il est convaincu que le Pape reste à Rome mais qu'il est obsédé par la préoccupation de ne pas étre libre de s'en aller s'il le veut. M. Senard doit vous en parler dans quelques jours. Je vous en préviens pour toute bonne. fin mais je pense que désormais Pape n'a plus besoin de intermédiaire étranger auprès de nous.

248

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17. p. 68)

R. 269. Bruxelles, 12 ottobre 1870 (per. il 16).

Je m'empresse de transmettre ci-joint à V. E. le compte-rendu de l'Assemblée Catholique qui s'est tenue hier (3) à Malines sous la présiàence des Evéques de Belgique pour protester contre l'entrée des troupes ltaliennes à Rome. Cette réunion qui se composait d'environ quinze cents personnes, ·a terminé sa séance

• Mar •· successivamente fu aggiunto «io».

par une adresse à Sa Sainteté où se trouvent résumées la pensée et les vreux

des assistants.

*Si V. E. veut bien me permettre d'exprimer mon opmwn à ce sujet, je crois que nous n'avons pas à nous préoccuper de cette manifestation qui se réSIUme par de stériles déclamatiOIIlS, et comme toutes 'ceHes qui l'ont précédée, est destinée à tomber dans le vide. En faisant auprès du Ministre des Affaires Etrangères la démarche dont j'ai eu l'honneur d'informer V. E. U me semble que nous avons suffisamment démontré que nous suivions le mouvement hostile soulevé contre nous par le parti clérical, sans y attacher plus d'importance qu'il n'en mérite. Au reste, les organes déricaux exaltés, sont ici ·en infime minodté, et l'immense majorité des feuilles libérales ou meme simplement modérées, dans tout ce qui concerne les questions religieuses, ont sur l'opinion publique une influence bien autrement prépondérante que celle que peuvent exercer des écarts de langage condamnés par tous les gens sensés * (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -È la l. confidenziale 17 del 7 ottobre (cfr. n, 209). Quanto a <Mario» del telegn•mma, si tratta certamente di Mario Martino (cfr. nn. 250 e 336). Si noti inoltre che nel testo del telegramma la parola • Mario " fu scritta in due tempi: in un primo tempo fu scritto

(3) Questa prima frase modificata in LV.

249

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 132. Londra, 12 ottobre 1870 (per. il 17).

Il 6 .corrente mi è pervenuto il telegramma (2) col quale V. E. mi annunziava che il Papa in un suo recente indirizzo ai Cardinali pubblicato dai .g.iornali si lagnava di che col Potere usurpatogli Egli avesse perduto la libertà delle comunicazioni postali colla Cristianità. Ella portava a mia notizia che il Governo aveva fatto offrire al Papa col mezzo del Cardinale Antonelli un ufficio speciqle di Posta e di telegrafo pel Vaticano, che questa offerta era stata ri:fiutata, ma che il Governo medesimo aveva in quel mentre stesso ordinato che la ·stessa offerta fosse rinnovata, aggiungendovi la facoltà pel Papa di inviare dei Corrieri Pontifici a Civitavecchia. Ella soggiungeva che il Governo Italiano voleva che fosse garentita al Pontefice la più completa libertà di comunicazioni.

Essendomi tosto recato al Foreign Office per conferire col Signor Conte Granvil1e e trovandosi egli in campagna parlai .col Signor Odo Russell, impiegato superiore, che in quel mentre era al Foreign Office, e fattagli la comunicazione del predetto telegramma, gli consegnai una mia lettera particolare pel Signor Conte Granville che aveva preparato pel caso che non lo avessi trovato, alla quale aveva unito l'esposizione del contenuto nel predetto di Lei telegramma,

e Pcl'egai lo stesso SiJgno;r Odo RUlSSiell di vo1erne procurare 11 sollecito ricap!ito al Signor Conte Granville. Il Signor Conte trovasi da infermità impedito di recarsi da quel giorno in poi a Londra.

Le idee ·espressemi in questa ·Circostanza dal Signor Odo Russell furono nel senso di una schietta benevolenza per l'Italia (3).

• Facendo seguito al mio Rapporto del 12 corrente n. 132 Politico, mi pregio di significarle

che ricevo ora un biglietto particolare e confidenziale scrittomi dal signor Conte Granville dalla sua campagna nel quale, accusandomi la ricevuta della mia lettera particolare indicata nel predetto mio Rapporto, mi ringrazia e della mia lettera e della comunicazione in essa inclusa e mi esprime il piacere che prova dal conoscere che il Governo Italiano sia stato e sia tuttora desideroso di assicurare al Papa un'indipendem:a perfetta a riguardo delle comunicazioni postali e telegrafiche», Cfr. LV 17, pp. 68-69.

(l) -Il brano tra asterischi è stato omesso in LV. (2) -Cfr. n. 190. (3) -Il 13 ottobre, il Cadorna comunicava (r. 135):
250

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 19. Vienna, 12 ottobre 1870.

Mi duole che Martino abbia smarrito la mia lettera del 7 (l) ma sarebbe inutile ripeterla per ·filo e per segno. Dirò in breve i due argomenti che vi trattavo. Primo le elezioni. Se non v'è quasi certezza di esito veramente buono, è troppo importante finir la question romana per gittarsi nelle elezioni generali. E anche ci sarebbe altro a dire. Per me confesso ·avrei convocato la Camera tal quale è, ma se si vogliono anche i Romani (come si vollero i veneti) siano i ben venuti, ma pensate che gl'indugi nuociono non .giovano. Bisogna aver concretato quaJ.che cosa prima che la guerra finisca, e le relazioni sian riprese fra le potenze: sicchè possa intavolarsi qualche pratica pel Papa. Questo mi apriva l'adito in secondo luogo a parlare dello schema. Io consigliava d'intendersi bene colla Giunta romana, discutere con essa a fondo i varii punti, tanto che non si trovi poi difficoltà laddove dovrebbe aversi appogg•io. Fatto ciò, usufrutterei questo intervallo di tempo per ottenere dalle corti europee un favorevole giudizio allo schema. Senza fare alcuna comunicazione officiale, i ministri del Rè all'estero potrebbero presentire se vi siano obbiezzioni sensate, e carpire con abilità un assenso. La difficoltà del problema renderà gli uomini di stato più arrendevoli non sapendo che altro propo~re. E se si potesse venire alla Camera con uno schema del quale si fosse certi che è riconosciuto come plausibile dai Gabinetti, sarebbe un grande vantaggio. Il momento è propizio; ma bisogna poter dire in modo con

creto = ecco gli articoli che il Governo proporrà al Parlamento =

Per me son dell'avviso d'affrontare la questione della mutaz•ione dello Statuto, e seppellire così per sempre le idee future di costituente. E direi = all'articolo Io dello Statuto è sostituito il Titolo seguente. Questo titolo sarebbe composto di parecchi articoli. Pri·ma del Papa, delle sue prerogative, delle garanzie etc. Terrei moltissimo a che vi fosse un articolo di questo tenore all'incirca: Qualora la Santa Sede volesse ripristinare il sistema della elez•ione dei vescovi a clero e popolo, S. M. il Rè s'impegna a rinunziare ad ogni partecipazione alla nomina dei vescovi medesimi (se credi opportuno che su questa parte io scriva a Sella, telegrafami) [.] Sarà bene altresì specificare che sono aboliti gli exequatur, gli appelli per abuso e tutte le cautele dei regalisti. Un articolo risguarderà i nunzii papa.li e gli ambasciatori esteri, e se vi piacesse la idea che ti ho espressa in altra lettera anche i Capi d'ordine. L'ultimo articolo dovrebbe specificare che tutti i Culti sono permessi sotto la legge comune. Anche questo è necessario a dirsi.

Come ti ho telegrafato (2), mi parrebbe utile che tu consultas·si Lord Acton che ti porta la presente. Se egli fosse sodisfatto, direi che avremmo tutte le probabilità che i cattolici di buona fede saranno con noi.

Non so se nella lettera perduta o in altra, ti abbia parlato di Pantaleoni. Sappimi dire se lo farete senatore. Siccome oltre i Principi dovrete metterei qualche dotto, mi parrebbe il caso, tanto più che trattò la questione romana per incarico di Cavour, e n'ebbe l'esigUo, e fù deputato del 1848 e del 1860 e1861. Ad ogni modo sappimi dire la decisione che avrete presa.

(l) -Cfr. n. 209. (2) -Cfr. n. 241.
251

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fasc. 66)

L. P. Roma, 12 ottobre 1870.

Si je ne réponds qu'aujourd'hui à la lettre que vous avez bien voulu m'écrire il y a près d'un mois, c'est que par suite du désordre qui a existé dans le service des postes entre Rome et le reste du royaume, je ne l'ai reçue qu'un de ces derniers jours. J'ai pris connaissance, pendant une courte excursion que j'ai faite récemment à Florence, de vos dépeches où je n'ai pas vu qu'il y ait rien à modifier pour une publication, sauf que les circonstances spéciales du moment de la publication viennent à le demander. La marche de •la guerre a été telle que l'action diplomatique n'a pas eu devant elle tout le champ qui pouvait lui etre ouvert à Vienne; ma•is 'quoi qu'il en soit de vos impressions personnelles, ce sera un avantage pour notre diplomatie que vous en ayez fait part dans ces moments critiques. J'ai de plus en plus la conviction que la politique extérieure est une branche féconde qui devra etre pl.ius cultivée et plus appréciée chez nous, au point de vue de l'importance trop méconnue jusqu'ici de placer des capacités sérieuses dans nos postes à l'étranger. On a trop cru que le ministère était tout

et les diplomates rien. Mais je comprends qu'en ce moment votre attention doit etre surtout dirigée sur l'intérieur. La manière dont se posent les affaires de Rome me semble de tout point satisfaisante. Dès les premiers jours de notre occupation le parti de la gauche a été anéanti et découragé par les manifestations conservatrices et sensées du peuple lui-meme. N'ayant pas transigé avec les Montecchi et les Cucchi, l'autorité a eu l'estime et la considération de l'aristocratie, meme de celle qui boude, et du Vatican, malgré ses protestations. L'armée, avec son admirable discipline, sa conduite irréprochable, est devenue le grand facteur dè la situation, applaudie avec fureur par le peuple, et lorgnée avec complaisance du Vatican par le pape lui-méme, qui s'étonne que le soldat italien s'écarte du type, qui semble resté traditionnel à Rome, du .reitre et du routier qui pillent, coudoient, dégainent, s'enivrent et font crier les filles. Le cardinal Antonelli ne cesse de me faire l'éloge de la tenue respectueuse de nos braves troupes. La diplomatie, qui a toujours eu un certa-in respect au fond pour le canon, admire le calme et la sécuri:té qui règnent à Rome, après avoir assisté sans trop d'émoi à l'opération brìllante du 20. La lettre du pape aux ca.rdinaux est regardée ici par les diplomates memes comme un morceau de rhétorique sans portée. Je ne m'étends pas sur les traits spéciaux de la situation, supposant que l'on vous envoie des copies de mes lettres au Ministre. Je ne me fais aucune illusion sur les dispositions du Vatican. S'il survient une complication à l'intérieur ou au dehors, il en profitera impitoyablement. Mais en l'état actuel des choses, le pape n'est

parti et n'a lancé d'excommunication ni pour notre entrée, ni pour le plébiscite; voilà le trait décisif de la situation. Il est acquis maintenant que le pape ne partira pas; et le contact ainsi établi dissipera, on peut l'espérer, plus de préjugés et de rancunes qu'il n'amènera de froissemens inévitables du reste. Tout le monde s'accorde ici à dire que la suppression de la main morte et de la personnalité légale des ordres réguliers fera moins d'impression au Vatican, pour qui c'est prévu, que l'occupation récente du Quirinal et de la Consulte -Il faudrait seulement selon moi qu'on adoptàt la grande règle d'ètre généreux pour les individus et impitoyable pour les institutions, et que, selon le précepte de Machiave!, on prit d'un seui coup et rapidement toutes les mesures douloureuses, afin d'en rendre la sensation moins pénible et le retentissement plus passager. J'ai constaté récemment à Florence que le ministère et le Général La-Marmora admettent, non l'application de la loi rigoureuse de 1867 aux ordrcs réguliers à Rome, mais le principe de l'abolition de la main morte et celui de la non existence légale de ces ordres. Cela suffit. Sur l'article de la Capitale aussi il n'y a plus, mème pour le Général La Marmora, de doute s'inon sur le temps et les moyens à observer pour réaliser sans précipitation et sans désordre l'insta11ation de la capitale définitive. La Lieutenance commence donc, je crois, sous de bons auspices, au milieu d'un peuple sage et pénétré de la grandeur de la tàche à laquelle il est appelé.

Je serais heureux si j'apprenais que mon langage au Cardinal Antonelli a été approuvé de vous. J'ai ahordé sans hésitation les sujets les plus scabreux, convaincu que certaines affirmations devaient ètre faites sans retard, et qu'une direction d'·idées devait ètre tracée dès l'origine dans nos rapports avec le Vatican. Le temps des Vegezzi est passé. Il n'est pas nuisible, camme j'en ai fait l'expérience personnelle au Vatican, qu'on comprenne bien que nous avons la conscience de notre force et de notre sécurité, et qu'on ne prenne pas nos concessions pour un effet de la peur ou de la faiblesse. La portée de ces concessions est le grand point à déterminer. Le capitolato que le Conseil des Ministres avait délibéré, en y comprenant, par une nouveauté bien grave, le maintien des corporations religieuses (Mémoire du 29 aout) n'était pas une promesse durable, mais une offre faite pendant qu'une transaction pacifique était encor possible. Nous ne sommes liés aujourd'hui que par notre propre intérèt de liberté et d'indépendance réciproque entre l'Etat et l'Eglise, et par nos devoirs envers le monde catholique. Or nos intérèts Ubéraux n'exigent pas qu'on fasse plus pour les rarpports entre l'Eglise et l'Etat que ce qui existe en Amérique, en Angleterre, en Belgique, où les ordres réguliers n'existent que camme corporations libres; et quant au monde catholique, représenté plus ou moins dument par la diploma:tie, il n'a le droit de nous demander compte ni des rapports de l'Eglise et de l'Etat en Italie, ni de l'existence ou· non d'un reste de juridiction temporelle du pape sur des serfs ecclésiastiques. Il sera bon sans doute camme effet mora! de mettre au grenier les armes rouillées de l'ancien droit régalien, l'exequatur et le reste; il faudra aussi étudier le moyen de rendre à l'Eglise (ce qui ne veut pas dire au pape seui) la nomination des évèques; mais le droit de l'Europe dans la question romaine ne ·commence que là où il s'agit d''indépendance et de liberté du Pape et des institutions qui lui sont nécessaires, et de la sureté de ses communications avec le monde catholique.

Les communications peuvent etre assurées par des moyens comme ceux que nous avons indiqués au pape (et qu'il a jugés superflues); et la liberté et l'indépendance du S. Siège peuvent etre rendues suffisamment sensibles et tangibles par une application sensée et pratique de l'idée de la cité Léonine. Le mainr tien du pouvoir temporel avec droit de justice sur un coin quelconque de territoire italien est évidemment une impossibilité; mais pourquoi ne pas reconnaitre au pape une haute souveraineté sur la cité Léonine, ayant pour eff·et non pas d'empecher les dtoyens de jouir de l·eur:;: droits civils et politiques, mais de soumettre à un veto pontificai la publication ou l'affichage d'imprimés, l'exercìce d'arts et métiers, les représentations théàtràles; de donner faculté au pape d'exproprier tous les immeubles qui lui ·conviendraient dans la cité Léonine pour y établir les institutions dont il voudrait s'entourer; d'assurer dans la cité Léonine l'immunité et l'exemption d'impòts aux établissemens, min.istères, et représentations ecclésiastiques; d'y permettre la formation de telles gardes et corps que le pape voudrait pour ces institutions aussi bien que pour le Vatican; de constituer enfin au pape, pour lui donner le moyen de faire vivre autour de lui les ordres religìeux qu'il voudrait à l'état d'associations libres, une forte dotation et un tribut de haute souveraineté? J'ai essayé de formuler tout ce.\a et des autres concessions à faire au pape et à l'Eglise dans des projets envoyés au Ministre, et rédigés avec l'aide de personnes compétentes, ecclésiastiques et juristes. J'avoue que j'ai confiance dans le résultat si nous ne surtons pas de notre ligne, de notre droit, de notre compétence. Il ne faut pas, vous etes de cet avis, chercher à satisfaire le. pays par des complaisances envers la gauche et le S. Siège par des complaisances cléricales. Il faut se concilier le pays par une sécularisation large et courageuse de la ~oeiété civile à Rome meme, et le S. Siège par le maintien rigoureux de l'ordre, de la sécurité, et des intérets équitables des personnes. Hors de là il n'y a que jésuìtisme, et en jésuitisme les jésuites noirs et rouges seront toujours plus forts que nous. On est toujours battus par les pretres quand on fait avec eux de la théologie ou du droit canon; on les bat toujours quand on se tient sur le terrain des saines notions libérales et du droit personnel et réel.

Voilà, Monsieur, vos doctrines, je le sais; et je ne les répète que pour me vanter d'etre de votre école. Prenons garde seulement à nos amis! J'ai eu quelques disputes ici avec Acquaviva et avec Bonghi, qui a choìsì un mauvais moment pour se démettre de son mandat de député. Disputes d'amis, bien entendu. Au nom du ciel, laissons disparaitre dans le passé les discours d':il y a six mois et le.s plans faits sur une situ.ation qui n'est plus la meme. Alea jacta est, vous dites bien; il faut prendre corps à corps le grand problème. Il est bien moins redoutable quand on en a jour par jour les termes pratiques sous les yeux. On a meme à se défendre à Rome d'une impressio n singulière: c'est que la puissance de la papauté, immense de loin, n'est plus que peu de chose de près. Ce en quoi le Concile nous a surtout servis, ce n'est peut-etre pas tant par la proclamation choquaillte de l'in:faillibilité, qu'en ce que le mystère pontificai a été vu sans voiles et touché du doigt par tout le personnel de la hiérarchie catholique, qui est revenu de Rome avec le secret découvert de cet oracle qui n'impose que de loin. Je dis qu'il faut se défendre d'une impression qui e.st celle de presque tout romain libéral: c'est que l'on s'exagère

I')·-~ Do(fimenti dit1/omcrtiri -Serie !I -Vol.

beaucoup trop ce qu'il faut accorder au Pontife et à l'Europe. « Beaucoup d'honneurs et beaucoup d'argent suffisent à la rigueur », dit Sermoneta. Ce n'est pas tout-à-fait aussi simple, pour qui se préoccupe de l'avenir, et de l'Europe d'après-demain.

Le pape est en plein mysticisme. Les moines et religieuses sont furieux contre lui parcequ'ils croiènt qu'ils seront sacrifiés par préférance à d'autres intérets plus chers au Vatican, et parceque le pape, abusé par les prédictions d'une religieuse qu'il consulte, les a assurés imperturbablement jusqu'au dernier moment que les Italiens n'entreraient pas; ce qui a fait croire à Rome à des veto diplomatiques et a empéché les intéressés de prendre à temps des précautions pour leurs avoirs. Le pape a essayé H y a quelque temps de faire un miracle, dans un de ces retours d'·inépuisable verdeur qu'il prend pour des visites de l'Esprit Saint. Il a dit à un estropié: Lève toi et marche. L'estropié n'a pu marcher, et on a cherché à étouffer l'affaire. Mais le pape étant toujours aussi éloigné de l'idée d'un rapprochement a.vec le Roi, la venue du Roi à Rome se trouve retardée par la juste appréhension de Sa Majesté de la situation délicate qui peut lui etre créée à Rome par une fuite du pape, coup de téte qui demeure possible, par une excommunication à bout portant, par quelque accusation solennelle d'usurpation ou d'attentat à la propriété du Quirinal, etc. C'est un còté difficile de la situation, les Romains attendant le roi avec impatience. Je pense que l'arrivée de La Marmora amènera bientòt une situation plus nette dans un sens ou dans l'autre. Antonelli ne me dit pas qu'il ne le verra pas, il a l'air seulement de vouloir consulter là dessus le pape. Je crois qu'il faut répondre à toutes les demandes de concessions, de faveurs, etc. faites par le clergé de tout grade, que ces faveurs ne peuvent étre que concertées entre le roi personnellement et le pape, et que cela est impossible tant que le roi, personne sacrée et irresponsable, et catholique fidèle, ne peut entrer en relation avec le Pontife, en raison de la fàcheuse attitude de celui-ci, sans risque pour sa dignité et Majesté .royales. Peut-étre le vieux fond de faiblesse du pape pour le caractère du roi aura-t-il le dessus dans quelque circonstance favorable.

Une commission est nommée pour le renouvellement de la Rome moderne et la restauration de la Rome antique; on parle déjà de dessèchement des marais qui empestent l'atmosphère romaine, de reboiser et de cultiver l'Agro romano; on pronostique la reconstitution défìnitive d'un grand parti conservateur et libéral, une ère de politique sérieuse et féconde, de travaux sur une vaste échelle avec conscience de la ~écurité et du définitif. Les perspectives sont heureuses, la ·constellation, comme disent les allemands, est propice. Profitons de ce moment. La plus grande partie de la noblesse de Rome entre dans les affaires ou ne boude qu'à peine; cultivons ces dispositions de bon augure. L'esprit romain est trop anti-français sans doute, ce qui est du reste nature!: c'est cependant là un heureux contrepoids au latinisme qui a laissé trop de traces parmi nous, j'entends dans le sens dont Massari, l'excellent homme, est l'exagération débonnaire. Laissons nos trainards en arrière; les meilleures armées en perdent sur leur chemin. Le Génie italien va se formuler ici avec une expression neuve, originale, propre. Les touchantes habitudes de l'exil, les attaches du creur pour les maitres de la jeunesse de la génération aujourd'hui

mure, les conceptions progressivement formées à chaque étape de la nation depuis cinquante ans, le guelfisme, le catholicisme libéral, l'Italie et la Papauté collaborant en politique, l'alliance des races latines, gardonc:-les camme souvenirs émouvants et camme preuves de notre bonne foi et de notre bon vouloir dans chaque situation par où nous avons passé, -mais rompons·-en les liens dans notre pensée et dans notre action présente. L'Allemagne, après l'Angleterre et l'Amérique, a pris une telle avance sur le reste du monde, qu'il faut hater le pas et courir à la réalité, laisse.r là les affections, les reves et l'idéal sentimental, et se saisir vigoureusement àes seules choses solides et sures, la sc'ience positive, la production, et la force qui provient de l'une et de l'autre. J'a'ime à vous redire ces choses que vous avez dites et depuis longtemps, parceque je sens à Rome un esprit, un milieu, qui sans etre d'une supériorité intelleciuell:le ou moraJ.e incontesta:Mes, me semble devoir dOtll!Iler à notre activité politique et sociale une tenue plus sérieuse et plus élevée que nous ne l'avons eue à Florence, et moins exclusive que nous ne l'avions trouvée à Turin. Cet effet de l'enthousiasme grave, de l'ardeur réfléchie, de la confiance sans jactance, du désir honnete de faire beaucoup et bien, dont je suis témoin

ici, tout ·le monde le reSISent, tous 1es ItaJ.iens des autres prov.Lnces l'ont éprouvé. Tachons qu'il ne soit pas trompeur.

En vérité, Monsieur, cette chiacchie1·ata est trop longue; mais qui sait si

et quand j'aurai encore l'occasion de m'épancher à esprit ouvert avec qui puisse comme vous me juger et me redreSiSer? Je ne sais où j'irai en quiHant Rome; il me semble que le temps de mon séjour au Secrétariat Général est fini. Heureux qui pourra se trouver dans les parties vives de la grande oeuvre qui commence pour l'Italie! Je vous y suivrai toujours avec une attention instructive, et avec une gratitude sincère pour l'intéret que vous m'avez bien voulu témoigner.

252

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

(AB)

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 12 ottobre 1870.

Comincio dal dir1le che Je sue lettere (l) ,scritte aJ. Ministro, i prim1 .giorni dell'ingresso delle nostre truppe a Roma, mi riuscirono molto interessanti; tanto interessanti che le ho fatte pervenire sino a S. M. l'Imperatore. È utile assai che la Corte imperiale 1si persuada 1che non abbiamo propositi violenti contro il Papa, ma desiderio vivo di .assicurarne ·la 1ibertà e la indipendenza.

Quanto al governo austro-ungarico e al Conte di Beust in particola·re esso è nelle migliori disposizioni verso di noi. Ma a mio avviso (e ne ho scritto o. Visconti istantemente) (2) bisogna concretare qualche cosa di positivo e di

fisso. Voglio dire che bisogna determinar bene tutti ,gli articoli dello sch;ema col quale intendiamo formulare le guarentigie pel Santo Padre e per la Chiesa.

L'idea della dttà Leonina poteva esser buona se H Papa J'avesse accettata. Ma poichè egli rifiutò, e abbandonò ~a (popdllazione di quel borgo a se stessa, e fummo anzi invitati ad entrarvi noi, e vi si ieee il plebisdto, Lo non veggo più l'opportunità di una ta}e proposta.

Ho due autorità diverse ma ·che mi rassicurano in questa opinione, Lord Acton, e il Conte di Beust. E per verità codesta parte non era connessa essenzialmente con quel che è necessario alla libertà della Chiesa e all'indipendenza

del Parpa. Qui sarei largo e netto, e fatto •lo schema mi parrebbe da •comunicarsi ai nostri ministri all'estero. Essi colla loro abilità si sforzeranno di ottenere un assentimento almeno confidenziale, e la cosa mi pare possibile. Sarebbe poi di grande vantaggio presentarsi al Parlamento con uno s·chema del quale si fosse sicuri che non susciterà ostacoli presso le potenze straniere.

Un altro punto del quale ho ·scritto a Visconti è quello delle corporazioni religiose (1). È impossibile che il Governo italiano possa riconoscere la personalità giuridica, ma anche rsenza di essa, le cose mi rsembrano ll!ggiustabili, e ne ho scritto il modo. Ma intanto Ile fo osservare che i Padri Rorsminiani non formano quell •che si ·chiama una persona civile, eppure esistono e possiedono, ed hanno il loro generale a Roma.

Finalmente giacchè sono a parlare di 'Codesta città, 'io non po·trei accogliere l'idea .che si protraesse indefinitamente e senza limite di tempo il trasporto della capitale. È cosa che vuol farsi con garbo e senza precipitazione, ma però senza po11ger il destro di credere che possiamo passarcene. Allora veramente le potenze avrebber ragione d'i,nsist,ere per rlasciar Roma ;:vl Papa, e gli argomenti principa•ti di Cavour verrebber meno. Leglgo nella Perseveranza J'idea di fare una città nuova, e si prescrive anche il dove e il .come. L'idea di Bonghi può esser ottima, ma io trovo 'anche mi~liore que'lla di: \lasciare ·che rla gente vada dove vuole, edifichi dov;e gli rpiace e come 'gli piwce. La libera concorrrenza farà tpiù di tutte le commissioni d'ormato ·Che .si possano i•mma:ginare.

Le ho toccato i punti più scabrosi. Sugli altri credo sarà facile intender1si, sopratutto se non se ne mescoleranno gli avvocati regalisti ammiratori degli exequatur degli appeHi per abuso e di tutta 'quel.la coorte di strumenti, che ormai mi sembrano come le vecchie colubrine a scaglia, dirimpetto ai cannoni d'acciaio. Quando io venni qui, si credeva al Ministero degli Esteri a Firenze che l'Austria fosse incl'inata a pr.endere la iniziativa di una mediazione, o di qualche atto anche più grave. Io ne dubitava, e in verità il rfa>tto mi ha dato ra'glione

a'Ssai al di là di queJ che io .credessi.

La Russia rtuttoochè si dtca neutra, ha degli ~mpe•gni coJla Prussia, e l'ha

servita indirettamente ma efficacemente impedendo aU'Austria di agire, e

direi quasi togliendole ogni libertà di azione. Il povero Thiers che sperava a

Pietroburgo di trovar favore ha dovuto persuadersi che H Conte Gor•chakoff

non farà nulla nè separatamente nè collettivamente. Anche l'Austria adunque

non farà nulla: dke che •Copre 'le nostre frontiere ma nulla più. Ora il Thlers è

andato a Firenze, e l'assicuro che la sua tristezza e il suo patriottismo stringono

il cuore. Se :l'I:talia avesse trecento mila uomini, e potesse colla sua spada far

traboc.care rla bilanc,ia,, .sarebbe una :poliHca gen;erosa e feconda quella :che ll1ialzasse

la Francia dal fondo in cui giace prostrata. Ma noi non abbiamo tanta forza da

resistere alia Prus:sLa :l:a quale per giunta, ci susiCiterebbe molti disordini dentro,

sia coi mazziniani sia coi partigiani dei princ:ilpi rspodes;tatL Lascio stare l'impegno

che abbiamo preso rcoll'Inghir]terra, cQilJa qualre bisogne1rebbe pcrima .cercar d'irn

tendersi: nè so se l'opinione .pubblica sarebbe in verun caso favorevole ad uscire

dalla neutralrità. Per queste ragioni dubito che l:a m~ssione del Sig. Thiers non

avrà l'effetto ·ch'egli 'S'affanna a sperare.

Confesso nondimeno che se si potesse diplomaticamente far qualche cosa,

mi parrebbe des.iderabile, e fol'se i prusls'iani cominciano essi stessi a piegare

l'animo a più miti sensi. Dico mi1tii relativamente, perchè temo che quaJche parte

del territorio di Alsazia lo vorranno ad ogni pa:tto. I francesi sarebbero disposti

a tutt'altre condizioni, danaro flotta, smantellamento di fortezze, ma non terri

torio. In ciò 'Conrstste rla diffi:co11tà della pace,. Non è tanto un impeto di rancore,

nè un .senso di vendetta che muove in tutto i Prussiani, c'è rlo spirito pedan1tesco

della loro filosofia della storia. Io ho udito in presenza del Thiers lo ·Storico

Ranke ·che gli è amico e lo compiangeva di cuore, rostenere con una fermezza

implacabile che :1'Aisazia appartiene di di:ritto arlla Germania, e che i Francesi

cedendola non fanno al'tro che riparare un ingiustizia, e rende11si più forti per

l'avvenire.

Ormai è tempo che io finisca questa già troppo lunga lettera, la quale con

segno a Lord Acton. Ma non voglio finire IS•enza pregar1a di salutarmi cordia,l

mente il Generale La Marmora. Gli d~ca che feci aH'ardd:uca Alberto \la sua

ambasciata, e .che l"ardduca mi pal'lò di lui nei termini ,più affettuosi e r~verenti.

Il suo nome a Roma è tutto un programma, e 'gioverà moltissimo a rassicurare

gli animi, re a mantenere le potenze nel[e •buone di1spos:izioni ll:oro verso l'Italia.

Io telegrafai a Visconti il suo nome sin dai primi giorni che si affrontava la

questione romana, e sono lieto di vederlo oggi 1costì Luogotenente dei!. Re.

Dka anche aJ. Generale molte •cose da parte di mia moglie, la quale mi

incarica di salutarla distintamente.

P. S. -Io sarò a Fi.renze per la riunione della Camera. Scrivo questa !l!ettera in frettissima.

(l) -Cfr. n. 184. (2) -Cfr. nn. 184, 209, 228, 250.

(l) Cfr. nn. 184 e 228.

253

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3101. Vienna, 13 ottobre 1870, ore 18,50 (per. ore 19,55).

Les informations que Beust reçoit de Rome représentent toujours le Pape comme hésitant et indécis de rester à Rome ou de s'en aller. Le discours< du . Roi à la députation romaine a produit ici très bon effet.

254

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, A BERLINO, DE LAUNAY, A TOURS, NIGRA, A LONDRA, C. CADORNA, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1413. Firenze, 14 ottobre 1870, ore 17.

Le Gouvernement espagnol a fait de nouvelles démarches ici pour obtenir notre adhésion à candidature du Due d'Aoste. J'ai répondu, d'après les ordres du Roi, que nous ne consentirions à prendre de nouveau en examen cette question que lorsque l'Espagne qui est principalement intéressée se sera assurée que cette combinaison rencontre l'adhésion dei grandes Puissances. Veuillez tenir langage conforme si vous ètes interpellé.

255

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, p. 64) (l)

N. 81. Firenze, 14 ottobre 1870.

Son Eminence le cardinal Antone!li s'est adressé à plusieurs Cours pour savoir si Sa Sainteté serait libre de quitter Rome et d'y ,rentrer à son gré.

Cette démarche du cardinal Secrétaire d'Etat ayant été portée à ma connaissance par quelques membres du Corps diplomatique, je me suis empressé de répondre que l'Italie désire naturellement que Sa Sainteté reste à Rome, car nulle part le Pape ne sera entouré de plus de respect et d'égards, et nulle part il n'aura une plus grande Iiberté pour l'exercice de ses fonctions spirituelles. Si ·Cependant d'autres idées prenaient Je dessus (2) dans le Conseil du Saint Père, le Gouvernement du Roi ,se bornerait à regretter, tout en la respectant, sa détermination. Jamais en effet l'idée ne nous est venue d'exercer aucune influence sur les décisions de Sa Sainteté. Cela serait contraire à tous nos antécédents et à notre programme politique bien ·Connu. Le Pape peut donc rester à Rome, se rendre à Castel Gandolfo, à Civitavecchia, ou ailleurs, quitter l'Italie ou y rentrer. La seule observation que je me suis permise en faisant cette réponse * qui a été d'ailleurs portée directement à la connaissance du cardinal

Antonelli * (3), a été que, si Sa Sainteté se décidait à quitter Rome, il 'sera1t à désirer qu'Elle le fit publiquement et librement, car rien ne motiverait, en présence de l'entière liberté dont le Saint-Père dispose, les inconvénients et les fatigues d'un voyage secret. Quelles que soient les décisions du Saint-Père, ni le Gouvernement, ni les populations ne manqueront jamais de l'entourer de tous les honneurs et de toutes les marques de respect qui lui sont dus.

(l) Riprodotto in Correspondenzen K. K. lVI. d. A., n. 4, cit., n. 156 annesso, p. 134; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4181, pp. 357-358; Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 137-138.

(2) -• Prévalaient » LV. (3) -La frase tra asterischi è stata omessa in LV. Cfr. n. 358.
256

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(Ed. in LV 17, pp. 64-65)

D. 8. Firenze, 14 ottobre 1870.

Per autorizzazione avuta dal suo Governo il signor Barone di KUbeck mi comunicava giorni sono confidenzialmente copia del dispaccio direttogli da S. E. il Conte di Beust il 13 settembre passato ultimo sull'occupazione del ter

ritorio pontitficio (l), L'inviato aUJstria·co mi avea daJto prima 1lettura di quel (2) documento al quale io ebbi a riferirmi nello scrivere a V. S. il 21 (3) dello stesso mese. Dippoi lo stesso Barone di KUbeck m'ha letto un altro dispaccio del suo Governo dal quale risulta pienamente• ·confermato ciò che Ella mi ha .scritto circa la favorevole impressione ·che produssero nel cancelliere imperiale le dichiarazioni contenute neH'anzidetto mio dispaccio e le spiegazioni colle quali la S. V. ne ha accompa.gnato la comunkazione.

257

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/F)

L. P. [Firenze], 14 ottobre 1870.

Non so se Lei abbia potuto prevenire in tempo Thiers per una conferenza al tocco. In ogni caso io stimo inutile d'intervenirvi trovandosi il ministero più che bene rappresentato per ripetere un non possumus alle istanze dell'illustre Francese ( 4).

258

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 678. Berlino, 14 ottobre 1870 (per. il 18).

Pour ma propre information et en voie particulière, M. de Thile m'a donné lecture aujourd'hui d'un rapport du Comte D'Arnim en date du 9 de ce mois. Ce diplomate rend compte des vexations, des violences qui se commettent à Rome. Ordre aurait été donné d'évacuer le Quirinal et le palais de la Consulta. Dans le premier il réside près de 500 personnes, et dans le

K. -K. M. d. A., n. 4. cit., n. 146, p. 124; in Das Staatsarchiv, XIX·, n. 4175, PP. 350-351; in Archives Diptomatiques 1874, ~I. pp. 68-69.. . . . .

seconc1, entre autres le Cardinal Clarelli. Ces Palais n'appartiennent pas au demanio, mais sont la propriété privée du Saint Siège. Des observations sous la forme la [)lus 'courtoise ont été adressées à M. le ChevaJi.e,r Blanc qui aurait répondu que nous n'entendions pas préjuger la question de droit, mais que le Gouvernement avait besoin de ce !oca! pour y établir des administ.rations, et pour y préparer la demeure de S. E. le Général de la Marmora.

Les tracasseries ne s'arrètent pas là. Des perquisitions domiciliaires auraient eu lieu au Couvent de Grotta Ferrata chez des Moines de St. Basile. Nos soldats auraient brutalement envahi la maison des Dames du Sacré Creur, en fouillant méme les lits des demoiselles du pensionnat pour donner la chasse à des Zouaves prétendument cachés dans leur demeure.

M. d'Arnim termine son rapport en disant que notre Gouvernem~nt n'a point encore approuvé !es mesures adoptées pa,r ses agents à Rome, mais qu'en présence de tels procédés, le départ du Pape était inévitable.

M. de Thile était facheusement impressionné par cette correspondance, mais il évitait de se prononcer officiellement tant qu'il n'aurait pas d'instructions du Comte de Bismarck.

J'ai répondu que mes nouvelles de Rome s'arrétaient au 26 septembre échu (annexes à la dépèche de V. E. n. 172), mais qu'à cette date notre attitude était celle de la conciliation, et que les ordres les plus formels avaient été transmis à qui de droit pour entourer des plus grands égards le Pape et les Cardinaux.

Les rapports de M. d'Arnim étaient peut-ètre basés sur quelque malentendu. La situation est difficile pour chacun à Rome surtout dans les premLers temps, mais !!Jour qui conrnaissait les principes d'ordre et l'espr'it chevaleresque du Général de La Marmora, on pouvait ètre parfait.ement rassuré sur la manière dont il exécuteraH les ordres du Gouvernement.

M. de Thile espérait qu'il en serait ainsi, car les bons procédés ne manqueraient pas d'exercer une salutaire infiuence sur l'esprit du Souverain Pontife.

J'ai l'honneur d'accuser réception des documents diplomatiques du n. 513 au n. 540 moins les n. 535, 536, 538. J'ai également reçu la duplicata corrigée d'un annexe à la dépèche série Politique n. 172.

(l) -In LV aggiunto • per parte delle truppe italiane». E, al rigo 2, • l'unita copia». (2) -• Precedentemente... di questo» LV. (3) -• Alla s. V. il dispaccio del 21 » LV. Cfr. n. 3. Il testo di questo dispaccio del Beust a1 Kiibeck. del 13 settembre, è pubblicato in LV 17, pp. 65-66; oltre che in Correspondenzen

(4) n Lanza intervenne myece alla d1scusswne col Th1er~, durata. 3 ore, il 15 mattl?a (Le carte di Giovanni Lanza, c1t., VI, pp. 180 e 192). Su quesh colloqm cfr. THIERS, op. ctt., pp. 42-46; RoTHAN, op. cit., II, pp. 135-144 e anche I, (L'AUemagne), pp. 385-386.

259

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 136. Londra, 14 ottobre 1870 (per. il 18).

Riferendomi al mio rapporto del 12 corrente n. 134 Politico (1), ho l'onore di significarle che ricevo ora dal Conte Granville un biglietto privato e confidenziale, scrittomi dalla sua campagna, col quale risponde alla comunicazione

Das Staatsarchiv, XX, n. 4387, pp. 345-346; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 636, pp. 812-813.

confidenziale e riservatissima che gli ho fatta colla mia lettera particolare indicata nel mio predetto rapporto.

In questo privato viglietto il Signor Conte, ringraziandomi della comunicazione confidenziale contenuta nella predetta mia lettera, della domanda fatta dal Governo provvisorio francese al Governo italiano di un soccor.so armato, mi dice che il Governo della Regina simpatizza colla Francia nelle sue grandi disgrazie ma che, avendo declinato di dipartirsi dalla posizione di neutralità, non può che approvare il Governo che io rappresento per avere seguito la

:;tessa condotta. Soggiunge che il Gov·erno del1la Regina Bi farebbe avanti con molto piacere se vedesse un'apertura qualunque per accelerare la pace. Ma !il Governo francese ha dichiarato che il tempo pei buoni uffici è passato, e quantunque il Governo inglese confidi che il caso non sia così, egli non può celare a se stesso che, finchè ambedue i belligeranti continuano a volere quelle condizioni di pace che essi hanno dichiarato, qualunque speranza di far terminare la guerra con raccomandazioni di un carattere generale, sarà inutile.

(l) In esso il Cadorna riferiva di avere informato il Granville, in campagna e ammalato, del contenuto del telegramma Visconti Venosta a Cadorna 7 ottobre (cfr. n. 201). Sull'attesa francese nell'aiuto dell'Italia, cfr. anche Granville a Lord Lyons, 18 ottobre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, 1870-1871, clit., n. 208, p. 155;

260

L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, p. 80)

R. RISERVATO 118. Lisbona, 14 ottobre 1870 (per. il 23).

Ho l'onore di segnarle ricevuta dei dispacci politici n. 55-56 e dei corrispondenti annessi: ringraziando l'E. V. per tale interessante comunicazione, quale mi pose in gr·ado d'intrattenere lungamente questo Ministro degli Affari Esteri sui recenti avvenimenti di Roma. Cominciai dando a S. E. le spiegazioni circa l'attentato popolare commesso davanti la Legazione ed il Consolato portoghese in Roma. Il Ministro, già consapevole di tutto, mostrassi soddisfatto di quanto erasi oprato dal Generale Cadorna (1). Il Visconte de Castro avea spe

dito apposito telegramma anche al Re Don Luigi ed io mi trovavo al Castello di Cascaes allora quando giunse tale comunicazione, di cui Sua Maestà si compiaeque darmi conoscenza aggiungendo « che tutto era in regola e non doversene più occupare».

* Conformando poi il mio linguaggio alle istruzioni contenute nel secondo degli anzidetti dispacci Ministeriali feci specialmente rimarcare al Signor Carlos Bento che le potenze cattoliche nell'interesse generale dovrebbero adoprarsi a Roma coi loro consigli, onde renderei agevole il grave nostro compito. n Ministro dissemi che egli divideva interamente tale avviso e però avendogli il Visconte de Castro richiesto se era autorizzato (ove lo credesse utile per il Governo italiano) a fare delle pratiche presso la Corte Romana, in risposta gli furono trasmesse le stesse istruzioni già inviate al Conte Thomar, a ciò che nella loro qualità di rappresentanti di una potenza cattolica essi interpongano i loro buoni uffici e drano consigli di moderazione e di conciliazione * (2). Il Signor Oarlos Bento confermommi poi quanto Sua Maestà avea già degnato dirmi

della determinazione presa di richiamare il Conte Thomar, appena la sede del Governo italiano sarà trasferita a Roma, accreditando il Visconte de Castro anche presso la Santa Sede.

Eccetto l'aristocrazia, che è clericale oltramontana, il resto del paese ha applaudito alla soluzione della questione Romana e due giornali fra i più accreditati hanno pubblicati vari articoli pe'r confutare un opuscolo « AntiItaliano » qui stampato, il di cui autore è figlio di un antico Console dell'ex Reame delle due Sicilie Signor Testa.

(l) -Cfr. 35, 115, 208. (2) -Il brano fra asterischi è l'unico pubblicato, con qualche variante di forma in LV. Da notare la soppressione, in LV, della parola • specialmente» nel secondo rigo.
261

IL CONTE KULCZYCKI A [SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC] (l)

L. P. Terni, 14 ottobre [1870].

Je ne puis vous envoyer la nouvelle Encyclique pontificale (2), parce que je ne l'ai pas encore. J'ai prié ma femme, qui part demain pour Rome, de vous la faire parvenir sous enveloppe si les prélats nos amis nous la donnent. Pour moi, je suis obligé de m'aflréter quelquçs jours encore à Terni. L'Encyclique, dont je vous ai parlé il y a dix jour:s dans ma lettre, est un document excessivement important. Elle ferait évanouir tout espoir de conciliation si on devait la considérer camme l'expression définitive des résolutions du Saint-Père. C'est un vrai cri d'alarme, un appel à la croisade contre l'Italie. Vous vous souvenez, Monsieur le Ministre, que je vous écrivais à Florence, avant la proclamation de l'infaillibilité, qu'un des premiers usages que le Pape ferait de sa nouvelle prérogative serait de précher une croisade contre l'unité ,italienne. Nous sommes précisément arrivés à ce point.

Les accusations que nous lisons dans la note au Corps Diplomatique en date du 20 (3) et dans la lettre du Pape aux Camdinaux (4), sont doublées, tdpJées et plus, dans l'Encyclique aux éveques et aux <fidèles de la catholicité que vous lirez bientòt. Il s'y trouve des accusations tellement graves contre le Gouvernement du Roi que je présume qu'il sera impossible à M. Visconti-Venosta de ne pas y répondre par une circulaire à tous vos agents diplomatiques à l'étranger. Il faut y répondre et y répondre vite. Rome n'est plus entourée d'un mur de la Chine: tout le monde peut y entrer et constater la justesse des griefs du Pape et la véracité de vos réponses. C'est à l'opinion publique à servir d'arbitre entre le Pontife et l'ltalie. Votre noble pays ne doit pas se laisser décourager par ces terribles récriminations et doit poursuivre courageusement et tranquillement, sous ce feu roulant d'imprécations, l'ceuvre de conciliation et de liberté à laquelle applaudissent les esprits libéraux et modérés de tous les pays.

L'ultramontanisme s'est efforcé d'opérer le divorce de la religion et de la liberté. C'est à l'Italie à rétablir l'antique union de ces deux principes, et c'est certes une des plus belles missions auxquelles les peuples et les Gouvernements libres aient jamais été appelés.

Je ne sais rien de certain quant aux projet.s d'excommunication. La bulle, en date du 7 courant, qui suspend le Concile dit que cette suspensione est motivée par la captivité du Saint-Père et par l'atroce persécution que le Gouvernement subalpin exerce contre le Saint-Siège et l'Eglise catholique. On dirait vraiment que les évèques, s'ils viennent au Concile, seront avalés vivants par les Italiens.

(l) -Il destinatario non risulta. La lettera inizia con « Monsieur le Commandeur •. Che si tratti sicuramente del Blanc si può desumere però dalla lettera del Kulczycki al Visconti Venosta del 14 novembre (cfr. n. 536); e anche Addenda, n. 786. L'appellativo c commendatore • è usato da chi si rivolge al Blanc. (2) -Evidentemente accenna alla enciclica Respicientes, emanata il l novembre (Pii IX Pontificis Maximi Acta, pars prima, V, pp. 263-277; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 167-176).

(3) È la protesta del cardinale Antonelli, per cui cfr. Das Staatsarchiv, XX, n. 4292, pp. 231-232; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 86-88; BASTGEN, op. cit., II, pp. 655-657.

(4) Cfr. n. 190.

262

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 72-73)

R. CONFIDENZIALE 271. Bruxelles, 15 ottobre 1870 (per. il 18).

La presse cléricale a·yant plusieurs fois· fait allusinn à la poss~bilitté d'un voyage. de Sa Sainteté en Belgique, j'ai crù devoir en parler de nouveau hier, sous forme de simple conversation, au Ministre des Affaires Etrangères. M. d'Anethan m'a répondu avec beaucoup de franchise que ni lui ni aucun membre du Gouvernement n'avait la moindre connaissance d'un pareil projet; que bien au contraire, le Ministre de Bel!gique à Rome avait écrit encore tout récemment que le Pape était fermement décidé à rester au Vatican; et que la mème information avait été confìrmée par l'Envoyé Belge à Berlin comme ayant été transmise * de Rome * (l) par M. d'Arnim à son Gouvernement.

A cette occasion, M. d'Anethan venant * de* (l) lui mème à me parler du langage violent tenu par les feuilles cléricales à propos des événements survenus à Rome, * et sur lequel j'avai:s appelé précédemment 1son attention * (1), m'a dit qu'il était impossible d'empècher la polémique des journaux sur un pareil sujet, * mais qu'il avait fa·it les démarches nécessaires pour que toutes expressions injurieuses pour le Roi, notre Auguste Souverain, ou son Gouvernement en soient écartées * (1).

263

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 74)

R. 679. Berlino, 15 ottobre 1870 (per. il 19).

J'ai donné lecture au Secrétaire d'Etat de la circulaire que V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser, en date du 11 odobre (2). Son ·contenu, de mème que d'autres indications qui m'ont été transmises en voie particulière, démontrent le soin que nous apportons à maintenir les anciens rapports entre le Pape et la catholicité, et à établir sur le terrain des faits accomplis un modus vivendi entre Sa Sainteté et le Gouvernement du Roi.

M. -de Thile, * en se référant aux communications qu'il m'avait faites hier, privatim (dépéche n. 678) * (1), espérait que nous ne négligerions rien en effet pour nous concilier le Pape, et cela dans notre intéret aussi bien que dans celui de tout le monde, y compris bien entendu l'Allemagne. J'ai répondu que c'était dans ce sens qu'étaient tracées les 'instructions à nos Autorités à Rome, et qu'on ne saurait nous rendre responsables si elles étaient peut-etre parfois mal interprétées par des employés d'un ordre secondaire. Nous tenions, vis-à-vis du Souverain Pontife, à nous montrer animés de sentiments plus généreux (2) que ne l'ont été jadis, vis-à-vis du clergé, la France, l'Espagne et meme l'Allemagne, quand elle a procédé à la .suppress'ion des Principautés ecclésiastiques.

Le Comte d'Arnim mande que le discours du Roi à la députation chargée de présenter l'acte du plébiscite, a produit à Rome une impression favorable.

(l) -Omesso in LV. (2) -Cfr. n. 237.
264

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in piccola parte in LV 17, p. 73)

R. 111. Berna, 15 ottobre 1870 (per. il 19).

Sono stato ieri al Palazzo Federale per render visita al Presidente della Confederazione, che la cura della propria salute aveva costretto a cercare per alcun tempo. qualche riposo lungi àa Berna.

Dopo i complimenti di uso, egli *mi manifestò con cortesi parole l'animo suo verso l'Italia pel fatto della occupazione di Roma onde riducevasi in atto il concetto nazionale; ed all'impressione che questo avvenimento sembravagli aver prodotto sull'opinione pubblica e sulla maggior parte dei Gabinetti d'Europa, egli traeva argomento di sperare, che sarebbero agevolmente appianate, mercè la sapienza civile di cui il Regio Governo ha dato pruove sufficienti, le difficoltà, che quindi fossero per essergli suscitate in un avvenire più o meno prossimo. In segno poi dei sentimenti della Confederazione a questo rispetto mi diceva, come il Consiglio Federale avesse nella riunione ordinaria di ieri stesso risolto di rilasciare, come risulta dal mio telegramma di ieri a V. E., una nuova patente di Console Genera~·e (3) al Signor Schlatter, titolare di que1sto pos1to sotto il 'cessato Governo pontifido * (4).

La conversazione portò quindi naturalmente sui pericoli cui possono aprir l'adito per alcuni degli Stati dell'Europa centrale le sorti finali della presente guerra. Il Signor Dubs mi parve oltremodo impensierito delle condizioni del proprio paese, quando secondo le aspirazioni tedesche i Vosgi avessero ad essere assicurati alla Germania. La Svizzera diventerebbe allora se non la sola, la principale via per la quale la Francia, che tiene nelle sue mani il Giura, potrebbe quando che sia, assalire la sua naturale nemica per riscuotersi dall'abbassamento,

(-4) Il brano tra asterischi è l'unico pubblicato in LV, preceduto dalle parole • n presidente della Confederazione>. Al rigo 10 «in avvenire>.

in cui per opera di questa, si trova condotta: donde le più gravi minaccie per !"indipendenza e per la neutralità elvetica.

L'esimio Magistrato notò qui come oggi apparisse chiaro ai meno avveduti come la cessione della Savoia da noi fatta alla Francia dovesse riuscire all'indebolimento della posizione territoriale della Confedera!zione. Risposi: che cedendo la Savoja, l'Italia aveva riservati i diritti, che sopra buona parte dei territorii ceduti, erano stati attribuiti alla Svizzera, e che l'indebolimento cui dava origine la lamentata cessione sarebbe diminuito d'assai, così a sicurezza della Svizzera, quanto a quella dell'Italia, se la Confederazione si mantenesse ferma nel dichiarato proposito di assicurarsi nei casi di guerra i territori Savoini che sono guarentiti alla sua neutralità dai trattati, che per questo riguardo l'Europa intera sarà disposta a confermare. Argomento questo intorno al quale insisto ogni qualvolta me ne viene il destro.

Mi feci poscia lecito d'interrogare il mio interlocutore su quanto vi fosse di vero nelle voci che corrono circa alcuni accrescimenti territoriali, che dalla Germania si prometterebbero dal lato dell'Alsazia superiore (Sundgau) alla Svizzera. Mi fu risposto non esservi propriamente nulla di fondato in ciò, che particolarmente avevano scritto alcuni corrispondenti della stampa periodica negli ultimi giorni; essere egli però, a seguito di priv<Jti riscontri, venuto nella persuasione che la Prussia sarebbe contenta di associare alla sua fortuna, per una minima parte, la Svizzera, dandole quelle soddisfazioni territoriali cui nelle presenti circostanze potesse aspirare. Ma il Presidente aggiunse che la Confederazione fedele alle sue tradizioni, nelle quali riconosce la principale delle condizioni della sua esistenza politica, ripugna ad ogni concetto d'ingrandimento, come respingerà sempre le pretese, di dovunque possano venire, che tendessero a diminuire della benchè menoma parte l'antico suolo Elvetico; e proseguì dicendo, che niuna cosa più grata si potrebbe fare alla Confederazione che di lasciare l'Alsazia e la Lorena alla Francia.

Non è da questo, replicai io, disforme il veto dell'inerte Europa, ma non è oggi alcuno cui sorrida la speranza che la Germania, inebbriata dalla vittoria, sia oggi in grado di pres·ervare sè stessa e l'Europa dai pericoli di cui sarà a lei feconda l'aggiunzione di quelle due provincie. Gli Svizzeri, per i motivi che ho esposti a V. E. in un precedente rapporto, sono stati al cominciar della guerra in grande maggioranza di mente prussiana: oggi però i più accorti han già cambiato come altrove d'avviso.

Si venne infine a discorrere delle condizioni economiche presenti della Svizzera. Dalle parole del Presidente ho potuto raccogliere che secondo l'opinione del Consiglio federale la crisi monetaria, di cui ha gravemente patito questo paese nei primordi della guerra, è ormai quasi interamente cessata. Il corso obbligatorio dei biglietti della banca di Francia in tutto l'Impero ha avuto per effetto di far rifluire in !svizzera molto oro francese, ed oggi tutto qui riprende, meno le industrie, che, avendo i consumatori dei loro prodotti principali presso le nazioni che sono in guerra, non potranno rilevarsi dal loro stato di sofferenza che colla pace.

Non ho stimato di dover lasciar ignorare all'E. V. il tenore della conver

sazione avuta intorno ai punti accennati col primo Magistrato di questa

repubblica.

(l) -Omesso in LV. Il documento cui allude il de Launay, qui sopra al n. 258. (2) -c A nous montrer plus animés de sentiments généreux > LV. (3) -• In Roma» LV.
265

IL CAPO DI GABINETTO D:Ì VITTORIO EMANUELE II, AGHEMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 2, fase. 2 l' 8)

T. Torino, ..... (per. 16 ottobre 1870, ore 18,35).

D'ordine di S. M. il Re debbo comunicare a V. E. come la Maestà Sua sia propensa ad approvare una temporanea destinazione del Sig. Blanc alla legazione di Madrid come pure starebbe nei suoi Sovrani desideri che in futuro quel posto potesse esser coperto da S. E. il Generale Cialdini il quale è ben ,conosciuto in Spagna ,e potrebbe riuscire utile a S. A. il Principe Amedeo qualora venisse eletto al trono di quella nazione.

266

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3105. Vienna, 16 ottobre 1870, ore 16,05 (per. ore 19,30).

L'Ambassadeur d'Autriche à Rome télégra.phie que hier le Cardinal Antonelli lui a dit que le Pape paraissait décidé à rester à Rome. Je vous envoye par poste explications.

267

II MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3106. Tours, 16 ottobre 1870, ore 17,45 (per. ore 22,05) (1).

M. de Chaudordy a demandé aujourd'hui à Lord Lyons d'engager son Gouvernement à faire demander conjointement avec les autres Puissances neutres à la Prusse la spécification de ses demandes pour la paix et ensuite à la France celles de ses concessions après quoi les Puissances neutres pourraient examiner en commun et proposer les bases d'un arrangement. Lord Lyons a fait c<'nnaìtre cette demande vèrbale à son Gouvernement.

Cc.rrespondence respecting the War between France and Germany, 1870-1871, cit., nn. 251 e 252, pp. 193-194; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, nn. 650 e 656, pp. 833-834 e 839-841.

(l) Trasmesso al Cadorna, a Londra, il 16 ottobre, 23,30, co.n l'aggiunta: « Veuillez me télégraphier quel accueil Lord Granville a fait à cette démarche du Gouvernement français ». E cfr. Granville a Lord Lyons, 19 ottobre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany. 1870-1871, cit., n. 215, pp. 158-159; e in Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 640, pp. 816-817; e Paget a Granville, 21 e 22 ottobre, Further

268

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 72)

R. RISERVATO 17. Vienna, 16 ottobre 1870 (per. il 19).

Debbo qualche schiarimento a due telegrammi, l'uno del 13 corrente, l'altro d'oggi (1). Nel primo d'essi indicava come le informazioni del Conte di Trauttmansdorff accennassero ad esitanza (2) del Papa di rimanere !Più a lungo a Roma, nel secondo invece al'la sua disposizione di non muoversi per ora. Ec,co (3) come le cose procedettero. Il Cardinale Antonelli chiese al Conte di Trauttmansdorff se l'Austria avrebbe accettato l'incarico d'intercedere dal Governo del Re il passaggio del Papa attraverso la penisola. Il Conte rispose che ne avrebbe scritto a Vienna, che ,stante le buone relazioni del Governo austro-ungarko ed italiano ( 4) egli riteneva che la domanda sarebbe (5) accolta: anzi di .più riteneva che il Governo 'italiano non avrebbe avuto bisogno di intercessione per lasciare a Sua Santità la libertà piena dei suoi movimenti. Però soggiungeva parergli che una tale decisione fosse molto grave e contraria ai veri interessi della Santa Sede, e che il consiglio rispettoso che l'Austria poteva dare al Pontefice si era quello di rimanere a Roma.

In una seconda conferenza tenuta ieri in Roma fra il Cardinale Antonelli ed il Conte di Trauttmansdorff, il Cardinale gli disse che per ora non occorreva più pensare alla dimanda di cui gli aveva tenuto parola nel precedente colloquio, mentre Sua Santità mostravasi risoluto a non muoversi da Roma. * Ho creduto bene d'informare di queste cose l'E. V. * (6).

269

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1278. Tours, 16 ottobre 1870.

Il Conte di Chaudordy, delegato del Ministero degli Affari Esteri, ha risposto con due circolari che portano la data degli 8 e 10 corrente (7) e <Sono dirette agli Agenti Diplomatici Francesi alle circolari del Conte di Bismark dei 13 e 16 set

n. -4, cit.. nn. 149, 152, 153, 154, 155, pp. 126-127, 131-132, 132, 133). E anche Beust a Bruck !Monaco), 2 ottobre, ib., n. 151, pp. 130-131. Pure in Das Staatsarchiv, XIX, nn. 4176, 4178, 4179. 4180, pp. 351, 355, 356-357 (manca Beust a Trauttmansdorf, 13 ottobre, e Beust a Bruck, 2 ottobre); e in Archives Dip!omatiques 1874, II, pp, 106-107, 12G-121, 125-126, 136, 140-141, 119-120.

pp. 726-732 e 744-745; e (per errore anche la prima sotto il 10 ottobre) in Das Staatsarchiv, X1X, nn. 4117 e 4118, pp. 240-245 e 245-246.

tembre ultimo e del 7 ottobre (1). Ho l'onore di qul uniti trasmettere all'E. V. questi due documenti che tendono a dimostrare la Francia non essere tra le due Potenze belligeranti la più agressiva né quella contro le ambizioni della quale più siavi d'uopo di premunirsi. Colla circolare del 10 il Conte di Chaudordy si studia a giustificare anche le ap.preziazioni della Delegazione di Tours sulle esigenze del Conte di Bismark che in queste vedevano la minaccia di ridurre ln Francia ad una Potenza di second'ordine.

Il Conte di Kératry, la cui partenza da Parigi era stata prematuramente annunziata, lasciò la capitale nella mattina del 14 in pallone e cadde presso Bar-le-Due, ove non senza pena si salvò dai Prussiani. Esso è oggi arrivato a Tours e lo si dice incaricato d'una missione speciale del Ministro degli Affari Esteri. Il Signor Edmondo Adam fu nominato a Parigi Prefetto di Polizia in sua vece. Il Signor Kératry portò seco corrispondenze e giornal'i della Capitale. Gli estratti degli ultimi numeri del Journal Offìciel furono or ora qui pubblicati. Mi pregio d'inviarne qui unito un esemplare all'E. V.

Appena disceso a terra il Signor Kératry mandò dalla stazione telegrafica di Chaumont al Governo di Tours la notizia che un brillante combattimento aveva avuto luogo il 13 a Bagneux e a Chatillon da dove i Prussiani furono scacciati, le loro batterie essendo state smontate. La ritirata sotto il cannone dei forti dopo questa azione sarebbe stata notevole secondo il Signor di Kératry per l'ordine perfetto in cui potè compiersi. Il castello dì Saint Cloud fu bruciato, il telegramma del Signor Kératry non dice da chi ma non pare dubbio che l'incendio vi sia stato appiccato dalle batterie del Monte Valeriano, H quale sino dal 11 avea cannoneggiato Saint Cloud secondo i rapporti militari inseriti nel .Journal Offìciel del 12 ottobre.

Queste nuove quanto quelle recate dal proclama del Signor Gambetta pub

blicato jer l'altro suscitarono qui molto entusiasmo; ma finora può sembrare

strano che la prima comunicazione fatta dal Signor Kératry non abbia in alcun

modo confermati i resultati che si credevano ottenuti nella giornata del 11 ed

ai quali il manifesto del Signor Gambetta avea attribuito una sì considerevole

importanza. .

Il Generale Bourbaki, malgrado la prima sua annuenza ebbe nuovi scrupuli

ad accettare l'offertogli comando, non dissimulandosi forse le difficoltà quasi

ìnsormontabili d'una riorganizzazione efficace e di una energica iniziativa.

(l) -Cfr. nn. 253 e 266. (2) -• Esitanze • LV. (3) -In LV qui inserito: • per quanto mi è noto •· (4) -c Coll'Italia • LV. (5) -• Verrebbe • LV. (6) -Omesso in LV. Cfr. Trauttmansdorff a Beust, 28 settembre e 8 ottobre; Beust a Trauttmansdorff, 2 e 13 ottobre; Beust. a Kiibeck, 16 ottobre (Correspondenzen K. K. M. d. A.,

(7) Il testo delle due note in Archives Dip!omatiques 1871-1872, II, nn. 595 e 604,

270

IL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA, RAELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 2, fasc. 2-1 QR)

L. P. [Firenze], 16 ottobre [1870].

Ti prego avvertire subito Scialoja per favorirci del suo concorso --credo che sia ancora in Firenze; se partito bisogna chiamarlo per telegramma

Mandami subito le parole da usarsi nel promemoria alla Commissione per

quanto riguarda lo sta,to degl'impegni presi colla nota del 29 Agosto verso le

potenze Estere sulle condizioni scritte nel capitolo, e colla missione di S. Mar

tino verso la Corte di Roma, ed in quanto il Governo si tenga obligato dalla

nota sudetta, e dalla missione di S. Martino

Se puoi anche dirmi qualche cosa di concreto sulle altre prerogative personali di Sovrano, e sulle franchigie territoriali te ne sarei obligato -per lo resto penserò io -Dimmi dove scrivere a Boncompagni -la fissazione della giornata della adunanza dipende dalla possibilità del suo arrivo, e di Scialoja, a menochè non credi potersi cominciare senza il costoro intervento: in questo caso potrebbe la Commissione riunirsi per Martedì al più tardi, se non sarà possibile riunirsi dimani ~

Ho un .fiero dolore di stomaco; ma conto più tardi uscire da casa, e verrò a vederti.

(l) In realtà del l" ottobre (cfr. n. 231). La svista deriva dal fatto che la circolare Chaudordy iniziava così: « Nous trouvons à la date du 7 de ce mois, dans le Times... une dépéchedatée de Ferrières, ler octobre •.

271

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fasc. 66)

L. P. Firenze, 16 ottobre 1870.

Je vous remercie vivement et en grande hàte de votre lettre si importante que m'a remise Lord Acton et que j'envoie au Général La Marmora jugeant qu'elle lui sera très, utile (1).

On est encore ici dans la plus grande incertitude d'idées sur ce qu'il y a à faire ou a décider en principe relativement à la liberté de l'Eglise, au transport de la capitale, et aux conditions à formuler pour le S. Siége. Le Ministère est partagé et les ministres individuellement paraissent peu fixés. C'est regrettable.

La mission de M. Thiers passera sans nous avoir trop compromis, je l'espère du moins. Je suppose qu'on persistera jusqu'au bout à réserver la position de l'Italie intacte, et à s'abstenir de faire platoniquement de la politique antiprussienne. C'est le meilleur moyen, mème au point de vue français bien compris, de demeurer à méme de rendre quelque service iPrati'que à la France.

Visconti, à mon grand regret, n'a plus actuellement la question romaine en main. La Marmora ne correspondra qu'avec Lanza, et c'est pour n'établir aucun autre courant d'informations ou d'action que j'ai été rappelé de Rome.

Je ne sais encor si on m'·enverra à Madrid. Je pars, quant au moment actuel, pour aller mettre ordre d'urgence à des affaires particulières en Savoie, fort troublées par le contrecoup de l'incroyable dissolution où la France se trouve, méme ati point de vue de l'ordre économique.

Excusez ces quelques lignes écrites à la hate en vous envoyant quelques autres copies de ma correspondance de Rome, aujourd'hui rompue.

'lo -Documenti diplomatici · Serie Il -Vol. I.

(l) Cfr. n. 252.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1415. Firenze, 17 ottobre 1870, ore 23,50.

Le Roi, avant de prendre une résolution définitive sur la candidature au tròne d'Espagne, désire que vous vous rendiez au Quartier Général prussien pour prier le Roi de Prusse de vous dire si la candidature Hohenzoll'ern est définitivement retirée. Cette mission toute confidentielle vous fournira le moyen de mieux expliquer aussi nos intentions relativement au Sa'int-Siège, et notre attitude relativement à la mission de M. Thiers. Je vous envoie par courrier à Cologne une lettre particulière avec des explications détaillées (1). Je vous prie de me dire à quel hòtel vous descendrez à Cologne, où le courrier pourra vous attendre le jour que vous m'indiquerez. Si vous le croyez nécessaire, vous pourrez faire prévenir par M. de Thile le Comte de Bismavck de votre voyage au Quartier Général. Le Roi et le Ministère comptent sur votre dévouement dans cette occasion.

273

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 680 (2). Berlino, 17 ottobre 1870 (per. il 21).

Mon collègue des Etats-Unis a bien voulu me donner lecture d'une lettre particulière, datée de Versailles le 12 de ce mois, et qui lui a'V'ait été adressée par le Général Burnside. Celui-ci avait été deux fois à Paris et y ava'it fait, avec le consentement du Comte de Bismarck, des suggestions pour un armistice wr des bases les plus raisonnables meme au point de vue des idées Américaines. Il mande qu'il a rencontré tous les obstacles imaginables et que le Gouvernement provisoire n'a rien voulu entendre, décidé comme II est à résister à tout prix. Cependant, d'après l'avis du Général Burnside, il n'y avait pas de résistance possible militairement parlant.

L'ouverture des opérations décisives ne peut pas tarder. Les dernières pièces de gros caiibre (mortiers rayés) sont parties d'ici le 12 et doivent etre arrivées à destination. On cherchera évidemment à s'emparer de certains forts indispensables à l'exécution du pian de l'état major général. M. de Thile dit que sous les murs de Paris on réunit 500.000 quintaux de munitions, projectiles etc.

En attendant la reddition de Soissons, à ilaquellil.e Slllivra pv01bahlement de près celle de Verdun dont le siège a commencé en meme temps, assure la liberté des commun'ications avec les Provinces de l'Est et du Nord Est pour les troupes Allemandes opérant dans l'intérieur de la France. D'un autre còté la prise d'Orléans est un grave échec pour I'ennemi. Cette ville, par sa position sur la rive droite de la Loire, constitue un point important pour l'armée d'opération contre Paris. Ses flancs sont couverts vers le Sud. C'est là qùe convergent Ies chemins de fer de Nantes, Bordeaux, Toulouse, et la ligne centrale qui réunit, par Bourges, Lyon avec Paris, tandis que Orléans communique indirectement,

par Tours, avec Cherbourg et Brest. En sorte que son occupation nécessitera un déplacement de la délégation·du Gouvernement provisoire.

Toutefois un résultat final ne sera pas aussi prochain qu'on aurait pu le supposer lors de la victoire de Sedan. Les négociations de paix seront d'ailleurs longues et laborieuses, et ne pourront etre sérieusement entamées que lorsque des p1éni.potentiaires français seront autorisés à admettre au moins en princirpe des cessions territoriales. Le Moniteur Prussien s'attache à calmer les impatiences du public Allemand. Le Roi a écrit ici qu'il ne serait pas à Berlin pour les fetes de Noeì, et le Comte de B1smarck va jusqu'à prévoir que, quant à lui, il restera peut-etre absent tout l'hiver.

L'arrivée du Général Garibaldi à Besançon semble indiquer qu'il cherche à fa'ire connaissance avec le quatorzième corps d'armèe qui, sous les ordres du Général de Werder, est précisément chargé de poursuivre les franc-tireurs dans la contrée des Vosges.

J'ai l'honneur d'accuser réception des documents diplomatiques N. 535, 541, 542 et 543.

P. S. -Ci joint un rpli contenant trois lettres particulières pour V. E. (1).

(l) -Cfr. n. 285. (2) -Annotazione marginale: • Copia a Nigra •.
274

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. l. Berlino, 17 ottobre 1870.

Il est extremement malaisé, pour ne pas dire presque impossible, d'etn• renseigné à Berlin sur les pourparlers directs ou indirects qui ont été, ou pourraient etre, engagés entre le Quartier Général Prussien et le Gouvernement provisoire en France, ou quelques unes des Puissances neutres. Le fait est que des courriers russes traversent Berlin en destination de Versailles. Mon rapport d'aujourd'huy parle de la mission officieuse du Général Burnside. Mais, si l'on interpelle M. de Thile, il n'est pas à meme de nous répondre. Il prend d'ailleurs tout ad referendum. Mon collègue Britannique se creuse le cerveau, pour imaginer quelque combinaison de nature à mettre un terme à cette guerre. Il se dit peu édifié

de l'inaction, du manque de courage civil, de son Gouvernement. Il cherche à le stimuler. Avant hier encore il a écrit une lettre particulière à Lord Gran

• ville. En voici la substance.

L'Allemagne, et surtout la Prusse, commencent à éprouver combien sont lourdes les charges de la guerre: augmentation des .impòts, renchérissement des denrées, stagnation du commerce. L'emprunt voté par le Parlement fédéral, presque épuisé. L'armée decimée par d'énormes pertes. Les grandes opérations ont nécessité la mise sur pied de toutes les troupes encore disponibles. Il ne reste plus à faire appel qu'aux recrues de 1851.

Après ce tableau dont les couleurs sont trop chargées, Lord Loftus représente l'opinion publique désireuse au plus haut point de la paix, et devenant moins exigeante pour les conditions d'un arrangement. Les prétentions sur la

.Lorraine, et meme sur l'Alsace, ne sont plus aussi absolues, car on pressent les

embarras d'annexer des territoires, où les populations veulent rester fran

çaises, etc.

C'est encore là une appréciation dont je ne trouve de traces, ni dans le langage des cercles officiels, ni dans celui des différents organes de la presse.

Quoiqu'il en soit, en partant de ces prémisses, Lord Loftus estime que le moment .serait opportun de faire une tentative en faveur de la paix. Il faudrait d'abord obtenir un armistice, qui permit à la France d'organiser un Gouvernement régu'lier. La base de cet armistice, devrait etre que la France admit le principe d'une cession territoriale, et que la Prusse, tout en suspendant le siège de Paris, fùt mise provisoirement en possession du fort St. Valérien, ce qui équivaudrait au désistement d'une entrée dans cette capitale, si l'on parvenait à s'entendre sur la signature du traité de paix. A l'effet de prédisposer le Quartier Général dans ·ce sens, M. Thiers devrait continuer son reuvre de missionnaire investigateur et conciliateur, en se rendant auprès du Comte de Bismarck.

Je doute fort que ces idées soient très pratiques, et je note en passant que Lord Loftus n'a pas toujou11s bien jugé la •situation, dans la crise que nous traversons. J'ai souvent été en désaccord avec lui, lorsqu'il se montrait peu rassuré sur les ressources militaires de l'Allemagne, et que je soutenais l'opinion que le succès serait de ce còté. Aujourd'hui encore, j'ai peine à croire que des conditions, analogues à celles qu'il suggère, aient en ce moment des chances de réussite. Les passions sont trop surexcitées en France, pour qu'on vienne à résipiscence avant d'avoir perdu encore quelques illusions. D'autre part l'armée allemande, ses chefs surtout, veulent dicter la loi dans Paris, dont la capitulation brisera toute opposition armée.

V. E. saura mieux que moi dans quelles dispositions se trouve le Cabinet de Londres, mais il m'a paru intéressant de mander, dans quel sens son Ambas sadeur tàche de l'influencer en voie privée.

(l) Annotazione marginale: • ritirate •

275

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 2. Berlino, 17 ottobre 1870.

La présence de Garibaldi en France pourrait servir d'amorce à ses parti-•

sans, pour entrer à leur tour au service de la république. La surveillance de

notre part n'est pas facile. Dans ces conditions, afin de prévenir toute récla

mation, toute observation du còté du Cabinet de Berlin (1), ne pensez-vous pas

qu'il serait. à propos de rappeler, par un article inséré au Journal Officiel,

quelles sont les dispositions de nos lois en cas semblable, et que nos fonction

naires ont l'ordre d'empecher par tous les moyens de pareilles infractions aux

devoirs de la neutralité?

Je vous soumets cette idée.

(l) Cfr. infatti il tel. Bismarck a Brassier de Saint Simon, 9 ottobre, BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 537.

276

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 3. Berlino, 17 ottobre 1870.

L'Allgemeine Zeitung du 13 Octobre contient un très violent article, intitulé ItaLien und Deutschland, en réponse à l'Opinione qui, dans les premiers jours du mème mois, s'est permis une sortie des plus déplacées contre l'Allema:gne (1). Si vraiment l'Opinione a des attaches officieuses et officielles, et que son article soit fidèlement résumé par l'Allgemeine Zeitung, ses insinuations sont blàmables et indiquent un manque de bon sens politique. Il est toujours odieux de vouloir exalter ses propres mérites aux dépens de ceux d'autrui.

Nous nuisons beaucoup à notre cause par des publications semblables, qui contrastent avec l'attitude de la presse officieuse à Berlin, laquelle évite soigneusement des allusions blessantes pour l'Ita'lie. Nous avions tout intérèt à ménager l'Allemagne avant ses victoires; maintenant c'est là une nécessité, dont nous devrlons nous pénétrer de plus en plus, si nous ne voulons pas faire fausse route.

Dans le cas où, comme je suis porté à ~le croire, l'Opinione ne .représenterait en aucune sorte les vues de notre Ministère, je serais bien aise d'ètre autorisé à le déclarer ici. Sinon, ce journal devrait recevoir un sérieux avertissement.

277

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1279. Tours, 17 ottobre 1870 (per. il 21).

Ho ricevuta la circolare in data dell'll corrente (2) colla quale l'E. V. rettifica le asserzioni contenute nella lettera che fu diretta dal Papa ai Cardinali per protestare contro l'occupazione di Roma dalle RR. truppe e per querelarsi specialmente della rapitagli libertà di comunicazione coi fedeli per mezzo della posta e dei telegrafi.

La lettera pontificale essendo stata riprodotta da molti giornali francesi, mi sono affrettato a far conoscere la rettificazione e gli schiarimenti dati dall'E. V. al Sig. Conte di Chaudordy, delegato pel Ministero francese degli affari esteri, col quale ebbi stamane un colloquio su quest'argomento.

i canti e la gioia universale, non possiamo comprendere come la Prussia voglia arrotondarsi colle cannonate, far ritornare nel seno della madrepatria le pecorelle smarrite a furia di stragi».

(l) Cfr. L'Opinione del 2 ottobre: noi italiani, che • ci siamo fatti nazione..... tra le feste,

(2) Cfr. n. 237.

278

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 8, fase. 5 9/B)

L. P. CONFIDENZIALE. Londra, 17 ottobre 1870.

Mi affretto a comunicarle in modo particolare, e confidenziale alcune notizie relative al noto viaggio del Gen.1 e Bourbaki presso l'Imperatrice di Francia in Inghilterra. Debbo queste notizie alla cortesia del S.r March.'0 d'Azeglio

mio precessero il quale le ebbe direttamente dal Sig.r di Persigny, che travasi pure in Londra. Ella saprà forse già a quest'ora che travasi pure in Londra

S. A. I. il Principe Napoleone. Il Principe appena giunto qui venne a vedermi (il 9 corrente), ed io gli restituii la visita il g,o immediatamente successivo, ed ambedue le volte ci trovammo rispettivamente. La eonversazione non offrì nulla di rimarchevole, e solo seppi da lui che non intendeva di fermarsi qui che una decina di giorni, e che era venuto sotto il nome di Conte di Moncalieri. Ora però mi consta che il Principe intende, e che sta per lasciare l'Albergo, per abitare una casa mobiliata presa ad affitto colìa scadenza ad ogni settimana. Offersi a S. A. i miei servigi, e lo pregai di mandarmi a chiamare ove credesse che l'opera mia gli potesse essere utile. Non lo vidi più, perchè non mi fece saper nulla, nè mi parve conveniente l'andarlo a cercare, senza che egli domandi di me. Vengo ora alla narrativa del S.r Persigny, la quale sarebbe stata come segue. =

Domani (18) anniversario della nascita del Principe Reale di Prussia vi sarebbe la firma di un armistizio, 'il quale sarebbe anche preceduto da preliminari di pace. La ,cessione di territorio domandata dalla Prussia non oltrepasserebbe i 750.000 abitanti. Le negoziazioni attualmente sembrano basate sopra una prossima ristorazione della dinastia degli Orléans in Francia, ed il S.r Trochu lavorerebbe in questo senso. Offerte dello stesso genere sono state fatte all'Imperatrice dal Governo Prussiano col mazzo del Generale Bourbaki, che fu accompagnato da un agente Prussiano che lo scortò attraverso alle linee Prussiane con una guardia d'onore. Secondo questa proposizione Bismark consentiva a lasciar uscire da Metz l'armata di Bazaine cogli onori della guerra, segnando l'armistizio, ed i preliminari sopra indicati. Il Maresc. Bazaine si sarebbe ripiegato sopra Lille, o sopra Bourges, avrebbe chiamato l'Imperatrice, ed il Pricipe Imperiale in mezzo all'armata. Si sarebbe convocato il Senato, e la Camera per ratificare le intelligenze prese.

L'Imperatrice ricevette malissimo il Gen,ie Bourbaki che accusò di essersi disonorato abbandonando il suo posto, e di avere mancato ai suoi doveri. Un consiglio fu riunito a Chiselhurst al quale intervennero lo stesso Persigny; Rouher, ed altri. L'Imperatrice rifiutò le proposizioni dichiarandole un gueta pens del S.r di Bismark, ed una imboscata per compromettere così la causa Imperiale. Essa domandò pure a Persigny se Egli avrebbe sottoscritto siffatte, condizioni. Persigny le rispose che Egli le avrebbe sottoscritte col suo sangue e che, se ciò fosse stato possibile, egli avrebbe consentito ad assumerne l'odiosità; che si trattava in questo momento di salvare la Francia, e che bisognava avere il coraggio di fare ciò che potesse anche esser causa di invettive, e di

rimproveri, e che certamente ciò le avrebbe tolto ogni possibilità di rimanere Reggente. Egli giunse sino a dire, che, se gli Orléans si incaricavano di salvare il Paese, egli benedirebbe il loro avvenimento. Il Sig.r Rouher che era fra Consiglieri timidi disse, ciononpertanto, che Egli non poteva che rendere omaggio al coraggio, che manifestava il S.r di Persigny dichiarando la sua opinione. L'Imperatrice non permise a Bourbaki di vedere alcuno, e Persigny non lo potè vedere. Il Principe Napoleone pare molto corrucciato di vedere il trionfo probabile degli Orleanisti. -Le condizioni mandate all'Imperatrice erano state pienamente approvate dal S.r di Bismark il quale pare, che desideri il fine della guerra. L'agente Prussiano era a Chiselhurst con Bourbaki, ed ha fortemente impegnato Persigny ad usare di tutta la sua influenza per persuadere l'Imperatrice ad accettare, servendosi persino di argomenti pecuniarii in questo senso, che egli fece luccicare agli occhi di Persigny i 100/m. Fr. all'anno che perdeva; al che Persigny rispose che egli se ne infischiava; ma che bisognava salvare la Francia. Probabilmente Bourbaki così maltrattato, e non potendo portare una risposta favorevole ha rinunziato a ritornare a Metz, o, meglio ancora, i Prussiani avvertiti del suo insuccesso hanno preferito di non !asciarlo più rientrare a Metz __:__ Sembra che il Burnside sia ora l'intermediario con Parigi. L'Imperatrice dopo di avere tutto rifiutato sembra che abbia acconsentito ora a fare delle proposizioni.

Fin qui la narrativa fatta dal S.r di Persigny al S.r Marchese d'Azeglio.

Io riferisco; ma non giudico chè, a dir vero, vi sono in questa narrativa parecchie cose improbabili; come sarebbe p. e. che Bismark abbia fatto una orditura, che mi pare poco seria; che vi debba essere un armistizio domani, senza che risulti con chi sarà dai Prussiani stipulato, nè in vista di quali basi di pace; che gli Orléans offrano opportunità di una ristorazione in questo momento, per opera dei Prussiani, e per segnare le condizioni di pace, e molte altre cose simili. Nel fondo però ci deve essere qualche cosa di vero, e che da il carattere della missione di Bourbaki. Soggiungerò, che queste notizie sono pervenute ad altri membri del Corpo diplomatico, e probabilmente hanno la stessa fonte, essendochè il S.r di Pers·igny, a quanto mi si dice, parla facilmente. So poi che il S.r Motley (Ministro degli Stati Uniti, che sta per lasciare il suo posto) non crede che l'andare, e venire del Burnside tra Parigi, ed il Re di Prussia abbia per soggetto trattative fra i due belligeranti; ed egli suppone, che sia mosso da interessi di sudditi americani che sono chiusi in Parigi.

Mi permetta ora una parola sul matrimonio della Princ.a Luisa figlia della Regina col primogenito del Duca di Argyll, il quale matrimonio è il soggetto di tutti i giornali che lo giustificano sebbene si scosti affatto dalle consuetudini di questa Casa Regnante. Da informazioni mdlto attendibili mi risulta, che non è vero che si tratti di due innamorati alla cui unione la Regina non abbia creduto di opporsi. A me risulterebbe che già da qualche tempo la Regina aveva deciso di maritarla ad un suddito, piuttostochè ad un qualche piccolo Principe; che fu da prima pensato all'attuale Sposo, il quale non aveva piaciuto alla Sposa; che si fecero interpellare almeno due altre famiglie, il che non essendo riuscito, si tornò al figlio del Duca di Argyll; non si tratta dunque punto di matrimonio d'inc'linazione.

279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1416. Firenze, 18 ottobre 1870, ore 0,30.

J'ai eu de longues conférences avec M. Thiers. Le Général Cialdini et le Ministre de la Guerre ont assisté à une de ces conférences. Nous avons démontré à M. Thiers que le concours isolé de l'Italie ne pouva'it pas sauver la France, et

lui avons tenu un langage analogue au vòtre. M. Thiers part demain. Il a insisté vivement pour obtenir au moins un concours diplomatique.

280

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1418. Firenze, 18 ottobre 1870, ore 23.

Demain partira circulaire sur plébiscite (1). Je vous prie de me télégraphier votre 'impression et celle de M. de Beust. Thiers parti ce soir pour Tours. Le Gouvernement français a demandé au Gouvernement anglais de prendre conjointement avec les Puissances neutres l'initiative de demander à la Frusse ses conditions d'armistice et de paix, à la France ce qu'elle serait

disposée à accorder pour formuler ensu'ite Ies termes d'un arrangement convenable. J'attends de Londres de connaitre l'accueil fait à cette proposition.

281

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1419. Firenze, 18 ottobre 1870, ore 23.

M. Thiers est parti aujourd'hui. Il a reçu le meilleur accueil du Roi et des Ministres. Dans de longues conférences auxquelles ont a~sisté le Ministre de la Guerre et le Général Cialdini nous 1ui avons òémontré l'inefficacité d'une action militaire isolée de la part de l'Halie. Quant à l'action diplomatique nous avons fait il y a une dizaine de jours une tentative à Londres sans succès. J'ai communiqué à Cadorna ce que vous a dit M. de Chaudordy et nous attendons de connaitre l'accueil que fera Lord Granville à cette proposition à Iaquelle nous sommes disposés à preter notre appui. J,...ajoute pour vous seui que je vais sonder les dispositions de la Prusse.

(l) Cfr. n. 282.

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 69-71)

N. 82. Firenze, 18 ottobre 1870.

Les populations des provinces romaines, ayant acquis la liberté d'exprimer solennellement leur volonté, se sont pronoricées à la presque unanimité pour l'annexion de Rome et de son territoire à la monarchie constitutionnelle de Victor-Emmanuel II et de ses descendants.

Cette votation, faite avec toutes les garanties de sincérité et de publicité, est la dernière consécration de l'unité italienne. C'est au milieu des manifestations de joie de la nation enHère que S. M. le Roi a accepté le plébiscite des Romains, et qu'il a pu déclarer que l'reuvre commencée 'Par son illustre père, et poursuivie par lui-méme avec tant de persévérance et de gioire, est enfin achevée.

Pour la première fois, depuis bien des siècles, les Italiens retrouvent dans Rome le centre traditionnel de leur nationalité. Rome est désormais réunie à l'Italie par le droit national qui, exprimé d'abord par le Parlement, a trouvé dans le vote des Romains sa sanction définitive. C'est là un grand fait dont les conséquences, nous sommes les premiers à le reconnaìtre, s'étendent bien au delà des frontières de la péninsule, et contribueront efficacement au progrès de la société catholique.

En allant à Rome l'Italie y trouve une des plus grandes questions des temps modernes. Il s'agit de mettre d'accord le sentiment national et le sentiment religieux, en sauvegardant l'indépendance et l'autorité spirituelle du Saint-Siège au milieu des libertés inhérentes à la société moderne.

Ainsi que vous l'aurez (l) vu par la réponse du Roi à la députation romaine, l'Italie sent toute la grandeur de la responsabilité qu'elle assume en déclarant que le pouvoir temporel du Saint-Père a cessé d'exister. Cette responsabilité, nous l'acceptons avec courage, car nous sommes surs d'apporter à la solution du problème un esprit impartial et rempli du respect le plus sincère pour les sentiments religieux des populations catholiques.

Appliquer l'idée du droit, dans son acception la plus large et la plus élevée, aux rapports de l'Eglise et de l'Etat, telle est la tàche qui s'impose à l'Italie (2).

Le pouvoir temporel du Saint-Siège était le dernier débris des institutions du moyen-age. A une époque où ·les idées de souveraineté et de propriété n'étaient pas nettement séparées, où la force morale n'avait aucune sanction efficace dans l'opinion publique, la confusion des deux pouvoirs a pu quelquefois ne pas étre sans util'ité. Mais de nos jours il n'est pas nécessaire de posséder un territoire et d'avoir de.s sujets pour exercer une grande autorité :morale. Une souveraineté politLque qui ne repose pas sur le consentement des populations, et qui ne puisse (3) pas se transformer selon les exigences sociales, ne

peut plus exister. La contrainte en matière de foi, repoussée par tous les Etats modemes, trouvait dans le pouvoir temporel son dernier arsile. Désormais, tout appel au glaive séculier doit etre supprimé à Rome meme, et l'Eglise doit profiter à son tour de la liberté. Dégagée des embarras et des nécessités transitoires de la politique, l'autorité religieuse trouvera dans l'adhésion respecteuse des consciences sa véritable souveraineté.

Notre premier devoir, en faisant de Rome la capitale de l'Italie, est dane de déclarer que le monde catholique ne sera pas menacé dans ses croyances par * l'effet de * (l) l'achèverrnent de notre unité. Et d'abord, la grande situation qui appartient personnellement au Saint-Père ne sera nullement amoindrie: son caractère de souverain, sa prééminence sur les autres princes catholiques, les immunités et la liste civile qui lui appartiennent en cette qualité, lui seront amplement garantis; ses palais et ses résidences auront le privilège de l'extraterritorialité.

L'exercice de sa haute mission spirituelle lui sera assuré par un double ordre de garanties: par la libre et incessante communication avec l es fìdèles, par les nonciatures qu'il continuera d'avoir auprès des puissances; par les représe:ntants que les puissa!l1JCes continueront à accréditer auPDès de il:ui; enfìn, et surtout, parla séparation de l'Eglise et de l'Etat que l'Italie a déjà proclamée, et que le Gouvernement du Roi se propose d'appliquer sur son territoire dès que le Parlement aura donné sa sanction aux projets des conseillers de la Couronne.

Pour rassurer les fìdèles sur nos intentions, pour les convaincre qu'il nous serait impossible d'exercer une pression sur les décisions du Saint-Siège et de chercher à faire de la religion un instrument politique, rien ne nous parait plus efficace que la liberté complète que nous accordons à l'Eglise sur notre territoire. Nous ne nous dissimulons pas que dans les commencements la société civile aura à surmonter beaucoup d'obstacles et de difficultés. Mais nous avons fai dans la liberté: elle saura modérer et prévenir toutes l es exagérations, elle sera un correctif suffisant contre le fanatisme. La seule puissance que nòus désirons invoquer à Rome, dont les traditions sont si imposantes, est la puissance du droit. Que le sentiment religieux trouve une expansion nouvelle dans une société à laquelle ne manque d'ailleurs aucune des garanties de la liberté politique, pour nous ce n'est point (2) un sujet de crainte, mais de satisfaction, car la religion et la liberté sont les deux plus puissants éléments de l'amélioration sociale.

Nous avons le ferme espoir que le moment viendra où le Saint-Père appréciera les immenses avantages de la liberté que nous offrons à l'Egl:ise, et qu'il cessera de regretter un pouvoir, dont tou~ les avantages lui restent, dont il ne perd que les embarras et les dangereuses responsa;bilités. Vous pourrez, en attendant, Monsieur, assurer le Gouvernement auprès duquel vous ètes accrédité que le Saint-Père, qui a eu la bonne inspiration de ne pas s'éloigner du Vatican, est entouré par Ies autorités royales et .par les populations des égards les plus respectueux. Le jour où le Pape, cédant aux mouvements de son cceur, se

rappellera que le drapeau qui flotte à présent à Rome est celui qu'il a béni dans les premiers jours de son pontificat, au milieu des acclamations enthousiastes de l'Europe; le jour où la conciliation entre l'Eglise et l'Etat sera proclamée au Vatican, le monde catholique reconnaitra que l'Italie n'a pas fait une ceuvre stérile de démolition en allant à Rome, et que le principe de l'autorité sera dans la ville éternelle replacé sur la base large et solide de la liberté civile et religieuse.

(l) -c L'avez. LV. (2) -• Que s'impose l"Italie • LV. (3) -c Pourrait • LV. (l) -Omesso in LV. (2) -• Pas » LV. E, al penultimo rigo di questo doc., • d'autorité •·
283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 173. Firenze, 18 ottobre 1870.

Col pregiato rapporto n. 674 di questa serie, la S. V. (1), rendendomi conto della impressione prodotta in Germania dalla notizia dello sbarco di Garibaldi in Francia, mi esprimeva il desiderio di avere qualche informazione sulle circostanze che accompagnarono la partenza del Generale da Caprera. Successivamente, ho ricevuto l'altro suo rapporto (n. 677) (2) col quale Ella mi faceva conoscere come sieno state favorevolmente accolte le spiegazioni che il Conte Brassier de Saint Simon ha avuto direttamente da S. E. H Presidente del Consiglio dei Ministri (3). Non dubitai mai che la esatta cognizione delle circostanze di fatto avrebbe bastato a distruggere qualsiasi prevenzione sulla condotta del R. Governo in questo affare; epperciò, io mi ero astenuto dallo scriverne a Lei direttamente. Ora però che Ella mi ha espresso il desiderio di avere informazioni, vi aderisco ben di buon grado, tanto più ·che mi si porge così l'opportunità di mettere la S. V. in avvertenza contro le voci esagerate o false che si fanno correre sugli arruolamenti che si tentano in Italia per conto della Francia.

Ella sa che il Generale Garibaldi ha cessato da vari anni di essere inscritto nei ruoli del R. Esercito. L'autorità governativa non poteva quindi esercitare alcuna azione sovra di lui, che non fosse richiesta dal bisogno della sicurezza interna del Regno. In presenza dell'agitazione che si era manifestata nel partito spinto in Italia, prima dell'occupazione del territorio pontificio, fu giocoforza esercitare una speciale sorveglianza sulle coste di Caprera. In quei giorni il Generale Garibaldi si era rivolto al Comandante di un bastimento dello Stato chiedendogli di essere trasportato in Francia; ma, di. ciò informato, il mio Collega dell'Interno gli faceva tosto dire per mezzo del Prefetto di Sassari, lo stato di neutralità proclamato dal R. Governo opporsi assolutamente a che si aderisca a tale domanda.

Venendo ora a parlare degli arruolamenti italiani fatti per il servizio militare in Francia, giova premettere alcune avvertenze. Il nucleo della legione

che si intitola Legione Italiana è stato formato a Marsiglia fra quei numerosi operai italiani che la cessazione dei lavori e la crisi economica e finanziaria della Francia avevano lasciato senza alcun mezzo di sussistenza. Si calcolano a circa 40 mila gli italiani stabiliti in Marsiglia; non è dunque meraviglia che fra essi si siena reclutate poche centinaia di volontari, ai qualli poterono posc'ia riunirsi alcune diecine di giovani che eludendo la sorveglianza delle autorità del confine, poterono recarsi in Francia. Per ridurre tutto ciò alle sue vere proporzioni, basta però citare il fatto che dalle ultime informazioni risulta la così detta legione Garibaldina non avere raggiunto ancora lo effettivo di mille uomini, ed essere essa sprovveduta di ogni assetto militare. Questa circostanza dimostra infatti abbastanza chiaramente ,che, se si tentò di sedurre alcuni giovani perchè si recassero in Francia a prendere servizio militare, ciò non si fece in quei modi ed in quelle proporzioni che avrebbero potuto giustificare l'intervento della azione governativa. Questa non mancò tuttavia di spiegarsi efficacemente ogni volta che l'occasione se ne è presentata. La sorvegliamza esercitata dalla forza pubblica sulle frontiere ha avuto per effetto che mQ.lti giovani che cercavano di traversare clandestinamente il confine fossero respinti e costretti a rientrare alle case loro. Avvenne anzi pur troppo un caso in cui una banda di costoro non volle obbedire alle ingiunzioni della forza pubblica, e ne segui un conflitto, per cui l'autorità giudiziaria procede criminalmente.

Di tale condotta per parte delle autorità governative certamente non può dolersi il Governo di Berlino, quando sappia che assoluta è la libertà in Italia di muoversi e viaggiare, e quando rifletta che alle frontiere verso Nizza, per effetto di un accordo internazionale intervenuto all'epoca stessa della cessione, gli abitanti godono del vantaggio di poter passare liberamente il confine, senza bisogno di passaporto.

Ed ora, dopo aver premesso queste considerazioni venendo ad esaminare ciò che dalle leggi italiane è stabilito contro coloro che eludendo la sorveglianza delle autorità vanno ad arruolarsi all'estero, debbo ricordare alla S. V. l'articolo 11 del Codice Civile italiano, il quale colpisce tutti costoro della perdita della cittadinanza, e ciò, ben inteso, senza pregiudilzio delle altre conseguenze giuridiche che per ciascuno in particolare potrebbe avere la trasgressione delle leggi che stabiliscono i doveri militari in servizio del proprio paese. Quindi, la

S. V. molto opportunamente potrà ripetere, ave fosse di nuovo interrogata, che la legislazione italiana non sembra molto diversa in questa parte da quella in vigore in Germania, ed alla quale si riferiva appunto il signor de Thile per rispondere nel febbraio 1868 aUe osservazioni che Ella ebbe in quel tempo a fare sugli arruolamenti che si facevano in Germania per l'esercito pontificio, malgrado l'esistenza di leggi proibitive. Nè vuolsi ricordare questo fatto per rinnovare qui una lagnanza che altre volte ha potuto essere fatta in Italia contro la facilità colla quale, in dispregio della legge, i tedeschi potevano arruolarsi per ingrossare le schiere dell'esercito della Santa Sede, ma gioverà rammentare questa circostanza, come quella che dimostra meglio di qualunque ragionamento come, anche contro la volontà del Governo, può accadere che centinaia di uomini vadano a servire nelle milizie straniere, senza che si abbia un mezzo valevole per impedirlo.

(l) -Cfr. n. 231. (2) -Cfr. n. 244. (3) -Ulterio.ri spiegazioni scritte aveva dato il Lanza al Brassier de Saint-Simon, il 17 ottobre (Le Carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 193-194).
284

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A LIONE, DI DONATO

D. RISERVATO 136. Firenze, 18 ottobre 1870.

La ringrazio delle informazioni datemi coi quattro di lei rapporti di questa Serie, l'ultimo dei quali porta la data del 5 corrente. La prego di continuare a tenermi a giorno della situazione di Lione e della parte della Francia che mette capo a codesta importante città. Nelle circostanze attuali è necessario che gli agenti del Regio Governo comunichino frequentemente le impressioni che in loro producono i fatti che sono in grado di osservare da vicino.

Desidererei particolarmente poi ch'Ella mi desse sollecite e precise informazioni sugli atti del Governo attuale per cui la propaganda cattolica che avea sede 1in Lione sembra trovarsi nell'impossibilità assoluta di continuare a sussidiare molti stabilimenti ch'esso manteneva in Levante. Bramerei avere intorno a quella istituzione tutte le maggiori informazioni che in questi momenti Le sarà possibile procurarsi. I punti principali sui quali dovranno rivolgersi le di Lei investigazioni sono i seguenti:

l) entità delle rendite amministrate dalla propaganda e loro natura;

2) da chi amministrate;

3) con quale diretta ingerenza governativa o sorveglianza del Governo;

4) sotto quale dipendenza da Roma.

Se, come è probabile, l'amministrazione della propaganda lionese pubblicava un resoconto od un bilancio annuale, e se a Lei fosse possibile procurarsi discretamente tali documenti e senza troppo svegliare l'attenzione sulle ricerche che Le sono prescritte, Le sarei grato di procurarmeli essendo cosa abbastanza importante e di qualche urgenza per il Ministero di avere intorno a tutto ciò dei dati precisi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

(AVV, mazzo 13, fasc. 9/9)

L. P. (1). Firenze, 18 ottobre 1870.

Il telegramma che Le spedii jeri sera (2) Le ha sommariamente indicato l'oggetto della sua missione al Quartiere Generale prussiano. Il Re stesso mi ordinò di affidare· al di Le'i zelo e alla di Lei abilità questo incarico, poichè lo stato attuale delle cose in Europa e in Italia e alcune importanti quistioni sorte di nuovo resero agli occhi di Sua Maestà sommamente opportuno un suo viaggio dove, presso il Re e presso il Conte di Bismarck, si concentra la direzione della politica prussiana e dove si possono scambiare con frutto le spiegazioni che a noi giova di dare e di ricevere -La simpatia e la fiducia personak di cui Ella gode presso il Re e il Conte di Bismarck daranno a queste spiegazioni il carattere ch'esse debbono avere, un carattere cioè affatto conforme a quella cordia

lità di rapporti fra l'Italia e la Prussia che fu l'oggetto costante de' di Lei sforzi e della di Lei attività.

La quistione che deve essere la prima a trattarsi, * perch2 deve essere la ragione che spiega il suo viaggio al Quartier Generale * (1), è la quistione della candidatura al trono di Spagna.

Da qualche tempo il Governo Spagnolo ha rinnovato presso S. A. il Duca d'Aosta e presso il Re le più vive istanze perchè il Principe accettasse la candidatura.

Il Maresciallo Prim cominciò coll~esporci quali erano le condizioni attuali della Spagna. La Spagna, egli ci disse, ha sostenuto, per due anni, una prova della quale poche altre nazioni sarebbero state capaci-Essa è rimasta, per due anni, nel provvisorio, governata da un'Assemblea, cercando con instancabile volontà di dare alla organizzazione definitiva del suo Governo la forma monarchica, senza mai riuscire a trovare un Re -La precarietà del Governo, i disinganni sofferti, la catastrofe della canditatura Hohenzollern, l'orgoglio nazionale ferito non hanno distrutto nell'animo degli spagnuoli il sentimento monarchico che è quello della grande maggioranza della nazione, ma lo pongono a un cimento che non può indefinitamente prolungarsi -Ora si aggiunse la proclamazione della Repubblica in Francia-Al prossimo Novembre si riaprono le Cortes costituenti. Se la probabilità di trovare un Sovrano appare ancora come una speranza incerta e lontana, non solo H partito repubblicano acquisterà una forza che sinora gli è mancata, ma la forma repubblicana apparirà alla Spagna come una necessità imposta dalle circostanze. La parte più avanzata del partito monarchico accenna già, per uscire una volta dal provvisorio e per non continuare uno stato di cose senza conclusione possibile, di essere disposta ad aceettare questa inevitabile soluzione -Il Maresciallo Prim si crede dunque giunto a uno di quei momenti in cui è necessario prendere un partito -Ma prima di prenderlo, il Governo spagnolo vuoi fare ancora un'ultimo sforzo per dare alla rivoluzione spagnuola quella soluzione monarchica che la Spagna ha sempre finora affermata ed ha sempre finora cercato d'ottenere -Senza voler escogitare nuove e incerte combinazioni, H Governo spagnuolo ritorna ai primordii della quistione. Sin dal principio il Maresciallo Prim aveva creduto che una candidatura italiana fosse quella che meglio convenisse alla Spagna; ma tanto il Duca d'Aosta, quanto il Duca di Genova avevano rifiutato d'accettare. Anche oggi la candidatura italiana è quella che raccoglierebbe 'il più gran concorso di opinioni e di voti nell'Assemblea, dal partito progressista al partito dell'Unione liberale che è disposto ad abbandonare, in favore di essa, le sue antiche preferenze pel Duca di Montpensier Il Governo spagnuolo si rivolge dunque di nuovo al Duca d'Aosta, in un'interesse ch'esso crede comune all'Italia, alla Spagna e al principe monarchico, e d lascia sentire che, se questo tentativo fallisce, la Repubblica sarà presto proclamata in !spagna. -•

Per verità noi non abbiamo potuto disconoscere che le considerazioni presentateci dal Maresciallo Prim avevano un certo valore e che le condizioni politiche sono diverse da quelle che esistevano all'epoca in cui il Duca d'Aosta rifiutò di esaminare ogni progetto che lo riguardasse personalmente. Il pericolo di una repubblica spagnuola isolata non era tale che ci potesse commuovere. Ma

ora la Repubblica a Parig.i e la repubblica a Madrid costituiscono un fatto di cui un Governo prudent·e deve preoccuparsi -Nè vale il dire che la repubblica in Francia sarà del tutto effimera. Le varie frazioni dei partiti moderati francesi, sono ora disposte a unirsi intorno alla forma repubblicana siccome a quello [sic] che meno li divide ed è quindi più atta ad assumere la responsabilità della pace e a sanare le piaghe della guerra. Se ciò avviene la repubblica durerà in Francia per un periodo alquanto prolungato di tempo. Che se la Repubblica cade del tutto nelle mani del partito estremo essa si farà al:lora propagandista e se non ci creerà dei serii pericoli, per lo meno ci solleverà degli imbarazzi e delle difficoltà considerevoli. Ella avrà già veduto nei giornali i Manifesti coi quali i repubblicani Spagnuoli fanno causa comune coi partiti demagogici

Francesi.

Ma se la questione della canditatura Spagnuola può essere da noi ora considerata sotto un'aspetto più favorevole, vi sono però delle ·COndizioni senza le quali essa non potrebbe sembrarci accettabile -Sin dalle prime aperture io non tardai a dichiarare al governo spagnuolo che, in ogni caso, queste condizioni •erano le seguenti, la prima che la candidatura del Principe Amedeo fosse appoggiata da una chiara manifestazione della volontà della Spagna, -la seconda ch'essa incontrasse l'adesione morale e la simpatia delle principali potenze -Toccava alla Spagna di verificare se anche questa seconda condizione esisteva e di procurarcene la prova. Infatti noi non cercavamo in questo affare alcuno scopo di un'interesse nostro esclusivo o di un'ambizione politico [sic] e il Principe Amedeo non avrebbe potuto in alcun caso indursi ad abbandonare il suo paese se non col pensiero di rendere un servigio alla Spagna e all'Europa monarchica. Ora per questo nè noi avremmo voluto esporci, nè il Principe avrebbe voluto esporre l'Italia ad alcuna difficoltà, ad alcun imbarazzo o a compromettere in alcun modo la sua situazione diplomatica. Noi non volevamo, specialmente dopo la nostra entrata in Roma, andare incontro ad alcun rimprovero, ad alcuna accusa di ambizione inquieta ed incontentabile, senza contare che la simpatia dell'Europa sarebbe stata una condi:zlione favorevole all'assodarsi

della nuova dinastia sul trono della Spagna -Tenendo questo linguaggio al

Ministro di Spagna io gli osservava che era necessario, innanzi tutto, di mettersi

pienamente in regola colla Prussia, pokhè l'ultimo fatto, in questa quistione,

era stato quello della candidatura del Principe di Hohenzollern. Questa candi

datura era stata ritirata per evitare la guerra colla Francia, ma poichè la guerra

non era stata evitata, la Prussia poteva desiderare che si desse seguito al pro

getto, che vi fosse per parte della Spagna un certo impegno morale di farlo

e ·in questo caso l'Italia non avrebbe certo voluto sollevare, dal canto suo, una

concorrenza od una rivalità.

Dopo quanto è avvenuto per •la candidatura Hohenzollern, Sua Maestà desi

dera, anche prima che la Spagna faccia alcun passo, conoscere di.rettamente il

vero stato delle cose, prevenirne H Governo del Re Guglielmo per un riguardo

dovuto, ed avere con esso in proposito un leale ed amichevole scambio di idee

Queste spiegazioni Ella le potrà dare al C.'e di Bismarck, e anche al Re, come

stimerà meglio. Finora, in questo affare, altro non avvenne fuorchè l'istanza

vivamente rinnovata e mantenuta dal Governo Spagnuolo presso Sua Maestà e

presso il Principe Amedeo e, per questo appunto, Sua Maestà desidera che, in

nanzi di procedere avanti, sia fatto presso il Governo del Re Guglielmo l'ufficio di cui Ella, signor Conte, è incaricato per sapere confidenzialmente se la candidatura del Principe di Hohenzollern è definitivamente abbandonata o se il Re crede ch'essa possa venire riproposta dopo fatta la pace e se l'accettazione del Principe Amedeo potrebbe venire considerata da parte nostra come un'atto poco conforme all'amicizia, e ai buoni e sicuri rapporti che esistono nel presente e devono continuare nel futuro fra le due Case Regnanti e fra i due paesi. Il Re Guglielmo e il Conte di Bismarck vedranno nella missione affidatale una prova di riguardo, di lealtà e di amicizia. Le sue spiegazioni non debbono avere altro carattere, e confido che come tali appunto saranno considerate.

Compiuto ed esaurito questo ufficio relativamente agli affari di Spagna, desidero ch'Ella dia qualche spiegazione al Conte di Bismarck sulla grave quistione di Roma. Gli avvenimenti di Roma si sono compiuti dopo la partenza del Conte di Bismarck per la guerra. Il signor di Thile, ne' colloquii ch'Ella ebbe con Lui in proposito, le disse più volte di non essere autorizzato a pronunciarsi su varii argomenti relativi a tale 'quistione. È dunque naturale che il Governo italiano desideri di conoscere direttamente qual'è il pensiero del Conte di Bismarck, per poter meglio apprezzare il vero carattere della politica prussiana che è ora quella della intera Germania 'in questa grande quistione -Lo desideriamo tanto più in quanto che, è duopo il riconoscerlo, il linguaggio e l'attitudine del C.'e Brassier a Firenze, il linguaggio e l'attitudine del C.te Arnim a Roma sono notabilmente diversi. È questo un fatto oramai notorio e a noi interesserebbe sapere quale è la versione vera fra le due, o, per lo meno, qual'è fra esse la media che corrisponde alla verità (1).

Le informazioni che Le feci giungere sin dapprincipio la pongono in grado di spiegare al C.te di Bismarck le cagioni, anzi le necessità politiche che ci indussero a cogliere un'occasione favorevole per sciogliere una quistione che, se non fosse stata sciolta ora, sarebbe sopravvissuto [sic] alla guerra con tutti i suoi imbarazzi e con tutte le sue difficoltà, una quistione che era per noi un'ostacolo al costituirsi definitivo dell'Italia, la porta aperta agli interventi, il vincolo di dipendenza che legava la politica italiana alla politica francese e ne diminuiva la Hbertà d'azione, infine una di quelle parole d'ordine che non si possono lasciare, come un monopolio, ai parttti rivoliuzionarii perchè realmente corrispondono a un sentimento nazionale vero e profondo nel paese -Nell'interesse del principio monarchico e conservatore il Governo doveva, con una risoluta iniziativa, prendere egli stesso nelle sue mani questa quistione per non !asciarla in mano della rivoluzione che si sarebbe accinta a risolverla colle forze sue e co' suoi mezzi-Il partito rivoluzionario fu completamente disorganizzato dalla nostra iniziativa, esso fu ridotto all'impotenza e la prova ne è nella stessa avventura sterile e inutile che Garllialdi è andato a cercare in Francia. La neutralità fermamente seguita e la quistione di Roma sciolta assicurano finalmente all'Europa ch'essa possiede nell'Italia un nuovo Stato veramente autonomo e 'indipendente.

Il Conte Brassier ci ha sempre dichiarato che la Confederazione del Nord non intendeva mescolarsi nella quistione del * potere temporale del Pontefice,

che era considerato come un'affare politico interno dell'Italia, ma che il Re Guglielmo doveva ave11e dei riguardi alle sollecitudini de' suoi sudditi cattolici per quanto riguardava la sicurezza personale e l'indipendenza spirituale del

S. Padre * (1).

Noi accettiamo pienamente la quistione posta in questi termini, poichè il Governo italiano stesso ha i :più grandi doveri verso i sentimenti religiosi del suo proprio paese che è e:ssenzialmente cattolico. A questo proposito noi possiamo dare le più ampie e le ·più * sincere assicurazioni. Le guarentigie della sicurezza, della dignità, dell'indipendenza del Pontefice sono per noi una condizione essenziale dello scioglimento della quistione romana, poichè .sappiamo benissimo che se queste .guarenUgie non fossero date o non fossero mantenute, la quistione romana sarebbe un giorno o l'altro riaperta e sollevata contro di noi. Il Papa non deve essere il :suddito del Re d'Italia, il mondo cattolico ha il diritto di chiederlo e l'Italia non lo vorrebbe nel suo medesimo interesse, poichè per noi, nazione cattolica, l'indipendenza del Capo della Chiesa rappresenta l'indipendenza e la libertà della coscienza religiosa -Posta in questi termini la quistione, le nostre disposizioni rimangono indipendenti dalle disposizioni stesse e dalla attitudine del Pontefice. Se il Papa consentisse a trattare con noi * (1), noi avremmo fatto delle più larghe guarentigie della sua indipendenza l'oggetto di un trattato pubblico bilaterale; * se le potenze aventi sudditi cattolici avessero chiesto di trattare pel Pontefice saremmo stati disposti a farlo. Ma siccome nè l'un caso, nè l'altro è per ora probabile * (l) noi presenteremo al Parlamento una legge in cui queste guarentigie sono sanzionate. * Ella troverà, signor Conte nella presente spedizione una Circolare in cui sono riassunte le basi di queste guarentigie * (2) Noi cominceremo col proclamare e coll'assicurare in Italia la libertà della Chiesa e la sua separazione dallo Stato, per modo che il Pontefice troverà una prima e larga arra d'indipendenza nel nostro diritto comune -Ma il diritto comune non può bastare al Pontefice, che deve essere posto fuori della giurisdizione dello Stato. La sua persona sarà quindi proclamata sacra e inviolabile, il diritto dell'extraterritorialità sarà applicato alle sue resi

. denze, sarà assicurata la libertà delle sue communicazioni col mondo religioso e delle sue communicazioni diplomatiche coi Governi e la sua lista civile. Infine saranno stabilite le speciali condizioni fatte a quelle Istituzioni che circondano in Roma il Papato, che ne hanno il carattere universale e costituiscono i suoi mezzi di azione spirituale. -Nai crediamo per tal modo di provare a tutti i cattolici di buona fede e al Papato stesso che ilPontefice a Colonia, a Innspruck, a Malta o a Anversa non troverebbe certo una situazione più libera e più grande che rimanendo a Roma -Tutta l'Europa comprende oramai l'impossibilità della restaurazione del potere temporale che durava, ne' nostri tempi, come un'anomalia e che, non trovando in se le condizioni della propria esistenza, non poteva sussistere se non cogli interventi stranieri e, quindi, comprometteva la religione senza assicurare l'indipendenza del Pontefice il quale, come Sovrano, era costretto a porsi sotto un protettorato militare. Ma, fra H potere temporale e l'annessione

21-Documenti diplomatici -Serie Il ' Vol. I.

di Roma all'Italia furono poste da taluni innanzi alcune combinazioni intermedie che si rimprovera all'Italia di non aver saputo o voluto addottare. Il Conte Arnim, quando fu di passaggio a Firenze, mi espose a lungo come, a Suo avviso, la soluzione stava nel fare di Roma una città libera che si .s·arebibe governata a Municipio con delle leggi restrittive e ail"Illonizzate ill1 parte ai principii della Corte di Roma -Spesso le soluzioni intermedie appajono come le più pratiche, ma, in certi casi, esse lo sono meno d'ogni altra. -Colle aspirazioni vivissime dell'Ita'lia verso Roma, colle aspirazioni di Roma verso l'Italia, colla repugnanza dei romani per ogni vestigio del governo teocratico, col loro desiderio di godere delle istituzioni di cui è dotato il resto della nazione, Roma città !Lbera sarebbe inevitabilmente diventata la Repubblica romana. La sicurezza, l'indipendenza del Papato invece di essere affidate a un Governo che ha un'alta responsabilità verso il mondo cattolico, sarebbero state in balia degli antichi sudditi della Corte pontilfìcia animati da un vivo spirito di reazione contro le memorie del loro passato.

A me fu confermato in varii modi che il C.te Arnim consigliò al Papa di abbandonare Roona e di recarsi a Colonia. Non so se, cosi facendo, il Conte Arnim obbediva alle istruzioni del suo Governo oppure a una ispirazione propria. Sembra che il C.te Arnim, col suo contegno a Roma, rappresenti certe tendenze ·Che si di·cono esistere in (l) Germania e per le quali il futuro Imperatore di Germania che (2) avrà sotto il suo scettro molte popolazioni cattoHche dovrebbe associarsi anche (3) la grande forza morale del Papato, come un nuovo argomento di influenzo [sic] 'in Germania e fuori della Germania. Non giudico ques1o programma, ma credo difficile che il Papato romano voglia affidarsi a un progetto così trascendente. -Quanto a noi, Ella sa che il desiderio nostro è che il Papa rimanga a Roma, lo desideriamo perchè siamo conv·inti di poter dare la prova che la sua libertà e la sua dignità sono pienamente compatibili col nuovo stato di cose. Il Papa, almeno il Papa attuale non tratterà coll'Italia. La Corte di Roma vuoi vedere, in ogni caso, quale assetto prenderà l'Europa, finita questa terribile perturbazione. Un potere il quale visse da secoli contando sugli interventi stranieri non può facilmente scostarsi da questa sua . tradizione. La Corte romana, prima di venire a qualunque accordo, aspetterà di aver perduta, a questo riguardo, l'ultima delle sue illusioni. La Corte di Roma, del resto, è lieta di potersi servire della grande potenza germanica come d'uno spauracchio, ma io so di certo che le .sue speranze si fondano sempre stùla Francia, sul Governo futuro della Francia, sulla reazione dello spirito cattolico francese una volta fatta la pace. -Ad ogni modo a noi importa di conoscere direttamente, per quanto è poss]bile, il pensiero del Conte di Bismarck su una quistione sulla quale si riporteranno ;presto o tardi gli .s'guardi dell'Europa quand'essa sarà ritornata in condizioni normali (4).

• per la nuova •.

p. -240, cap. primo) è segnata a margine, sulla minuta, con un tratto di penna.

Infine il Re desidera ·che hl suo colloquio col Conte di Bismarck :.'i. porti

• suno stato attuale dell'Europa e della guerra tra la Germania e la Francia., e * (l) sulla condotta tenuta dall'Italia, prendendo occasione della missione del signor Thiers a Firenze. * Non le nascondo l'importanza grandissima che il Governo pone a questa parte della sua missione * (l)

Ella è in grado, signor Conte, di spiegare quale fu la nostra costante attitudine * dacchè il Conte di Bismarck partì per il campo * (1). I sospetti profondi che esistevano contro di noi (2) si sono, io credo, oramai dissipati e non hanno più che una portata retrospettiva. * Oggi * (3) non le sarà difficile il provare, colla scorta dei fatti, come noi abbiamo seguito una iJ.inea di condotta ferma e costante, malgrado la necessità in cui ci siamo trovati di scioglierei gradatamente dai vincoli morali d'una situazione creata dal nostro passato. Certo, nessuna potenza s'è trovata a dover incontrare maggiori difficoltà delle nostre. -·

Certo noi non potevamo essere indifferenti a quanto si preparava ed avveniva in Europa ma, nel tempo stesso, abbiamo preso l'interesse italiano a regola indipendente della nostra condotta. Ci siamo dichiarati pronti a unire nell'interesse della pace i nostri buoni ufficii a quelli delle altre potenze neutre. Non abbiamo preso alcuna iniziativa che, da parte nostra, avrebbe potuto essere male compresa, lieti se quelle potenze che, come la Russia, erano in migliori condizioni per agire in favore della pace, avessero adoperato i loro sforzi in un interesse d'umanità e per far cessare l'effusione del sangue

L'Italia è una potenza essenzialmente pacifica. Noi non desideriamo solo che la guerra abbia un termine, ma desideriamo anche che la pace sia duratura

* e non abbia in sè il germe di future complicazioni. Ora certo non possiamo non essere convinti che una pace moderata sarà quella che avrà in se le maggiori guarentigie di durata. Il C.e di Bismarck ha una mente troppo elevata per non esserne convinto * (1).

Io ho esposto nettamente al Sig. Thh~rs la linea di condotta nella quale intendevamo perseverare e l'ho vivamente impegnato perchè, di ritorno in Francia volesse usare la grande influenza in favore della pace. Era questo, gli dissi, il più grande servigio ch'egli poteva rendere al suo paese. Il Sig. Thiers mi parve comprendere la situazione. Il mio colloquio con lui e i rapporti che abbiamo col Governo Francese f~ero in me sorger la speranza che ci fosse dato di fare qualchecosa in favore della pace. Ho luogo di credere che, malgrado le sue affermazioni così assolute, non sarebbe impossibile n premere sul Governo Francese per indurlo a più moderati consigli e la nostra influenza si esercita in questo senso. Noi saremmo lieti di poter rendere così il solo servigio ragionevole e possibile alla Francia, poichè Ella comprenderà come sia necessario di ménager il nostro vicino, di poterlo legare con qualche vincolo, specialmente per la quistione romana. Il fondo dell'argomentazione che usava verso di noi il Sig. Thiers era questo = Se voi sollevate il risentimento della Francia, non avrete in Europa un solo amico, poichè per la Prussia voi non sarete che un'oggetto di combinazioni che saranno più importanti per lei

Ora la situazione in Francia si avvolge ora [sic] in un circolo vizioso. Il Governo attuale si è impegnato in assolute e impossibili affermazioni. Per fare la pace gioverebbe o una Assemblea la quale sarebbe di certo animata da uno spirito pacifico o sarebbe duopo di riprendere delle negoziazioni dirette. Io non dispererei di far partire dalla Francia stessa l'iniziativa di que.ste negoziazioni e l'Italia vi porrebbe ogni sua opera. Ma l'ostacolo principale sta nel vago minaccioso delle esigenze poste innanzi dal Conte di Bismarck. Se fosse poss·~bile avere un'idea almeno approssimativa della portata pratica di queste esigenze e di quanto la Francia dovrebbe accettare almeno in principio per rende.re la pace possibile, io confido che ci sarebbe possibile di tentare utilmente qualchecosa presso la Francia. Io confido che il Re stesso e il C.te di Bismarck devono desiderare la pace. Il .bombardamento di Parigi deve loro ripugnare e, anche dopo espugnata Parigi, la Prus•sia potrebbe trovarsi nell'impossibilità di firmare una pace che abbia in sè una guarentigia sufficiente e trovarsi imbarazzata nella sua stessa vittoria

È giusto ·Che la Prussia chieda un prezzo de' suoi sacrificii e voglia delle guarentigie per l'avvenire. Queste guarentigie il C.te di Bismarck le ha formulate nell'allontanare dalle frontiere germaniche il punto di partenza di possibili attacchi. Ma per raggiungere questo scopo basteranno le guarentigie milita11i o le territoriali e politiche sono indispensabili?

In una parola, oltre una indennità da ·fissarsi, basterebbe lo smantellamento delle fortezze di Strasburgo e di Metz? -Oppure il possesso della città di Strasburgo collo smantellamento di Metz? -Oppure la linea dei Vosgi? -O H territorio che racchiude anche Metz? -La fiducia personale di cui Ella gode presso il C.te di Bismarck, la pongono in una situazione eccezionale per poter avere un colloquio confidenziale, da cui potrebbe uscire un grande beneficio per la causa della pace-Non v'è in ciò nulla di offensivo per la Prussia e forse noi potremmo rendere un servigio ad ambedue i nostri antichi alleati. Perchè se il risultato del suo colloquio fosse favorevole, se ei sembrasse poter offrire una base possibile non già per le passioni, ma per la fredda ragione, l'Italia potrebbe forse dire di aver esercitata un'azione utile e benefica, in un momento opportuno, senza offendere alcune suscettibilità, senza porre innanzi poco grate mediazioni, ma cercando operosamento di indurre il Governo Francese a riprendere le trattative e rendendo più facile alla Prussia stessa di porre fine alla guerra senza spargere altro sangue, senza ·continuare una lotta non dubbia ma lunga ancora e accanita e senza ricorrere alle più terribili estremità

È inutile ch'io insista in altre considerazioni perchè Ella comprende

l'importanza che può avere questo tentativo la cui riuscita onorerebbe Lei e

il Governo e che non potrebbe essere affidato meglio che a Lei

Tenga a sua disposizione il Corriere che le spedisco e che le serv.irà a farmi

giungere il suo rapporto, poichè Ella giudicherà se sia opportuno servirsi del

telegrafo.

P. S. -Ecco un'idea che le sottopongo. Noi cercheremmo di ottenere dalla Francia la sua adesione allo smantellamento delle fortezze di Strasburgo, Metz, Phalsbourg e Toul. Sarebbe pure ammesso in principio il pa.gamento di una

indennità. Ma quanto alla cifra di quesrta, come pure la decisione se debba o non farsi luogo a una cessione territoriale s•areibbe deferita la decisione a un arbitrato o di tutte le grandi potenze neutrali o della Inghilterra e della RussJa soltanto. Così si eviterebbe di ledere direttamente tanto l'amor proprio della Francia che rifiuta quanto quello della Germania che esige cessioni te.rritoriali.

(l) -Annotazione marginale: • risposto 25 ottobre col ritorno del corriere Anielli •. Cfr. p. 308 n. l. (2) -Cfr. n. 272.

(l) La frase fra asterischi è stata cancellata sulla minuta.

(l) Cfr. la presa di posizione di Bismarck, nella lettera al von Thile del 3 novembre, su queste osservazioni del Visconti Venosta: BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 575-577.

(l) -Il brano fra asterischi è stato cancellato sulla minuta. (2) -Il brano fra asterischi è stato cancellato sulla minuta. Per la circolare cfr. qui sopra, n. 282.

(l) Sulla minuta la parola c in • è stata sostituita da un'altra mano con le parole

(2) -Le parole « per le quali il futuro Imperatore di Germania che • sono state poste fra parentesi a matita da un'altra mano, la quale ha aggiunto • che •. (3) -Sulla minuta sono state aggiunte a matita da un'altra mano le parole c alla quale vorrebbesi anche associare •. mentre le parole « dovrebbe associarsi anche • sono state cancellate. (4) -Tutta la parte di questo documento relativa alla Questione Romana (iniziando a (l) -Il passo fra asterischi è stato cancellato. sulla minuta. (2) -Per essi ,cfr. ancora il telegramma Bismarck a Brassier de Saint-Simon, il 17 settembre (BISMARCK, Ges. Werke, 6b, P. 503). (3) -Cancellato sulla minuta.
286

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3110. Tours, 18 ottobre 1870, ore 15,25 (per. ore 20,50).

M. de Chaudordy insiste beaucoup auprès de moi pour que les Puissances neutres prennent l'initiative de demander à la Prusse ses conditions d'armistice et de paix, et expriment ensuite leur avis sur un arrangement équitable. Le Général Bourbaki, que j'ai vu, m'a dit qu'i'l n'acceptait pas le ·commandement de l'armée de la Loire, mais qu'il acceptait celui des forces du Nord. Son avis que la situation militaire ne pourrait etre rétablie qu'en plusieurs moi:s, et il penche pour la paix. On s'attend prochainement à une espèce de capitulation ou d'armistice à Metz. Je crois que le temps est venu pour les Puissances, et spécialement pour l'Italie alliée des deux pays, d'intervenir diplomatiquement. Cela pourrait meme convenir à la Prusse. Voyez si vous avez le moyen de sonder confidentiellement Bismarck lui-meme.

287

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3111. Vienna, 18 ottobre 1870, ore 17,30 (per. ore 21,55).

Votre circulaire datée du 14 sur la liberté des mouvements· du Pape (l) est arrivée très à propos. Beust sur le désir de l'Empereur avait écrit à Kiibeck à ce sujet et votre circulaire lui se.rt ainsi de réponse anticipée. On m'a demandé la permission de la montrer textuellement à l'Empereur en lui :taisant remarquer que les sentiments du Gouvernement italien sont de tout point conformes aux siens. Ici on croit que Thiers se fera autoriser par le Gouvernement provis01re français d'aller chez Bismarck et d'accepter en principe une cession de territoire.

Après cela on invoquerait les bons offices des Puissances pour réduire au minimum les exigences prussiennes.

(l} Cfr. n. 255.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, p. 77)

R. 272. Bruxelles, 18 ottobre 1870 (per. il 22).

Ho l'onore di segnare riscontro all'E. V. dei documenti diplomatici che mi vennero trasmessi li 12 del corrente e che portano i numeri 535, 541, 542, 543, 544; come pure delle quattro lettere (particolari) di Roma in data delli 28, 29 e 30 Settembre (1). Scritti di cui ho preso conoscenza col più vivo interesse.

* Conformandomi alle istruzioni contenute nella pregiatissima circolare dell'E. V. in data delli 11 corrente (2) mi sono recato oggi dal Barone d'Anethan onde :fargli la comunicazione che mi era stata prescritta. Io gli parlai dei varii fatti che erano da rettificarsi nella lettera del Santo Padre ai cardinali tenendomi il più che ho potuto al testo 'stesso della circolare. Il Barone d'Anethan ascoltò con attenzione il mio dire e quando ebbi finito mi ringraziò della comunicazione * (3) domandandomi se avevo notizie di Roma. Risposi che sapevo che tutto andava 1bene nella città Eterna e che l'arrivo del Generale La Marmora aveva :fatto un buonissimo effetto. S. E. replicò che infatti esso aveva letto nei telegrammi di ieri 'le buone intenzioni del Generale La Marmora ed i pensieri di conciliazione ·che in lui dominavano. Io credetti a questo punto di interpretare rettamente gli ordini dell'E. V. assicurando al Barone d'Anethan che la ferma intenzione del Governo Italiano si ·era di usare sempre la più gran conciliazione nei suoi rapporti col Santo Padre. Tornando alla mia comunicazione S. E. mi disse: Il Governo Italiano dichiara adunque che il Pontefice è libero della sua persona e nei suoi rapporti colla cattolicità? Io allora ho ripetuto il periodo con cui termina la circolare: che cioè noi rigettavamo come ingiuriosa ed assurda l'accusa di volere tenere il Papa .prigioniero nel Vaticano e che su ciò ci rimettevamo con confidenza alla testimonianza dei diplomatici residenti in Roma. Con questa frase terminò la mia conversazione. * Benchè il Ministro del Belgio sia stato molto riservato nelle sue parole ho creduto osservare che le nostre dichiarazioni * di lasciare ogni libertà al Pontefice e la condotta conciliante di S. E. il Generale La Marmora * hanno fatto su di lui una buona impressione * (4).

Ho l'onore di qui unito trasmettere all'E. V. uno squarcio dell'articolo di fondo del Giornale di Brusselle di oggi. Esso non contiene che una quantità di errori secondo il sistema dei periodici reazionari ma si può osservare che !il suo tono è un poco più moderato che per lo passato specialmente in ciò che ha tratto all'Augusta Persona di S. M. il Re e tale risultato si deve alle pratiche abilmente fatte dal Conte di Barrai presso il Barone d'Anethan di cui l'E. V. è stato informato dalla corrispondenza di questa Legazione.

papa nei suoi rapporti colla cattolicità •.

(l) -Cfr. nn. 114, 126, 137, 138. (2) -Cfr. n. 237. (3) -Il periodo fra asterischi è stato pubblicato in LV. (4) -Le frasi fra asterischi sono state riprodotte, con qualche variante di forma in LV dove è stata inserita, come raccordo fra i due brani desunti dal rapporto e pubbÙcati, 1,{ frase • prendendo atto della dichiarazione che io gli faceva dell'assoluta libertà lasciata al
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L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 77-79)

R. 203. Carlsruhe, 18 ottobre 1870 (per. il 22).

Stamane mi sono recato a far visita al Barone di Freydorf per intrattenerlo sul contenuto della Circolare dell'E. V. in data 11 corrente (1), cil'lca la lettera del Papa ai Cardinali, riportata testè dal giornale l'Unità Cattolica (2).

L'incarico, che m'ero affidato 'con queaa Cil'lcol:are * dal Govemo del Re * (3), si racchiudeva tutto nel rettificare il fatto posto innanzi da Sua Santità di non godere ora più la piena libertà delle poste e dei telegrafi, indispensabi~le all'esercizio delle sue funzioni spirituali. Interdicendomi ogni considerazione intorno all'indole del documento papale, non meno che * intorno * (3) ai suoi minor} argomenti non ò saputo far di meglio se non riprodurre col vivo della voce, nella sua forma genuina, il saggio quanto leale ragionare dell'E. V. inchiuso nella Circolare summentovata.

L'offerta fatta al Cardinale Antonelli, prima e poi della pubbLicazione della lettera del Santo Padre, di stabilire in Vaticano un Ufficio postale e telegrafico, non già per tema di essere tenuti in sospetto, ma soltanto nell'intento di circondare il Sommo Pontefice di tutte le più scrupolose guarentigie d'indipendenza e di libertà, costituiva per sè stessa la migliore prova delle sincere intenzioni del Governo di Sua Maestà e la più sicura norma per giudicare quanto inesatto e difettivo (4) appariva l'al"gomento allegato nel1la J.ettera di Sua Santità. Quel fail'e appello alla testimonianza del Corpo diplomatico residente in Roma circa la verità della nostra condotta~, mostra che il Governo Italiano, coscienzioso com'è di ciò che opera e dice, non teme il giudizio degLi osservatori imparziali, ai quali lascia volentieri la cura di giustificarlo dinanzi l'Europa.

Il Ministro granducale degli Affari Ested, dopo avermi ascoltato con benigna attenzione, à risposto in questa forma: secondo lui, l'argomento adottato da] Papa per dimostrare che gli manca di presente la libertà delle poste e dei telegrafi, e<:,sere non 1solo inesatto, ma faLso (5) eziandio. Appigliandosi d'i JPreferenza a siffatto argomento, Sua Santità afferma Ella medesima ~che non ne trova di più validi per fondare i suoi lamenti. Non io al ~certo, à continuato a dire H Barone di Freydorl, prenderò mai sul serio un argomento, che, lo ripeto senza esita:nza alcuna, stimo falso (5) del tutto, 1benchè ei possa darsi che il Papa Ìll1 buona fede sia convinto del contrario. Sotterfugio assai meschino è codesto, messo in opera contro il vostro Governo senza alcun prò, anzi con gl'lave pericolo di vedere sminuita sempre più, appo la gente sennata, la dignità della Santa Sede.

Mi son compiaciuto con il mio interlocutore del modo veramente giusto e corretto, con cui accoglieva le mie osservazioni, e l'ò ringraziato a nome del Governo del Re per la giustizia che gli faceva nel rigettare l'inesattezza dell'allegazione papale.

In sul finire della conversazione ò ripudiata, in conformità degli ordini dell'E. V., c01me ingiuriosa ed insussistente l'accusa di voler custodire prigioniero il Papa in Vaticano. Ed .a questo proposito :facendo tesoro del * giudiziosisdmo * (l) linguaggio tenuto testè dall'E. V. al R. Ministro in Vienna, ne ò sceverato alcune * .alte e nolbili * (l) riflessioni, inspirate dal sentimento nazionale e dall'ossequio inverso la religione, per rappresentare a questo Ministro degli Esteri una volta di più con quale animo siamo andati a R01ma e da quali generosi e nobili propositi siano animati il Governo di Sua Maestà ed il paese. Rimpetto al Sommo Pontefice e rimpetto all'Europa la Dinastia di Casa Savoia costituisce a Roma la più sicura guarentigia per la causa della Religione e dell'ordine.

Il Barone di Freydorf mi à espresso la sua piena soddisfazione a tal ri.guardo; e ri,ferendosi a quanto altre volte ebbe a discorrere su questo punto, mi à confirmato congedandomi le sue esplicite e franche parole sul giudizio portato da [ui *più su * (l) cixlca la iettera papaJe.

* -Le segno ricevuta di N. 25 di documenti diplomatici dal N. 518 sino al N. -544, meno H N. 536, c01me pure di un documento senza numero, annesso alla Circolare dell'li ottobre * (1).
(l) -Cfr. n. 237. (2) -Cfr. n. 190. (3) -OmeSso in LV. (4) -«Difettoso • LV. E al rigo 21 «di ciò che opera e che dice •· (5) -In LV la parola non è in corsivo.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 75-76)

R. 18. Vienna, 18 ottobre 1870 (per. il 22).

Debbo accusare all'E. V. ricevimento delle due circolari dell'li e del 14 ottobre (2), le quali si riferiscono alla condizione di Sua Santità in (3) Roma. Esse giunsero entrambe opportunissime. La prima mi fornì occasione di contrapporre dati di fatto alle voci ed alle insinuazioni che la Corte di Roma fa spavgere da' suoi rappresentanti all'estero. Il Conte di Beust non mi ha dissimulato che il nunzio pontificio gli aveva detto non trovarsi il Papa lilbero di corrispondere col di fuori, le porte dei suoi pa·lazzi essere guardate da * fazionari * (4) italiani, commettersi contro i preti delitti di sangue. Concludeva (5) non potersi a meno di riguardare il Papa come prigioniero, e pregava l'Austria ad (6) intercedere dall'Italia il passaggio del Pontefice attraverso il Regno, qualora piacesse al medesimo d'uscire dal territorio italiano. Sulla prima parte che riguarda le accuse, mi fu agevole dimostrare come fossero del tutto insussistenti, e inoltre io pregai S. E. il Cancelliere ad interpellare il Conte di Trautmansdorff, ambasciatove austriaco a Roma, il quale come testimonio oculare potrebbe far fede di quello che ivi succede. A ciò il CanceUiere medesimo mi replicò non avere necessità di codesta conferma, e il Conte scrivergli che Roma era tran

quilla e che ripigl:iava * in tu1tto * (l) :ill: 'SUO aspetto consueto (2). Riguardo * poi "'

Pertanto la seconda circolare quella cioè del 14, giunse come una risposta anticipata alla dimanda del Kiibeck, e il Ministro Imperiale se ne mostrò soddisfat•issimo. "' Egli anzi mi chiese licenza di poter comunicare testualmente codesto documento all'Imperat·ore, al che io aderii di buon grado; e mi promise che avrebbe fatto notare a Sua Maestà come i sentimenti del Governo italiano erano 'conformi ai suoi, ed in ogni parte de1gni di approvazione e di lode* (4).

Procedendo in questa via, cioè mostrando ogni buona disposizione a tutelare l'indipendenza e la libertà del Pontefice, il Governo italiano si concilia ognor più la simpatia delle potenze estere e principalmente quella della monaTchia austro-ungarica. E qualora il Papa perseveri (5) nel suo rifiuto di trattare

e d'accogliere ~~e nostre offerte, ta responsabiHtà deHe conseguenze ricadrà (6)

* interamente * (l) sopra di esso. '.Calli sono * a un dipresso * (l) le idee che udiì svolgere al Ministero degli Affari Esteri e che mi è grato di partecipare (7) all'E. V.

(l) -Omesso in LV. (2) -Cfr. nn. 237 e 255.

(3) c A • LV.

(4) -• Soldati» LV. (5) -In LV qui inserito: c Il Nunzio •. (6) -c Di • LV.

(l) alla partenza del Papa, il Conte di Beust mi disse d'aver risposto (3) al Nunzio pontificio che non dubi·tava minimamente che il Governo italiano lascerebbe a Sua Santità ogni libertà di recarsi ove gli fosse a grado, e di uscire anche dal Regno se ciò poteva convenirgli, e che non era mestieri di intercessione di potenze estere. Pur nondimeno il Conte di Beust per assecondare il desiderio espressogli da S. M. l'Imperatore, aveva creduto bene di scrivere al Barone di Kubeck su ~tale argomento.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 174. Firenze, 19 ottobre 1870.

J.e an'empresse de répondre à votre dépéche N. 678 (8). M. de Thile vous a communiqué confidentielt1ement le contenu d'un rapport du Comte d'Arnim dans lequel ce diplomate a rendu compte à son Gouvernement des vexations et des violences qui auraient été commises à Rome par les autorités italiennes. Le secrétaire d'Etat vous a paru, me dites-vous, fàcheusement impressionné par cette .correspondance quoiqu'il évitait de se prononceT officieUement sur une pareille affaire.

Les plaintes dont le Comte d'Arnim s'est fait l'écho portent sur deux points: l o occupation du pa1ais du Quirinal et de la Consulte; 2° visite domiciliaire dans le couvent des moines de S. Basile à Grotta Ferrata et perquisition dans le anonastère et pensionnat des dames du Sacré Creur.

Con successivo rapporto n. 19 del 20 ottobre, il Minghetti comunicava che il Beust, nel restituirgli la circolare del 14 ottobre, c mi ha significato come S. M. l'Imperatore ne abbia preso cognizione e ne sia rimasta pienamente soddisfatta •. Cfr. anche n. 299.

Par mes précédentes communications vous avez pu vous mème juger de

l'esprit conciliant qui a présid!é à tous les actes de l'autorité royale depuis l'entrée

de nos troupes à Rome.

Connaissant l'att.itude que nous avons prise en occupant cette ville ainsi que l'esprit dont est animée l'administration italienne vous avez pu mettre en garde M. de Thiie :contre les malentendus sur flJesquelis les rapports de M. d'Arnim pouvaient ètre fondés. Mais -le Gouvernement italien qui, dès le premier moment de l'entrée de ses troupes à Rome, s'est fait un point d'honneur de faire connaitre sans rétkence et sans mystère aux Cabinets qui s'y intéressent tous les incidents, quelqu'insignHìants qu'ils fussent en eux mèmes, pouvant donner une notion exacte de sa situation V•is-à-vis du Saint Sièg·e, désire que vous soyez en mesure de vous expliquer ·confidentiellement sur l!es faits auxquelJS le Comte d'Arnim semble avoir attaché une trop grande importance.

L'occupation du Palais du Quirinal, et de la Consulta n'était que la conséquence de l'application d'une des clauses de la .capitulation de Rome. Tout ce qui appartenait au Gouvernement en dehors de l'enceinte de la cité Léonine devait etre consigné aux troupes itaJiennes. Ces deux palais, de mème que les autres édHìces affectés au servke des administrations de l'Etat pontificai, appartiennent au domaine et n'ont jamais été consiç!érés comme des propriétés ecclésiastiques du Saint Siège. La remise aux autorités italiennes de ces deux édifices était donc comprise dans les conditions de la capitulation. Cependant contrairement à cette sti:pulation le palais du Quirinal continua à ètre occupé par un détachement de la Garde Suisse plusieurs jours après l'entrée de nos troupes à Rome. Cette circonSitance, ainsi que le refus de l'intendant du Quirinal, qui s'est retiré dans la cité Léonine, d'assister à la prise de poss:ession de ce palais, ont rendu nécess:aires des formalités qu'il aurait été désirable de pouvoir éviter. Pour garantir l'intégrité du dépòt des objets et des papiers appartenant à la Cour PontificalEi on a du apposer des scellés aux portes des a:ppartements inoccupés, et des inventaires ont été rédigés pour :la •COnstatation des objets appartenant à la dotation du palais dans les appartements habités -

Ces formalités ont eu lieu en présence d'un notaire et dans la forme voulue sans l'ombre de violence.

Ainsi que }.e Comte d'Arnim l'a écrit à son Gouvernement le Chevalier Blanc a eu sur l'occupation de ces deux palais des entretiens avec Son Eminence le Cardinal Antom~lli.

Le langage que M. Blanc a tenu en cette occasion bien que n'ayant aucun caractère offic.iel, peut vous donner une idée exacte de 1'e51prit de conciHation qu1 n'a jamais ·cessé de nous animer mème ·en présence de 1'attitude prise par l'autorité ponUficale. Je ne saura.is mteux vous exposer ce qui a été dit de part et d'autre dans ces entretiens qu'en vous envoyant une copie des lettres confidentielles par lesquelle~ le Chevalier Blanc m'en a rendu compte. Vous trouverez ci-joint ces deux lettres (l) et vous pourrez en faire tel usage qu'il vous paraitra prudent.

Je me flatte de l'espoir que ces explications suffiront à expliquer la conduite de nos autorités auxquelles il serait d'ailleurs injuste de vouloir attribuer la

re:;~ponsabilité de toutes !es irrégularités qui dans les premiers moments de l'installation d'un Gouvernement provisoire ont pu se produire.

C'est au nombre de ce.S/ actes irréguli:ers et certaineroent très regrettaibles

qu'il faut ranger la visite domiciliaire dont les Dames du Sacré Creur ont eu

à se plaindre. Un individu que la polke recherche en ce moment, s'est pré

senté à un corps de garde, réclamant, au nom de l'autorité du Gouvernement

local, un détachement de soldats pour 'procéder disait-il à l'arrestation de

quelques soldats pontificaux. Avec une légéreté blamable, le comandant du poste

adhéra à cette demande, et ce ne fut que aprés que le monastère eut été visité

que l'intervention d'un officiers de l'Etat Major a fait connaitre la mystification

odieuse dont ces militaires avaient été les victimes. Le commandant en chef

des troupes envoya le lendemain le Général commandant de la ville présenter des ex~cuses à la supérieure du monastère, il fit punir le Chef du poste qui avait si imprudemment permis que ses soldats suivissent un inconnu soi-disant agent de l'autorité, et il donna les Ol'dres les plus rigoureux afin de rendre impossible à l'avenir de pareilles surprises.

Le Gouvernement du Roi n'a pas encore reçu d'informations sur la perquisition qui aurait eu lieu à Grotta Ferrata dans le couvent des religieux de l'ordre de Saint Basile; mais le Général Cadorna m'a donné l'assurance qu'aucune visite domiciliaire n'avait été autorisée ni par lui ni par les autorités royales placées sous ses ordres.

Les é.!!'ards enrvers les étalbliss'ements appartenant aux ordres monastiques ont été si scrupuleusement observés que les commandants des troupes ont préféré la.Lsser au bivouac sur les places de la ville leurs soMats fatigués pJ.utOit que de suivre l'exemple des troupes françaises qui, pendant tout le temps de l'occupation de Rome étaient observées dans le,s couvents.

Vous pouvez juger par ces détails combien sont injustes les accusations formulées 1contre la conduite des autorités royales à Rome. Il sera~t regrettable qu'on attache à ,dJes fatts isolés et qui n'ont pu 'se prod'Uil'e que dans Jies premiers jours de l'occupation, une signification que tout esprit équitable et non prévenu contre nous ne saurait certainement admettre.

(l) -Omesso in LV. (2) -c Normale • LV. (3) -c Rispose aver detto • LV. (4) -Il periodo fra asterischi è stato omesso in LV. (5) -c Perseverasse • LV. (6) -c Ricadrebbe • LV. (7) -• Comunicare • LV. (8) -Cfr. n. 258.

(l) Cfr. nn. 206 e 223.

292

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3114. Madrid, 19 ottobre 1870, ore 11 (per. ore 15,45).

Le Chargé d'Affaires de France a demandé au Gouvernement espa,gnol 100/mille hommes en disant que l'e Gouvernement italien est disposé à en faiTe autant si I'Espagne 1s'y prete de 1son coté. Je verrai Sagasta aujourd'hut et je vous rapportel'ai exactement ce qui ,s'est passé. Bien entendu qu'on a répondu négativement en ajoutant qu'on connait parfaitement dispositions neutrales ùe l'Italie. A Londres on connait déjà cela.

293

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3116. Madrid, 19 ottobre 1870, ore 17,45 (per. ore 21,30).

Kératry arrivé ce matin n'a pas encore vu Sagasta. On connait déjà ici que le but de sa mission est celui de demander un secours en soldats et on est résolument décidé de les refuser meme quand il y aurait l'offre de conditions les plus séduisantes. Sagasta m'a assuré qu'il ne ferait rien sans vous en informer par mon entrem'ise ou par celle de Montemar.

294

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3117. Londra, 19 ottobre 1870, ore 23,35 (per. ore 11,25 del 20).

Granville vient de recevoir la communication que Nigra vous a télégraphié (1). Il voit un obstacle dans le système absolu de la France de ne pas céder un pouce de territoire et une pierre des lforteresses. On aurait lais,sé entrevoir à Tours qu'on aurait peut-étre consenti à raser les forteresses de Strasbourg et de Metz mais l'Angleterre n'a pas été autorisée à en parler et aussi Granville m'a dit cela tout confidentiellement. J'ai posé et développé la thèse que si la France autorise l'Angleterre à dire qu'elle désire la paix, ce qui résulterait meme de sa dernière démarche, dans mon opinion on aurait pu demander à la Prusse ses conditions et les communiquer à la France pour saisir ses concessions et cela sans engager d'aucune manière les Puissances neutres, quitte à voir ce qu'on pourrait faire après la réponse de la France. Granville m'a dit que le Cabinet n'a pas encore pu examiner la demande française pour délibérer, mais H m'a paru s'arréter aux considérations que je vous ai faites S'l1I" la possibilité de faire que1que démarche sans se compromettre. Il m'a demandé si en tout cas il pourrait compter sur notre concours avec l'Angleterre. Je lui ai rappelé nos déclarations et nos offres positìves et réitérées, notre attitude et notre esprit dans toute ,cette affaire, qui me paraissaient méme garantir notre accord réciproque et qui assuraient notre concours empressé pour arréter l'effusion du sang. Il m'a promits de me tenir au courant de ,ce que le Gouvernement aurait délibéré. Je vous écris (2).

295

L'INCARICATO D'AFFARI A MONACO DI BAVIERA, CENTURIONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, p. 79)

R. 180. Monaco, 19 ottobre 1870 (per. il 22).

Ho avuto l'onore quest'oggi di dare verbale comunicazione al Conte Bray della Circolare che l'E. V. si compiacque indirizzarmi il 14 del corrente mese sulla piena libertà lasciata dal Governo del Re 'al Papa sia per l'esercizio delle

sue funzioni spirituali che per partirsene dall'Italia o ritornarvi quando tali fossero gli intendimenti di Sua Santità.

S. E. accolse questa comunicazione con molto favore e mi disse che la considerava come una risposta soddisfacentissima alle osservazioni che su tale proposito avea fatto sottomettere all'E. V. dal signor Donniges e mi soggiunse che sperava che le misure adottate per assicurare la piena libertà di comunicazione della Santa Sede coll'orbe cattolica ed il rispetto ed i riguardi dei quali l'attornia il R. Governo, indurranno il Santo Padre a non abbandonare Roma.

* A riguardo ·POi della protesta contro gli ultimi avvenimenti diretta dal Cardinale Segretario di Stato al Corpo Diplomatico residente a Roma il Conte Bray mi assicurò aver impartito gli ordini opportuni all'Incaricato d'Affari Bavarese onde non desse corso a quel documento e lo si las<;iasse privo di risposta * (1).

(l) -Cfr. n. 267. (2) -Cfr. n. 296.
296

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 139. Londra, 19 ottobre (2) 1870 (per. il 24).

Mi pregio di assicurarle ricevuta del telegramma (3) pervenutomi la mattina del 17 ·corrente col quale V. E. mi significava che ìl Signor Cava1iere Nigra Je avea telegrafato (4) che il Signor de Chaudordy avea chiesto all'Ambasciatore d'Inghilterra di impegnare il suo Governo a far domandare unitamente alle altre Potenze Neutre alla Prussia la specificazione delle sue domande per la pace ed a fare in seguito alla Franc·ia la domanda relativa alle sue concessioni; dopo di che le Potenze Neutre potrebbero esaminare ·in comune e proporre le basi d'un aggiustamento.

L'Ambasciatore della Gran Bretagna aveva fatto conoscere questa domanda verbale al suo Governo. Ella m'invitava ·in fine a telegrafarle quale accoglimento Lord Granville avesse fatto a queste domande del Governo Francese.

Il Signor Conte di Granville essendo appunto venuto in Londra la sera del 17 ad ora assai tarda potei vederlo ieri, (18) led in conferma del telegramma che ebbi l'onore di spedirle la sera d'ieri stesso (5) Le significo che il Signor Conte mi ha detto che sino all'ora non aveva avuto comunicazione della domanda Francese contenuta nel telegramma del Signor Cavaliere Nigra del qual gli comunicai il contenuto e che perciò sino a quel punto nulla v'era di nuovo. Parecchie altre cose mi disse Sua Signoria in questa conversazione che non ho riferito nel mio telegramma onde poterle ·completare in seguito al nuovo abboccamento inteso con Sua Signoria pe·r oggi alle ore 5 idi sera.

Le confermo del pari il telegramma speditole stamane (6) nel quale Le signi

ficava che Sua Signoria prima che avesse luogo l'abboccamento inteso per questa

sera mi scriveva in run v1glietto confidenziale che fin'allora non a:veva ricevuto nessuna comunicazione da Lord Lyons e che il Signor Tissot, Incaricato d'affari della Francia, che ·erasi recato a conferire con lui ieri sera dopo •la mia conversazione con Sua Signoria gli aveva domandato d'intervenire, ma che non aveva precisato nulla.

Mi pregio ora a conferma dell'altro telegramma speditole or ora (l) di rias

sumere il risultato delle due conversazioni che ebbi con Sua Signoria ieri

ed oggi.

Il Signor Conte Granville mi espresse innanzi tutto la sua soddisfazione per la fermezza del Governo Italiano nel sistema di stretta e leale Neutralità posta in atto anche in occasione dell'ultima recente domanda formale fattagli dalla Francia di prestarle concorso politico e militare. Soggiunse che la stessa domanda era stata fatta dal Governo Francese poco prima al Governo della Regina, il quale non aveva punto declinato dalla via sin quì seguita. Inoltre la Francia avrebbe fatto a Sua Signoria delle istanze allo scopo che l'Inghilterra sollecitasse l'Italia ad aderire alle istanze d'intervenzione fattele dalla Francia; al che Sua Stgnoria rispose che non g11 era possibile di consigliare l'ItaJ.ia a seguire una via contraria a quella che la Gran Bretagna stessa seguiva.

Sua Signoria mi ha pure partecipato che poco fa la Francia aveva fatto nuove istanze perchè il Governo inglese riconoscesse formalmente la Repubblica Francese. Essa rispose ciò ·che già altre volte aveva risposto cioè che non le era possibile di fare ciò che la Francia stessa finora non aveva fatto; ·che intanto le relazioni erano tali che soddisfacevano a qualunque esigenza e che quando la Francia avesse deliberato di pigliare la Repubblica per suo Governo regolare, la Gran Bretagna non avrebbe certamente tardato a riconoscerla formalmente.

Nella conversazione che ebbi or ora 'il Signor Conte mi disse che appunto poco prima aveva ricevuto un dispaccio di Lord Lyons nel quale gli annunziava la domanda fatta dal Signor Chaudordy nei termini stessi che furono a V. E. trasmessi dal Signor Cavaliere Nigra e che Ella ha a me notificati con telegramma sopra indicato.

Sua Signoria mi disse che questa domanda non era ancora stata esaminata dal Gabinetto Inglese e che essendo appena giunta non si era presa su di essa ancora alcuna deliberazione. Egli era desiderosissimo che si potesse aprire uno spiraglio che abilitasse a contr1buire alla pace; ma vedeva una grande difficoltà nel sistema assoluto della Francia che si riassumeva nella sua dichiarazione dl non volere cedere un pollice del territorio nè una pietra delle sue fortezze.

Era ben vero che a Tours si era lasciato intravedere che si sarebbe forse acconsentito alla demolizione delle fortezze dell'Alsazia e della Lorena e princilpalmente di Metz e di Strasburgo ma oltrecchè ciò era stato detto quasi a mezza bocca, l'Inghilterra non era stata punto autorizzata nè a ritenere nè a dire che la Francta fosse dis,posta ad accettare questa .condizione. La intromessione delle Potenze Neutrali non avrebbe potuto nè utilmente nè convenientemente aver luogo se non quando esse fossero eventualmente disposte ad appoggiare anche materialmente le loro proposte il che era un'ipotesi ch'egìi escludeva.

Mi domandò di poi a quale delle Potenze belligeranti spettasse, secondo il mio avviso, di fare le prime proposte per le pasi di tuna pace, se cioè ciò spettasse al belligerante vincitore e non all'altro. Ritenendo che questa domanda avesse lo scopo di offrire l'occasione di prendere in esame la possibilità di accogliere la domanda fatta ora daUa Francia credetti ~i poter 'cogHere questa cixcostanza per esprimere la mia convinzione che fosse al presente possibile ai neutrali il fare qualche passo non senza speranza di successo, all'intento della pa·ce, senza correre il pericolo di impegnarsi in un'azione che si voleva evitare.

Il desiderio vivo che per ordine di V. E. ebbi ad esprilmere molte volte a Sua Signoria che l'Inghilterra facesse opera per la pace parvemi che a ciò m'autorizzasse, dappoichè mi si presentava una favorevole occasione, sebbene ora non avessi avuto che l'incarico di riferirle quale accoglimento il Governo Inglese avesse fatto alle domande della Francia.

Risposi pertanto a Sua Signoria non parermi dubbio che d'ordinario e come pur lo richiedeva <la natura delle cose, la disposizione a fare la pace ed il primo desiderio di essa dovesse venire da quello dei due belligeranti che essendo stato in una lunga ~erra meno fortunato arveva più interesse a far cessare le ostilità dalla cui continuazione non avesse guarì speranza che le sorti potessero essere intervertite; e che dopo di ciò s'aspettasse all'altro belligerante il dire le basi sulle quali egli consentirebbe alla pace, rimanendo ,poi al p['imo dei detti belli-geranti di accettare, rifiutare o proporre modificazioni alle fattegli domande.

Ciò posto, soggiunsi, parermi affatto naturale e secondo gli usi che la Francia desiderando di fare la pace ne facc'ia domandare alla Prussia le condizioni, che questa le dica, che la Francia ,dlelLberi sopra di esse. Che se la Francia in fatto bramava la pace (come parevami risultasse dalle stesse domande ora da lei fatte) parermi assai desiderabile che l'Inghilterra accogliesse la sua proposta di domandarne le condizioni alla Prussia per comunicarle alla Francia stessa onde sapere le concessioni ch'essa era disposta a fare. Ciò poteva farsi senza impegnarsi ad alcuna azione futura e salvo a giudicare dopo la risposta d'ella Francia se fosse possibile ai Neutri di fare qualche altro buon ufficio nell'interesse della. pace. Soggiunsi parermi che mai non si fosse finora presentato alle Potenze Neutrali un momento più opportuno per es&dtare con vantaggio questo benevolo ufficio universalmente des1derato poichè, se da una parte la Francia lo domandava dall'altra il complesso delle circostanze faceva presumere che anche la Prussia non fosse lontana dal desiderio di metter fine alla guerra, il che era pure altamente desiderato e domandato dalla pubblica opinione in tutti i Paesi Neutrali. Essere perciò mia opinione che, nel mentre un tal passo sarebbe stato da tutti: giudicarto imparziale, onore(Vole ed umano, esso poteva dare, nelle attuali circostanze, dei risultati utili e pratici ai quali non convenisse di chiudere la porta.

Sua Signoria ascoltò con benevola attenzione queste riflessioni che mi parve fermassero la sua considerazione e dopo una breve sospensione del nostro discorso mi domandò se, in tal caso, l'Inghilterra avrebbe potuto fare assegnamento sul concorso e sulla cooperazione dell'Italia.

Le molte comunicazioni avute dall'E. V. rendevanmi molto facile e pronta la risposta. Ho pertanto tosto rkordato al Signor Conte che più e più volte, e da molto tempo, io gli aveva, per or.dine espresso di V. E., dichiarato che il mio Governo nulla più desiderava se non che potesse mettersi fine a questa guerra; che esso avrebbe veduto col più gran piacer·e che il Governo Britannico assumesse .l'iniziativa di quei buoni uffid .che esso aV'esse creduto possibili 'i quali esso meglio di noi era in condizione di mettere in opera e che il Governo Italiano si sarebbe riputato felice di potere unire i suoi sforzi e la sua cooperazione ai buoni uffi..ci del Governo Britannico. Essere perciò fuori d'ogni dubbio che all'intento suddetto il Governo Britannico poteva fare assegnamento sul sollecito e cordiale concorso del mio Governo. Aggiunsi che la nostra attitudine imparziale e lealmente neutra fin dal principio della presente gu-erra e lo spirito che aveva costantemente dato norma alla nostra condotta parevanmi essere anche una garenzia del reciproco nostro accordo nel comune intento di arrestare l'effusione del sangue.

Sua Signoria mostrassi soddisfatta di questa mia dichiarazione e mi prowise di tenermi informato delle deliberazioni che il Governo Inglese avrebbe prese sulla domanda ora fatta dalla Francia.

Essendosi poi in questi giorni sparsa la voce che trattative di pace fossero state aperte direttamente fra' i [sic] due Stati belligeranti, Sua Signoria mi disse che avendo su di ciò interpellato il Signor Conte di Bernstorff questi gli aveva risposto che egli non aveva di ciò alcuna notizia.

Tostocchè riceva dal Signor Conte di Granville la notizia ch'egli si è ;riservato di darmi, mi affretterò di renderne ìmformata l'E. V.

(l) -Il periodo fra asterischi è stato omesso in LV. Qualche lieve modificazione formale nel resto. (2) -Come risulta dall'annotazione dell'ufficio di protocollo del Ministero, il documento fu spedito il giorno 20; e, più precisamente, nella notte fra il 19 e il 20 (cfr. n. 308). (3) -Tel. n. prot. 1414, spedito il giorno 16 alle 23,30. (4) -Cfr. n. 267. · (5) -Tel. n. prot. 3113, spedito alle ore 20,12, pervenuto il giorno 19. (6) -Tel. n. prot. 3115, spedito in realtà alle ore 14,10, pervenuto alle 20,30.

(l) Cfr. n. 294.

297

ALESSANDRO GUICCIOLI (l) AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, BLANC

(AB)

L. P. Roma, 19 ottobre 1870.

J'espère que vous aurez reçu plusieurs lettres qui étaient arrivées ici à votre ad!resse e:t que j'ai ·expédiées à Chambéry. Il y en ava1t entr'eJJ.es une de ma mère. Je vous r<elmercie he:aucoup d'avoir 1songé à m'écrire pendant votre court s.éjour à Florence. Je vous remercie de 1tout ce que vous avez fait 'POur moi, je ne m'étonne 'PéiJS que l·e re:sultat n'eu ait pas été heureux. H n'est pas facile de vaincre la force d'inertie et le mauvais vouloir de nos seigneurs et maitres. Je vois que vous aussi n'avez reçu aucune promesse définitive -et puis que valent les promesses de cette société d'assurance générale contre l'intelligence. Dieu veuille que ces bienheureuses pièces de dix-huit qui ont fait écrouler les murs de Rome aient aussi renversé les vieilles murailles de Palazzo Ve•ochio et que tout dans ila nouvel:le Capitale puisse recommencer ex novo. En attendant :le Général L[amarmora] ne parle de Rome Capitale pas p.lus que s'il éta.iJt Préfet de Cuneo; ici on le sent.s et on le 1comprends et le mécontentement ne :flait •chaque jour qu'a.ccroitre et embelllir; ajoutez à 'cela h~s mHles boule.ttes des Conseillers de Lieutenance qu'ont déjà aoquis mème dans les basses classes

une triste celebrité par leur impolitesse et ·leur manque d'éga.rd et vous verrez qu'il pourrait bien arriver ce que beaucoup de monde me disait hier, Ruspoli

op. cit., PP. 125 e 261). '

entr'autres, ·c'est à dire qu'•en .continuant de la 1sorte l'OIP:POSition est sure de gagner une grande victoire dans les prochaines élections municipales et politiques. Tout cela pouvait etre épargné bien faC'ilement; si dans six mois ils trouveront que Rome n'offre plus un point d'appui sur pour ~e parti conservateur, ce n'est qu'à eux qu'ils devront s'en prendre. On reste enfermé dans le Palais de la Consulta comme Louis XI dans sa tour et on tient des discours insensés. On a dit .::want hier à quell.iqu'un qui se félicJJtait des dernier,s éveneme~nts -« Oui, 1la prise •de Rome est un évenement heu.reux -maintenant les rapports entre Florence et Naples (entre Madame Cadogan et la Princesse de St. Arpino) sont plu.s faciles, 11 n'y a plU!s l'ennui des douanes et ile bdgalDJda:ge a' perdu son point d'appui ». -Voilà ce qu'on a dit et pas un mot de plus. Cet aperçu sur h question romaine au point de vue du gendarme et du douanier a été dit et .repété et cornmenté en v~lle. Je ne vous dis rien de il'effet que tout cela produit. Heureusement les choses ont leur marche fatalement tracée, maJ.gré les brins de paille qu'on tache de fourrer entre les roues; si on lambine pour ouvrir le Parlement le plus tard possible, c'est qu'on sent que ce jour là il faudra rengainer ·toute ila viehlle ficelie et se :faire trainer, tout 'en faiSiélint la moue, par la force du sentiment universel. Des décrets de Sella publiés hier, rélatifs au tranS[por't de ll;a Cap1ta:Ie et failsant ahlusion à la nécessité que cela ait lieu le plus tòt et le plus complètement possible -ont produit un effet excellent et remonté le moral des plus découragés. Vous avez laissé ici un excellent souvenir. On attribue à vous presque tout ce qui est arrivé de bien, et à vòwe alb.sence tout ce qui arrive de ma<l maintenant. Tout compris, e,t au point de vue de l'intéret personnel je crois qu'en partant lorsque le quart d'heure de Rabelais. allait sonner vous voos etes gar:dée ici une position si ex·ceptionnellement bonne, qu'eHe pourra devenk pour vous dans l'avenir la source de grands avantages.

Pour ce qui est des rappor:ts avec Qe Va~ti<can, rien n'existe plus, comme vO!US pouvez vous ·en douter. Quant aux idées du Gouvemement à ce ISUjet, je m'en rapporte au premier F\liorence de l'Opinione d'il y a t.rois jou11s (l)~ C'est linsensé de betLse. Entr'autres mervei:hles ~on pOISe .coiDilile [principe ile droit de l'Europe de .regler avec nOUJS ses [sic] :rappOirts à établir entre l'ltalie et l!Je St. Siège. Si 1'entètement du Vattcan ne noll!S 1s.auvai:t, nous ,serions vite fiambés. Heureusement pour nous d'u haut du Pa·lais des Ba~pes, le l'eprésentan:t de Dieu, inselllSible à nos propositioills falladeuses, reponds à nos a.ga,c.eries par le mot de Cambronne. Il: est a .re,maorquer que de:puis que:liques jool'IS au Vatican on est moins umiLi que rpar l!e passé. Si je ne ,craignais pa.s de tomber dans •le pa:radoxe, j'::watncerai [sic] qu'avec la Curia il n'y a qu'un moyen pour agir, c'est la force, il n'y a qu'une corde qui réponde c'·est J.a peur. Et si vous ,remarquez bien, cela IS'a<ocorde meme avec les théories rprofessées .en tout 1temps rpar Ila Cour de Rome ,c'est à dire que l'EgJilse. a:ussi bien que l'individu ne peut transiger avec l'impie que dan:s un seui cas, lorsqu'il s'agit d'éviter dei mali maggiori. Tout pretre tout confesseur vous repetera 1la meme chose. Faites leu.r craindre serieUJs:ement dei mali maggiori

et vous en tirerez quelques concessions de 1'ait, autrement rien et rien. Il faut

22 ~ Documenti dip!omt.t!ici ~ Serie II -Vol. I.

leur dire nous sommes forts et vous etes faibles, voilà ce que notre bon plais.ir

vous octroie. En suivant un autre système ils en arriveront à demander à Sa Majesté et ,au conseH des miniJStres de se présenter devant ILe grand templ!e de la Catholicité, ~es pi·eds nUJS, J.a >Corde au coup [sic], run cierge à J.a main. V:oilà mon impression. Vous en savez tellement plus long que moi que je n'essaierats pas vous faire la leçon à ce sujet. Ce n'est qu'un sfogo et tien autre (1).

Sella est ici. Pour feter en lui la personnalité plus radicale du Cabinet nous lui donnOIIl:S aujourd'hui un grand dLner. Il a désiré en vrai filone de Biella que Lam[armora] aussi fut in~ité. !11: ne sera pas fuci·le de s'en tirer dans 1Ja question de préséanc·e. Car J.e diner est donné a Sella, et Lamarmora est un Co~lier de l'Ordre. Balduino menace de faire un discours. J'ai tàché de le dissuader, pour que tout ne tourne dans une farce ridicule.

Quant à moi fa.ccio il morto et j'attends pour partir de l'argent de chez moi et des mesures coércitives de J.a parl (le Bru!Sati. Je ;passe ma vÌie aiV'ec le sexe faib1e et je ne par1e de iPOlitique qu'avec iles personnes sures, car je ne veux pas exciter des soupçons en haut lieu et laisser croire que je suis un de vos émissaires. Le beau Taverna (2) me demandait hier avec un air pénétrant

-E tu .cosa fai qui? -'.I1ivo quaJ.che colpo -lui ai-je repondu et la conversation a pris une autre tournure.

Je vous ai assez em.beté, mon cher, e.t je m·ets un teTme à mon éulitre. mcrivez moi quelque chose. Je ne fais pas de phrases mais soyez sur que vous trouverez toujours dans moi une amitié à toute épreuve, ce qui est plus :Qare qu'on ne pense. Merci de nouveau pour tout ce que vous avez fait pour moi.

(l) Il Guiccioli era stato inviato dal Visconti Venosta a Roma con il Blanc (CADORNA,

(l) Allude all'articolo di fondo « La quistione pontificia • nell'Opinione del 16 ottobre 1870, sulle garanzie da dare al papa.

298

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1422. Firenze, 20 ottobre 1870, ore 14,45.

J'approuve votre langage (3). Vous pouvez répéter à Granville que notre concours est assuré à 1'Angleterre pour arreter effusio n de sang. Nous avons lieu de croire qu'il ne serait pas difficile d'obtenir adhésion de la France au démantelement des forteresses. Peut-etre pourrait-on proposer cession d'une partie de la flotte au lieu d'une cession territoriale.

299

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3119. Vienna, 20 ottobre 1870, ore 15,10 (per. ore 18,20).

Beust, en me recommandant le secret, m'a dit que les négociations entre Bazaine et le Quartier Général Prussien n'ont pas pour objet 1,a reddition de Metz, mais la formation d'un Gouvernement provisoire, outre celui de Tours,

présidé par Bazaine lui-meme, et avec lequel on signerait immédiatement un armistice. L'Assemblée constituante serait convoquée sans délai pour donner pouvoirs pour la paix. Beust m'a dit que l'Empereur s'était montré très satisfait de la C'irculaire du 14 sur la liberté des mouvements du Pape (1). Les paroles attribuées au Comte Potocki en ré~IJonse à la députation catholique du Tyrol sont controuvées. Je vous écrirai à ce sujet.

(l) -Il 17 ottobre Alessandro Righetti scriveva al Blanc : « Si dice che il principe Torlonia abbia incarico di intendersi col cardinal Antonelli, ed io ripeto in confidenza che si sbaglia strada, per ottenere qualche cosa bisogna aver l'aria di non occuparsi di loro guai se si persuadono che si vanno cercando » (AB). ' (2) -Nel testo • Tav. >. È il segretario particolare del La Marmora. (3) -Cfr. n. 294.
300

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3120. Madrid, 20 ottobre 1870, ore 16 (per. ore 22,20).

Kératry parti hier s'est borné à demander libre sortie armes et chevaux. Refus du Général rPrim. Montemar donnera détails.

301

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3121. Berlino, 20 ottobre 1870, ore 15,35 (per. ore 23,35).

Dans sa réponse, M. de Bismarck dit que je serais le bienvenu, mais que mon départ pour le Quartier Général pourrait ouvrir la porte à d'autres diplomates personnellement moins sympathiques que le Ministre d'Italie, et dont la présence offrirait plus d'un inconvénient (2). Il chargeait M. de Thile de me parler dans ce rsens, en suggérant de m'acquitter par écrit de l'objet du message dont j'étais chargé. M. de Thile s'est offert d'insister, mais devant une fin de non recevoir, je n'ai pas voulu ·insister: je ne trouvais pas digne de vouloir forcer la porte. J'ai seulement demandé une réponse de S. M. le Roi de Prusse à la demande de Notre Auguste Souverain au sujet de la canditature Hohenzollern. Veuillez télégraphier au courrier de se rendre à Berlin. J'en profiterai pour renseigner V. E. en détail sur cet inC'ident. Veuillez me dire si je puis ,faire usage ici de la lettre confidentielle (3) que vous avez remise à ce courrier.

302

IL CONSOLE GENERALE A PARIGI, L. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3182 (par ballon). Parigi, 20 ottobre 1870.

Tout va bien au Consulat mais la grande misère oblige les italiens à demander des secouJ:s. J'ai di:stribué presque 2 m1lle francs en un mo1s. Si cela dure en proportion la misère augmentera toujours. Position peu agréable. Je vous ai envoyé la première partie de mon journal quotidien.

(l) -Cfr. n. 255. (2) -Cfr. BISMARK, Ges. Werke, 6b, n. 1877, p. 554 e n. l. Cfr. n. 305. (3) -Cfr. n. 285.
303

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 81-82)

R. 113. Berna, 20 ottobre 1870 (per. il 23).

Ho comunicato al signor Dubs il telegramma e le due Circolari (1), con cui l'E. V. ha stimato opportuno di *dover* (2) dichiarare 'le proposte da Noi fatte al Santo Padre, sia per assodare la li:bertà della sua persona, sia per assicurare l'indipendenza delle relazioni della Santa Sede col Mondo Cattolico.

Il signor Dubs mi ha, come già fece altre volte, detto: che nè il Consiglio Federale, nè alcun altro Governo potrebbe a suo credere rivocare in dubbio le intenzioni nostre a questo riguardo, poichè egli è evidente che l'Italia è per ogni riguardo interessata a mantenere nella Penisola la Sede principale dell'Autorità Cattolica (3), ed a non turbare menomamente l'esercizio di questa Autorità (4).

Dalle proposte fatte dal R. Governo al Papa risulta, aggiunse l'esimio Magistrato, un modo di vivere conveniente ed idoneo a dimostrare come possa attuarsi cosi in fatto, come in diritto la pacifica coesistenza della Sede Pontificia e del Trono Reale in Roma. Osservò però che questo modo di esistere tra le due Podestà non poteva tradursi in atto, se non se quando ciascuna di esse accettasse ed ammettesse sinceramente il sistema proposto dal Governo Reale.

Il signor Dubs non sembra però credere che la Curia Romana cioè coloro tutti che erano interessati al mantenimento del cessato ordine di cose a Roma, siano oggi disposti a persuadere Pio Nono, come egli qual Capo Spirituale della Cattolicità, anzichè scapitare agli occhi dei Fedeli, crescerebbe in potenza spirituale di quanto si sarebbe prosciolto dai vincoli della soma temporale; onde sia che essi non sian per cessare di fare ogni opera perchè il Papa porti altrove la Sede della sua Autorità, e ciò al fine principalmente di eccitare le popolazioni cattoliche a spingere i loro Governi a turbare l'Italia nel pacifico possesso della conquistata sua capitale.

Dalla conversazione avuta intorno alla questione di cui è caso ed intorno al contegno dell'episcopato Svizzero in proposito col Presidente della Confederazione (5), ho potuto infine raccogliere che nè il Governo Federale, nè i Cantoni saranno mai per far nulla, che possa intraversare (6) il compimento dell'opera da noi intrapresa *e già quasi compita intorno a Roma * (7): che saranno ben fatte nella prossima sessione dell'Assemblea Federale dal partito cattolico interpellanze al Governo Svizzero sulla questione Romana, ma che il Consiglio Federale si teneva (8) fin d'ora sicuro dell'esito, che tali interpellanze avranno sia nell'Assemblea sia nel Paese.

(l) -Cfr. nn. 190, 237 e 255. (2) -Omesso in LV. (3) -• La Santa Sede • LV. Qualche modifica formale al rigo 5. (4) -• Della sua autorità • LV. (5) -• Col presidente della Confederazione •. spostato più sopra, dopo c conversazione avuta • in LV. (6) -«Attraversare • LV. (7) -Omesso in LV. (8) -«Di Roma.; "Tiene» LV.
304

L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, LITTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 85-86)

R. 168. Stoccolma, 20 ottobre 1870 (per. il 27).

Mi affretto ad accusare ricevuta all'E. V. * dei 25 documenti diplomatici ch'Ella si compiacque inviarmi sotto la data delli 12 corrente, la di cui lettura mi off.rì il più grande interesse. Contemporaneamente mi giunse altre·sì la* (l) Circolare * con annessi * (l) in data 11 di questo (2) mese relativa alla protesta del Santo Padre, contra l'occupazione di Roma per parte delle regie truppe,

* ed inserta nel giornale L'Unità CattoLica* (1).

È inutile ch'io dica che la lettura di quel documento * sortito* (l) dalla Cancelleria del Vaticano, non ha fatto qui effetto alcuno. Deboli furono trovati gli argomenti in esso svolti, in un momento di sdegno, e nessuno prestò la ben che minima credenza alla dichiarazione che fosse tolta al Papa la piena libertà delle poste e dei telegrafi.

Conformemente alle istruzioni contenute nella circolare predetta, di dare cioè ·COnoscenza a questo Governo delle intenzioni nostre relativamente al modo dl accordare alla Santa Sede le più ampie garanzie per la sicurezza della sua corrispondenza 1sia postale 'che tel~grafica (3) mi sono recato stamattina aJ. Ministero degli Affari Esteri, * ed avendo avuta la fortuna di 'incontrarvi il Conte Wachtmeister, gli parlai * (4) ne'l senso delle tstruzioni del.l'E. V. ed anzi m1i sono permesso di dargli lettura della * testè * (l) pervenutami circolare.

Il Conte Wachtmeister * al pari del pubblico non aveva dato importanza di sorta alla protesta del Papa, ma * (l) fu * però * (l) ben lieto d'apprendere da me come fosse il vero stato delle cose. L'E. V. già sa quali siano le simpatie del Ministro Svedese pel nostro paese, * dove egli percorse una buona parte della sua carriera diplomatica * (1), per cui è superfluo ch'io aggiunga che ogni suo voto, * ogni suo desiderio * (l) è che il Governo Italiano possa vittoriosamente superare tutte le difficoltà che * ora più che mai * (l) si presenteranno per lo scioglimento definitivo della questione romana.

Il Conte Wachtmeister però non si dissimula la gravità della medesima.

* Difficile sarà l'applicazione il [sic] principio dell'extraterritorialità a favore del Papa e della Sua Corte. I governi delle potenze cattoliche potranno sempre resistere all'impulso che loro verrà dato, ed alle dimostrazioni artificiali o spontanee in favore del Santo Padre? Terminata la guerra, la nazione Francese, eminentemente cattolica, e dominata sempre da influenze clericali sarà disposta a tollerare tranquillamente uno stato di cose creato a Roma all'indomani del ritiro delle sue truppe ed in un momento in cui l'azione sua: era paralizzata

dai disastri sul Reno e nella Sciampagna? Tali erano le riflessioni del mio interlocutore * (1).

Una soluzione * della questione romana * (2) nel senso il pm favorevole all'Italia, sarà sempre vista (3) qui di miglior (4) occhio. *Non è la Svezia che ci darà imbarazzi, nè i pochi cattolici qui domiciliati. Credo che fra la Svezia e la Norvegia non arrivano i cattolici a parecchie centinaia e d'altronde sono essi esclusi da qualunquesiasi influenza, giacchè non è che da due anni al più che, in forza di alcune modHìcazioni portate alla costituzione, possono essi esercitare certi diritti, e fruire di certi vantaggi sui quali non eravi esclusione pel resto della nazione * (5).

(l) -Omesso in LV. (2) -Cfr. n. 237. (3) -• Sia telegrafica, sia postale • LV. (4) -• E parlai al conte Wachtmeister • LV.
305

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. l. Berlino, 20 ottobre 1870 (per. il 29).

Aussitòt après reçu votre télégramme du 17 de ce mois (6), j'ai annoncé à M. de Thile que j'avais l'ordre de me rendre, en mission toute confidentielle, à Versailles. Je ne pouvais à moins que d'en donner avis préalable, car il fallait un sauf-conduit délivré par le Quartier Général. Il était donc nécessaire d'en référer au Comte de Bismarck. Pour parer d'avance à des objections possibles de sa part, mieux valait indiquer quel était l'objet du message de Notre Auguste Souverain au Chef de la Famille Royale en Prusse, à savoir: de s'assurer, avant de prendre un parti définitif pour la candidature au tròne espagnol de S. A. R. le Due d'Aoste, si celle du Prince Léopold de Hohenzollern était entièrement écartée. J'ajoutais que des instructions me seraient apportées par un courrier de Cabinet, qui m'attendrait à Francfort. Je recevrais en mème temps des renseignements qui me permettraient de mieux expliquer nos intentions relativement au Saint Siège, et quelle avait été notre attitude au sujet de la mission de M. Thiers à Florence. Il ne s'agissait, ni de bons offices, ni de médiation entre les belligérants.

M. de Thile, ainsi qu'il me l'a prouvé, pièce en main, s'est empressé de télégraphier au Comte de Bismarck dans un sens parfaitcment conforme à mes explications préliminaires.

Le Chancelier fédéral a répondu par deux télégrammes, dont le Secrétaire d'Etat se disposait aujourd'huy à me communiquer le contenu. Voyant par le jeu de la physionomie que cette réponse laissait à désirer, j'ai voulu lui ménager la voie de retélégraphier, en quelque sorte à mon insu, à Versailles, dans le cas où il préfèrerait le !l'aire avant de me donner lecture des documents précités. Je lui ai donc rappelé quel avait été l'objet de ma démarche, celui de demander

un ,sauf-·conduit pour me rendre à Ve11saHles, aUiprès du Roi GuiHaume, l'iaJiterprète d'un désir de Mon Aug.uste Souverain.

-M . .de Thile ne se croyait pas autorisé à différer l'exécution des ordres de son chef. Lecture m'a donc été donnée des deux télégrammes. Dans le premier 'il est dit que, l'affaire Hohenzollern ne concernant en rien, ni le ~ouvernement Prussien, ni la Confédération de l'Allemagne du Nord, le Chancelier hésitait à en parler au Roi. Le second télégramme portait en substance que je serais le bienvenu, mais que mon arrivée au Quartier Général pourrait ouvrir la porte à d'autres diplomates, personnellement moins sympathiques et moins agréables que le représentant d'Italie, et dont la présence aurait plus d'un inconvénient. M. -de Bismarck chargeait M. de Thile de me parler dans ce sens, en suggérant de m'acquitter par écrit du message en question.

J'ai fait observer au Secrétaire d'Etat que, dans son premier télégramme, le Comte de Bismarck s'était mépris sur le but réel de ma démarche. Je n'avais eu en vue que de sollic'iter qu'on me facilitat le moyen d'arriver auprès du Roi de Prusse, pour l'entretenir, au nom de Mon Souverain, d'une affaire de la compétence du Chef de la Maison de Hohenzolìern. A cet effet, il fallait un sauf-conduit et une audience, que j'avais sollicités par la vaie régulière. Les incidents de la mission Benedetti étaient trop récents, pour que j'eusse oublié que les intérets de famille des Hohenzollern n'appartenaient au ressort, ni du Cabinet de Berlin, ni du Chancelier de la Confédération. Quant au second télégramme. j'y voyais une fin de non recevoir, que je livrerais à l'appréciation de mon Gouvernement. C'était mal reconnaitre le procédé, si correct et si courtois, du Roi Vietar Emmanuel, qui avait voulu ajourner toute résolution sur la ·candidature du Due d'Aoste, avant de savoir pertinemment si le Prince Léopold n'éta~t plus sur les rangs.

M. de Thile m'a donné l'assurance que le seui motif des hésitations d'u Comte de Bismarck avait été la crainte de poser un précédent qui aurait pu etre invoqué, notamment par l'Angleterre et la Russie, en créant des embarras sérieux au Cabinet de Berlin. Quelle raison alléguer pour une préférence? Dans quelle limite autoriser des pérégrinations diplomatiques? Consentirions-nous à ce qu'on ébruitat le mystère de ma mission?

C'était là, ai-je répliqué, un point sur lequel j'aurais pu m'entendue à Versaihles. !1~ ne se serait agi que de ga,gner quelques jours, avant d'ébru~ter une mission qui d'ailleurs, selon le télégramme de V. E., n'avait de rapport direct avec la question brulante du jour, autre que de fourn'ir incidemment quelques indications sur la présence de M. Thiers en Italie.

M. de Thile s'offrait de télégraphier de nouveau au Comte de Bismarck pour lui représenter que, selon ma manière de voir, la nouvelle que je n'avais pas obtenu d'aller au Quartier Général produira'it une facheuse impression à Florence.

Je m'y suis opposé, ne trouvant pas de ma dignité d'insister pour une course à Versailles, vis-à-vis de qui ne comprenait pas de prime abord toute la délicatesse de nos procédés. Je n'ai pas accueilli davantage l'idée émise d'engager le Roi, Notre Auguste Souverain, à s'adresser directement par lettre à S. M. Prussienne, ou d'écrire moi!-meme au Comte de Bismarck pour exposer l'objet de la mission qui m'avait été confiée. Je devais m'en tenir à la lettre de

-

mes instruotions. Mais, .comme je ne reconnaiSISa1s à qui que ce fut, pas mème au Chancelier fédéral, le droit d'arrèter en ql.J;elque sorte au voi un message de Mon Auguste Souverain pour S. M. le Roi de Prusse, je priais M. de Thile de répHer, lui-méme, par 'télégraphe, au Comte de Bi.smarck, la demande que S. M. P:russienne voulut bien répondre au désir exprimé par le Roi Victor Emmanuel, dans des termes qui honorent à la fois les deux Souverains. Le Secrétaire d'Etat n'a pas manqué de remplir cette commission. Il s'attendait si peu à un insuccès, que, lorsque je lui fis -le 18 -les premières ouvertures, il me félicitait de cette intéressante mission; aussi paraissait-il, deux jours plus tard, visiblement contrarié d'un résultat si peu prévu de part et d'autre.

Cet incident, quelque désagréable qu'il soit, puisqu'il m'enlève une occasion de faire preuve de dévouement au Roi et au Ministère, ne saurait, à mon avis, ètre passé sous silence dans vos entretiens, M. le Chevalier, avec le Comte Brassier de Saint Simon. Tel est le prestige du Comte de Bismarck, et mème la terreur qu'il exerce sur M. de Thile, que celui-ci n'oserait point lui répéter un jugement tant soit peu sévère, comme celui que j'ai porté sur ses procédés parfois étranges. Nous sommes d'autant plus autorisés à manifester notre surprise, que les Chefs de Mission à Florence ont facilement accès auprès du Ro1, ce qui n'est pas le cas ici, pour chaque notification de décès, mariage, etc. etc.

Je viens donc de télégraphier à V. E. le résumé de mon entrevue avec le Secrétaire d'Etat (1), en La priant de transmettre au courrier de Cabinet, dirigé sur Francfort, l'ordre de venir à Berlin, et de me dire si je puis encore faire usage, ici, de la lettre .confidentìe11e dont il ·est porteur.

En attendant, j'ai préparé ce rapport (2), sauf à communiquer par une autre dépèche ce que je pourrai encore apprendre dans une nouvelle visite à

M. de Thile.

(l) -Tutto il brano omesso in LV. (2) -c Che sia • LV. (3) -c Veduta • LV. (4) -c Buon • LV. (5) -Tutto il brano omesso in LV. (6) -Cfr. n. 272.
306

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. ~281. Tours, 20 ottobre 1870.

Il Delegato del Ministero francese degli Affari Esteri, Conte di Chaudordy. diramò in data del 14 corrente una nuova Circolare agli Agenti Diplomatici di Francia all'estero in risposta al Memorandum comunicato alle Potenze dal Governo Prussiano, il quale respingeva dai conduttori dell'esercito tedesco e dal Governo di Prussia ogni responsahilità per gli eventi calamitosi previsti in caso di una prolungata resistenza di Parigi e d'immense strélgi fatte dalla fame nei ranghi della popolazione parigina, non solo negli estremi della difesa ma anche nei primi giorni dopo la capitolazione.

II Conte di Chaudordy dichiara in primo luogo che la responsabilità d'una tale situazione ricadrebbe sopra chi l'avesse provocata e non già sopra coloro

'

che a~darono a domandare la pace, quantunque non fossero gli autori della guerra. Ma egli osserva che il momerandum prussiano ragiona soltanto sopra ipotesi ed oppone all'avvenire, quale è presen'tato in esso, il presente quale lo vede il Governo della Difesa Nazionale. «Parigi, egli dice, è completamente approvigionata per un lungo tempo. L'ordine sociale non vi è per nulla minacciato il solo avvicinarsi dei Prussiani spense ogni conflitto d'opinioni. All'infuori di Parigi numerose armate vanno formandosi e la nazione è pronta ad ogni sacrifizio per liberare la Capitale. Gli scontri di cui si parla tornarono a nostro vantaggio e non sono i soli. I Prussiani non raggiunsero ancora la linea dei forti e se parlano d'affamare Parigi, lo fanno perchè incontrano ostacoli ed una resistenza che sorprendono tutte le loro previs·ioni. Se insistono sopra la difficoltà d'approvigionare Parigi si è perchè essi medesimi cominciano a soffrire della mancanza di viveri e sono costretti ad indebolire la loro armata per estendere le loro colonne di saccheggio. La loro armata si affatica e si demoraliz;;o:a; il numero de' suoi malati aumenta ogni dì in proporzioni inquietanti».

Il Conte di Chaudordy chiude tuttavia colla protesta che a malgrado di tutto ciò la Francia brama la pace come la bramava prima dell'apertura delle ostilità; essa desidera soltanto che la pace sia durevole e l'autore della circolare ricorda ancora una volta che l'Eul'OiPa è a ciò interessata altrettanto quanto la Francia.

Non si hanno qui precise indicazioni sui progressi dei Prussiani oltre a Chateaudun. Attendesi un nuovo scontro a Vendòme e qualora s'avanzassero fino a Blois, il Governo di Tours sembra deciso a trasferirsi a Bordeaux.

(l) -Cfr. n. 301. (2) -Questa lettera particolare fu spedita a Firenze allegata al r. prot. 682 del 25 ottobre (cfr. p. 308 n. 1).
307

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 31. Chambéry, 20 ottobre 1870 (per. il 21 ).

Il Signor Frappoli -che in oggi è divenuto Generale è partito per Lione come Capo dello Stato Maggiore del Generale Garibaldi per organizzare l'armata dei volontarii, e corpi franchi, di cui quest'ultimo ha il generale comando, e fare il suo servizio fra Lione e Besançon ove è per ora il quartier generale. Qui si sollecita l'allestimento della Legione che si spera far partire verso la fine del mese, e sarà diretta ·con tutto il Col'IPO che è sotto gH ordini di Gadbaldi CSIUÌ Vosgi. Pare che questa armata ·comprenderà anche una gran parte di guardie mobili, e che potr~ raggiungere la cifra di oltre cento mila uomini. È però una fortuna per Chambéry, che non sia stato qui fissato l'ufficio centrale di arruolamento, ed organizzazione dei volontarii. Bisogna tuttavia ·confess:are ·Che questi Legionarii si •conducono bene e che l'ordine in città non fu punto turbato. Nella notte di domenica a lunedì una forte rissa ebbe luogo fra Garibaldini, e Cacciatori a piedi incominciata in una casa di prostituzione, e terminata nella

via -vi furono dei feriti. Il Colonnello Stallo pubblicò un ordine del giorno molto severo, e si spera che nulla più sarà per accadere.

Lo spirito del paese è sempre uguale, nè ho ad accennare a V. E. alcuna variazione sui miei precedenti rapporti.

Io ammÌ!ro la docilità con· cui queste popolazioni accorrono per pagare il loro tributo di sangue per un paese cui non appartengono che da dieci anni, e pel quale lo spirito di patriottismo non potrebbe ancora essere, e non è sviluppato, e non sento che ripetere attorno a me... fosse almeno per l'Italia e pel nostro Re!

308

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta C-l)

L. CONFIDENZIALE. Londra, 20 ottobre 1870.

La mia conversazione di jer sera con Lord Granville, che ho riferita nel mio rapporto speditole stanotte (l) avendomi lasciato l'impressione, che questo Governo possa ora disporsi a fare qualche cosa per la pace, ho ·creduto utile di .giovarmi delle mie buone relazioni personah con Lord Granville per scrivergli stamane per tempo un bigl~etto privato. In esso ho detto un po' più incisivamente, ed in mio nome personale alcune cose .già dettegli jeri, e ve ne aggiunsi altre. Ho procurato di attenuare il primo passo che l'Inghilterra farebbe, perchè ciò che è più importante è il primo passo, ed è di ottenere che essa lo faccia. Anche qui l'opinione pubblica incomincia a commuoversi della assoluta astensione del Governo anche da ogni ufficio pacifico. Le unisco copia della predetta :mia lettera particolare a Lord Granvile, acciocchè Ella s1a informata di tutto.

ALLEGATO

C. CADORNA A GRANVILLE

TRÈS CONFIDENTIELLE. 20 octobre 1870. Cher Monsieur le Comte, Permettez-moi de Vous soumettre d'une mamere tout à fait privée, et confidentielle quelques idées. Ne croyez-Vous pas que la demande que fait le France maintenant ne contienne déjà en elle meme l'expression de son dèsir de faire la paix? En tout cas, ne pourrait-on pas, tout au plus, dire à la France de s'expliquer sur le point si sa demande actuelle est faite en vue de son désir de faire la paix? Ne pourrait-on pas, après cela, demander, camme la France le propose, à la Prusse qu'elle veuille bien decliner ses demandes, et, ensuite à la France ce qu'elle accepte, et cela sans s'engager à faire des propositions, et sans prendre aucun autre engagement, quitte à juger librement si, après tout, on pourra dire, ou non quelque mot amicai aux deux parties dans le but de la paix? Ne croyez-Vous pas que cela pourrait avoir un résultat utile, et pratique sans engager, pa~ meme les convenances? En tout cas, ne ferait-on pas, avec cela, un tentatif honorable qui commanderait la reconnaissance de l'Europe, et qui empecherait de pouvoir dire que les neutres ont été indifférents pour ne pas avoir fait ce qu'ils pouvaient faire ponr la paix sans s'engager, ·et sans aucun danger? Veuillez me pardonner, Monsieur le Comte, la liberté que je prends de Vous soumettre mes idées personelles en vue du but commun qui m'y encourage.

(l) Cfr. n. 296.

309

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 20. Vienna, 20 ottobre 1870.

Da un dispaccio pubblicato nei giornalìi d'oggi, veggo che i comizi romani sono ·convocati pel 29 affine di eleggere i loro deputati. Ciò mi prova che avete deciso di non fare le elezioni generali. Dopo che ti aveva scritto la mia opinione

sopra di ciò (per quanto si può averne una a cinquecento miglia di distanza) mi

era venuto un dubbio, motivato da ciò solo che i giornali radicali si mostravano

anch'essi contrarii alle elezioni generali. Ma pur tuttavia la necessità di non

indugiare, ·e le difficoltà inerenti al problema romano mi persuadono che abbiate

fatto bene. Tanto più se fosse vero che il ministero dell'interno, e le Prefetture

hanno fatto ogni sforzo ad Agnone, e ·in un altro collegio del mezzodì, per fa

vorire la candidatura di Giacomino 33 (l), il che proverebbe •che nè anche Roma

ha potuto guarire certe ubbìe. Comunque, la cosa ora è decisa ·e suppongo

che la riunione del Parlamento cadrà circa alla metà di Novembre.

Ora mi resta a chiederti due cose lo se lo schema delle garanzie pontificie è formulato definitivamente 2° se l'idea che io ti espressi cir·ca il pressentire l'opinione di questo gabin€tto, ti par ragionevole.

Rispetto al primo punto spero che avrete trovato modo di tutelare la libertà del Papa, senza dargli punti sudditi, e senza riconoscere la personalità civile delle corporazioni; che come più volte ti ho indicato paiono a me i due scogli principali da evitarsi.

Quanto all'altro punto, io confe,sso che se potessi con destrezza carpire a questo governo un giudizio tale che lo compromettesse per l'avvenire, mi parrebbe di aver compiuto per bene la mia missione. I clericali si agitano in corte e fuori; ma sinora abbiamo noi il sopravento. Si riconosce che siamo proceduti sempre con senno, e con moderazione. La tua dr·colare sulla !libertà dei movimenti del Papa (2) è piaciuta as•sais.simo al Beust, e (per quanto egli mi disse anche all'Imperatore. Spero domani di sentirne la conferma di

viva voce. (Imperocchè debbo presentargli un servizio di caccia fatto colle corna di stambecchi uccisi dal Rè sulle Alpi).

Attendo l'altra circolare relativa al plebiscito. Il tema, sul quale due volte la settimana eseguisco le variazioni, è il seguente: che l'Italia offrirà al Papa tali guarentigie da contentare i cattolici di buona fede, e che perciò se egli non accetta la responsabilità sarà tutta sua; ma che le potenze hanno debito ed interesse di approvare il nostro operato.

Desidero pertanto che tu mi scriva o mi faccia scrivere se credi opportuno questo tentativo, ovvero preferisci lascia·r le cose come sono sinchè 11 Parlamento abbia deciso, e nel primo caso quando mi manderesti lo schema; ben inteso che io me ne varrei con somma prudenza, e non avventurerei alcun

passo senza la certezza di porlo sul sodo (scrivimi anche la vostra decisione intorno a Pantaleoni, o avvertilo tù direttamente, perchè si regoli).

Della situazione in Francia qui si dispera, cioè si crede che dovrà subir la pace colla perdita dell'Alsazia. Ti ho telegrafato la confidenza fattami su Bazaine (l): anche Enrico V (2) è vagheggiato dai Prussiani, ai quali tutto par meglio e più legittimo del Governo di Tours. L'esito della missione Thiers a Firenze mi ha rassicurato: non già che io temessi nello stato attuale delle cose un intervento nostro armato: ma si trattava di mostrare il buon volere senza venire ad atti, e di non disgustare il Thiers senza impegnarsi.

Addio caro amico. Mandami se è possibHe qualche lume sulle cose interne che mi sento in un buio pesto.

(l) -Giacomo Rattazzi. Il comune di Agnone si trova in provincia di Campobasso. (2) -Cfr. n. 255.
310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNA'Y

T. 1425. Firenze, 21 ottobre 1870, ore 13,30.

Vous avez très bien fait de ne pas insister. Je télégraphie au courrier de vous apporter à Berlin ma lettre particulière et les dépèches. Je vous prie d'écrire au comte Bismarck au sujet de la candidature espagnoie et de lui envoyer en meme temps les explications sur Rome sous forme de mémoire à communiquer au Roi. Quant aux négociations de la paix il vaut mieux s'abstenir pour le moment car le but de notre démarche ne pourrait ètre atteint que par des explications verbales et confidentielles et le succès dépendrait surtout des informations que vous auriez pu avoir personnellement au Quartier Général. En écrivant au comte Bismarck faites remarquer que le Roi avalit cru donner un caractère amicai à sa démarche en vous chargeant de faire une communication verbale et personnelle au Roi.

311

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, E A PIETROBURGO. CARACCIOLO DI BELLA

T. 1426. Firenze, 21 ottobre 1870, ore 23.

Le Gouvernement anglais a décidé de propo;,er à la France et à la Prusse un armistice dans le but de rendre possible la réunion de l'Assemblée.

312

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3123. Londra, 21 ottobre 1870, ore 16 (per. ore 23,45).

Le Gouvernement britannique est aussi d'avis que le moment est venu de sortir de l'abstention et mème qu'on pulisse compter sur quelques meilleures dispositions des belligérants. Il ne croit pas pourtant suivre maintenant le système de la demande de la France. Il s'adresse maintenant à la Prusse et à la France.

A la Prusse il dit (l): qu'après la circulaire de Bismarck qui lui a été notifiée et à l'état des choses on ne pouvait pas s'abstenir de faire un effort pour arréter la catastrophe qu'entrainerait la prise de Paris; qu'on avait déjà dit à la France que la base «pas un pouce de terrain, pas une pierre des forteresses » oppose une grande difficulté à la paix; qu'on avait pris ma'intenant la responsabilité de lui suggérer de concourir à un armistice en vue de pouvoir réunir une Assem

blée et négocier une paix; qu'on était persuadé qu'en suite de ses grandes victoires la Prusse aurait mesuré ses demandes de manière à rendre la paix possible; qu'on savait que l'Italie par les moyens qu'elle jugerait plus convenables préterait son concours à l'CEuvre de la paix. En méme temps on fait dire à la France (2) que l'on croyait qu'il serait à désirer qu'on parvienne à entendre la stipulation d'un armistice en Vllie de pouvoir réun~r une Assemblée, négocier une paix, qu'on s'était aussi adressé à la Prusse et qu'on lui avait soumis la méme idée et recommandé la modération. Granville m'a dit d'une manière strictement confidentieile qu'il croyait que la Russie pouvait exercer une action utile à <'égard de la Prusse et ·l'Italie à l'égard de la France. Il m'a chargé d'exprimer sa satisfaction pour le plein accord de l'Angleterre et de l'Italie et d'en remercier le Gouvernement du Roi et de le prier de garder le secret jusqu'à ce que nous ayons un résultat quelconque.

(l) -Cfr. n. 299. (2) -Il conte di Chambord.
313

IL MINISTRO A LO,NDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 140. Londra, 21 ottobre 1870 (per. il 25).

Ieri mattina in aspettazione della comunicazione che il Signor Conte Granville si era, nella sera del giorno precedente, riserbato di farmi delle deliberazioni che avrebbe preso il Gabinetto sulla recente domanda della Francia, credetti opportuno di procurarmi l'occasione di ·esprimere a Sua Signoria, ·in modo affatto confidenzia-le e particolare, il mio modo di vedere su questo soggetto (3),

Le idee da me a tal fine espresse furono che si potesse ritenere che la domanda a-ttuale della Francia fosse l'espressione abbastanza chiara del desiderio della medesima di entrare in trattative per la pace; che <:d ogni modo avrebbesi potuto agevolmente accertarsene meglio; che parevami che dopo di ciò si potesse rivolgersi alla Prussia perchè volesse indicare le sue domande per la pace per comunicarle alla Francia ed avere la sua risposta; che ciò poteva farsi senza prendere

alcun impegno anticipato e salvo a giudicare liberamente di poi se non potesse avere luogo un'azione ufficiosa ed un linguaggio amichevole verso le due parti nello scopo della pace; che ciò poteva avere a mio avviso un risultato utile e pratico senza cagionare impegni; che infine questo mi parrebbe un tentativo onorevole e degno della riconoscenza d'Europa, LI quale inoltre impedirebbe che si potesse dire che i neutrali erano stati indifferenti.

n. 216, pp. 159-160; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4127, pp. 259-261; Archives Diptomatiques 1871-1872, III, n. 643, pp. 825-827.

In seguito a ciò ho ricevuto ieri stesso alle ore 2 pomeridiane il telegramma di V. E. col quale Elia m'informava che il Signor Cavaliere Nigra Le aveva telegrafato che il Signor de Chaudordy insisteva molto presso lo stesso Cavaliere Nigra acciocchè le Potenze Neutrali prendessero l'iniziativa di domandare alla Prussia le sue condizioni d'armistizio e di pace ed esprimessero in seguito il loro avviso sopra un accordo equo.

Collo stesso telegramma Ella mi significava che credeva che per le Potenze e specialmente per l'Italia era venuto il momento d'intervenire diplomaticamente e che ciò poteva anche convenire alla Prussia (1).

Nella notte ora scorsa e verso la mezzanotte ebbi occasione di avere una conversazione col Signor Conte di Granville e col Si,gnor Gladstone. Pertanto a seguito del mio rapporto del 19 corrente, ed a conferma del lungo telegramma speditole stamane (2) ho l'onore di significarle quanto segue:

Avendo comunicato a Lord Granville il predetto di Lei telegramma che ricevetti ieri Sua Signoria mi disse tosto che era felice di trovarsi anche in ciò d'accordo col Governo Italiano ed, adempiendo alla riserva che si era fatta la sera del 19 corrente di informarmi delle deliberazioni del Gabinetto sulla domanda testé fatta dalla Francia mi espose quanto a ciò si riferiva. Il telegramma che Le ho spedito stamane è il riassunto di questa comunicazione, da me fatto stanotte appena uscito dalla conversazione con Lord Granville. Io io comun1cai stamane, a guarentigia di esattezza, a Lord Granville e il suo tenore fu da Sua Signoria apiProvato ,come venne da me all'E. V. sped'iJto.

Attenendomi !Perciò al medesimo mi limito a confermarLe che il Gabinetto inglese è pure d'avviso che era giunto il momento di abbandonare il sistema di astensione e che si poteva pur fare assegnamento su qualche migliore disposizione per parte dei belligeranti. Non crede però opportuno di seguire al presente iJl sistema della domanda francese. Egli s'indirizza ora alla Prussia ed alla Francia. Alla Prussia dice che, dopo la Circolare del Conte di Bismark, che gli è stata notificata, e nello stato attuale delle cose non è possibile 'l'astenersi dal fare uno sforzo onde evitare la catastrofe che sarebbe la conseguenza della presa di Parigi. Che si era già detto alla Francia che la base « pas un pouce de terrain, pas une pierre des forteresses » opponeva ,grandi difficoltà alla conclusione della pace: che ora il Gabinetto britannico aveva preso su di sè il suggerirle di concorrere aHa conclusione d'un armistizio allo scopo di !POtere riunire un'Assemblea e trattare della pace; che sl era convinti che dopo le sue grandi vittorie la Prussia avrebbe messo moderazione nelle sue domande per modo da rendere possibile la pace: che sapevasi che l'Italia avrebbe prestato il suo concorso all'opera di pace in quel modo ch'essa avrebbe giudicato più conveniente.

Nello stesso tempo si fa dire alla Francia: che sarebbe desiderabile che si potesse addivenir,e alla stipulazione di un armistizio onde poter riunire un'Assemblea e trattare della pace: essersi egualmente indirizzati alla Prussia ed averle sottoposto le idee medesime e raccomandata la moderazione.

Lord Granville m'ha detto in modo affatto confidenziale che egli credeva che la Russia potesse esercitare un'utile azione a riguardo della Prussia e che

l'Italia potesse avere una simile azione a riguardo della Francia. M'incaricò di esprimere a V. E. la sua soddisfazione :pel pieno accordo fra l'Inghilterra e l'Italia e di ringraziare il Governo pregandolo di mantenere il secreto finchè abbiasi ottenuto un risultato qualsiasi.

V. E. rileverà da questa comunicazione che il Governo Britannico si è prevalso delle nostre offerte di un concorso attivo e di una cooperazione efficace all'intento della pace, si è però espresso, a rìgua11d'o dei mezzi e del sistema che a tal fine l'Italia a:dotterebbe, in modo generale. Con ciò si è constatato la parte attiva che prende l'Italia in quest'affare, il suo buon accordo coll'Inghilterra e, non ostante l'esistenza di quest'accordo, la Hbertà dell'Italia nella scelta dei mezzi e l'assenza d'ogni vincolo anche per parte dell'Inghilterra.

Ignoro se l'Inghilterra notificherà anche alle altre Potenze questo passo da essa fatto sebbene presumo che lo cfarà. Esso è però finora un atto fatto tsolatamente da lei. Attenendomi poi anche a precedenti dichiarazioni fatte da Lord Granville non dubito ch'egli vedrà volentieri che altre Potenze, conosciuto quest'atto, gli si associno spontaneamente nel modo che crederanno più opportuno.

(l) Cfr. il dispaccio del Granville all'ambasciatore inglese a Berlino, 20 ottobre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, 1870-1871, cit.,

(2) Granville a Lord Lyons (Furth.er Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 218, pp. 161; Das Staatsarchiv, XX, n. 4390, pp. 350-351; Arch.ives Dip!omatiques 1871-1872, III, n. 644, p. 828).

(3) Cfr. n. 308.

(l) -II te!. Nigra comunicato al Cadorna è pubblicato qui sopra, n. 286. (2) -Cfr. nn. 296 e 312.
314

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1282. Tours, 21 ottobre 1870.

Lord Lyons m'ha informato or ora che jeri fu tenuto in Londra un consiglio de' Ministri nel quale venne deciso che il Governo inglese proporrebbe alla Francia e alla Prussia un armistizio, nello scopo di rendere possibile la convocazione e la riunione di un'Assemblea costituente. Lord Lyons fece oggi stesso questa proposta al Governo di Tours. Da questa mane corre quì la voce ·che il Maresciallo Bazaine abbia capitolato, otteneilldio pel suo esercito la licenza di conservare le armi, verso la condizione che ·durante tutta la guerra esso non le impiegherebbe contro le armate tedesche. Si aggiunge ch'esso però sarebbe autorizza:to d'usarle per mantenere o ristabilire l'ordine in determinati punti dell''interno. Nessuna notizia ufficiale conferma finora questi romori che appena insorti già turbano profondamente l'opinione pubblica e fanno pronunciare da tutti la parola guerra civile, la quale ove sventuratamente si verificasse sarebbe un disastro di più e forse il maggiore per questo :paese messo a sì dura prova. Anche il signor Giulio Favre fece da parte sua una replica alla circolare del Conte di B'ismarck che rispondeva a quella del Ministro francese degli affari esteri la quale aveva reso conto del convegno di Ferrières. Il Journal Ofjìciel di Parigi del 18 ottobre pubblicò questo documento di cui fino ad oggi un solo estratto è quì noto (1). Il signor Favre ripete che la Prussia vuole la distruzione della Francia. Egli qualifica di nuovo come disonorante la condizione propostagli di .cedere tre dipartimenti. E la sua .conclusione è .che la Francia deve

resistere, giacchè, se anche vinta, essa rimarrebbe grande nella sventura essendo oggetto d'ammirazione e di simpatia.

(l) Cfr. FAVRE, Gouvernement de la Déjense nationa!e, cit., parte prima, pp. 444-448.

315

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Firenze, 22 ottobre 1870.

Il Ministro d'Inghilterra è incaricato di annunciarmi che il suo Governo sarebbe lieto che il Principe Amedeo accettasse il trono di Spagna quando vi fosse chiamato dalla volontà della Nazione (1).

316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1427. Firenze, 22 ottobre 1870, ore 22,30.

Il y a une quinzaine de jouvs j'ai: télégraphié à Cadorna pour ·engager vivement Lord Granville à proposer armistice (2). Je vois avec plaisir que ma proposition a été enfin acceptée de préférence à celle de Chaudordy dont vous m'aviez rendu compte. Lord Granville en effet m'a fait savoir qu'il compte beaucoup sur nous pour agir sur la France et sur la Russie pour agir sur la Prusse. Je vous prie de dire au Gouvernement que nous appuyons de grand creur la proposition anglaise qui est la seule par laquelle la France puisse sortir de la situation actuelle. J'ai dit aujourd'hui à M. Senard qui est parti pour Tours qu'il est urgent de réunir une assemblée pour connaitre la volonté du pays et constituer un Gouvernement qui ait le pouvoir légal nécessaire pour signer la paix. Sans cette condition préalable la Prusse pourrait toujours opposer une fin de non-recevoir aux bons offices des Puissances neutres et mème traiter aHleurs qu'à Tours.

Je sais que l'Autriche a appuyé aussi la proposition anglaise. Dites à Lord Lyons que vous ètes autorisé à marcher d'accord a1vec lui. Le Gouvernement anglais nous en a fait expressément la demande en ajoutant qu'il est très satisfait du plein accord qui existe entre nous. En tout cas la France doit laisser à la Prusse la responsabilité d'un refus qui ferait retomber les puissances neutres dans l'inaction qu'on leur a reproché jusqu'à présent.

317

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1428. Firenze, 22 ottobre 1870, ore 22,45.

Par un télégramme du 7 courant (2) j'ai prié Cadorna d'insister vivement auprès de Lord Granville pour qu'il prenne initiative d'une proposition d'armistice car la réunion de l'Assemblée me paraissait le seul moyen pratique de sortir de la situation actuelle. Le Gouvernement anglais s'y est enfin décidé et il

nous a dit qu'il compta1t sur notre appui. J'ai vivement insisté auprès de M. Senard et par l'entremise de Nigra pour que la France accepte proposition d'armistice. Dites à M. de Beust que je suis heureux de me trouver en cela d'accord aJVec l'Autriche. RLen n'est encore décidé .pour l'entrée du Roi à Rome (1). Une comm1ssion est chargée de formuler projet de loi ,sur les conditions à établir pour .l'indépendance du Saint-Siège et la liberté de l'Eglise. Son travail est presque achevé. Je vous en donnerai communication.

(l) Cfr. The Politica! Correspondence of Mr. Gtadstone and Lord Granvitle 1868-1876, ed. da A. RAMM, I (1868-71), London, 1952, n. 348, p. 151.

(2) Cfr. n. 201.

318

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1429. Firenze, 22 ottobre 1870, ore 23,15.

L'Angleterre a demandé notre concours à ces [sic] démarches pour obtenir un armistice qui permettrait la réunion d'une Assemblée française et rendrait possible la paix. Nous avons a.ppuyé auprès du Gouvernement français la proposition anglaise. Le courrier est-il arrivé?

319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1430. Firenze, 22 ottobre 1870, ore 23,25.

J'ai vivement appuyé auprès de M. Senard qui est parti aujourd'hui pour Tours et par l'entremise de Nigra la proposition anglaise d'armistice. Nigra a l'ordre de marcher d'accord avec Lord Lyons. Je sais que l'Autriche appuyera aussi cette démarche. Veuillez continuer à me tenir au courant.

320

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1431. Firenze, 22 ottobre 1870, ore 23,30.

Par un télégramme du 7 courant (2) j 'avais vivement insisté auprès du Gouvernement anglats pour qu'il preone initiative da proposer armlstice dans le but de permettre élection de l'Assemblée. Lord Granville, ayant adopté cette proposition, m'a prié de l'appuyer auprès du Gouvernement français. Je l'ai fait par l'entremise de Nigra et de Senard. On compte beaucoup à Londres sur la Russie pour obtenir adhésion de la Prusse. Veuillez dire au Prince Gortchakoff que notre concours est assuré pour toute démarche tendant à arreter l'effusion du sang.

23-Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. l.

(l) -Cfr. n. 325, telegramma dello stesso giorno pervenuto a Firenze alle ore 20,25. L'ambasciatore austro-ungarico presso la Santa Sede, Trauttmansdorfi, aveva scritto il 5 ottobre che si parlava di una « pJJossima • venuta a Roma di Vittorio Emanuele II (in JACINI, H tramonto deL potere temporale nelle rela.zioni degli ambasciatori austriaci a Roma 1860-1870, cit., p. 336). (2) -Cfr. n. 201.
321

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 74-75.)

N. 83 Firenze, 22 ottobre 1870.

Vous aurez appris par le télégraphe que les séances du Concile ont été suspendues indéfiniment. La bulle pontificale par laquelle cette détermination de Sa Sainteté a été portée à la connaissance de la chrétienté, allègue, comme raison de la suspension, le défaut de liberté dont le Concile aurait à souffrir par suite du nouvel ordre de choses établi à Rome (1).

Tout en respectant en elle-meme la décision du Saint-Père, H est de mon devoir de déclarer que rien ne justifie I.es craintes exprimées dans la bulle pontificale. Il est notoire et évident que le Saint-Père est parfaitement libre de réunir le Concile à Saint-Pierre ou dans telle autre basilique ou église de Rome ou d'Italie qu'il plairait à Sa Sainteté de choisir. Nous avons trop de respect pour les dignitaires de l'Eglise composant le Concile pour croire que des considérations politiques puissent avoir une influence quelconque sur leurs déterminations. Nous n'admettons donc pas la possibilité d'exercer une influence sur une assemblée aussi auguste, et nous croyons qu'on rendrait peu de justice au courage et à la dignité de ses membres en supposant qu'un pouvoir politique put amoindrir leur liberté.

322

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 177. Firenze, 22 ottobre 1870.

Par mon télégramme d'aujourd'hui (2) je vous ai écrit que l'Angleterre nous a fait part de son intention de s'adresser aux deux parties belligérantes pour les engager à conclure un armistice et qu'elle nous priait d'appuyer cette proposition. J'ai prié immédiatement M. Nigra de faire connaitre au Gouvernement de Tours notre vif désir de le voir accueillir la démarche de l'Angleterre. Je vous ai ensuite, Monsieur le Comte, prié aussi par le télégraphe d'annoncer au Cabinet de Berlin que nous nous associami de grand creur aux considérations qui ont décidé Lord Granville à proposer une suspension des hostilités. Les considérations exposées par le Cabinet Anglais reposent en effet sur un ordre d'idées auquel il serait impossible de ne pas applaudir. Une récente circulaire de S. E. M. le Comte de Bismarck a appelé l'attention de l'Eurape sur les énormes calamités qu'aurait pour conséquence la continuation de la guerre actuelle.

Tout en maintenant loyalement l'attitude de neutralité que réclament les intérets du pays, comment rester soord à ce saisissant appel fait par le vainqueur

lui méme en faveur de la paix? Aussi, avons nous du nous demander, après avoir lu cette circulaire, si le moment n'était pas venu de faire écouter la voix de l'Europe justement alarmée des désastres que laisse entrevoir le document dont il s'agit.

Mais un examen attentif de la situation politique nous a fait connaitre que l'Angleterre était mieux que tout autre parmi les puissances neutres en position de prendre cette initiative. Nous nous sommes donc bornés à déclarer au Cabinet Anglais que s'il se déc~dait à proposer un armistice, il pourrait compter d'avance sur notre concour·s empressé.

Il est superfl.u de dire combien nous serions heureux de voir les belligérants faire un premier .pas qui, nous en a)Vons· la 'conviction, en amènerait bientòt d'autres non moins décisifs vers la conclusion de la paix. Cela ressort de toute notre conduite pendant les complications actuelles. Aucun Gouvernement n'a fait des démarches plus empressées pour prévenir la guerre actuelle, aucun n'a été plus sincère que nous dans le désir de voir mettre un terme à l'effusion du sang. Ce désir, nous en avons la conviction, sera partagé aussi par le Gouvernement de

S. M. le Roi de Prusse. La circulaire du Comte de Bismarck me donne l'espoir que l'Allemagne aura à creur de montrer dans la discussion de l'armistice et de la paix une modération qui lui est rendue facile par ses éclatantes victoires.

(l) Il testo in Pii IX Pontijìcis Maximi Acta, pars prima, V, pp. 253-256 (20 ottobre: Postquam Dei munere).

(2) Cfr. n. 318.

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

D. 381. Firenze, 22 ottobre 1870.

Par mon télégramme d'aujourd'hui (l) je vous ai fait connaìtre que l'Angleterre s'était décidée à proposer aux deux bélligérants de conclure un armistice. Je me suis empressé d'ajouter que le Gouvernemènt du Roi s'associait de grand creur à cette démarche et je vous ai prié de l'appuyer immédiatement auprès de la Délégation du Gouvernement de la défense nationale. Les raisons qui me font approuver et appuyer la démarche anglaise sont évidentes. Tout en gardant dans les complications actuelles l'attitude qui nous est impérieusement dictée par les circonstances dans lesquelles se .trouve l'Italie, nous n'avons jamais confondu la neutralité avec l'indifférence, et nous n'avons jamais cessé de désirer la fin des hostilités. Le prompt rétablissement d'une paix sincère solide et durable répond aux intéréts généraux de l'Europe, aussi bien qu'aux vreux les plus ardents de l'Italie. Toute démarche tendant à hàter l'accomplissement de ces vreux a droit à notre concours. Dans mes conversations avec M. Senard, j'ai eu d'ailleurs l'occasion de lui exposer que l'armistice est à mon avis dans les véritables intérets de la France. Le Gouvernement de la défense nationale doit désirer sans doute de par

tager avec une assemblée liibrement élue la responsabilité de la conduite à tenir dans des circonstances aussi graves: or, une suspension des hostilités est

indispensable pour procéder aux élections. La réunion des représentants du peuple est à notre avis le seui moyen de résoudre avec autorité et avec de meilleures chances de succès le redoutable problème de la paix ou de la guerre.

En pr,iant le Gouvernement Françai,s de prendre en con:sideration la proposition anglaise, nous obéissons donc aux sympathies sincères et profondes qui nous unissent à la France, en meme tems qu'au désir, général en Europe, d'arreter ,l'effusion du sang. Loin de nous la pensée d'appuyer auprès de la France une proposition qui puisse blesser des sentiments qui sont pour elle une glorieuse tradition. Mais le Gouvernement de la défense nationale peut à notre avis accepter favorablement une suspension des hostilités, qui viserait uniquement à rendre la nation elle meme juge de ses déHberations. En adhérant à cette proposition, la France, qui a déjà donné tant de preuve de sa persévérante énergie, prouvera aussi sa modération et sa sagesse.

(l) Cfr. n. 316.

324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

D. 10. Firenze, 22 ottobre 1870.

Je vous ai mandé ce matin par le télégraphe (l) que l'Angleterre s'étant décidé à s'adresser à la Prusse et à la France pour les engager à conclure un armistice nous avait fait dire qu'elle comptait sur l'appui que nous donnerions à ses démarches.

Mon télégramme vous a appris en meme temps que le cheva1ier Nigra a reçu immédiatement l'instruction d'appuyer les démarches de Lord Lyons. Moi meme dans mes entretiens avec M. Senard j'ai vivement insisté en ce sens.

De mon còté j'ai appris avec pla.isir par vos télégrammes que le Gouvernement Austro-hongrois avait donné son adhésion et son appui à la proposition de l'Angleterre. Nous nous y attendions d'ailleurs car l'empressement avec [lequel] l'Autriche et l'Italie s'associent à la démarche de l'Angleterre est la conséquence naturelle de l'accord de vues existant entre les deux Gouvernements et que j'ai eu souvent la satisfaction de constater dans mes dépeches (2).

S. E. le comte de Beust avait, il y a quelque temps, chargé M. le Baron de Kubek de me donner lecture confidentielle des instructions qu'il ava'it adressées à l'Ambassadeur de Sa Majesté Impériale et Royale Apostolique à Londres (3).

Dans ces instructions S. E. le chancelier exprimait la conviction que si les Puissances neutres sortant de l'inaction et abandonnant le système des tentatives isolées, avaient voulu associer leurs bons offices pour la paix, leur action aurait pu exercer une influence heureuse pour parvenir au but que désignent dairement les intérets de l'Europe et les sentiments de l'humanité. Le comte de Beust exposait les raisons qui avaient empeché le Gouvernement Austro-hon

grois de prendre une init1ative qui aurait pu etre mal comprise, et il invitait le Gouvernement anglais à prende un ròle que sa situation particulière en Europe le rend éminemment apte à remplir. Le Baron de Kubek en me donnant communication de ces instructions exprimait en meme temps le désir que le Ministre du Roi à Londres reçut de son còté des instructions analogues.

J'ai eu alors la satisfaction de constater avec le Baron de Kubek que nous avions été en avant de ce désir et que les communications que le chevalier Cadorna avait faites à plusieurs reprises au Gouvernement britannique étaient conçues dans un ordre d'idées conformes à celles de S. E. le comte de Beust.

En effet le Ministre du Roi à Londres a fait connaitre au comte Granville

dans plusieurs entretiens particuliers, que tout en gardant dans les complica

tions actuelles la plus stricte et la plus loyale impartialité, nous n'avons jamais

confondu la neutralité avec l'indifférence, et que à notre avis les puissances neu

tres auraient pu sans manquer à aucun de leurs devoirs, saisir le moment oppor

tun pour faire écouter des conseils inspirés par le sentiment de l'humanité et

par les intérets solidaires de l'Europe.

La divergeance radicale de vues entre les deux belligérants pouvait rendre cette action des puissances neutres difficile dans la discussion de la condition de la paix; mais à notre avis ces inconvénients et ces difficultés étaient moins graves s'il s'agissait simplement de proposer un armistice qu'il nous paraissait etre également dans l'intéret de la Prusse et de la France d'accepter.

Une suspension d'hostilité est en effet la condition préalable sine qua non pour que la France puisse procéder à l'élection d'une Assemblée. La réunion des représentants du pays nous paraissait désidérable pour que le Gouvernement de la Défense nationale put partager avec elle la responsabilité des décisions à prendre dans les circostances actuelles: en mème temps une assemblée librement élue pourrait fournir à la Prusse et à ses alliés les garanties qu'ils sont en droit de réclamer pour la conclusion de la paix.

Ces considérations ont été développées par moi à M. Senard et à M. Thiers en meme temps qu'elles étaient exposées par M. Nigra à la délégation de Tours. La propositian de l'Angleterre était donc appuyé d'avance par le Gouvernement du Roi. En confirmant de nouveau ces 'instructions, en constatant qu'elles sont d'accord avec celles données par M. le Comte Beust, j'ajoute que le Ministre du Roi à Berlin recevra l'ordre de tenir un langage analogue. Il ne me reste donc qu'à exprimer l'espoir que la voix de l'Europe sera écoutée et qu'une fois l'effusion du sang arrètée les puissances neutres encouragées par ce premier succès réussiront plus facilement dans leurs efforts pour la conclusion de la paix.

(l) -Cfr. n. 317. Il telegramma risulta trasmesso la sera. (2) -Il Beust fu c très content • di queste dichiarazioni. (C. l\llinghetti, d. n. 3174, sp. l" novembre, ore 20,30, per. il 2, ore 8,45).

(3) Il 29 settembre (in Correspondenzen K. K. M. d. ;[., n. 4, cit., n. 26, pp. 28-29; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4149, pp. 308-309; Archives Dip!omatiques 1871-1872, Il, n. 553, pp. 678-680).

325

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3126. Vienna, 22 ottobre 1870, ore 15,55 (per. ore 20,25).

J'ai reçu votre circulaire datée du 18 sur le plébiscite (l); digne et nette. J'en suis très satisfait. J'en ai rendu compte verbalement à Beust, qui m'a paru

-en apprec1er les idées. Cependant il m'a prié de la lui laisser pour la montrer à l'Empereur. J'ai adhéré. Il me parait très important de maintenir l'Empereur dans les bonnes dispositions où il se· trouve à présent sur la question Romaine. Est-il vrai que le Roi, comme les journaux le disent, fera son entrée solennelle le 25 ou le 26?

(l) Cfr. n. 282.

326

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3128. Tours, 22 ottobre 1870, ore 17,25 (per. ore 23).

Lord Lyons a télégraphié aujourd'hui à Londres pour faire demander à la Prusse sauf-conduit pour M. Thiers. Le Nonce Apostolique est arrivé: il a vu le Roi de Prusse et M. de Bismarck. Il demanda au Roi de Prusse d'intervenir en faveur du Saint Père. Le Roi de Prusse aurait répondu d'une manière évasive (?). Bismarck lui a dit qu'il désire armistice et paix, qu'il ne tient pas à

ce que les troupes prussiennes entrent dans Paris mais il tient absolument à la cession de I'Alsace et de la Lorraine.

327

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3129. Tours, 22 ottobre 1870, ore 16,30 (per. ore 0,40 del 23).

J'ai vu aujourd'hui M. Thiers. Il se loue du bon accueil qu'il a eu à Florence auprès du Roi et du Ministère, mais il m'a dit que malgré Ies objections qu'on lui avait faites, il croyait encore que l'Italie pourrait sans danger envoyer une armée en France. J'ai objecté toutes !es considérations militaires et politiques que vous savez. Thiers m'a dit du reste qu'il accepte pour .lui proposition de l'Angleterre et que le Gouvernement de Tours l'a aussi acceptée. Thiers se dispose à partir pour Paris avec la mission de conseiller lui-mème acceptation au Gouvernement de Paris si toutefois il obtient un sauf-conduit prussien. Il

est également disposé à aller au Quartier Général prussien si on veut bien le charger de négocier l'armistice ou la paix. Le Nonce doit arriver ici.

328

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3132. Pietroburgo, 22 ottobre 1870, ore 19,10 (per. ore l del 24).

L'Ambassadeur d'Angleterre vient de communiquer au Prince Gortchakow qu'en vue de l'émotion qui commence à se manifester dans l'opinion publique anglaise, son Gouvernement était décidé à sortir de son inaction. Cette démarche

pourra aboutlr à une négociation pour la conclusion d'un armistice que la Russie et la Prusse désirent, dans le but d'accélérer !es élections pour l'As

semblée Constituante. Mais d'autre part, le Ministre d'Autriche ayant l'ordre de son Gouvernement de réitérer la proposition d'une action collective, le Prince Gortchakow s'y est refusé, motivant l'impossibilité de l'appuyer par une démonstration armée. La contradiction de ce langage avec celui tenu d'abord a été provoquée surtout par la réclamation prussienne que V. E. connait, faite aux différentes Cours, à la fin d'Aoùt. Mais le Prince Gortchakow ne se refuserait peut-etre pas à ce qu'une proposition analogue à celle qui partirait éventuellement de Londres et de Saint Pétersbourg soit faite à la meme date par les Cabinets d'Autriche et d'Italie.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATA N. 10090/16. Firenze, 22 ottobre 1870 (per. il 25).

La Prefettura di Porto Maurizio mi riferisce che avvertita dal Questore di Genova, sul finire dello scorso mese, che si stessero preparando spedizioni clandestine di armi e specialmente di Revolvers per Nizza Marittima, secondo eragli in via confidenziale rivelato, si occupò con la massima premura a chiamare sull'oggetto la speciale sorveglianza delle Autorità politiche e doganali, acciò fosse impedita assolutamente la esportazione di ogni specie di armi lungo la frontiera di Francia.

Che però nel giorno 11 ottobre corrente un viaggiatore francese proveniente da Mentone in vettura da nolo, e senza bagagli presentavasi alla dogana di Mortola chiedendo se fosse lecita la estradizione di armi, e che alla risposta negativa avuta, soggiunse trattarsi di fucili e revolvers e che quando non gli fosse riuscito esportarli, avrebbe ·altrimenti e per diversa via provveduto, dopo di che allontanassi di là bruscamente, senza che le Guardie doganali riuscissero a conoscere chi esso fosse e le intenzioni che avesse.

Questo fatto che avrebbe maggior peso alle notizie somministratele da Genova consigliò alla menzionata Prefettura d'inculcare di nuovo la più severa ed attenta vigilanza della linea di confine nello scopo di stornare o sorprendere ogni tentativo che 'Si facesse per tali esportazioni.

Porgo di ciò notizia all'onorevole Ministero degli Affari Esteri, in aggiunta

a precedenti comunicazioni sullo stesso argomento (1).

Ministero degli Esteri la seguente comunicazione della Legazione di Prussia: c Firenze 1870.

Le Major Scaraffino a établi à Livourne un bureau d'enrolements pour aUer secourir Garibaldi en France. Plus de 300 volontaires sont déjà partis de Florence.

Le député Mauromachi [sic!] donne aux volontaires qui partent de Florence un passe

port et 10 francs, en les adressant au Major Scaraffino qui les fait embarquer pour Marseille

et Nice •·

(Annexe)

• J'apprends de plus que le mème Bianco qui a eu la commande des képis, fournit aussi 20.000 havre-sacs à 20 francs.

11 y a quelques jours M. Geisser, Consul général de Suisse (Maison Geisser & C.) se rendit d'ici à Bordeaux pour y traiter de grandes livraisons et d'opérations financières. Ce personnage leur fournit non seulement des armes et des uniformes, mais en meme temps une énorme quantité de bétail et de blé. Il est hors de doute qu'il est un des agents principaux qui se charge de toute espèce de commande. Je sais pour sftr, qu'il a expédié naguère un grand transport de breufs et des masses de riz en France. Tout considéré il parait en et'fet que l'Italie est devenue le dépòt principal des ressources de la France •.

(l) In data non precisata. ma certo fra ottobre e novembre del 1870, perveniva al

330

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Un estratto sommario in LV 17, p. 84)

R. 274. Bruxelles, 22 ottobre 1870 (per. il 26).

* Avendo ieri avuto occasione di vedere il Barone d'Anethan ho creduto conformarmi alle istruzioni dell'E. V. parlandogli nel senso della pregiatissima circolare delli 14 del corrente (1).

Le dichiarazioni del R. Governo di lasciare la più intera libertà al Santo Padre mi parvero come le precedenti fare una favorevole impressione a

S. E. * (2). Tutto mi fa supporre il Barone d'Anethan animato delle intenzioni le più moderate che si possono trovare nel partito cattolico a cui appartiene. Per avere una prova di questo fatto, basta osservare gli attacchi che, contro di lui sono diretti dagli ultra del suo partito, per ciò che si riferisce alla sua politica di astensione completa nella questione Romana. A questo riguardo ho l'onore di qui unito allegare all'E. V. un articolo dell'Eco del parlamento che trasmette varii squarci del mandamento del vescovo di Namur, dai quali si osserva come Monsignore biasimi la politica del Ministero riguardo all'occupazione di Roma dalle Regie truppe.

Il Barone d'Anethan mi parlò pure della guerra che ferve alle frontiere del Belgio e mi disse che le speranze che si avevano avuto di vedere intavolate trattative di pace erano svanite pel momento. Esso attribuiva questo risultato negativo all'ostinazione del Governo provisorio francese di non volere sentire a parlare di nessuna cessione ed aggiungeva i membri del Governo di Tours e Parigi sono onestissimi e pieni di buone intenzioni ma non sono uomini di stato quindi non si rendono un conto esatto della tristissima posizione attuale della Francia. Biasimò anche il fatto di non volere "convocare al più presto una costituente che renderebbe alla Francia un governo regolare.

Il Ministro del Belgio a Parigi aveva ottenuto dal suo Governo la facoltà di rimanere nella capitale dopo il suo investimento. Questi giorni scorsi gli venne mandato l'ordine di Iasciare Parigi e di recarsi a Tours e se l'esercito Tedesco non gli permetteva di attraversare le sue linee doveva compiere il suo viaggio in pallone ma si può credere che i Prussiani lo lascieranno passare. Quest'ordine non potè essergli trasmesso che servendosi dell'intermediario del Signor Balan Ministro di Prussia in Brusselle.

331

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, pp. 82-83)

R. 205. Carlsruhe, 22 ottobre 1870 (per. il 26).

Jeri mi venne fatto di vedere il Signor di Pfeuffer, * Consigliere intimo di Legazione * (3), che nell'assenza del Barone di Freydorf à preso provvisoria

mente la direzione del Ministero degli Affari Esteri, e gli tenni discorso di quanto si conteneva nella Circolare dell'E. V. del 14 corrente (1), pervenutami la sera innanzi.

*Nel porgere verbalmente le sobrie parole, ch'Ella adoprò in risposta a quanto Le venne richiesto circa l'eventuale partenza del Santo Padre da Roma, reputai acconcio di far notare al Signor di Pfeuffer come fosse questa ancora una novella prova della leale quanto franca condotta, che il Governo di Sua Maestà segue senza posa nella fase attuale della quistione romana. Ove al Papa piacesse abbandonare il Vaticano, coerente sempre a sè medesimo il Governo del Re pur rispettando quel divisamento, lo deplorerebbe non poco, dappoichè vedrebbe sl immeritamente giudicate le proprie intenzioni, e negletti quegli sforzi premurosi, ch'egli non si è mai stancato di rivolgere nell'interesse stesso del Sommo Pontefice non meno che in quello dell'Italia.

Se non fosse abbastanza manifesto, ei si potrebbe agevolmente scorgere da iquesta nostra condotta quanto sia vivo il desiderio nostro di vedere il Papa abitare sempre la sua antica dimora. E per fermo dove trovare un posto che gli offra un campo più libero e più indipendente per l'esercizio delle sue funzioni spirituali, quanto Roma, una Nazione sì ossequente al Capo Supremo della Chiesa, quanto l'Italia?

O' richiamata specialmente tutta l'attenzione del Signor di Pfeuffer sUl desiderio da Lei espresso cioè, che, ove il Santo Padre si decidesse veramente alla partenza, siffatto viaggio avesse luogo in modo pubblico e liberamente, affin di risparmiare a Sua Beatitudine le fatiche ed i disagi, che sogliano accompagnare indispensabilmente le fughe segrete. Codesto desiderio rivela appieno tutta l'alta riverenza, che il Governo di Sua Maestà addimostra inverso il Santo Padre, il quale, lontano o vicino, troverà Governo e popolazioni sempre devote alla persona del Vicario di Cristo. E da ultimo se il Governo del Re pone tanta cura a far palesi tutti i passi che non cessa di fare presso la Santa Sede per piegarla a più miti consigli, è mosso anche da ciò che se Sua Santità per le sue azioni è sindacabile soltanto rimpetto alla propria coscienza e rimpetto alla Provvidenza, il Governo Italiano non è meno responsabile dei fatti suoi rimpetto agl'Italiani e rimpetto all'Europa * (2).

Dopo avermi attentamente ascoltato, il Signor di Pfeuffer mi à ringraziato di quanto gli son venuto ragionando; ed a tutte le mie assicurazioni, egli con molta deferenza accennava con la voce e col gesto che non nutriva alcuna ombra di dubbio, compreso com'era della perfetta lealtà del nostro comportarci in questa quistione (3). Egli non crede intanto che i] Papa sia per prendere una SIÌ. grave decisione (4); sovratutto perchè non ci trova una vera necessità, e perchè nelle contingenze attuali d'Europa nessun Paese vuole addossarsi la responsabilità congiunta al ricevimento del Sommo Pontefice.

(l) -Cfr. n. 255. (2) -n brano fra a!!-terischi è l'unico pubblicato in LV, con qualche variante di forma. (3) -Omesso in LV. (l) -Cfr. n. 255. (2) -Tutta la parte fra asterischi è stata omessa in LV, in cui è quindi modificata la forma della prima frase successiva. (3) -• Nella quistione di Roma • LV. (4) -c Come quella di abbandonar Roma • aggiunto in LV.
332

IL MINISTRO ALL'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Un breve estratto in LV 17, p. 85)

R. 16. L'Aja, 22 ottobre 1870 (per. il 26).

*La CircoLare dell'H ottobre torrente (l) mi offrì un'ottima occasione per intrattener questo Ministro, assediato dai maneggi de' cattolici fanatid (2), sulle allegazioni della stampa quanto alla condizione attuale e reale (3) del Papa, che

si vuoi sostenere ad ogni costo, e contro ogni verità, essere nostro prigioniero, ed incapace, come tale, di sopravvigilare agli interessi generali della Chiesa.

La Circolare fece dire al Ministro degli Affari Esteri, appena ne conobbe il contenuto, «non si può chieder di più, nè H vostro Governo può far di più» * (4). Egli dissemi però che questo Nunzio si lagnò seco lui d'essere privo affatto di lettere provenienti da Roma sì per parte della Segreteria di Stato, si per parte de' suoi parenti, od amici: al che feci osservare, dal canto mio, ciò poter benissimo esser effetto d'un mot d'ordre dato ai Nunzi perchè si lagnino in questo senso, e faccian così credere ai varii governi presso i quali sono accreditati, che il Papa non è più in grado di corrispondere con essi loro per mancanza di libertà; oppure il risultato d'un proposito effettivo di non iscrivere intanto, ed almeno ad tempus, ai Nunzii apostolici, onde essi alzin più forte la voce contro di noi, e sian creduti con maggior efficacia, ed in ragion dell'altezza delle grida medesime.

In qualunque ipotesi, notai al Roest, il Papa può protestar contro di noi, minacciare, e fulminar censure e scomuniche, a piacimento, ma non è altrimenti in sua mano il dare lo scambio all'opinione publica, nè tampoco di renderei ridicoLi, il che saremmo appunto se, contro ogni nostra convenienza, ed interesse stesso, noi volessimo inceppar sì la libertà locomotiva del Papa, sì le sue relazioni offi.ciali coi Nunzii, Vescovi, Patriarchi e simili, non men che opporci alla stampa, od alla trasmissione di Bolle, Brevi, Allocuzioni, encicliche e che so io? mercè i quali documenti la Sede di Roma fa pervenire i suoi oracOili Urbi et Orbi.

Ih due parole: od il Papa, dacchè entrammo in Roma, si considera qual semplice cittadino italiano, ed in questo caso troverà nello Statuto (che fra poco sarà legge pratica anche sul Tebro e coll'edificazione di tutta Europa, speriamo) tutta la guarentigia che egli può desiderare per la sua libertà individuale; o si considera, quale è in realtà, cioè come Sovrano con tutti i privilegi che l'accompagnano, e quello dell'esterritorialità fra gli altri, ed in questa condizione di cose non so a qual titolo e con qual diritto noi vorremmo, o potremmo incagliar, anche per indiretto, la sua libertà. Voi dovete, ad ogni modo, notare.

12) • Assediato dai maneggi de' cattolici fanatici. omesso in LV.

aggiunsi al mio collocutore, che quand'anche non fosser al mondo altri cattolici, che i soli italiani essi sarian più che sufficienti per assicurar al Pontefice tutta la libertà, e l'indipendenza che gli sono indispensabili per l'Amministrazione della Chiesa Universale; come sarian capaci, e pronti a rovesciar qualunque Amministrazione, o governo che tentasse, o volesse menomar comecchessia i privilegii, o l'autorità del Successore di S. Pietro. Queste cose ho voluto dire al Roest perchè non ignoro quali mezzi anche mercè l'influenza della parte cattolica degLt Stati Generali, si mettano in campo a fine di impedire che la nostra occupazione di Roma diventi un fatto compiuto. Le influenze eLettorali sì in Francia, che in Germania avranno tutte per iscopo, dove i cattolici sono in maggioranza, di assicurar il voto, e l'elezione di quelli, che prometteranno di intervenire in favore del Papa per reintegrarZo neL suo patrimonio ecclesiastico. So altresì da buona sorgente che si organizza in Roma una serie di denunzie, cogliendo occasione da ogni delitto che succeda, onde far credere all'Europa, che il nostro ingresso, equivale all'anal'chia in permanenza intronizzata nella Città eterna.

Importa perciò grandemente a noi, in questo momento sovrattutto in cui le grandi potenze son preoccupate della guerra, di far ben vedere al mondo, come già l'abbiam fatto, ,che noi non vogliam usufruttuare gli altrui imbarazzi per fare slealmente il nostro pro, facendo uso in pari tempo degli stessi mezzi coi quali siamo assaliti, cioè deLla stampa, onde far triorufar l'intiera verità, sì rispetto alla condizione individuale ed officiale del Papa, sì rispetto all'ordine pubblico protetto in Roma, affinchè non si tolga occasione o pretesto, da un contrario ordine di cose, per sollecitar intromissioni, od interventi stranieri in casa nostra de' quali l'Italia debbe oramai averne a sazietà.

Gli ultracattolici non dormono. So che essi fanno passi assidui presso Gladstone e Granville onde tirarli dalla loro parte, come fanno presso d'Anethan, e Roest a Brusselle, ed all'Aja. Le loro riunioni a Malines, Colonia, Ginevra, Fulda, ed altrove non son certamente ignote all'E. V. come nol sono i loro indirizzi, discorsi, proteste e soscrizioni in favore del Papa Re. Sta a noi il non mostrarci inferiori nè al vigor degli assalti che ci si muovon contro; nè nell'accorgimento ond'essi fan uso col non !asciarci cogliere alla sprovvista, od in fallv dalle cupe trame onde siamo oggetto sì dentro, che fuori d'Italia.

Nuove informazioni rispetto al Lucemburgo mi fanno supporre che qualche trattativa venne realmente appiccata onde addivenire alla cessione del medesimo alla Prussia per agevolar la pace.

Il Ministero è assalito non poco alla Camera, e specialmente il Roest, sì pel fatto di Venezuela, sì pel richiamo del Gevay, sì per l'Amministrazione interna del Ministero degli Affari Esteri, sì per la domanda di fondi, più volte negati, onde stabilire una missione in Cina. Ma il Re è sempre in favore del Roest, e dò finora bastò ad impedire una mutazione, anche parziale, nell'am

ministrazione.

P. S. -Unisco il Numero del Courrier de Za Meuse che contiene la risoluzione dei cattolici tedeschi convenuti a Fulda.

(l) -Cfr. n. 237. (3) -c E reale • omesso in LV. (4) -Solo il brano fra asterischi è stato pubblicato in LV.
333

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1283. Tours, 22 ottobre 1870 (per. il 27 ).

Il Signor Thiers, reduce dall'Italia, è giunto qui nella mattina d'jeri. Egli sarà probabilmente inviato a Parigi onde portare al Governo centrale la proposta d'armÌstizio che fu fatta dal Governo d'Inghilterra. A proposito di questa, Lord Lyons mi disse ancora che il Gabinetto di Londra aveva interpellato quello di Pietroburgo sull'opportunità d'un passo fatto collettivamente dalle Potenze neutre; ma il Governo russo fu d'avviso che una proposta collettiva potrebbe produrre una sfavorevole impressione sul Re Guglielmo ed esso consigliò quindi l'Inghilterra ad agire da sè, promettendo che da parte sua egli farebbe separatamente passi nello stesso senso. Giunse in Tours, proveniente da Londra, il Visconte di Seisal, nuovo Ministro del Portogallo in Francia. Annunziasi oggi una uscita vittoriosa che sarebbe stata fatta dal Maresciallo Bazaine il dì 14 del corrente. La guarnigione di Tionville avrebbe altresì

ottenuto ·in una recente uscita considerevoli vantaggi sopra la Landwher di Nassau, che assedia quella fortezza.

334

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 141. Londra, 22 ottobre 1870.

Mi è pervenuto ieri mattina il telegramma col quale V. E. m'rincarlcava d'informarmi se sia autentico il dispaccio di Lord Granville a Lord Lyons pubblicato nello Standard del giorno 8 del corrente mese nel quale si riferiscono le lagnanze fatte dall'Italia per la pressione che le faceva la Francia onde farla uscire dalla neutralità (1). A conferma del telegramma speditole in risposta, ho l'onore di significarle che ho ogni ragione di credere che il predetto dispaccio sia autentico. -Ciò ch'esso contiene sarebbe veramente stato detto a Lord Granville; ma non certamente da me. Nè io ebbi mai da V. E. l'ordine di parlare a Lord Granville di questo soggetto, nè V. E. ne vedrà traccia nei miei rapporti che soglio fare in modo molto particolareggiato. Si fu lo stesso Lord Granville che, rispondendo ad un'urbana lagnanza •che or son già due mesi gli ho fatta osservandogli che io non gli aveva mai detto nulla affatto di ciò che si contiene ·in quel di:spa~ecio a riguardo dell'Italia, mi replicò che il linguaggio indicato nel predetto suo dispaccio eragli stato tenuto da altri e ch'io l'aveva saputo, ed anche ciò era vero. Ciò egli mi disse allorquando, dopo la spedizione del predet.to diJ~ocio.,

il Signor Conte me ne lesse egli medesimo una parte per farmi conoscere la risposta da lui data al Signor Marchese De Lavallette il quale si lagnava di noi.

Pvego V. E. di volermi dire .se, ciò non ostante, io debba fare un'interpellanza diretta a Lord Granville a riguardo dell'autenticità del predetto documento. Io mi asterrò dal ciò fare intanto in aspettazione dei di Lei ordini.

(l) Tel. 1423, sp. 20 ottobre, ore 17.30, che non si pubblica. Cfr. n. 344.

335

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L, CONFIDENZIALE 21. Vienna, 22 ottobre 1870.

La circolare del 18 ottobre (l) mi sembra fare un gran passo nella precisione e nella nettezza delle dichiarazioni. Essa apertamente fissa dinanzi alle potenze questi due punti.

l o La fine del governo temporale del Papa

2° La capitale d'Italia a Roma.

D'altra parte riconosce e propone

1° Sovranità del Papa, preminenze, immunità, e lista civile

2° Privilegio dell'extraterritorialità accordata ai suoi palagi e residenze

3° Nunziature all'estero. Ambasciatori esteri presso il Papa

4° Separazione dello Stato dalla Chiesa. Libertà della Chiesa.

A me pare che in questi quattro punti vi sia gi.à delineato lo schema, salvo che l'ultima parte è vaga, e bisogna formularla in articoli. Ma forse su questo punto sarà facile intendersi.

Dovrei supporre pertanto che siate ben d'accordo sui termini dello schema. Se non che il tenore dei giornali che leggo, qualche frase di qualche rara lettera che ricevo, mi sollevano dei dubbi in contrario, e ti confesso che ne sono assai agitato.

Per me stanno sempre inconcussi 'i punti seguenti.

l o Tu devi restare al Ministero ed imporre le tue opinioni agli altri. Vorrei ·Che la facessi un poco alla Bismark. Accettata la fine del Governo temporale del Papa, e la capitale a Roma, accettate lealmente le conseguenze che da questi due principi derivano, tu hai diritto a ciò che l'ultimo punto sopratutto sia determinato in modo veramente liberale e conservativo ad un tempo.

2o Bisogna che lo schema sia netto, preciso, senza ambagi, facile ad intendersi da tutte le menti anche le più volgari.

3o La questione delle corporazioni religiose e degli Istituti, sia decisa secondo il sistema delle associazioni libere. La questione della proprietà mi pareva già fissata in modo sodisfacente, cioè senza toglier nulla per lo Stato, ma obbligando la conversione dei Beni ad asta pubblica in un breve tempo.

Ho detto sopra accettando lealmente le conseguenze della fine del Governo temporale del Papa, e con ciò intendo di escludere ogni idea di città leonina (alla quale in Europa parmi che nessuno più pensi) o qualunque equivalente (come ho udito dire l'isola dell'Elba) e qualunque combinazione menomasse i diritti 1lei cittadini sanciti dallo statuto. Similmente per la capitale, bisogna mettersi

bene in testa che dopo la presente Sessione di Firenze, il Parlamento non si potrà più convocare che a Roma. Ciò che è inevitabile conviene accettarlo di buona voglia, ed esser nettissimi dinanzi al Parlamento intorno a ciò, per tenere il fermo su tutti gli altri punti.

Quanto al giustificare la tua condotta e le offerte fatte al Papa da principio, mi par .cosa facilissima. Più diffi.cile è mantenere la promessa. fatta alle potenze, di non risolver da soli la questione romana. Ora qualche cosa bisogna fare in questa materia, e la circolare del 18 comecchè entri nella via non mi pare sufficiente. A ciò mirava la proposta della quale in tutte le mie ultime lettere ti parlava. Se ti pare poco opportuna ·od azzardata dimmelo francamente.

Se voi vi figuraste che tormento sia in questi momenti vivere all'estero, e leggendo ogni giorno tante storie sul ministero, sui suoi dissidi, sull'andata del Rè a Roma, sulla convocazione del Parlamento, sentirsi sopra di tutto ciò in un buio pesto, credo che mandereste qualche cenno almeno per commiserazione. Ma non voglio entrare in questo argomento, anzi quasi cancellerei tutto quest'ultimo periodo.

[Manca la fine. Senza firma].

(l) Cfr. n. 282.

336

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fase. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 22. Vienna, 22 ottobre 1870.

Ricevo 'il tuo telegramma (1). Laus Deo che l'Inghilterra s'è alla fine dedecisa a fare un piccolo· passo, e proporre un armistizio. Spero che l'avrai appoggiato senza indugio: così fece il Beust risolutamente com'egli stesso m'ha detto testè. Egli, come già ti avvertii, sino da quindici giorni fa, aveva scritto un dispaccio a Londra per giustificare l'Austria che non prendeva iniziative, pur deplorando la inazione di tutta l'Europa. Un documento analogo sarebbe stato opportuno che uscisse dalla cancelleria italiana, quasi riassumendo i nostri sforzi, non fosse altro che pel libro verde. Ora pertanto abbiamo un principio d'intervento. Il Beust crede che ciò sia d'ac.cordo con Berl:ino, e dice 1che anche da Tours stimolavano l'Inghilterra ad agire, laonde si può credere che la proposta sarà accettata. Poi di cosa nasce cosa, e il tempo le governa. La Francia mi pare in tale stato di abbattimento e di confusione che non si può desiderarle altro che una pace a qualunque costo. Ci mancava proprio Garibaldi a crescere il pasticcio. Io, come ben sai, deploro le sventure della Francia, ma non ho mai creduto che mai dovessimo rendercene solidali, nè tampoco sono di quelli che paventano la barbarie irruente in Europa. La scomparsa dell'Imperatore (e che miserabile scomparsa!) ci ha lasciato molto più liberi di azione.

Però mi piac~ che stiamo in buoni termini col vincitore, e codesto mi pare anche il modo migliore per giovare al vinto.

La questione si riduce tutta in un punto. Ma chi potrebbe ogg1,sostenere assolutamente la integrità del territorio francese? Chi può immaginarsi che i prussiani lascino Strasburgo?

Perciò l'Inghilterra stessa senza consigliare una cessione di territorio, ha fatto intendere alla Francia che una siffatta condizione renderebbe la pace impossibile. Bisogna sforzarsi di rendere il sacrificio men grave possibile, fondandosi sulla repugnanza delle popolazioni. Perchè in genere non si può sostenere che l'Alsazia sia francese più che prussiana. Egli è per il libero consenso di quelle popolazioni che si può decidere la questione di nazionalità.

Comunque sia, io spero che la nostra azione seguiterà, come ha cominciato, parallelamente alla inglese, e spero che non ci dipartiremo dai suoi concetti. Vi sarà anche questo vantaggio che l'Inghilterra non proporrà Congresso, e proposto non l'accetterà. Ora un Congresso diverrebbe per noi sommamente pericoloso.

Ti prego dirmi se fuori della lettera data a Martino le altre ti son giunte. Eccone la cronologia in seguito di quella inviata alla fine del mese scorso.

Invio 13. Lettera 16.ma. Data 4 ottobre: spedita per la posta.

Invio 14. Lettera 17.ma. Data 7 ottobre: consegnata a M. Martino smarrita.

Invio 15. Lettera 18.ma. Data 9 ottobre: .per la posta.

Invio 16. Lettera 19.ma. Data 12 ottobre: consegnata a Lord Acton.

Invio 17. Lettera 20.ma. Data 20 ottobre: consegnata a G. Rasponi da impostare in Italia. Invio 18. Lettere 2l.ma e 22.ma. Data oggi 22 ottobre: spedite per la posta.

(l) Cfr. n. 311.

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DIOMEDE PANTALEONI AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 114)

L. P. Roma, 22 ottobre 1870.

Stimo urgente che tu venga e lasci Vienna-Si parla molto d'un dissenso al ministero e forse è probabile -Visconti con quell'onestà che il caratterizza mi disse già ch'Egli avversava di portare la capitale a Roma (l) -Io non ti discuterò se sia utile o nò. Ti dirò solo quel che disse Cavour che non siamo padroni nè di volerlo nè di non volerlo, perchè fra deputati napoletani, Umbro-Marchigiani, e Piemontesi la maggioranza contro chi nol volesse sarebbe strapotente. D'altronde si sparge ad arte che chi fece la convenzione non ebbe ·che un oggetto: impedire il conquisto prima e poi il trasporto della capitale sù Roma. Tu sei il capo di nostra parte e tocca a Te a venire in campo per dissipare tali errori Poi pensa che se nelle nuove elezioni abbiamo Lanza solo, e Lanza con l'auge

attuale alla testa rischiamo ancora un'altra elezione simile a quella che già ci fece. Tu vedi che trattasi della salute del paese.

(l) Il 4 novembre lo stesso Pantaleoni scrisse al Minghetti: c Godo moltissimo che il Visconti abbia receduto dall'opinione che mi avea manifestato -È il migliore che abbiamo nel ministero e certo il più leale • (IB., ib.).

338

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Firenze, 23 ottobre [1870].

Tu desideri avere qualche cenno della nostra situazione interna, della convocazione del Parlamento, delle elezioni ecc. Eccoti in breve come stanno le cose -Il paese è tranquillissimo, l'agitazione radicale è cessata, il partito repubblicano, ora che v'è la repubblica in Francia, non ha mai fatto meno parlare di se, l'occupazione del territorio romano ha fatto cessare il brigantaggio nelle provincie napoletane. Come condizione dello spirito pubblico il fatto più rimarchevole è quello della disposizione degli animi in Roma che ha un carattere assai determinato e spiccato. La reazione contro il Governo dei preti è vivissima, quindi un ·continuo timore che il Governo mediti ogni specie di transazioni che riescano ingrate ai romani, non si considera la quistione romana che dal punto di vista romano, quindi il Re subito, il trasporto della capitale subito, l'abolizione dei conventi subito. -È come vedi una disposizione di spirito ·che può essere facilmente messa a profitto dai partiti, che può creare a Roma una situazione non scevra di difficoltà e, per di più, è ·in contraddizione con alcune delle esigenze europee della quistione -Da questo lato finora le disposizioni delle potenze mi pajono chiare. Esse non sono per ora disposte a entrare in trattative per determinare con un'atto ·internazionale, in nome del Pontefice e contro la sua volontà le condizioni del Papato, ma esse ci chiedono di non far sorgere maggiori diffi.coltà delle attuali e inevitabili, poichè abbiamo ottenuto H principale ci consigliano ogni specie di ménagements sulle quistioni secondarie e se, la proposito d'una dì queste, il Papa partisse da Roma, ce ne renderebbero responsabili. -A Roma, per esempio, si chiede con viva istanza, l'andata del Re. Ma se mentre il Re entrasse da una porta il Papa se ne andasse dall'altra? Il Re non sarà certamente ricevuto dal Papa e l'andare ora a Roma a trionfare in presenza del Pontefice spodestato ha qualcosa in se che meglio conviene a un capo popolo che a un Sovrano. Il Re lo sente e prova a farlo la più viva repugnanza. A me pare che sarebbe meglio aspettare che il Parlamento abbia proclamato Roma capitale. Lanza è di questo avviso, Sella vorrebbe che il Re andasse subito. Quando al trasporto della capitale, Sella che passò due giorni à [sic] Roma per studiarvi sul luogo la quistione, è convinto che le difficoltà materiali sieno grandissime. Non volendosi occupare i conventi e cacciare i frati, egli reputa miglior partito il fabbricare appositamente i palazzi dei Ministeri e delle amministrazioni. Sella crede che, se il Parlamento vota il Bilancio pel 71 si potrà al più promettergli di riconfermarlo a Roma nel Novembre del 71, ma che anche per ·quell'epoca i Ministeri, meno gli esteri, non vi saranno :installati e neppure gli ufficii stessi della Camera.

Per la convocazione della Camera, sino ad oggi non s'è deciso nulla, ma credo che un partito, se Dio vuole, si prenderà fra due o tre giorni. In Consiglio

se ne è parlato più volte. Il Ministero, parte per colpa di Lanza, più ancora per .colpa di Raeli, ha perduto .quindici o venti giorni. Da .quindici o venti giorni il Ministero doveva avere un progetto concreto sulla quistione di Roma, sulle condizioni del Papato e della Chiesa. Su questo progetto poteva, com'io credo fosse preferibile, convoca.re la Camera, oppure fare le elezioni. Era duopo che il Governo preoccupa•sse subito l'opinione del paese. Il tempo perso fece sorgere nella stampa e nel paese la convinzione che il Ministero non sa quello che .si peschi, ch'eSiso sia, per usare laJ frase solita, al disotto della situazione. E non oserei dire di no -Per parte mia preferirei convocare, al più presto la Camera, e approvati :i progetti di legge, fare dappoi le elezioni generali. È però duopo dire che l'opinione degli amici nostri è favorevole alle elezioni generali. Si crede che il momento sia buono. E questo è pure l'avvi•so di quasi tutti i prefetti. Fra i Ministri la maggioranza è per le elezioni generali e credo che sarà questo il partito a -cui il Min~tero si appiglierà. Una, anzi forse la principale cagione che mi rende poco favorevole alle elezioni è il timore di vederle malamente dirette da Lanza, con un Segretario Generale come Cavallini. Dell'uno temo i pregiudizii ostinati, dell'altro la incapacità e poco mi fido de' Prefetti i quali non avranno una norma sicura di condotta e una ferma direzione. Ad ogni modo, iPer ora ho dichi,arato ·chiaramente che al primo fatto -che mi provi che la elezione d'uno del mio partito fu osteggiata, darò nelle ventiquattr'ore la mia dimissione

Sino dal giorno della entrata nostra in Roma, avevo pregato e ripregato il Raeli di nominare una Commissione per formulare il Progetto per la Chìesa e pel Papa. Finalmente s'è potuto decidere ora. La Commis·sione ha nel suo

-seno Boncompagni, Tonello, Desambrois, Vigliani e ha già quasi COIIIlpiuto il lavoro. Una volta approvato dal Ministero, te lo manderò perchè lo communichi ufficiosamente. Divido anche in questo l'avviso tuo. Un risveglio di reazione cattolica già comincia e andrà aumentando. Fatta la pace, questa reazione es-erciterà qualche influenza sulla condotta de' Governi. Ma come fu un ·bene per noi che nessuno poteva. dirsi sorpreso da quanto abbiamo fatto, perchè essi furono da noi lealmente prevenuti ed ebbero tutto il tempo pe.r sollevare le loro opposizioni, se avessero voluto, così sarà utile che una certa adesione morale si ottenga per la soluzione che prepariamo per legge del parlamento. La futura possibile azione diplomatica sarà per forza ristretta e limitata da questi antecedenti. -Ma quante quistioni, Dio mio, in questa quistione di Roma! Ti assicuro che ve ne sono e ve ne .saranno per noi e pe' nostri successori e pe' successori loro. Non è con una legge che si potrà sciogliere il problema, come non è con una scritta che si assicura la pace e la convivenza d'un matrimonio.

Ho ricevuto jeri una lettera che tua moglie ebbe la bontà di scrivermi e alla quale risponderò domani. Essa mi dice che, al riaprirsi della Camera, ritornerai a Firenze, come io pure supponevo, ma mi lascia intendere che non ritornerai a Vienna. Di questo ne riparleremo quì. Spero però che non sarai malcontento d'esserti trovato in un posto di cui tutti in Italia hanno compreso la somma importanza per la quistione romana -Aggiungo anche che, fatta la pace, e costituito un nuovo Governo in Francia, Nigra non potrà continuare nel

24 ~ Documenti diplomr~tici -Serie II -Vol. I.

suo posto -Egli stesso credo che lo senta, e che cw sarà necessario me lo ha confermato il linguaggio di Thiers. Volevo scriverti di altre cose-Ma ti manderò domani il resto della mia -lettera, perchè questa parte rumeno parta cohla posta d'oggi.

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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3130. Tours, 23 ottobre 1870, ore 14,40 (per. ore 19,20).

J'ai annoncé, selon votre té1égramme, à M. de Chaudordy que le Gouvernement du Roi s'associait à la proposition d'armistice faite par l'Angleterre et l'appuyait. M. Chaudordy m'a dit que le Gouvernement de Tours l'avait déjà acceptée en principe et que Thiers irait la porter et la conseiller au Gouvernement de Paris. Mais il a ajouté qu'il était essentiel que la Prusse n'y mit aucune condition de nature à préjuger les conditions définitives de la paix (1). Cette considération me semble juste et je la recommande à votre attention. Je dirai à Lord Lyons que je suis autorisé à mavcher d'accord avec lui.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3131. Berlino, 23 ottobre 1870, ore 16,30 (per. ore 21).

Courrier de Cabinet n'étant pas encore arrivé ici j'ai télégraphié au Consul italien à Francfort de lui dire de venir aussitòt à Berlin. En date du vingt de ce mois Lord Granville a envoyé directement au Quartier Général à Versailles une dépeche adressée par lui à Lord Loftus et faisant appel aux sentiments généreux du Roi de Prusse pour prévenir rbom:bardement de Paris. LofÌills' me dit qu'il n'y est pas question d'une manière explicite de armistice et moins encore de conditions de paix quoique cela puisse résulter par induction. Un duplicata de ce document est parvenu à Lord Loftus qui l'a communiqué hier à Thile avec la prière de le transmettre à Bismarck. Le Ministre d'Autriche a reçu insfruction d'appuyer ici la démarche anglaise. Loftus l'en a déconseiilé pour éviter toute apparence de coalition. Je me bornerai à donner connaissance à Thile du télégramme de V. E. d':aujourd'hui (2). Impossible de rien apprendre de précìs •sur les bases proposées par Général Burnside ce dernier n'a écrit au Ministre des Etats-Unis que ce que je vous ai mandé.

(l) -Il contenuto di questo te!. sin qui subito telegrafato a Vienna al Minghetti: te!. n. 1434, spedito ore 23,35. Cfr. Lord Lyons a Granville, 24 ottobre, Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., nn. 240 e 241, pp. 187-188; e anche Das Staatsarchiv, XX, n. 4402, pp. 361-362; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 669, pp. 855-857. (2) -Cfr. n. 318. E cfr. Lord Loftus a Granville, 26 ottobre, Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 246, pp. 189-190; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 681, p. 869.
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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1285. Tours, 23 ottobre 1870 (per. il 27).

Com'ebbi l'onore di riferire all'E. V. con dispaccio del 21 corrente (1), Lord Lyons venne ad annunziarmi venerdì mattina che il Governo di Sua Maestà Britannica in un consiglio di Gabinetto tenuto nella sera precedente a Londra aveva deliberato di proporre alla Francia ed alla Prussia un armistizio nello scopo immediato di rendere possibile la convocazione e l'elezione d'un'Assemblea ,costituente in Francia. L'Ambasciatore di Sua Maestà Britannica fece diffatti una formale proposta in questo senso alla Delegazione governativa in Tours. Questa, dopo deliberazione in consiglio, a cui assistette anche il Signor Thiers, si risolse ad accettare in principio la proposta inglese ed incaricò il Signor Thiers a recarsi a Parigi per portar la proposta stessa al Governo centrale e ad appoggiarla presso di lui. A tal fine Lord Lyoris fu pregato di far domandare dal suo Governo un salvacondotto al quartiere generale di S. M. il Re di Prussia. Lord Lyons trasmise jeri questa domanda a Londra.

L'Austria ha fatto conoscere alla Delegazione governativa di Tours la sua adesione alla proposta inglese. In conformità delle istruzioni che l'E. V. mi fece l'onore d'impartirmi per telegrafo, mi recai oggi dal canto mio presso il Conte di Chaudordy e l'informai ufficialmente che il Governo del Re aderisce egli pure alla proposta fatta dall'Inghilterra e l'appoggia senza riserva.

Il Conte di Chaudordy dopo avermi informato che la Delegazione aveva già dato la sua adesione alla proposta, chiamò la mia attenzione e mi pregò di chiamare quella del Governo di Sua Maestà sulla convenienza che v'era che la Prussia, ove accetti la proposta, non vi ponga condizioni che abbiano per effetto di pregiudicare le basi della pace definitiva. Ho l'onore di raccomandare questo punto alla speciale considerazione dell'E. V. Esso s'appoggia su quelle stesse ragioni che consigliano la riunione di una assemblea avente il mandato di trattare e di conchiudere per la Francia.

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IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE FUORI SERIE. Chambéry, 23 ottobre 1870 (per. il 25).

Jeri il Consiglio di difesa che tiene regolarmente le sue sedute alla Prefettura per provvedere a tutte le eventualità si separava sotto la dolorosa impressione, che difficilmente si potesse evitare una ·invasione dei Prussiani nella Savoja, e sono terribili le conseguenze, che se ne prevedono. Città aperte e di impossibile

difesa, senza armi sufficienti, basterebbe l'imprudenza, od il malvolere, di individui che hanno nulla a perdere per far incendiare, e distruggere intiere città.

La voce che già era corsa d'un intervento di Sua Maestà presso il Re di Prussia in favol'e di ·questi suoi antichi dominH, e la fiducia •che è spars~ nEll popolo sull'intervento medesimo, mi fa nascere l'idea di pregare V. E. di voler esaminare se non sarebbe il caso di sollecitarlo realmente dal Re, quando già non fosse stato ciò eseguito.

Queste Provincie culla dell'Augusta, ed adorata Dinastia che regge i destini d'Italia si trovano in una eccezionale, dolorosa, ed interessante situazione.

Pagarono il loro tributo di denaro e di sangue per l'indipendenza Italiana nelle Campagne del 48 49 e 59. -Solo dieci anni dopo l'annessione alla Francia non desiderata, non voluta, ma subita come nuovo sacrificio al trionfo della causa che avevano difeso si trovano costrette a nuovo tributo di denaro e di sangue che pagano dochli ed ubbiruenti per la nuova rpatria, ,per •CUi non ;possono esistere ancora, e non esistono infatti nè grande simpatia, nè idea di patriottismo.

L'affetto pel Re e per l'Italia è generale e sincero.

Io credo quindi che una raccomandazione di quello che chiamano -il nostro Vittorio -sarebbe altrettanto efficace che giusta, e mi permetto di sottoporre all'E. V. questo mio pensiero. Sarei oltremodo felice che esso potesse sortire un favorevole risultato, e ·Che la Savoja che già si trova in così critica situazione, e le cui risorse sono già estenuate potesse per intervento del Re evitare i pericoli d'una invasione nemica, e d'una completa ruina, trovando nella Casa di Savoja quell'ajuto, che merita sotto tutti i rapporti.

In ogni caso per ciò che mi riguarda non mancherò mai al mio dovere, e la Bandiera italiana proteggerà sempre queste popolazioni, che l'amano ancora, e che l'hanno valorosamente difesa sui cam\I)i di battaglia.

(l) Cfr. n. 314. La nota Granville a Lord Lyons, del 20 ottobre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 218, p. 161; e in Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 644, p. 828. La nota Granville a Lord Loftus, in pari data, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 216, pp. 159-160; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4127, pp. 259-261; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 643, pp. 825-827.

343

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 62. Nizza, 23 ottobre 1870 (per. il 25).

II Signor M. Dufraisse, di cui nel mio precedente n. 61, fece ieri alle 4 pomeridiane l'ingresso in Nizza scortato da Gendarmi a cavallo, da un forte battaglione di truppa di linea, da una Compagnia di zuavi colla sola sciabola bajonetta, e da una Compagnia di Guardia Mobile. Furono a riceverlo alla Stazione il Signor Prefetto Blache, il Maire ed altri. Nelle vie percorse non s'intese alcun grido di Evviva alla Repubblica, nè alcun canto patriotico. Il Signor Dufraisse si affrettò di pubblicare qualche ora dopo il suo arrivo un proclama, che per essere del Gran Martire di Caienna, come lo chiama il giornale il Reveil, respira calma e legalità. II Dufraisse mentre nel suo proclama si sottoscrive ·Chiaramente Prefetto

delle Alpi Marittime, e Commissario Generale della RepubbLica pei Dipartimenti del Varo, dell'Herault, della Savoja e dell'alta Savoja (non però del Dipar

timento del Gard come giusta le voci correnti io aveva altresì accennato nel precedente mio) dichiara di non essere qui venuto a surrogare il Prefr>tto Blache, suo giovane amico, ma soltanto ad aiutarlo.

Si è adunque costituito pel Dipartimento delle Alpi Marittime un Duomvirato di Prefetti, ma in allora pare, che il Signor Dufraisse avrebbe dovuto sottoscriversi non il Prefetto, ma uno dei Prefetti delle Alpi Marittime. Credo che questo anormale stato di cose avrà poca durata a meno di completa abnegazione di uno dei Duomviri.

Le parti della pubblicazione Dufraisse, della quale non potei finora procurarmi copia, e che toccano più direttamente i desiderii e gli interessi dei nizzardi, sono queste-«Che Nizza resterà francese così nella buona, come nell'avversa fortuna della Francia perchè così vogliono il ,contratto e l'onore. Che a Nizza, del pari che alle altre Città della Francia, verranno date ampie libertà municipali, e quelle immunità da renderla come città libera». In queste frasi, come l'E. V. ben vede, si contengono promesse di grande discentramento, e perfino una lusinga ai Nizzardi del riacquisto del loro portojranco.

344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

D. 56. Firenze, 24 ottobre 1870.

J'appelle l'attention de V. E. sur une dépéche du Comte Granville à Lord Lyons du 10 aoiìt dernier publiée dans le Standard de Londres.

A la date de cette dépéche, l'Ambassadeur de Prusse à Londres avait fait allusion, dans ses entretiens avec Lord Granville, à divers bruits, et entre autres à celui suivant lequel un traité aurait été conclu entre la France et

l'Italie pour une participation active de cette dernière puissance dans la guerre contre l'Allemagne. Le Comte Granville en informant Lord Lyons de la réponse qu'il avait faite à l'Ambassadeur de la Confédération de l'Allemagne du Nord, s'est exprimé ainsi: «J'ai informé, dit-il, le Comte Bernstorff que je ne croyais point à ce traité, que le Gouvernement italien avait déclaré à celui de S. M. le Roi de Prusse (l) avoir été l'objet d'une forte pression de la part du Gouvernement français et qu'il désirait l'aide du Gouvernement de Sa Majesté pour résister à cette pression, et que, après qu'il lui eut été déclaré, que bien que la politique actuelle de l'Angleterre ne l'oblige pas à prendre aucun engagement pour une neutrallté combinée, cependant le Gouvernement de Sa Majesté serait prét si, en agissant ainsi, il pouvait aider l'Italie à résister à une pression extérieure à convenir avec l'Italie qu'aucune Puissance ne puisse se départir de sa neutralité sans échange préalable d'idées et sans s'aviser réciproquement d'un pareil changement de polittque, le (2) Gouvernem:ent itaEen a accepté avec empressement cet

arrangement ». Je cite textuellement les paroles de la dépéche du Comte Granville afin que vous puissiez vous rendre compte immédiatement de ce qu'elles contienneni

d'inexact. Vous savez en effet que l'échange de notes qui a eu li-eu à Londres et qui constitue l'entente pour le maintien de la neutralité, a été amenée par un échange préalable d'idées qui a .commencé méme avant que les hostilités entre la France et l'Allemagne fussent ouvertes. Je n'ai qu'à me rapporter à ce que je vous ai écrit le 15 et le 22 juillet au sujet de mes entretiens avec Sir

A. Paget pour bien établir le caractère et l'origine d'une entente dont nous avons toujours apprécié la valeur. Je vous écrivais alors que la neutralité où le Gouvernement du Roi se trouvait et dont il observait scrupuleusement les devoirs, ne saurait avoir le caractère d'une abstention, ni d'un désistement visà-vis des graves intérets que les suites de la guerre pouvaient mettre en cause. Dans ma dépéche du 22, [je vous disais] qrue J.a prévoyance était un devoir pour les Cabinets qui avaient cherché à prévenir la lutte engagée, et j'ajoutai:s qu'à notre avis, il arurait été désilrable que, dès le commencement des hostilités, les Etats neutres se fussent concertés pour s'assurer réciproquement des garanties de telle nature que la neutralité de chacun d'eux demeuràt possible en toute éventualité et ne portàt préjudice à aucun de leurs intéréts essentiels. Votre correspondance est pour moi une preuve que dans vos conversations avec le Comte Granville vous vous etes attaché à développer la pensée qui m'avait suggéré ces considérations, sans y ajouter aucune allusion pouvant autoriser le principal Secrétaire d'Etat de la Reine à pens-er que nous cherchions dans une entente avec l'Angleterre le moyen de résister à une pression quelconque.

Le Comte Granville avait jusqu'alors décliné d'entrer avec nous dans un concert qui nous paraissait également désirable pour tous les Cabinets intéressés à localiser la guerre. Ce ne fut que quelques jours après qu'il vous entretint du danger de voir la Russie sortir de la neutralité si l'Autriche continuait ses armements. Cette situation dans laquelle l'attitude de l'Autriche pouvait décider de l'intervention armée de la Russie, formait l'objet des vives préoccupation [sic] du Cabinet anglais. Elle vous a paru à vous meme assez grave pour vous permettre d'insister de nouveau auprès du Comte Granville sur l'avantage qu'il y avait pour tous les Etats neutres à entrer dans un accord tel que l'Italie l'avait proposé.

S. E. persistait à croire qu'en prévision de certaines éventualités il y avait des inconvénients à renoncer à la liberté de décision et d'action; mais elle paraissait admettre l'utilité d'une entente pour tous les cas regardant .la neutralité. Deux jours après les bases de cette entente étaient acceptées à Florence comme à Londres et le Gouvernement du Roi n'a pas tardé à avoir la satisfaction d'apprendre que les arutres Etats neutres y avaient adhéré.

Il suffit de rappeler succintement les circonstances de cette négociation pour démontrer que les intéréts que nous voulions préserver par l'entente des puissances neutres n'avaient rien de particulier pour l'Italie. Nous n'avions en vue que de resserer les liens entre les puissances neutres, ce qui nous paraissait répondre en meme temps aux véritables intéréts de l'ltalie et à ceux des autres Etats de l'Europe. Lord Granville reconnaìtra, j'en suis persuadé, que telle est la véritable pensée qui nous a inspiré dans cette négociation et je vous prie de vous en expliquer loyalement avec lui.

(l) -Sic! Evidente lapsus per «S. M. la reine d'Angleterre ». (2) -Nell'originale "·Le>.
345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

(Ed. in LV 17, p. 81)

[D. s. N.] Firenze, 24 ottobre 1870.

Il Comandante della regia fregata, la Varese, di stazione a Civitavecchia ha riferito al Ministero della marina che, in seguito ad ordini avuti dal Governo inglese, la fregata britannica, ancorata da parecchio tempo in quel porto, ha salutato la bandiera italiana e che quel saluto fu immediatamente restituito.

Ho quasi eontemporaneamente ricevuto una nota ufficiale di sir A. Paget il quale chiede che il Governo di Sua Maestà accordi l'exequatur al Signor Lowe, testè promosso console inglese in Civitavecchia.

Stimo opportuno segnalarle questi fatti dei quali prendo atto con piacere.

346

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3134. Vienna, 24 ottobre 1870, ore 17,15 (per. ore 0,20 del 25).

Beust m'a dit que le Gouverriement Impérial approuvait complètement les idées exprimées dans votre circulaire du 18 sur le plébiscite (1), que c'était la véritable voie pour arriver à une solution satisfaisante. Après cette déclaration Beust m'a parlé de l'entrée du Roi à Rome et de l'attitude de l'Ambassadeur d'Autriche dans cette occasion. « J'ai prié, a-t-il dit, Ki.ibeck d'en parler à Visconti Venosta; je pense que notre Ambassadeur ne peut quitter Rome et ne doit pas se présenter au Roi, qu'en pensez-vous? » J'ai répondu que ma première impression était qu'il fallait que Ki.ibeck accompagnàt le Roi à Rome. Ce fait òterait toute signification à l'abstention de Trauttmansdorff. Beust m'a dit qu'il n'aurait pas de difficulté à cela si les autres représentants étrangers accompagnent Sa Majesté. Cette conversation n'a rien eu d'officiel et ne vous engage à rien. Quant à la proposition d'armistice on ne sait rien ici de plus, si non qu'on voudrait envoyer de Tours Thiers au camp prussien pour négocier les conditions de l'armistice.

347

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3135. Berlino, 24 ottobre 1870, ore 15,65 [sic!] (per. ore 0,35 del 25).

J e viens de parler à Thile dans le sens des deux télégrammes du 23 octobre (2). Il m'en a remercié en .relevant notre tact de n'avoir directement appuyé qu'auprès du Gouvernement français la proposition anglaise. L'Autriche a mon

tré moins de mesure. La Russie jusqu'à cette [heure] n'avait encore fait aucune démarche contrairement aux assertions de Loftus. La dépèche de Granville parle d'un armistice pour rendre possible négociations de paix. Thile ignorait l'accueil qui serait fait par Bismarck à cette ouverture.

(l) -Cfr. n. 282. (2) -Cfr. n. 318. L'altro telegramma, col quale il Visconti Venosta comunicava che il governo di Tours aveva accettato in linea di massima la proposta inglese di armistizio, non viene pubblicato.
348

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3137. Londra, 24 ottobre 1870, ore 2-0,10 (per. ore 8,10 del 25).

L'Angleterre n'avait dit à Berlin et à Tours autre chose que ce qui est relaté dans mon télégramme du 21 (1). Elle n'a fait de propositions spécifìques aucune part. Elle s'est bornée à les provoquer faisant des sollicitations, donnant des conseils, en indiquant objet. Au reste je me rapporte à mon télégramme n. l (2). Je vous télégraphierai toujours les démarches que le Gouvernement anglais fait et les réponses qu'il reçoit; mais ces dernières vous arriveront nécessairement plus tard de ce que vous pouvez les recevoir du Chevalier Nigra. On mande de Tours que sauf-conduit a déjà été donné à Thiers pour causer affaires avec Bismal'ck. Granville cons1dère cela comme petit commencement de succès.

349

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3136/1. Londra, 24 ottobre 1870, ore 15,45 (3) (per. ore 8,25 del 25).

La démarche de l'Angleterre est aussi appuyée par la Russie auprès du Roi de Prusse. L'Empereur de Russie lui avait déjà mandé des sollicitations itérées. Prince Gortchakow alla ·conférer avec l'Empereur à l'effet d'ajouter un mot diplomatique à la Prusse. Reine d'Angleterre a aussi écrit au Roi de Prusse. J'ai communiqué à Granville vous deux derniers télégrammes. Il est très satisfait de notre appui à ses démarches et de l'accord de Nigra avec Lyons. De Tours on vient de propo.ser qu'on obtienne que Thiers puis.se entrer et sortir immédiatement de Paris pour donner lieu à un armi,stice à l'effet de convoquer une assemblée pour négocier la p a ix. L'Angleterre appuye aussi ce système. Granville croit désirable qu'on puisse obtenir un armistice avant de porter la question sur les conditions de la paix, quoiqu'il admette que cela peut rencontrer des difficultés si les deux parties ne trouvent pas leurs intérèts dans l'armistice. Lui-mème est un peu vexé de ce qu'on n'a pas gardé le secret à Vienne. Soyez sur que je vous tiendrai au courant avec exactitude et que ayant pleine connaissance de la politique du Gouvernement, je tacherai de la faire prévaloir. Veuillez mettre au commencement de vos dépèches télégraphiques un numéro progressif camme je fais pour celle-ci, car on ne peut pas les

citer par la date que le télégraphe souvent oublie ou fausse.

(l) -Cfr. n. 312. (2) -Cfr. n. 349. (3) -Secondo il registro dei telegrammi della legazione di Londra il telegramma sarebbe stato spedito alle ore l di mattina. Cfr. anche n. 353.
350

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3138. Londra, 24 ottobre 1870, ore 15,55 (per. ore 8,45 del 25).

Veuillez bien me dire si vous m'autorisez de communiquer au Times officieusement copie de votre circulaire du 14 courant (l) regardant la J.iberté du Pape, meme de quitter l'Italie; cela serait très utile contre les journaux ultramontains d'ici enragés et remplis de mensonges et calomrries.

351

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3140. Berlino, 24 ottobre 1870, ore 17,25 (per. ore 15 del 25).

M. de Bismarck vient de répondre à M. de Thile au nouveau télégramme que celui-ci avait adressé en mon nom pour solliciter la réponse de S. M. le Roi de Prusse au désir temoigné par Notre A:uguste Souverain au sujet de la candidature Hohenzollern. M. Bismarck persiste à opposer une fin de non recevoir pour s'occuper de questions qui ne ·concernent que le peuple espagnol. Il se dit conséquent avec l'attitude que le Roi de Prusse s'est prescrite dès le commencement du différend avec la France sur cette candidature (2).

M. de Thile exprime l'opinion particulière que la candidature Hohenzollern a été définitivement écartée ainsi qu'il résulte des documents publiés sur la mission du comte Benedetti. Je ne crois pas qu'il soit dès lors digne de revenir à la charge par une lettre particulière de ma part à Bismarck. J'ai cependant très vivement critiqué un tel procédé. L'intention n'a pas été certainement de manquer en quoi que ce soit d'égard vis-à-vis de notre Souverain.

M. de Thile m'en donnait l'assurance, et il protesterait hautement contre une telle supposition. Mais le fait en lui meme ne constitue pas moins un défaut de forme. Dans ces conditions V. E. pourrait ou se prévaloir de l'entremise du comte Brassier ou le mieux serait à mon avis que le Gouvernement espagnol lui-meme avise à a.planir le terrain en dehors de notre concours. J e suis également d'avis qu'il n'•est plus le ·cas d'envoyer un mémoire à Ve~saiUes a'V'ec des explications sur Rome et de me borner à mes entretiens avec M. de Thile. Tout ce qui ne concerne pas directement la question allemande ou la tentative du rétablissement de la paix est en ce moment relégué au second rang. Mon collègue d'Espagne vient de me dire qu'il a aussi sollicité sans y parvenir un sauf-conduit pour le Quartier Général. Comme moi il a eu des réponses évasives sur la candidature Hohenzollern. Il lui a été cependant dit que le Cabinet de Berlin reconnaitrait la volonté du peuple espagnol. Il n'insistera pas sans de nouvelles instructions. Le courrier m'annonce par télégraphe qu'il n'arrivera que ce soir.

(l) -Cfr. n. 255. (2) -Cfr. anche la risposta -analoga -di Bismarck per il governo spagnuolo, BIS!VIARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 556-557.
352

L'INCARICATO D'AFFARI A MONACO DI BAVIERA, CENTURIONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 84)

R. 182. Monaco, 24 ottobre 1870 (per. il 26).

Ieri ho avuto l'onore di comunicare al Consigliere di Stato di Daxenberger che nell'assenza del Conte di Bray ha la direzione del Ministero degli Esteri, il contenuto della Circolare che l'E. V. si degnò indirizzarmi il 18 corrente (l) sulle garanzie che il Regio Governo intende dare al Papa " onde, a seguito del plebiscito che riunisce Roma all'Italia, Sua Santità non abbia a soffrirne nè nel suo prestigio nè nella sua piena libertà e possa esercitare con intiera indipendenza la sua alta missione spirituale sopra tutti i fedeli * (2).

Il Signor Daxenberger prese atto di questa mia comunicazione onde riferirne a Sua Maestà e molto encomiò la chiarezza colla quale V. E. stabiliva (3) la nuova posizione dell'Italia di fronte alla Chiesa. Non mi nascose però che non poche difficoltà dovranno essere sormontate (4) prima di giungere alla conciliazione desiderata, e mi soggiunse ch'egli si limitava ad esprimere il desiderio che H Governo del Re si mostrasse largo nell'applicazione dei mezzli che adotterà onde sciogliere una questione alla quale trovasi interessata una parte sì considerevole della popolazione Germanica.

353

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 142. Londra, 24 ottobre 1870 (per. il 28).

Le accuso ricevuta del di Lei telegramma del 20 corrente (5) pervenutomi solo la mattina del 22 come ebbi a significarle col telegramma speditole lo stesso giorno 22. -Nel predetto telegramma V. E. mi ha significato che approvava il linguaggio da me tenuto col Signor Conte Granvi<I;le e mi diceva che io poteva ripetergli che il nostro concorso è assicurato all'Inghilterra per arrestare Io spargimento di sangue. Ella soggiungeva che aveva ragione di credere che non sarebbe difficile di ottenere dalla Francia lo smantellamento delle fortezze e che forse, ed in luogo di una cessione territoriale si sarebbe potuto proporre la cessione di una parte della flotta.

La mattina di jeri (23) mi pervenne l'altro di Lei telegramma (6) col quale mi partecipava che Ella aveva vivamente appoggiato presso il Governo francese per mezzo del Signor Senard partito allora per Tours e del Signor Cavaliere Nigra la proposta inglese di un armistizio; che il Signor Cavaliere Nigra aveva l'ordine di procedere d'accordo con Lord Lyons; e che Ella sapeva che l'Austria

appoggiava pure questa domanda. Ella mi sollecitava infine a continuare a tenerla

informata.

Nel giorno 22 Lord Granville era assente da Londra; jeri (23) egli vi era

ritornato ma non mi fu possibi:le di rinvenirlo nè aUa sua casa nè al Ministero,

ove (essendo domenica) non trovai nè il Signor Otway, nè il Signor Hammond,

nè tl S1gnor Odo Russell. Non volendo !POr ritardo a ·Comunicare a Lord Granville

i predetti due telegrammi presi il partito di esporne il contenuto in una lettera

particolare che mandai a Sua Signoria chiedendo un abboccamento.

Nella scorsa notte avendo avuto la fortuna di incontrarlo ne ebbi le infor

mazioni che stamane ho avuto l'onore di spedirle col telegramma segnato col

n. l (1).

A conferma pertanto del detto telegramma mi pregio di ragguagliarla, che

il Conte Granville mi disse che il passo fatto ora dall'Inghilterra aveva trovato

oltre l'appoggio dell'Austria, anche quello della Russia presso il Re di Prussia.

Lo Czar erasi già rivolto particolarmente ed iteratamente al Re di Prussia con

calde raccomandazioni all'intento della pace, ed il Principe Gortchakow partiva

per conferire con S. M. Imperiale all'oggetto di vedere se non convenisse ora

di aggiungere una parola diplomatica alla Prussia. Anche S. M. la Regina della

Gran Bretagna erasi personalmente indirizzata al Re di Prussia allo stesso scopo.

Il Conte Granville mi si mostrò molto sodisfatto dello appoggio che il

Governo italiano da ai passi da lui fatti e degli ordini dalla E. V. impartiti al

Signor Cavaliere Nigra all'oggetto, che proceda d'accordo ·con Lord Lyons. Sua

Signoria mi partecipò inoltre che il Governo di Tours in seguito agli uffici ora

fatti dall'Inghilterra aveva proposto che si lasciasse dalla Prussia entrare il

Signor Thiers a Parigi per uscirne subito e ciò al fine di dar luogo ad un armi

stizio onde poter convocare una assemblea per negoziare la pace. Il Signor Conte

crede, che sarebbe desiderabile •che si potesse ottenere run armLstizio prima di

portare la questione sulle condizioni della pace; egli :però non disconosce che

ciò potrebbe incontrare delle difficoltà se i due belligeranti non trovassero di

avere un interesse proprio, anche solo alla stipulazione di un armistizio. Sua

Signoria fu dolente di aver veduto pubblicati con telegrammi di: Vienna gli

uffi.ci iatti dalla Inghilterra, :pemhè ciò avrebbe potuto nuocere a'l loro risultato.

Debbo soggiungere che il Signor Conte si astenne dal manifestare alcuna idea intorno alla possibilità che forse vi potrebbe essere che la cessione di una parte della flotta francese fosse accettata in luogo di una cessione di territorio.

ALLEGATO

GRANVILLE A C. CADORNA

(traduzione)

Io non mi trovava in libertà di dirvi le vedute francesi le quali mi erano state

comunicate segretamente e confidenzialmente, ma però vi ho scritto quest'oggi

stesso per dirvi la parte che vi avevo presa.

Poco tempo prima, che io mi allontanassi dal Foreign Office seppi per telegrafo che il Principe Metternich aveva informato il Conte di Beust, che il Governo francese era disposto di accettare un armistizio in vista di una pace basata sul .mantenimento del territorio francese, e che il Conte Beust ne aveva immediata

mente informato il Governo Prussiano.

Subito dopo il mio arrivo qui mi giunse un altro telegramma di Lord Lyons, nel quale venivo informato che egli aveva veduto il signor Favre, il quale gli aveva detto, che dopo l'ultima conversazione che avevano avuto insieme egli aveva scoperto esistere fra i rappresentanti delle potenze neutre un vivo desiderio di assistere la Francia nel conchiudere condizioni soddisfacenti colla Prussia. Egli sperava che l'Inghilterra non avrebbe veduto con dispiacere, che egli si valesse delle buone disposizioni manifestate da altre Potenze. Lord Lyons replicò convenientemente che il Governo della Regina non avrebbe provato nessuna gelosia, e che qualsiasi misura diretta a produrre una pace soddisfacente avrebbe avuto la sua più viva simpatia.

(l) -Cfr. n. 282. (2) -Omesso in LV e sostituito da <al Papa pel libero esercizio della sua missione spirituale •. (3) -<Stabilisce • LV. (4) -• Superate • LV. (5) -Cfr. n. 298. (6) -Cfr. n. 319.

(l) Cfr. n. 349.

354

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 681. Berlino, 24 ottobre 1870 (per. il 29).

J'ai reçu hier le télégramme par lequel V. E. m'annonçait que l'Angleterre nous avait demandé de concourir à ses démarches pour un armistice qui permette de réunir une assemblée française en rendant possible le rétablissement de la paix. J'étais informé en mème temps, que nous avions appuyé auprès du Gouvernement français la proposition d'origine Anglaise.

Lord Loftus, que je vis dans la matinée, me dit, qu'en date du 20 de ce mois, Lord Granville avait envoyé directement au Quartier Général, par l'entremise du Comte Bernstorff, une dépèche dont un duplicata était parvenu à Berlin. D'après la version de mon collègue Britannique cette dépèche faisait appel aux sentiments généreux du Roi de Prusse, pour mettre un terme aux calamités du siège de Paris, et surtout pour prévenir le bombardement de cette capitale.

Le mot armistice n'était cependant pas inscrit dans ce document. Les conditions de paix restaient dans le vague. La communication en avait été faite le samedi 22 courant à M. de Thile, qui s'était borné à en prendre acte et à en référer à Versailles.

Le Ministre Austro-Hongrois avait également fait visite à l'Ambassade Britannique. II avait été chargé d'appuyer ici la démarche de l'Angleterre. Lord Loftus a cherché toutefois à l'en dissuader, de crainte que des efforts combinés ne produisissent une fiì.cheuse impression .sur ce Gouvernement.

N'ayant pas rencontré hier, dimanche, M. de Thile, je n'ai pu lui donner connaissance qu'aujourd'hud,, des deux télégrammes de V. E. du 23 (1). Il m'en a remercié, et il s'est plu à relever le tact dont nous avions fait preuve en nous bornant à recommander la proposition Anglaise au Gouvernement français. Il m'a parlé avec une certaine aigreur de l'Autriche, qui avait montré moins de mesure, et dont les journaux avaient ébruité l'affaire, avant que son représentant n'eut rempli ici ses instructions. Jusqu'ici, la Russie n'avait point encore donné signe de vie. Contrairement aux assertions de Lord Loftus, les mots armistice pour faciliter les négociations de paix, se trouvaient en toute lettre dans la note de Lord Granville.

M. de Thile ignorait l'accueil qui ,serait fait par le Comte de BismaJ:ck à ces ouvertures.

(l) Cfr. n. 318 e la nota 2 a pag. 295.

355

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 2. Berlino, 24 ottobre 1870 (per. il 29).

Ainsi que je vous en ai donné avis (1), M. de Thile avait nouvellement télégraphié à Versailles, pour demander une réponse de S. M. Prussienne au désir exprimé par Notre Auguste Souverain, relativement à la ·candidature Hohenzollern. Dans sa réplique, le Comte de Bismarck persiste à opposer une fin de non recevoir, pour s'occuper d'une question concernant avant tout le peuple espagnol. Il se dit conséquent avec l'attitude que le Roi Guillaume s'était prescrite dès le début du différend avec la France sur cette affaire (2).

J'ai demandé au Secrétaire d'Etat si j'étais autorisé à mander à Florence, d'une manière formelle et officielle, que cette ·candidature était défìnitivement retirée. Il ne pouvait s'exprimer aussi catégoriquement, mais, d'après son opinion particulière, la candidature Hohenzollern, -si l'on voulait se servir de cette expression, vis-à-vis de qui n'avait jamais brigué ou pris d'initiative, -avait été en effet écartée, ainsi qu'il résultait des documents publiés sur la mission Benedetti à Ems. M. de Thile m'a aussi dit que, dans son télégramme, le Chancelier fédéral s'exprimait de nouveau dans les termes les plus flatteurs sur mon compte, mais il avait du à son grand regret élever des objections contre mon projet de visite à Versailles, pour se prémunir contre toute tentation de la part de m es .collègues de Russie, d'Angleterre et d'Autriche, de faire un meme pèlerinage.

Je n'ai pu me maitriser au point de ne pas critiquer, dans les termes les plus vifs, le procédé du Comte de Bismarck. Je ne lui reconnaissais pas le droit d'intercepter un message de mon Roi pour S. M. Prussienne, surtout quand il était dicté par des sentiments d'une exquise courtoisie. C'était là une manière d'agir qui contrastait au plus haut degré avec la nòtre, et je la livrerais au jugement de V. E. L'intention n'avait point été certainement de manquer des égards dus à Notre Auguste Souverain, mais le fait en lui meme ne constituait pas moins un grand défaut de formes.

M. de Thile m'a donné l'assurance que telle n'avait point été en effet l'intention de son Ministre, et qu'il protesterait au besoin contre l'apparence mème d'une telle supposition. Sur sa demande, s'il pouvait rapporter mon langage, je l'y ai autorisé, carla franchise de mes allures était connue au Chancelier fédéral: autant je cherchais à me montrer conciliant dans les relations de Gouvernement à Gouvernement, autant je me montrais susceptible en tout ce qui touche, de près ou de loin, à la personne de mon Roi. Je doute fort cependant que M. de Thi1e .profìte de mon autorisation, ·car on semble s'etre donné le mot d'ordre ici pour éviter, autant que possible, tout ce qui serait de nature à affecter les nerfs si sensibles du ta'iconn prussien.

Dans ces conditions, il me semble contraire à notre dignité de revenir à la ICharge, par une lettre particulière de ma part au Comte de Bismarck. V. E.

pourrait, si Elle le juge à propos, se prévaloir de l'entremise du Comte Brassier,

ne serait-ce que pour présenter quelques observations sur une pareille conduite,

et engager le Gouvernement espagnol à aviser, lui-meme, afin d'aplanir la voie

en dehors de notre concours.

Je suis également d'avis qu'il n'est pas le cas d'envoyer un mémoire à

Versailles avec explication sur Rome, et de me borner à mes entretiens avec

M. de Thile. Tout ce qui ne concerne pas directement la question de la reconstitution de J.'AJi1emagne, ou les tentatives pour le rétablissement ,de la paix, est en ce moment relégué au second plan.

(l) -Cfr. n. 351.. (2) -Per l'atteggiamento di Bismarck, cfr. l'ampio dispaccio al Brassier de Saint-Simon, del 31 ottobre, BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 572-573.
356

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 3. Berlino, 24 ottobre 1870 (per. il 29).

Mon Collègue d'Espagne sort de ,chez moi. Il venait me pressentir sur la question de la !candidature au tròne espagnol. Il a bien voulu me mettre confidentiellement au courant des démarches dont il avait été chargé auprès du Comte Bismarck. Il avait reçu des réponses analogues à celles qui m'ont été données, à cette nuance près, qu'il lui avait été déclaré que le Cabinet de Berlin reconnaitrait la volonté du peuple Espagnol. Il avait aussi eu l'instruction de solliciter un sauf-conduit pour le Quartier Général, mais il n'y avait pas réussi,

et, pour adoucir ce refus, il lui avait été dit que son Collègue d'Italie n'avait pa:s été plus heureux.

M. Rascon se montrait fort peu édifié de ces procédés du Comte de Bismarck, notamment pour ce qui concernait la candidature Hohenzollern. Pourquoi ne se prononçait-on pas autrement ici, pour l'écarter d'une manière définitive? Craindrait-on que le choix de S. A. R. le Due d'Aoste, et partant un rapprochement plus intime entre l'Espagne et l'Italie, pourraient présenter un jour des combinaisons politiques contraires aux intérets de l'Allemagne? M. Rascon semblait admettre cette supposition, quelque peu fondée qu'elle piì.t etre. Il critiquait amèrement la Prusse de ne point se preter mieux à tendre la main à son Pays, pour sortir d'une position difficile. C'était mal récompenser les effort:s du Gouvernement actuel pour sauvegarder le principe monarchique dans la Péninsule, etc. etc. etc. Il y a peu de mois, on était de part et d'autre dans les termes les plus intimes, et aujourd'huy on faisait presque mine ici de ne plus se reconnaitre. Et cependant, dans l'intervalle qui s'est écoulé depuis l'explosion de la guerre, le Cabinet de Berlin, ou ses Agents, avaient laissé entendre qu'il ne tenait plus à l'élection du Prince de Hohenzollern.

Comme M. Rascon était très bien renseigné par M. de Thile sur mes faits et gestes, je n'ai vu aucun inconvénient à !es lui confirmer par quelques détails, sur lesquels je lui ai demandé le secret. Je ne lui ai pas caché ma manière de voir sur la conduite du Comte de Bismarck, et qotre jugement s'accordait assez. Je lui ai dit dans quel sens j'avais écrit à V. E. Il venait aussi de télégraphier à Madrid que, à moins de nouvelles instructions, il ne croyait pas devoir insister davantage.

357

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1436. Firenze, 25 ottobre 1870, ore 12,45 (1).

J'espère que le courrier sera arrivé et vous aurez reçù ma lettre particulière (2). Veuillez donner un caradère strictement confidentiel au mémoire que je vous ai prié d'envoyer au Comte Bismarck sur les affaires de Rome, pour éviter le danger d'une publication éventuelle.

358

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1437. Firenze, 25 ottobre 1870. ore 23.

Je vous autorise à faire publier dans le Times circulaire du 14. Je vous prie seulement de supprimer les mots suivants: «qui a été portée d'ailleurs directement à la ·connaissance du cardinal Antonelli » (3). Cette suppression a pour but d'éviter qu'on ne donne un démenti sous prétexte que la communication a été faite officieusement.

359

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

D. s. N. Firenze, 25 ottobre 1870.

H dispaccio in data delL'H ottobre che oggi L•e 'inviO! ( 4) è, come Ella !Vedrà,

la riproduzione alquanto ampliata delle istruzioni telegrafiche che Le spedii il 7 (5). Nel 'caso probabile in cuiJ si abbiano a p.resentare alla Camera dei documenti diplomatici, il dispaccio dell'H dovrà naturalmente essere compreso nella raccolta; e gli servirà di riscontro il rapporto, già da Lei annunciatomi, nel quale Ella si propone di riassumere le spiegazioni che Ella ebbe a scambiare con Lord Granville in seguito alle mie istruzioni telegrafiche.

Non è pertanto d'uopo avvertire che il dispaccio dell'll ottobre non è destina·to ad una formale comunicazione da farsi ora al Governo Britannico.

P. S. -Sarà bene che oltre al rapporto già da Lei preparato Ella me ne invii un altro nel quale Ella segnerà esplicita ricevuta del dispaccio dell'Il ottobre, e potrà dire che avendo di già fatti, in seguito al telegramma del 7, gli officii suggeriti dal dispaccio stesso, Ella non ha che a riferirsi al rapporto già scritto sullo stesso argomento. È d'uopo che risulti dello avere l'Italia accennato per la prima alla opportunità di nuove pratiche pacifiche nelle presenti circostanze, ed alla convenienza che l'iniziativa ne fosse pigliata dall'Inghilterra.

(l) -Testo: h. 11 12,45 s. Cfr. n. 367. (2) -Cfr. n. 285. (3) -Frase omessa in LV 17; cfr. n. 255. (4) -Cfr. n. 238. (5) -Cfr. n. 201.
360

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCON!I VENOSTA

T. 3142. Vienna, 25 ottobre 1870, ore 15,40 (per. ore 22,35).

Ici on ne sait rien du résultat de la proposition anglaise. On sait seulement que l'adhésion de l'Autriche à cette démarche a déplu beaucoup à Berlin, ce qui prouve que l'opinion du comte de Beust que l'Angleterre agissa:it d'accord avec Bismarck, n'est pas fondée.

361

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3143. Pietroburgo, 25 ottobre 1870, ore 20 (per. ore 8,05 del 26).

Le Chargé d'Affaires russe à Madrid a informé le Prince Gortchakow que le Ministre des Affaires Etrangères lui avait parlé de la candidature du Due d'Aoste. Sur l'ordre de l'Empereur, le Chancelier lui a répondu que le Gouvernement russe n'avait aucune objection à y faire, ne voulant pas s'ingérer dans le gouvernement intérieur ·de l'Espagne. Le Prince a ajouté que nous devons envisager cette réponse comme favorable.

362

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3144. Pietroburgo, 25 ottobre 1870, ore 20,50 (per. ore 8,30 .del 26).

Le Prince Gortchakow m'a lu la dépéche adressée par lui au représ·entant russe à Berlin réclamant la paternité de la proposition actuelle sur l'armistice, et affirmant que le télégramme circulaire anglais a été il y a quelques jours rédigé par lui d'accord avec l'Ambassadeur d'Angleterre ici. Il a ajouté que le Colone! Werder est parti pour le Quartier Général prussien avec instructions particulières dans le sens de la pacification, et il réclame sauf-conduit déjà promis par le Roi pour M. Thiers. Il m'a lu aussi un billet de M. Thiers faisant allusion aux éventualités que j'ai notées à V. E. dans mon télégramme du 4 courant (1). M. de Gortchakow m'a également donné lecture d'un article rédigé dans sa Chancellerie, et qui paraìtra demain dans le Journal de St. Pétersbourg, où il détermine l'ingérenee des puissances neutres au point de vue russe comme devant agir séparément dans un but commun, mais sans action collective formelle.

(l) Cfr. n. 177.

363

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3145. Berlino, 25 ottobre 1870, ore 22,15 (per. ore 8,30 del 26).

Le courrier de Cabinet arrivé hier soir est reparti ·ce soir avec l'ordre de se rendre directement à Florence par Munich. Veuillez prévenir le Marquis Migliorati d'envoyer ses dépeches à la gare.

J'ai reçu votre télégramme d'hier. Vous n'aviez pas encore mon second télégramme (l) expliquant pourquoi mieux valait ne pas adresser de mémoire à

M. de Bismarck. J'avais obtenu indirectement le but en lisant déjà ce matin confìdentiellement à M. de Thile une grande partie de votre lettre particulière (2). Il m'a beaucoup remercié; son impression m'a semblé bonne. Il en fera un rapport lui meme à M. de Bismarck.. De cette manière, nous sommes à l'abri du danger d'une publication. Rien de nouveau aujourd'hui au sujet de la démarche des neutres. La Russie n'a encore fait id aucune démarche. On assure que l'Empereur Alexandre agit personnellement dans le sens de la modération. M. Thiers a obtenu un sauf-conduit du Quartier Général. On s'attend a la prochaine reddition de Metz.

364

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1286. Tours, 25 ottobre 1870 (per. il 28).

Il Signor Thiers è tuttora a Tours. Si crede che il lascia passare domandato per lui al Re di Prussia possa difficilmente giungere qui prima di venerdì

o di sabato della corrente settimana. Le sue personali disposizioni continuano ad essere concilianti ed egli non esita ad esprimersi con tutti in un senso favorevole alla pace, mostrando anzi qua.lche speranza di riuscire ad affrettarla. Ma gli stessi sentimenti, benchè sieno ind~bbiamente nel cuore della maggioranza, non sono da tutti così apertamente manifestati, chè anzi la predominante passione nazionale o si ostina a vedere nella proposta d'armistizio un atto favorevole alla Prussia più che alla Francia, o fa sino d'ora le più energiche riserve intorno ad alcuna condizione di questo armistizio implicante anche in modo indiretto una cessione territoriale. Agitasi già ora la questione se nella assemblea costituente tutti senza eccezione i Dipartimenti di Francia potranno essere rappresentati, niuno volendo ammettere l'esclusione della Alsazia e della Lorena che apparirebbe come una rinuncia anticipata al programma nazionale.

Il Conte di Keratry non ottennne alcuno dei risultati che egli stesso o il Governo si erano ripromessi dal suo viaggio in Spagna. Pare certo che egli siasi recato a Madrid nell'intenzione di fare al Governo S•pagnuolo la formale richie

25 _, Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. I.

sta d'un concorso armato. Essendo stato colà disuaso dal produrre ufficialmente questa domanda, egli sarebbesi limitato a chiedere che il Governo Spagnuolo tollerasse l'esportazione di armi di munizioni, ecc. ecc. in favore della Francia. Gli sarebbero stati opposti i buoni termini in cui il Governo di Madrid trovasi col Governo di Prussia ed i doveri d'una neutralità altamente proclamata e finora mantenuta con perfetta equità.

Reduce da questo infruttuoso viaggio il Signor di Kératry, che già era rivestito di funzioni militari durante la campagna del Messico, fu nominato Comandante in capo delle guardie mobili, mobilizzate e dei corpi franchi dei Dipartimenti dell'Ovest, che sono insieme designati sotto l'appellazione di forze della Brettagna. Un credito speciale di 8 milioni gli fu aperto pei bisogni di questa armata.

Un decreto del Ministro dell'Interno nomina il Signor Rane alle funzioni di Direttore della Sicurezza generale per tutto il territorio della Repubblica. Il Signor Rane passa per uomo d'idee oltremodo avanzate.

(l) -Cfr. nn. 351, 357 (è il tel. -d'hier -a cui si riferisce il de Launay), ,367. (2) -Cfr. n. 285.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 682. Berlino, 25 ottobre 1870.

Le Secrétaire d'Etat vient de me répéter qu'il n'avait encore aucune donnée positive sur l'accueil qui serait fait par le Cabinet de Berlin à la proposition de l'Angleterre. Jusqu'ici la Russie ne s'était point encore associée à la démarche, à moins que l'Empereur Alexandre, par l'envoi au Quartier Général de l'attaché militaire Prussien à St. Pétersbourg, n'ait voulu user de son influence personnelle sur le Roi Guillaume. On serait en effet porté à croire que le Gouvernement Impérial préfère agir en dehors du ·courant de la diplomatie.

M. de Thile a été .plus explicite vis-à-vis d'un de mes collègues. A son avis, la Russie ne joindrait pas directement ses efforts à ceux des autres Puissances, inspirées par le Cabinet Britannique. «Nous avons lieu de croire, disait-H, que le Prince Gortchakow approuve entièrement notr·e attitude. Tout le monde connait nos conditions de paix, et nous ne nous en départirons pas. Il y va de notre sécurité, d'avancer les frontières de l'Allemagne vers la France, non point pour mettre celle-ci à notre merci, mais pour parer, dans le cas d'une nouvelle Guerre, au danger le plus pressant d'une invasion des Provinces Rhénanes ».

n est de fait que, tant que la France ne se résignera pas à admettre le principe d'une rectification de frontière, un armistice ne sera pas accordé par l'Allemagne, et cela d'autant plus qu'on s'attend à une reddition prochaine de Metz. Sous ce rapport, il serait ·curieux de connaitre quel a été l'objet réel de la Mission du Général Boyer à Versailles, d'où il s'est rendu en Belgique, où il comptait s'embarquer pour l'Angleterre. Nous en sommes réàuits aux conjectures fournies par les journaux, car M. de Thile déclare n'avoir aucune donnée. La version la plus accréditée est celle que le Comte de Bismarck laisse à dessein toutes les issues ouvertes pour un arrangement, ne serait-ce que dans le but de paralyser autant que possible, la résistance des partis divisés entre eux. Il ménage, peut-étre quelque surprise à l'Europe, celle entre autres, de signer à Versailles méme la nouvelle organisation de l'Allemagne.

Sur ce point les négociations se poursuivent activement. Le Grand Duché de Bade, la Resse et méme le Wiirtemberg semblent préts à entrer dans la Confédération en acceptant la constitution du 1867. Leur accession serait annoncée au prochain parlement fédéral. La Bavière est moins favorablement rdisposée. Mais, si elle refuse, on ne lui forcera pas la main. On attendra le bénéfice du temps· et des drconstances. Au point de vue exclusivement Italien, nous ne pourrions voir de mauvais reil la Bavière rester en dehors de ces combinaisons, et continuer à s'interposer ainsi que l'Autriche entre nous et l'Allemagne; non pas qu'il existe des arrière-<pensées de franchir les Alpes et de peser vers l'Adriatique, mais mieux vaut ne pas etre en contact trop direct avec la première Puissance militaire de l'Europe.

Pour en revenir aux chances de paix, j'apprends par Lord Loftus que Lord Granville ne désespère pas de réussir dans ses tentatives. M. Thiers avait obtenu un sauf-conduit pour conférer avec le Comte de Bismarck. Le Gouvernement provisoire ne paraitrait plus aussi absolu dans son refus d'accepier le principe de cession territoriales. Ces vues optimistes ne sont guère partagées par les cercles officiels à Berlin, à en juger par un article qui a paru hier dans la Nord Deutsche AHgemeine Zeitung. Pour affaiblir l'impression pénible produite dans cette capitale par la proposition de Lord Granville, ce journal .préche le calme dans ces termes. «Le Roi Guillaume, ses Ministres et ses Généraux savent apprécier le prix du sang versé et des sacrifices supportés par l'Armée et le pays, et là où la plume et l'épée ont agi en parfait accord, l'une ne contrariera certainement pas l'autre ».

En effet cette immixtion de l'étranger (c'est là une réfiexion du méme journal) est au moins superflue dans un moment où la besogne la plus difficile est déjà accomplie, et « lorsque nous allons bientòt recueillir le fruit de nos efforts dans ces dernières rsept semaines; Metz et Par.is». Sii vraiment on a cette conviction, il est aisé d.z comprendre que le Cabinet de Berlin ait été peu édifié d'entendre ici l'Autriche recommander chaleureusement la prise en considération de la démarche de l'Angleterre. On énonce en meme temps un autre grief contre le Comte de Beust qui travaillerait sous main à empécher un aocord sincère entre l'Autriche et l'Allemagne personnifiée par la Prusse.

Durant sa mission à Vienne s'étant rencontré avec le célèbre historien

Ranke, M. Thiers lui manifesta quelque surprise de la continuation de la Guerre.

« Vous ne la faites plus à l'Empereur, votre prisonnier, ni à l'armée dispersée

après plusieurs combats. A qui donc en voulez-vous? ».

M. Ranke répondit: «Nous luttons contre la politique de Louis XIV».

C'est bien là en vérité le but de la lutte actuelle. On refait l'histoire de France pour la dégouter de rses convoitises et de ses doctrines tra.ditionnelles. 8eu1ement il ne faudrait pas dépasser le but.

D'après un propos tenu par le Général Moltke, dans peu de jours les batteries seront en mesure de commencer une action décisive. L'~rmée est impa

tiente de mesurer ses forces; mais le Roi et le Comte de Bismarck seraient heureux s'ils pouvaient éviter d'en venir à cette extrémité. Ci-jont 4 lettres particulières à l'adresse de V. E. (1).

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 4. Berlino, 25 ottobre 1870 (per. il 29).

Par ma lettre particulière n. 2 (2), je vous ai indiqué pourquoi il ne paraissait plus convenable d'écrire, moi-meme, au Comte de Bismarck. Mais, après avoir lu votre lettre du 18 (3), il m'a paru important que le Chancelier fédéral reçut, par le canal de M. de Thile, des indications aussi intéressantes qu'utiles à nos intérèts. Votre lettre, comme tout ce qui sort de votre plume, était si bien raisonnée et si mesurée, que je n'ai vu aucun inconvénient à donner lecture de la partie concernant la candidature au tròne d'Espagne et aux affaires de Rome. Il avait le ,crayon en m.ain, pour 1prendre des notes qu'H se réservait de communiquer à Versailles. Il m'a beaucoup remercié de cette preuve de confiance. Quoiqu'il ait pris la chose ad referendum, et qu'il se soit abstenu de toute observation, j'ai pu m'apercevoir, à l'expression de sa physionomie, qu'il rendait justice à la parfaite loyauté de notre attitude dans la question de la candidature, et à nos procédés amicaux envers la Prusse.

Lui ayant rappelé l'opinion particulière qu'il avait émise hier, que la candidature Hohenzollern avait été définitivement écartée, il m'a prié de rectifier en ce sens, qu'une candidature proprement dite n'avait pas existé, car ici on n'avait rien brigué, et qu'ainsi on n'avait rien à retirer. Il s'en référait aux documents présentés par le Comte de Bismarck au Parlement fédéral. Je ne me rends pas trop compte de cette manière de jouer sur les mots, comme si, aux yeux d'un chacun, le Prince Léopold n'avait pas été, si non le 'Candidat du Roi de Prusse, au moins celui du Gouvernement espagnol. Il y a peut-etre là-dessous un calcul. M. de Bismarck, dans ses combinaisons, aime à tenir en main plusieurs fils, et peut-ètre l'Italie et l'Espagne ne lui inspirent-elles point encore assez de confiance, pour qu'il veuille se déclarer ouvertement, complètement désintére,ssé dans la question (4). Il m'est avis que c'e,st là un caprice qu'il ne faut point passer au Chancelier fédéral. Principiis obsta, autrement il est dans son caractère, dans son tempérement, si on cède à ses fantaisies, de s'enhardir à dépasser toute limite.

M. de Thile m'a renouvelé l'assurance que son chef n'avait jamais eu l'intention de manquer un seui instant aux égards dus à Notre Auguste Sou

verain, et à un Pays avec lequel on tient à vivre dans les meilleurs termes. J'ai maintenu qu'il y avait un défaut de formes. S. E. espérait que je m'étais calmé dans la vivacité des sentiments manifestés dans notre entretien d'hier, à l'endroit du Comte de Bismarck, qui une fois encore lui avait fait mes éloges et exprimé des regrets de manquer une visite, pour des motiis tout-à-fait ìndépendants de ma personne et tenant à la situation générale.

J'ai répondu que je pouvais me tromper, mais qu'on avait, à mon avis, trop mis à l'épreuve mon esprit de conciliation, en m'enlevant le moyen de m'acquitter, à Versailles meme, des ordres de mon Roi et de mon Gouvernement.

Quant aux affaires de Rome, M. de Thile, comme je l'ai mentionné plus haut, a pris des notes pour lui servir de jalons dans son rapport au Comte de Bismarck. J'ai en meme temps communiqué confidentiellement quelques unes des dépeches qui formaient l'expédition du courrier, en me réservant de repasser un autre jour pour recueillir les impressions du Secrétaire d'Etat.

J'ai aussi parlé de notre aUitude dans cette guerre mais, selon vos instructions, je me suis abstenu de faire usage du passage de votre lettre relativement aux négociations de paix.

En vous reme!'ciant, M. le Chevalier, de votre lettre dont chaque passage a son còté important, ecc.

(l) -Una è quella del 20 ottobre, n. 305. Due sono quelle del 24, nn. 355 e 356. Un'altra il n. 366. La I. p. 5 (cfr. n. 367) fu aggiunta dal de Launay, evidentemente all'ultimo momento, alla spedizione delle altre quattro. Il corriere Anielli arrivò a Berlino il 24 sera, ripartendo il 25 sera (cfr. n. 363). Le cinque l. p. e i due rapporti (nn. 354 e 365) partirono tutti con la spedizione del 25, la quale giunse a Firenze la sera del 28 (n. 392) e fu protocollata il 29. (2) -Cfr. n. 355. (3) -Cfr. n. 285. . (4) -Secondo Moritz Busch, nel Tischgespriich del 17 novembre, a Versailles, Bismarck raccontava che amora un paio di settimane prima egli aveva detto al principe Leopoldodi Hohenzollern • Jetzt ists noch Zeit •. Ma il principe non ne volle più sapere (Tagebuchbliitter, I, Leipzig, 1899, p. 411, ora in BISMARK, Ges. Werke, 7, p. 408).
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. 5. Berlino, 25 ottobre 1870 (per. il 29 ).

Je reçois dans ce moment, à 5 heures du soir, votre télégramme d'aujourd'huy (1). D'après son contenu, vous n'aviez évidemment pas encore reçu le second télégramme que je vous ai expédié hier (2), pour annoncer l'arrivée du Courrier Anielli, et pour expliquer qu'il n'était plus le cas d'envoyer un mé

moire au Comte de Bismarck, ni sur la question de la candidature, ni sur les affaires de Rome.

Par mon entretien avec M. de Thile, (N. 4) (3), j'ai obtenu indirectement le meme but, et d'une manière qui nous met parfaitement à l'abri du danger d'une publication éventuelle, danger auquel on est très exposé ici, ainsi que les derniers événements l'ont amplement démontré.

Je n'ai aucune raison de retenir le courrier, et je l'expédie ce soir meme par la voie la plus ,courte, de Munich, avec l'ordre de se rendre, sans arret, directement à Florence.

J'ai très attentivement lula partie de votre lettre particulière (4) concernant les conditions de la paix. Je regrette vivement de n'avoir pas été dans le cas d'ouvrir par là quelque bonne idée au Quartier Général, mais, comme vous le dites fort bien, il faudrait etre à Versailles méme, pour se risquer sur ce terrain délicat.

(l) -Cfr. n. 357. (2) -Cfr. n. 351, pervenuto in effetti a Firenze il 25 ottobre alle ore 15, mentre il telegramma Visconti Venosta a de Launay era stato spedito il 25 alle ore 0,45.

(3) Cfr. n. 366.

(4) Cfr. n. 285.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 87-88)

R. 20. Vienna, 25 ottobre 1870 (per. il 29).

Non appena ricevuta la ·circolare di V. E., in data del 18 ottobre (1), che si riferisce al plebiscito romano, io mi stimai in debito di recarmi da S. E. il *CancelHere * (2) Conte di Beust (per comunicar~Uene il contenuto. A me .parve anche opportuno di rias:sumerne verbaJmente i punti principali, e d'insistere sui medesimi affinchè s'imprimessero, direi quasi, nell'animo suo, e mi parvero i seguenti. La circolare dall'una parte dichiara francamente la fine del governo temporale del Papa ed il trasporto della capitale del regno a Roma. Dall'altra parte indica le condizioni .che l'Italia intende di stabilire per l'indipendenza e la libertà del Pontefice, le quali possono raccogliersi sotto quattro capi: l) * Sovranità del Pontefice, sue * (2) preminenze, immunità (3) e lista civile; 2) Privilegio della estraterritorialità ( 4) accordato ai sacri pala·gi e alle residenze del: Pontefi•ce; 3J Facoltà nel (5) Pontefice di inviare numi a1l•e corti (6) straniere e di riceverne ambasciatori; 4) Separazione dello Stato dalla Chiesa ·e libertà ad essa (7) accordate. In quest'ultimo •capo (8) io .dtssi •che sperav:a in breve di poter più chiaramente delinearne le forme, ma ·chE: rispetto agli altri punti mi sembrava che la circolare non potesse esser più esplicita e precisa.

Il Cancelliere accoglieva la lettura della cir.colare, e le mie considerazioni, con molta benevolenza, ma siccome trattavasi di cosa meritevole di meditazione, mi pregava di !asciarla qualche giorno nelle sue mani, * nè mi dissimulava il pensiero di volerne far partecipe eziandìo S. M. l'Imperatore, al quale le cose del Papa e della Chiesa stanno molto a cuore: al che io aderii di buon grado" (2).

Ieri poi essendomi recato alla ,consueta udienza del Cancelliere, esso mi restituì la circolare, ed avendolo io pregato a volermi esprimere intorno ad essa il giudizio suo e quello del Governo austro-ungarico, mi rispose nettamente, essere * pienamente * (2) 'soddisfatto delle idee espresse nella dreolare del 18 corrente, e reputare che la via per la quale il Governo italiano si è messo, sia ragionevole e giusta, e tale da poter condurre ad un'equa soluzione.

Codesta dichiarazione mi parve di tanta importanza che ne diedi subito avviso all'E. V. con telegramma (9), ed ora adempio nl dovere di più ampiamente notificargliela colla presente.

(l) -Cfr. n. 282. (2) -Omesso in LV. (3) -• Inviolabilità • LV. Dopo • civile» aggiunto • del Pontefice». (4) -• D'immunità • LV. (5) -• Del • LV. (6) -• Alle potenze» LV. (7) -• A questa » LV. (8) -• Su quest'ultimo punto •: • rispetto agli altri mi sembrava • LV. (9) -Cfr. n. 346.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 23. Vienna, 25 ottobre 1870.

Alcuni giorni or sono lo Standard publicò un dispaccio di Lord Granville a Lord Lyons il quale si riferiva alle trattative che· ebbero luogo fra l'Italia e l'Inghilterra per l'accordo dei neutri (1). Codesto dispaccio è concepito in tali termini che non corrispondono al vero, e suonano sconvenienti all'Italia, imperocchè si pare che l'Inghilterra abbia avuto per unico scopo di farci una grazia, e di sottrarci alle pressioni della Francia. Non poteva tale dispaccio sfuggire alle osservazioni degli oppositori, e di fatto la Riforma lo ha tradotto e publicato e continua a farci sopra le sue chiose. Io credo che tu dovresti confidenzialmente farne parlare da Cadorna a Granville. Forse non è esatto, ma se lo fosse niente vieta ora di mutarlo, e di sostituirvene uno il quale si possa onestamente publicare nel Blue Book. A me la cosa pare facille assai tu vedi 1se ti ·Convenga, ma anche le piccole cause hanno talvolta grandi effetti.

370

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 24. Vienna, 25 ottobre 1870.

Dal mio telegramma e dal mio dispaccio officiale in data d'oggi (2) avrai visto che siamo già un be'l pezzo avanti nell'effettuazione del concetto da te espreSISo al principio di questa fase romana, cioè di avere dalle potenze un assenso ai vostri disegni. Quando mi manderai lo schema, mi dirai anche se e sino a qual punto io debba spinger le cose, perchè mi par proprio di poter conseguire il fine dignitosamente. E quando l'Austria avesse detto placet, qual altra potenza può arrogarsi di essere di lei piiù fedele interprete degli interessi del cattolicismo?

La conversazione sull'andata del Rè a Roma venne da se, e non fù punto preparata. Come ti ho telegrafato ieri (3), il Beust mi raccontò che Trautmansdorff proponeva di allontanarsi durante quei giorni che il Rè restasse a Roma. Al Beust codesta pareva viltà, ma parevagli ancora che non dovesse presentarsi, e quindi bisognasse preparare il Rè a non veder la faccia dell'ambasciadore austriaco. Soggiunse che faceva trattar la cosa da Kiibeck, ·ed io perciò non avrei mosso bocca se a brucia pelo non mi avesse detto qu'en pensez vous? Io risposi subito che mi pareva necessario che Kiibeck accompagnasse il Rè, e che in tal caso l'astensione del Trautmansdorff non avrebbe avuto significato, laddove

poteva averne uno ed ostile, nel caso che l'altro restasse a Firenze. E di rimando

finii anch'io con un qu'en pensez vous?

II Beust mi parve di primo acchito non trovarci difficoltà veruna, ma poi

ripensando mi disse = spetterà al decano del corpo diplomatico di accomodare

questa cosa... e naturalmente dovrebbero andare anche gli altri -Io lasciai

cadere il di,scorso, e passai ad altro. Dunque ciò non t'impegna a nulla.

Speriamo che la Commissione per lo schema faccia una cosa buona e

chiara. Sono io troppo presuntuoso, confidando che tu abbia fatto fare un estrat

to delle mie lettere dove ne parlava ex professo si per la sostanza che per la

forma; o almeno abbi comunicato le mie idee a qualcuno dei membri? È cosa

a mio avviso di suprema importanza che riesca bene, e che siate tutti d'accordo.

E poi dinanzi al Parlamento porre la questione netta o così o appello alle elezioni.

Ho visto qui il Principe di Teano, anzi oggi pranza da me. È un bravissimo

giovane. Mi ha narrato mirabilia di Roma, mostra sentimenti moderatissimi, e

crede che se lo schema sarà fatto sulle idee della tua circolare del 18 possa

incontrare gradimento. Gli avevano dato incarico (poichè veniva qui per suoi

affari) di sentire se fosse possibile un cambio fra il palazzo di Venezia, e un

altro più bello o almen più comodo. Essendo parente di Potocki, gli dissi di

chiedere a lui consiglio amichevolmente se la cosa era possibile, e per qual via.

Mi pare che il risultato sia stato la persuasione della impossibilità. Io non me

ne sono mescolato punto. Del resto il Teano ha parlato qui con dei e<>dinoni,

e ha fatto buonissimo effetto ed utile a noi.

P. S. -Per la poca sicurezza della posta prego telegrafarmi se hai ricevuto questa lettera, e se il ricevimento è in regola colla spedizione.

(l) -Cfr. nn. 334 e 344. (2) -Cfr. nn. 346 e 368. (3) -Cfr. n. 346.
371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV, mazzo 13, fasc. 9/1)

L. P. Firenze, 22-25 ottobre 1870.

Non ho mai scritto perchè pur troppo fui sempre oppresso da una quantità

di noje e di lavoro e, se mi rimaneva un'istante libero, non trovavo il coraggio

di ripig'liare la penna.

L'ultima prova attraverso la quale mi toccò di passare fu quella della missione di Thiers che giunse a Firenze a chiederci cento mila uomini. Puoi immaginarti che razza di discussioni penose sieno queste. Mi faceva pena il vedere questo vecchio illustre, vissuto si può dire d'orgoglio Francese e costretto ora a correre l'Europa cercando un soccorso. Un'ajuto militare era impossibile. Era un compromettere gravemente la sorte nostra senza ajutare la Francia stessa Avremmo potuto prolungare la lotta, ma non modificarne l'esito finale. Per meglio convincere Thiers feci assistere alle conferenze anche il Gen. Cialdini Il fatto che l'Europa, durante tutti questi mesi, riman sempre nella stessa situazione, vale a dire = l'Inghilterra niente, la Russia paralizzando l'Austria colla minaccia di muovel'si se es,sa si muoveva, l'Italia, per tal modo, impotente perchè sola (l) -Almeno noi, in mezzo al tafferuglio e alla confusione, abbiamo intascato qualchecosa.

L'Italia ha sempre agito verso l'Inghilterra per vedere di farla uscire dalla sua inazione -Ora mi sembra che a qualchecosa si sia riusciti. L'Inghilterra s'è ora indotta a fare un passo formale verso la Prussia e la Francia perchè si faccia un'armistizio durante il quale in Francia si convochi l'Assemblea -Infatti la Francia non ha null'altro di ragionevole a fare che la pace e un'AssembJea sola può prendersi la responsabilità della pace. Il Governo, in parte chiuso a Parigi, in parte fuori, vincolato dalle sue dichiarazioni, dominato dagli elementi che ha dovuto esso stesso eccitare, si trova impotente a formare e volgere verso una pace possibile la corrente ch'egli stesso ha contribuito a produrre -Il Governo francese desidera in fondo la :pace e sarebbe pronto ad accettarla con una grossa indennità e collo smantellamento delle fortezze. Ma temo pur troppo che senza una cessione territoriale la Prussia non farà la pace. Potrebbe forse accontentarsi della sola Strasburgo, ma temo voglia, per lo meno, la 'linea dei Vosgi e lo smantellamento di Metz. Del resto non mi meraviglierei punto che nel tempo stesso che ti scrivo, Bismarck, lasciando da parte il Governo di Tours, trattasse con Bazaine.

Ad ogni modo un tentativo per la pace è ora incominciato colla intromissione delle potenze e quanto prima la cosa si farà nota -Quale ne sarà l'esito oggi non si può dire

25 ottobre.

La lettera è rimasta quì or sono due giorni e non mi fu possibile continuarla. Avrai veduto da•L giornali i passi fatti dalle potenze per la pace. Il Governo di Tours ha accettato in principio la proposta inglese e Thiers deve portarla a Parigi per farla accPttare colà. La risposta della Prussia non si conosce. Ma siccome questa non farà la pace senza una cessione di territorio, molte difficoltà vi saranno ancora -Del risultato ti avviserò col telegrafo, perchè spesso mi manca il tempo di scriverti e un telegramma è presto fatto. Se la pace va avanti ed è in buona via mi servirò delle frasi convenute. Se invece la proposta fallisce ti telegraferò = Attendo risposta lettera mandata Grosotto.

Della quistione Romana nulla di nuovo. Il Papa non accetterà nulla, non tratterà, ma pare disposto a rimanere a Roma. Siccome mi convinsi fino da primi giorni che col Papa non v'era nulla da fare, almeno per ora, così mi astenni da ogni tentativo. Dalla parte delle Potenze non giunsero finora nè proteste, nè osservazioni gravi, nè difficoltà. Ma l'Europa ci biasimerebbe e anche si interporrebbe se, dopo aver ottenuto H principale, offendessimo inutilmente il Papa e i suoi 1sentimenti con imprudenze, con impazienze e ·con attL violenti. Ci vogliono dunque molti riguardi e molta longanimità e tolleranza. Dall'altro lato i romani sono animati, com'è naturale, da una viva reazione contro il loro governo passato. Sono diffidenti, impazienti, vorrebbero subito il Re a Roma, subito l'abolizione dei conventi, subito la capitale. Per la capitale le difficoltà materiali sono grandissime-Bisognerà probabiimente fabbricare i locali. Solo fra un'anno

circa sarebbe possibile trasportarvi la Camera e i Ministri. Quanto al complesso di tutte le amministrazioni centrali, coll'esercito degli impiegati un'anno non basterà-

Siccome non è possibile trattare col Papa, nè è il caso di trattare colle potenze, le guarentigie per l'indipendenza del Pontefice le presenteremo alla Camera con una legge. U lavoro fu fatto con una Commissione, aHe cui sedute sono sempre intervenuto, e che è ora presso che finito. E quì viene la quistione della Camera. Il sistema mio sarebbe stato di convocar presto la Camera vecchia coi deputati romani, di far votare la legge, Roma capitale, il Bilancio del 71, poi fare le elezioni -Raeli, colle sue eterne indecisioni, ci ha fatto perdere una ventina di giorni -Ora la grande maggioranza del Ministero propende per le elezioni generali e credo che, fra tre o quattro giorni, saranno decise. Il momento non è forse •Cattivo, ma ti confesso che temo Lanza, Cavallini e i Prefetti. Per me ho nettamente dichiarato, ad ogni modo, che se mi risulta che un solo deputato della destra è combattuto da un Prefetto, io darò immediatamente la mia demissione. È dunque assai probabile che vi abbia ad essere una nuova elezione a Tirano e presto, vale a dire nel Novembre. Come andrà?

Oltre la guerra, oltre Roma è venuta anche la questione del trono di Spagna. Il Governo spagnuolo ha rinnovato le più vive istanze presso il Duca d'Aosta, facendoci sentire, nel temilo stesso, che se questi non accetta prima della fine dell'anno, la Repubblica sarà proclamata in !spagna -Il Duca è ora assai disposto ad accettare anzi ne ha molto desiderio. L'Inghilterra ci ha fatto sapere che vedrebbe molto volentieri questa combinazioni [sic]. Fu ora interpellata la Prussia. Perchè se da parte di qualche potenza vi fossero difficoltà, sarebbe proprio il caso di lasciar cadere la cosa. Parmi però probabile che questo progetto spagnuolo finisca col riuscire. E così avrò avuto, nel tempo stesso, la guerra, Roma e la candidatura spagnuola. Dopo di ·Che ti assicuro che un po' di riposo mi è proprio materialmente e moralmente necessario.

Tu sei frattanto a Tirano e forse desideri una vita un po' meno monotona di quella alla quale io invece aspiro. [Seguono notizie di carattere del tutto privato, sulla vendemmia, l'acquisto di uva da parte di Giovanni, il vino da preparare, i can'i che il Visconti Venosta desidera affidare a qualche cacciatore valtellinese perchè li ammaestri bene.

« Quando sono in Valtellina è una gran seccatura per me il non avere un buon cane e il dover ricorrere agli altri come se fosse un gran servizio che chiedo. È questo il solo regalo che mi faccio dopo quest'anno di Mini,stero »].

(l) Cosi U periodo nel testo.

372

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

D. 57. Firenze, 26 ottobre 1870.

Sir A. Paget mi ha detto questa mattina che il Conte di Granville gli avea telegrafato di aver fatto chiedere, per' mezzo del Conte di Bernstorff, al

Quartier Generale Prussiano un salvo condotto in favore del Signor Thiers acciocchè questi possa recarsi in Parigi e far così conoscere al Governo della difesà nazionale la proposta d'armistizio fatta dall'Inghilterra in vista della convocazione di un'Assemblea costituente e per facilitare le trattative di pace. Granville soggiungeva nel suo telegramma che il salva-condotto era stato accordato e che il Signor Thiers poteva recarsi tanto a Parigi quanto al Quartier Generale dell'esercito prussiano.

Ho pregato l'inviato britannico di ringraziare il Conte Granville per la comunicazione che mi faceva fare, e gli ho .espresso la speranza di vedere coronati d'un felice successo gli sforzi del Gabinetto di Londra ai· quali il nostro concorso era assicurato.

373

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3146. Madrid, 26 ottobre 1870, ore 22,40 (per. ore 12,05 del 27).

Vous savez probablement déjà que l'Angleterre a répondu que la candidature du Due d'Aoste serait à .ses yeux tvès convenable. La Russie et la Prusse respecteront ce que l'Espagne fera. Le Portugal voit une solution heureuse dans cette candidature. La France et l'Autriche n'ont pas encore répondu. Cette

candidature serait portée aux Cortès immédiatement après l'ouverture. M. Sagasta vient de me dire qu'il compte sur 190 voix.

374

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 684. Berlino, 26 ottobre 1870 (per. il 30).

Le Prince Gortchacow a donné au Chargé d'Affaires Impérial en France l'instruction d'appuyer les démarches de Lord Lyons, conformément au désir exprimé dans la dépéche de Lord Granville du 20 octobre. M. d'Oubril n'a été chargé d'aucune communication dans le meme sens auprès du Cabinet de Berlin. L'attitude de la Russie sous ce rapport est conforme à la nOtre; mais, gràce aux relations de parenté entre les deux Cours, l'Empereur Alexandre a pu s'adresser directement au Roi Guillaume en faveur du rétablissement de la paix. Le Général de Werder, porteur de la lettre de Sa Majesté Impériale, est arrivé ce matin à Berlin et repartira demain soir pour le Quartier Général. Il se confirme que M. Thiers se rend également à Versailles. A moins que

cet homme d'Etat ne se flatte de convertir le Comte de Bismarck, il trouvera ce dernier dans les mémes dis.positions que lors de l'entrevue à Ferrières avec

M. Jules Favre. D'après des vues manifestées durant son séjour à Vienne, le célèbre historien semblait admettre en principe une rectification de frontières. Ce ne sera évidemment qu'à cette condition, que des négociations auront quelques chances de succès. M. de Bismarck, comme en 1866 à Nikolsbourg, tienc'-ra à ne pas séparer un armistice des préliminaires de paix. En effet, une suspension d'armes pour faciliter la réunion d'une constituante, devrait avoir une durée de quelques semaines, et impliquerait le ravitaillement de Paris, une zone libre de communications. Les inconvénients seraient en pure perte pour l'armée as,siégeante, dans le cas où, à défaut des bases préalablement acquises, la lutte devrait recommencer. Metz ne saurait etre ·compris dans le bénéfice d'une treve, car cette piace forte ne peut tarder à se rendre.

A moins donc que le Gouvernement provisoire ne renonce aux illusions soigneusement entretenues dans l'opinion publique par les circulaires Favre et Chaudordy, et qu'il ne tienne compte de la dure nécessité des choses, il est peu probable que les tentatives actuelles pour mettre un terme à la guerre, soient couronnées de succès. L'Europe aura fait toutefois son devoir en ·cherchant, dans une mesure qui ne saurait offusquer personne, à préparer une entente entre les belligérants.

Parmi les documents diplomatiques annexés au N. 538, je relève deux erreurs que je 'tiens à rectifier. Au N. V ce n'est point éluder, mais élucider, sans quoi il y aurait un contresens. Au N. XXVI, on me fait dire que 14.000 bouches à feu!! seraient amenées devant Paris. Je n'avais parlé que de 1400. Je tiendrais à cette rectification (1).

375

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 89)

R. 206. Carlsruhe, 26 ottobre 1870 (per. il 30).

Feci ieri visita al Consigliere intimo Signor di Pfeuffer e lo intrattenni sul contenuto della Circolare dell'E. V. in data 18 spirante mese (2), concernente l'annessione di Roma e del suo territorio al Regno d'Italia.

*L'altezza del subbietto non meno che la chiara e profonda trattazione fattane dall'E. V. in quel documento non potettero non attirare tutta l'attenzione del mio interlocutore; al quale raccomandai specialmente il passo ove è detto che il Governo del Re intende applicare l'idea del diritto ai rapporti della Chiesa e dello Stato, concetto che si traduce poi nella forma concreta della separazione della prima dal secondo. Dissi essere questo il punto sostanziale della Circolare, dal quale rampollano necessariamente tutte le altre considerazioni relative alle guarentigie che la libertà, incardinata nel diritto, assicura allo sviluppo armonico degli interessi religiosi e civili della società moderna.

Stavami tanto a cuore di non iscemare con il mio dire l'efficacia delle argomentazioni dell'E. V., di non svisare in nulla l'insieme di quell'importante documento con i miei ritocchi per avventura o troppo vivi o troppo sbiaditi, che mi limitai a darne * (3) lettura al Stgnor de Pfeuffer, il quale mi porse il più attento ascolto. Se non che posta l'importanza della materia e della sua (4) esposizione, questi mi espresse il desiderio di !asciargli per poco tra le mani la Circolare

con • diedi lettura... di quel documento, ed egli •.

precitata, * affin di sottoporla all'attenzione di S. A. R. il Granduca * (1). Come la natura del documento non era tale da farmi temere che pregiudizio alcuno sorgesse assentendo a quel desiderio, m>i vi arresi di buon animo dietro la * formale * (l) promessa di farne uso puramente confidenziale. Ed oggi nel ritornarmelo, il Signor di Pfeuffer mi à vivamente ringraziato di avergli pòrta l'occasione per potersi fare un concetto chiaro e definito delle \intenzioni del Regto Governo circa la quistione romana; soggiungendomi che queste erano benevolmente apprezzate dal Governo granducale.

* Le segno ricevuta dei N. 536, 545, 546 e 547 documenti diplomatici, annessi alla Circolare del 18 ottobre * (1).

(l) -A margine: • preso nota •. (2) -• Corrente • LV. Cfr; n. 282. (3) -Tutto il brano fra asterischi è stato omesso in LV, dove il brano successivo comincia

(4) c Mia • LV.

376

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 92-93)

R. 188. Pietroburgo, 26 ottobre 1870 (per. il 1 novembre).

Nell'ultima visita al Principe Cancelliere fui sollecito, nel fargli parola degli intendimenti del Regio governo rispetto alla Sedia di Roma, di conformarmi strettamente alle istruzioni contenute nei pregiaH dlispacci circolari dell'E. V. dell'li, 14 e 18 corrente (2) e l'intrattenni del disegno manifestato dal Cardinal Antonelli ad alcuni diplomatici di dare opera alla partenza del Santo Padre da Roma, e dei gravami della Corte Pontificia contro il Regio governo espressi nelLa lettera 'ÒJi Sua Santità pubblicata dall'Unità Cattolica, in ,cui si lamenta della toltagli libertà di comunicare per telegrafo e per corrieri coi paesi Esteri. Non mancai d'informare puntualmente il Principe Gortschakoff della sollecitudine scrupdlosa con che il governo di Sua Maestà intendeva di tener salva la libertà del Capo Supremo della Chiesa, così bene nella Sua persona come nel governo delle cose Spirituali. Dissi che il nostro desiderio era che egli dimorasse in Roma, ma che niuna opposizione nè impedimento non sarebbesi fatto al libero eser·cizio della Sua volontà, quando egli per qualsiasi altro disegno volesse allontanarsene. Soggiunsi che tutti gli apparecchj erano stati ordinati per lo stabilimento di un ufficio telegrafico e postale ad uso esclusivo del Vaticano, il quale non era stato ordinato in effetti, che dietro il rifiuto del Cardinale Antonelli ·e la dichiarazione da lui fatta, che i pubblici uffi·zj governativi destinati a tale uso gli sarebbero stati sufficienti.

Il Cancelliere Imperiale mi rispose che Egli meno che mai in questi giorni era inteso a mantenere relazioni di sorta col governo di Roma, ove dopo la partenza del Signor Caphnizen (3), qui dimorante in congedo, non aveva neppure un cancelliere ufficioso ·che fosse in qualche comunicazione colle autorità; e senza pronunciarsi definitivamente sul complesso della quistione Romana, della quale mostra sempre di non volersi direttamente ingerire, mi dichiarò non di meno che relativamente alle informazioni da me fornitegli riteneva la condotta ed il linguaggio del nostro Governo come corretti ed irreprensibili.

(l) -Omesso in LV. (2) -• Corrente» omesso in LV. Cfr. nn. 237, 255 e 282. (3) -Sic! per Kapnist, come in LV.
377

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 190. Pietroburgo, 26 ottobre 1870 (per. il l novembre).

II Principe Gortschakoff mi lesse jeri un suo dispaccio indirizzato al Signor Okouneff Incaricato di Russia presso il Governo della difesa Nazionale, che studiosamente il Cancelliere Imperiale chiama nei suoi documenti ufficiali « Governo di fatto». In quel dispaccio egli si rammarica con sensi di notabile amarezza della iniziativa che il Foreign Office ha voluto arrogarsi nella proposta fatta in questi giorni passati di un armistizio ai belligeranti per dar luogo in Francia alla convocazione di un'Assemblea Costituente, ed asserisce per fine in quella lettera che i termini del telegramma circolare inviato dal Governo Britannico ai suoi Agenti erano quegli stessi che erano stati già alquanti giorni prima stabiliti d'accordo fra lui e Sir A. Buchanan, Ambasciatore presso questa Corte. Egli è innegabile, in effetti, che il Governo Russo fin dal tempo del soggiorno del Signor Thiers pose innanzi siffatta proposta di armistizio nell'intento di render possibile la riunione della Costituente, e che invitò l'illustre oratore Francese ad assumere il carico di tal negoziato, al che esso ehbe a rispondere che noi rifiutava, per dura che ne fosse la responsabilità -, ma che non poteva formalmente accettarla prima di averne ragionato con gli altri componenti del governo di Tours ed averne all'uopo i poteri ufficiali, e segnatamente prima di essere munito di un salvo-condotto che gli facesse abilità di andar·e a sua posta da Parigi al Quartier Generale Prussiano; e per effetto di tal desiderio espresso dal Signor Thiers, il salvo-condotto di che egli abbisognava, e che ora egli ottenne, venne fin da quel tempo richiesto dal Gabinetto Imperiale al Re Guglielmo. Quanto alle ragioni che indussero il Governo della Regina d'Inghilterra a far la proposta sovra indicata come di sua propria iniziativa, senza farne onore alla diplomazia Russa, il complesso dei negoziati, le ·cause molteplici e segrete che gl'ingenerarono non mi sono abbastanza note perchè io possa definire e indicare per ordine queste ragioni che l'E. V. saprà meglio di me conoscere e valutare. Ma certo è che il primo concetto della pratica suddetta appartiene alla Russi·a, che nel promuoverla ben sapeasi a Pietroburgo ·che dessa non sarebbe riuscita contraria agli intendimenti del Re Guglielmo, e ·certo è che di questa mediazione, ov'ella riesca a buon fine, la Prussia si terrà riconoscente e debitrice molto rpiù allo Czar che al Governo Britannico. II Maggior Generale Werder, Agente militare Prussiano accreditato presso la persona dell'Imperatore Alessandro, partì jeri per il Quartier Generale, siccome già Le segnalai per telegrafo (l), nè possono finora essere note le istruzioni e Io scopo del suo messaggio..... La proposta nei suoi termini ufficiali fu ristretta nei limiti di un semplice armistizio e la Cancelleria di Pietroburgo insiste sulla convenienza di non intralciare la trattativa di questo con veruna discussione

di condizioni definit~ve della pace futura; ma vi ha non di meno una grave vertenza onde il governo di Russia si preoccupa, si è quella del riordinamento

del Governo in Francia; e l'E. V. ben conosce quali siano su tal soggetto le inclinazioni e le vedute del Conte di Bismarck. Nella Corte ancora dell'Imperatore Alessandro, una ristaurazione del regime Imperiale sarebbe certo preferita non pure agli ordini repubblicani, ma altresì, per antkhe tradizioni, ad un ripristinamento del Regime Orleanese, ma io credo che nessuno possa per il presente prognosticare con quale [sic] verosimiglianza qual sarà per essere la soluzione di questo arduo problema, che dipende dall'opinione e da quel tanto di prestigio militare che resta in Francia non meno che dalle pratiche finora occulte dei governi Europei.

Accuso ricevuta dei dispacci «Serie Politica» N. 77 e 78 e delle tre circolari dell'11, 14 e 18 ottobre di cui ringrazio l'E. V., non che dei due annessi al dispaccio del 26 settembre, col duplicato, ed a quello del 10 ottobre, di 29 documenti diplomatic:i delle diverse Serie, e di sei lettere particolari.

(l) Cfr. n. 362.

378

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 32. Chambéry, 26 ottobre 1870 (per. il 28).

Tanto il Signor Senard che il Signor Thiers nel loro passaggio a Chambéry negli scorsi giorni hanno presentato l'opinione pubblica, e lo stato degli animi in Italia sotto colori che io credo esagerati, imperoc,chè secondo essi poco manca che il Regio Governo non si veda forzata la mano per interven'ire colle mani in soccorso alla Francia. Hanno inoltre sostenuto, ed il Thiers in ispecie, che si debba in ogni modo favorire l'intervento dei Garibaldini, come quello che prendendo vaste proporzioni potrebbe alla fine compromettere l'Italia, ed obbligarla a sortire dalla sua neutralità -Fu quindi tolta l'interdizione che era stata data alla frontiera, e quànti arrivano sono ricevuti.

La Legione che qui si trovava fu portata al numero di mille, e tutti già vestiti, ed equipaggiati. Essi devono partire quanto prima per ricevere a Lione

o.a Dòle le armi, che qui non si hanno-Duecento cinquanta uomini per mancanza di locali furono ,spediti ad Aix les Bains e tutti i giorni ne arrivano dei nuovi che formeranno coi suddetti un secondo Battaglione -Ma si crede che saranno spediti a Lione, luogo principale di deposito, per essere organizzati, ed equipaggiati, non sapendosi più qui ove alloggiarli.

Non è certamente da perdersi di vista la circostanza dell'accettazione di tanti volontarii esteri, 'Che costano enormemente, e la cui posizione sarà imbarazzante dopo la guerra, giacchè gli uomin:i non mancano, e ve ne ha al di là del bisogno -Mancando solo le armi, che si danno più facilmente ai volontarii che alle guardie nazionali, e mobili, ed un'abile direzione. È l'internazionale che si arma, e che agirà a suo tempo. Vedremo intanto in qual modo si batteranno, e se si esporranno a serii pericoli -Il costume che venne adottato è severo, ma produce un bell'effetto d'insieme. Calzoni grigi con pistagna nera -uose bianche -la camic'ia rossa rientra nei calzoni -e disopra una corta tunica, specie di vareuse di panno scuro, una coperta di lana arruotolata a tracolla, ed un ampio berretto rosso. Per lo più sono uomini belli, svelti, e di aspetto risoluto, e, se

politicamente temo questo partito armato, come italiano me ne ,compia,ccio, e spero che faranno H loro dovere. Il Colonnello Stalla fu richiamato dal Generale Garibaldi, e parte molto malcontento. Fu surrogato nel Comando della Legione dal Signor Tanara. Il Frapolli parte per Milano -non si sa se per cercare uomini, od armi Forse per tutte e due le ragioni. L'altro jeri passò qui la Signora Mario che continuò per Dole a cercarvi il Generale Garibaldi, mostrando dispiacere di non trovare qui il Frapolli.

Nella sera di sabato giunsero da Lione 685 coscritti appartenenti al Corpo degli infermieri -che furono di là evacuati nel timore d'un investimento. Vennero qui alloggiati nelle case dei cittadini.

Le voci che corrono d'armistizio e di trattative di pace sono naturalmente qui accolte in generale con favore -ma poco vi si crede, ed i più repubblicani vi sono contrarii per motivi che è inutile accennare.

Confermando a V. E. il mio rapporto confidenziale, fuori serie del 23 corrente (l) ho l'onore ecc.

379

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 8, fasc. 5 9/B)

L. P. Londra, 26 ottobre 1870.

Facendo seguito alla mia lettera privata del 17 ,corrente (2) Le partecipo alcune informazioni intorno agli intrighi extra-diplomatici che si sono continuati qui presso l'Imperatrice. Ella avrà di certo letto nei giornali la venuta qui del Sig.r Boyer ajutante di campo di Bazaine. Questo messo venne qui collo stesso scopo, e con proposizioni poco diverse da quelle, che aveva portate Bourbaki, le quali sarabbere provenienti dal S.r di Bismark. La sostanza di esse sarebbe la restaurazione Imperiale fatta col mezzo della liberazione dell'Armata di Bazaine, mediante l'accettazione per parte della Imperatrice di una pace caVe condizioni poste dalla Prussia, fra le quali mi si assicura esservi quella di una cessione di territorio Francese. Io tengo informazioni a questo riguardo dal S.r March.e D'Azeglio, provenienti pure dal S.r Persigny; debbo però avvertire che tutte queste cose non sono punto un secreto a Londra, e che sono ben conosciute dalla diplomazia, e dal Governo, e di fatto io pure le ebbi da altre fonti.

L'Imperatrice ha opposto al S.r Boyer la resistenza che aveva opposta al G.Ie Bourbaki. Essa disse che le condizioni erano disonoranti, ed impossibili, e sostenne grandi lotte coi personaggi che l'attorniano, i quali esercitano quasi tutti una grande pressione su di Lei perchè accetti le proposte portate dal

S.r Boyer. Essi accusano l'Imperatrice di resistere perchè essa si renderebbe impossibile; le dicono che potrebbe salvare la Francia, e salvare la dinastia nella persona di sui figlio, che sarebbe mantenuto sul trono colla reggenza del Maresciallo Bazaine. Il Sig.r Boyer dice che Bazaine aveva convocato

tutti i suoi ufficiali sino al grado di Capitano inclusivamente, e che tutti avevano risolto di voler rimanere fedeli all'Impero. Il Sig.• Bazaine mandando Boyer a Versailles, ed a Londra si sarebbe apertamente dichiarato, e ,compromesso per la causa Imperiale. Il Sig.• Boyer si loda molto del linguaggio moderato del S.r di Bismark. L'Imperatrice venne Sabbato scorso (23) a Londra; vi furono riunioni, e discussioni tempestose, e pare che la rottura tra l'Imperatrice, ed il principe Napoleone sìa giunta a tale, che essa rifiuta di vederlo. Gli imperialisti dicono, che se, secondo le proposte di Bismark, l'Imperatrice facesse la pace, ritornerebbe dall'Allemagna anche tutta l'armata Francese, che vi è prigioniera, e che essa riunita a quella di Bazaine assicurerebbe il trionfo della ,controrivoluzione imperiali1sta, ed accusano l'Imperatrice di poltroneria mista ad ambizione personale. Il S.r di Persigny dice a tutti, che se un simile rifiuto dell'Imperatrice continuava egli rinnegherebbe tutto il suo passato, e cesserebbe di essere imperialista, e di appartenere ad un partito così pusillanime. Si accusa anche Mad.ma le Breton sorella di Bourbaki, a cui si imputa di dare dei cattivi consigli all'Imperatrice pel timore, che, se Bazaine trionfa il Gen.1e Bourbaki che si è riunito alla Repubblica trovi di poi una difficile condizione per lui.

Ieri sera fui assicurato, che finalmente l'Imperatrice aveva dovuto piegarsi alla fattale pressione, e che consegnò una lettera a Boyer colla quale, autorizzava il Maresciallo Bazaine a fare la pace. Boyer, sarebbe partito immediatamente, perchè Metz non può rpiù tenere la sua posizione. Ma poco dopo la partenza di Boyer l'Imperatrice ,si sarebbe pentita di avere scritto questa letter,a, e mandò un , messo per arrestare, e richiamare Boyer; ma questi non sarebbe stato raggiunto, ed avrebbe perciò continuato la sua strada. (Vegga però il poscritto in fine).

Eccole la triste (per non dir peggio) istoria che si è verificata in questi giorni sul suolo Inglese. Che tutti questi intrighi abbiano origine dal S.r di Bismark è fuori di ogni dubbio, anche pel Governo di qui. Ora, quale ne è lo scopo? Come va, che nel mentre che il S.r di Bismark tratta qui, tratta poi colla repubblica, e col S.r Thiers in Francia? Il mio avviso, è che questa doppia, e contradditoria politica sia messa in opera per minacciare a Tours la controrivoluzione Imperialista, ed all'Imperatrice l'esclusione definitiva dell'Impero, onde ottenere l'accettazione delle condizioni, che egli pone ~alla pace, minaccl1ando ad una parte di conchiudere la pace coll'altra, e di far escludere l'Impero colla convocazione di una nuova assemblea, e di far escludere la Repubblica, mettendo in libertà e nelle mani di Bazaine (del cui imperialismo si è prima assicurato) tutta l'armata Francese. Trovandomi col S.r C.te di Granville il discorso cadde anche su questo soggetto, ed avendolo io interrogato che ne pensasse, egli mi rispose (in discorso affatto confidenziale) che era la politica di intrigo del S.r Bismark, !asciandomi comprendere che gli pareva, che questi cominciasse a perdere un poco la calma, e !asciandomi intravvedere, che egli pure credeva, che la causa, e lo scopo di questo intrigo fosse come io l'ho or ora indicata [sic] secondo la mia opinione. Il S.r Conte non mi celò un senso di disgusto per tutte queste cose, e so da buona fonte, che egli è molto vessato di che questi intrighi si ordiscano sul suolo Inglese. Nè potrebbe essere altrimenti per un Governo onesto il quale in questo momento, e prima ha sempre trattato col Governo di Tours, dappoichè ora in Francia non ve ne è un altro.

26 --DDCtmiénli diplomatici -Serie II · Vol. I.

Così avviene che anche in questa terribile circostanza le divisioni politiche della Francia servono ai suoi nemici.

Alcuni pretendono che il S.r di Bismark voglia provocare la controrivoluzione imperialista in Francia per portare maggiormente l'anarchia in quello sfortunato Paese. Io non credo a ciò, perchè non credo che il S.r Bismark abbia interesse a giungere a questo risultato. Debbo soggiungere, che tutti gli Inglèsi ·che giungono qui dalla Francia affermano, che la ristaurazione dell'Imperialismo vi è ora impossibile. Ma, (e lo dico con gran dolore) che cosa vi è colà di impossibile nello stato anarchico in cui già si trova quella infelice nazione?

Il Governo di Tours conchiuse or ora un imprestito di 10 millioni di lire sterline (franchi 250 millioni) alle seguenti condizioni = All'85 % = coll'interesse del 6 % = redimibile in 30 anni = colla facoltà della restituzione al pari in ogni tempo. -Qui si sono prese dai mutuanti le opinioni dei più valenti legali per sapere se contraendo col Governo di Tours si contrattava sicuramente, e l'opinione fu affermativa. Appena il prestito fu conchiuso fu negoziato un premio, e jer sera aveva il premio del 3 %.

Lascio da parte ogni commento, anche perchè il tempo mi manca, dappoichè mi occupo io solo di tutta la parte politica, e debbo ora farle un rapporto molto esteso, ed una lunga lettera particolare in seguito ad una assai lunga conversazione che ebbi col S.r Gladstone per gli affari di Roma (1).

P. S. -Ho fatto ulteriori 'indagini sul fatto dell'adesione prestata jeri dall'Imperatrice, come ho detto sopra, e mi è risultato, che dnvece la risoluzione definitiva della medesima fu un assoluto rifiuto di accettare le proposte recate da Boyer, il quale sarebbe partito. Avendo visto in questo momento Lord Granville egli mi ha confermato la notizia del rifiuto dell'Imperatrice. Il S.r Conte mi parve soddisfatto di ciò, e diffatto le proposizioni che Le erano fatte non miravano ad altro che a crea-rsi un mezzo per imporre delle condizioni le più onerose possibili alla Francia; e ciò non solo senza giovare alla causa dell'Impero, ma anzi per renderlo ancora più impossibile. Il Daily News d'oggi contiene un comunicato il quale viene dahla ,casa dell'Imperatrice, ed è in questo senso, e concepito in forma molto esplicita, e dura, massime a riguardo del Principe Napoleone che vi è espressamente nominato, e che risulta essere stato messo dalla Imperatrice alla porta.

(l) -Cfr. n. 342. (2) -Cfr. n. 278.
380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1438. Firenze, 27 ottobre 1870, ore 23,15.

L'Autriche se plaint vivement que nous n'ayons pas appuyé à Berlin la

proposition d'armistice; elle dit que la différence entre sa conduite et la notre a été constatée à Berlin à ,son désavantage (2). J'ai répondu au Baron de Kubeck

• d'autant plus que la Prusse s'efforce de faire un distinction entre la démarche italienne et l'autrichienne • (V. Minghetti, n. 3174, sp. 1° novembre, ore 20.30, per. il 2, ore 8,45).

que l'Angleterre avait e n quelque sorte distribué les roles, et qu'·elle nous a fait dire qu'elle comptait sur notre appui p~utot à Tours qu'à BerUn. Cependant, il est évident qu'une proposLtion d'.armi.S!tice n'est pas sérieuse si elle n'est pas faite arux deux belligérants. J e vou.s prie donc ide trouver le moyen de dive ~ M. Thile que nous nous associons ·complètement aux ·considérations humanitaires qui .sont le point de deyart de la proposdtion anglaise et que nous· .serons heureux de la voir acceptée par la Prusse. VeuiHez en meme temp·s dire au Comte

Wimpffen et à Lord Loftus que vous aviez des instructions analogues à celles de leurs Gouvernements.

(l) -Cfr. nn. 466 e 467. (2) -Il Kubeck aveva esposto queste lagnanze al Visconti Venosta su ordine espresso del Beust (telegramma Beust a Kubeck. 26 ottobre, SAW, Poi Arch., XI/76). Il Beust si rallegrò poi della nota Visconti Venosta del 22 ottobre (cfr. n. 324), comunicatagli dal Minghetti.
381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI

T. 1441. Firenze, 27 ottobre 1870, ore 23,25.

Merci de votre télégramme (1). Avant de prendre une décision quelconque sur la candidature, il nous faut absolument connaitre les réponses de l'Autriche et celles de la France. Celles de la Pruss·e et de la Russie nous semblent plutòt froidement évasives que satisfaisantes. Or la France, malgré ses malheurs actuels, restera toujours la plus puissante voisine de l'Italie et de l'Espagne: il faut éviter, surtout à présent, d'avoir l'air de ne pa•s tenir compte de ses dispositions. Il me faut connaìtre en outre exactement l'état des partis espagnols avant de m'engager dans des négociations officielles. Je vous prie de me donner le plus

tot possible des renseignements exacts à cet égard, d'abord par le télégraphe, ensuite par un rapport confidentiel. Faites comprendre au Maréchal Prim et à

M. Sagasta qu'une majorité de 20 ou de 30 voix ne saurait suffire: que, puisqu'un plébiscite est impossible, il faut pour fonder une dynastie 'une majorité réellement imposante: entìn qu'il est impossible de prendre des engagements formels pour le 1•r Novembre, vu l'absence du Roi et du Due d'Aoste. Une fraction du parti modéré et toute la gauche s'opposent en Italie à l'acceptation de la candidature, nous aurons certainement des débats difficiles à notre Parlement. Il ne faut donc pas brusquer les choses, mais les amener avec sagesse au but qu'on désire.

382

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3148. Madrid, 27 ottobre 1870, ore 19,40 (per. ore 0,45 del 28).

Chargé d'Affaires de France vicent de notifi.er à Saga~sta agrément du Gouver

nement français pour Due d'Aoste, respectant toutefois liberté d.u vreu populaire par Cortès.

(l) Cfr. n. 373.

383

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3149. Vienna, 27 ottobre 1870, ore 22 (per. ore 16 del 28).

M. de Beust n'a reçu aucune nouvelle du Quartier Général prussien ni de Tours. Il m'a communiqué un télégramme du Ministre d'Autriche à St Pétersbourg dont le sens nous a paru confus. Le Prince Gortchakov aurait dit que la Prusse désire vivement l'armistice, mais que nonobstant cela la Russie ne veut pas s'associer à la démarche anglaise ni à aucune autre action collective. C'est seulement lorsqu'tun homme d'Etat tel que M. Thiers, ou Bourbaki, serait à la tete du gouvernement que la Russie sortirait de son inaction et ferait une démarche isolée pour obtenir un armistice, sans préjuger du tout les conditions de la paix. M. de Beust m'a lu aussi une dépeche écrite au Comte Appony pour louer et encourager l'Angleterre dans l'initiative qu'elle a prise. Il lui a pourtant télégraphié de veiller à ce que l'Angleterre ne fasse dorénavant aucune démarche isolée pour la paix, et surtout qu'elle ne s'accorde avec la Russie à l'exclusion de l'Italie et de l'Autriche. L'idée de M. de Beust est que l'Angleterre se trouvant en ce moment unie à l'Italie et à l'Autriche, elle doit continuer à agir toujours d'accord avec ces deux puissances. Il vous prie

d'agir dans le meme sens à Londres.

384

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (l)

T. 3152. Vienna, 27 ottobre 1870, ore 17,50 (per. ore 8,05 del 29).

J'ai communiqué à M. de Beust votre circulair4 datée du 22 Octobre (2). Il partage entièrement votre appréciation de l'acte du Pape qui proroge le Concile, et il continue toujours d'exprimer son opinion favorable sur la marche du Gouvernement italien dans la question de Rome.

385

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 685. Berlino, 27 ottobre 1870 (per. il 31).

D'après un article de la Correspondance Provinciale, journal Ministériel, la démarche bien intentionnée de l'Angleterre et appuyée dans une mesure plus ou moins concordante par les autres grandes Puissances, aurait peu de chances

de réussite. Cette tentative ne servirait à rien, si la France ne reconnaissait pas tout d'abord qu'elle doit se soumettre à l'irréparable. Les dernières circulaires de son Gouvernement prouvent combien il est loin encore de ,se piacer au seui point de vue qui puisse amener des négociations sérieuses de paix, et partant un armistice. Le Comte de Bismarck a indiqué quelle est sa manière de voir incontestable, et il n'y a aucun motif de supposer que les faits survenus depuis lors, et les nouveaux succès des armées Allemandes, l'engagent à se départir des exligences didées dans un intéret Nattonal. Dans de telles conjonctures, des négociations pour un simple armistice sont devenues plus difficiles. Si une suspension des hostilités n'impliquait pas des garanties politiques pour la paix future, il faudrait des garanties militaires telles qu'il ne fùt porté aucune

atteinte au résultat prochain auquel on s'attend devant Paris, aussi bien que devant Metz, et camme sur les autres points du théatre de la Guerre. Il est à peine croyable que les détenteurs actuels du pouvoir en France aient changé si promptement d'avis, de manière à reconnaitre le bien fondé, et la nécessité des demandes de l'Allemagne.

Le Gouvernement à Tours, a profité, il est vrai, de la circonstance pour ouvrir de nouveaux pour-parlers, et le choix de M. Thiers laisserait supposer qu'on s'est au moins convaincu de l'impossibilité de maintenir tout ce qui avait été énoncé récemment par M. Jules Favre. Il faut cependant attendre de savoir dans quelle mesure le Gouvernement provisoire est autorisé et pret à reconnaitre la force des faits accomplis, en méme temps que les exigences qui en dérivent, et à souscrire aux conditions d'un armistice, lesquelles donnent au Cabinet de Berlin la sùreté que le pr<ix bien mérité de la paix ne puisse pas tourner en déception. De son còté, le journal officieux de la Norddeutsche Allgemeine Zeitung déduit d'un article de la Patrie du 21 Octobre, la nécessité de l'entrée des troupes Allemandes à Paris pour inspirer de plus en plus aux Français la conviction de leurs défaites.

Ces publications faites évidemment en suite du mot d'ordre du Chancelier Fédéral, ne manquent pas certainement d'intéret, et elles viennent à l'appui de ce que j'ai mandé parma dépéche N. 682 (1).

La Correspondance Provinciale avait annoncé vers la mi-Octobre que l'action

décisive contre Paris commencerait dans les derniers jours de la semaine courante.

Ce méme journal dit aujourd'hui qu'il faut s'attendre à quelque retard pro

venant uniquement des difficultés inhérentes à cette opération, mais qu'il n'est

occasionné par aucun motif politique. «Le but, ajoute-t-il, d'une guerre vic

torieuse contre la France, ne peut étre que Paris: là seulement nous trouverons

une consécration de notre vktoire, et les garanties de la paix. Nos Généraux ont

tout préparé pour réduire le dernier boulevard de l'ennemi. Aussitòt qu'on

viendra à l'attaque, un prompt et efficace résultat couronnera certainement cette

dernière grande entreprise, et par conséquent tous les efforts de la Guerre».

Je ne sais s'il faut prendre à la lettre un tel langage, car c'est un calcul assez

indiqué de hausser plutòt que de baisser le ton au moment où des pourparlers

vont s'ouvrir à Versailles. Peut-étre qu'il y a un minimum derrière le maximum

des exigences. L'idée entre autres de réclamer Metz semble perdre du terrain

sinon dans les régions militaires, du moins dans l'opinion publique, qui ne s'arrete pas seulement aux convenances stratégiques. Qui sait si on ne verrait pas ici une compensation suffisante pour un désistement d'une partie de la Lorraine, dans l'acquisition du Luxembourg avec l'assentiment des Puissances garantes?

Il sera dans tous les cas nécessaire d'une grande habileté pour amener graduellement le Gouvernement Français à un armistice qui soit une première étape vers la paix, par un consentement préalable à une rectificahon des frontières. Il serait utile aussi qu'il se trouvat un intermédiaire habile entre M. Thiers et le Comte de Bismarck, pour adoucir les aspérités, et modérer au besoin des prétentions trop absolues. Je sais que Lord Loftus a écrit en voie particulière

8. Lord Granville pour lui suggérer cette idée. A cet effet on pourrait envoyer à Versailles ou l'Ambassadeur Britannique près cette Cour, ou quelque autre homme d'Etat Anglais. J'ai peine à croire que cette combinaison serait goùtée par le Chancelier Fédéral, qui manifeste une certaine répugnance à une immixtion directe de la diplomatie étrangère entre les belligérants.

Le corps d'armée du Général de Werder, eprès avoir repoussé le 22 de ce mois de Rioz et d'Etuz au delà du fleuve Oignon vers Besançon des régiments Français commandés par le Général Cambriels, poursuit sa marche dans la direction de Dòle ou se trouverait Garibaldi avec ses volontaires.

P. S. -Une dépéche du Roi à la Reine annonce la capitulation de Metz, sans indiquer à quelles conditions. Ainsi se confirme ce que je mandais depuis quelques jours à V. E.

(l) -Cfr. anche il r. Minghetti 27 ottobre n. prot. 22, sullo stesso argomento., ed. integralmente in LV 17, p. 88, salvo l'omissione di .pienamente • fra • mostrò • e • persuaso •· (2) -Cfr. n. 321.

(l) Cfr. n. 365.

386

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 686 (1). Berlino, 27 ottobre 1870 (per. il 31).

Ignorant si M. Paget aura communiqué à V. E. la note adres,sée en date du 20 de ce mois par Lord Granville à l'Ambassadeur Britannique à Berlin, j'ai l'honneur d'en transmettre ci-joint une copie (2). Son contenu est remarquable à plus d'un titre, notamment en ce qu'il reconnait la justice de la Guerre faite par l'Allemagne pour repousser l'invasion Française, et le droit d'une Grande Nation de régler elle-meme tout ce qui tient à son développement mtérieur.

Plusieurs de mes collègues, ceux nommément des Grandes Puissances, m'ont interpellé sur l'attitude de l'Italie dans la phase actuelle. Je me suis borné à répondre que nous avions appuyé auprès du Gouvernement Français la proposition Anglaise, et que j'en avais donné avis au Cabinet de Berlin, qui ne pouvait mettre en doute combien nous nous Interessions au rétablissement de la paix.

(l) -Nell'originale il numero di protocollo è erroneamente 685. (2) -Non pubblicata: cfr. n. 312.
387

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 90-91)

R. 146. Londra, 27 ottobre 1870 (per. il 31).

Cogliendo una favorevole occasione ho fatto .parola già da alcuni giorni al Signor Conte Granville del contenuto nella di Lei Circolare del 14 corrente relativa alla piena libertà che ha il Pontefice anche di allontanarsi da Roma (1).

* Sebbene la detta Circolare non contenesse l'incarico di darne lettura pure, ciò parendomi che qui potesse essere utile, mi sono arbitrato di leggerla al Signor Conte* (2) d1cendogli però ·che non av~ndo avuto J.'or:dine di ciò fare lo pregavo di ritenere questa lettura come una verbale comunicazione. Sua Signoria mi parve ascoltasse questa lettura (3) con interesse, ma nul•l1a soggiunse alila medesima. * Essa mi osservò di poi che dopo l'occupazione di Roma per la parte nostra gli pareva che fosse entrata troppa gente appartenente alla classe dei tristi e degli uomini di bassa lega.

Risposi a Sua Signoria ch'io non avevo ragione di credere che molta gente di qu~sto genere fosse entrata _in Roma a quell'epoca; che •per altra parte non sarebbe stato •possibile in diritto ed in fatto lo scevrare alle porte di Roma, e massime in quei momenti, chi vi dovesse e potesse entrare e chi no; che la gente di codesta tempra non era entrata dopo di noi, ma che ve l'avevamo noi stessi in gran numero trovata. A tal fine dissi al Signor Conte come parecchie centinaia della feccia della città e della campagna fosse, prima della nostra entrata, stata armata dallo stesso Governo Pontificio, onde tenere il popolo in freno e non impegnare gli Zuavi in quest'ufficio nel mentre dovevano combattere. Gli dissi che noi vi avevamo trovati a centinaia i renitenti alla leva militare ed i disertori del nostro esercito che eransi colà recati come in luogo di sicurtà e come noi vi avessimo •pure trovato in gran numero condannati per delitti anche assai gravi e moltissimi altri soggetti a processi criminali, i quali in quel territorio avevano trovato il mezzo sicuro di sfuggire all'azione della legge e dei Tribunali. Soggiunsi che ora queglino stessi che avevano fatto tutto ciò imputavano al Governo Italiano che in Roma vi fosse della canaglia, come il Signor Conte l'aveva giustamente cpiamata. Soggiunsi a Sua Signoria che anzi un gran numero d'arresti si erano fatti dopo la nostra entrata in Roma e che molti di quegli uomini si erano pure consegnati spontaneamente, e che ora vi era in Roma una sicurezza ed una tranquillità non minore di quella che si aveva nelle altre città d'Italia non ostante tutte le 'provocazioni passate e presenti subite da quelle popolazioni che davano segno d'una modt>razione e d'una temperanza

ammirabile.

Mi d?mandò poi Sua Signoria se fosse vero che le .persone che volevano andare al Vaticano ne fossero dalle nostre truppe respinte. Respinsi io stesso con qualche vivacità una simile imputazione che sapeva essere stata fatta dai giornali clericali e reazionari anche in Inghilterra, fra' quali citai H giJornale settimanale

Tablet il quale esce notoriamente sotto gli auspicì di Monsignor Manning Arcivescovo di Westminster. Dissi che que' giornali erano ogni giorno ripieni d'impudenti menzogne e di calunnie, che mi pareva fossero ormai la sola arma di quel partito e ch'io teneva per certo che il Pontefice non si doveva compiacere di avere difensori di questa tempra * (1).

Citai a Sua Signoria in prova della pienissima libertà che il Pontefice, i Cardinali i preti ed i monaci godono in Roma, la Circolare stessa di cui gli avevo dato lettura, l'offerta fatta al Pontefice acciocchè potesse avere Posta, telegrafo e Corrieri alla .sua sola dipendenza (2); l'ordine dato dal Governo che i soldati chiesti dal Pontefice pel Vaticano dipendessero pienamente (3) dai suoi ordini; l'assicurazione data al Pontefice che Sua Santità ( 4) e i Cardinali potevano colla massima sicurtà (5) recarsi colle loro carrozze in Roma * ove non avrebbero ricevuto che segni di rispetto * (6); la sicurezza e la libertà (7) colla quale e preti e frati giravano in Roma (8). Soggiunsi al Signor Conte che giornali sommamente ostili al Governo Italiano erano liberamente (9) stampati, pubblicati e letti in Roma e che or (10) ora alle porte delle Chiese di Roma ed anche in altre Città del Regno (11) *·era stata affilssa liberamente e rimaneva tuttora *

* I fatti erano dunque pienamente d'accordo colle dichiarazioni ripetutamente emesse dal Re e dal suo Governo, le quali erano dettate non solo dal sentimento del rispetto alla religione di tutta la Nazione ed al suo Capo ma ben anco dal sentimento della dignità propria del Governo e del suo vero ed evidentissimo interesse* (13).

Per ultimo dissi a Sua Signoria che le cose si trovavano in Roma in uno stato *molto* (14) singoLa,re, :poichè, nel: mentre .il Governo di·chiarava e manteneva nel fatto al Pontefice ed a tutto ciò che al medesimo si attiene la più grande, ·la [più assoluta ilibertà (15), per il'aHra parte si faceva ogni sforzo, e J>i preferiva di aJssoggettarsi volontariamente (16) a molte privazioni *e d~ non usare della Hbertà che in :fiatto si aveva larghi,sstma * (14) per poter comparire presso le popolazioni Cattoliche lontane di. non essere Ii:beri.

Conclusi *però* (14) as·sicurando Sua Signoria ,che neppure questo sistema, ch'io abbandonava al suo giudizio, avrebbe valso ad allontanare d'un punto il Governo del Re dal suo fermo proposito di mantenere al Pontefice la più grande (17) 1ndipendenza e libertà e che i.l G9verno s,tesso :poteva essere certo

di venire secondato da tutte le popolazioni, le quali sapevano benissimo il perchè di quella resistenza passiva e che certo non erano disposte a favorirla. Sua Signoria mi disse che il Governo faceva molto bene a lasciare una larga libertà al Pontefice ed a tutto ciò che alle cose religiose si riferiva.

(l) -Cfr. n. 255. In LV • contenuto della circolare·» e • per allontanarsi». (2) -Omesso in LV e sostituito da: • Ho creduto utile di dar lettura di quel documento al conte Granville ». (3) -• Ascoltare la, LV. E prima «ritenere quella lettura •.

(12) affissa pubblkamente senza 'che il Governo vi badasse e 'che alcuno vi facesse insulto la stessa Enciclica del Pontefice che prorogava il Concilio sebbene vi ridondassero frasi ed accuse sommamente offensive al Governo.

(l) -Tutto il brano tra asterischi è stato omesso in LV, e sostituito dalla frase generica: , Esso mi fece di poi alcune osservazioni sulle condizioni interne di Roma, dalle quali osservazioni mi accorsi che S. E. ne aveva un'ùnpressione poco favorevole •. Il brano successivo comincia in LV con le parole c Rispondendo a S. B.•. (2) -c A sua disposizione. LV. E prima «telegrafi •. (3) -c In tutto » LV. (4) -c Esso • LV. (5) -c Sicurezza • LV. (6) -Omesso in LV. E • colla loro carrozza •. (7) -c La sicurtà • LV. (8) -• Preti e frati giravano per la città • LV. (9) -«Pubblicamente • LV. (10) -c Anche • LV. (11) -c Delle chiese di quella, nonchè di altre città del Regno • LV. (12) -c Rùnaneva • LV. (13) -Periodo omesso in LV. (14) -Omesso in LV. (15) -Forma modificata in LV. (16) -c Gratuitamente • LV. (17) -c Larga • LV.
388

L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 91-92)

R. 207. Carlsruhe, 27 ottobre 1870 (per. il 1 novembre).

Mi procurai ieri un'udienza presso il Signor di Pfeuffer per tenergli proposito di quanto l'E. V. si compiacque di manifestarmi nella sua circolare del 22 volgente mese (1), relativa alla Bolla pontificale che sospende le sedute del Concilio Vaticano.

Reputai mio dovere di rappresentare al Governo granducale in termini precisi e formali quanto poco fondata era la tema nutrita dal Santo Padre ·Che il Concilio, a cagione del nuovo ordine di cose stabilitosi in Roma, non sarebbe per godere più l'intera libertà, di cui finora trovassi in possesso. Non mi son fatto :punto scrupolo di notare questa nuova dichiarazione papale come un'accusa immeritata diretta contro il Governo di Sua Maestà in una maniera cotanto palese e solenne.

La lettera apostolica, affissa alle maggiori Basiliche della città, rispettata dall'Autorità civile e dalla cittadinanza, provava di per sè stessa quanto insus_ sistente era il lamento sollevato dal Papa per rispetto alla supposta mancanza di libertà. Sua Beatitudine potrà a sua posta accumulare accusa ad accusa, ma non avrà mai la forza di farci deviare dalla nostra irreprensibile condotta, che s'inspira alla più larga libertà, e che alla libera accusa risponde sempre con più libera difesa. Non sono d'altronde fatti quelli che formano il punto d'appoggio dei lamenti di Sua Santità, ma pure supposizioni, vaghi timori e dubbii mal definiti: così fu per le poste e per i telegrafi, e la stessa cosa s'avvera per le sedute del Concilio. *In tutto questo incomodo e disgustoso cercare di argomenti per porci dal lato del torto, i Consiglieri del Vaticano richiamano alla mente il lupo della favola, il quale, per attaccar briga ,con l'agnello, gli rimproverava d'intorbidar l'acqua, maLgrado ch'esso si trovasse dalla parte superiore della corrente * (2).

Il Signor di Pfeuffer à preso nota della mia comunicazione; e mi à poscia detto che, a parer suo, l'asserzione contenuta nella lettera papale non era se non uno dei tanti pretesti, di cui la Curia Romana non usò mai con parsimonia.

* E dell'apologo esopiano, ricordato di sopra, à preso davvero gusto, dappoichè trovava l'analogia acconcia al subbietto * (3). Intanto à fatto voti che Sua Santità dando retta a più saggi consigli, trovi modo di comporsi con l'Italia, la quale non si mostra meno sollecita di tutta Europa a de,siderare la pace della Chiesa e dello Stato.

(l) -Cfr. n. 321. (2) -Il periodo tra asterischi è stato omesso in LV. (3) -Omesso in LV.
389

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 25. Vienna, 27 ottobre 1870.

Ti ringrazio assaissimo della tua lettera del 23 (1), la quale mi recò moltissima luce sopra tante cose che io non mi spiegava. Da essa veggo che la massima probabilità è per le nuove elezioni. Di qui mi è impossibile giudicare su questa materia, la quale dipende tutta dallo stato dell'opinione publica. Ma supponendo la cosa decisa, è d'uopo che in un modo o nell'altro il governo chiarisca i suoi pensieri .su Roma. Io non darei publicità allo schema prima della riunione del Parlamento, per due ragioni. La prima è ,che una serie di articoli di tal genere porge occasione a una infinità di obbiezzioni e di dubbii che poi nella discussione si risolvono, ma che, non potendo il governo far polemiche con tutti i giornali, perturberebbero forse l'opera elettorale. La seconda ragione :~ che di qui a quell'epoca, qualche particolare potrebbe dover essere cambiato per mutamento delle circostanze, e non bisogna toglierne a se medesimi la facoltà. Sarà però necessario che il Governo ponga alcuni punti in chiaro e non gli può mancare occasione, sia con una circolare ai Prefetti, sia con altro mezzo. E questi punti son quelli che risultano dalla tua circolare del 18 (2) ai ministri all'estero, cioè.

Fine del governo temporale del Papa

Trasferimento della capitale a Roma

Guarentigie della indipendenza e libertà del Pontefice, senza che per esse vengano menomati i diritti e la libertà dei cittadini sanciti dallo Statuto.

Separazione dello Stato dalla Chiesa, e libertà ad essa accordata.

Alle quali ne aggiungerei anche un altra cioè abolizione della personalità

civile delle corporazioni religiose, e fine della mano morta. Con queste poche idee e semplici, il vostro programma sarà bastevole perchè gli elettori possano pronunziarsi con cognizione di causa.

Un punto che da qualche mese rimane nell'obhlio. e che bisogna risuscitare è la questione finanziaria. Bisogna dir chiaro se il bilancio 1871 sarà riproposto col pareggio, dico col pareggio come lo intendeva il Sella, o se nò quali altri mezzi saranno da adottarsi.

E finalmente vi è un ultimo punto, al quale bisognerà rivolgere lo sguardo, ed è il discentramento (3). L'idea è nostra ab antico; al solito la sinistra l'ha accaparrata falsificandola. Ma è certo che a Roma bisognerà portare il meno possibile di affari e !asciarne il più possibile alle amministrazioni, locali -E qui, e nella Nord-Deutsche-Bund (oramai solo Deutsche Bund) vi è da studiare, e me ne sono alquanto occupato.

Ma veramente è soverchio che io venga a darvi dei consigli. Se non che

code,ste mie lettere le riguardo sempre come una intima conversazione alla

vista, e tu me ne avrai per iscusato.

Ora mi compiaccio particolarmente di ciò che tu abbia approvato il mio concetto, di far conoscere in via confidenziale i punti capitali dello schema papale, alle potenze, sopratutto cattoliche, e, senza chiedere troppo precise determinazioni, sforzarci però di averne un a.ssenso che le impegni per l'avvenire, e che restringa e limiti la futura azione diplomatica su questa materia. Io ripeto ciò che ciò [sic] ti scrissi; ho gran fiducia di riuscirvi, e l'esempio dell'Austria dovrebbe esercitare grande influsso su tutti gli altri.

Nella tua lettera tu mi parli della mia persona, e quindi ne prendo corraggio a parlarne io pure, cosa che mi peritava di fare. Nella ipotesi prima, cioè della riconvocazione del Parlamento alla metà di Novembre come si assicurava; il mio compito era semplicissimo: venire alla Camera, prender parte ai lavori dell'ultima e breve sessione della presente legislatura, e finita questa decidermi allora, se mi convenisse rimanere nella carriera diplomatica, o ripresentarmi ai miei elettori. Imperocchè se è possibile e ragionevole accettare una missione straordinaria, rimanendo deputato, non è possibile congiungere 'in guisa. stabile le due qualità, diplomatica e parlamentare. Ora se la vecchia Camera è sciolta, e se ne riconvoca una nuova, evidentemente quella decisione che poteva differirsi, mi è imposta in un tempo molto più breve, anzi prossimissimo. Probabilmente mi deciderò di lasciare la diplomazia, e di restare alla Camera: nulladimeno vorrei che tu mi permettessi di fare una corsa a Firenze. Essa è possibile senza per nulla recar nocumento al servizio che debbo prestar qui, anzi. a mio avviso avrebbe dei vantaggi pel servizio medesimo. Io suppongo che le elezioni si facciano nella s-econda metà di Novembre e che la Camera si raduni ai primi di Decembre. Il mio disegno sarebbe pertanto (col tuo permesso) di partir di qui il 5 o il 6 e di venire una settimana in Italia. E durante la mia dimora costà, tu mi daresti lo schema delle guarentigie papali con tutte le istruzioni, che mi debbono servir·e allo scopo desiderato. Inoltre potrei avere con Sella una conferenza nella quale fossero stabilite le massime e i punti principali per la liquidazione di tutte ·le vertenze finanziarie (1). Codeste ,dJue 'COse, e 1la S•econda sopratutto sono assai difficili a farsi per iscritto. Una conversazione di poche ore vale più che un volume. Ciò fatto, io tornerei a Vienna prima della metà di Novembre, e nei quindici o venti giorni che rimarrebbero sino alla convocazione del Parlamento, potrei dar termine ad entrambe le commissioni; e se vi riuscissi bene, avrei colla mia cos-cienza intera pace, e porrei fine alla mia missione.

Io ti prego pertanto di voler considerare codesta mia proposta attentamente;

·e se ti sembra ragionevole, e se anche il Sella crede utile che ci intendiamo a voce per finire questa lunga e rincrescevole questione che nel momento presente può comporsi con dignità e vantaggio delle due parti, .piacciati di telegrafarmi, affi.nchè io abbia agio di preparare la mia partenza. Naturalmente rispetto al tempo mi rimetto alla tua convenienza: ma se le elezioni sono nella seconda metà di Novembre, è necessario che alquanto prima io abbia deciso, e parlato ai miei elettori. Il motivo poi da darsi in pascolo al pubblico, se pur ce n'è bisogno, starebbe appunto ne.Ue questioni finanziarie da risolvere senza indugio.

Ora che ti ho parlato di me, faccio fine ecc.

(l) -Cfr. n. 338. (2) -Cfr. n. 282. (3) -Cfr. anche Minghetti a Pasolini. 22 ottobre (Carteggio tra Marco Minghetti e Giuseppe Paso!ini, a cura di G. PAsoLrNr, IV, Torino, 1930. p. 195).

(l) Cfr. nn. 134, 150, 234.

390

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1443. Firenze, 28 ottobre 1870, ore 16,30.

Vous savez déjà que le Gouvernement Espagnol s'est chargé lui-meme de sonder les dispositions des principaux cabinets de l'Europe relativement à la candidature du due d'Aoste. Cerruti mande de Madrid et Montemar confirme, que la réponse du Gouvernement français a été favorable. Cependant, je mets un tel prix à ne pas m'engager officiellement dans cette affaire sans etre sur des dispositions de la France, que je vous prie de faire vous meme une démarche confidentielle. Vous pourrez dire au membre du Gouvernement Français qui vous paraitra le plus influent, que le Gouvernement Italien n'a voulu prendre aucun engagement vis-à-vis de l'Espagne avant de s'assurer de l'adhésion de l'Europe: que nous n'avons pas meme voulu faire des démarches directes, car l'Italie rendrait un service à l'Espagne, et ne recherche aucun intéret particulier pour elle-meme. Nous faisons toutefois une exception pour la France. Voisine de l'Italie et de il'Espagne, la France pourrait ne pas etre indifférente au choix du Roi d'Espagne. Nous désirons donc avant tout nous assurer et pouvoir constater au besoin que les trois puissances latines qui commandent la Méditerranée ont procédé d'accord dans cette occasion. Il va sans dire qu'outre l'adhésion de

l'Europe nous exigerons une manifestation indiscutable de la volonté de l'Espagne en faveur du due d'Aoste.

391

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1444. Firenze, 28 ottobre 1870, ore 22,30.

Nous n'avons pas encore de nouvelles des décisions de la Prusse. Thiers

est parti aujourd'hui pour Paris. Nous avons appuyé vivement et avec succès à Tours la proposition anglaise et nous avons meme fait quelques démarches à Berlin dans ce sens. En communiquant cela à Lord Granville veuillez lui dire

que l'Angleterre peut compter toujours sur nous pour continuer ses efforts en faveur de la paix. M. de Beust a dit à M. Minghetti que l'Angleterre se trouvant dans ce moment unie à l'Italie et à l'Autriche devrait continuer à agir toujours d'accord avec ces deux puissances. Il nous a prié d'agir dans ce sens à Londres. Il serait en effet regrettable que l'accord existant en germe entre les puissances neutres ne continue pas à se maintenir pour les phases ultérieures des négociations.

392

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1446. Firenze, 28 ottobre 1870, ore 23,20.

Courrier arrivé ce soir. Je vous remercie de vos intéres,santes dépeches et lettres particulières (1). J'approuve tout à fait votre conduite et votre langage.

(l) Cfr. la nota l a pag. 308.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

D. 382. Firenze, 28 ottobre 1870.

Dalle principali Prefetture del Regno sono giunti al Ministero dell'Interno rapporti dai quali risulta che i Consolati francesi danno passaporti ai giovani italiani che cercano di andare ad arruolarsi in Francia. Tale condotta per parte delle autorità consolari estere in Italia, è non solo contraria alle leggi in vigore nel Regno, ma ben anco .in opposizione coi principi generali del diritto internazionale accettati in tutti i paesi. Ed infatti i prefetti vivamente si lagnano di vedere per tal guisa incagliata la sorveglianza che, per mantenere il rispetto alle leggi, essi sono tenuti ad esercitare. È accaduto che fra gli individui che cercavano di passare all'estero mediante le facilitazioni somministrate dai Consolati francesi, e che furono invece impediti di partire dagli agenti della forza

pubblica, si trovarono persone ricercate dalla giustizia. La massima parte poi di costoro sono vincolati dal servizio militare ·in patria o come inscritti di leva

o come soldati di seconda categoria, e non pochi sono figli di famiglie le quali si rivolgono alle autorità ed anche a questo Ministero perchè ne sia impedita la partenza od ottenuto il rimpatrio.

Non è mestieri che io le faccia notare, Signor Ministro, l'urgenza e la necessità che abbia prontamente a cessare uno stato di cose il quale è sorgente per noi di non 'lievi difficoltà interne, quand'anche si voglia prescindere da quelle che in seguito potrebbero nascere nei rapporti internaz.ionali dell'Italia colla Germania. Il Governo del Re ha il dovere di mantenere il rispetto delle leggi, né può quindi permettere che la violazione di quelle relative alla leva ed al servizio militare, e di quelle che concernono l'ordine stesso delle famiglie, sia agevolata dalla cooperazione illegale di autorità estere. Perciò, prego la Srgnoria Vostra di voler esporre alla Delegazione del Governo di Tours questa condizione di cose, che, quando sia conosciuta dalla medesima, le farà certamente comprendere la necessità di dare immediatamente istruzioni agli agenti francesi in Italia nel senso che abbiano ad •astenersi da atti, i quali, senza essere di vantaggio per la Francia, turbano le relazioni internazionali. Nel momento in cui tutti gli stati neutrali si adoperano alacremente perchè abbiano a cessare le ostilità tra la Francia e la Germania, l'Italia sembrerebbe agire in modo meno conforme allo scopo della sua politica, se colla propria condotta lasciasse supporre di non voler impedire atti contrari all'intento che si propone.

394

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 687. Berlino, 28 ottobre 1870 (per. il l novembre).

Dans mon entrevue d'aujourd'hui avec le Secrétaire d'Etat, il a été parlé de la capitulation de Metz. Il n'avait aucuns détails, autres que ceux contenus

dans le télégramme du Roi à la Reine sur ce fait important. Les forteresse·s regorgent déjà de prisonniers, rien n'avait encore été décidé pour l'internement d'une armée évaluée à 150.000 hommes. On ne saurait d'un autre c6té laisser dans cette piace une vingtaine de mille blessés ou malades, car il règne parmi eux le typhus, qui ferait alors aussi des ravages dans la garnison Prussienne. D'après l'avis de M. Thile, la reddition de Metz rendant disponible une nombreuse armée Allemande qui pourra, ou renforcer le siège de Paris, ou opérer dans d'autres directions pour empecher toute organisation de résistance, on devrait croire que nous touchons à la fin de cette campagne. « A moins donc, ajoutait S. E., que la folie ne prédomine en France sur la raison, on devra comprendre la nécessité d'une prompte conclusion de la paix ».

M. de Thile n'avait pas encore reçu l'avis de l'arrivée de M. Thiers à Versailles, ni aucune indication sur Ies dispositions au Quartier Général. Je ne suis donc pas à meme de mander encore quoique ce soit à cet égard. II est seulement permis de se demander si le dernier et grave échec subi à Metz donnera au Gouvernement provisoire et à la nation le sentiment de son impuissance. M. de Thile lui meme parait croire que la France, notamment dans le midi, a encore les moyens de préparer une vigoureuse défense en enrégimentant de nombreux volontaires, absolument comme la Prusse en 1813. Il oublie toutefois que la comparaisQIIl peche par la base. La Landwehr à ,cette époque n'aurait pas été en mesure de preter de si utiles .servkes, si elle n'avait pas trouvé à sa formation des cadres d'officiers de carrière, et non improvisés ainsi qu'on devrait le faire aujourd'hui en France.

D'autre part, il est également le cas de poser la question, si le Cabinet de Berlin et ses alliés, après ce succès signalé, ne tiendront pas plus haute encore la dragée à un ennemi aux abois. Sous ce rapport il est regrettable que la démarche dont l'Angleterre a pris l'initiative, coi:ncide avec la capitulation de Metz. J'ai appris à cet égard par M. de Thile que la Russie ne se montrait pas d'accord avec l'Angleterre sur l'opportunité de cette démarche, à laquelle le Cabinet de Saint Pétersbourg ne s'est associé qu'auprès du Gouvernement Français.

La Correspondance de Berlin d'hier contenait l'entrefilet suivant: « on assure qu'il se pourrait que l'Empereur Napoléon III, dont la santé exige un climat plus doux, quittat en Novembre Wilhelmshcehe pour l'ìle d'Elbe ». M. de Thile en contestant à cette feuille toute attache ministérielle, m'a donné l'assurance qu'il ne savait pas le premier mot d'une pareille nouvelle.

395

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in L V 17, pp. 93-94)

R. 1289. Tours, 28 ottobre 1870 (per. il 2 novembre).

Mi pervenne regolarmente la circolare che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi in data del 18 corrente (l) e che annunzia il voto solennemente emesso dalle popolazioni delle provincie romane per l'annessione di Roma e del suo territorio alla Monarchia costituzionale di S. M. il Re Vittorio Emanuele e de' suoi di

scendenti.

L' E. V. già conosce dalle mie precedenti relazioni, nelle quali resi conto delle conversazioni da me avute col Signor Giulio Favre prima, e poscia col Signor Crémieux, nonchè dal linguaggio tenuto a S. M. il Re ed al Suo Governo dal Signor Senard, Rappresentante della Francia a Firenze, con quale simpatica e premurosa approvazione il Governo francese abbia accolto la notizia della riunione delle Provincie romane alla comune patria italiana, riunione ora confermata con libero e solenne plebiscito. In conformità delle istruz.ioni che l'E. V. m'impartì colla circolare ora citata, ebbi cura di dare al Conte di Chaudordy, Delegato del Ministero degli Affari Esteri di Francia, comunicazione del contenuto della circolare stessa e di assicurare ad un tempo il Governo francese che il Santo Padre è oggetto in Roma dei più rispettosi riguardi per parte delle Autorità Regie e delle popolazioni, e che V'i gode della più intera libertà per l'esercizio della sua suprema autorità ecclesiastica e delle sue funzioni religiose.

Il Conte di Chaudordy mi ringraziò di questa comunicazione.

(l) Cfr. n. 282.

396

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE S. N. Nizza, 28 ottobre 1870 (per. il 31).

Stamattina, a causa del cattivo tempo è stato obbligato a riparare in questo porto il Vapore Francese l'Evénement. Desso ha la destinazione di Marsiglia e proviene da Livorno e da Bastia ove imbal'cò volontarj tos·cani e Corsi e guardie mobili. I volontarj toscani, a quanto mi viene riferito, volevano sbarca·re a Nizza, ma il Capitano del vapore non lo permise per non perdere il prezzo del loro trasporto che gli viene soltanto pagato allo sbarco di tali volontarj in Marsiglia. Questi volontarj toscani dunque non viaggiano a spese proprie, ma a spese dl qualche comitato repubblicano, il quale deve avere aperto in Livorno ed in altri siti, degli Uffizj d'arruolamento. Questo fatto sembrami possa bastar·e al Regio Governo per investigare e provvedere, se stima, che occorra.

Mi è stato riferito che oggi, o domani, debba tenersi una segreta conveniìcola di Mazziniani in Mentone; tento se posso procurarmene qualche preciso ragguaglio.

Avrà ricevuto •l'E. V., senza rapporto di accompagnamento, due ritagli di giornali, l'uno, ·intitolato Garibaldi et l'Italie, della Liberté, e l'altro il primo proclama dell'ultimo Prefetto Signor Dufraisse, ritagli che entro una busta ho impostato il 23 corrente.

Come era a pre_vedersi, tl Duomvirato di Prefetti del Signor Blache e del Signor Dufraisse non poteva durare; quindi il titolo di Prefetto delle Alpi Marittime è rimasto al solo Signor Dufraisse, ed il Signor Blache, nello spogliarsi della carica di Prefetto, ha assunto quella di Commissario della Difesa Nazionale (1).

Il Signor Dufraisse mostra di avere il buon senso che mancava al Signor

Baragnon, e di essere di principii repubblicani moderati.

Molti Nizzardi che intimoriti dalle minaccie !dell'ex Prefetto Baragnon

aveveno [sic] emigrato, sono qui ritornati.

Il sentimento Italiano ha preso negli ultimi tempi tale sviluppo, che ho udito dei Francesi di altre provincie considerarsi a Nizza come all'Estero, e taluni altri, che abitavano questa città, dirmi volere trasportare altrove la loro dimora pella dispiacenza che provano a vivere in una città, in cui i francesi sono tanto malevisi.

Benchè io senta persone di sentimenti italiani dolersi che i loro voti non

trovino nel Governo del Re quell'appoggio che vorrebbero, tuttavia non poche

di queste, scambiando i loro desiderj per realtà, quasi a.c;sicurano che fra pochi

mesi Nizza avrà fatto ritorno alla sua Madre Patria, l'Italia.

Partono quasi giornalmente drappelli, non dirò di buoni soldati, ma di

raccogliaticci armati, per l'interno della Francia.

Nizza ·continua ad essere tranquilla per 1la mancanza degli elementi [pro

pensi] a dtsol"dini •Che abbondano in !Jione ed .in Marsi~lia, sulle quali città non

ispetta a me il riferire.

P. S. -È imminente la pubblicazione in Nizza di un giornale in lingua italiana intitolato Il Dritto Nizzardo.

(l) Cfr. vari tel. Dufraisse alla Delegazione a Tours (Interni), dal 26 ottobre, Enquéte parlementaire, vol. cit., p. 43 .;gg.

397

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 16)

L. P. Madrid, 28 ottobre 1870.

Le scrivo di volo un quarto d'ora prima della partenza del corriere, e Le accuso ricevuta del suo telegramma della notte scorsa (1),

Non ho ancora potuto vedere Prim per dirgli che V. E. non può assolutamente dare un riscontro per il 1° del prossimo Novembre. Ma lo vedrò questa sera o domani mattina per tempo. Ho veduto Sagasta, ma non volli parlargliene prima di conferire con Prim.

Ella •mt dice che una maggioranza di venti o trenta voti non sarebbe ravvisata sufficiente, ma di qual maggioranza intende Ella a parlare? Vi sono varie maggioranze e specialmente le seguenti:

l) Maggioranza nella totalità dei membri delle Cortes.

2) Maggioranza nel partito monarchico.

3) Maggioranza a fronte degli altri concorrenti o candidati.

La prima maggioranza sarebbe costituita da voti 178, cioè la metà più uno dei 355 rappresentanti della Nazione in plenum. Si è questa maggioranza

che la legge di elezione monarchica ha fissato come valevole per nommare un Sovrano. Ma è ben probabiJ.e ·che il gi:orno della definitiva votazione manchino molti membri delle Corte.s impediti da malattia, da .circostanze di famiglia o da combinazioni politiche; sempre però sarà indispensabile di ottenere 178 vot!L per eleggere il Monarca; ed Ella comprende quanto sia. difficile il radunare sulla testa d'un candidato una tale maggioranza. Come •già le dissi con mio Rapporto Ufficiale delli 11 giugno di quest'anno Politica N. 97, questo numero di 178 voti non è rigorosamente una cifra fissa, e ·supponendo che il giorno della elezione la Spagna non avesse che 340 Rappresentanti legal11, il numero di 171 basterebbe per •stabilire la maggioranza.

Ora se V. E. intende che a questa maggioranza debba aggiungersi una cifra addizionale di 30 o 40 voti non esito a dirle che ogni elezione è impossibile.

La seconda i'Haggioranza, quella che dovrebbe trionfare nella ceTchia del solo partito monarchico deve stabilirsi su di una cifra dalla quale siasi già sottratta la falange repubblicana, cioè 70 circa Rappresentanti.

Rimarrebbero dunque 285 Depuiati monarchici, -cioè quelli che in base all'art. 33 della Costituzione vogliono un Re. In questa entità sono collocati gli Alfonsisti, gli Isabellini (questi ultimi quasi scomparsi dopo l'abdicazione) i Montpensieristi, ~~ CarUsti e gli Esparteristi. Ma se noi su questa cifra possiamo ottenere i 190 voti presagiti da Sagasta avremmo la metà più 42 del Partito Monarchico.

La terza maggioranza, che chiamerò maggioranza di concorrenza può delinearsi fin d'ora come segue :

Nella prima votazione: Principe Alfonso 60 voti -Montpensier 80 -D. Carlos 14 -Espartero 16 -Voti Repubblicani che non si ammetterebbero 70 Duca d'Aosta 115; ma nella seconda votazione ammettendo che quest'ultimo raduni 190 voti avrà i vantaggi seguenti:

Primo, .sulla maggioranza complessiva voti 12 di più di quella voluta dalla legge elettorale.

Secondo, sulla maggioranza monarchiea un eccedente di 42 voti.

Terzo, di fronte a Montpensier una maggioranza di 110 voti. Di fronte al

Principe Alfonso una maggioranza di 130. Di fronte ad Espartero una maggioranza di 174. Di fronte a Don Carlos una maggioranza di 116 e finalmente di fronte al principio Repubblicano una maggioranza di 120, della quale per altro non avrebbe alcun bisogno dacchè l'art. 33 della Costi:wzione esclude ogni possibili:tà di Repubblica.

Scrivo di troppa fretta quest'oggi per entrare in altri dettagli. Domani

sarò più esteso e più corretto.

Intanto posso dirle in tutta confidenza che ho saputo da fonte ben auto

revole che il 6 cadente si era scritto a Leopoldo di Hohenzollern per sapere

se confermava la decisione presa da suo padre di ritirare la sua candidatura.

Egli non rispose, ma la risposta fatta dal Signor Thile a nome di Bismark al

Barone Can:iz è posteriore all'arrivo colà della lettera scritta al Principe Leopoldo.

~7 ---D:Jc!im::nti diplon1r1fici -Set·ie II ~ Vol. I.

(l) Cfr. n. 381.

398

IL DEPUTATO BONCOMPAGNI AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 67)

L. P. Firenze, 28 ottobre 1870.

Vedrete voi a ripigliare il posto che occupaste sì bene nel parlamento, o vi rimarrete nell'olimpo della diplomazia? Da quanto mi disse Visconti, mi pare più probabile il primo partito e ne godo. Il momento mi pare assai importante per la nostra vita costituzionale. L'annessione di Roma deve necessariamente segnare un nuovo periodo politico. La nostra rivoluzione è finita, dobbiamo assodare la libertà e ordinare il regno, e giacchè dobbiamo pure tenerci in casa il pontefice preparare la pacificazione col papato. Dico col papato, perchè non credo che Pio IX si pacifichi con noi, nè crederei decoroso il negoziare a questo fine. Ma dobbiamo pure fare delle condizioni accettabili al papato, le condizioni accettabili finiranno per essere accettate, quando la ·curia romana sarà ben persuasa che è vana ogni speranza di interventi stranieri. La politica della pacificazione è la sola prudente: facendo noi altrimenti andremmo incontro a delle difficoltà diplomatiche gravissime; offenderemmo il sentimento religioso dell'Italia; susciteremmo de' mali umori ne' Romani ai quali gli spettacoli religiosi di San Pietro sono cari come erano ai loro antenati quelli del circo. Ci vedono un divertimento ed una fonte di 'lucro: nella loro città questi sentimenti sono tanto più potenti, in quanto fra loro non ·sono mai penetrate le consuetudini della vita moderna, e Roma ha smesso di lavorare fino dai tempi della repubblica, quando le sue vittorie ne fecero una città mondiale: A questa città mancherebbe una parte del suo splendore se mancasse H papa. Ci resti dunque con la sua sovranità ecclesiastica, colle sue pompe, colla sua corte cardinalizia. A me tutte queste cose dispiacciono assai esse offendono il mio sentimento religioso ed il mio sentimento liberale. Ma non si potrebbero togliere senza alterare la costituzione presente del cattolicismo. Ricordiamo che lo Stato è incompetente in fatto di religione, quanto la Chiesa in fatto di politica. Al Papa abbiamo tolto il poter temporale e non ci volle poco: fermiamoci -il tempo farà il resto, purchè la nostra sciocchezza non disturbi l'opera sua -Io venni chiamato per lavorare al progetto di legge che dovrà regolare le relazioni del papato col regno d'Italia, e da queste mie riflessioni vedete lo spirito a cui si informerà il progetto. Intorno a quella questione si farà battaglia l)rima nelle elezioni, poi nel parlamento. Dopo l'entrata in Roma, il momento mi pareva opportuno per le elezioni, per.chè splendeva l'ultimo raggio di quella luna di miele che non vedremo mai più. Ma ora mi pare che ·siasi già indugiato troppo. Stando alle apparenze, il paese pare poco disposto ad accettare le idee che vi ho esposte. Tutti i giornali sono contrarii. I sinistri sono dolenti di aver perduto H monopolio della questione ~omana, gli altri che hanno sempre udito i min1stri dir corna de' preti sL maravigltano di trovarli tanto papalini, e finora non ne sono contenti. A me pare che se ne debba uscir bene, perchè in ciò che attiene

alla costituzione della nazionalità i nostri concittadini hanno sempre dimostrato un senno politico che non trovano più, quando si tratta di governare

l!è stessi come deve fare un popolo libero. Io spero anzi che queste grandi discussioni migliorino il parlamento facendone scomparire i pettegolezzi che lo guastarono. Dio voglia ch'io non .sia tr<>!Ppo ottim:i.sta, come altre volte mi avvenne! Io credo che in queste discussioni la nostra parte dovrà tenersi col ministero, il quale poi dovrà probabilmente modificarsi, come porteranno le condizioni della nuova camera. Avrei molto da dirvi ancora sulle condizioni politiche d'Italia e d'Europa, e 'certo vi direi cose 100n .Uete. Ma vi ho più [sic] che non prescrivesse la discrezione. Domani riparto per l'Astigiano, questa sera fà un tempo indiavolato, e come spesso feci in addietro andai a conversare da Voi, e dalla Signora a cui vi prego di porgere il mio saluto riverente.

399

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI

T. 1448. Firenze, 29 ottobre 1870, ore 16.

J'ai appris avec beaucoup de satisfaction l'adhésion de la France. Pour etre tout à fait en règle de ce còté, j'ai prié moi-meme M. Nigra de faire aussi des démarches directes à Tours. Le résultat ne peut pas en etre mauvais, puisque il doit etre conforme à la réponse donnée à l'Espagne. M. Montemar a écrit directement au due d'Aoste pour demander à Son Altesse Royale de lui donner son acceptation par écrit. Ce procédé ne me parait pas régulier, car le Due d'Aoste ne peut pas accepter sans avoir l'autorisation du Roi, et Sa Majesté ne l'aecordera pas sans une détermination préalable du Conseil des MinLstres. Veuillez prier en mon nom le Maréchal Prim ·et M. Sagasta de recommander à M. Montemar de modérer son excès de zèle. Nous aurons des difficultés gra'Ves à l'intérieur, et il faut beaucoup d'habileté pour les surmonter. Il ne servirait à rien de compromettre ouvertement la Couronne dans une affaire qui n'est pas exclusivement de famille, et qui touche au moins indirectement à la politique du pays. J'attends vos informations sur l'état des partis espagnols, et sur les chances réelles de succès. Le Ministère se règlera sur vos indications pour donner définitivement

au Roi son avis sur ce grave argument. On ne peut pas douter de nos bonnes dispositions. Nous en avons donné des preuves.

400

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. 143. Firenze, 29 ottobre 1870.

Appena ricevuta la nota in margine segnata, per la quale si chiedeva una risposta in giornata, il sottoscritto si è affrettato a far sapere verbalmente al Ministro dell'Interno essere sua opinione che al prefetto di Genova si potessero dare gli ordini stessi che erano stati impartiti a quello di Livorno circa la

partenza di giovani italiani supposti arruolati per la Francia. Ma colla nota sovrindicata S. E. il Presidente del Consiglio esprimeva inoltre il desiderio

di essere informato dei passi che il sottoscritto avrebbe fatto presso il Rappresentante di Francia. A questo riguardo lo scrivente si .pregia di far sapere a

S: E. il Presidente del Consiglio di avere avuto oggi stesso un abboccamento col Signor Cléry, incaricato di continuare la missione straord1naria del Signor Senard, e di avergli seriamente esposto tutti gli inconvenienti che derivano da una simile condotta per parte degli agenti francesi. Dalle risposte del Signor Cléry risultò che egli comprende perfettamente gli imbarazzi che dagli arruolamenti per conto della Francia in Italia possono derivare al Regio Governo. Egli dichiarò ripetutamente che avendo a cuore di evitare per quanto da lui dipendeva siffatti imbarazzi, aveva dato istruzioni ai consoli francesi di astenersi dal fare o promuovere arruolamenti, e di limitarsi a concedere il visto ai passaporti italiani che loro venissero presentati. A fronte di dichiarazioni così precise ed esplicite, .il sottoscritto dovette limitarsi a prenderne atto, esprimendo nel tempo i:stesso la fiducia che la condotta degli agenti francesi sarebbe conforme alle istruzioni da essi ricevute.

401

NOTA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO DI PRUSSIA A FIRENZE, BRASSIER DE SAINT-SIMON

N. 49. Firenze, 29 ottobre 1870.

M. Visconti Venosta présente ses compliments empressés à S. E. M. le Comte Brassier de S. Simon et a l'honneur de lui remettre ci-joint un mémoire concernant la situation [sic. Manca: faite] au Saint Père et à ,sa cour par des décrets Royaux réoemment rpubl:iés.

ALLEGATO

Un décret royal en date du 19 octobre 1870 a étendu aux provinces romaines l'édit royal du 26 mars 1848 et les lois des 26 février 1852 et 20 juin 1858, qui règlent en Italie la situation de la presse.

Le Gouvernement du Roi a pris soin toutefois de compléter cette législation en ajoutant aux dispositions des lois antérieures de nouvelles prescriptions ayant pour effet d'assurer au Saint Père et aux représentants étrangers accrédités auprès de Sa personne les garanties de dignité et d'inviolabilité dont jouissent le Roi et les chefs de mission accrédités auprès de son Gouvernement.

Toute provocation à l'attentat contre le Saint Père toute atteinte à son inviolabilité, toute injure dirigée contre sa personne sont soumises en tant qu'elles auraient Iieu par la voix de la presse à une sanction identique à celle dont !es actes de meme nature dirigés contre la personne du Roi seraient l'objet.

Ceux qui chercheraient à introduire du dehors ou à propager à l'intérieur des imprimés contenant des manifestations de ce genre, sont passible de la meme peine, soit que ces manifestations s'adressent · à la personne du Saint Père, soit qu'elles s'adressent à la personne du Roi.

Les injures dirigées contre les chefs de mission accrédités auprès du Roi sont sujettes, d'après !es lois en vigueur, à une punition double de celle dont sont frappé les injures dirigées contre les simples particuliers. Il en sera désormais de meme en vertu du décret du 19 octobre 1870, pour les injures à l'adresse de représentants étrangers accrédités près le Saint Siège.

En étendant aux provinces romaines outre les lois sur la presse la loi de sureté publique, on a en meme temps sanctionné une exception spéciale par un décret portant également la date du 19 octobre 1870. Ce décret soustrait au régime

ordinaire de police et de répression légale l'imprimerie particulière du Pape, ains1 que la publication et l'affichage qui aurait lieu dans les formes canoniques d'usage d'actes émanant rlu Saint Père ou par son ordre, des congrégations et institutions ecclésiastiques établies à Rome.

402

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3155. Madrid, 29 ottobre 1870, ore 15 (per. ore 18,15).

J'ai vu Prim et le Régent réunis. Ils croient fort dangereùx tout retard malgré les raisons que j'ai exposées, ils se sont engagés avec les différents partis monarchiques à porter pour après demain ou tout au plus tard le 1er Novembre devant les Cortès la question de la candidature. Toute hésitation et tout retard créeraient sérieux embarras au Gouvernement espagnol. Dans l'état actuel numérique des Cor,tès ill suffit de 171 voix ipour l'éleetion et Régent et Prim se flattent d'approcher de 200 majorité qui ne saurait etre dépassée si on pense, qu'il y a 70 républica:ins 14 légitimiste·s et plusieurs fractions de partis entetées. Régent et Prim insistent sur l'acceptation immédiate du Due d'Aoste par télégraphe et ensuite par écrit, et ne doutent pas d'un succès éclatant. Hollande a envoyé agrément.

403

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3157. Madrid, 29 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 22,30).

L'Autriche donne son plein consentement, comme chose agréable au pays

et à l'Em~ereur.

404

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3158. Tours, 29 ottobre 1870, ore 17,45 (per. ore 8,:30 del 30 ).

Deux délégués du Ministère des Affaires Etrangères m'ont confirmé que parmi les candidatures monarchiques au tròne d'Espagne, la candidature du Prince Amédée est celle qui convient au Gouvernement français. Je tàcherai d'avoir cette assurance par écrit.

405

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3160. Madrid, 29 ottobre 1870 (per. ore 11,20 del 30).

Chance grande majorité augmente et je télégraphierai mieux plus tard. Réponse de la Prusse est trè.s saUsfaisante et finit par dire « nous reconnaitrons résultat avec nos meilleurs vreux ». Réponse de Suède et de la Hollande très amicales.

406

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3164. Berlino, 29 ottobre 1870, ore 22 (per. ore 19,35 del 30).

Le télégramme chiffré du 27 (l) ne m'est parvenu que ce soir. Je vous le renverrai car il est sans signature. Demain, dimanche, il est très difficile de voir Thile. Pour gagner du temps il serait mieux dès lors que V. E., si vous le jugez encore opportun, s'explique elle meme avec le Comte Brassier et les représentant! anglais et aut.richien. La Russie dit que la démarche anglaise a été inopportune. Comme nous elle ne l'a appuyée qu'à Tours; elle en a donné comme nous [communication] à Berlin où l'on ne peut pas certainement mettre en doute le désir de l'Italie et de la Russie tout autant que de l'Autriche de contribuer au rétablissement de la paix. Ayant ainsi déjà appuyé icipar le simple fait de la lecture du télégramme de V. E. du 23 octobre (2) la proposition anglaise, revenir à la charge serait perdre, pour une question de forme, avantage et les remerciments acquis par notre attitude.

407

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 688. Berlino, 29 ottobre 1870 (per. il 2 novembre).

«Le point le plus important de la Hgne de la Moselle a été reconquis par les armes allema.:J.des. Il est absolument nécessaire au point de vue militaire et stratégique de garder entre nos mains une piace qui sera désormais un bouleV'ard pour la défense de l'Allemagne ». C'est le Moniteur Prussien lui-meme qui s'exprime ainsi, à propos de la capitulation de Metz. Cette appréciation est parfaitement conforme à celle émise par le Comte de Bismarck dans sa Circulaire du 16 septembre. Est-ce bien là son dernier mot? On serait tenté de le croire s'il devait tenir compte des exigences de l'Etat Major Général. Celui-ci voudrait davantage encore, à savoir la ligne de frontière Mézières-Toul et Epina1; mais le Chancelier fédéral doit comprendre qu'il y a une mesure que le Cabinet de Berlin ferait mieux de ne pas dépasser s'il veut rester fidèle au principe strictement national.

Quoiqu'il en soit, en suite de la reddition de Metz, les événements militaires entrent dans une nouvelle phase. Le dernier espoir raisonnable de la France pour la continuation de la guerre est anéanti. L'armée du Prince Frédéric-Charles composée de 15 divìsions est désormais disponible dans sa plus grande partie. Comment pourra-t-elle etre genée dans sa marche par les bandes indisciplinées et inexercées des francs-tireurs et des gardes mobiles, et par les corps d'armée hors de Paris qui n'ont pas encore achevé leur formation? Le Général bavarois de Tann recevra des renforts pour tenir en échec l'armée de la Loire; le Corps d'armée Werder sera porté à un chiffre capable de tenir tete à l'armée de Lyon.

La résistance n'est pas encore organisée dans la Normandie et la Picardie. Les places fortes vers la Belgique et le Luxembourg, depuis la chiìte de Sedan et de Metz, ne sauraient offrir de dangers sérieux.

Ce devrait etre un avertissement salutaire au Gouvernement provisoire et à la nation françai:se d'éviter maintenant une effusion inutile de sang et de se soumettre à la logique des faits. Paris est condamné à etre pris, si non par la force, du moins par la famine. Si Metz, sa citadelle et son camp retranché défendus par une arm.ée de 170 à 180 mille hommes, ·sont tombés, sans qu'un bombardement fiìt nécessaire, uniquement par les suites de son investissement, comment poursuivre avec quelques chances de succès la défense d'un ville comme Paris? -Vu sa popolation si grande, les conséquences de son investissement se produiront dans une mesure bien plus rapide et plus désastreuse.

La France ne peut donc plus poursuivre qu'une lutte désespérée devant aboutir à la ruine totale de ses dernières ressource.s. S'il est à prévoir, selon le Comte de Bismarck, que cette nation ne manquera pas de chercher plus tard une revanche et qu'ainsi il faut à l'Allemagne des garanties matérielles pour se mettre à l'abri d'une nouvelie invasion; s'il est vrai que telle soit l'arrière-pensée, encore ne faudrait-il pas se désarmer et épuiser ses moyens de manière à rendre impossible pour toute une génération de venger ses défaites, et de rétablir tout au plus les frontières, tant décriées de 1815. Ainsi en se plaçant au point de vue de leurs propres intérèts, les français devraient etre unanimes pour condamner ceux qui voudraient encore entretenir chez eux des vaines illusions. C'est dans ce sens que les Puissances neutres devraient faire entendre leur voix à Paris età Tours, au lieu de chercher, comme dans la note de Lord Granville du 20 octobre, à ménager outre mesure les susceptibilités patriotiques de la France, lorsque la balance penche décidément du còté de l'Allemagne.

Je n'ai rien appris aujourd'hui encore sur les pourparlers engagés à Versailles, sauf ce que disait hier au soir la Norddeutsche Allgemeine Zeitung: « On ne pourra maintenant, devant Paris, commencer les négociations autrement que par une sommation pour la reddition d'un des forts princ.ipaux; y consentira-t-on à Tours, quoiqu'il n'y ait plus aucune chance qu'une armée en rase campagne puisse dégager Paris? ».

(l) Cfr. n. 380.

(2) çfr. n. 318.

408

IL MINISTRO ALL'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, p. 95)

R. 17. L'Aja, 29 ottobre 1870 (per. il 2 novembre).

• La modUicazione ministeriale, cui feci allusione nel mio anterior dispaccio, in quanto concerneva specialmente il Roest van Limburg, pare che debba oggidì v·erifi,ca,rsi, non sdlo riguardo al medesimo, che ha date le sue dimissioni, ma altresì rispetto al Ministro della Guerra che negli Uffizii della Regia Camera, assembrati per discutere il Bilancio, venne paragonato al Maresciallo Le Breuf. il che equivale a dire che ha fatto nulla di buono nel Dicastero a cui sovraintende; nonchè al Ministro delle Colonie più particolarmente chiamato in colpa perchè si vedono di gran lunga assottigliarsi i proventi di 30 a 40 millioni di fiortni annui, profitto netto, ·che, or son pochi anni ancora, venivano dalle Indie Orientali ad impinguare la finanza batava.

Dicesi che il Signor De Gericke de Herwynen, già Ministro a Brusselle, ed attualmente a Londra, debba succedere al Roest, il quale avendo sempre ambita la Missione di Firenze, e non potendo, sembra, ottenerla immediatamente è disposto a recarsi in Italia a proprie spese, ed ivi soggiorna•re finchè veda appagati i suoi voti. Tali sono le voci che qui udii da persone generalmente ben informate, nonchè da varii tra i miei colleghi * (1).

· Le due Circolari 18, e 22 ottobre (2) mi giunsero molto a proposito come le altre precedenti, onde impedir che l'opinione di questi Statisti fosse fuorviata a nostro riguardo, e così correggere ad un tempo le false impressioni che i nostri nemici si sforzano di far prevalere in tutti i modi contro di noi dacchè entrammo nella città eterna. Se a tutte queste circolari, * nonchè al Mémoire già stampato in cui è fatto cenno degli anteriori nostri negoziati sulla questione romana* (3), fosse data la più lar.ga pubblicità ciò potrebbe, a mio avviso, vantaggiar d'assai la nostra posizione, tanto più che questi documenti diplomatici, * oltre ad un merito incontestabile di redazione, che non può non far ottima impressione * (4) servirebbero * altresì * ( 4) ad attutire la coscienza di non pochi timidi che confondendo perpetuamente la religione colla politica son facilmente indotti a credere che noi siamo ostili sistematicamente a quella pel fatto solo che, seguendo i dettami di questa, sì per antivenire moti anarchici, ed incomposti sì per proscioglierei con una gran risoluzione, dal continuo intervenire di armi, e d'armati stranieri, ed a danno sempre dell'unità nazionale, abbiam finalmente data l'opportunità ai Romani di dar l'ultimo crollo al poter temporale de' Papi. Al qual crollo non volendo rassegnarsi gli ultracattolici de' varii Stati cospirano oggidì

contro di noi onde venir, come essi dicono, in aiuto al cattolicismo in pericolo, e rimetter in trono il Papa empiamente privato della sua capitale: al qual uopo fanno, e promuovono soscrizioni numerose * (5), specialmente in Belgio, ed in Inghilterra, a ciò particolarmente animati dal Cardinale Cullen a Dublino, e da Monsignor Manning a Londra, che dicono ai fedeli il loro danaro esser destinato a far l'ultimo sforzo per restituire al Papa il suo trono. «The last and most solemn effort for the purpose of restoring to the supreme Pontiff his dominion» (Freeman's journal 25 corrente). Riguardo al Belgio V. E. non ha che a dar un'occhiata all'unito Rappo1·to del Comitato Centrale pel danaro di S. Pietro, onde chiarire quali siano gli intendimenti di chi vi prese, e vi prende parte.

Assecondato da alcuni giornalisti che mi mostrarono buona volontà di combattere in nostro favore io cerco di opporre la pura verità dei fatti alle diatribe che ci son scagliate contro da questi furibondi ultracattolici. Invio alla

E. V. qualche traduzione di articoli del Vaderland che mi assicurò del suo concorso in qualunque articolo io voglia far inserire nel suo giornale. Il dot

tor Dupa:re di Amsterdam, mi profferse egualmente i suoi servizii riguardo a quattro giornali sui quali ha tutta l'autorità finanziaria, essendone egli uno de1 principali azionisti. Se io potessi far sperare a questi valentuomini, non già sussidii materiaLi, onde non abbisognano essendo molto agiati, ma qualche distintivo onorifico, d<i accordarsi loro col tempo, e dopo averci resi iterati servizii credo che tal speranza data in modo indiretto, ma senza impegno assoluto, potrebbe molto contribuire a renderei favorevole l'opinione publica, non solo in questo paese, ma anche in Germania, dove i giornali batavi sono assai

diffusi.

Gli ex Zouavi Pontificii che, dacché giunsero in Ollanda, continuarono ad indossare il loro abito militare, ed a far dimostrazioni in favore del Papa sulle quali non mancai di chiamar l'attenzione di questo governo in modo però amichevole, ed officioso, vennero finalmente obbligati a dismettere le loro assise, ed a vestire l'abito comune. Ne ho fatti i miei complimenti al Ministro degli Interni alla cui 'solledtudine so che è specialmente dovuta l'adozione dt questa misura. Il Signor Conte de Sartiges, già Ministro a Roma, si è congratulato meco del nostro ingresso in Roma; ma egli crede che lo stabilirvi la capitale del Regno, è il metter fondamento ad una Repubblica, o tosto, o tardi. « Faites comme les Hollandais dont la Capitale est Amsterdam, mais qui restent à la Haye ».• Tali furono le sue parole che mi disse esser suo desiderio che fossero conosciute a Firenze, dove aggiunse egli, non si può metter in dubbio il mio amor per l'Italia.

P. S. -Annessi alcuni Numeri del Giornale Het Waderland con corrispon· dente traduzione, nonchè il Rapport del Comitato belgico indicato nel testo di questo dispaccio *.

(l) -Tutta questa prima parte è stata omessa in LV. (2) -Cfr. nn. 282 e 321. (3) -Omesso in LV. Si tratta del Memorandum del 29 agosto 1870. (4) -Omesso in LV. (5) -Di qui alla fine omesso in LV.
409

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 689. Berlino, 29 ottobre 1870 (per. il 3 novembre).

J'ai reçu aujourd'hui dans la soirée le télégramme chiffré ci-joint en date de

Florence le 27 courant (1). Camme V. E. pourra s'en assurer, il ne porte pas de

signature. J'apprends par son contenu que l'Autriche se formalise de ce que nous

n'ayons pas recommandé à Berlin, comme nous l'yvons fait à Tours, la prise en

considération de la proposition d'un armistice.

Ai.nsi que je l'ai mandé à V. E. par mes télégrammes et par mes dépèches,

je m'étais tenu à la lettre de son télégramme du 23 octobre (2); néanmoins je

n'avais pas manqué de dire aussi à M. de Thile qu'il ne pouvait mettre en doute

notre vif désir de contribuer au rétablissement de la paix. J'avais tenu le meme

langage à Lord Loftus quoiqu'il m'ef1t laissé entendre, dans un premier entre

tien, qu'il avait cherché à dissuader notre collègue Austro-Hongrois de s'as

socier à sa démarche de crainte qu'elle ne revetit le caractère d'une pres

sion de nature à fournir des interprétations regrettables. Quoique le Comte Wimp

fen se montra peu empressé dans ses relations avec le Ministre d'Italie, ayant été interpellé par lui chez le Ministre de Russie, je lui ai expliqué quelle avait été notre attitude. Il ne fit aucune objection quand M. d'Oubril ajoutait, en me devançant, qu'ayant donné avis au Cabinet de Berlin des instructions reçues par le Chevalier Nigra, l'objet que nous avions en vue avait été indirectement atteint ici aussi. La forme que nous avons choisie était bien celle qui répondait le mieux aux intentions de l'Angleterre, puisqu'elle nous faisait dire qu'elle comptait sur notre appui plutòt à Tours. Que le Comte de Wimpfen s'en prenne

donc à lui-mème, s'il n'a pas été aussi sagement inspiré. Après surtout qu'il avait entendu le conseil de Lord Loftus, il eiì.t été prudent d'en référer à Vienne avant de faire sa communication dans des termes aussi chalereux à M. de Thile. Il aurait pu également sonder préalablement le terrain auprès de ses Collègues

d'Italie et de Russie et peut-ètre alors se serait-il ·Conformé à leur conduite plus

mesurée.

Maintenant que le désavantage est de son còté, et par sa faute, il ne me semblerait pas indiqué que, par déférence pour son Gouvernement nous revinssions ici à la charge par des explications qui pourraient ouvr.ir la voie à des commentaires facheux de la part de l'Allemagne et de la Russie. Celle-ci-je le tiens du Secrétaire d'Etat -estime que la proposition, dont l'initiative revient à l'Angleterre, a été inopportune.

Je me résume: ayant déjà appuyé ici par le simple fait de la lecture du télégramme précité de V. E., la dépèche de Lord Granville du 20 octobre, si nous voulions, en ce moment, faire acte de condescendance vis-à-vis de l'Autriche, nous nous exposerions, sans profit réel, à perdre, pour une question de forme, l'avantage et les remerciments acquis par notre attitude dans cette conjoncture, avantage dont nous pourrions nous prévaloir plus tard au bénéfice de la cause commune.

Comme je vous l'ai télégraphié, Monsieur le Chevalier (1), si vous mainteniez néanmoins les intentions manifestées dans votre télégramme du 27, mieux vaudrait vous en expliquer directement avec le Comte Brassier de St. Simon, le Baron de Kubeck et M. Paget. On gagnerait ainsi du temps, car demain, dimanche, il me sera difficile de rencontrer M. de Thile. Au reste nous risquerions fort d'arriver après coup, car les pourparlers pourraient fort bien dans l'intervalle aboutir ou ètre rompus entre les délégués des belligérant-s.

(l) -Cfr. nn. 380 e 406. (2) -Cfr. n. 318.
410

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI

T. RISERVATO. Firenze, 30 ottobre 1870, ore 0,20.

Merci de votre télégramme (2) -Montemar m'a donné a sujet de ses demarches auprès du Prince des explications après lesquelles je n'insiste plus dans les observations que je vous avais prié de faire à son egard au Gouverne

ment Espangnol. -L'impatience avec laquelle le Regent et le Maréchal demandent une reponse dans les 48 heures m'inquiète beaucoup. On dirait qu'ils ne croient pouvoir réussir que par la surprise et cela me donnerait une mauvaise idée des chances de l'avenir -La majorité aussi me parait assez mince. Il fau-• drait les deux tiers des prèsents. Vous connaissez l'Espagne, personne n'est plus dévoué que Vous à la dynastie. Télégraphiez moi de suite pensée toute entière.

(l) -Cfr. n. 406. (2) -Cfr. n. 402.
411

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3161. Madrid, 30 ottobre 1870, ore 2,15 (per. ore 12,20).

Je viens du théàtre où le Régent (l) et Sagasta .m'ont dit avoir reçu un télégramme de Montemar qui promet la prochaine acceptation par écrit. Rentré chez moi, j'ai reçu votre télégramme du 29 (2). Je viens de voir membre influent du parti de l'Union libérale qui est d'accord avec collègues, et il m'a assuré presque unanimité des partis monarchiques, excepté carlistes, à la seconde votation. Tout laisse espérer près de 200 voix, résultat très considérable. Après avoir demandé et obtenu agrément des Gouvernements étrangers sur notre demande, toute hésitation serait difficile à justifier. A l'heure qu'il est l'élection du Due d'Aoste me parait désormais chose providentielle pour sauver l'Espagne des dangers d'une république. Quant à l'opposition dans nos Chambres on pourrait la va:incre par le meilleur des arguments, le succès.

412

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 2, fase. 2 1/B)

T. Torino, 30 ottobre 1870, ore 19 (per. ore 19) [sic].

Je Vous remercie des nouvelles satisfaisantes que Vous m'envoyez par rapport à la candidature. Puisque le Prince' est à Florence, combinez avec lui, avec Lanza et avec Montemar ce qu'il faut faire en cette occa·sion. Il me ,semble que la parole du Prince donnée à Montemar, en attendant le résultat de la votation du Parlement devrait suffire. Si Vous croyez qu'il convient que le Prince fasse une lettre à Montemar dans un sens ·COnfidentiel fa-ites-le. Il me semble que, vu l'état des choses, le Prince Régent devrait étre le premier à m'écrire une lettre en m'exprimant dans celle-ci quels sont les désirs de l'Espagne -Après Votre conférence donnez-moi des nouvelles sur le résultat.

(l) -Il duca Serrano de la Torre. (2) -Cfr. n. 399.
413

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3162. Pietroburgo, 30 ottobre 1870, ore 9,30 (per. ore 19,20).

Ministre de Prusse. vient de me dire que son Gouvernement nous est recon

naissant d'avoir fait des démarches, ainsi que la Russie, pour armistice à Tours et non pas à Berlin.

414

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3163. Madrid, 30 ottob1·e 1870, ore 14 (per. ore 19,30).

L'impatience du Régent et Prim s'explique par deux raisons, l'imminence de l'ouverture des Cortès et l'agitation du pays pour sortir de l'intérinité. Prim doit donner au moins une demie assurance de l'acceptation, ou proposer un autre pian, c'est-à-dire, peut-ètre les pouvoirs souverains au Régent s'exposant à une lutte qui peut avoir de graves inconvénients avec les partis opposés. Mardi et mercredi il n'y aura pas séance, de façon qu'une acceptation définitive et for

melle arriverait à temps pour mercredi soir. Je vais voir Sagasta et Prim et je vous télégraphierai dans la journée.

415

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3165. Vienna, 30 ottobre 1870, ore 17,30 (per. ore 22,15).

On a déposé au Parlement hongrois une demande d'interpellation au Président du Conseil sur l'annexion de Rome à l'Italie. Je crois que le Comte Andrassy évitera de répondre en disant que ce sujet n'est pas de la compétence du Parlement hongrois, mais des Délégations. Pour tous !es cas, j'ai fait parvenir au

Comte Andrassy copie de vos dernières circulaires, et j'espère que sa réponse sera favorable.

416

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3166. Madrid, 30 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 9 del 31).

L'adhésion de la France, dont je n'ai pas le texte, dit à peu près: du moment où l'Espagne désire solution dynastique aucun choix ne pourrait ètre plus agréable du Due d'Aoste. Votes espérés sont tous ceux qu'on peut espérer de la

majorité. Due d'Aoste aura ainsi la sanction des Espagnols et du plébisci.te de l'Europe.

417

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 690. Berlino, 30 ottobre ·1870 (per. il 3 novembre).

D'après la manière de voir développée dans ma dépeche n. 689 (1), l'essentiel était de ne point avoir l'air ici de revenir qirectement à la charge. Voici donc sous quelle forme je me suis acquitté des ,instructions de V. E.

J'ai dit aujourd'hui au Secrétaire d'Etat, présent au Bureau malgré la solennité du dimanche, qu'à l'interpellation faite par quelques uns de mes collègues sur notre attitude, j'avais répondu qu'ayant communiqué au Cabinet de Berlin l'ordre transmis au Chevalier Nigra, ce fait constituait la preuve de notre entière adhésion aux considérations humanitaires lesquelles sont le point de départ de la dépikhe de Lord Granville. J'avais ajouté que d'après notre langage, avant et pendant la guerre, il allait de soi que nous serions heureux que la Prusse acceptàt la proposition anglaise (2).

M. de Thile m'a laissé entendre que ce n'était pas tant le fait en luimeme d'avo~r appuyé ici cette proposition, mais plutòt la forme et les termes chalereux et pompeux de la dépéche lue par le Comte de Wimpfen, qui avaient donné lieu à des critiques. -Et ce d'autant plus que la Russie et l'Italie avalent agi avec plus de mesure. Quant aux sentiments humanitaires de l'Allemagne, elle en avait déjà témoigné à deux reprises en se montrant disposée à un armistice à des conditions jugées ra1sonnables.

Quand je verfai demain Lord Loftus je lui tiendrai le meme langagc qu'à

M. de Thile. Le Secrétaire d'Etat n'avait aucune nouvelle du Quartier Général, ni si

M. Thiers avait eu déjà un entretien avec le Comte de Bismarck.

Si le négociateur français arrive avec des instructions qui reflètent les dispositions manifestées par M. Gambetta dans sa dernière circulaire aux Préfets à propos de la cap1tulation de Metz. il serait parfaitement inutile d'entamer des pourparlers.

En joignant ici une lettre particulière (3) pour V. E., je saisis cette occaslon ecc.

418

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 691. Berlino, 30 ottobre 1870 (per. il 3 novembre).

En suite du second télégramme de V. E. en date du 27 et qui ne m'est parvenu que le 29 au soir, je me suis empressé de remettre au Secrétaire d'Etat un pro memoria pour demander l'autorisation de faire sortir nos nationaux de Paris, et obtenir que le Gouvernement de S. M. le Roi de Prusse veuille bien fournir au Cabinet de Florence le moyen de faire tenir à cet effet les ,instructions nécessaires au Consul d'Italie dans cette ville assiégée.

M. -de Thile m'a promis de télégraphier sans retard au Comte de Bismarck. Hier ou avant hier l'Autriche avait fait une démaTche analogue à la notre. en invoquant le précédent d'une semblable concession faite à l'Angleterre et à la Russie.
(l) -Cfr. n. 409. (2) -Questo già telegrafato dal de Launay, il 30 ottobre, n. 3171, giunto a Roma alle ore 9 del l novembre. (3) -A margine: «ritirata». Cfr. Addenda, n. 785.
419

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 1292. Tours, 30 ottobre 1870 (per. il 3 novembre).

Oggi appena si ristampa quì il bollettino ufficiale del Re Guglielmo che annunzia alla Regina di Prussia la capitolazione di Metz, togliendolo dai giornali inglesi. Il Ministro dell'Interno trovò necessario di preparare il pubblico a ricevere questa grave notizia con una circolare ch'egli indirizzò jerlaltro nella sera ai Prefetti e Sotto-Prefetti di Francia, ma che appena je:ri nel pomeriggio fu affissa e conosciuta in Tours. Il tenore di questa circolare è il seguente: « Mi giungono da varie parti notizie gravi, ma sull'origine e sulla verità delle quali malgrado le attive mie ricerche non ho nessuna specie d'informazioni ufficiali. Corre voce della resa di Metz. Giova quindi che conosciate il pensiero del Governo intorno all'annunzio d'un simile disastro. Un tale avvenimento non potrebbe ch'essere il risultato di un crimine gli autori del quale dovrebbero essere messi fuori legge. Vi terrò al corrente; ma siate convinti, checchè avvenga, che noi non ci lascieremo abbattere dai più spaventosi irtfortunj_ In questo tempo di capitolazioni scellerate, v'ha una cosa che non può nè deve capitolare e ch'è la Repubblica francese». L'impressione prodotta dai sì vigorosi apprezzamenti di questa circolare, espressi colla più estrema violenza nel momento stesso nel quale il fatto in sè viene presentato come incerto, fu quì quasi generalmente profonda e dolorosa. Il biasimo in anticipazione decretato dal Signor Gambetta ricadrebbe diffatti non solo sopra marescialli resi sospetti alla Repubblica da recenti misteriose trattative condotte in parte all'estero, ma ancora sopra tutta una prode armata che in venti sanguinose battaglie lottò per salvare l'onore delle armi francesi, che da due mesi e mezzo sopportava senza soccorso da fuori ogni maniera di privazioni e la fame, e che notoriamente era giunta alle più estreme strettezze per deficienza di viveri e di muniz'loni. Ma la circolare del Signor Gambetta è più importante ancora sott'altro aspetto. Essa implicitamente palesa l'intenzione del Governo di persistere nella resistenza fino agli ultimi estremi del possibile, cioè o fino alla totale cacciata dei Prussiani dal territorio francese, o fino a tanto che il Governo medesimo soccomba sia sotto la forza delle armi nemiche, sia per effetto d'una guerra civile. Non isfuggirà ad alcuno quanto più grave giunga una simile dichiarazione nell'ora in cui il Signor Thiers scruta in Parigi le intenzioni del Governo centrale per un armistizio. E trasprra diffatti che dall'interno della capitale possa essere arrivato al Governo di Tours qualche cenno avverso ad ogni idea di conciliazione, il Signor Gambetta, a quanto mi si riferisce, avendo in una

conversazione aggiunto alla formola: «non un pollice di terra, non una pietra delle fortezze » le significanti parole: « non un centesimo d'indennità».

Entr'oggi deve uscire in luce un nuovo manifesto del Signor Gambetta sulla resa di Metz, più esplicito e più appassionato della circolare. Avrò cura d'inviarne una copia all'E. V.

420

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 191. Pietroburgo, 30 ottobre 1870 (per. il 24 novembre).

Le mie più recenti informazioni mi pongono in grado di confermarLe quanto ebbi l'onore di scriverLe nei miei precedenti rapporti sull'attitudine della Russia nel cospetto dei negoziati intrapresi per ottenere un armistizio. L'azione diplomatica spiegata da questa Potenza si vuol cioè considerare come intesa bensì a favorire gli intenti della pace, ma respingendo non pure ogni adoperamento collettivo, anzi evitando altresì ogni pratica che potesse alienar da lei le disposizioni benevole di Re Guglielmo e del suo Governo. Di qui è che la risposta fatta dal CanceUiere ,Imperiale all'Ambasciatore Inglese che lo richiese del suo concorso nella proposta di armistizio fu evasiva anzichè amichevole sot·to colore di lasciar libero il campo alla iniziativa Imperiale che avea ass!Unto l'alto uffi'Cio di questi negoziati, e per ·CUi opera il Maggior Generale, Barone Werder era stato inviato al Quartier Generale. Il Principe di Reuss assicuravami nondimeno che la proposta dell'armistizio era stata dal Gabinetto Imperiale Russo raccomandata a Tours non già a Berlino, soggiungendomi che il suo Governo avrebbe saputo grado a quello del Re di aver tenuto l'istesso modo nelle pratiche fatte in questi giorni al medesimo effetto, differenziandosi dall'Inghilterra e dall'Austria che usando una pressione troppo viva sui due belligeranti si erano per suo avviso dipartiti [sic] dalle norme di una politica prudente. Questa attitudine della diplomazia Russa non è però senza qualche dispetto del vedere che il Gabinetto Britannico gli abbia in ce:r:to modo furate le mosse nell'opera della mediazione sostituendo un'azione diplomatica più formale e palese all'ingerimento personale e diretto dello Tzar, il quale al bisogno sarebbesi arrogato intero il merito di aver ricomposta la lite e lo avrebbe •sopratutto fatto valere presso il suo alleato di Prussia, la cui amicizia ha fino all'ultimo religiosamente coltivata.

Nel segnar ricevuta della Circolare (22 ottobre), di cui La ringrazio, La prego ecc.

421

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fass. 16)

L. P. Madrid, 30 ottobre 1870.

Sono stato talmente occupato per tenermi al corrente dello stato delle opinioni che non ebbi tempo jeri di scriverle col Corriere. Ho invece procurato di informarla delle cose più urgenti per mezzo del telegrafo.

Mi duole vedere V. E. preoccupata di un timore, quello cioè della insufficienza d'una votazione che avesse per maximum 190, o 200 voti. Quantunque mi si faccia sperare quest'ultima cifra, io non oso contarvi, ma se anche avessimo soli 190 voti potremmo dire di aver riportato un vero trionfo. Io non riprodurrò ciò che già Le spiegai nelle mie lettere precedenti con calcoli e confronti p1ù o meno corretti, ma posso dirle che meno un plebiscito, di cui in !spagna non si comprenderebbe nemmeno il :significato, un risultato di 190 voti sarà ritenuto da tutti gli uomini ragionevoli come l'espressione la più eloquente della volontà della Nazione.

Io non so come siasL potuto credere che le adesioni della Russia e della Prussia siena piuttosto evasive ·che approvative. Le mando qui unito la ·copia del telegramma prus.siano (1), dal quale vedrà come la Prussia riconosca qualche cosa di più che l'elezione individuale di un Principe, òoè il principio stesso della volontà nazionale, principio che sarà accolto nei suoi risultati coi migliori voti del Governo Prussiano.

Non ho il testo della risposta di Gortchakow, perchè l'Incaricato d'Affari di Russia è ammalato, ma ;il suo testo diffedsce di poco da quello della Pruis•si-a e rende anch'esso omaggio ad un principio. La risposta russa fu qui interpretata nel senso che il Governo di Pietroburgo non aspetta che l'elezione di un Monarca per riannodare colla Spagna le relazioni politiche sospese dalla rivoluzione di Settembre 1868.

Pos,siamo dunque dire che l'elezione del Duca d'AoiSta avrà la doppia sanzlone del voto nazionale di Spagna e di un plebiscito di tutte le Corti d'Europa. E qui mi permetta, Carissimo ed Eccellentissimo Sig. Cavaliere che io Le faccia una piccola osservazione che riflette un poco la mia povera persona. Se io ho insistito ed insisto tuttora sulla pronta accettazione si è perchè le cose sono arrivate al punto da non poter più retrocedere, e non me ne dolgo perchè questa specie di posizione forzata va fortunatamente ad aver·e un .sicuro risultato; ma nei primordj di questo progetto io provai taH inquietudini che non credevo dovervi impegnare la mia coscienza, ed Ella si ,ricorda che tio la pregai di tenermene all'infuori e di rivolgersi a Lord Granville e a M. Layard. Devo dirle di più; che quando Ella mi telegrafò (9 e 10 luglio) di offrire al Governo Spagnuolo delle garanzie di una soluzione rassicurante, io compresi tosto la portata delle idee del R. Governo, lacchè V. E. mi spiegava meglio con posteriore telegrarnrrro del,l'll detto mese. Ebbene io mi astenni dal fare qualunque indicazione a questo sogg.etto e mi limitai a dire che il R. Governo avrebbe dato il suo concorso alla Spagna per ajutarla a trarsi da ogni eventuale compHcazione. Non volli prendere una iniziativa che avrebbe indebolita la nostra :situazione e preferii che le nuove proposte odginassero da aitri, cioè o dalla Spagna o dall'Inghiltena. Ho interpreta,to in quei momenti il di Lei animo e credo che dobbiamo applaudirci. Durante la mia lunga e modesta carriera ho sempre avuto la poli:tica della riserva; non ho mai avuto trionfi, ma non ho mai esposto il Gover:no a dispiaceri o complicazioni. Tutte le volte

Nous avons été les premiers à reconnaitre, dans un discours du tròne, le droit de l'Espagne, de décider elle méme sur son avenir. Nous nous ne départirons non plus à présent de ce principe, ni imiterons nous l'exemple que la France a donné avant la guerre, en essayantde se méler des affaives intérieures de l'Espagne et de rendre dépendant leur développementdu consentement de la France.

Nous attendrons les résolutions de l'Espagne sur ses propres affaires et en reconnaitrons

le résultat avec nos meilleurs vreux pour son bonheur. (Cfr. n. 428).

però che le cose giunsero al punto che la ritirata non era più onorevole o possibile ho sempre fatto appello a un sentimento di decisione.

A Firenze. non siJ è tenuto abbastanza conto della situazione attuale del Governo Spagnuolo. Tutte le candidature son andat{ negli scogli. Ferdinando di Portogallo, Duca di Genova ed Hohenzollern. Prim è sospettato dalla nazione di progetti dittatoriali. Serrano anch'egli è so.spettato di voler prolungare indefinitamente la sua Reggenza. È la riproduzione dei tempi di Espartevo. L'attuale governo è adunque impaziente di trovare una soluzione.

Anche quest'oggi mi trovo al momento della partenza del corriere e continuerò domani.

(l) COPIA DE LA RISPOSTA DELLA PRUSSIA.

422

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fasc. 5 6/B)

L. P. Tours, 30 ottobre 1870.

Parte oggi un corriere spagnuolo da Tours per F.irenze. N e profitto per scriverv.i a cuore aperto. Vorrei potervi annunziare che il tentativo d'armistizio proposto dall'Inghilterra e da noi appoggiato ha qualche probabilità di successo. Ma temerei d'ingannarmi e d'ingannarvi se lo dicessi. Thiers è partito col fermo proposito di fare il possibile per persuadere il Governo di Parigi della necessità d'entrare nella via dei negoziati per un armistizio e poi per la pace. Al punto di partire egli conobbe la resa di Metz. Questo evento, che già si prevedeva, lo confermò nel suo proposito. Io non dubito quindi che il Sig. Thiers adoprerà tutto il suo zelo per far adottare la propo•sta inglese. Io dal mio canto mi sono adoperato secondo le mie forze per dimostrarne la convenienza ai Membri del Governo di Tours. I rappresentanti d'Austria, d'Inghilterra e di Russia agirono anch'essi nel medesimo senso. In seguito a tutti questi uffizii il Governo di Tours adottò in principio, salvo l'avvtso dei colleghi di Parigi, la proposta d'armistizio pura e semplice, ove essa non implicasse nè pregiudicasse le condizioni definitive della pace. Questo p:r;imo punto fu votato all'unanimità, benchè Gambetta in fondo del cuore vi ripugnasse. L'altro punto, quello della convocazione d'un'Assemblea costituente trovò maggiori ostacoli. Gambetta votò contro. La capitolazione di Metz, invece di facilitare i negoziati, li rende più difficili. Il proclama di Gambetta è un fatto gravissimo ed esso determina nettamente una situazione da cui non è possibile che esca la pace, a meno che il Governo cada, o i Prussiani siano, per un miracolo non previsto, respinti dal suolo francese. D'altro lato dalle relazioni, che ci giungono di Parigi, sembra che gli animi vi siano eccitati e risoluti ·ad una difesa estrema. Oramai a Parigi e qui non .solo non si vuoi •sentiT a parlare di cessione di territorio, ma nemmeno d'indennità di guerra. In tali condizioni è poco probabile ·Che la voce dell'Inghilterra e delle altre potenze neutrali sia ascoltata dai reggitori della FrancLa. Si ha anzi grande cura di affermare ·che l'armistizio non è chiesto dalla Francia, e che la proposta inglese non fu provocata per nulla da essa. Quanto all'idea d'una pace sulla base d'una

cessione territoriale qualunque, finora nessuno in Francia ha osato emetterla. Il Conte di Chaudordy mi diceva jeri ancora: «Se volete esserci gradevoli non

28 - Documenti diplomatici • Serie II · Vol. I.

parlateci di pace .sopra una simile base. Noi vi saremo più riconoscenti se ci farete ·sapere che ·caa;>ite benissimo che la Francia non può far pace ·Con cessione di territorio e che quindi non vi può esser luogo a mediazione finchè una simile base non sia abbandonata».

È adUIIlque a prevedersi che non vi sarà nè armistizio, nè assemblea, nè pace. È a prevedersi che Parigi -cadrà per fuoco o per fame, e che la guerra e le stragi continueranno ancora per mesi. Vorrei ingannarmi, e lo desidero di tutto cuore, e parlo ed agisco perchè queste tristi previsioni non si avverino. Ma in verità ho poca speranza. Se lo spirito che anima Gambetta è il medesimo che soffia in petto ai membri del Governo di Parigi, certamente la guerra continuerà più fiera che mai. L'anima del Governo in Tours è Gambetta. Ora quest'uomo non può dirsi nè un volgare e basso ambizioso, nè un malvagio o disonesto, nè un pazzo. Egli ed i suoi colleghi di Parigi credono fermamente che continuando a resistere con ogni mezzo si salverà la Francia e si salverà la Repubblica. In ogni evento essi pensano che le sorti del paese e quelle della loro forma prediletta di Governo non saranno peggiorate da una resistenza ad oltranza, benchè questa per avventura non avesse per risultato la vittoria. Essi dicono: «Se si fa la pace ora, questa non può farsi che con cessione territoriale. Se v'è cessione territoriale, la Repubblica è perduta, e la Francia sarà ad un tempo materialmente rovinata ed umiliata. Ora che cosa può arrivare di peggio resistendo? La rovina materiale e finanziaria della Francia esiste di già. Resistendo, ed ·essendo ancora sconfitti, questa rovina sarà un po' maggiore; ma è una questione di più o di meno; non è cosa essenziale. Quanto alla cessione territoriale, già la Prussia non potrà prendere di più che la Lorena e l'Alsazia, anche quando Parigi sia caduto, e la Francia interam€1llte invasa. Per contro colla resistenza ad Oltranza, oltrechè si guadagna tempo, ed intanto eventi imprevisti e favorevoli possono accadere, -c'è un vantaggio morale grande, quello d'aver mostrato in tanto naufragio di eserciti, un coraggio indomito, una costanza incrollabile, una fede inconcussa nei destini del Paese. E da quella resistenza potrà nascere poi la rigenerazione della nazione e la salute in ogni caso del principio repubblicano». Se veramente tale fosse il sentimento dell'intero Paese, nulla si potrebbe rispondere a tale ragionamento. Ma è questo veramente il sentimento del paese? Nessuno lo sà in modo certo, nessuno può affermarlo. E il solo modo che si ha di saperlo, la convocazione d'un'Assemblea generale, è osteggiato, se pure non è ricisamente respinto. Intanto trecentomila soldati francesi sono in cattività sulla terra straniera; e gli esuli volontarii o coatti che dalla Francia passarono in Belgio, in Svizzera, in Inghilterra ed altrove sono .in numero straordinaria,. mente grande. I mezzi di difesa sono del tutto inadeguati. La caduta di Parigi, se Parigi non è sbloccato da un esercito che venga dal di fuori, è questione di tempo. Nè è a sperare che questo esercito arrivi alle mura di Par.igi. L'esercito della Lojra, forte in verità di poco meno di 100.000 uomini sotto il comando del Generale Aurelles de Paladines, basterà appena a difendersi dal corpo del Generale Von der Tann che gli stà a fronte e che occupa Orleans. Cambriels a Besanzone non potrà tenere a lungo, anche coll'ajuto di Garibaldi, contro le forze che gli stanno di fronte e che saranno aumentate da una parte delle truppe che assediavano Metz. Bourbaki a Lille ha un corpo che è appena in formazione e composto finora di poca gente. Malgrado tutta l'attività incontestabile mo..

strata da Gambetta non sarà possibile il formare fra breve eserciti che possano tener la campagna contro gli eserciti tedeschi. L'elemento militare regolare, dopo le capitolazioni di Sedan e di Metz, si può dire disciolto. La sola forza che rimanga al Governo e che possa rendere servizii di qualche utilità è quella delle truppe irregolari, dei franchi tiratori, dei mobili, e della guardia Nazionale. Non si può negare che queste forze irregolari rechino quà e là danni d'importanza al nemico, che vanno molestando, inquietando, ed attaccando, tenendolo in continuo allarme. Ma in un paese, com'è la Francia, e nelle condizioni presenti, non è probabile che con tali· elementi si possa riuscire ad un risultato serio e durevole.

Conchiudo nello stesso modo con cui vi telegrafai or son quasi due mesi, dicendo che tale è la fatale e deplorevole ·condizione di questa guerra, ch'essa non può finire che colla completa prostrazione dell'uno o dell'altro belligerante.

Thiers si lodò molto del Re. Non si mostrò meco scontento dell'accoglienza fattagli dal Ministero. Ma evidentemente non fu contento del risultato del suo viaggio a Firenze; e so che parlò con altri dell',ingratitudine italiana. Questi apprezzamenti, che del resto non sono nuovi e che sono in cuore a molti in Francia, non devono 'impedirci dal fare ogni nostro sforzo per ajutare, coll'azione diplomatica, la causa della Francia. Ma intanto sarà bene che si dia un assetto pronto e definitivo al nostro insediamento in Roma e che si fortifichi Civitavecchia.

P. S. -Molti cari saluti ad Artom.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1450. Firenze, 31 ottobre 1870, ore 13,30.

Vous savez, d'après mon télégramme (1), que nous avons posé à l'Espagne pour la candidature du Due d'Aoste deux conditions: la manifestation de la volonté nationale, l'adhésion des puissance.s. Nous avons engagé l'Espagne à nous fournir les preuves que cette seconde condition était remplie, tout en nous abstenant de prendre aucune initiative. Nous avons seulement fait demander au Roi de Prusse si la candidature Hohenzollern était définitivement retirée et nous avons chargé Nigra d'une démarche auprès du Gouvernement français qui nous paraissait conseillée par des hautes convenances. La France a répondu que parmi l es candidatures monarchiques la candidature du Due d'Aoste était celle qui convenait le plus à la France. La Prusse a répondu à l'Espagne qu'elle aurait reconnu le résultat avec ses meilleurs vreux. Le comte Beust a fait communiquer non seulement à Madrid mais aussi à Florence une réponse très amicale et à laquelle nous avons été très sensibles. Le Gouvernement anglais nous a aussi fait déclarer par son Ministre que cette combinaison lui était très agréable. Le Prince est disposé à accepter et il va autoriser le Gouvernement espagnol à

proposer la candidature. Je sais que vous ~tes depuis longtemps favorable à ce projet.

(l) Cfr. n. 254.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

LETTERA NON SPEDITA. Firenze, ... ottobre 1870 (1).

Les différentes phases par lesquelles a passé la question de la candidature espagnole vous sont parfaitement connues. Dès le mois de février 1869 vous aviez été mis à meme de vous expliquer avec le Cabinet de Berlin sur un sujet devenu aussi délicat qu'important car les noms des princes de la maison regnante d'Italie s'y trouvaient associés. Vous aviez été informé alors des propositions que des personnages très-considérables de l'Espagne avaient fait parvenir à l'Auguste Chef de notre Dynastie ainsi que du résultat de la mission confiée par le Roi au Général Cialdini pour s'assurer de l'existences de chances sérieuses et favorables au succès de la candidature italienne. Aux yeux de Sa Majesté les intérets internationaux ainsi que ceux de sa Maison devaient, en tout état de choses, céder la piace à l'intérèt national de la conservation du prestige dont il importe que le régime monarchique soit entouré en Italie.

Au consentement demandé le Roi avait donc mis une condition. Sa Majesté a toujours voulu que l'élection d'un prince italien au tròne d'Espagne fut le résultat d'une manifestation sincère et solennelle de la volonté du peuple espagnol.

De son còté le Cabinet de Florence croyait que du moment où la candidature ainsi posée, serait agréée par un des Princes de la Maison royale, son ròle se reduisait à constater que le choix de l'Espagne ne rencontrerait en Europe qu'un accueil favorable.

Les ouvertures que VOUJS avez faites auprès du Cabinet de Berlin ont été conformes à la volonté du Roi et aux intentions de ses ministres.

Plus tard lorsque, appelé par la confiance du Roi au poste que j'occupe actuellement, j'ai du faire connaitre au Gouvernement espagnol les motifs qui rendaient impossible l'acceptation de la candidature du Due de Genes, j'ai eu soin de vous tenir au courant des communications échangées avec l'Espagne et j'ai eu la satisfaction de vous apprendre que la cordialité de nos rapports avec ce noble pays n'avait souffert aucune atteinte grace à nos franches et amicales explications.

Il a été ensuite question de la candidature du Prince Léopold de Hohenzollern au sujet de laquelle vous m'avez fourni les plus siìres et les plus complètes informations.

L'Italie qui n'avait jamais cessé de former J:es vceux les plus sincères pour l'accomplissement des désirs de la nation espagnole, n'a eu à émettre aucun avis au sujet d'une candidature dont les conséquences avaient si justement alarmée toute l'Europe.

Malgré ces douloureuses épreuves l'esprit monarchique n'a pas faibli chez la grande majorité du peuple espagnol. Les hommes qui la représentent, arprès un délai rendu nécessaire par les circonstances politiques et la situation de l'Euro

pe, ont fait parvenir au Roi des instances réitérées afin que Sa Majesté donnà~ son consentement à l'acceptation par le Due d'Aoste de la candidature d'Espagne. En outre les circonstances actuelles étaient de nature à péser sur les résolutions définitives du Prince Amédée lui-méme. Reconnaissant l'importance des modifications survenues dans la situation générale, mais ~en respectant en méme temps l'indépendance absolue de la volonté de Son Altesse Royale ile Cabinet dont je fais partie n'a pas jugé à propos de sortir de la réserve que dès le commencement, il s'était imposée dans cette affaire. Il a préféré que l'Espagne, ainsi qu'elle offrait de le faire, fit elle-méme les démarches nécessaires pour assurer à la candidature du Due d'Aoste un accueH favorable auprès des autres puissances de l'Europe.

L'attitude adoptée par le Cabinet a obtenu la pleine approbation du Roi. Mais

• Sa Majesté ayant à creur de reconnaitre les exigences particulières qu'une situation toute spéciale avait faites à la question de la candidature espagnole, a voulu donner une preuve de la délicatesse de ses sentiments envers le Chef de la Famille des Hohenzollern en vous chargeant de faire auprès du Roi Guillaume une démarche personnelle dont, dans vos entretiens avec M. de Thile, vous avez padaitement expliqué le prix et la stgnification. Je puis regretter que des raisons, indépendantes de notre volonté et de votre tact si parfait, vous aient empèché de remplir l'honorable mission dont vous étiez chargé; mais je dois constater que vos ,conversations avec le Secrétaire d'Etat suffis,ent !P'OUr constateT que le Cabinet de Berlin persiste à ne voir, dans les combinaisons se rattachant à la question monarchique en Espagne, qu'une affaire concernant exclusivement le peuple espagnol. La Prusse de mème que l'Italie désire respecter la volonté librement manifestée de ce peuple. Nous avons en outre appris que les démarches faites par le Gouvernement de Madrid à Berlin pour conn,aitre l'impression que la candidature italienne produirait en Prusse ont obtenu une réponse favorable et amicale accompagnée des me'illeurs vreux de la Prusse pour l'Espagne (1). Dans cet état des choses vous pensez certainement comme moi qu'H est devenu inutile de renouveler, soit auprès du Roi Guillaume, soit auprès de ses ministres, des démarches dont le but est atteint par le résultat des négocia

tions directement et officiellement engagées entre Berlin et Madrid. Il vous suffira d'ailleurs de connaitre cette circonstance, si importante à nos yeux, pour apprécier vous-méme les raisons qui conseillent au Gouvernement du Roi d'imiter l'attitude réservée dont, en cette affaire, la Prusse rparait ne vouloir s'écarter que dans ses rapports directs avec l'Espagne.

(l) Si inserisce qui perchè l'accenno alla c réponse favorable • della Prussia presuppone i docc. nn. 405 e 423. Questa lettera fu redatta dal Tornielli.

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IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3167. Marsiglia, 31 ottobre 1870 (per. ore 9).

Aujourd'hui seulement nouvelle capitulation de Metz. Grand émoi population dans les rues. Démonstrations avec drapeau noir, cris: trahison, guerre à

outrance, vive la révolution. Dans proclamation des autorités on flétrit les che!!! de l'armée. Garde nationale accourt sur plusieurs points. Cafés et tous les établissements publics fermés. En définitive beaucoup d'émotion, rien d'alarmant.

(l) Cfr. n. 405.

426

IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3168. Marsiglia, 31 ottobre 1870, ore 19 (per. ore 21).

Garde c!Vaque s'est emparée de la Préfecture et de l'Hòtel de Ville. On a chassé les anciens conseillers et établi commune révolutionnaire. On bat rappcl de la garde nationale. Plus d'autorités, rébellion contre le Gouvernement de • Tours, cris contre étrangers, départs batiments et voyageurs par chemins de fer empechés. Ce matin pendant quelques heures situation dangereuse. Tous les notables italiens ont renouvelé aujourd'hui avec plus d'instance demande de protection du Gouvernement de Sa Majesté par des bàtiments de guerre. Je supplie V. E. de vouloir bien me donner réponse.

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IL CONSOLE GENERALE AD ALGERI, VICARI DI SANT'AGABIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3169. Algeri, 31 ottobre 1870, ore 17 (per. ore 22,35).

Nous sommes ici pleins de révolutions. Gouverneur général fut obligé d'occuper environs du palais de l'amiral qui ne veut abandonner ses fonctions sans ordre de Tours. Ce dernier a braqué canons et armé matelots et veut se défendre. On a arreté premier président de la Cour et autres fonctionnaires et

militaires de l'Empire. Sont arrivés navires de guerre anglais et espagnols malheureusement pas italiens.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3173. Berlino, 31 ottobre 1870, 01·e 20,45 (per. ore 19,35 del1 novembre).

Le Staats-Anzeiger dans la partie non offl.delle publie ce qui suit: «La candidature du Due d'Aoste pour la couronne d'Espagne ayant été nouvellement prise en considération par le Gouvernement espagnol, celui-ci s'est trouvé dans le cas, par l'entremise du représentant de l'Allemagne du Nord à Madrid, de s'informer de la manière de voir du Cabinet de Berlin sur cette question. Le Baron de Canitz a été dès .Jors chargé, en date du 21 de ce mois, de déclarer que parmi les Cabinets de l'Europe celui de Berlin a été des premiers qui, dans

un discours du trone, eut reconnu le droit de l'Espagne de disposer librement sur son avenir. La Confédération maintiendra aussi dans les cil'constances présentes ce principe et n'imitera pas la politique de la France avant la guerre, de prendre les affaires intérieures de l'Espagne comme motif d'immixtion et d'en subordonner le règlement à son assentiment. La Confédération de l'Allemagne du Nord attendra la décision de l'Espagne sur son avenir et s'empressera de reconnai'tre résolutions ».

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 692. Berlino, 31 ottobre 1870 (per. il 4 novembre).

J'ai reçu la dépeche réservée de V. E., n. 173, du 18 courant (1), relative aux drconstances qui ont accompagné le départ du Général Garibaldi de Caprera, aux bruits exagérés ou faux sur des enrolements en Italie pour le compte de la France, à la surveillance exercée par nos Autorités, et aux dispositions de nos lois contre ceux qui, sans la permission du Gouvernement, s'enrolent à l'étranger.

Il m'a paru important de communiquer confidentiellement ces détails au Secrétaire d'Etat. Il m'a promis de s'en prévaloir auprès du Comte de Bismarck.

J'ai aussi appelé l'attention de M. de Thile sur l'artide inséré dans la Gazzetta Ufficiale du 25 octobre, pour mettre en garde ceux de nos sujets qui, en prenant du service en France, se mettraient en opposition avec le code. Le Comte Brassier de St. Simon avait déjà transmis ici copie et traduction de cet article.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 693. Berlino, 31 ottobre 1870 (per. il 4 novembre).

Je n'ai pas manqué de communiquer successivement au Secrétaire d'Etat les Circulaires de V. E. en date du 14, 18 et 22 octobre (2) sur les affaires de Rome.

J'ai également jugé utile et opportun de lui communiquer, en voie confidentielle, votre dépikhe n. 174 (3) et les annexes y mentionnées, afin de réagir contre l'impression causée par certain rapport du Comte d'Arnim.

Je sais que M. de Thile a transmis des extraits de ces dépeches au Comte de Bismarck, qui se réserve la haute main dans toute question importante, et qui, dans les cas d'urgence, correspond avec les représentants prussiens à l'étranger.

Depuis quelque temps M. de Thile n'a plus rien appris, ni sur le Pape, ni sur Rome. Le dernier courrier expédié par M. d'Arnim s'est rendu au Quartier Général à Versailles, sans passer par Berlin.

·p, S.-Monseigneur Chi,gi en quittant Paris s'est rendu à Versailles, où il a passé quelques jours durant lesquels il a eu une audience de S. M. le Roi de Prusse et deux entrevues avec le Comte de Bismarck. Je tiens ce fait de Lard Lo:fltus, qui 1gnorait les détails sur ces entretiens, mais il est évident qu'il ne pauvaient avair pour objet que les affaires de Rome. D'après le langage de l'Ambassadeur Britannique, il s'est aperçu camme moi que le Chancelier fédéral laissait planer quelque incertitude sur cette questian, très embarrassante pour lui aussi en présence de l'agitatian des catholiques en Allemagne, au mament surtout où des pourparlers ont lieu avec les Etats du Midi, nammément avec la Bavière, paur une réorganisatian de l'Allemagne.

Manseigneur Chigi ayant vu plus tard Lord Lyans à Tours, le Chevalier Nigra sera peut-etre à meme d'apprendre par ce canal quelles ont été les impressions du Nonce du Pape. Ici, M. de Thile ne sera pas en mesure de me renseigner à cet égard, camme sur bien d'autres points.

(l) -Cfr. n. 283. (2) -Cfr. nn. 255, 282 e 321. (8) -Cfr. n. 291.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI

T. 1451. Firenze, 1 novembre 1870, ore 17,40.

Le due d'Aaste a écrit à Montemar qu'il autorise le Gouvernement Espagnol à praposer sa candidature et qu'il est pret à a·ccepter la couronne si le vote des Cortès lui prouve que te11e est la valonté de la natian. Il se réserve d'apprécier si le vote des Cortès aura effectivement le caractère d'un témoignage irrécusable de la volonté de la nation espagnale. Veuillez canfirmer cette réserve au Ministre des Affaires Etrangères.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A TOURS, NIGRA, A LONDRA, C. CADORNA, E A VIENNA, MINGHETTI

T. 1452. Firenze, l novembre 1870, ore 19.

M. Cléry m'a ·cammuniqué la proposition de son Gouvernement que les puissances déclarent que des unions [sic!] territoriales ne peuvent se justifier ni par le besain de la défense rri par les tendances des populations et que dès lors l'i111téret et ila sécu11ité de ii.'Eu.rope oont d'accord pour s'y oprpo~Seir. J'ai fuit remarquer à M. Ciéry que nous avons toujour.s été d'àvLs que l!es conditions de la paix devaient etre cherchées dans des stipulatians militaires relatives aux farteresses ou à l'armement et non dans des cessions territoriales; mais je lui ai exprimé la crainte que la proposition française n'implique un abandon de la proposition de l'Angleterre relative à un armistice qui permettrait l'électian d'une Assemblée, seui moyen pratique que nous voyons encore de rendre possible la négociation de la paix dans les conditions les mains défavorables. J'ai ajauté qu'au surplus je m'empresserais de me consulter avec les autres cabinets sur ce qu'ils jugent de leur còté pOSISible de :faire (1).

(l) Cfr. Granville a Lord Lyons, 5 novembre, in Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 272, pp. 203-204; e in Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 736, p. 943. Paget a Granville, 2 novembre, in Further Correspondence, cit., n. 281, pp. 208-209; e in Archives Diplomatiques, cit., III, n. 724, pp. 930-931.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 64. Firenze, 1 novembre 1870.

Dalle mie circolari relative alle cose di Roma, Ella avrà potuto prendere quella norma di linguaggio rper chiedere la quale Ella mi indirizzava il suo rapporto n. 71 di questa serie (1). A due ·cose principalmente accennava quella pregevole relazione. Tutti i capi del clero latino mi scriveva Ella, sono perplessi e trepidanti in aspettativa di ciò che succederà in Roma; poi Ella diceva che la Porta Ottomana, nelle circostanze presenti, al dire dello stesso Ambasciatore inglese, accetterebbe volentieri che la protezione italiana si estendesse agli istituti cattolici di Oriente. La ringrazio di aver chiamato la mia attenzione sovra questi due punti importantissimi, ed io mi lusingo ·che le comunicazioni che Le feci finora e che andrò mano mano facendole, metteranno la S. V. in grado di pienamente rassicurare i capi degli stabilimenti cattolici circa le intenzioni del Governo italiano rispetto alla Sede pontifi-cia. Ma venendo poi a considerare ciò che alla protezione degli istituti anzidetti si riferisce se per una parte ci reca soddisfazione il saper come all'occorrenza il Governo ottomano accetterebbe che la protezione degli agenti italiani si estendesse sugli stabHimenti cattolici, per altra parte dobbiamo aver presente che la situazione attuale della Francia ci impone speciali delicati riguardi. Non trascurando dunque le occasioni di estendere la nostra sfera di azione in Oriente, dobbiamo tenere per fermo che vuolsi accuratamente evitare tutto ciò che sarebbe in contraddizione con questi nostri sentimenti. Sarebbe cosa soverchiamente difficile se non del tutto impossibile, prestabilire in proposito norme fisse e generali di condotta. Il contegno del Governo francese verso gli istituti ecclesiastici le disposizioni dei capi del clero latino, l'indole stessa dei fatti che possono indurre V. S. ad intervenire presso la Porta, sono tutte cose che mentre potranno esercitare una sensibile influenza sulle determinazioni di Lei, non potrebbero attualmente essere prevedute dal Ministero. La prudenza e

l'avvedutezza di V. S. mi fanno certo però che di tutto Ella saprà tenere il debito conto per il miglior bene del nostro paese.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 695. Berlino, 1 novembre 1870 (per. il 7).

Lord Loftus m'a prié hier de lui répéter quelle avait été mon attitude à l'occasion de la proposition anglaise relativement à l'armistice. Ayant fait une réponse évasive à mon interpellation, s'il avait été chargé

de me poser cette demande, je lui ai dit que personne mieux que lui ne devait savoir à quoi s'en tenir, puisqu'avant de souffier mot au Ministère des Affaicr.-es

Etrangères j'avais jugé à propos de prévenir Sa Seigneurie de ma démarche. Elle n'avait rien trouvé à y redire; et meme Elle me confiait alors d'avoir cherché à dissuader le Comte de Wimpfen d'agir dans la mesure du moins qui lui était indiquée par le Chancelier d'Autriche. J'ai parlé ensuite dans le sens de mes dépeches n. 686 et 690 (1), en soumettant à l'appréciation de .l'Ambassadeur britannique si le langage tenu par moi à M. de Thile ne constituait pas une recommandation implicite à la Prusse d'accepter Elle aussi un armistice permettant la réunion d'une assemblée française et rendant possible la paix. Mon Gouvernement quand il transmettait des instructions avait assez de confiance dans ses agents pour s'en remettre à eux sur la meilleure forme d'exécution. Le résultat avait prouvé que celle que j'avais choisie avait été préférable à la manière de procéder du Comte de Wimpfen, et combien Lord Loftus avait deviné juste par son conseil à ce diplomate.

Lord Loftus m'a expliqué que lorsque M. de Wimpfen lui avait donné connaissance de la dépeche du Comte de Beust, son impression avait été en effet que ce document dépassait le but; sans vouloir, comme de raison empecher un appui de l'Autriche à la proposition anglaise, il avait cru devoir mettre le représentant impérial en garde contre l'impression que produirait, peut-etre, ici une recommandation faite dans ces termes.

Lord Loftus s'est du reste rendu à mon avis que je n'étais pas tombé dans les memes inconvénients, et que nous avions atteint ·le but en vue, à savoir celui de nous associer ici aussi à la démarche de Lord Granville.

II est évident que Lord Loftus instruira le Comte de Wimpfen de notre entretien et cela me dispense de le faire moi-meme, à moins que ce dernier ne me questionne à son tour.

(l) Cfr. n. 38.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 696. Berlino, l novembre 1870 (per. il 7).

M. Thiers s'est rendu de Tours, par la voie d'Orléans, à Versailles où il ne s'est arreté que quelques heures pour voir le Comte de Bismarck. C'était une simple visite de politesse durant laquelle on s'est abstenu de part et d'autre d'aborder la question politique. M. Thiers est en suite parti pour Paris, et ce ne sera qu'à son retour au Quartier Général que les pourparlers s'engageront avec plus ou moins de chances de succès. -Le langage que tiendra cet homme d'Etat ne pourra qu'etre ·celui d'exposer aux notabilités influentes de Paris, la vérité dans toute sa crudité: capitulation de Metz; la France réduite à ses propres forces; son armée régulière, dans sa presque totalité mise hors de combat. Réussira-t-il à détruire les illusions de la Capitale? Et meme y parviendrait-il, la majorité de la Délégation à Tours ne s'opiniatrera-t.Jelle pas à la rés1staillce, à en juger par lles déal<arations de M. Gambetta? Nous ne tarderons pas à eire éclairés sur ce point.

C'est le Secrétaire d'Etat qui vient de me donner ces renseignements et ces :appréciations. Je les complète en transmettant ci-joint la traduetion d'un article publié par la Norddeutsche AUgemeine Zeitung, à la suite d'une analyse insérée dans le mème journal de la dépèche de Lord Granville, du 20 octobre.

L'évacuation de Metz des troupes françaises, prisonnières de guerre ensuite de la eapitulation, aura lieu dans le terme de 7 jours, en profitant de la double ligne de chemin de fer vers Saarbrucken et vers Strasbourg. 80 mille hommes seront transportés dans le Nord, et à peu près autant dans le Sud de l'Allemagne..

Ci-joint une lettre particulière pour V. E.

(l) Cfr. nn. 386 e 417.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 1 novembre 1870.

Je vous ai transmis hi-er, par le télégraphe (1), un entrefilet qui venait de -paraitre dans le Moniteur Prussien, sur la eandidature au Tròne espagnol. Le texte cadre assez avec ce qui m'avait été di:t par M. Rascon. Mais vous aurez remarqué comme moi que, selon une telle rédadion, la candidature Hohenzollern n'est pas explicitement retirée, ni écartée, et que, s'il prenait fantaisie aux Cortès de s'en tenir au Prince Léopold, ce ne serai-ent pas !es termes mèmes de cet entrefilet qui empècheraient le Cabinet de Berlin de se conformer à ce vote (2). Cette éventualité n'est cependant guère admissible, nommément pour la Prusse, qui en pareil cas s'exposerait à faire perdre à la lutte contre la France son caractère vraiment national. On donnerait alors une apparence de raison à ceux qui, un instant, n'y voyaient que des intérèts dynastiques en jeu.

Je ne m'explique pas davantage pourquoi on ne m'a pas donné •communication de la déclaration que le Baron de Canitz avait été chargé de faire, dès le 21 de ce mois, à Madrid.

J'·en ai exprimé aujourd'huy ma surprise à M. de Thile. En mème temps, je ne lui ai pas laissé ignorer que ma conduite et mon Tangage avaient été entièrement approuvés par V. E. Je regrettais vivement que, par une méprise dont je ne me rendais pas compte, on n'eùt pas su apprécier à Versailles combien ma démarche, .conforme au désir de Mon Auguste Souverain, avait été empreinte d'un caractère amicai et de parfaite courtoisie. Cette démarche était diC'tée par un sentiment de politesse, telle que les Rois surtout se la doivent entre eux.

M. de Thile était visiblement dans l'embarras, en me ·répétant qu'il n'avait été pour rien dans cet incident. Je serais enclin à croire qu'il regrettait les procédés du Chancelier Fédéral.

Donnant une couleur plus intime encore à notre entretien, je lui ai dit que je perdais mon latin, en cherchant à découvrir le motif du volte-face que je remarqua·is dans l'attitude de ce Gouvernement à notre égard. Au début de la guerre on avait fait fausse route, ici, en ajoutant trop d'importance à des courants extra-constitutionnels, en articulant d'injustes soupçons sur notre attitude,

qui n'a cependant pas ·cessé d'etre conforme à une stricte neutralité. Plus taro ces soupçons s'étaient calmés, et je voyais avec plaisir renaitre cette confiance que je n'ai jamais cessé de precher entre les deux Gouvernements. Vers une date qui co!ncide avec notre occupation de Rome, a reparu une •certaine froideur inexpHcable. Ce ne sont pas les affaires politiques de Rome, qui peuvent en etre la cause, puisque le Comte Brassier a toujours déclaré que la Confédération de l'Allemagne du Nord n'entendait pas s'immiscer dans la question du pouvoir temporel, considérée comme étant du ressort de notre politique intérieure. Serait-ce la question du pouvoir spirituel? Mais à cet égard nous avons donné des assurances, que nous sommes fermement résolus de remplir de la manière la plus large. Bref, j'ai un peu perdu la boussole.

M. de Thile, déclinant toute explication, peut-etre parce qu'il n'en savait pas davantage que moi sur ce revirement inattendu, s'est borné à me répondre que je retrouverais la boussole.

S'est-il passé, entre vous et ·le Comte Brassier, quelque chose, qui vous mette à meme de me donner un fil conducteur dans ce labyrinthe?

Un mot de réponse, s'il vous plait. En attendant, vous jugerez, vous-meme, combien il est difficile ici de conduire sa barque, entre M. de Thile qui n'est pas autorisé à parler, et le Comte de Bismarck inabordable.

(l) -Cfr. n. 428. (2) -Cfr. p. 308 n. 4.
437

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 697. Berlino, l novembre 1870 (per. il 7).

J'ai demandé aujourd'hui au Secrétaire d'Etat s'il avait quelque communication à me faire, en suite du promemoria que je lui avais remis avant-hier (1). Il ne savait pas encore comment avait été accueillie à Versailles notre démarche. -A celle faite antérieurement à la nòtre par l'Autriche qui avait invoqué le précédent de la faveur accordée aux nationaux russes et anglais dans Paris, il avait été tout récemment répondu par le Comte de Bismarck, que dans ce cas il ne s'était pas agi d'une mesure générale, mais de permis de sortie pour une trentaine d'individus, dont les noms avaient été envoyés d'avance au Quartier Général; que le Comte de Wimpf.en présente une liste et on verra. Il est évident que nous recevrons une réponse analogue. Il conviendrait donc pour gagner du temps que V. E. s'adressàt au Comte Brassier de St. Simon, lequel télégraphierait au Comte de Bismarck en le priant de faire parvenir

nos instructions au Consul du Roi à Paris, et de mettre celui-ci en mesure de communiquer une liste de nos nationaux, et de régler tout ce qui est détail.

(l) Cfr. n. 418.

438

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINIS'TRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 66 (1). Nizza, 1 novembre 1870 (per. n 4).

Il fatto scandaloso di prepotenza poli:tica privata, che ebbi l'onore di riferire a V. E., col mio rappo:rto di jer~ al n. 65 (2), 'Congtuntamente all!e voci diverse ed anche contraddittorie, ma tutte più o meno sinistre, che corrono per la città, hanno sparso una fortissima inquietudine e maggiormente fra questa numerosa Colonia Italiana e fra i Nizzardi divenuti pell'annessione francesi, ma che esternarono i loro sentimenti che conservarono profondamente ital'iani.

I Nizzardi trovandosi disarmati, (perchè come Ella sa, dal già Prefetto Baragnon vennero tolti i fucili a questa Guardia Nazionale perchè si escluse nell'elezione dell'Uffizialità ogni elemento francese) si credono esposti nelle persone e nelle sostanze ad una invasione della plebaglia rossa di oltre Varo. Quindi, con una insistenza propria di una gran paura, sono pregato di domandare al Governo del Re il pronto invio di un forte Legno da Guerra, se non nel porto di Nizza, almeno nella vicinissima rada di Villafranca a protezione dell'Italiana Colonia, temendo di non essere difesi dalle Autorità Repubblicane costituite contro i temuti assalti.

Cominciai ad invitare i petenti a non esagerarsi colla fantasia i pericoli loro speciali, giacchè finalmente in questa mia consolare giurisdizione fino ad oggi gli Italiani non furono assoggettati ad alcuna vessazione, molestia od ingiustizia, che anzi le autorità fecero sempre dritto a tutt'i miei reclami a loro favore, come senza difficoltà meco ne convennero, e che io non poteva cosi facilmente ammettere che dessi venissero aggrediti, ove si astengano di fornirne il pretesto, mantenendosi cioè in calma dignitosa.

Ciò nondimeno, Eccellenza, io son ben lontano dal negare che le circostanze della Francia in generale, e di Nizza in particolare, non siamo di un incalcolabile gravità, e che la presenza di un Le.gno da guerra principalmente, se in compagnia di un Legno da guerra Inglese, per non eccitare troppo vivamente le suscettibilità francesi contro l'Italia, non possa tornare d'utilità in certi determinati frangenti. Non voglio però dissimularmi che potrebbe anche succedere, che la Regia Bandiera da guerra sventolante in tanta vicinanza non servisse di stimolo involontario ad intempestive compromettenti manifestazioni della frazione degli Italiani impazienti (3).

Il Ministero saprà vedere se non sia possibile e conveniente, ove non c;i stimi di spedire un Regio Bastimento nella rada di Villafranca, di farlo stazionare almeno in un porto della nostra riviera meno lontano di Genova ed il più prossimo rpossibile a Nizza.

Mi è stato assicurato che il Generale Garibaldi, malcontento della sua spedizione, sia per ritirarsene fra pochi giorni e portarsi alla testa della sua legione d'Italiani a Nizza per proclamarvi la Repubblica italiana. Gli influenti Nizzardi,

che mi diedero quell'assicurazione, aggiunsero desiderare vivamente che i Bersaglieri precedano qui l'arrivo di Garibaldi, perchè così tutta la montagna e la città si solleverà come un sol'uomo per acclamare al Re; chè altrimenti acclameranno alla Repubblica italiana portata da Garibaldi, assolutamente i Niz7.ardi volendo la secessione del loro paese dalla Francia. Io qui non oosso, che confermare la verità dell'odio accanito dei Nizzardi contro i Francesi.

Jeri ·avendo ricevuta la visita del Direttore del Giornale che sta per pubblicarsi sotto il titolo il Dritto Nizzar.do, io gi feci le raccomandazioni le più vive di non oltrepassare i limiti della moderazione, di non deviare dalla calma e per conseguenza di astenersi da ogni provocazione anche indiretta ai francesi.

Dall'insieme delle circostanze politiche generali e speciali io mi lusingo, che il Ministero avrà la stessa mia OIPinione non doversi per ora diminnire di un sol soldato la guardia delle nostre frontiere, ma piuttosto rinforzarla per far fronte con prestezza e buon successo ad ogni possibile eventualità.

P. S. -Oggi stesso successero delle manifestazioni tumultuose nello scalom:! e nei corridoi stessi della Prefettura contro il Prefetto Dufraisse per non aver pubblicato il primo dispaccio di Gambetta del 28 ottobre da Tours sulla notizia della capitolazione di Metz, e per altri motivi che non mi seppero precisare.

Ogni sera si tengono in Nizza adunanze ·Clandestine di demagoghi francesi rossi, delle quali a quanto mi si dice non farebbe parte alcun Nizzardo. Queste congreghe inquietano la popolazione.

Un bastimento da guerra inglese sarebbe già entrato nel porto di Havre a protezione delle persone e delle proprietà britanniche.

(l) -Annotazione marginale: c Scritto all'Interno. 5 novembre 70 •· (2) -Non pubblicato. (3) -In altro rapp. confid. dello stesso giorno, n. 67, il Galateri di Genola osservava: c Si ripete che i Nizzardi, ai quali si aggiungono anche i Mentonesi, stiano per rassegnare alle Potenze una petizione perchè sia loro accordata la facoltà di addivenire ad un nuovo Plebiscito•.
439

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Copia, A VV, cassetta Minghetti)

L. CONFIDENZIALE 26. Vienna, l novembre 1870.

In aggiunta al mio telegramma (l) nel quale ti ragguagliavo di una interpellanza fatta al Parlamento di Pesth sull'annessione di Roma all'Italia ti mando vna lettera confidenziale di Orczy segretario generale di Beust per gli affari Ungheresi dalla quale vedrai che non v'è nulla da temere per questo lato. Però l'agitazione Cattolica si va accrescendo, formentata dai vescovi: di ciò ti farò in appresso un formale rapporto.

Mi par sempre utile che il Duca d'Aosta salga al Trono di Spagna tanto più che apparirà chiaro non essere ambizione di Regno che lo spinge ma sentimento degli interessi d'Europa (2). Però bisogna assicurarci che il Paese lo accetti di buon grado: questa è condizione sine qua non. Siccome io non credo alla durata della Repubblica Francese, così quando ritorni a Monarchia l'essere Casa Savoja già assisa nelle due Penisole avrà molto maggior importanza che non paja.

Veggo dai giornali che la Camera è sciolta e indette le nuove Elezioni pel

20. Io ti scrissi una lunghissima il 27 di Ottobre (3) nella quale ti faceva con

• il doit résulter clairement... que le Roi d'Italie fait un sacrifice aux intérets monarchiques et conservateurs de l'Europe •·

siderare l'opportunità di una mia corsa a Firenze anche per ·intendermi con Sella sulle questioni finanziarie. Conchiudevo pregandoti di telegrafarmi il tuo permesso. Se non ricevo risposta prima di domani telegraferò di nuovo cotale dimanda e mi avrai per iscusato, ma mi pare che il tempo stringe.

Bisogna che io prenda una decisione. Trattandosi di una elezione generale nella quale naturalmente si piglia impegno per 5 anni, io non posso fare ad un tempo la Carriera Parlamentare e la Diplomatica. È giunta l'ora di decidersi. Il che non toglie che in ogni caso io ritorni a Vienna e finisca le mie incombenze.

.ALLEGATO

ORCZY A MINGHETTI

Ministère des affaires étrangères, 31 octobre 1870. J'ai l'honneur de vous restituer les circulaires et la feuille du Journal officiel que vous avez eu la bonté de me laisser. J'en ai envoyé les copies au Comte Andrassy; leur contenu le mettra en mesure d'apprécier la situation et de s'en instruire en cas que il se verrait forcé de répondre à l'interpellation de M. Helfi. J'en doute fort qu'il se laisserait forcer à répondre en détail; car comme j'ai eu l'honneur de vous le dire hier, les discussions de cette nature sont incontestablement du ressort des délégations. M. Helfi croit évidemment que si notre Ambassadeur reste à Rome, cela pourrait ètre interprété comme une protestation contre l'unité italienne; il s'imagine donc qu'il rend un service à l'ltalie en exigeant que nous allions au delà des vreux du Roi et du Gouvernement italien, qui pourtant ne s'opposent pas à ce que les Puissances étrangères laissent leurs Ambassadeurs auprès la personne du S. Père. Mais en fait de politique interantionale nos députés sont souvent d'une nai:veté incroyable, et M. Helfi parait étre de ce nombre. En vous remerciant de l'aimable confiance avec laquelle vous m'avez communiqué les pièces ci-jointes, je vous prie d'agréer, etc.

(l) -Cfr. n. 415. (2) -Nel tel. Minghetti stesso giorno, n. 3174, sp. ore 20,30, per. 2 novembre, ore 8,45:

(3) Cfr. n. 389.

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV, mazzo 13, fasc. 9/1)

L. P. [Firenze], l novembre [1870].

[Parla di cani che vorrebbe mandare a Tirano, e dt:lle modalità per H loro

viaggio].

Parliamo d'altro. II Duca d'Aosta che ha una gran voglia della Corona di

Spagna, ognuno i suoi gusti, ha definitivamente accettato. -Le elezioni generali

sono pure definitivamente fissate per la seconda metà di questo mese -Che orri

bili condizioni quelle della Francia! La gente assennata com,prende che non

v'è che a fare la pace. Ma oramai non osano quasi parlare. Il Governo di

Parigi è segregato da tutti. Gambetta a Tours e con lui una gran parte del paese

sono pur troppo in questo stato di spirito che noi conosciamo pensando al 48

e nel mezzogiorno della Francia v'è la pura e semplice anarchia. Dopo Metz

la Francia è in tale stato che non sembra più permettergli di fare né la pace,

né la guerra.

Addio. -Ma rammentati dei cani. È un affare che solo il nostro solito meto

dismo casalingo ci potrebbe far parere difficile. Fammi questo piacere. Scrivo

a Guastalla pel pranzo in risposta a una lettera. Ma finora mi sarebbe proprio

10tato impossibile l'andare a Milano.

441

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

D. 147. Firenze, 2 novembre 1870.

M. Cléry est venu me faire part de la détermination de son Gouvernement de se défendre, malgré la capitulation de Metz, au prix de tous les sacrifices; et il m'a demandé de faire une déclaration pour établir que les cessions territoriales ne se justifieraient ni par le besoin de la défence de l'AJlemagne unifiée, ni par les tendances des populations, et que dès lors l'intérèt et la sécurité de l'Europe seraient d'accord pour s'y opposer.

J'ai rappelé à M. Cléry que nous avons toujours été d'avis que les conditions de la paix pouvaient et devaient ètre cherchées dans l'ordre des concessions militaires relatives aux forteresses ou à l'armement, plutòt que dans des cessions de territoires, et notre influence ne s'est pas épargnée pour que ce point de vue pùt ètre adopté par les belligérants. Aujourd'hui encore nous n'omettrons rien de ce qui pourra hater une paix qui épargne à l'humanité des malheurs tels que ceux qui se succèdent depuis trop longtemps, et qui préservent [sic] les intérèts français de sacdfices encore plus cruels. J'ai donné l'assurance à M. Cléry que je me mettrai sans retard en communication avec les autres Gouvernements neutres, auxquels s'adre.sse aussi la proposition française, et que je me concerterai avec eux sur la suite qu'il serait possible d'y donner. Mais je lui ai exprimé en mème temps la crainte que cette mème proposition n'implique un abandon du conseil amicai donné par l'Angleterre comme par nous pour la conclusion d'un armistice en vue de l'élection d'une Assemblée. C'est encore là le seui moyen pratique, à notre avis, de rendre possibles des négociations de paix soit particulières aux belligérants, soit de la part de l'Europe, dans les conditions les moins défavorables. Il nous semble que ce parti serait celui qui conviendrait le mieux aux sentiments de responsabilité dont le Gouvernement de la République se montre si honorablement préoccupé vis-à-vis de la nation; et, en tout ·cas, si ce point de vue était adopté à Tours, nous pourrions avoir quelque confiance que nos tentatives, et celles des autres puissances, devinssent plus e:fficaces qu'elles n'ont malheureusement pu l'ètre jusqu'ici.

442

VITTORIO EMANUELE II AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV. mazzo 2, fasc. 2 1/B)

T. Torino, 2 novembre 1870, ore 0,45 (per. ore 9,55).

J'ai reçu votre Iettre et votre dépèche. La lettre est parfa.Uement selon mes prévisions. Vos dépèches règlent parfa·itement la question de la •candidature posée dans la phase actuelle. L'avenir est aussi facile à combiner. II faut attendre la

lettre de Serrano. Jeudi je verrai Lanza et Sella, je les attends pour combiner avec eux les diverses questions présentées.

443

IL VICE CONSOLE A TOLONE, COMELLO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3175. Tolone, 2 novembre 1870, ore 15,25 (per. ore 20,40)

Depuis midi toute communication interrompue entre Toulon et Marseille en pleine anarchie et révolte. Autorité militaire de Marseille arrivée ici avec dernier convoi. On établit communication avec Tours par mer voie Cette. Toulon demande drapeau rouge, situation aussi très grave.

444

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3176. Madrid, 2 novembre 1870, ore 14,45 (per. ore 21,35).

Je viens de voir Sagasta et lui communiquer esprit de votre télégramme d'hier (1). Ce soir Prim réunit majorité monarchique et il compte gagner adhérents à la candidature. Demain elle sera proposée aux Cortès et le jeudi prochain votée. Dans une lettre que je vous écris aujourd'hui (2) j'eXiPlique comment un nombre additionnel de 10 voix à la majorité voulue par la loi doLt ètre reçu comme un résultat satisfaisant. L'argent de Montpensier fait ses derniers efforts. On attaque la candidature pour les affaires de Rome et pour une influence anglaise supposée. On intrigue pour rendre impossible une seconde votation et priver Due d'Aoste des votes additionnels des ravisés du parti, a fin que en tout cas majorité soit minime pour engager amour propre Due à refuser, mais heureusement le parti d'Espartero passe presque tout au Due d'Aoste et tout laisse espérer au moins 15 plus que majorité légale. Un courrier est parti. Envoyez moi bons portraits du Prince et de la Princesse.

445

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3179. Vienna, 2 novembre 1870, ore 12,40 (per. ore 8,45 del 3).

Je consulterai Beust sur la proposition Cléry. Mon avis est que pendant négociations de l'armistice toute proposition prématurée déplacerait question et préjugerait avenir.

446

L'INCARICATO D'AFFARI A BRUXELLES, DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, p. 96)

R. 278. Bruxelles, 2 novembre 1870 (per. il 7).

* Oggi ebbi occasione di fare visita al Ministro degli Affari Esteri. S. E. cominciò col dirmi che desidererebbe molto potermi dare notizie buone circa

29-Dowmenti diplomatici · Serie Il -Vol. I.

la pace; ma che invece egli era obbligato di riconoscere, che le trattative che ora si facevano non avevano l'aria fin qui di avere un buon andamento. Passò a parlare dello stato interno della Francia e mi ripetè che il disordine che vi regnava dava timore al Belgio come forse ad altri governi. Le notizie infatti che si hanno qua dalla Francia sono sconfortanti per quel povero paese cosi grande ancora alcuni mesi fa: nessuna autorità seriamente rispettata; i prefetti non obbedienti al Governo centrale di Tours; i tre eserciti del Nord, della Loira e di Lione non composti in maggior parte che di bande male armate, male vestite, mancanti di tutto, senza seria disciplina e comandate da ufficiali di cui pochissimi sanno il loro mestiere; finalmente la capitolazione di Metz avere accresciuto la' discordia fra i varii partiti * (1).

Il Barone D'Anethan passò in allora, come sempre, a parlarmi di Roma e

mi domandò se avevo notizie a questo riguardo a comunicargli. Gli accennai

i fatti contenuti nell'ultima pregiatissima circolare dell'E. V. circa la sospen

sione del concilio (2). E,gU mi dLSJSe ancora (3) avere serie ragioni (4) di credere

che il Santo Padre non si muoverebbe da Roma e ciò è bene, aggiunse,, purchè sia

interamente libero di esercitare il suo potere spirituale e comunicare col mondo

cattolico. "' Assicurai a S. E. che era intenzione di lasciare al Pontefice la mag

gior libertà come risultava da quanto avevo sempre avuto istruzione di comu

nicargli e citai all'appoggio di quanto asserivo che la bolla di sospensione del

Concilio era stata pubblicata sulle porte di tutte le chiese di Roma e stampata

da tutti i nostri giornali * (5).

Queste comunicazioni sulle liberalissime intenzioni del R. Governo circa

l'autorità spirituale del Pontefice producono come già osservai, a parer mio,

un buon ·effetto .su questo Governo (6) *.che JPTende run cosi vivo interesse al Papa

e quindi mi prendo la grandi&s,ima Hbertà di fare ·osservare all'E. V. che non

sarebbe un male se si scegliessero le occasioni opportune per continuarle nel

l'avvenire come ebbero luogo per lo passato* (5).

(l) -Cfr. n. 431. (2) -Cfr. n. 450.
447

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1297. Tours, 2 novembre 1870 (per. il 7).

Ieri soltanto mi pervenne il dispaccio di Serie politica n. 381 che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi in data del 22 ottobre scorso (7), per confermarmi l'istruzione già impartitami per telegrafo d'appoggiare presso la Delegazione del Governo a Tours la proposta d'armistizio fatta dal·l'Inghilterra, nello scopo immediato di facilitare la nomina e la riunione d'un'Assemblea generale in Francia. Ispirandomi alle direzioni datemi dall'E. V. in tutte le precedenti comunicazioni, io già aveva avuto cura di appoggiare in nome del Governo del Re presso la Delegazione governativa di Tours la proposizione di

cui il Gabinetto britannico prese l'iniziativa, ed ebbi l'onore d'informare l'E. V. come gli uffici fatti in quel senso dai miei colleghi e da me abbiano avuto per primo risultato d'indurre la Delegazione stessa a pronunziarsi in massima in favore d'un armistizio il quale non pregiudichi le condizioni future di pa·Ce, e ad inviare a Parigi il Signor Thiers collo speciale incarico di consigliare al Governo della Difesa nazionale la medesima risoluzione.

Dopo ch'ebbi ricevuto il dispaccio del 22 ottobre, mi recai di nuovo dal Conte di Chaudordy e diedi allo stesso lettura di questo documento, adoperandomi a dare alle savie considerazioni in esso contenute tutto lo sviluppo che comporta un sì grave argomento. Ho trovato nel Conte di Chaudordy le medesime favorevoli disposizioni per l'accettazione in massima d'un armistizio e la medesima risoluzione nel non ammettere ch'esso abbia per risultato sia di peggiorare le condizioni militari attuali della Francia, sia di pregiudicare le condizioni definitive della pace futura.

Posso accertare l'E. V. che tutti gli sforzi miei, uniti a quelli de' miei Colleghi, tendono con perseverante insistenza a consigliare la conclusione d'un equo armistizio e la riunione d'una generale Assemblea che possa assumere

o dividere .col Governo la grave responsabilità delle decisioni da cui deve dipendere la conclusione della pace tra le due Potenze belligeranti. Un primo passo è fatto. L'interesse dell'Europa e dei beliligeranti, concorde coi principj di umanità, otterrà, spero, che l'opera benefica intrapresa dai Governi neutri non rimanga sterile ed inefficace.

(l) -Tutto il brano fra asterischi omesso in LV. (2) -Per questi due periodi e per l'inizio del successivo, mutamenti in LV. (3) -In LV soppresso c ancora • e inserito c fra le altre cose •. (4) -c Motivo • LV. (5) -Omesso in LV. (6) -In questa parte mutamenti formali in LV. (7) -Cfr. n. 323.
448

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1298. Tours, 2 novembre 1870 (per.. l' 8).

In eseguimento delle istruzioni impartitemi dall'E. V. (1), ebbi cura d'informare la Delegazione di Governo a Tours, nella persona del Conte di Chaudordy, Delegato del Ministero francese degli affari esteri, della proposta fatta dal Governo di Spagna al Governo del Re relativa alla candidatura al trono di Spagna di S. A. R. il Principe Amedeo, Duca d'Aosta. Feci sapere al Conte di Chaudordy che il Governo del Re aveva subordinato il suo consenso a due condizioni, cioè, ad una manifestazione incontestabile della volontà della popolazione spagnuola, ed al previo consentimento dei principali Gabinetti d'Europa. Non lasciai ignorare al Delegato del Ministero degli affari esteri che il Gabinetto di Madrid s'era incaricato di assicurarsi delle intenzioni dei Governi europei, ma che cionondimeno il Governo del Re teneva specialmente a conoscere in modo più diretto le disposizioni del Governo francese. In tale scopo diressi al Conte di Chaudordy una nota verbale, di cui ho l'onore di mandarle quì unita la copia. Il Conte di Chaudordy mi rispose colla nota, quì pure unita in copia, dalla

quale risulta che quantunque il Governo francese nelle attuali sue circostanze creda diffi~ile per esso il pigliare una posizione speciale in questa questione,

tuttavia le relazioni di buon vicinato e la comunanza di razza gli fanno considerare, al punto di vista monarchico, come più d'ogni altra conveniente per esso la candidatura del Duca d'Aosta, e che del resto, fedele al sentimento della sua origine ed al principio della volontà nazionale, egli si rimette alla decisione del popolo spagnuolo rappresentato dalle Cortes.

ALLEGATO I

NOTA VERBALE DI NIGRA A CHAUDORDY

CoNFIDENTIELLE.

Le Gouvernement de la Défense nationale sait que le Gouvernement espagnol se propose de soumettre aux Cortes la candidature au tròne d'Espagne de S. A. R. le Prince Amédée, Due d'Aoste, et que le Gouvernement de S. M. le Roi d'Italie informé de cette détermination par le Gouvernement Espagnol, a déclaré que pour pouvoir etre prise en considération elle devait etre subordonnée à deux conditions, savoir, le consentement des principaux Cabinets de l'Europe et une manifestation indiscutable de la volonté de l'Espagne.

Le Cabinet de Madrid s'est chargé de s'assurer des dispositions des Puissances. Il était en effet nature! que l'Espagne, qui est la principale intéressée se chargeiì.t de cette tiì.che de préférence à l'Italie qui, dans cette candidature ne voit et ne recherche aucun intéret particulier pour elle-meme. Toutefois comme la France, par sa situation spéciale, peut ne pas etre indifférente au choix du souverain de l'Espagne, et comme d'autre part le Gouvernement du Roi attache un prix partieulier à connaitre les dispositions d'une nation arnie, de race latine et limitrophe des deux Péninsules, le Cabinet de Florence désirerait etre informé d'une façon plus directe de la manière de voir du Gouvernement Français à cet égard.

Tours, le 29 octobre 1870.

ALLEGATO II

NOTA VERBALE DI CHAUDORDY A NIGRA

CoNFIDENTIELLE.

Le Gouvernement de la Défense nationale ne peut que remercier le Gouvernement du Roi d'Italie de la communication spéciale que M. le Chevalier Nigra a été chargé de lui transmettre au sujet de la candidature de S. A. R. le Due d'Aoste au tròne d'Espagne. Au milieu des difficultés présentes et par suite de ses rapports avec les autres Etats il lui serait difficile de prendre une position particulière dans la question soumise aux Puissances. Toutefois les rapports de bon voisinage, la communauté de race latine font au point de vue monarchique, de la candidature du Due d'Aoste, celle qui peut lui convenir le mieux. Mais fidèle au sentiment de son origine et au principe des volontés populaires il s'en remet en définitive à la décision du peuple espagnol représenté par ses Cortès.

Tours, le l novembre 1870.

(l) Cfr. n. 390.

449

IL CONSOLE A MALTA, SLYTHE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in piccola parte in LV 17, p. 100)

. R. 32. La Valletta, 2 novembre 1870 (per. il 12).

* Facendo seguito al precedente mio rapporto di questa Serie, al n. 30, pregiomi informare l'E. V. che la petizione diretta a S. M. la Regina Vittoria, firmata, come rilevasi dal qui unito n. 2620, del Giornale Il Portafoglio Maltese,

da 10.536 abitanti di quest'Isola, è stata consegnata a questo Capo di Governo, per essere ufficialmente trasmessa a sua destinazione * (1).

Mi astengo dal disturbare l'E. V. col qui particolarizzare le triviali ed in qualche guisa provocanti dimostrazioni a che si è data questa popolazione, per manifestare nelle pubbliche vie i suoi sentimenti di simpatia pel Papa-Re, come la sua avversione al Governq del Re per l'occupazione di Roma. E fu a causa di questo stato di cose, che credei a proposito di suggerire al Micallef Carmelo accennato nel mio rapporto di questa data al n. 31 Serie Successioni e Stato Civile, di procrastinare le pubblicazioni pel matrimonio Civile ch'egli intende contrarre colla nominata Palmira Perla da Milano, finattantochè, ritornando il paese nell'abituale sua calma, si dilegui pure ogni timore che alcuno dei suoi connazionali, per un falso spirito religioso, s'inducesse a recare un insulto a questo regio Ufficio consolare, stante l'affissione alla Porta dello stesso, dei bandi prescritti dall'art. 83, Capo III, del Regio decreto per l'Ordinamento dello Stato Civile, 15 novembre 1865, n. 2602. Al che il precennato Micallef (Maltese) convenne, senzacchè se ne sia più parlato del matrimonio in discorso, che sarebbe il primo a celebrarsi in questo Consolato.

Voglio sperare che l'E. V. non disapprovi quanto è stato da me praticato in questa circostanza, onde prevenire il caso di un incidente, che all'evenienza, avrebbe :potuto recare al Governo del Re spiacevoli richiami.

450

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fasc. 19)

L. p. Madrid, 2 novembre 1870.

Le ho telegrafato quest'oggi (2) impegnandomi a provarLe come un numero addizionale di soli 10 voti basti per far considerare l'elezione di un Monarca come l'espressione della maggioranza nel modo il più significativo.

Quando si trattò, per opera della Unione Liberale di concentrare ogni sforzo per la candidatura Montp,ensier, si era calcolato che si troverebbe nella falange dei Progressisti ed in quella degli Unionisti un numero sufficiente di partigiani per concentrare sul capo del Principe Orlean~sta la metà più uno dei voti dell'Assemblea che si radunerebbe in quel giorno. I Montpensieristi avevano calcolato che dei 365 deputati che manda la nazione è rarissimo che se ne trovino più di 300 riuniti a Madrid; ed in tal caso un numero di 151 voti avrebbero assicurato la nomina di Montpensier. Essi speravano che i partigiani, in allora numerosi dell'Ammiraglio Topete avrebbero votato all'unanimità per il Principe, e facevano assegno su quei mezzi di cui può solo disporre un uomo dovizioso per completare in altre file la voluta maggioranza. Si ingannavano; ma

questo era il loro piano e speravano per tal modo di eliminare ogni altra moi~sta concorrenza, fra le quali quella dell'Hohenzollern, che cominciava a comparire sull'orizzonte.

Per isventare questo progetto un Deputato, il Signor Rojo Arias propose un giorno, con sorpresa dell'Assemblea un progetto di legge per il quale diveniva necessaria la metà ·più uno, non già dei ,soli accorrenti alla seduta, ma di tutti i Deputati della naz1one che in que:l momento si trovassero eletti ed in istato legale di votare. Molti deputati fecero osservare che nelle condizioni attuali della Spagna il trionfo di questo progetto di legge equivarrebbe all'impossibilità di una elezione. Ciò non ostante la legge fu votata ed è attualmente quella su cui va a basarsi la prossima elezione. Non si può dare a questo concorso, se mi è lecito chiamarlo così, una prova più solenne. Se le passioni fossero meno concitate e la Spagna potesse con una calma Olandese convocare una nuova Costituente per la elezione di un Re, forse la nazione manderebbe un maggior numero di Deputati di ordine, e ciò tanto più nella previsione che un tal Re possa essere il nostro Duca di Aosta. Ma le Cortes costituenti attuali furono nominate al suono del cannone di Alcolea, e quando la nazione intiera credeva che tutti i danni e tutte le disgrazie sofferte venivano dalla Monarchia; e perciò quando si votò l'art. 33 della Costituzione tutti rimasero sorpresi, e per parte mia quando vidi che il nostro giovane Duca di Genova aveva ottenuto nell'album deposto alle Cortes 156 voti e otto adesioni, cioè 164 s·ì, esclamai: « non inveni tantam fidem in IsraeL ». Mi pareva impossibile che si fossero radunati sul capo del giovane Principe tanti voti in seno d'una Assemblea divisa in tanti partiti, alcuni dei quali, come il repubblicano ed il legittimista hanno un mandato imperativo e non possono transigere. Effettivamente l'opinione pubblica ammetteva che il Duca di Genova con quei soli voti iscritti e con qualche altra addizione

sarebbe .stato H vero ~eletto della Nazione, ila rsua ~candidatura non fu portata a termine che per un solo fatto, il dissenso della Duchessa Madre. Ora le cose hanno cambiato, ed in oggi il minimum di voti idispensabili è di 171 o forse di 173, non lo sappiamo ancora esattamente. Se noi possiamo contare sopra 180 voti non ci può rimanere dubbio sulla forza della' elezione, ma se ne avessimo 185 o 190, l'elezione del Duca sarebbe un vero trionfo.

E qui mi permetta, Signor Ministro, di ·entrare in qualche particolare su d'una situazione tutta di fatto che va a dominare la procedura dell'Assemblea, e cominciamo per ammettere che gli uomini hanno sempre le loro passioni, i loro difetti e le loro qualità. Probabilmente il partito Montpensieri,sta, che è il più forte, e che in questa manovra può associarsi al partito Repubblicano, farà in modo che la candidatura Aosta riesca alla prima votazione, per renderne impossibile una seconda. Questo pare una contradizione, ma forse è ciò che va ad aver luogo per una ragione naturalissima. Se infatti la candidatura Aosta rimanesse in minorità nella prima votazione, e quella di Montpensier, che non può avere mai la maggioranza, ottenesse un numero considerevole di voti, egli è naturale che alla seconda votazione, quasi tutti i Montpensieristi, lasciata la loro carta di visita col p.p.c. all'Illustre Duca, verrebbero tutti nel campo Aosta, ed è questo appunto che i Montpensieristi vanno a tentare nella folle idea di scemare di alquanto il prestigio del nuovo Eletto. Ma il Generale Espartero, che G pur

sempre il gran patriota, il buon cittadino va a darci un correttivo, e credo sapere da buona sorgente aver egli scritto ai suoi amki di non IPOrtarlo alla candidatura, e questi in numero di undici o dodici passeranno alle file della candidatura Italiana.

Concludendo, perchè anche oggi mi manca il tempo se noi insistessimo, come condizione sine qua non di avere più di 185 voti, io non saprei ragionevolmente ove reclutarli. I ravveduti verranno dopo e faranno adesione al fatto compiuto, ed allo stesso modo che abbiamo visto in certi paesi di questo Globo dei Repubblicani fieri dei loro sentimenti conservatori, e fatti poscia reazionarj, vedremo, e molto più presto in !spagna modificarsi di molte ·convinzioni, tanto più quando avranno visto il nostro Principe e avranno letto il suo programma politico.

(l) -Questo è il periodo pubol. in LV, con un'aggiunta inizi)ale sul crescere dell'agitatione in Malta, e la omissione del giornale maltese. (2) -Cfr. n. 444.
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IL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3178. Marsiglia, 1 novembre 1870, sera. Ventimiglia, 3 novembre, ore 4 (per. ore 8,20).

Stante l'interruzione delle linee francesi e poca sicurezza spedizione pieghi profitto partenza persona. sicura per trasmettere a V. E. da uffizio italiano presente: Rivoluzione demagogica completamente vittoriosa in Marsiglia, gran parte guardia mobile fraternizzò colla civica, coi membri dell'internazionale e clubbisti lionesi; l'altra parte se ne andò via. Marie, generale nazionale che in seguito dimissioni Esquiros e Delpech avea ricevuto da Tours pieni poteri e ordini di stato d'assedio fuggLto perchè ricercato per arresto. Comune rivoluzionario impadronito tutti i posti; non riconosce nomina Alfonso Gent spedito da Tours con pieni poteri amministrativi e militari e mantiene Esquiros come amministratore generale. Cluseret arrivato, nominato comandante forze dipartimento; leva in massa, imposta forzata, grida nelle strade che non si vuoi partilre .se non partono prima i ri.cchi ed i forestieri. Partenza con ferrovia impedita, salvo difficili ec.cezioni. Ordinata visita di tutti i bastimenti all'uscita. Parte buona della popolazione e forastieri sempre più allarmanti.

452

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3183. Vienna, 3 novembre 1870, ore 14,30 (per. ore 20,05).

Beust est parfaitement d'a·ccord avec nous sur la proposition Cléry (1). Il ajoute que toute déclaration de ce genre prèterait à l'Angleterre l'opportunité de se retirer et que le véritable intérèt de la France exige au contraire que l'Angleterre et les puissances qui l'ont appuyée restent unies jusqu'à la paix. Le bruit que l'Autriche demande un Congrès pour la question romaine est

entièrement faux et vous pouvez le démentir s'il était reproduit dans les journaux du pays. J'attends toujours votre permission pour partir.

(l) Cfr. n. 432.

453

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3185. Madrid, 3 novembre 1870, ore 21,45 (per. ore 8,25 del 4).

Dans la séance des Cortès d'aujourd'hui, le Général Prim a dit qu'il proposait au nom du Gouvernement espagnol Son Altesse Royale le Due d'Aoste pour Roi d'Espagne. M. Castelar a fait un discours virulent contre le prin

cipe monarchique et surtout contre la dynastie de Savoie. Prim a ii"épondu, et Moret aussi, qui remporta les honneurs de la journée. La proposition de

M. Castelar pour censurer le Gouvernement rejetée à majorité. La proposition Rios Rosas, pour plus ampie discussion sur le candidat, rejetée aussi. La séance des Cortès pour l'élection définitive du monarque aura lieu le 16. J'attendrai ici le résultat.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 698. Berlino, 3 novembre 1870 (per. il 7).

J'.ài eu sous les yeux deux lettres particulières fournissant quelques éclaircissements sur les pourparlers qui ont abouti à la reddition de Metz. Les lettres provenaient d'une personne en position d'etre bien ·renseignée; elle disait meme tenir ces détails d'un des agents intermédiaires entre le Maréchal Bazaine et le Comte de Bismarck. Relata refero, sans rien garantir. Le Maréchal Bazaine, de son propre mouvement ou par suggestion, projetait une restauration de l'Empire. La mission du Général Boyer n'avait pas d'autre but. Bien accueilli à Versailles, il se plaisait à rendre justice à la modération des .conditions posées par le Chancelier fédéral pour la conclusion de la paix. Cet homme d'Etat se montrait disposé à permettre à l'armée de Metz de se retirer vers la Loire où elle aurait la tàche de contenir la république, tandis qu'on favoriserait le débarquement de l'Empereur dans une ville du Midi de la France. Sa Majesté, rendue ainsi à la liberté, convoquerait le Corps législatif qui représente encore légalement la nation. En ce cas Metz aurait été rendu à la France, mais démantelé. Soit que le Maréchal Bazaine ait hésité à consentir à cette exigenèe, soit que par défaut de prévoyance il se soit vu arriver au moment où les ressources d'alimentation étaient sur le point de manquer, et qu'il ne criìt plus aux chances de réussite d'une dernière tentative pour se frayer un passage, le fait est qu'il s'est trouvé réduit à la dure nécessité de mettre bas les armes. Le point de vue strictement militaire aurait été subordonné à l'ambition de jouer un ròle politique, à un sentiment, peut-étre, de dévouement pour Napoléon III et la Régence. Le Comte de Bismarck, fin connaisseur du caractère humain, n'aurait pas découragé ces sentiments. Il est évident en effet qu'une restauration de Napoléon, en pareilles conjonctures, offrirait plus de garanties à l'Allemagne que tout autre pouvoir en France. Il ne convenait donc pas au Cabinet de Berlin

d'écarter lui-meme •cette combinaison, aussi longtemps, du moins, que Metz restait debout et paralysait ainsi des forces considérables. Maintenant, à moins que les socialistes et les rouges ne prennent le dessus en France, et que le Pays

lassé d'un tel régime ne se jette de nouveau dans les bras de eelui qui l'a délivré

de l'anarchie après 1848, c'en est fait des Napoléons. Si Sedan lui avait déjà

porté une très-rude atteinte, Metz a été le coup de gràce, car on veut voir dans

sa capitulation le résultat de maneuvres du parti lmpérialiste, qui en avortant

ont jeté, à tort ou à raison, un jour facheux sur une cause déjà si compromise.

La présence de l'Impératrice Eugénie à Wilhelmshohe, dont les journaux

nous apportent la nouvelle, à peu près ·Confirmée par la Correspondance Pro

vinciale parait un indice qu'elle est venue apporter des consolations à cette vie

politique qui s'éteint si misérablement après avoir eu des phases si brillantes.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 699. Berlino, 3 novembre 1870 (per. il 7).

Le Moniteur Prussien a publié la réponse faite en date du 28 octobre par le Comte de Bismarck à la note de Lord Granville du 20 du mème mois (1). Cette réponse a été expédiée directement de Versailles à Londres.

Le Cabinet donne l'assurance qu'il partage non moins vivement le désir de voir mettre un terme à la lutte entre deux grandes nations et de ne pas recourir aux moyens extrèmes admis par la ,pratique de la guerre. Il est aussi d'avis qu'avant tout il est nécessaire, pour rendre possibles les négociations de paix, de permettre au peuple français l'élection d'une représentation nationale. Que telile soit 1sa mantère de voir, il l'a témoigné dans l'entrevue dlu Chancelier fédéral avec M. Jules Favre, et plus récemment encore lors des pourparlers qui ont eu lieu par l'entremise du Général Burnside. -Les conditions offertes par l'Allemagne pour l'armistice, quelque modérées qu'elles fussent, ont été déclinées. M. Gambetta, sur ces entrefaites, ajournait lui-mème les élections pour la Constituante.

Le Gouvernement de S. M. le Roi de Prusse était donc dans son plein droit quand il se dégageait de toute responsabilité pour les suites déplorables qu'entrainerait une résistance prolongée de Paris. Si le Cabinet de Londres essaie de détourner les détenteurs du pouvoir en France d'une voie dangereuse, et de leur faire comprendre des considérations propres à préserver la France de plus grands désastres et sa capitale des conséquences ruineuses du siè.ge, le Gouvernement de Sa Majesté ne peut que rendre justice à ces tentatives. -Il ne doit cependant pas cacher l'appréhension, vu l'aveuglement dont le Gouvernement parisien semble frappé, que l'intention bienveillante du Cabinet Anglais ne soit l'objet d'une méprise de la part du Gouvernement français, et que celui-ci n'y trouve l'illusion d'un appui des Puissances neutres, et partant un engagement à la résistance, ce qui serait précisément le contraire du but que Lord Granville se proposait.

Je traduis littéralement le dernier passage de la dépeche:

«Lord Granville parait aussi convaincu, aux termes memes de sa dépeche, qu'après les expériences que nous avons faites, nous ne saurions prendre aucune initiative pour de nouveaux pourparlers. Mais en lui donnant connaissance de ma dépeche, veuillez l'assurer que nous recevrons volontiers de la part de la France toute proposition tendante à aplanir la voie à des négociations, et que nous l'examinerons avec un désir sérieux du rétablissement de la paix ».

L'arrière-pensée qui ressort du document est celle de décourager les neutres de toute pression ultérieure sur l'Allemagne, et de chercher à fixer leur efforts sur la France, à elle seule responsable de la continuation de la lutte. Le Comte de Bismarck, comme il l'a fait peu avant son entrevue avec M. Jules Favre, a voulu, au moment de se rencontrer avec M. Thiers, choisir lui-meme le terrain de la discussion.

A propos de M. Thiers, nous savons par le télégraphe qu'à son retour de Paris le 31 octobre il a eu avec le Comte de Bismarck un long entretien suivi d'une conférence militaire chez le Roi. -Dans la meme journée le négociateur français a revu le Chancelier fédéral. Tout ·cela ne prouve point enco!l.'e qu'une entente soit assurée, mais on pourrait déjà admettre que ce que M. Thiers a été chargé de dire est, si non acceptable, du moins discutable.

Si les conseils de la raison devaient l'emporter, il y aurait certitude d'un résultat satisfaisant, mais les passions et les préjugés ont encore trop le haut du pavé en France, pour se livrer dejà à un tel espoir. -Tant qu'une cession territoriale ne sera pas admise en principe, il n'y aura aucune perspective d'accord.

J'ai reçu hier la dépeche que V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser en date du 22 octobre n. 179 (1), série politique. Ci-joint une lettre particulière.

(l) Cfr. Das Staatsarchiv, XIX, n. 4128, pp. 263-265; BrsMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 565567; in traduzione inglese, Further Correspondence respecting the War between France and Germany, cit., n. 266, pp. 199-200; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 701, pp. 892-895. E cfr. qui sopra n. 312.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 3 novembre 1870.

Hier, le meme jour où je recevais votre dépeche du 22 octobre (2) le Moniteur Prussien publiait la réponse du Comte de Bismarck à la démarche de Lord Granville pour un armistice. Il serait donc tardif de faire usage ici de cette dépeche. Je me réfère à ce que je vous ai déjà écrit sur ce sujet, dans ma correspondance officielle. Le but que nous nous proposions, d'appuyer ici aussi la démarche anglaise, a été implicitement atteint par mon langage.

Personne ne met ici en doute qu'une armée de 80 à 100 mille hommes est destinée à agir dans la direction du Midi de la France. Dijon a déjà été occupé. L'objectif serait d'abord Lyon, sauf, selon l'occurrence, à élargir le cercle des opérations. Je vois, par nos journaux, que nous avons pris certaines précautions vers nos frontières occidentales. C'est faire acte de prévoyance, ne serait-ce que pour etre en mesure de désarmer les français et surtout les garibaldiens, qui pourraient etre refoulés sur notre territoire. Le Comte de Bismarck a toujours

dit que la Prusse ne ferait pas la guerre au Pape. Je pense qu'il ne la fera pas davantage pour le Pape. Mais il vaut mieux nous reposer sur nos propres forces, pour mieux garantir notre neutralité vis-à-vis des deux Belligérants.

V. E. pourrait s'en expliquer en toute franchise avec le Comte Brassier.

(l) -Sic! ma si tratta evidentemente del dispaccio n. 177, qui pubblicato al n. 322. (2) -Cfr. n. 322.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 24. Vienna, 3 novembre 1870 (per. il 7).

Col mio telegramma del 1 novembre io aveva già anticipatamente pre

venuto il desiderio espressomi dall'E. V. nel suo dispaccio n. 11 del 30 ottobre

pervenutomi jeri (1).

Il Cancelliere dell'impero comprende benissimo che una delle conseguenze inevitabili delle vittorie ottenute dalla Prussia insieme cogli Stati della Germania meridionale, sarà quella di stringere maggiormente i vincoli politi-ci dell'una e degli altri. Comprende eziandio che il nuovo ordinamento che avrà luogo in Germania dopo la fine della guerra, non potrà essere concorde col trattato di Praga. Ed è ·pronto ad accettare o a subire codesti fatti inevitabili. Ma vuole che ciò si compia per via diplomatica legale e onorevole. Una violazione flagrante del trattato di Praga, senza precedente intesa coll'Austria, gli sarebbe sommamente rincrescevole; certo non recherebbe la guerra, ma recherebbe nondimeno una grande freddezza nelle relazioni fra questa potenza e la Prussia. Perciò sin da quando si cominciò a parlare di modificazione alla federazion!! settentrionale della Germania, il Conte di Beust riassumeva il suo pensiero in queste parole che andava ripetendo: non vogliamo sorprese. Ma gli altri tacevano. Quando il Ministro Vurtemberghese e il bavarese, degli affari esteri,

erano sul punto di recarsi a Versailles, al campo prussiano, il Conte di Beust commise al ministro austria'Co a Monaco e Stuttgard di significar loro esser desiderio dell'Austria che le future deliberazioni fossero prese a sua saputa e con suo accordo. La Prussia conoscendo codeste pratiche si stizzì, ma dissimulò la ragione vera dello scontento, e trovò invece a ridire nell'appoggio che l'Austria porgeva alla proposta inglese; il che fu origine di qualche battibecco fra il Conte di Beust e il Generale Schweinitz. Nondimeno, come io diceva all'E. V. nel mio telegramma, tengo per fermo che la questione non sia di sostanza ma di forma. Se la Prussia e i suoi alleati useranno verso l'Impero austro-ungarico quei riguardi che in simiglianti casi sono doverosi ed usitati, potranno compiere tutte quelle trasformazioni che credano opportune nella loro Federazione; il trattato di Praga non farà alcun ostacolo; ed un altro passo grandissimo sarà compiuto verso l'unità della gran patria germanica.

(l) In esso il Visconti Venosta pregava il Minghetti di informare su di un fatto riferito dal ministro a Stoccarda, Greppi, il 17 ottobre, fatto • degno di tutta la nostra attenzictle •: e cioè, su « di un passo molto grave fatto dalla diplomazia austriaca in previsione degli accordi che gli Stati della Germania Meridionale sembrano in procinto di prendere colla Confederazione del Nord». Il tel. Minghetti è il n. 3174, non pubblicato.

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IL MINISTRO ALL'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 96-97)

R. 18. L'Aja, 3 novembre 1870 (per. l' 8).

!l Signor Van Lansberge, Ministro Residente, ed attualmente capo di gabinetto a questo Ministero degli Affari Esteri, venne jeri a farmi visita sì per meglio assicurarsi intorno alla portata d'un colloquio da me avuto pochi giorni prima col Signor Roest van Limburg sulle cose di Roma, sì per farmi conoscere confidenzialmente che il Cardinale Antonelli si era rivolto al Gabinetto dell'Aja perchè colla sua influenza, ed autorità venisse in appoggio al Papa affinchè possa essere in grado di partir da Roma, quando a dò lo inducessero le necessità degli interessi cattolici, non men che di rientrar liberamente in Vaticano, come intenderebbe uscirne in giornata, qualora gli talentasse il farlo in tempo opportuno. Il dispaccio scritto a quest'uopo dal Cardinale Segretario di Stato porta la data di Roma 5 ottobre, e venne soltanto ricevuto all'Aja il 22!

Si replicò all'Eminentissimo Porporato che il governo del Re avria risposto colla maggior sollecitudine posstbile alla fattagli comunicazione qualora questa gli fosse giunta in tempo utile a questo scopo: ma gli si fece contemporaneamente osservare che, nell'intervallo trascorso tra il 5, ed il 22 ottobre, il Ministro d'Italia aveva fatto dichiarazioni talmente rassicuranti rispetto aJla libertà *locomotiva * (l) del Papa nelle presenti contingenze ·Che ogni buon uffizio del governo ollandese presso di noi su questo stesso proposito diventava oramai senza scopo. Tale è in sostanza la risposta batava al Cardinale Antonelli quale me la lesse il Lansberge *, capitato appunto da me per meglio conoscere il contenuto della Circolare dell'E. V. sotto data del 14 ottobre (2), onde già gliene aveva parlato il Roest * (1).

Il Lansberge, che si spiegò meco alla libera mostrò * di credere, a prima giunta, che il dispaccio romano del 5 ottobre, e giunto sì tardi all'Aja, avesse dovuto rimanersi per qualche giorno nel cabinet noir, che immaginava esistere presso di noi.

Risposi recisamente al medesimo che nissun cabinet noir era in uso presso il Governo italico; ma che, dato anche e non ammesso, che esistesse esso saria stato per lo meno inutile nel caso ·concreto onde si trattava, conoscendo noi di lunga mano, ed a priori, quali sono, e possono essere il linguaggio, ed il tenor delle comunicazioni della Corte di Roma ai Gabinetti esteri al riguardo nostro senza nissun bisogno al mondo di violare il secreto delle relazioni postali, e telegrafiche per mezzo di cifra, od altrimenti * (3).

Essere sempre stato, e continuar ad essere nostro unico, ed imprescindibile proponimento di risolvere la questione italo-romana mercè la libertà, e non mai con altri mezzi fuorchè con quelli soli che la libertà somministra sì al gover

• allo scopo •.

no che al Papa, non men che a tutti gli abitanti della penisola, affinchè ciascuno possa provvedere a sè, ai proprii diritti ed esigenze, dentro i limiti della legge comune; col non men fermo proposito, però, di riservar sempre, per soprassello, al Papa tutti quei diritti e quelle prerogative che gli sono indispensabili onde compiere con efficacia i doveri del Suo alto Ministero Cattolico.

Essere perciò una mostruosa contro-verità, ed un'accusa immeritata di ben poca logica, e discernimento a riguardo nostro il venir affermando che noi mettiamo ostacoli alla libertà del Papa mentre egli ha giornalmente, da un lato, la prova contraria sott'occhio, e mentre, dall'altro, noi abbisogniamo appunto non solo di far prevaler questa condizion di cose, ma anche di farla risultar spiccatamente a tutti onde così sia dimostrativamente provato all'Italia, ed all'Europa che il Governo del Re come sa, e saprà procacciare in diritto, cosi sa e saprà mantenere inviolabilmente in fatto quelle reali e solide guarentigie che ha offerte al Papa, e che sono, e si credono indispensabili per la libertà, e l'indipendenza delle somme chiavi.

* Premesse, così di volo, queste avvertenze io dissi al mio collocutore che se egli potè sospettare per un momento l'esistenza d'un cabinet noir onde rendersi ragione del ritardo del dispaccio antonelliano sotto data del 5 prossimo passato ottobre, egli era lecito egualmente a me di sospettare, a mia vicenda, e forse con maggior fondamento, che la data del 5 ottobre, se non era effetto d'uno sbaglio involontario per parte dell'amanuense che aveva copiato il dispaccio, e' poteva benissimo essere stata il risultato d'un'alterazione fatta a bello studio onde far credere a chi poteva crederlo, che, come il Papa non è libero in casa propria, così le sue relazioni colla Chiesa universale, coi Nunzii, e coi Governi esteri non possono essere in miglior condizione * (1).

(l) -Soppresso in LV. Al rigo 12 • il Governo reale>. (2) -Cfr. n. 255. (3) -Questa parte è stata cosi modificata in LV: • mostrò di non comprendere, a prima giunta, come il dispaccio romano del 5 ottobre fosse giunto sì tardi all'Aia. Risposi recisamente che di tale ritardo non potevasi certamente addebitare il Governo italiano"· Sc.pra, al rigo 14
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IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 34. Chambéry, 3 novembre 1870 (per. il 6).

Nella notte del 29 al 30 ottobre ultimo scorso quattro Garibaldini volevano entrare a forza nell'Albergo des Princes nello scopo per quanto si pretende di assassinare il Capitano. Fu chiamato soccorso al posto vicino della guardia nazionale. Vennero quattro militi ed un Caporale, ma furono tosto disarmati. Accorsero .alcuni soldati dei Cacciatori a piedi, ma i primi avendo incrociato le bajonette dei fucili, che avevano tolto alle guardie nazionali, e non volendosi arrendere dopo la terza sommazione fu fatto fuoco ed uno dei garibaldini certo Scaglioni fu ucciso sul colpo. Egli pretendeva un grado di Luogotenente che non gli si volle dare. Gli altri furono tradottt in 1carcere.

La Prefettura era stata incaricata di vestire ed equipaggiare mille garibaldini. Di questi 550 formanti il primo battaglione partirono già per Dole, ove dovevano trovare i fucili. Il secondo battaglione deve partire da un giorno all'altro.

In oggi la formazione della Legione non riguarda più la Prefettura, ma l'intendente Generale dell'Armata dei Vogesi certo Baillea che ne è il solo incaricato. Un 'sottocomitato al palazzo di Città riceve gli arruolamenti di Italiani, Francesi, e di altre nazioni per la detta Armata, e gli uomini sono spediti a Montmeillan finch1è il battaglione sia formato e surrogato da un altro s'ino alla fine.

Lo Stallo fu tolto dal Comando della Legione, perchè pare avesse lasciato credere, che occupasse la posizione nell'Armata del suo fratello. Ma giunti Garibaldi, e Menotti Io richiamarono immediatamente surrogandolo col signor Tanara.

La notizia della capitolazione di Metz e l'occupazione di Dijon hanno gittato la costernazione in città, e siccome pare che il Governo della difesa sia deciso a ricusare ogni armistizio e trattativa di pace, che sarebbero la morte della repubblica, così si teme che i Prussiani avanzino su Lione, e facciano una scorreria nella Savoja non fosse per altro, che p·er vettovagliarsi, non rispettando nemmeno il territorio neutralizzato, dacchè vi si preparano e spediscono armati per la guerra.

So a questo proposito in modo positivo che il Prefetto della Savoja si rivolse al Presidente della Confederazione Svizzera per chiedergli se ed :in qual modo fosse risoluto a far rispettare le disposizioni del Trattato che neutralizza l'Alta Savoja ed una parte della Savoja propria. Egli rispose in modo piuttosto evasivo, che cioè la quistione era già stata agitata nel Congresso, e che la Svizzera avrebbe agito secondo i casi, e le proprie convenienze, che però era disposto ad entrare in trattative colla persona che dal Governo di Tours verrebbe delegata, o da lui stesso. Tre volte il Prefetto telegrafò a Tours in questo senso, ma sinora non venne data alcuna risposta.-Intanto una Commissione di parecchie persone dell'Alta Savoja deve recarsi prontamente a Ginevra per intendersi col Generale Dufour (1).

Comunque però vadano le cose animato dall'accoglienza favorevole, che piacque a V. E. di fare al mio rapporto confidenziale del 23 ottobre (2) a ciò relativo, io mi permetto di nuovamente rammentarglielo, soggiungendole che il popolo è persuaso e convinto particolarmente nelle campagne, che il Re proteggerà e difenderà questi paesi. Si giunge anzi persino a credere che vi si spedirebbe d'Italia della forza armata. Inoltre non potendosi prevedere, che cosa potrà nel seguito accadere un'intervenzione del Re potrebbe anch'essere un atto eminentemente politico, e che sempre più gli affezionerebbe queste popolazioni.

(l) Il periodo tra asterischi è stato soppresso in LV; e le parole in corsivo ai righi 12. 13 e 15 'sono in tondo.

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IL CONSOLE GENERALE A PEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 10. Pest, 3 novembre 1870 (per. il 7).

Aujourd'hui j'ai été reçu par le Comte Andrassy dont I'accueil a été tout-àfait sympathique et distingué.

Pendant notre entretien il m'a demandé quel était le représentant d'Italie à Belgrade. Je lui ai répondu en rendant naturellement au Comte Joannini les témoignages honorables qu'il mérite, et que je lui devais comme collègue.

Le Ministre Président m'a dit franchement que le but de sa question était de pouvoir de quelque manière entrer en relation avec cet agent, ·car il croyait très important en ces moments-ci que l'Hongrie et l'Italie s'entendissent sur la politique à suivre en Servie qui était le foyer de vastes et formidables intrigues, et où il croyait que les deux pays avient communauté de vues et d'intérets.

Ce qui m'a paru 1impressioner le plus mon interlocuteur c'est la crainte de la Russie (crainte qui est du reste partagée par beaucoup de monde en Russie)

J'ai répondu que, vu la sincère amitié ex.istant actuellement entre les deux Etats, et les sentiments de sympathie qui ont toujours animés les relations entre italiens et hongrois, je croyais ne pas m'éloigner des intentions de mon Gouvernement, en lui disant que j'étais à sa disposition en toute circostance où il eiìt été question de rendre service à nos pays dans l'espoir qu'il en aurait agi également envers moi. A quoi il répondit: «certainement je ne vois pas pourquoi nous ne pourrions pas nous communiquer ce qui serait d'intéret réciproque ».

Mais à ce propos je crois devoir me permettre d'observer que n'ayant pas reçu d'instructions d'aucune sorte et n'étant pas au courant des précédents de notre politique en Servie, mes notions se bornant aux généralités sur la position faite à l'Italie en Orient par le Traité de Paris, et quelques vagues et andennes reminiscences, je crains avoir fait au Ministre Président un offre destiné à demeurer sans effet.

J~ me borne à soumettre respectuesement cette observation a V. E. pour le cas où elle jugeàt utile à l'intéret du service que des ·instructions meme sommaires me fussent transmises sur l'objet en question, et que dorènavant je reçusse sur les directions que l'on donnerait au Comte Joannini et sur sa correspondance communication de ce qui pourra'it intéresser l'Hongrie et me mettre à meme d'établir avec le Comte Andrassy une entente fondée sur la réciprocité.

Je ne serais pas du tout étonné que V. E. n'ait trouvé d'aucune utilité ni d'aucun intéret mon rapport chiffré du 25 octobre dernier n. 8 car moi-mème, ne pouvant pas juger avec assez de connaissance de cause, de la valeur des choses que j'étais amené à Lui relater, je n'ai pas peu hésité avant de Lui transmettre, ce que j'ai fait plutòt par acquit de conscience, que dans l'espoir d'envoyer à V. E. une communication intéressante.

(l) -A margine : • copia a Berna •. (2) -Cfr. n. 342.

(l) et la crointe aussi des républicains.

461

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1453. Firenze, 4 novembre 1870, ore 17.

Dans conférence d'hier, M. de Bismarck a offert à M. Thiers un armistice

de 25 jours sur la base du statu quo militafre existant au moment de la signature. Pendant l'armistice, on devrait procéder aux élections générales. Le reJet

de cette proposition suffirait pour que l'Angleterre et les autres neutres avec elle retombent dans l'inertie. C'est aussi l'avis du Cabinet de Vienne avec qui je me suis concerté quant à la proposition faite ici par M. Cléry. L'élection d'une Assemblée me parait le seul moyren de mettre un terme aux mouvements anarchiques qui éclatent dans les villes du midi de la France. Nous avons été les seuls parmi les puissances neutres à reconnaìtre le Gouvernement actuel: le refus de procéder aux élections donnerait à la Prusse et à ses amis un prétexte pour déclarer que la France n'a pas un gouvernement régulier et pour confondre la cause des ennemis de la France avec celle des amis de l'ordre et de la propriété. Sans donner des conseils veuillez vous exprimer, si vous etes 'interrogé, pour l'acceptation de l'armistice.

(l) Sic! per Hongrie.

462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE. A NIZZA, GALATIERI DI GENOLA

D. 153. Firenze, 4 novembre 1870.

La ringrazio dei di Lei rapporti segnati coi numeri 65, 66, 67 e 68 (Serie Politica) giunti a questo Ministero coll'ultimo corriere (1). Le notizie in essi contenute confermano le gravi previsioni di cui Ella m'avea intrattenuto nelle sue lettere precedenti. Nelle gravi emergenze presenti il Regio Governo fa speciale assegnamento sulla prudenza e sulla fermezza dei suoi agenti. Il linguaggio misurato ch'Ella tenne in varie circostanze mi dimostra che V. S. comprende ciò che il Regio Governo s'aspetta da lei 'in quest'occasione. Dividendo pienamente con V. S. l'opinione che la presenza d'un bastimento da guerra italiano in rada di Villafranca potrebbe riuscire inopportuna, non saprei vedere miglior modo di provvedere alla tutela degl'interessi italiani che quello di rivolgersi ad un Governo il quale abbia in codesta rada una nave da guerra pregandolo di permettere che la sua bandiera protegga anche gl'italiani, nel caso in cui l'anarchia sociale costituisse per i medesimi una minaccia d'imminenti, gravi pericoli. Ma non sapendo io quali bastimenti da guerra si trovino attualmente nelle acque di Villafranca non saprei a quale Gabinetto indirizzare tale domanda che di preferenza io rivolgerei sia all'Inghilterra, sia alla Spagna. Aspetterò dunque ch'Ella m'informi in proposito; ma fin d'ora Le faccio facoltà di domandare direttamente

all'assistenza delle navi delle potenze amiche dell'Italia la protezione di cui, in un caso urgente, Ella e gli Italiani dimoranti a Nizza potessero abbisognare.

463

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3188/5. Londra, 4 novembre 1870, ore 22 (per. ore 23,40 del 5).

J'ai pu enfin voir Lord Granville. Un télégramme arrivé hier du Gouvernement de Tours dit que le Gouvernement de Paris est favorable à un armistice

à d es conditions acceptables, et désire à cet effet l es bons offices de l'Angleterre. Lord Granville ne connait pas que les bases d'un armistice aient été entendues. Dernière nouvelle est que la conversation de M. Thiers à Versailles a été suspendue, pour ce moment, pour voir comment se met Paris à l'intérieur après les désordres survenus. Lord Granville est assez content de la marche des choses. Il a aussi reçu une communkation analogue à ·celle que M. Cléry vcms a fa1te. Il m'a communi:qué sa réponse qui na1turel:J..ement élloigne en v;ue de l'armistic'e tout d~scour.s sur les 'bases de la paix et :toute action diplomatique .collec.tive. Il a déclaré n'avoir jamais ouvert la pensée du Gouvernement britannique à ·Ce sujet ni à la Prusse ni à la France. Il assure n'avoir jamais rien fait sans le communiquer au Comte Appony, à M. Brunnow et à moi, et vouloir continuer dans cette entente et à marcher d'accord. Il a reçu par le Comte Appony aussi la demande non seulement de marcher d'accord, mais aussi d'une action diplomatique collective. Il a répondu par opposition des difficultés que cela présentait. Je donnerai d'autres détails moins importants par mon rapport (1).

(l) Cfr. n. 438.

464

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 69. Nizza, 4 novembre 1870, ore 7 (per. il 6).

Nell'or scorsa notte si congregarono i demagoghi rossi, francesi puro sangue, giacchè mi si dice due soli nizzardi esserne del numero, ai quali s.i attribuiva il progetto d'assalire e d'impossessarsi della Prefettura e del Hòtel de Ville e così d'impadronirsi del governo della città (2). Nè a ciò si sarebbero limitati, giusta gli allarmisti, ma i demagoghi dovevano procedere altresì a vuotare le casse forti delle persone doviziose per fornirsi di danaro, di cui manca la loro repubblica. Ma fortunamente nulla del terr:ibile, che si era vociferato si verificò; dai rapporti che ricevo al momento la notte essendosi passata tranquillissima e senza dimostrazioni di sorta.

Vi.sto però lo stato d'anarchia e d'esaltazione della frazione la più intraprendente della popolazione del mezzodì della Francia, e tenuto conto dei casi già successi in altre città del mezzogiorno, quanto non è accaduto ieri potrebbe accadere domani, epperciò la prudenza e la savia previdenza mi sembrano consigliare vivamente di premunirsi presto, cioè a tempo, contro la possibilità e forse più esattamente contro la probabilità di casi simili in Nizza, ove sonvi importanti e numerosi .interessi morali e materiali italiani a tutelarsi dal Regio Governo.

Senza dunque ripetere le ragioni sviluppate in altri rapporti precedenti io rassegno di bel nuovo in riassunto alla considerazione di V. E. le proposte di provv.idenze, che l'innegabile gravità delle circostanze politiche di questi paesi mi sembra esigere -Cioè

-Il pronto invio di un forte Legno da guerra con numeroso equipaggio nella rada di Villafranca, od in altro porto il più vicino che sia possibile a Nizza

30-Doc11menti diplomatici -Serie Il -Vot. l.

-Ordine al Comandante del Legno _di tenersi in relazione col Console Generale in Nizza, di ·es~ere sempre pronto a sailipare, e di a-derire aJle domande che nell'urgenza e per gravi avvenimenti imminenti, o già cominciati, gli fossero fatte dallo stesso Regio Console -Un buon nerbo di truppe agli estremi limiti della nostra frontiera sempre pronto a passarla quando l'assoluta necessità di protezione delle vite e sostanze contro gli anarchisti indubbiamente lo imponesse.

Ieri erano state convocate alcune Compagnie di Guardie mobili per procedere aU:l'a nomina dei loro uffiziali, nessuno si presentò.

(l) -N. prot. 148, del 5 novembre, che non si pubblica. (2) -Cfr. tel. Dufraisse alla Delegazione a Tours (Interni), il 4 novembre, Enquéte parlementaire, vol. cit., p, 46.
465

IL CONSOLE A DUBLINO, PANDOLFINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 99-100)

R. S. N. Dublino, 4 novembre 1870 (per. il 12).

Mi credo in dovere di comunicarle come, nel giorno 2 del corrente, nella chiesa dell'Immacolata Concezione di Wexford ebbe luogo un grande e popolato meeting col solito oggetto di protestare contro l'occupazione di Roma e contro i recenti atti del Governo italiano.

Altre dimostrazioni di egual natura avranno luogo tra breve in Cork, Kirkenny, in Nenagh ed in altre principali località, e come ebbi l'onore di annunziare all'E. V. l'ultima e più imponente di tutte sarà quella di Dublino, per la quale si stanno facendo grandi preparativi.

Per quanto ho potuto raccogliere da persone bene informate e bene addentro nelle operazioni di questo partito clericale, è mente di questo cardinale Cullen, il quale dirige con molta abilità la presente agitazione cattolica dell'Irlanda, di far sì che i singoli rappresentanti della medesima prendano verso i propri collegi elettorali un formale e solenne impegno di difendere e calorosamente sostenere la causa del Pontefice alla prossima apertura del Parlamento br.itannico.

Il predetto cardinale ed i suoi aderenti fanno gran conto sulla impressione che possano produrre presso il Governo della Regina tanto le ripetute popolari dimostrazioni che qui si stanno facendo, quanto quelle che si vanno preparando e che si effettueranno più tardi nel seno del Parlamento e che saranno anche coadiuvate dai rappresentanti del partito cattolico. E fanno pure conto sull'influenza e sull'attività dell'episcopato e del clero delle altre nazioni d'Europa ed in special modo di quello della Baviera, lusingandosi perfino che quel Governo, una volta terminata la guerra tra la Germania e la Francia, possa decidersi a prendere una parte attiva in favore del Papa.

Tra i cattolici esiste anche qui una parte moderata e favorevole all'Italia; ma questa parte è sventuratamente assai minima comparativamente a quella dei fanatici, e troppo debole per affrontarne le ire. Quindi le sue opinioni non sono qui rappresentate da alcun giornale.

466

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 21)

L. P. Londra, 4 novembre 1870.

Io non so veramente se Ella gradisca o non di ricevere a non lunghi intervalli qualche mia lettera particolare relativa ad affari. Vi son cose che non si possono dire, né nello stesso modo in rapporti ufficiali; ad ogni modo se Ella credesse che il distul'bo fosse maggiore della utilità, io La prego di volermelo dire. Intanto Le mando la relazione (l) della lunghissima conversazione, che ho avuto col Signor Gladstone sugli affari di Roma. Sebbene essa fosse affatto confidenziale aveva in animo di a:ccomi)agnarua con una lettera offìciale confidenziale. Ma essa riuscì così lunga (nè poteva essere altrimenti senza danno della necessaria esattezza), ed esce perciò talmente dai limiti dei rapporti ordinarii delle Legazioni, che ho creduto meglio di mandargliela privatamente, onde non sia compresa nei documenti officiali, se Ella ·non lo crede opportuno. Voglia ora permettermi di aggiungere altre cose che non ho comprese in codesta relazione perchè non si riferiscono alla predetta conversazione. Un amico confidente del Signor Gladstone mi ha messo a parte di alcune cose dettegli dal medesimo a riguardo dei nostri affari di Roma. n Signor Gladstone ha la più grande simpatia per noi, e desidererebbe grandemente di vedere assestato, ed assicurato il nostro affare di Roma. Egli teme però che possano, forse fra non molto, suscitarsi a noi dei contrasti, e delle difficoltà. Ora, (egli dice), che la questione della guerra preoccupa prepotentemente tutti gli animi, gli affari di Roma, se non passarono inosservati, non provocarono nessuna azione ostile dalla parte di alcun Governo; ma intanto egli sa che si lavora potentemente per prepararla, e per farla nascere a tempo più opportuno, ed il più presto possibile. Già si esercitano in alcuni Paesi delle forti pressioni sui loro

Governi, si agisce sulle masse esaltandole, e pressurando la loro coscienza. Ciò, dopo la pace potrebbe essere pericoloso, e vi potrebbe essere qualche Governo

'

il quale, pur non volendolo, fosse trascinato in una opposizione.

Mi si fece notare, (ed io pur lo credo) che lo stesso Governo Ingllese potrebbe trovarsi nella necessità di fare quakhe 'concessione al Partito ultra-cattolico, che si agita moltissimo, e, massime in Irlanda nelle chiese, colle processioni, coi meeting, cogli indirizzi, colle proteste dei Vescovi, e col mezzo di giornali che non conoscono né limite, né freno. L'attuale Gabinetto ha avuto fin qui una grande maggioranza alla Camera, ma, fra questa, la guerra, ed il contegno del Gabinetto ha prodotto dei dissensi; vi ~ono altre questioni pendenti, nelle quali perderà altri voti. Ora se vi si aggiunge la questione di Roma, che sia pendente, ciò può rendere ancora più difficile la sua posizione, e ad un certo dato momento renderla pericolosa se egli resistesse in modo assoluto alle pretese degli ultra-cattolici.

Il S~gnor Gladstone si preoccupa inoltre dei fatti, che ci vengono imputati dai più arrabbiati organi Clericali di Londra, e dall'Irlanda, e del non vederli

da noi esplicitamente smentiti; poichè ciò pure concorre a rendere più difficile

la condizione dei Governi, che ci sono amici, ed a creare anche a noi maggiori

difficoltà.

Il Signor Gladstone vorrebbe adunque che da noi si affrettasse il più possi

bile il trasporto della Capitale a Roma, onde prima che si faccia la pace si possa

avere a questo riguardo un fatto compiuto. Tanto per noi, come pei Governi

amici che fossero attaccati, perchè non attraversassero la nostra via, altro è che

sia ancora possibile l'impedire il compimento di ciò che vogliamo fare, e

che si domandi di mettervi degli ostacoli; -ed altro è che il fatto sia compiuto,

e che si domandi di distruggerlo. Ed il Signor Gladstone vorrebbe che prima del

fine della guerra il fatto foss·e così compiuto da non potersi disfarlo, che con dei

mezzi violenti. Con ciò egli non intende, che sia necessario di trasportare effet

tivamente (ciò che non sarebbe possibile) tutto a Roma, lasciando più nulla a

Firenze. Vi sono però cose, che al fine predetto sono indispensabili, e che pur

si possono fare. Il Re vi può andare, e presto; il Parlamento vi si può aprire;

lo stato eccezionale della Luogotenenza vi si può far cessare, mandandovi un

Prefetto, come nelle altre Provincie, leggi amministrative, di Finanza, ed altre,

il Debito pubblico si possono unificare; parecchi uffi.cii vi si possono traspor

tare; le necessarie votazioni di leggi al Parlamento si possono affrettare; depu

tati, senatori si possono presto nominare, e far sedere in Parlamento, e cosi

discorrendo.

L'altra cosa, che il Signor Gladstone vorrebbe che si facesse è di smentire

que' gravi fatti, che i giornali Clericali, e massime quelli di qui appongono al

Governo Italiano, ed alle popolazioni, i quali, ove fossero veri gli farebbero torto.

Lo smentire questi fatti darebbe un grande ajuto ai G<YVerni, che ci sono amici,

per resistere alle pressioni. Ciò si usa di farlo qui in varii modi a seconda dei

casi. Di codeste accuse dei giornali il Signor Gladstone ne parlò a me stesso.

Io sto ora appunto facendo lo spoglio di alcuni numeri del giornale settimanale

il Tablet (organo di Monsignor Manning) per mandarle un elenco di accuse

in esso contenute, e già Le scri-ssi dell'accusa di slealtà, e di mancata parola

fatta da sette zuavi al Governo in una lettera diretta al Times (1), il quale

(lo dico di passaggio) ora acconsente appena a stampare dei documenti relativi

alla questione di Roma, e ·che ha in Firenze un corrispondente, che si mostra

avverso al Ministero.

A riguardo del Gabinetto di Londra, allo stato attuale, non pare che sia a temersi una crisi; ma la combinazione di elementi potrebbe farla sorgere inopinatamente, come qui non di rado succede. Il partito Tory che nella passata sessione ha usato molta moderazione a riguardo delle leggi liberali proposte dal Gabinetto non mancherebbe certamente, in un momento propizio, di comprare i voti irlandesi con concessioni sulla questione di Roma.

Voglia poi ritenere che qui il nostro più grande amico è il Signor Gladstone, e che è su di lui principalmente che dobbiamo fare assegnamento; massime che le simpatie di Lord Granville, massime sulle cose di Roma, le credo molto mediocri. Oltrecchè, sebbene abbiamo qui numerosi amici, forse il Signor Gladstone

[Nota del documento].

è il solo, che conosca veramente bene la questione; e molti degli stessi nostri amici temono, che possiamo trovare nel cammino dei disturbi internazionali. Ritenga inoltre, che il Signor Gladstone è il vero, il solo padrone del Gabinetto, e che la politica, che vi si fa è la sua. Mi pare quindi, che importi che non paia, che gli fabbrichiamo delle difficoltà, e che non tentiamo di eliminarle, (come pare anche a me) a seconda del nostro stesso interesse.

(l) Cfr. n. 467.

(l) Ho ricevuto ora il di Lei dispaccio che mi autorizza a far smentire codesto scritto.

467

RELAZIONE DEL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, SU DI UNA CONVERSAZIONE PARTICOLARE COL PRIMO MINISTRO INGLESE, GLADSTONE (l)

Londra, 4 novembre 1870.

Avendo avuto una breve conversazione affatto privata col Signor Gladstone, da lui medesimo ·iniziata, sugli affari di Roma nella quale egli fece allusione alle accuse ed alle imputazioni gravi che i giornali clericali di qui fanno al Governo Italiano mi affrettai a dichiarargli che i fatti allegati da codesti giornali e principalmente dal Tablet (organo noto di Monsignor Manning Arcivescovo di Westminster) erano assolutamente falsi. Sebbene il Signor Gladstone mi

dicesse nel modo il più esplicito ch'egli non vi prestava fede alcuna, credetti opportuno di procurarmi un'occasione di poterlo intrattenere un po' lungamente su questo soggetto. La Gran Bretagna ha quasi sei milioni di Cattolici il maggior numero dei quali appartiene al partito Cattolico-politico-oltramontano. Esso è composto per la massima parte del popolo Irlandese e di quelle masse che il Clero intiero (con Monsignor Manning e Monsignor Cullen alla testa) e molti uomini appartenenti alla classe alta e ricca conducono come un gregge accoppiando l'inimicizia per l'Italia coll'ostilità e coll'opposizione sistematica al Governo della Regina. È fuor d'ogni dubbio che al riaprirsi del Parlamento i rappresentanti abbastanza numerosi di questo partito daranno una battaglia al Governo anche sul terreno della questione di Roma, conoscendosi le sue simpatie per l'Italia. Essi faranno tutto il possibile per trascinar seco nella quistione religiosa anche que' membri Irlandesi della Camera de' Comuni che ora appoggiano il Governo onde ottenere un voto, su questa, o su altre questioni, in cui questo rimanga in minoranza; il che essi tanto più sperano in vista dei dissensi che vi sono sopra alcune questioni nella maggioranza stessa. Mi parve perciò che fosse utile ed opportuno il dare al Signor Gladstone piena contezza degli elementi della questione di Roma per ismentire le false accuse, per chiarire quale sia e quale debba necessariamente essere la .politica italiana nella quistione di Roma, onde risulti che il Governo non solo dà e promette di dare al Pontefice indipendenza e libertà compiuta; ma che egli e l'Italia presentano la maggior guarentigia pel compimento del loro programma. La piena cognizione di questo

soggetto metterebbe il Governo Inglese in grado di rispondere vittoriosamente a tutti gli attacchi e di poter rdmanere senza pericolo nella sua politica benevola per l'Italia.

Chiesi pertanto una conversazione affatto privata al Signor Gladstone alla

quale egli ha tosto e con molta cortesia aderito. Essa ebbe luogo nella sua stessa casa e mi faccio ora a renderne un conto pm·ticolareggiato attesa l'importanza del soggetto la quale desidero che sia di scusa per la sua lunghezza.

Le simpatie che quest'illustre uomo di Stato ebbe sempre e che ha per l'Italia non lasceranno alcun dubbio intorno allo spirito ch'egli portò ,jn questa conversazione, sebbene egl'i siasi astenuto, allo stato delle cose, e per debito del suo ufficio, di fare esplicite dichiarazioni sui fatti recentemente compiuti. Debbo poi dire innanzi tutto ch'io dichiarai al Signor Gladstone che non aveva alcun incarico di trattare questo soggetto. c che tutto quanto avrei avuto l'onore di esporgli non sarebbe stata che un'opinione mia personale, basata però .sulla piena conoscenza della politica del Governo del quale più volte avevo avuto l'onore di far parte, e sulla conoscenza dell'opinione pubblica del mio Paese

e de' suoi affari pubblici, ai quali da 22 anni non avevo cessato mai di partecipare.

Pigliando occasione dalle accuse lanciate all'Italia, delle quali Egli mi aveva già tenuto discorso, gli esposi quale fosse il programma del Governo nelle sue relazioni colla Chiesa. Questo programma si riassumeva nel principio «libera Chiesa in libero Stato » pr·oclamato dal nostro grande e compianto uomo di Stato il Conte di Cavour. Que5to programma consisteva nel compire da una parte l'opera nazionale e l'edifizio della libertà politica e civile, e nell'attuare per l'altra e reciprocamente la più grande indipendenza, e la più larga libertà alla Chi.esa nelle cose spirituali.

A ribattere le false accuse che fa il partito Cattolico-politico oltramontano, ed a provare che fin dal momento della nostra entrata in Roma noi avevamo fatta un'applicazione leale e rigorosa di questo programma, feci i:l novero dei principali atti del Governo a questo riguardo. Nel punto stesso che noi pigliavamo, come Nazione, ciò che essendo politico apparteneva a noi, non solo ripetemmo ciò che già il Pontefice ben sapeva per le nostre continue proposte durante 10 anni, ma lo mettemmo in pratica. Noi mantenemmo l'ordine il più desiderabile in Roma e nelle Provincie, e le popolazioni col loro rispetto alle persone ed alle cose religiose coadiuvarono spontaneamente il Governo in ciò. Noi fecimo sapere al Pontefice ch'Esso, i Cardinali erano liberissimi di andare ovunque ed in qualunque forma e di fare tutto ciò ehe s'atteneva al. loro /POtere spirituale. Noi fornimmo al Pontefice a rata di tempo ia stessa somma ch'egli suoleva prelevare dal tesoro del suo Stato. Assicurammo al Pontefice quel rendimento di onori che a Sovrano è dovuto; riç:hiesti da lui medesimo di truppe per la sua guardia e per quella dei suoi palazzi dichiarammo di somministrarla solo perchè egli la domandava ed ordinammo che dipendesse solo da' suoi ordini. Tutte le persone, tutti gli uffizi e Corpi Ecclesiastici. funzionano in fatti in Roma al presente nello stesso modo e colla libertà medesima che avevano in prima, nè ·il Governo, nè il popolo vi reca il henchè menomo ostacolo. Uffici &peciali al Vaticano per la posta e pel telegrafo con persone elette e dipendenti solo dal Pontefice gli furono offerti oltre alla libera facoltà di mandare corrieri.

L'ordine il più perfetto e il rispetto che in fatto è osservato per tutto c1ò ch{. è religioso è tanto più s'gnificante in 4uanto che esso si ottiene dalla spontaneità delle popolazioni nel momento stesso in cui esse escono da uno Stato la cui sola memoria recentissima è una grande provocazione, alla quale non mancano

di aggiungersi le provocazioni recenti.

Il Pontefice, a cui si fanno sempre muovere dubbi sulla sua libertà, mosse pure il dubbio se egli., volendolo, sarebbe stato libero di partire da Roma e dall'Italia, e noi, esprimendo il desiderio ch'egli rimanesse, dichiarammo altamente a lui e a tutte le Corti d'Europa, ch'Egìi era pienamente libero di partire e di ritornare, e che ovunque ed in qualunque occasione Egli non avrebbe trovato che segni di riverenza ed atti di rispetto. A questo punto lessi al Signor

Gladstone la Circolare di V. E. del 14 del mese corrente (l) ed egli mi soggiunse tosto che sì per la forma, che pel fondo essa non avrebbe potuto farsi meglio, e se ne mostrò molto soddisfatto. Ripigliando dissi, che a Roma si stampavano e si vendevano liberissimamente l'Osservatore l'Imparziale ·ed altri giornali organi del più esaltato clericalismo, nei quali si facevano quotidianamente le più grossolane e gravi ingiurie al Governo, e che, nel mentre il Pontefice dichiarava di sospendere il Concilio perchè esso non avrebbe avuto libertà, l'Enciclica stessa Pontificia ridondante delle più gravi imputazioni ed ingiurie al Governo Italiano era pubblicata liberamente in tutti i giornali d'Italia ed a contraddire col fatto le allegazioni dell'Enciclica ste,s·sa stava tuttora pubblicamente affissa e rispettata alle porte delle principali Chiese di Roma.

Insomma tal'e e sì assoluta è l'indipendenza e la \libertà deil. Pontefi.ce e di tutte 'le pe11sone e deg1i uffici Ecclesiastici che, pur volendo comparire presso i Cattolici lontani di non essere liberi il Pontefice non ha altro mezzo a questo

scopo fuor quello di astenersi dall'usare della libertà che nel fatto possiede amplissima. Ond'è che si verifica lo strano caso del Governo che pone ogni impegno nel dare e nel guarentire al Pontefice la più assoluta libertà e del Pontefice che

non ne vuole deliberatamente e sistematicamente usare. Il quale sistema se non può condurre in Italia allo scopo cui mira, poichè ivi la verità è conosciuta, non si può negare che possa produrre qualche effetto presso le popolazioni Cattoliche lontane che dai giornali ultra-cattolici sono nudrite di menzogne. Ma, soggiJunsi, gli avvensarì del Governo Italiano potrebbero domandare a noi ed, in certe circostanze anche a vo·i, quali guarentigie dia il Governo stesso per l'avvenire a riguardo all'indipendenza ed alla libertà del Pontefice e del complesso di quelle funzioni spirituali che costituiscono il Potere centrale della Chiesa Cattolica, ed io riconosco ch'è giusto che le popolazioni Cattoliche abbiano piena questa sicurtà, la quale, per altra parte, è nell'interesse dello stesso Governo Italiano di dare. Or bene, questa sicurtà noi la possiamo dare; e diamo quella maggiore che si possa mai desiderare da un popolo e da un Governo; quella ch'è riposta nella natura stessa del1e cose e che consiste perciò nella necessità di seguire una certa data via, ed un certo costante indirizzo, e nella impossibHità logica e pratica di fare altrimenti.

. 391

Al fine di dare le prove di quest'importante tesi ch'io aveva posta innanzi erami indispensabile di risalire alle origini della nostra rivoluzione fino al 1848 e di analizzare rapidamente i principi che vi presiedettero, e, come effetto dai medesimi conseguito, l'indirizzo dato alla cosa pubblica nella materia in quistione ed il diritto pubbEco interno che ne è nato, e l'opinione pubblica che insieme producono l'impossibilità di cambiare di strada. Ciò essendomi stato dal Signor Gladstone cortesemente consentito gli feci una lunga esposizione che ora riassumerò il più concisamente che mi sarà possibile.

L'Italia, dissi, ebbe due grandi fortune che furono causa del suo felice indirizzo politico. Essa non ebbe guerra civile, essa non ebbe, non ha, e non ll'V!'à mai quistioni dinastiche. Ciò che si fece in Italia ogni qualvolta vi fu un rivolgimento politico fu voluto da tutti; fu voluto unanimamente dal Popolo, e dal Re che è il primo dei patrioti Italiani.

Non essendovi stato nè un partito vincitore nè un partito vinto fu possibile in Italia ciò che mai non fu possibile ne' paesi che risorsero col mezzo di guerre civili. In Italia fu possibile la vera, la leale libertà, cioè la Hbertà per tutti e per tutti i partiti; fu possibile un Parlamento collo stesso indirizzo; fu possibile un Governo che fosse il Governo di tutti e per tutti. Le masse hanno perciò sin dal principio avuto un giusto concetto della libertà, non separandola mai dal concetto della giustizia la quale non è che una delle applicazioni della libertà.

Questa possibilità della libertà di tutti ha dato luogo al vivo universale desiderio dell'applicazione della libertà alle leggi, per farne una verità, ed acciocchè non rimanesse solo scritta •in un pezzo di carta, e quasi teoricamente sotto il nome di Costituzione, com'è, pur troppo, avvenuto in altri Paesi che per mezzo secolo ebbero il principio della libertà nello Statuto fondamentale, ed ebbero l'applicazione dell'assolutismo in economia, in finanza, nell'amministrazione, nell'istruzione pubblica e così di seguito.

Ora fra' grandi lavori che da questa tendenza furono originati tenne un luogo principalissimo il soggetto delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato, e noi vi siamo entrati coi nostri principi deliberatamente, e con un concetto pieno del nostro scopo. Nell'atto stesso di entrare in questa via noi ci trovammo di fronte ad uno stato di cose !asciatoci dal passato, il quale era, in questa materia, l'assoluta negazione della libertà. Era il sistema della mescolanza, e dello scambio reciproco delle attribuzioni, e del:l'ingerenza fra la Podestà Civile e l'Autorità Ecclesiastica; la Chiesa che metteva una mano sullo scettro; lo Stato che metteva una mano sul Pastorale; liberi perciò ed indipendenti nè l'uno nè l'altro; non liberi perciò nè civilmente nè religiosamente i cittadini.

Era dunque manifesto che il lavoro a cui bisognava metter mano per conseguire e l'una e l'altra libertà, ch'erano altamente, fortemente volute, era quello di separare le attribuzioni civili e politiche dalle religiose per dare ciascuna rispettivamente, compiutamente ~e Hberamente a ciascuna deille autorità cui naturalmente spettavano. Il lavoro della separazi.one delle materie civili dalle religiose per ristabilire le naturali competenze di ambedue le autorità doveva avere per fine e per rt:mltato immediato una maggiore libertà di ambedue le autorità nei confini della loro competenza, ~d una maggior libertà religiosa e civile pei cittadini. I Vescovi, molta parte del Clero, un piccolissimo partito dei laici avversarono quest'opera; ma la gran massa della naz1one l'appoggiò, e la so

stenne, e favorì sempre e senza interruzione, perchè sentiva istintivamente che si camminava nella via della vera libertà, ~.nche dal punto di vista religioso. Fu calunnia l'imputare questo lavoro ad odio per la religione e pe' suoi Ministri e di fatto vi pigliarono parte importante uomini religiosissimi ed attaccati sinceramente alla religione cattolica. Fra quelli che avversarono la separazione alcuni lo facevano perchè preferivano la dipendenza reciproca delle due autorità alla perdita dell'ingerenza della Chiesa nel Governo, altri (e pochi) per avversione ai principì liberali e molti pel timore che ne avesse danno la religione, e perchè non sapevano bene distinguere le attribuzioni spirituali dalle temporali, non comprendevano lo scopo vero di quelle leggi, ed i loro naturali effetti, e sopraffatti da idee abituali credevano che fosse un bene per la religione il mantenere mescolato l'esercizio delle due podestà.

Le principali fra queste leggi furono l'abolizHme del Foro Ecclesiastico, la soppressione della personalità civile di un immenso numero di beneficì e delle Corporazioni Monastiche, il richiamo allo Stato dello Stato civile, e la costituzione del matrimonio civile. Ciascuna di queste leggi effettuando la separazione delle attribuzioni civili dalle religiose portò una nuova libertà tanto alla Chiesa che allo Stato nelle rispettive loro competenze. Ad esempio la legge sullo Stato civile fece cessare la subordinazione dei Parrochi al Governo nella loro qualità di ufficiali dello Stato Civile con tutte le sue conseguenze e lasciò liberissima nelle loro mani la tenuta dei libri battesimali. L'abolizione delle Corporazioni religiose che essendo corpi civili davano luogo a moltissima ingerenza delle leggi civili e del Governo, lasciò Hbera la costituzione delle -stesse Corporazioni in Società indipendenti da ogni azione governativa. -La costituzione del matrimonio civile lasciò libera affatto la Chiesa per la celebrazione del matrimonio religioso, nel quale le leggi civili diverse d'Italia esercitavano un'ingerenza a detrimento della libertà della Chiesa.

Oltre a quella libertà Ecclesiastica che era la conseguenza immediata di queste leggi, il Parlamento ed iJ. Governo di mano in mano che riacquistavano l'esclusivo dominio delle materie che erano naturalmente loro proprie abbandonavano spontaneamente e nell'interesse della libertà della Chiesa molte altre ingerenze in cose religiose ed ecclesiastiche. Così si cessò dal dare ordiniaT'l>arrochi di fare dal pergamo pubblicazioni od esortazioni per oggetti civili e governati,vi; fu abolito il dritto del Governo di ordinare al clero la celebrazione di feste ufficiali; si lasciò affatto libera la pubblicazione e la stampa delle allocuzioni pastorali; ed in molti altri soggetti si progredì nella via di dare sempre più libertà alla Chiesa. Guidato da questo principio di libertà religiosa il Governo lasciò liberissimo in tutte le Parrocchie dell'Italia ed a tutti i giornali quella pubblicazione del Sillabo che presso altre grandi Nazioni Cattoliche aveva dato

luogo a molte restrizioni e limitazioni per parte del Governo. Si stabilì pienissima libertà nelle comunicazioni de' Vescovi co' Parrochi e dei Vescovi colla Santa Sede; e quando venne il Concilio Ecumenico pienissima libertà fu lasciata ai Vescovi di andare e di tornare da Roma nè il Governo s'ingerì mai di saperE' come essi avessero votato neppure a riguardo dell'infallibilità del Pontefice. -Il Governo fu poi sì fedele al principio di libertà che si rifiutò persino di esercitare quell'ingerenza, a cui era pur da taluno sollecitato, la quale sarebbe risultata dal

dare solo un appoggio morale a quei Vescovi che non erano favorevoli alla sanzione della predetta infallibilità. Insomma il principio della libertà della Chiesa è diventato in conformità dei voti del Parlamento e coll'appoggio dell'opinione generale del Paese un canone di diritto pubblico iTiterno dello Stato, ed il Paese che vuole la libertà vede in questa libertà della Chiesa nelle cose meramente spirituali la consacraz:one, ed il rispetto della libertà religiosa individuale dei cittadini.

Merita poi di essere notato il modo con cui furono fatte le leggi di separazione già indicate, poichè esso pure rivelò la tendenza del Parlamento e del Paese all'applicazione della libertà mediante la giustizia in conseguenza del carattere avanti indicato della rivoluzione Italiana. Di fatto le leggi relative ai benefici ed alle Corporazioni monastiche che in altri paesi avevano dato luogo a disposizioni non giuste e violatrici della libertà, perchè erano state fondate sul principio che i beni di questi enti foss-ero intrinsicamente nazionali, andarono in Italia esenti di questa pena. Abolendo la persona morale e civile dei benefici si rispettarono i diritti degli investiti, si rispettarono tutte le disposizioni fra' vivi

o di ultima volontà relative non solo ad opere di beneficienza ma ben anca a meri uffici religiosi ed a suffragi, come a messe e simili e si separò un fondo vincolato all'esecuzione di queste opere che furono considerate come altrettanti creditori dell'ente morale che veniva soppresso. Ed il rtspetto .fu spinto fino al punto di costituire un nuovo ente morale, separato dal Governo, il quale avesse la proprietà di questo fondo, e l'obbligo di far adempiere tutte quelle disposizioni.

Nel matrimonio civile poi allontanandosi dal sistema della Francia e del Belgio che non permettono il matrimonio religioso che non sia stato preceduto dal matrimonio civile, e che stabiliscono a questo riguardo pene e multe pel parrochi., la legge italiana applicò in modo assoluto il principio di libertà lasciando affatto facoltativo ai contraenti il fare o non il matrimonio ecclesiastico, il farlo prima o dopo il matrimonio civile, limitandosi a dare gli effetti civili

soltanto al matrimonio civìle. A questo punto il Signor Gladstone m'interruppe e mi disse che dopo ciò ch'io gli aveva detto gli pareva che in ciò la legge Inglese fosse più liberale della legge italiana, dappoichè essa ammetteva tanto il matrimonio ecclesiastico quanto il matrimonio civile; ma lasciava a ciascuno di fare o soltanto l'uno o soltanto l'altro, considerando come civile anche il solo matrimonio religioso, e dando al medesimo anch~ gli effetti civili. Gli replicai che mi doleva di non potere essere del suo avviso. Di fatto la legge Italiana rispettava la libertà individuale quanto la legge inglese permettendo di fare od ambedue od uno soltanto dei due atti. La legge inglese non aveva altro vantaggio fuor quello di fare economia di un atto, facendo nascere dal solo atto religioso anche gli effetti civili. Ma questa economia mi pareva comprata a danno dell'indLpendenza e della libertà dello Stato, la quale è la libertà dei cittadini. In vero dando gli effetti civili al matrimonio religioso bisogna necessariamente ammettere la teoria degli impedimenti e delle dispense adottate da ciascuna confessione rellgiosa, la quale si imporrebbe perciò a tutto lo Stato nel dare le norme e l'essere al più importante degli atti cioè alla eostituzione della famiglia. Inoltre con un tale sistema si veniva ad accettare come ufficiale dello Stato il Prete, sul quale, per quanto

riguarda l'esercizio delle sue funzioni religiose, uno Stato libero non può avere l'autorità del comando. Che se a riparare tali inconvenienti si voleva dalla legge civile imporre delle condizioni al matrimonio religioso od assoggettare il Prete alla legge civile od al .Governo, in tal caso si sarebbe caduto nell'inconveniente

di violare la libertà religiosa. Parevami perciò che, a Dispettare tanto le libertà civili quanto le religiose, il sistema di due atti separati, indipendenti,. e liberi fosse assolutamente necessario.

La discussione non ebbe se.guito su questo punto; ma il Signor Gladstone mi domandò ancora s'io credeva che il sistema dell'applicazione del principio di libertà .alla Chiesa fosse già .stato compiutamente attuato in Italia. Non mi

peritai a rispondergli negativamente. Parecchie altre cose rimanevano a farsi ancora, e:o.sendochè in Italia tutto erasi fatto ,graduatameJllte, e peJ:"chè altre ingerenze e privilegì della Chiesa dovevano ancora farsi cessare. Soggiunsi che la pendenza della quistione di Roma, e la mancanza d'uno scioglimento della medesima aveva pure impedito che, per ora, si procedesse più oltre nella via

battuta fin qui costantemente. Essere però mio avviso che, dopo i recenti avvenimenti, la via era aperta pel compimento dell'opera sulla base del principio della libertà.

Ciò che stava fisso nella mente del Signor Gladstone era il dritto del Governo alla nomina de' Vescovi, al cui riguardo egli non mi celò che una rinuncia gli parrebbe pericolosa o quanto meno prematura. Egli mi domandò se io credeva che lo Stato avrebbe rinunziato anche a questo diritto. Ri,spo.si anche a questo riguardo, che io non poteva esprimere che la mia opinione e le mie previsioni. Su questa base gli dissi essere mia opinione che o tosto o più tardi lo Stato avrebbe abbandonato anche l'esercizio di questo diritto, il quale non entrava certamente nelle attribuzioni naturali del Governo; ma soggiunsi che credeva che ciò non si sarebbe fatto se non contemporaneamente ad altre disposizioni che avrebbero f>Otuto ovviare agli inconvenienti da lui indicati. I Governi ai tempi passati si sono impossessati di questo diritto togliendolo alla popolazione, ai laici di cui si compone la Chiesa, nel modo stesso che i Governi assoluti avevano tolto loro tanti altri diritti. Essi avevano pur tolto ai laici la disponibilità dei beni, e delle rendite, colle quali si faceva fronte alle spese del personale ed alle altre del

culto, ed avevano cooperato alla costituzione del sistema beneficiale. Ma, creando la personalità civile del beneficio, il quale rimaneva nelle mani della sola Autorità Ecclesiastica, essi dovettero, a tutela dei cittadini e dello Stato, riservarsi la nomina dei principali Pastori U Vescovi) e render necessario il loro consenso (il _nlace':) per la nomina dei Parrochi. E così sono ancora le cose in Italia. Io, dissi, tengo per fermo che anche la personalità civile, l'ente morale di questi benefizì maggiori e minori che esiste tuttora in Italia andrà soggetta alla logica applicazione dei principì di pubblico diritto fin qui costantemente applicati. Credo che anche questa personalità sarà abolita, -che si farà una massa dei loro beni, -che questa massa sarà distribuita e data in proprietà, nei modi che si crederanno più convenier.ti, alle singole agglomerazioni di popolazioni, onde esse ne dispongano pel personale e per le altre spese del culto. In altri termini la massa dei mezzi economici per le spese del culto tornerebbe presso i laici, ·costituenti il nerbo della Chiesa, i quali ne disporrebbero a questo titolo come

nei primi tempi della Chiesa. Per tal modo il solo laicato religioso, a cui incombe il dovere di provvedere alle spese del culto si troverebbe in diretta relazione colla gerarchia ecclesiastica, ed egli se la intenderebbe direttamente colla medesima anche a riguardo della nomina dei Pastori. Con. ciò si farebbe omaggio alla libertà religiosa dei cittadini; con ciò il Governo potrebbe senza alcun pericolo abbandonare le attuali sue ingerenze; con oiò infine queste cose diventerebbero dei soggetti interni della Chiesa che sarebbero risolti e definiti fra' soli elementi competenti, il laicato ed i Chierici. Dissi al Signor Gladstone ch'io per me faceva voti perchè questo sistema, ch'io stesso aveva già indicato in Parlamento fin dal

1866 ed anche prima, fosse adottato in Italia, poichè mi pareva ch'esso attuasse rigorosamente i principi della competenza, della giustizia, e della libertà civile e religiosa. Avere io qualche speranza che ciò potesse avvenire, poichè questo progetto aveva già fatto, non ha molto, comparsa alla Camera dei Deputati.

Il Signor Gladstone mi espresse grande soddisfazione per la esposizione di quest'idee; mi disse che concorreva pienamente nel mio avviso e ch'egli pure credeva che, ove ciò si facesse, il Governo potrebbe abbandonare, senza inconvenienti, anche ii dritto di nomina dei Vescov1: Però, egrli soggiunse, io so che foste sul punto di prendere tutt'altra via; ed alludeva con ciò al noto progetto di legge (detto Dumonceau) (l) col quale la massa dei beni ecclesiastici sarebbe invece passata nelle mani dei Vescovi, privando così il laicato di ogni protezione del Governo per le nomine, e pei beni, e non surrogando nulla in luogo della medesima. Replicai al Signor Gladstone ciò esser vero; ma soggiunsi che ciò ch'era avvenuto non era che una maggior prova della potenza che l'opinione pubblica ha in Italia e dell'indirizzo d'essa verso la vera libertà civile e religiosa. Difatti questa legge sebbene proposta da 'liberali rispettaibilissimi, in piena buona fede, e coll'intento di attuare il principio di libertà, appunto perchè era un errore, cadde da sè, e con essa cadde persino il Ministero che l'aveva proposta. Il Signor Gladstone essendosi scusato dell'avere interrotta la m•ia esposizione, mi pregò di ripigliarla e di continuarla. Io ripigliai: La separazione delle cose civili e politiche dalle religiose, il doversi attribuire le prime unicamente

al Governo ed allo Stato e le seconde unicamente alla Chiesa sono co.se comprese in Italia da tutti. Nessuno vi crede che sia diritto del Governo l'ingerirsi nelle cose religiose e diritto della Chiesa l'ingerirsi nelle cose civili. Tutti gli Italiani, anche nelle campagne, vedono chiaramente nel Pontefice le due qualità di Papa e di Re e come Re lo considerano come tutti gli altri Re della terra, e si credono in diritto di non volerlo, senza fare la benché menoma ingiuria nè al Papa nè alle loro credenze cattoliche. Di fatto le popolazioni dell'Umbria, delle Marche e dell'Emilia e di Roma votando con una sorprendente unanimità i plebisciti che hanno fatto cessare gradualmente il potere temporale, non hanno nè pensato nè voluto abbandonare la loro religione, nè distaccarsi dal Papa, e sono ora, altrettanto quanto prima, attaccatte alla loro religione ed ai suoi Ministri, e lo saranno tanto più quando sarà compiuta la separazione delle materie e delle competenze.

Ridotto il Pontefice alla sola autorità spirituale che gli è propria e per la quale soltanto egli ha diritto d'essere indipendente e libero, il popolo Italiano si rivolterebbe se Esso non fosse scrupolosamente rispettato. Che se anche a Roma, e nella Provincia Romana le masse si mostrano ora così riverenti al Pontefice, ai Cardinali, ai Preti (tranne qualche caso individuale e per sè inconcludente); se preti e monachi vi passeggiano sicuri, tranquilli, rispettati, sebbene essi ricordino a quelle povere popolazioni tempi recentissimi e di triste e dolorosa memoria, sebbene i giornali ultra-papali che si pubblicano liberamente a Roma siano una continua ed acerba provocazione, sebbene infine il popolo si senta accusato a torto nelle stesse Encicliche Papali, che allegano che esso non ha libertà e che gettano gravi insulti al Governo, a quel Governo che quelle

popolazioni hanno unanimamente e con entusiasmo voluto, ciò avviene appunto perchè quelle popolazioni sentendosi politicamente sincere, dimenticano gli errori e compatiscono i rimpianti del Re, e perchè, non rimanendo più che il Papa, rispettano e vogliono venerata in lui la loro propria religione, alla quale sono quanto prima affezionati e perchè vogliono 11ispettata in lui la loro propria

libertà. Popolo, Parlamento, Governo sono unanimi in Italia su questo soggetto. La massima « Libera Chiesa in Libero Stato » proclamata dal Conte di Cavour

non fu che la sintesi di questi universali sentimenti e la riduzione ad una formola dei principi di diritto pubblico interno che il Piemonte aveva già costantemente applicati per 11 anni, specialmente per opera dello stesso Conte di Cavour, e che il nuovo Regno Italiano aveva esso pure adottati ed applicati. Il Conte di Cavour ebbe il merito di proclamare Roma capitale dell'Italia dichiarando che vi

si doveva andare coi mezzi morali. Ordinando poi quella massima alla quistione di Roma, Lndicò difatto quale fosse il più potente mezzo di giungervi, anche senza urtare la coscienza ed i diritti delle popolazioni Cattoliche dell'Europa.

Di fatto nulla poteva meglio preparare lo scioglimento naturale della quistione di Roma che l'applicare nell'interno del Regno il principio della separazione delle cose spirituali dalle temporali; dando allo Stato ed alla Chiesa piena libertà nelle rispettive loro naturali competenze. Così è che noi avendo per altri dieci anni continuato ad applicare il principio della separazione e della libertà ci siam trovati quando il momento opportuno venne, alle porte di Roma, prepa

rati a· separare in Roma il Re dal Pontefice e ad applicare al medesimo ed al

l'Autorità Centrale della Chiesa lo stesso principio di libertà, non facendo con ciò che quanto da 20 anni facemmo già nell'interno dello Stato.

Ecco, dissi, la garanzia che noi. diamo all'Europa Cattolica per l'indipendenza e per la libertà del Pontefice. Quest'indipendenza e questa libertà sono una necessaria, inevitabile conseguenza del nostro diritto pubblico da più da 20 anni a questa parte, dal quale non potrebbe nè il Governo nè il .:parlamento allontanarsi, senza rinnegare tutto il passato, senza urtare contro la pubblica opinione, senza togliere la base a tutto ciò che si è fatto sin qui, senza violare nell'Italia stessa a danno e ad ingiuria dei suoi 27 milioni di Cattolici il principio della libertà individuale applicato al più importante dei soggetti, alla coscienza, il quale principio ha nell'Italia fermissima radice. E questa è così grande, e cosi estesa e profonda che qu2l principio ebbe già ne' fatti, nei costumi e nella pra

tica una applicazione &ncura più estesa di quella che sia stata determinata dalle stesse leggi. Insomma noi diamo per l'indipendenza e per la libertà del Pontefice quelle garanzie che nascono dalla impossibilità in cui siamo di fare altrimenti. Oltrechè, nulla vi sarebbe di più assurdo del supporre che l'Italia possa rinunziare al principio della libertà e limitare la libertà del Pontefice nel momento stesso in cui essa compie la sua integrazione, conquista la sua piena libertà ed indipendenza nelle cose civili; nel momento stesso in cui il Papa, cessando di essere Re, cessa ogni ragione di contrasto fra' dritti religiosi e le aspirazioni nazionali dell'Italia e che al Vaticano non v'è più che il Pontefice. E sarebbe poi altrettanto assurdo il supporre che il Governo ed il Parlamento Italiano volessero appunto nel momento in cu! cessa quest'antagonismo, farsi responsabili di tutti gli atti del Papato tenendolo :Sotto una qua1sivoglia loro dipendenza. Io non so se sarebbe possibile ad un Paese qualunque dell'Europa il dare per la libertà e per l'indipendenza del Pontefice guarentigie maggiori di queste che da l'Italia e ch'essa ha già poste in opera anche a Roma. A nulla monta che il Pontefice non voglia usare della libertà che ha per parere di non averla. Gli Italiani comprendono benissimo e conoscono questo sistema, il quale è per essi una nuova

prova della bontà del mezzo liberale adottato dal loro Governo; epperciò e popolo e Parlamento e Governo, checchè faccia il Pontefice e gli consiglino i Gesuiti, saranno tanto più solleciti di dare, di mantenere e di guarentire ind:pendenza e libertà al Pontefice ed alla Chiesa, quanto meno questi ne vorranno usare e più si sforzeranno di parere di non essere liberi. A queste battaglie liberali gli Italiani sono agguerriti.

Conchiudendo la mia lunga esposiz-ione dissi al Signor Gladstone che non mi faceva illusione sulle difficoltà pratiche che si sarebbero incontrate. Trattasi di un soggetto affatto nuovo pel quale non possono trovarsi esempi nè nella nostra storia nè presso le altre Nazioni. Un sistema compiuto di mezzi per raggiungere lo scopo che l'Italia ha davanti, un sistema che prevedesse tutto, nessuno presumerebbe di metterlo fuori per applicarlo, come macchina perfetta e non bisognevole di qualche miglioramento, alla grande transizione che si sta facendo da un sistema al sistema opposto. Si mettono e si metteranno certamente in opera con un sistema preconcetto e meditato tutti i mezzi principali che debbono guarentire l'indipendenza e la libertà del Pontefice e, mirando sempre, e lealmente, e come lo richiede l'interesse dell'Italia, a questo scopo, di mano in mano èhe le difficoltà e gli ostacoli si presenteranno, essi saranno risolti in seguito all'esperienza, in modo pratico, e perciò con effetto più efficace e durevole.

E ci si giungerà perchè nelle cose pubbliche vi si giunge sempre quando la libertà di tutti e la giustizia sono lealmente volute da tutti.

Noi non pretendiamo neppure che il Pontefice debba piegarsi così tosto a riconoscere espressamente il nuovo ordine di cose, nè che coloro che lo circondano facc·iano un volontario ed espresso abbandono delle idee antiche. Ci limiteremo a mettere la Chiesa ed il Pontefice in tale stato d'indipendenza e di libertà ch'essi lo debbano accettar~ nel fatto, e che ne godano realmente, aspettando che il fatto dia luogo, anche snlo in fatto, a padfi·che ed a buone relazioni. Per quanto riguarda poi i cattolici delle altre Nazioni noi aspetteremo che anche ad essi giunga la verità, e che dalle loro libere relazioni col Pontefice possano

conoscere e vedere la indipendenza e la libertà di cui Esso goàe. I Cattolici che difendono il potere temporale del Pontefice per uno scopo meramente religioso, vedendo in salvo la religione, a poco a poco si calmeranno; quegli altri i quali vogliono per se medesimo il Potere temporale del Pontefice, o che lo difendono per odio dell'Italia, o deUa libertà, noi Italiani d rassegneremo ad averli eternamente per nemici e speriamo che non troveranno alcun Governo per alleato.

Il Signor Gladstone che ebbe pazienza e cortesia da ascoltare con benevolenza, e con interesse una così lunga esposizione di cose, che in gran parte egli sapeva certamente meglio di me, e delle quali io ho forse solo potuto narrare il pratico e concatenato sviluppo, che ebbe luogo in Italia, mi espresse la sua soddisfazione.

Egli mi disse che certamente noi offrivamo la maggiore delle garanzie che si possa desiderare cioè quella che nasce dalla natura stes:sa delle cose. Soggiunse che non credeva necessario di entrare particolarmente nei soggetti ch'io aveva trattati, e che poteva riassumere il suo pensiero dicendomi, ch'egli era pienamente d'accordo su tutto ciò ch'io gli aveva esposto e che gli era di gran piacere il vedere come l'Italia avesse camminato e camminasse nella via della vera libertà. Finalmente egli mi espresse il desiderio che l'Italia continuasse a battere questa via, e che lo facesse principalmente dando e guarentendo al Pontefice la più grande indipendenza e libertà per l'esercizio della sua autorità spirituale. Posi termine a questo colloquio ringraziando vivamente il Signor Gladstone dei suoi antichi e benevoli sentimenti verso l'Italia e della bontà e pazienza colla quale m'aveva ascoltato.

(l) Il titolo apposto dal Cadorn'l è « Relazione d'una r.onvet"sa~ionp particolare col Sig. Gladstone •. Data: prima scritto solo ottobre; poi aggiunto 4. Si tratta di un lapsus per 4 novembre: che questa sia la data di spedizione prova l'esplicito accenno (p. 391) alla circolare Visconti Venosta del 14 ottobre. Si tratta perc1ò della relazione • così lunga • che in effetti il Cadorna inviò, accompagnandola con una lettera personale al Visconti Venosta del 4 novembre (cfr. n. 466), e ch'egli aveva preannunziato sin dal 26 ottobre (cfr. n. 379).

(l) Sic! È la circolare del 14 ottobre (cfr. n. 255). Senza dubbio la relazione, già preannunziata il 26 ottobre (cfr. n. 379), fu stesa già nel mese di ottobre, ma dovette attendere, per essere inviata a Firenze. la l. p. 4 novembre, n. 466.

(l) È il progetto di legge Borgatti-Scialoja presentato alla Camera il 17 gennaio 1867 e connesso con una convenzione tra Io Scialoja, ministro delle finanze, e il belga conte Langrand-Dumonceau (cfr. A. C. JEMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, 1948, pp. 254-255).

468

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A MARSIGLIA, STRAMBIO

T. 1455. Firenze, 5 novembre 1870, ore 19,45.

Frégate «Prince Humbert » part pour Marseille.

469

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO DELLA MARINA, ACTON

D. RISERVATO 151. Firenze, 5 novembre 1870.

Il sottoscritto ringrazia il suo collega della Marina per la premura colla quale venne disposto l'invio di una corvetta a Marsiglia e di un avviso ad Algeri per la protezione degli Italiani e della marina mercantile nazionale (1). Ma nella giornata d'ieri lo scrivente ha ricev;uto dailla Prefettura di Genova e dal Sindaco di quella città, viv~ssime istanze perchè il Governo del Re protegga efficac·emente gli interessi degli Italiani minacciati da gravi pericoli in Marsiglia. L'agitazione che regna in Genova in seguito delle notizie avute da quella

rmportante città di commercio, era dipinta nelle comunicazioni del prefetto e del sindaco con •colori vivissimi. Nella sera d'ieri poi si presentò al Ministro degli Affari Esteri il signor Zirio il quale partito recentemente da Marsiglia disse cs3c1:e stato ·incaricato dalle persone notabili della colonia italiana di esporre al Governo del Re l'assoluta necessità di spedire colà una nave o due ùa guerra come hanno già fatto altri Stati che in Marsiglia non hanno stabilimenti commerciali così numerosi come quelli dell'Italia. Da questo signore si ebbe la conferma che le autorità governative in Marsiglia erano state cacciate od imprigionate, che il comune rivoluzionario, appoggiato da una guardia civica, prendeva contro gli stranieri e specialmente contro i numerosissimi italiani, le misure le più ingiuste ed arbitra:de, arruolandoli di forza nei corpi di milizia mobilizzata per incontrare il nemico, vietandone la partenza, adoperando la violenza contro i bastimenti che cercavano di partire. La posizione del Regio Consolato Generale in tale stato di cose era divenuta delle più cdtiche (1).

Udite queste relazioni, parve al sottoscritto che l'invio di una semplice corvetta non bastasse per tutelare efficacemente gli interessi di tanti Italiani; epperò nel far conoscere al Ministro della Marina le cose sovra esposte, ritiene essere debito suo chiedere il sollecito invio a Marsiglia di una fregata.

Le istruzioni per il Comandante di questo b:o..stimento non potrebbero per ora essere altre ·che quelle di mettersi: a disposizione del Regio Consolato Generale.

Giunta che sia la fregata, la corvetta potrebbe forse utilmente essere mandata a Cette dove sono numerosi gli Italiani per rimanervi qualche tempo a disposizione di quel Regio Consolato.

(l) L'invio. delle due navi era stato chiesto dal Ministero degli esteri a quello della marina con dispaccio n. 146 del l novembre, a firma Blanc.

470

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3187. Madrid, 5 novembre 1870, ore 1,25 (per. ore 10,30).

La Turquie a envoyé rson adhésion avec phrase bienveillante du Su1tan qui connait personnellement Due d'Aoste. Dites moi pour ma tranquillité si vous avez reçu mes lettres particulières (2).

471

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3191. Madrid, 5 novembre 1870, ore 11 (per. ore 20,45).

Je vous écris aujourd'hui llettre particulière (3) dont je vous donne ici résumé. Quelques ouvertures ont été faites au due de Montpensier par son parti

n. -3189 (spedito il giorno 5 alle ore 8,50, per. alle ore 14) lo Strambio comunicava che c ordre rétabli mais esprits pas encore calmés ».

pour qu'il retire sa candidature évitant de s'exposer à un échec d·un vote cte 24 au plus, Un ami m'a dit confidentiellement que Montpensier désormais convaincu de ce mauvais résultat serait pret à retirer sa candidature s'il ne craignait l'exil. La chose est délicate et je me tiens étranger, Le due de Montpensier est très riche mais il séjourne à Séville et ne serait pas beaucoup à craindre surtout si lt>s Orléans venaient à régner en France. S'il renonce, tous ses partisans passent au due d'Aoste. J e vous tiendrai au oourant.

(l) -Cfr. il tel. Strambio da Marsiglia n. 3190 (spedito la sera del 3 no.vembre, arrivato il giorno 5 alle ore 4,15 a Genova e da qui trasmesso al Ministero, dove arrivò lo stesso giornoalle 15,20) con notizie sulla situazione rivoluzionaria in quella città. Con tel. successivo (2) -Cfr. nn. 397, 421 e 450. (3) -Cfr. n. 474.
472

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

B.. 700. Berlino, 5 novembre 1870 (per. il 9).

M. de Thile, interpellé sur le télégramme laconique de Versailles annor.çant que le Comte de Bismarck avait offert un armistice de 25 jours sur la base du statu quo militaire au jour de la signature, a répondu qu'il attendait lui-meme des informations plus précises. Il ignorait encore si cette offre impliquait la participation de l'Alsace et de la Lorraine aux élections pour la Constituante. -Il ne savait pas davantage quel accueil aurait fait le négociateur français à une pareille offre, mais S. E. avait tout lieu de croire qu'il s'agissait d'un armistice qui exoluait le ravitaillement de Paris.

Dans tous les cas les conditions de la suspension d'armes seraient meilleures que celles posées par le Chancelier Fédéral à M. Jules Favre, et meme plus favorables que celles énoncées par l'entremise du Général Burnside. C'est qu'en eff-et après la reddition de Metz, rendant disponibles cinq corps d'armée, la prise de Paris, si les préliminaires de paix ne sont pas signés avant l'expiration du terme de 25 jours, ne ferait pas l'ombre d'un doute au Quartier Général.

La nouvelle de tentatives révolutionnaires réprimées à Paris semblerait prouver que les éléments modérés du Gouvernement provisoire, penchent pour l'armistice, et que l'empire d-e la raison y reprend le dessus. -Seulement la Norddeutsche AHgemeine Zeitung se demande: qu'arrivera-t-il si les Gambetta à Tours, les Esquiros à Marseille veulent la continuation de la guerre? -Serontce alors des troupes allemandes qui préteront main forte pour faire exécuter les ordres du Gouvernement français? Celui-ci aura-t-il des troupes disponibles pour combattre la ligne du Sud? Le Cabinet de Berlin devrait-il le permettre?

Il y a donc encore bien des points obscurs. Si les pourparlers actuels échouent camme les négociations de M. Benedetti avant la lutte, et celles de M. Jules Favre au Chateau de Ferrières en septembre dernier, la position de l'armée assiégeante n'y aura rien perdu. Elle se sera meme améliorée, car il lui faut encore de 10 à 15 jours avant d'avoir dressé toutes ses batteries.

P. S. -Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

3I ~ Documenti diplomatici -Serie II • Vol. I.

(l) A margine: <ritirata •

473

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 20)

L. P. Berlino, 5 novembre 1870.

M. Rascon a notifié hier à M. de Thile que les Cortes avaient été saisies de la question de la candidature de S.A.R. le Due d'Aoste.

Le Secrétaire d'Etat, en ,se réservant d'en donner avis à Versailles, semblait on ne peut plus satisfait de etre délivré d'une affaire, où il se trouvait cn quelque sorte entre l'enclume et le marteau. Comme moi, le Ministre d'Espagne avait en effet chaque jour remarqué combien il était embarassé dans ses réponses, vagues et si peu conformes aux traditions courtoises de cette Cour, auxque1les nous avions fait appel en ne négligeant de notre còté aucun bon procédé.

La dernière fois que j'ai vu M. de Thile, il n'avait encore aucun indice sur l'impression qu'aurait produit sur son chef la lecture du rapport relatif à mon entretien du 25 octobre. Je me réfère à mes lettres particulières transmises par le courrier Anielli (1).

Je sais qu'il a dit à mon Collègue d'Espagne que je pouvais avoir raison pour la forme, mais moins pour le :fond. Je ne m'explique pas cette distinction, à rnoins qu'on ait trouvé à redire à mon insistance pour que le Chancelier n'interceptàt point un message de mon Roi à l'adresse de S. M. Prussienne, du moment surtout où le mode de faire parvenir ce message n'était plus en question.

V. E. saura que la Russie également s'est prononcée d'une manière favorable à la candidature.

474

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fasc. 19)

L. P. Madrid, 5 novembre 1870.

Prima che giunga a di Lei mani la pres·ente Ella avrà ricevuto da me parecchi telegrammi; ma intanto credo non Le sarà discaro che io la trattenga per alcuni momenti sull'attuale situazione. II tema di tutte le conversazioni è quello della candidatura ed io mi astengo di vedere i miei amici dei diversi partiti per non essere obbligato ad entrare in discorsi che, pel momento mi sembrano 'fuori di stagione. Sono assediato da persone che mi dimandano H ritratto del Duca e della Duchessa, perchè vogliono scrivere la biografia del

candidato, e da molte altre che vogliono mandare omaggi e dediche al Principe. Rispondo a tutti che la Regia Legazione non può farsi organo di queste

trasmissioni, le quali forse non potrebbero essere accolte malgrado la buona intenzione dei loro autori. Ciò basti per dirle quanto diventi popolare il progetto su cui sta discutendo la nazione.

Ma ogni rosa ha le sue spine e le passioni dei partiti stanno tuttora agitandosi. Tutto, ben inteso, è questione d'interesse. H partito Aristocratico puro teme che un candidato proposto dal pal'tito progressista democratico arrrivi a Madrid imbevuto di idee esaltate disposto a lacerare dal Calendario. del Regno la lista dei Grandi di Spagna e a gettarsi nelle braccia dei Rivoluz'ionarj; il partito estremo opposto ha i sogni turbati dal timore d'un ceremoniale di corte che rimetta in vigore i privilegi e le etichette dei tempi di Carlo V. Il partito medio, cioè i conservatori che hanno fatto la rivoluzione di Settembre per salvarsi dal vassallaggio di antichi privilegiati e per ·impedire il trionfo della dema.gogia, teme che il nuovo eletto si consigli coi partiti estremi e ponga in non cale una borghesia politica, che pur conta nel suo seno antiche famiglie e molte intelligenze. Temono tutti che il Principe cederà a prime impressioni e :;:i lascierà dominare da queste. È ristrettissimo il numero delle persone di buon senso che ammettono nel giovane Duca quel giusto ·criterio, quella serena imparzialità, quella fermezza, quella perseveranza nei propositi che sola vale a mantenere l'equilibrio, a rendere giustizia a tutti, a fondare l'ordine e le libertà e a salvare la Spagna. Ad uno di questi ;personaggi io diceva jeri che se la Provvidenza porta il Principe Amadeo sul trono Egli vi stabilirà quei principj di moderazione e di perfetta giustizia che valsero a Vittorio Emanuele la venerazione dei popoli e che soli lo misero in grado di fare l'unità e la grandezza di Italia. Del resto mi riservo a parlare con V. E. più a lungo su questa materia, ma in generale tutti sono convinti di una cosa essenziale, ed è che a Pailazzo

si vedrà ormai regnare la probità ed il buon ·costume. Passando ora ad altri

particolari posso dirLe che, a meno di eventi impreveduti, l'elezione avrà un

buon risultato, e quì, per l'ultima volta ripeto che la legge elettorale che va

a servirei di base, fatta sotto l'influenza immediata della rivoluzione mette

già nella bilancia contro •di noi settanta voti Repubblicani ed un numero non

indifferente di Legittimisti, e che si è nel solo rimanente che noi dobbiamo tro

vare una maggiorità tale da avere almeno un voto più della metà. L'articolo 33

della Costituzione, quello cioè che fondò il principio Monarchico, riportò 214

voti. Dunque non vi sono che 214 Rappresentanti veri Monarchici. Si è questo

il vero ·punto di partenza per noi, e quando noi non r:iportassimo .che 180 voti

avremmo una tale maggiorità che in tutt'altra circostanza si chiamerebbe stra

ordinaria; cioè 180 contro 34. Ma noi, me ne lusingo, avremo di più, ed a

questo punto di vista il Principe non deve avere scrupol-i, perchè molti dei

votanti nel senso contrario sono animati dal desiderio di compiere ad impegni

presi, ma hanno nell'intimo del loro cuore il desiderio di veder trionfare il

Candidato Italiano. Io non ho che un solo timore, il quale pur troppo va ad

avverarsi, cioè quello che il Principe Amadeo riporti sulla prima votazione un

numero tale di voti da non potersi procedere alla seconda, ma in tal caso

supplirà alla deficienza una dimostrazione non equivoca per parte dei nuovi

aderenti, coll'Ammiraglio Topete alla loro testa.

Si pretende ·che il Duca di Montpensier aderirà alle insinuazioni di alcuni

suoi amici e si ritirerà dalla Candidatura. Non so se dobbiamo desiderarlo,

perchè se da un lato questo fatto può accrescere i votanti in favore del Principe Amadeo, ci priva dall'altro, della soddisfazione di un confronto chiamato a dissipare per sempre le velleità di un pretendente. Credo con maggiore fondamento che il Generale Espartero abbia sciolti i suoi amici da ogni impegno e che troveremo nella maggioranza di questo partito qualche nuova recluta.

Molti giornali che erano avversi alla Candidatura Aosta cominciano a calmarsi e a temperare il loro stile, ed io non credetti opportuno di chiedere a V. E. i mezzi di contribuire a questo risultato perchè importa a noi di poter dir<e a fronte alta che non abbiamo voluto esercitare alcuna influenza in questo grande avvenimento che, nella coscienza stessa clegli Spagnuoli deve avere il carattere della più leale, della più libera espressione.

Il futuro è nelle mani di Dio, e ,se V. E. mi avesse chiesto or sono quattro mesi, cioè prima della Candidatura Hohenzollern la mia opinione, come lo fece ultimamente con una confidenza che tanto mi onora, io Le avrei risposto asteniamoci. Ma dacchè l'iniziativa fu presa da una grande Potenza amica per prevenire un disastro Europeo, e quando questo disastro che non poté impedirsi minaccia fatali conseguenze alla Spagna non ancora costituita, io credo che Sua Maestà avrebbe mancato alle grandi tradizioni della sua Dinastia, se avesse rigettato le aperture del Governo Spagnuolo; e siccome non ho preso a que~st'affare la vera parte attiva posso tanto più convincermi che la voce della mia coscienza è -retta nel salutare questo avvenimento come cosa provvidenziale.

P. S. -Il tempo che ci rimane al giorno dell'elezione essendo limitato, e potendosi produrre un giorno nuovi fatti, io mi permetterò di tenerla al corrente di tutto con altre lettere particolari al cui stile la prego non far attenzione perchè sono sempre scritte di premura e a seconda degli eventi.

(l) Cfr. n. 366 e la nota l a pag. 308.

475

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 70. Nizza, 6 novembre 1870 (per. il 9).

Le voci di negoziati d'armistizio hanno prodotto un'agitazione febbrile fra coloro che si assunsero di rappresentare i voti politici della popolazione nizzarda, perchè temono vedersi sfuggire l'occasione d'infrangere i vincoli che li lega col loro paese alla Francia per far ritorno all'Italia (1).

Moltiplicano gli assalti al Regio Console per avvilupparlo nei loro progetti, nè risparmiangli allo scapo le loro blandizie ed anche le ovazioni (2).

Ma il Console sa il primissimo dover suo che è quello di non gettare il Regio Governo, di cui è il Rappresentante, in gravissime complicazioni internazionali, e sa pure da lunga data, che dopo l'hosanna viene il Crucifige. Quindi il Regio Console astenendosi dal biasimare l'espressione pacifica dei voti di questa popolazione, positivamente la dissuade da ogni via di fatto o da ogni altro atto illegale, mentre egli non si lascia trarre fuori da tale via tracciatasi.

Per quest'oggi stesso si era mulinato di tentare, con un colpo di mano, l'occupazione dell'Hotel de Ville e della Prefettura per issarvi la Bandiera italiana. Ma avendo udito la dichiarazione, che il Regio Console non aveva autorità a far varcare la frontiera alle Regie truppe nè a far scaldare :le macchine dei bastimenti da guerra per accorrere a difenderla contro gli inevitabili attacchi del partito francese e delle forz,e del Governo, lasciarono da banda quei pericolosi tentativi e si limitarono ad affollarsi pacificamente nelle vie adjacenti alla Prefettura ed a mandare una deputazione al Signor Dufraisse, della quale facevano parte, fra gli altri, i Signori Brès banchiere, Boriglione Avvocato, Milon notaro, e Ferino, tutti Nizzardi sudditi francesi. Questa Deputazione domandò al Prefetto che vengano ridonate sollecitamente le armi alla Guardia nazionale per essere nella possibilità di difendersi contro i possibili attacchi dei demagoghi d'oltre Varo, che sono il terrore dei Nizzardi, e la dismessione dell'attuale Commis·sione Municipale colla restituzione in carica dei precedenti membri del Consiglio Municipale.

Quanto alla Guardia Nazionale il Prefetto rispose che essendo occorse modificazioni ai ruoli accorrevano lavori ai quali a-ttendeva pella riorganizzazione della stessa: quanto alla Commissione Municipale, che essendo quella stata nominata in conseguenza d'un decreto generale del Governo Centrale non poteva da lui essere licenziata e che perciò era d'uopo d'aspettare l'autorizzazione di nuove elezioni municipali e finì con un appello alla reciproca confidenza.

(l) Cfr. anche i te!. Dufraisse alla Delegazione a Tc.urs (Interni). il 5 e 6 novembre, Enquete parlementaire, vol. cit., pp. 46-47.

(2) A margine: • L'altra sera ebbi una breve serenata con evviva all'Italia, ed al RegioConsole e questi molto replicati •.

476

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3195. Madrid, 7 novembre 1870, ore 13 (per. ore 18,30).

Prim m'a chargé de vous écrire pour mettre en garde le Roi, le Due d'Aoste et la Duchesse contre les lettres anonymes et menaces des adversaires. Nous nous attendons ici à des intrigues bruyants et on prépare une pièce pour un théatre vulgaire intitulé maccaroni, mais tout cela n'a aucune importance. Ce sont les derniers efforts des partis. Les Capitaines Généraux et l'armée ont signifié leur vive satisfaction. Le Général Prim écrira probablement au Roi à ce sujet. Le

Cardinal Antonelli sans nommer le Due d'Aoste, a fait signifier que le Pape est content de voir l'Espagne se constituer.

477

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3198. Vienna, 7 novembre 1870, ore 17,30 (per. ore 21,55).

M. de Beust se montre très peiné de la rupture des négociations pour l'armistice. Son avis est que le Gouvernement français n'ayant pu obtenir le ravitaillement de Paris pendant l'armistice, il est de son intérèt et de sa dignité de prolonger la résistance, dans le double but de secouer par de courageux efforts le moral de la nation, surtout après les redditions de Sedan et de Metz, et de pousser l'Europe à intervenir plus activement en sa faveur. M. de Beust attribue au peu d'accord qui a régné entre les puissances l'insuccés de leurs démarches. J'ai pu constater sa satisfaction de ce que les négociations entre l'Allemagne du Midi et la Prusse n'ont pas pu aboutir à un résultat. Le Chancelier ira après demain à Munich, pour s'aboucher avec le Comte Bray, à ce qu'il parait.

478

IL M~NISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3197. Berlino, 7 novembre 1870, ore 15,35 (per. ore 22,10).

M. de Bismarck par un télégramme arrivé hier soir mande que M. Thiers a reçu l'ordre de Paris de rompre les négociations et de quitter Versailles.

M. de Thile n'avait pas d'autres détails. V. E. ne croirait-elle ,pas convenable que le Prince Humbert adresse en voie particulière un télégramme ou une lettre de félicitation au Prince Royal.à l'occasion de sa nomination de Maréchal?

479

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 701. Berlino, 7 novembre 1870 (per. l' 11).

Les pressentiments énoncés dans mon rapport n. 700 (1), se sont vérifiés. Par un télégramme arrivé ici hier au soir, le Comte de Bismarck annonce que

M. Thiers avait reçu de Paris l'ordre de rompre les négociations pour un armistice, et de quitter, sans délai Versailles. La dépeche n'entrant dans aucun détail, M. de Thile ignorait encore le motif de cette rupture, et déclinait, par conséquent, toute .explication.

D'après des renseignements puisés à une autre source, je serais induit à croire que le négociateur français aurait déclaré qu'il n'était pas autorisé à accepter le statu quo militaire pour la conclusion de l'armistice, sans la condition du ravitaillement de Paris et des autres places assiégées. Il est assez probable que les pourparlers auront échoué sur oe point, d'autant plus si M. Thiers n'a pas été en mesure d'offrir un équivalent à cette condition d'approvisionnement.

Quoiqu'il en soit M. de Thile était d'avis qu'il fallait s'attendre à una campagne d'hiver.

S'emparera-t-on maintenant de Paris par la force ou par la famine? D'après tous les on dit, le Roi préfèrerait ce second moyen, car il Lui répugne de recourir au bombardement. D'un autre coté, l'état sanitaire de l'armée assiégeante n'est pas très-satisfaisant. On évalue jusqu'à 400 par jour le nombre des malades; et cette considération serait de nature à faire cesser les hésitations pour une attaque à main armée qui serait conseillée par le Général de Moltke du moment surtout où le pare de siège sera sur piace.

L'Impératrice Eugénie a quitté Wilhelmshohe après y avoir passé deux jours. Elle serait venue pour se justifier de son attitude lors de la mission Boyer. Elle aurait d'abord décliné les propositions dont ce Général était porteur, et ne les aurait accepté, qu'à la dernière heure, en ce sens, qu'Elle aurait signé des pleins pouvoirs autorisant, en termes assez généraux le Maréchal Bazaine à négocier avec le Quartier Général.

En attendant les événements avaient marché et Metz s'étaH rendu à discrétion. -L'Impératrice tenait en meme temps à prendre de vive voix le mot d'ordre pour se diriger selon les éventualités, et à chercher à s'instruire sur la disposition des esprits de l'armée française prisonnière en Allemagne. -Si Sa Majesté voulait encore baser des calculs de ce còté, ils ne .sauraient etre favorables au rétablissement de l'Empire ou de la Régence. Les officiers et soldats sont à peu près unanimes pour rejeter sur les Napoléons la responsabilité des désastres de la France -. Le retour de Sa Majesté en Angleterre, comme si Elle voulait accentuer, qu'en ne partageant pas la captivité de son Auguste Epoux, Elle entend conserver, autant que possible, intacte sa position expectante; son retour dis-je en Angleterre prouverait qu'on se livre encore à quelques illusions dans le parti impérial. Reste à savoir si et à quel degré le Cabinet de Berlin entretient ces illusions.

Ci-joint une lettre particulière pour V. E.

(l) Cfr. n. 472.

480

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 20)

L. P. Berlino, 7 novembre 1870.

V. E. sait que, pour autant qu'il dépend de moi, je me suis toujours appliqué, dans un intéret d'avenir, à ménager les meilleurs rapports entre les deux Princes Héréditaires d'Italie et de Prusse. Le Pr1nce Royal vient d'etre nommé Maréchal. Ce serait là une occasion assez indiquée pour que Monseigneur le Prince de Piémont lui adressàt un télégramme ou une lettre, le félicitant de cette nouvelle dignité, si bien méritée par de nombreux et glorieux succès militaires. Cet acte, tout à fait personnel, de courtoisie ne constituerait nullement un écart des règles de neutralité adoptées par le Gouvernement du Ro·i. Au reste, la Cour de Russie, dont l'attitude, sauf une certaine sympathie résultant des l:iens de parenté entre les Maisons Romanow et Hohenzollern, ressemble officiellement à la notre, n'a pas moins conféré durant cette guerre la décoration de St. Georges à plusieurs des Princes et généraux allemands.

En vous priant, Monsieur le Chevalier, de soumettre et recommander cette idée à notre Prince Royal, j'ai .l'honneur de v·ous renouveler les assurances... (1).

Il Visconti Venosta aveva interpellato il primo aiutante di campo del principe di Piemonte, gen. Cugia, che gli rispose cosi: • Ti restituisco la lettera di De Launay. Secondo me i suoi argomenti sono diametralmente opposti al suo scopo.. L'esempio della Russia mi pare calzi assai poco al nostro caso. Il mio parere è che il Principe per ora deve astenersi,

e solo scriverla alla Pace. Se il governo per considerazioni che non vedo, credesse la cosa utile il Principe credo non opporrebbe un assoluto rifiuto. Monza, 15 novembre 1870 •.

(l) Nota di mano di Visconti Venosta: «Il Principe crede di astenersi per ora e di scrivere alla pace. V. V. •·

481

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 150. Londra, 7 novembre 1870 (per. l' 11).

In esecuzione degli ordini impartitimi col di Lei dispaccio del 24 ottobre prossimo passato n. 50 della serie politica (1), relativo al dispaccio del Signor Conte Granville a Lord Lyons, del 10 agosto prossimo passato pubblicato dallo Standard, ho comunicato allo stesso Signor Conte di Granville tutto ciò che si conteneva nel prelodato di Lei dispaccio. Richiamai a Sua Signoria le varie fasi delle trattative che avevano preceduto l'accordo fatto per la neutralità, le quali erano incominciate colla proposta da Lei fatta, a Sir Paget fin dal 15 luglio prossimo passato -gli ricordai i veri e soli motivi ai quali Ella l'aveva appoggiata, e Lo pregai a voler meco riconoscere che io non gli aveva mai detto neppure una parola, che riguardasse una pressiohe esercitata dalla Francia sull'Italia, nè che si riferisse a ciò. Soggiunsi che non avrei neppure potuto tenere un tale linguaggio, nè alludere ad un tal fatto senza mancare al mio dovere, ed eccedere i limiti dei miei incarichi, perchè mai io non aveva ricevuto da V. E. neppure una parola che mi vi autorizzasse. Feci inoltre notare a Sua Signoria che nelle relazioni di V. E. con Sir A. Paget, e poscia nelle mie conversazioni con Sua Signoria essendoci noi sempre collocati al punto di vista degli interessi generali di Europa alla conservazione della neutralità, eravamo, appunto per ciò, sempre stati d'accordo che si dovesse poi domandare il concorso degli altri Governi neutrali allo stesso accordo, locchè di fatto aveva avuto luogo e con felice successo, per l'iniziativa presane, d'accordo con voi, dal Governo Britannico. Per ultimo osservai che la data del 15 luglio, alla quale V. E. aveva fatto a Sir Paget la prima proposta, di cui questo accordo non fu che il seguito e la conclusione, bastava a dissipare ogni dubbio a questo riguardo. Il Signor Conte di Granville senza esitazione e con quella grande lealtà che lo distingue, mi rispose che tutto ciò che io gli aveva detto era verissimo; che allorquanào scrisse il dispaccio d€1 10 agosto a Lord Lyons, avendo notizia particolare di instanze fatte dalla Francia non solo a noi, ma anche ad altre potenze e nel senso indicato nel predetto suo dispaccio, la quale notizia fosse poi venuta a conoscenza di tutti, egli era veramente caduto in errore ascrivendo quella notizia a dichiarazioni che gli fossero state fatte su quel soggetto dal Governo italiano, e mi disse, e mi ha ripetuto che di questo errore era molto dolente e che ne faceva a V. E. le sue scuse. Ringraziai Sua Signoria di una dichiarazione così franca e leale, ed avendoLe chiesto se mi autorizzava a parteciparla all'E. V., il Signor Conte mi rispose immediatamente che certamente mi vi autorizzava.

Lieto di potere fare a V. E. una tale partecipazione che ristabilisce su questo importante soggetto le cose al loro vero essere ho l'onore ecc.

(l) Cfr. n. 344. Il numero del dispaccio è in realtà 56.

482

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1302. Tours, 7 novembre 1870 (per. l' 11).

Col solito mezzo d'un pallone aereostatico giunse or ora qui la notizia che l'armistizio fu re1\pinto all'unanimità dal Governo della Difesa nazionale in Parigi. La Prussia non avrebbe voluto ammettere l'approvigionamento di Parigi durante l'armistizio e non avrebbe d'altra parte accettata la partecipazione dell'Alsazia e della Lorena alle elezioni per l'Assemblea Costituente che sotto certe riserve, le quali finora non sono qui note. Questa rincrescevole notiz,ia trovasi confermata da telegrammi di jer sera qui giunti da Londra e da Bruxelles. Dopo ciò è presumibile che il cannoneggiamento d'alcuni forti della capitale e forse il bombardamento della città stessa non tarderanno a succedere al blocco finora sì efficacemente mantenuto. Da parte sua H Governo della Difesa nazionale sembra prepararsi ad una più energica azione offensiva contro gli assedianti, le forze concentrate in Parigi essendo state testè divise in tre armate distinte una delle quali comprende tutta la guardia nazionale sedentaria. I telegrammi oggi qui pubblicati attribuiscono le favorevoli disposizioni dapprima mostrate dalla Prussia per l'armistiz,io al perfido scopo di guadagnare tempo onde fare ·avanzare i corpi d'armata tedeschi resi disponibili dalla capitolazione di Metz. Occorre appena accennare quanto poco ciò sembri probabile, atteso H fatto che i negoz.iati di Versaglia nulla mutarono alle condizioni militari presenti, e che per ora nulla può seriamente minacciare od impedire il procedere delle forze prussiane dall'est. Il Moniteur Universel in data d'oggi contiene un decreto della Delegazione in data del 4 corrente, il quale permette ad ogni persona residente nel territorio della Repubblica di corrispondere con Parigi col mezzo dei piccioni viaggiatori dei quali dispone l'amministrazione delle poste e dei telegrafi e che erano finora esclusivamente riservati alle comunicazioni del Governo. La tassa è fissata a 50 centesimi per ogni 'parola, il numero massimo ·d'ogni dispaccio essendo fissato a venti. Lo stato non assume naturalmente nessuna responsabilità per questo servizio speciale di cui sono evidenti gli inconvenienti e le incertezze. Ebbi già occasione in un precedente mio rapporto di spiegare alla E. V. il modo di procedere adottato per condensare col mezzo dell'impicciolimento fotografico un considerevolissimo numero di parole sopra un foglio abbastanza minuto e leggiero per potere essere legato ad un piccione. Il modo di procedere usato per la trasmissione dei telegrammi privati sarà manifestamente lo stesso. I dispacci dovranno essere scritti in francese senza segni nè cifre ·Convenzionali e dovranno contenere esclusivamente comunicazioni d'interesse privato, esclusa qualunque comunicazione politica o militare. I dispacci saranno centralizzati a Tours e spediti successivamente in proporzione dei mezzi di trasporti disponibili. La trasmissione comincerà a datare da domani, 8 del corrente. Quando si rifletta all'imminenza di tempi che potranno divenire un sommo ostacolo •al viaggio di questi nuovi fragili messaggeri, e quando inoltre ·si ponga

mente all'enorme numero di persone che dopo una sì lunga interruzione di rapporti vorranno con tanta maggiore premura profittare di tale mezzo in quanto

chè il prezzo è relativamente moderato; quando inoltre si considerino le perdite di tempo e la mole del lavoro cagionati dalla concentrazione dei dispacci in Tours, è lecito di concepire qualche dubbio sul pratico valore d'una risorsa giustificata d'altronde, per quanto essa sembra romarrti.ca dalle esigenze d'una situazione divenuta intollerabile per un immenso numero d~ famiglie e d'uomdni d'affari.

483

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 702. Berlino, 7 novembre 1870 (per. il 12).

Depuis quelques jours je n'ai plus rien appris sur les affaires de Rome, sauf le départ pour Versailles de Monseigneur Leàochowski -. L'Archeveque de Posen et Gnesen est persona gratissima par le soin qu'il apporte dans son diocèse à s'abstenir de toutes intrigues polonaises, et meme à les combattre au besoin. La Cour et le Gouvernement l'entoul'ent donc de tous les égards et lui font à chaque occasion le meilleur accueil. Le choix de ce Prélat était a'insi des mieux indiqués pour le charger de rompre une !ance en faveur du P ape. Après la visite du Nonce Apostolique au Quartier Général, faite dans le meme but, on veut battre le fer pendant qu'il est chaud.

Ces négociateurs auront-ils quelque succès? Tout dépend de savoir jusqu'à quel point il conviendra au Comte de Bismarck d'exploiter le Pape, dans ses propres intérets. C'est encore là une porte, comme tant d'autres, qu'il voudra peut-.etl'e laisser ouverte pour des combinaisons éventuelles dans le cas où elles pourraient, ne serait-ce que momentanément, servir ses convenances pour la situation intérieure ou extérieure de l'Allemagne. Dans tous les cas le Chancelier fédéral, s'il tient, comme je le suppose, à ne prendre aucun engagement, sauf peut-ètre celui de promettre son concours pour les garanties nécessaires au maintien du pouvoir Spirituel, saura payer Monseigneur Ledochowski de belles paroles, le tenir dans l'incertitude sans donner de réponse positive (1).

484

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 71. Nizza, 7 novembre 1870 (per. il 9).

Mi viene riferito, che i Delegati della popolare dimostrazione al Signor Prefetto, di cui ebbi l'onore di riferire all'E. V. nel mio rapporto al n. 70 (2), era

intenzionata [sic] al dipartirsi dalla Prefettura di recarsi dal Regio Console. Fortunatamente un membro della medesima, il Signor Notaro Milon, ebbe il buon senso di dissuadere da quel passo sconsigLiato.

Se si fossero a me presentati quei Signori della Delegazione io credo, che avrei dovuto innanzi tutto interrogarli, se venivano a visitarmi come privati, e senza alcuno scopo politico, giacchè in questo caso affermativo io non avrei potuto udirli, essendo essi tutti, benchè Nizzardi, cittadini francesi nel proprio paese con proprie Autorità, e tutt'affatto all'infuori della mia giurisdizione; e spero che questa mia prudente condotta avrebbe incontrata l'approvazione del Regio Governo.

Ieri si è pubblicato il primo numero del giornale in italiano il Dritto di Nizza, del quale unisco due ritagli. Forse per la specialità delle circostanze il Ministero stimerà di riceverlo regolarmente, ove così stimi, favorirà di serivermi di prenderne l'abbuonamento per uno, o più numeri. Il principale redattore dell Dritto di Nizza è oerto Signor André (1), che scrisse nel Ravennate, e nella Piccola Stampa ne è il Direttore il Signor Bovis, della provincia di Nizza, di nazionalità politica francese, ed uno dei principali sostenitori si è il Banchiere Brès, nizzardo suddito francese.

P. S. -Non è d'uopo, che insisti presso della chiaroveggenza di V. E. sulla sempre crescente gravità delle circostanze politiche di Nizza, e sulla ponderazione indulgente delle subordinate indicazioni di provvidenze da me rassegnate nei precedenti rapporti.

(l) -Sui colloqui di mons. Ledochowski a Versailles, cfr. soprattutto il diario del granduca Federico I di Baden, H. ONCKEN, Grossherzog Friedrich I von Baden und die deutsche Po!itik von 1854-1871, Berlin-Leipzig, 1927, Il, pp. 163-164, 179, 189-191; KAISER FRIEDRICH III, Das Kriegstagebuch von 1870-71, ed. da H. O. Meisner. Berlin-Leipzig, 1926, P. 215; Denkwiirdigkeiten des Fiirsten Chlodwig zu Hohen!ohe-Schillingsfiirst, Il Stuttgart-Leiipzig, 1907, pp. 27-28; BuscH, Tagebuchbliitter, cit., I, p. 367 (ma cfr. anche 372-373; BISMARCK, Ges. Werke, 7, pp. 397-398). Rapido e vago l'accenno di BISMARCK, Gedanken und Erinnerungen, :n, Stuttgart-Berlin, 1922, P. 145 (Ges. Werke, 15, p. 330). Cfr. HALPERIN, op. cit., pp. 86-88. (2) -Cfr. n. 475.
485

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3199. Madrid, 8 novembre 1870, ore 13,10 (per. ore 18).

Le Général Prim vous fait savoir ce qui suit: Les membres du Grand Club démocratique, dont il est président, vont tenir séance pour donner adhésion au Due d'Aoste. L'armée et toutes les provinces ont envoyé adhésion cordiale. Je lui ai notifié vatre dépeche d'hier (2) et il m'a dit que .si l'Auguste Enfant vient au monde <IIPI'ès l'élection H doit etre .considéré comme Espagnol, et aujourd'hui il me fera connaitre le cérémonial d'usage pour naissance des Princes du Sang. La Gazette de Madrid publie tous les documents relatifs à négociation sur Candidat.

Je vous l'envoie par courrier.

(l) -Cfr. G. ANDRÉ, Nizza negli u!timi quattro anni. Estratto da! giornale • I! pensiero di Nizza., Nizza, 1875. Sul Diritto di Nizza, p. 233 sgg. (2) -Tel. n. 1456, trasmesso il giorno 7 alle ore 14. Il Visconti Venosta si proponevadi far assistere il rappresentante spagnuolo alle cerimonie della compilazione dell'atto di nascita del figlio del duca d'Aosta, se la nascita fosse avvenuta dopo l'elezione ma primadella accettazione del trono da parte del duca. Inoltre il Visconti Venosta chiedeva al Cerruti un rapporto sulla legislazione spagnuola in merito agli atti di nascita dei principi.
486

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 98-99)

R. 280. Bruxelles, 8 novembre 1870 (per. l' 11).

Dans le premier entretien que j'ai eu à mon retour à Bruxelles avec le Ministre des Affaires Etrangères, j'ai pu me canvaincre que les réc-entes circulaires de V. E. sur Ies affaires de Rome avaient produit sur son esprit un excellent effet. M. D'Anethan m'a dit que la grande question dans cette affaire était que la liberté et l'indépendance absalue du Saint-Père fussent un fait éclatant et incontestable aux yeux du monde entier, et que, de plus, il serait vivcment à dés·ireJ: que les suretés données par l'Italie à cette parfaite liberté d'actian, reçussent la sanction callective de tautes les Puissances cathaliques. J'ai répondu à M. d'Anethan que dans cet ordre d'idées le Gouvernement du Rai était disposé à aUer aussi 1oin que possible, et que les communications qu'il avait spécialement chargé ses Représentants à l'étranger de faire aux différents gouvernements, canstituaient évidemment vis-à-vis des Puissances cathaliques un engagement maral * auquel, dans des temps mains traublés, l'an paurrait ajauter tautes 'les garanties désirables * (1).

J'ai prafité de cette occasion pour demander au Baron d'Anethan quelle serait l'attitude du Gauvernement dans les interpellatians que ne pouvait manquer de lui adresser la majorité catholique de la Chambre relativement aux affaires ramaines. M. à'Anethan m'a répondu qu'il n'avait aucune espèce d'inquiétudes à cet égard, et ne ferait que répéter les déclarations qu'il avait déjà formulées devant la Chambre. La Belgique, m'a-t-il de nouveau dit, est un état neutre, et sa neutralité elle-mème lui impose la stricte ahligation de ne se mèler en aucune façon des questians et des démèlés (2) qui peuvent surgir entre les différents (3) Etats. Si l'Italie a una questian territoriale à discuter avec le Saint-Siège, c'est là une affaire dans laquelle la Belgique n'a rien à vair; et ce serait méconnaitre Ies principes sur lesquels repose son existence que de se prononcer d'une manière ou d'une autre à ee sujet. Paur naus pousser * au moins * (l) à exprimer officiellement une apinian, l'an nous dit quelques fois que nous sommes un gauvernement Catholique, *mais c'est là une grande erreur. Ce n'est pas dans un pays aù la liberté de tous les cultes et la séparatian absolue de l'Eglise d'avec l'Etat sont inscrites dans la constitution camme principes fondamentaux, que l'an peut naus donner eette dénaminatian * (4). Personnellement naus pauvons avoir les convictions religieuses qui naus canviennent; mais camme Gouvernement, la Belgique doit et veut rester neutre: quelles que saient les instances et les pressions qui puissent se produire, nous ne sartirons pas de là.

Ce langage que j'ai trouvé beaucoup plus accentué que par le passé, indique

très clairement que * pour se maintenir entre les deux partis qui divisent la

Chambre * (1), le Cabinet actuel est plus que jamais résolu à s'abriter, en actes comme en paroles, derrière la plus stricte neutralité.

*La rupture des négociations de Versailles relativement à l'armistice a produit ici un sentiment de profonde consternation. L'opinion la plus accréditée est que la Prusse n'avait pas en réalité le désir de s'arranger, et que d·e la mèm,e manière qu'elle avait mis à profit les vues ambitieuses du Maréchal Bazaine pour paralyser son action militaire et amener plus surement sa capitulation, de mème, elle aurait voulu faire miroiter à Paris les espérances d'un armistice pour diminuer d'autant la durée des approvisionnements de la capitale et latsser s'affaisser son es;pdt de rési,stance. Maintenant le Ministre de Prusse, dont les informations ont toujours été si exactes depuis le commencement de la guerre, m'a dit hier soir que le bombardement allait immédiatement commencer et que dans trois semaines les armées Prussiennes entreraient dans Pa:ris * (2).

(l) -Omesso in LV. (2) -« Différends » LV. (3) -• Autres > LV. Le parole in corsivo ai righi 8 e 23 in tondo. (4) -Modificato in LV con la soppressione di • mais c'est là une grande erreur • e la conseguente rimanipoJazione formale del periodo seguente.
487

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 25. Vienna, 8 novembre 1870 (per. il 14).

Riferendomi al mio te1e~rarrnma di ieri (3) ho ,l'ono~e di informarLa che il Conte di Beust, col quale m'intrattenni a lungo sulle fasi della guerra, nell'esprimermi il suo rincrescimento per la rottura dei negoziati che doveano condurre ad un armistizio, non mi celava che dal punto di vista francese la prolungazione della guerra e della difesa di Parigi sembravangli la sola condotta ad opporre alle esigenze del nemico. Mi soggiungeva che dopo i disastri, da Weissemburg a Metz, dovuti in parte all'inesperienza dei capi, ed in parte alla loro, se non appuntabile, almeno dubbiosa condotta, era un bene per la Francia di ridestare l'assopito coraggi.o e mostrare all'Europa lo spettacolo di una resistenza a oltranza, avente il doppio scopo di salvare alquanto l'onore militare e guadagnarsi l'universale simpatia. «D'altronde», proseguiva, «non avendo i Prussiani voluto concedere l'approvigionamento di Parigi sproporzionato peraltro alla durata della sospensione d'armi, ed accertatosi il Governo provvisorio che ormai non v'ha più sp·eranza che il vincitore rinunzi all'annessione dell'Alsazia e della Lorena, non sarebbe stato dell'interesse nè della dignità di quello di concludere un patto a solo vantaggio degli assedianti».

Nello ,svolgermi queste sue opinioni, lamentava il Cancelliere che vi fosse stato sì poco accordo e coesione tra le grandi Potenze, mentre un'azione collettiva senza ambagi e suscettività avrebbe, a suo credere, indotto il vincitore a condizioni più miti. Lodavasi pertanto dell'attitudine dell'Italia, e riconosceva non essersi questa mai disgiunta dall'Austria durante le diverse trattative proposte, e finiva esprimendomi la speranza che le potenze nerutraH entrassero pure una volta nella stessa via, propugnando così almeno la causa dell'umanità.

Ascoltai attentamente le elucubrazioni del Conte di Beust onde riierirle il più fedelmente possibile all'E. V. Ma non potei a meno di rammentare quanto era occorso nell'andata settimana, allorchè questo Ministro di Prussia comunicava al Cancelliere dell'Impero le lagnanze del suo Governo fondandosi sulla parte troppo attiva presa dall'Austr1a nelle ultime trattativ·e di mediazione. Il Signor di Schweinitz, come l'E. V. non ignora, colse quell'occasione per far cadere in acconcio la spinosa quistione sull'articolo IV del Trattato di Praga, ed a questo proposito posso affermare, senza tema di errore, che nei giorni scorsi egli ottenne un'udienza dall'Imperatore per rimettergli un telegramma del Re Guglielmo nel quale, fra le altre, si fa allusione allo stesso affare.

Questo incidente e le cattive nuove che giungono sui negoziati in corso tra la Germania del Sud e la Prussia doveano naturalmente disporre l'animo del Conte di Beust a sentimenti meno del solito favorevoli al Gabinetto di Berlino, e d'altra parte conformi al suo vecchio sistema di declinare qualsiasi responsabilità rigettandola continuamente sugli altri.

Egli partirà domani per accompagnare la famiglia in !svizzera, ma tornando sosterà a Monaco onde intrattenersi col Conte di Bray, e senza dubbio incoraggiarlo nella sua opposizione alle pretese del Conte di Bismark.

(l) -Omesso in LV. (2) -Tutto questo brano omesso in LV. (3) -Cfr. n. 477.
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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 8 novembre 1870.

Ce matin, M. de Thile m'a prié de me rendre au Ministère. Il m'a donné connaissance de la réponse qu'il avait creçue du Quacrtier Génécral à mes commun'ications du 25 octobre, basées sucr votre lettre particulière du 18 du mème mois (expédition du courrier Anielli) (1).

Quant à la candidature au tròne espagnol, le Comte de B~smacrck répète que l'unique motif de ses hésitations, à accocrder le sauf-conduit désiré pour Versailles, avait été la crainte que mon exemple ne fflt imité par d'autre·s diplomates, dont la présence au Quacrtier Général eut offert plus d'un inconvénient. Ma propre personne était hors de cause, car j'étais le représentant étranger le plus sympathique à S. E., qui avait toujours rencontré en moi un esprit juste et bienveillant. Aussi, serait-Elle péniblement affectée, si je me méprenais sur ses intentions. Le Comte Brassier avait été chargé de s'expliquer avec vous sur cette question de candidature. Nous avions au reste reçu la mème réponse que l'Espagne, réponse ·conforme à l'article inséré, le 31 octobre, dans le Moniteur Prussien (2).

«Au reste, ajoutait M. de Thile, nous pouvons déjà féliciter la Cour d'Italie, car, d'après nos nouvelles, l'éledion de Mgr. le Due d'Aoste serait assurée par un calcul anticipé des voix aux Cortès ».

Sur ce premier point, j'ai dit au Secrétaire d'Etat que je tenais à constater nouvellement qu'il pouvait témoigner au besoin que, non seulement je n'avais pas insisté pour aller à Versailles, mais que j'avais meme décliné son offre, de revenir lui meme à la ·Charge. J'avais ·seulement demandé qu'un message de Mon Auguste Souverain, fait dans Jces formes les plus courtoises, parvint à sa haute destination. Ne recevant aucun indice qu'il eut été remis, j'en avais manifesté ma surpr.ise, j'avais meme vivement critiqué ce procédé; mais que, du moment où j'apprenais que V. E. avait été instruite par le canal du Comte Brassier, les objections, si tant est qu'il y en eut encore, ne viendraient pas de ma part.

Répondant ensuite à ce qui concerne les affaires de Rome et avant tout à notre désir d'etre éclairés sur une certaine ·contrad:iction entre le langage du Comte d'Arnim et celui du Comte Brassier, le Comte de Bismarck s'explique de la manière suivante (l):

Le Cabinet de Berlin ne se sent aucune vocation pour se prononcer sur une question d'un caractère exclusivement politique et de s'immiscer dans les affaires d'autrui, aussi longtemps surtout que son attention est absorbée par la guerre actueHe. Quant à une divergence de vues entre les deux diplomates précités, elle a peut-etre paro plus forre, qu'elle ne l'aurait été dans le fait. Ni l'un, ni l'autre, n'ont été chargés de se prononcer de la manière indiquée. Le Comte d'Arnim n'a eu aucune instruction pour des ouvertures quelconques vis-à-vis de V. E. Tout ce qu'on aurait voulu faire savoir à Florence aurait été dit par le Comte Brassier, et non par un diplomate accrédité ailleurs.

Le Chancelier Fédéral rectifie ce qui aurait été dit par le Comte Brassier. Ce diplomate n'a jamais eu mission de déclarer que la question du pouvoir temporel du Pape n'était qu'une affaire de politique intérieure italienne. Il a été seulement dit que la Confédération de l'Allemagne du Nord ne se melerait pas des affaires purement intérieures de l'Italie, et que, surtout dans les conjonctures présentes, le Gouvernement ne pouvait s'occuper de ce qui ne touchait pas directement à sa sphère politique. Il ne se sent pas appelé à se prononcer sur la question de connexité du pouvoir temporel avec la liberté et l'indépendance du Pape dans son pouvoir spirituel. En meme temps, il n'entend, ni affirmer, ni nier, la question si un pouvoir tempo!'el, si l'exterritorialité, est indispensable pour l'exercioe du pouvoir spirituel. Mais il n'avait jamais déclaré que cette question était purement intérieure pour l'Italie et qu'aucune puissance catholique, ou ayant des sujets de ce culte, n'aurait pas à coopérer dans la discussion.

La véracité de V. E. était à l'abri de tout ·soupçon, mais le Comte de Bismarck pensait, comme il arrive souvent dans les impressions laissées par un entretien, que les paroles d'un des interlocuteurs peuvent avoir été autrement interprétées qu'il n'était dans son intention. Il est difficile de se souvenir qui, le premier, a émis une idée. Il serait possible que V. E. eut parlé, elle-meme, de l'idée de faire de Rome une ville libre, qui se serait constituée sous run régime ·commrunal (2), avec des lois restrictives et harmonisée en partie avec les principes de la Cour de Rome, et que le Comte d'Arnim eut discuté à son tour sur une pareille combinaison. Mais ridée ne venait pas du Chancelier Fédéral.

Au sujet de notre intention, de soumettre au Parlement national une Loi à l'effet de sanctionner des garanties pour l'indépendance du Saint Père, le Cabinet de Be~lin «ne se sent aucune vocation pour se prononcer à cet égard ». Pour autant que cette Loi ne concernerait que nos affaires intérieures, il n'a rien à y voir, mais il ne veut pas préjuger ce qui aurait trait aux rapports avec les autres Puissances, et il fait ses réserves à ce sujet.

Enfin, ce qui a été allégué à l'égard de ·certaines tendances de la nouvelle Allemagne, de s'associer la grande force morale de la Papauté comme un nouvel argument d'infiuenee intérieure et extér~eure, est sans: aucun fondement de la part du Cabinet de Berlin. Ce S'erait se méprendve sur ses intentions.

M. de Thile avait l'instruction de s'exprimer vis-à-vis de moi de la manière la plus amicale et la plus confidentielle sur tout ce qui précède. J'ai remercié le Secrétaire d'Etat de ces détails, que je m'empresserais de communiquer, en voie particulière, à V. E.

Certainement que le langage du Comte de Bismarck laisse à désirer, au point de vue de la clarté. Je m'en réfère aux observations contenues dans mon rapport d'hier, n. 702 (1). Mais, si ses explications semblent vouloir éviter une déclaration parfaitement nette sur cette affaire délicate de Rome, son langage ne trahit aucun mauvais vouloir vis-à-vis de l'Italie. Si on pouvait connaitre et mettre en regard, ce que l'on fait dire d'ici au Cardinal Antonelli, peut-etre que ·celui-ci remarquerait aussi, comme nous, bien des points laissés en suspens, des réserves, des lacunes regrettables, selon le terrain sur lequel on se piace. En toute justice, il faut en meme temps que nous tenions compte des embarras du Cabinet de Berlin, dans le Nord aussi bien que dans le Midi de l'Allemagne. Les adresses au Roi abondent. Dans l'Evèché de Miinster, la pétition est couverte de 80 mille signatures. La Bavière, à en juger par la réponse du Roi Louis à une requete d'un des Eveques de ce Royaume, ne reste pas les bras croisés pour la protection des intérets du Pape. Or, s'il est un Cabinet auquel on prodigue aujourd'huy les ménagements, c'est celui de Miinich, pour ti'tcher de vaincre sa résistance à signer son accession à une Confédération Germanique.

M. de Thile ne savait rien de précis sur la mission à Versailles de Monseigneur Ledochowski. Seulement, S. E. ne croyait pas que ce Prélat eut été chargé par le Pape, lui meme, de la défense de ses intérets.

(l) -Cfr. n. 285. (2) -Cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 572-573. (l) -Cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 575-577. (2) -Questa idea era stata attribuita dal conte Arnim al Visconti Venosta, nel suo rapp. del 24 ottobre: cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 576; mentre il Visconti Venosta l'aveva attribuita allo Arnim (cfr. n. 285, p. 242).
489

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 72. Nizza, 8 novembre 1870 (per. l' 11).

A pronto riscontro del riverito dispaccio di V. E. in data 4 corrente senza numero Politica Riservata (2) ho l'onore di significarle, che nel porto di Nizza e nella rada di Villafranca non travasi ancorato alcun bastimento da guerra ne di Potenza amica, ne d'altra, cui ricorrere per salvezza in caso della qui temuta

invasione di scamicciati [sic] Provenzali. Da un anno che io sono a Nizza nessun legno da guerra estero gettò l'ancora in questo piccolo porto, ma ho visto stazionare più o meno lungamente nella bella rada di Villafranca bastimenti degli Stati Uniti ed anche un legno austriaco.

Il continuo parlare di possibili invasioni devastatrici da oltre Varo finisce per far partire da Nizza quelle poche famiglie estere più coraggiose che vi erano venutè, e perfino alcune famiglie che hanuo in Nizza stabile dimora. La notizia poi qui corsa, che quasi tutte le poche Regie truppe di Ventimiglia abbiano retrogradato ha prodotto un tremito a questa popolazione.

Io però non manderò in Italia moglie e bambin~ che all'ultima estremità del bisogno ·di loro sicurezza, perchè, posso !ben dirlo, la popolazione tenendo gli occhi sopra di me, con quel fatto darei subito corpo alle ombre e batterei il segno dell'allarme. Del resto, francamente, non saprei ·Se per la tempra del mio carattere, questi terribili pericoli tanto vocilferati dai Nizzardi fino ad ora non turbarono la mia tranquillità d'animo, non parendomi la loro verificazione ne tanto probabile, ne sì imminente.

Ciò non di meno trovo, che sia saviezza il prevedere ed avere 'in pronto i mezzi di provvedere a qualsiasi improvvisa gravissima eventualità, e che per conseguenza io sappia per tempo dove, da chi, e come cercare i mezzi di provvedere alla sicurezza delle persone e delle proprietà italiane nei giorni di vero pericolo, se avremo la disgrazia di qui averne.

Frattanto la notizia data da qualche giornale di legni da guerra italiani sal·pati per Marsiglia e per Algeri ha tosto fatto concepire la lusinga, che io non corroboro, di vederne presto arrivare anche uno nella vicina rada di Villafranca.

Ieri l'altro questo Signor Prefetto Dufvaisse avendo convocato il Consiglio generale del Dipartimento per fargli votare un imprestito di 700 mila lire da destinarsi alla Dtfesa nazionale, i Consiglieri gli opposero l'illegalità della convocazione non autorizzata con Decreto del Governo di Tours. Il Signor Prefetto rispose che se l'avrebbe tosto procurato, e che fra breve si sarebbero riveduti. Intanto si guadagna tempo e si studia per altra convocazione altro espediente per eludere la chiesta votazione e non tirar fuori danaro, giaccì1è l'avversione di questa provincia per la Francia ben !ungi dal calmarsi viemaggiormente ingagliardisce.

(l) -Cfr. n. 483. (2) -Cfr. n. 462.
490

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1458. Firenze, 9 novemb1·e 1870, ore 12,30.

Vous pouvez faire savoir au Comte de Bismarck que nous n'avons aucune objection à ce que la Circulaire du 22 sur la liberté du Concile soit publiée en entier et discutée par la presse (1).

n. -prot. 705, 10 novembre).

32-Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. l.

(l) -Cfr. n. 497. Il de Launay diede comunicazione di ciò al Bismarck (r. de Launay,
491

IL MINISTRO ARTOM AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. 158. Firenze, 9 novembre 1870.

Da un rapporto pervenuto al Ministero scrivente risulta che Mazzini sarebbe

stato invitato da uno dei membri del Governo francese a recarsi ·in Francia

per cooperare alle imprese della repubblica. Egli avrebbe risposto che credeva

di poter meglio servire la causa comune rimanendo colà ove si trova.

La sola notizia pervenuta al sottoscritto sull'attuale soggiorno dei noto

agitatore reca ch'egli dimorerebbe presentemente presso la famiglia Nathan in

Lugano.

492

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA (l)

D. 159. Firenze, 9 novembre 1870.

Le ultime notizie pervenute a questo Ministero recano che riuscite a vuoto

le trattative per l'armistizio, l'esercito tedesco ripiglierà con vigore le operar

zioni di guerra per effetto delle quali i combattenti non tarderanno ad avvici

narsi alle linee di confine dell'Italia colla Francia. Tale eventualità che può

oramai considerarsi come imminente crea al Regio Governo degli speciali doveri,

per adempiere ai quali, in circostanze analoghe, benchè forse meno delicate, il

Belgio e la Svizzera hanno stimato necessario riunir sui loro confini intere

divisioni e corpi d'esercito che valsero non solamente ad imporre rispet.to agli

eserciti belligeranti, ma servirono poi effettivamente a disarmare non solo i

soldati sbandati ma anche i battaglioni e reggimenti che cercarono scampo sul loro territorio. La condizione dell'Italia è ancor più delicata di quella dei due paesi sovraccennati sia perchè nelle provinde finitime della Francia militano parecchie centinaia d'Italiani, sia perchè la legislazione italiana non essendo così precisa e rigorosa come quella della Svizzera e del Belgio circa gli obblighi della neutralità, hanno potuto formarsi in varie città d'Italia comitati che si dice abbiano

raccolto mezzi di recar aiuto ai combattenti francesi. Queste due circostanze accrescendo la responsabilità del Regio Governo tanto per il caso in cui qualche corpo di milizia violasse il territorio italiano, cercandovi un rifugio od un passaggio, ovvero anche inseguendo il nemico, quanto per il caso· in cui si tentasse d'inviare rinforzi d'uomini e di materiali ai combattenti a traverso le frontiere itala-francesi, il sottoscritto adempie all'obbligo suo col segnalare all'attenzione del Ministero dell'Interno la situazione sovra esposta acciocchè possano esser presi in tempo i provvedimenti che al Consiglio dei Ministri sembrerà dover

adottare.

(l) Nota identica, lo stesso giorno, al Ministero della Guerra, D. 160.

493

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTKO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3203. Madrid, 9 novembre 1870, ore 17,30 (per. ore 21,10 ).

Je vous prie de ne pas tenir ·compte du bruit d'une protestation des Grands d'Espagne. C'est un ·effort tenté par le Marquis de Mtrafl.ores et Alba, qui n'a

pas de valeur. I... es familles les plus illustres et les vrais notabJ.es ont refusé de signer. Espartero a écrit à ses amis de voter pour le Due d'Aoste.

494

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3204. Tours, 9 novembre 1870, ore 23 (per. ore 7 del 10).

M. Thiers est arrivé. Il résulte de son rapport que les négociations pour l'armistice ont échoué uniquement par le refus de M. de Bismarck d'admettre le ravitaillement· de Paris. Sur les autres points o n était tombé à peu près d'accord. Quant aux élections de l'Alsa.ce, M. de Bismarck tout en se réservant de les limiter en fait, admettait de ne pas en parler dans la Convention. A l'état actuel des choses, l'avis de mes collègues et le mien est que les puissances qui ont fait et .appuyé la proposition demandent à la Prusse de.s éclaircissements sur un refus qui semble contraire aux dispositions dont elle paraissait animée, ainsi qu'aux principes d'armistice généralement adoptés pour les places assiégées, et qu'elles suggèrent de reprendre les négociations sur la base du r•avitaillement. Le Gouvernement français, d'après les assurances qui me sont données ici, serait disposé à la reprise des négociations sur ·cette base, pour arriver à la réunion de l'Assemblée Constituante. Si vous approuvez cette idée, je vous engage à vous entendre de suite avec les autres Cabinets pour agir dans ce sens auprès de la Prusse.

495

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1303. Tours, 9 novembre 1870 (per. il 13).

Il Journar O:!Jìciet di Parigi annunziò in data del 5 corrente la rottura delle trattative per la conclusione d'un armistizio nei seguenti termini: «Le quattro grandi Potenze neutre, l'Inghilterra, la Russia, l'Austria e l'Italia avevano presa l'iniziativa d'una proposta d'armistizio allo scopo di fare eleggere una Assemblea nazionale. Il Governo della Difesa nazionale avea poste le sue condizioni che erano: l'approvigionamento di Parigi e l'elezione dell'Assemblea nazionale da tutte le popolazioni di Francia. La Prussia ha espressamente respinta la condizione dell'approvigionamento;

essa non ha d'altronde ammesso che con riserve il voto della Alsazia e della Lorena.

Il Governo della Dilesa nazionale decise alla unanimità che l'armistizio cosi

compreso dovea essere rifiutato».

Il Signor Thiers fu qui di ritorno da Versaglia nel pomeriggio di jeri. Egli si esprime con soddisfazione circa l'accoglienza cortes~ che trovò al quartiere generale Prussiano e crede che gli avvenimenti accaduti in Parigi durante la sua presenza a Versaglia e durante i negoziati abbiano influito sfavorevolmente sull'esito di questi e reso meno arrendevole il Cancelliere della Confederazione del Nord nella concessione delle facilitazioni chieste dal Governo di Parigi.

Si attende ora un prossimo scontro tra l'armata della Loire e le forze poste sotto il comando del Generale von der Thann, e qui credesi anzi generalmente che l'armata francese debba prendere l'offensiva. Perciò tornano a circolare romori del probabile ed imminente trasporto della Delegazione governativa a Bordeaux. Ma una decisione definitiva non fu presa tuttora.

Un dispaccio da Parigi stabilisce colle seguenti cifre la risultanza finale del voto .che ebbe luogo nella capitale il 3 novembre per confermare i po.teri del Governo della Difesa nazionale:

Pel sì 557.996 Pel nò 62.638.

Il Signor Rochefort diede la sua demissione di membro del Governo. Nelle elezioni dei Maires de' circondarj parigini sei partigiani del Comune riuscirono eletti.

496

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 703. Berlino, 9 novembre 1870 (per. il 14).

Ayant à peine eu le temps de finir hier la lettre particulière (l) que j'ai adressée à V. E., j'ai dù renvoyer à aujourd'hui mon rapport sur ce que j'avais appris, en vaie officielle, dans mon entretien avec le Secrétaire d'Etat. Durant les cinq jours des négociations à Versailles avec M. Thiers, il lui a été itérativement offert, sur la base du statu quo militaire, un armistice de 25 à 28 jours. Les élections étaient admises dans les territoires occupés par les troupes allemandes. M. Thiers n'était pas autorisé à souscrire à de telles offres. Il demandait avant tout le ravitaillement de Paris, sans présenter un équivalent. Cette demande n'ayant pas été jugée acceptable au point de vue militaire, il reçut l'ordre de rompre les négociations. Cependant le Comte de Bismarck avait été jusqu'à promettre, sans meilleur succès, que les armées allemandes s'engageraient, meme sans armistice, à permettre, et à faciliter les élections dans les régions occupées de la France. On comprendrait les refus du

Gouvernement provisoire, s'il y avait unanimité ou presque unanimité chez les différents partis pour résister à outrance. On ne pourrait meme s'empecher

<i'admirer les exagérations d'un héroi:sme décidé à supporter les plus grands désastres pour défendre, jusqu'à la dernière heure et sans succès présumable, le sol national. Mais cette quasi-unanimité est plus que douteuse. On serait plutòt induit à croire qu'aucun parti n'ose se prononcer pour la paix, parce qu'il craindrait par là de compromettre ses propres chances d'avenir au profit des antagonistes des différents camps, républicain, Iégitimiste, Orléaniste, impérialiste. Sans l'avouer hautement, chacun travaille à empecher l'établissement d'un Gouvernement régulier qui,. s'inspirant des nécessités de la situation, ne tarderait pas à .conclure la paix. Maintenant si l'on fait appel au patriotisme, c'est avec l'arrière pensée égo1ste de chercher à grossir le nombre des partisans de telle ou telle forme de Gouvernement, et d'escalader ensuite le pouvoir en excluant les .compétiteurs qu'il convient encore de ménager. L'état actuel de la France rappelle certaine époque de l'histoire de la Pologne dont l'anarchie préparait la. décadence.

C'est dans cet ordre d'idées que M. de Thile s'est exprimé sur les circonstances actuelles de la France.

Il est de fait que si Paris est « le creur de la France » il faudra en modérer les pulsations avant de songer à une entente sérieuse. En d'autres termes, l'entrée des Allemands dans cette capitale par le canon ou la famine est devenue une nécessité. La diplomatie a faLt son devoir en tà·chant d'amener un rapprochement pacifique. Et meme elle a, peut-etre, dépassé le but en ne se bornant pas à peser exclusivement à Paris et à Tours. En voulant trop tenir au meme niveau son action bilatérale, n'a-t-elle pas entretenu dans une certaine mesure les illusions d'un parti belliqueux en France, se berçant encore de l'espoir d'une intervention armée de l'étranger en sa faveur? V. E. sait quelle était ma manière de voir à cet égard. Tant que les avertissements sévères de l'Europe ne se feront pas entendre en France avec toute l'autorité que leur preterait un langage uniforme et meme collectif, il est à prévoir que la lutte se prolongera avec tous ses dangers pour la tranquillité générale. Ce n'est pas à Berlin qu'il faut agir, mais à Paris et à Tours. Le Cabinet de Berlin est dans son droit le plus strict de continuer la guerre tant qu'il ne trouvera pas avec qui traiter de la paix à des conditions déjà connues, et qui, après tant de victoires après tant de sacrifices, n'ont rien d'excessif.

On prétend que le Général Trochu se serait montré plus exigeant que la majorité de ses collègues, et que sur lui péserait la responsabilité de la rupture des pourparlers entre M. Thiers et le Comte de Bismarck. L'explication suivante a cours ici. En sa qualité de Gouverneur de Paris, il aurait attaché plus d'importance à la défense de la Capitale qu'aux intérets généraux de la France. Du moment où le Quartier Général allemand déclinait le ravitaillement de cette piace, l'armistice ne présentait en effet à celle-d aucun avanta•ge militaire. D'un autre còté si les provisions de bouche existaient dans une large mesure, le Général Trochu n'aurait pas attaché une si grande importance à la clause qui excluait la faculté de tirer des vivres du dehors. Mais il semble que le Général était plutòt d'avis qu'après 2•5 ou 28 jours de suspension d'armes, Paris serait tellement épuisé dans son alimentation, que mieux valait la continuation de la résistance armée qu'une attente passive de la famine.

(l) Cfr. n. 488.

497

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 704. Berlino, 9 novembre 1870 (per. il 14).

Le Secrétaire d'Etat m'a donné, hier, lecture d'une lettre du Comte de Bismarck le chargeant de me demander si et jusqu'à quel point la circulaire de V. E. du 22 octobre échu, à propos de la Bulle Pontifi.cale ajournant les séances du Concile cecuménique, peut etre pubbliée ici et discutée par la presse.

La lettre ne dit pas dans quel but le Chancelier fédéral pose une telle question. Mais il est évident que ce ne saurait etre dans une intention contraire à nos intérets. Peut-etre voudrait-il par cette publication modérer l'ardeur des défenseurs de la Papauté qui nous représentent comme cherchant à chaque occasion à entraver la liberté religieuse dans la personne meme du Saint Père.

J'ai dit à M. de Thile que je solliciterais, par télégraphe, les ordres de V. E. (1).

498

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1304. Tours, 9 novembre 1870.

Il dispaccio che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi il 2 corrente (2) e che si riferisce alla domanda fattale dal Signor Cléry in nome del Governo francese perchè il Governo del Re dichiari che agli occhi suoi le cessioni territoriali chieste dalla Germania non s·arebbero giustificate nè dal bisogno della difesa della frontiera germanica, nè dalle tendenze delle popolazioni, mi giunse contemporaneamente alla notizia della rottura dei negoziati intavolati a Versaglia per conchiudere un armistizio tra le parti belligeranti. Cionnondimeno ebbi cura di portare a notizia del Conte di Chaudordy, Delegato del Ministero francese degli affari esteri, il contenuto del dispaccio dell'E. V., e specialmente la risposta da Lei data al Signor Cléry.

Il Conte di Chaudordy mi ringraziò di questa comunicazione della quale si mostrò soddisfatto, e mi domandò se avrei potuto dargli comunicazione in copia del dispaccio stesso. Gli risposi che non era autorizzato a !asciargli copia di questo dispaccio, ma che avrei potuto sollecitare in proposito le istruzioni dell'E. V.

Vedrà l'E. V. se sia il caso di soddisfare a questa domanda.

499

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3206. Pietroburgo, 10 novembre 1870, ore 14,25 (per. ore 15,50).

L'éventualité indiquée entre autres par mon rapport du 19 septembre, 175, s'est réalisée plus tòt que je ne pensais. Le Gouvernement russe vient de décider

del Visconti Venosta al n. 490. (2J Cfr. n. 441.

de déclarer offi·ciellement aux Puissances, signataires du Traité de Paris, qu'elle [sic] 'se [manca: 'COllJSidè:re] ·comme délivrée ,de tout engagement 1ptrovenant de cet ade internationa:l. Une note identique dans ce rens a.ux Pu1ssances est peut-étre déjà partLe. Amba,ssadeur d'An~1eterl'e qui étai:t infoomé indirectement a fait en particulier déclaration menaçante; mais les représentants d'Angleterre et d'Autriche attendront pour aborder la question avec le Chancelier instruetions de leur Gouvernement. Russie pourtant ne fait pas d'armements extraordinaires pour le moment (1).

(l) Tel. spedito 1'8 novembre, alle ore 16, pervenuto a Firenze alle ore 21. Cfr. la risposta

500

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3209. Madrid, 10 novembre 1870, ore 17,30 (per. ore 1150 del' ll).

Protestation des Grands n'a pas de sueeès. Demain on publiera lettre officielle du Due d'Aoste arrivée aujourd'hui et lettre d'Espartero qui désiste de la candidature. Topete va faire des démarches pour obtenir désistement Marie Christine dont la fille Infante Amélie est morte avant hier. Demain j'aurai eérémonial naissanee. Dimanche prochain probablement une démonstration populaire ou promenade par républicains et légitimistes contre Due d'Aoste. Elle ne doit nullement nous préoccuper c'est le dernier effort de l'impuissance.

501

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, pp. 100-101) (2)

Berlino, 10 novembre 1870 (per. il 14).

... L'absence du comte de Bismarck, dont l'attention est d'ailleurs esclusivement absorbée par la guerre, m'empeche de donner à V. E. des renseignements détaillés sur l'attitude du Cabinet de Berlin dans la question romaine. J'ai déjà informé le Gouvernement du Roi de l'agitation des eatholiques en A1lemagne et du vif désir du Gouvernement prussien de ménager leurs susceptibilités. Dans mes entretiens avee le monde officiel j'ai pu remarquer qu'on évitait de se prononcer.

Je puis ,assurer V. E. que la Prusse ne veut aueunement se meler de notre politique purement intérieure, mais qu'on ne veut pas préjuger ce qui pourrait avoir trait aux rapports internationaux.

(l) -Il Visconti Venosta comunicò telegraficamente (n. 1461) la notizia ricevuta dal Caracciolo di Bella al Cadoma, a Londra, aggiungendo : c Il est urgent de connaitre les impressions et l'attitude du Cabinet Anglais sur cette grave affaire •. (2) -Di questo documento, che in LV è pubblicato preceduto, con prassi insolita (l'unico altro esempio è quello del n. 129), da puntini, non è stata rinvenuta traccia nell'archivio del ministero degli esteri. È da escludersi si tratti di un rapporto, perchè quelli degli stessi giorni che si conservano nell'archivio del ministero non presentano soluzione di continuità nella numerazione di protocollo. D'altra parte il documento non è stato nemmeno rinvenuto nel carteggio confidenziale del de Launay col Visconti Venosta. Si noti anche che il de Launay aveva già comunicato al Visconti Venosta quanto è ripetuto in questo documento. Cfr. soprattutto n. 488, che, essendo una lettre particulière, difficilmente poteva essere utilizzato per una pubblicazione in LV. E si veda il n. 701. Comunque si riproduce qui il testo di LV.
502

IL MINISTRO A BERNA, MELEGARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 115. Berna, 10 novembre 1870 (per. il 14).

Il Generale de Roeder che, per avere un fratello presso il suo Re a Versailles, è non di rado bene informato di quanto accade, si crede od agita gli animi in quel quartier generale, venne ieri sera da me e dissemi, fra le altre cos~, che una banda di assassini, fra cui parecchi italiani, si è proposto di attentare alla vita del suo Sovrano. Questa banda avrebbe, secondo si crede, argomentando da diversi indizii, per suo obbiettivo principale, appunto la città di Versailles. Non so quanto possa esservi di vero in ciò; non è difficile comprendere che una volta posta innanzi da taluno, che abbia interesse di farlo credere, il disegno di una tale impresa, la cosa trovi quindi da diversi lati facile credenza. Non nascosi ad esso Generale, che io non stimava vi potessero essere italiani nella banda di cui mi parlava: che la storia degli ultimi tentativi regicidii, nei quali alcuni sciagurati del nostro paese avevano avuta una parte principale, bastava a spiegare la ragione per cui se ne facevano entrare, proprio come nei tradimenti dei melodrammi, in ogni disegno, comecchè immaginario, di regicidio. Lo ringraziai della confidenzial•e comunic·azione e promisi che ne avrei reso consapevole l'E. V. affinchè le nostre autorità di pubblica sicurezza vegliassero sui viaggi e sulle relazioni di quei tristi se pur ve ne siano ancora da noi, ai quali la fama degli Orsini e dei Pianori turba la ammalata immaginazione. Il Ministro della Confederazione del Nord aggiunse quindi che il Conte di Bismarck aveva la più grande fiducia nel Governo italiano, e che tanto a Berlino quanto a Versailles si era interamente soddisfatti del modo con cui si mantenevano da noi lealmente le condizioni della neutralità: ed in proposito toccò principalmente a ciò che si era fatto per impedire che i garibaldini non seguissero in più gran numero il loro capo in Francia; come toccò altresì agli ordini dati per restringere, nei limiti del possibile, il commercio delle armi di guerra coi belligeranti. La via solo del Sempione, secondo i rapporti che questo Ministro riceve dai suoi agenti non sarebbe per gli accennati due riguardi così ben vigilata quanto lo sono le altre vie che menano direttamente in Francia. Egli riconobbe però come la via del Sempione fosse per noi men facile a vigilarsi attese le strade di diversa provenienza e nazionalità che mettono ad essa. In quest'occasione il Signor di Roeder mi fece parte delle informazioni che gli venivano dal confine francese verso la Svizzera. Mi disse che il corpo comandato dal Generale Garibaldi, tutto compreso, non ascendeva a più di 15 mila armati, fra i quali duemila solo, al massimo erano italiani; due terzi di questi erano sotto il comando di Menotti suo figlio. Il Ministro della Confederazione del Nord mi parve oltremodo impensierito, senza ch'io abbia potuto comprenderne il motivo, dello arrivo al campo garibaldino dell'ex-deputato Lobbia e del Bonelli già implicato con questo deputato nel famoso processo della via dell'Amorino. Mi parlò pure, ma senza farne gran caso del Canzio e del Frapolli. È opinione di coloro che forniscono questi ragguagli al generale, che i garibaldini

saranno ben presto obbligati dai francesi s·tessi a ritirarsi in !svizzera, sui confini della quale si son finora tenuti prudentemente. Da questi ragguagli risulterebbe pure che il Mazzini sia andato recentemente a visitare il generale Garibaldi, col quale avrebbe passato un'intera giornata ·in colloquii segreti.

Quantunque io non abbia in eone ~tto di molto accordo nelle cose politiche il mio collega di Prussia, ho creduto nonpertanto di non dovere tacere a V. E. quanto ha formato l'oggetto della conversazione che ho avuto con lui nell'occasione dell'ultima sua visita.

503

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 10 novembre 1870.

M. de Thile m'a nouvellement parlé aujourd'hui, en vo~e particulière, des embarras que suscitent aussi à l'Allemagne les affaires de Rome. Il doi t nous étre :facile de nous en rendre compte si nous nous mettons en lieu et place du Cabinet de Berlin assailli par de nombreuses adresses du Clergé et des populations Catholiques. Puisque la prise de possession de Rome est un fait accompli, nous aurions tout intérét à ne rien précipiter dans les détails.

Je lui ai demandé s'il voulait, peut-étre, faire allusion à l'occupation du Quirinal. A cet égard je ne savais autre chose que, d'après notre manière de voir, · le Palais, situé en deçà de la cité Léonine appartenait au Demanio.

M. de Thile opposait à cet avis, celui complètement divergent de la Cour Pontificale. Ce serait là du moins un point litigieux. En tout cas il semblerait, d'apres des renseignements parvenus à ce Ministère, que l'ordre d'occupation du Quirinal aurait été exécuté d'une manière que nos adversaires qualifient d'odieuse. On aurait été jusqu'à forcer les appartements particuliers du Pape. Il entrerait cependant dans nos propres convenances de ne rien brusquer. Nous rendrions par là' un service au Roi d'Italie, à Son propre Gouvernement, à la nation entière, sauf aux Mazziniens, au Roi de Prusse, à son Cabinet, à l'Alleméllgne et à toute l'Europe. La tranquillité des consciences .parmi les popu-· lations catholiques était d'un intéret général.

M. de Thile m'a aussì laissé entendre, à mots couverts, que nous désirerions peut-étre aussi nous attribuer la propriété du local où se trouve la Légation de la Confédération de l'Allemagne du Nord, emplacement sur le Capitole qui a été acheté, il y a quelques années, par le Gouvernement Prussien. Quelques uns de nos agents auraient méme déjà fait quelques insinuations à cet effet. M. de Thile ignorait dans quel sens elles seraient accueillies par le Comte de Bismarck.

Lors méme que le Secrétaire d'Etat ne m'eut parlé que d'une manière toutà-fait privée, je n'ai pas jugé à propos de me livrer à une discussion sur un sujet aussi délicat. Je partage néanmolns san opinion sur l'avantage qu'il y aurait à ménager autant que possible le Pape, et à ne pas le jeter entièrement dans !es bras d!e c·eux qui, avec des arrière-pensées politiques, voudraient l'induire à quitter Rome et à décliner toute tentative de conciliation.

504

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1306. Tours, 10 novembre 1870.

Il Signor Thiers è giunto quì jerlaltro a sera. La notizia dell'insuccesso dei negoziati d'armistizio l'avea di già preceduto. Egli assistette jeri ad una riunione dei membri e delegati del Governo presenti a Tours, ed in seno ad essa egli fece la relazione intera dei negoziati. Una circolare di Giulio Favre di cui ho l'onore di mandare all'E. V. una copia in altro dispaccio (l) espone e spiega il risultato negativo delle trattative ch'ebbero luogo tra Parigi e Versaglia. Alle cose esposte in quella circolare devo aggiungere altri ragguagli che ho potuto raccogliere quì nelle mie conversazioni col Conte di Chaudordy, Delegato del Ministero degli affari esteri, e coi miei Colleghi d'Inghilterra, d'Austria e di Russia. La causa immediata della rottura dei negoziati fu il rifiuto opposto in ultimo dal Conte di Bismarck alla domanda di approvvigionamento della città di Parigi durante l'armistizio di venticinque giomi, durante il quale dovevano farsi in Francia le elezioni generali per la nomina di un'Assemblea costituente. La questione delle elezioni in Alsazia ed in una parte della Lorena aveva pur essa sollevato qualche difficoltà. Il Conte di Bismarck aveva dichiarato di riservarsi di porre certi limiti a quelle elezioni e d'impedire che in quella occasione si provocasse nelle due provincie un'agitazione non scevra d'inconvenienti. Tuttavia egli ammetteva che nella convenzione d'armistizio non fosse fatto cenno speciale di questa questione delle elezioni d'Alsazia e di Lorena. Il principio della libertà delle elezioni in generale vi sarebbe stato ammesso. Le limitazioni di fatto che avrebbero potuto essere opposte nelle due provincie suddette sarebbero state tacitamente considerate come incidenti di guerra. La stessa questione dell'approvvigionamento di Parigi non sembrava in sulle prime del tutto insolubile: È probabile che gli avvenimenti di cui Parigi fu il teatro nella giornata del 31 ottobre e nel mattino seguente non sieno stati senza influenza sulle risoluzioni del Quartiere generale di Versaglia. Fatto è che il Conte di Bismarck si rifiutò definitivamente ad accordare l'approvvigionamento e che il Governo di ritorno da Sèvres, annunziò la rottura dei negoziati al Conte di Bismarck, di Parigi, per organo di Giulio Favre, appositamente recatosi a Sèvres per conferire col Signor Thiers, dichiarò rotte le trattative dal momento che la domanda di approvvigionamento non era stata ammessa. Quando il Signor Thiers, questi non potè celare un'impressione 01 rammarico e quas. di disinganno. Sembra anzi che abbia mostrato desiderio che il Signor Thiers non lasciasse Versaglia e che i negoziati non s'interrompessero.

Dacchè la notizia della rottura delle trattative giunse in Tours, ebbi occasione d'intrattenermi cogli Ambasciatori d'Inghilterra e d'Austria e coll'Incaricato d'affari di Russia. L'opinione de' miei Colleghi e la mia è che i Gabinetti che fecero ed appoggiarono la proposizione di armistizio non lasc'i.no cadere l~

4l) Stessa data, n. 13011, non pubblicato. La circolare del giorno 7 rivolta agli agenti diplomatici francesi all'estero, fu pubblicata nel Journal Of]ìciel deli'B novembre. Vedila in

J. FAVRE, Gouvernement de la déjense nationale, parte II, du 31 octobre 1870 au 28 janvier 1871, Paris, 1B72, pp. 435-439 (sotto la data dell'B); in Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 741, pp. 949-952; e, sotto la data dell'B, in Das Staatsarchiv, XIX, n. 4131, PP. 274-277.

trattative, ma le ripiglino e tentino d'avviarle ad un migliore risultato. La continuazione della guerra è un male così grave e le conseguenze pos,sono essere così spaventose che un nuovo tentativo di pacificazione non potrà a meno di essere vivamente approvato dalla pubblica ol)inione del mondo. Sembra a' miei Colleghi ed a me che i Gabinetti potrebbero domandare alla Prussia di conoscere le ragioni che l'hanno indotta a rifiutare l'armistizio sopra una base alla quale si sperava ch'essa fosse disposta e che sembra conforme ai principii generalmente adottati in materia d'armistizio per le fortezze assediate, e che potrebbero suggerire di riaprire i negoziati sulla base dell'approvvigionamento. Dal linguaggio tenutomi dal Conte di Chaudordy e dalle assicurazioni da esso datemi risulterebbe che il Governo francese è disposto a ripigliare le trattative sulla base predetta.

Quando i Gabinetti neutri entrassero in quest'ordine d'idee e se i negoziati avessero a riaprirsi, non sarebbe forse inutile che l'Ambasciatore d'Inghilterra a Tours o a Berlino, come rappresentante del Governo che ha fatto la proposta d'armistizio, si recasse a Versa,glia e ajutasse personalmente la condotta delle trattative. Sottopongo questa idea alla oculata attenzione dell'E. V., per quel seguito che stimerà utile di darvi.

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IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fasc. 19)

L. P. Madrid, 10 novembre 1870.

La sottoscrizione cominciata da alcuni Grandi di Spagna contro l'elezione Aosta (l) ha \PI"Odotto nel grembo delfl:a nobiltà un rrilsultato QPpo.sto a que]lo che si erano prefisso. Le manderò domani una nuova lista dei Grandi che hanno combattuto quella folle idea e vedrà che alla loro testa figura il duca di Veragua discendente di Colombo.

Combattuta anche su questo campo la piccola fazione Alba-Miraflores pare che i suoi partitanti vogliano .spingere i partiti a qualche dimostrazione, e si parla di una processione che avrebbe luogo Domenica prossima con bandiere di tutte le fazioni opposte avendlo alla testa i Repubblicani ed i Carlisti, e dopo questi i Delegati della Aristocrazia Spa;gnuola. Se la cosa si avvera dovremmo esserne lieti perchè il popolo Spagnuolo che ha buon senso saprà giudicarli. Intanto posso dirle che tuttociò non avrà il peso di una piuma nella risoluzione ben decisa delle Cortes.

Domani si pubbHcherà la lettera scritta da Espartero ai suoi amici nella quale senza nominare il Duca di Aosta li invita a votare in favore del candidato che ha maggiore probabilità di successo, locchè involve 'implicitamente un voto in favore del Principe Amadeo.

Si pubblicherà pure la lettera d'accettazione del Principe giunta quest'oggl. Le ripeto essere necessario di intercettare tutte le lettere dirette alla Duchessa D'Aosta, per non lasciar tu11bare la mente di quella buona Madre di famigJia dalle enormità ·che si scrivono nei giornali e nelle lettere anonime o con falsa firma. In un paese ove i giornali non hanno l'obbligo di un deposito chiunque può fondare un periodico, ed Ella non ha che a prestarmi quattro mila franchi per mettermi in grado di fondare un giornale all'intento di patrocinare la di Lei ·candidatura o la mia. Ma i giornali serii, sono ristretti di numero e si astengono da arti.coli minacciosi e da ·insulti. L'Iberia, L'Imparcial e 1la Nacion sono molto letti in !spagna e sono in favore della Candidatura. L'Epoca giornale Alfonsista redatto dal signor Coelho antico ministro a Torino e dal Signor Escobar è un giornale A1fonsista, ma comincia a censurare l'opposizione che si fa al Duca d'Aosta e sarà il primo difensore della nuova Dinastia. Gli altri giornali hanno poco peso.

P. S.-Le mando qui unito un numero della «Politica» giornale Montpensierista che mi suggerisce i consigli che io dovrei dare al Duca. Il suo articolo non ha qui alcun peso, sebbene scritto con molta arte.

(l) Scriveva il Cerruti in una l. p. del 9 novembre per dire che probabilmente con questa sottoscrizione si sperava di produrre effetto sull'animo del duca d'Aosta. Dopo aver delineato, in modo non favorevole, la figura del marchese di Miraflores, il Cerruti concludeva che c questa sottoscrizione rimarrà dunque un vero aborto, ed io manderò a V. E. il nome e la biografia dei sottoscrittori appena ne avrò la lista •.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LISBONA, PATELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, pp. 109-110)

R. RISERVATO 121. Lisbona, 11 novembre 1870 (per. il 20).

*I gruppi politici ostili al presente Ministero hanno, almeno fino ad oggi, tenuto la promessa fatta di mettere da banda ogni idea di opposizione, per coadiuvare il Governo a porre in assetto le finanze esaminando e dis·cutendo lealmente i progetti di legge che a tale scopo esso presenterebbe al Parlamento. L'unica quistione sulla quale vi fu già, e credo vi sarà ancora, lotta si è il progetto del Bill d'indennità, che è ora in disamina presso una Commissione ad hoc nominata per statuire sugli atti della cessata dittatura. A tal riguardo havvi una certa irritazione contro il Ministero ma più specialmente contro il Presidente di esso, il quale fu sempre legato da stretti vincoli di antica amicizia al Maresciallo Saldanha. Il Marchese d'Avila e Bolama insiste perché siano confermati tutti i decreti di quell'epoca, salvo a modificare mano mano quelli pei quali il Governo lo stimerà opportuno. D'altra parte è innegabile che la maggioranza del paese reclamerebbe una più energica e pratica disapprovazione, cancellando se non tutti almeno gran parte dei decreti dittatorii e segnatamente quelli che con scandalo universale promossero i quaranta bassi ufficiali che segui'rono il Maresciallo Saldanha la notte del 19 maggio all'a•ssalto della Regia d'Ajuda. In seguito di ciò si è molto parlato di dissensioni Ministeriali e della probabilità che il Marchese d'Avila e Bolama rassegnasse le sue dimissioni: però avendo io interrogato su tale subbietto il detto Ministro, ne ebbi in risposta l'assicurazione che il Gabinetto era unito e compatto e che egli aveva avuto cura di rendersi ben

sicuro delle idee dei suoi colleghi prima di accettare la presidenza del Consiglio * (1).

S. E. parlommi a lungo delle cose nostre a risguardo di Roma e mi esternò il desiderio di conoscere le idee del Governo del Re in proposito, * non avendo trovato al Ministero Esteri alcuna comunicazione scritta che vi si riferisse * (2). Ispirandomi dalle circolari di V. E. dello scorso mese di ottobre, come lo avevo fatto col di lui predecessore, mi feci premura di dare al Ministro il più minutamente possibile tutte le spiegazioni chiestemi del che egli si mostrò oltremodo soddisfatto, lodando molto la moderazione, il senno ed il tatto politico del Governo di Sua Maestà in tali difficili circostanze. Ma più .specialmente fecegli grande impressione il contenuto della circolare di V. E. del 14 ottobre u. s. (3), a segno che mi chiese l'autorizzazione d'istruirne il Conte Thomar, il quale potrebbe così sempre più insistere col Cardinale Antonelli sulla .convenienza per il Santo Padre di non lasciar Roma. Debbo poi aggiungere che il mio linguaggio, conforme alle dette istruzioni di V. E., ha fatto qui impressione e ( 4) molte· persone fra le più ciericaU dell'aristocrazia mostransi (5) più rassicurate.

* Il Vescovo di Lamego ha presentato alla Camera dei Pari, di cui è membro,

una protesta del clero della sua diocesi sulla occupazione di Roma. Unisco un annesso cifrato per V. E.

ALLEGATO IN CIFRA

« Leurs Majestés m'ont invité à Mafra et m'ont demandé des renseignements sur la candidature du Due d'Aoste. Elles se sont mon:tré étonnées que je n'eusse point de communications à leur faire à ce sujet. iLe Nonce Apostolique intrigue beaucoup ici pour que le clergé et les corporations reUgieuses protestent contre l'occupation de Rome » * (6).

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 73. Nizza, 10-11 novembre 1870 (per. il 13).

Il Prefetto Signor Dufraisse argomentando dal fatto costante .che nessuna delle Compagnie delle Guardie mobili, ancora in Nizza, convocata da lui perchè procedesse all'elezione dei rispettivi Ufficiali poté effettuarla, a motivo che i militi componenti la medesima, d'accordo s'astennero di portarsi al convegno, detta guardia manifestava nessuna volontà di partire per la guerra, ha ritenuto che a fortiori nessun Nizzardo, di quelli finora esentati, si presterebbe alla leva

• in massa dai 20 ai 40 anni, ,che jeri ha fatto pubblicare sugli angoli delle vie.

Per conseguenza il Signor Dufraisse ha stimato di non potere far di meglio per dare uno slancio in avanti contro i Prussiani a questa popolazione, che d'appli

c-arle alle reni suffidente numero di lbajonette. Diffatti verso sera di jeri stesso, giorno della pubblicazione della levata in massa, fece qui d'improvviso arrivare un 150 gendarmi ed oltre a 1200 uomini tra zuavi e fanti di linea per rinforzare il battaglione d'Infanteria che presidia la città.

I nizzardi ne sono furiosi, maledicono alla Francia, alla Repubblica ed alla .bugiarda sua libertà, non soddisfatti che si risponda colle bajonette alla loro pacifica ed ordinata dimostrazione della scorsa domenica per avere l'armamento della Guardia Nazionale sedentaria, ed un Municipio eletto dalla c1ttadinanza.

Le prime compagnie delle Guardie Mobili nizzarde, già sul teatro della guerra, scrivono alle loro famiglie di mancare di tutto, di pane, di adatto ve-stiario e di buone armi e di munizioni, ciò che congiunto alla cattiva stagione, non è sicuramente d'incoraggiamento ai padri di famiglia per ispingerli a lasciare il proprio tetto pei campi di battaglia.

Tutta questa gente demoralizzata e fatta per violenza truppa, contribuirà. senza dubbio a consumare le provvigioni di viveri dove e quando se ne trove-ranno, ma non certo ad es,peHere i Prussiani, giacchè all'apparire di questi tal quantà di militari getterà immediatamente le armi a terra e si costituirà prigioniera.

Intanto se io metto i piedi fuori casa ognuno s'approssima dicendomi: faccia subito venire a Nizza un bastimento da guerra, e se vi rimango si viene a picchiarmi la porta per domandarmi perchè non ho ancora fatto venire il tanto sospirato bastimento, che pur dicono essere stato mandato ad altre città.

Io mi adopero a far rimarcare agli insistenti postulanti, che in altre città della Francia successero di fatto de,gli eccessi, che fortunatamente in Nizza non sono ancora che immaginarj, benchè io non intenda di negarne la possibilità. Io poi li invito altresì a riflettere che per Nizza esistono motivi di riguardi di delicatezza politica internazionale che impongono al Governo di agire colla massima cautela e prudenza. E per finirla, loro dico, che conscienziosamente io procuro di tenere esattamente al corrente il Governo, dello stato politico di Nizza,. delle sue domande e delle sue aspirazioni e dei pericoli che da diversa sorgente possono sopraggiungerle, ma che devo in conclusione lasciare al medesimo, sedente più in alto e perciò con più vasto orizzonte, il determinare il da farsi, come a lui solo e non a me compete.

11 novembre, ore 7 mattina.

P. S. -Ieri sera pattuglie di circa 20 gendarmi a cavallo ripresero a perseguitare le loro ombre per le silenziose e deserte vie della città. Sono stati minacciati di carcere due dei Delegati della dimostrazione pacifica della scorsa domenica che parlarono al Prefetto per l'armamento della Guardia nazionale e per un Municipio d'elezione cittadina e non d'autorità. Al Signor Dufraisse dunque per metamorfosarsi in Baragnon non resta più che a rimettere il paese nello stato d'assedio. Intanto l'emigrazione per l'Italia di nizzardi chiamati alle armi continua attivamente senza che le Autorità francesi abbiano pensato a mettervi serio ostacolo. Sembra che ciò avvenga piuttosto per volontaria ignoranza delle Autorità, che non per grossa loro dimenticanza.

(l) -Tutta questa prima parte omessa in LV. Il periodo successivo comincia con le parole: • Il marchese d'Avila, nuovo Presidente del Consiglio •. (2) -Omesso in LV. Nel rigo successivo c alle circolari .•. (3) -Cfr. n. 255.

(4) c Su • LV.

(5) -In LV c molte persone che mostranli ora •· (6) -Il passo fra asterischi è stato omesso in LV.
508

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fasc. 19)

L. P. Madrid, 11 novembre 1870.

Il Signor Layard Ministro Inglese ha spedito or sono tre giorni un corriere a Londra portatore d'un lungo rapporto sulla situazione di questo paese in ordine alla Candidatura del Duca d'Aosta. Ho luogo di credere che Lord Granville ne farà tenere copia a V. E., e posso accertarla che questo Rappresentante, metl.tre è molto affezionato al nostro paese è esattissimo e veridico nei suoi giudizj.

Mi nv1ene che avant'ieri il Generale Prim ed il Signor Zorilla scrissero al Duca di Montpensier per indurlo a desistere da presentarsi come Candidato, e credo gli abbiano fatto sentire che il suo nome non riporterebbe che un insignificante numero di voti. Il Generale Prim aggiunse altra lettera di condoglianza per la morte avvenuta 'il giorno 8 andante in Siviglia della Principessa Amelia figlia del Duca di Montpensier.

Anche il Duca di Medinaceli ha rifiutato di firmare la protesta iniziata dal Marchese di Miraflores e dal Duca d'Alba. Non ho ancora potuto avere la lista dei sottoscrittori e degli opponenti.

Mi si fa credere che il Signor Castelar oratore del partito repubblicano sia partito per Tours per conferenziare col partito esaltato francese ed ottenere dei 'soccorsi per promuovere dei moti rivoluzionarii in !spagna. Se la cosa è vera dobbiamo applaudircene pe!'chè vi troviamo una prova della penuria in cui si trovano i demagoghi spagnuol:i.

La lettera di accettazione del Duca di Aosta non fu pubblicata sui giornali, ma fu comunicata in via particolare ai varj membri delle' Cortes.

Quella di Espartero che quì Le acchiudo fu pubblicata jeri sera, e credo poterla assicurare che i due terzi almeno degli Esparteristi voteranno pel Duca D'Aosta.

Le acchiudo qui una lettera che il nostro amico D. Augusto Ulloa dirige al Signor di Montemar. Credo ·Che quest'ultimo la leggerà a V. E.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1463. Firenze, 12 novembre 1870, ore 16.

Ministre de Russie ici m'a donné lecture et copie de la circulaire du Prince Gortchakow dénonçant la convention des Détroits (1). Je me suis borné pour le moment à lui dire que je soumettrai au Roi et à mes collègues la dépéche du

(e in Archives Dip!omatiques 1873, III, pp. 177-180); con lettera stessa data dello Zar Alessandro Il al Re di Prussia Guglielmo I, e lettera 20 ottobre-l novembre del cancelliere, principe Goreakov, al cancelliere conte di Bismarck, in Die Grosse Po!itik der Europi:iischen Kabinette 1871-1914, II, pp. 4-9. La lettera di accompagno Gorcakov al ministro russo a Firenze, Uxkiill, del 20 ottobre·-1 novembre, in Das Staatsarchiv, XX, n. 4226, p, 117; e in Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 184-185.

Tel. analogo (n. 1462) a Barbolani, Costantinopoli, stessa ora.

Chancelier. Veuillez vous tenir sur la plus grande réserve relativement à notre attitude dans cette question, car je désire connaitre les dispositions de l'Angleterre avant de me prononcer.

(l) Circolare del 19-31 ottobre. Vedila in Das Staatsarchiv, XX, n. 4223, pp. 111-113

510

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1465. Firenze, 12 novembre 1870, ore 16,15.

La Russie m'a annoncé officiellement qu'elle vient de dénoncer à la Turquie la convention des Détroits et qu'elle se regarde comme dégagée des stipulations du Traité de P.aris en ce qui concerne la neutralisation de la Mer Noire. !Tne communication analogue a dù ètre faite au Gouvernement français. Veuillez me télégraphier quelle impression elle a produit à Tours et me dire aussi votre avis sur l'attitude à prendre par l'Italie dans cette grave question.

511

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1466. Firenze, 12 novembre 1870, ore 16,30.

Ministre de Russie est venu hier me donner copie d'une circulaire dans laquelle Prince Gortchakow déclare qu'il a dénoncé à la Turquie la convention des Détroits et qu'il se déclare dégagé des stipulation du Traité de 1856 pour ce qui regarde la neutralisation de la Mer Noire. Cette déc1aration est accompagnée d'affirmations rassurantes sur le maintien de l'Empire Ottoman et de la paix. Avant de répondre à cette cqmmunication il serait important de coHnaìtre si la Russie s'est assurée d'avance, comme on le suppose, l'appui de la Prusse et jusqu'à quel point les deux Gouvernements s'accordent en Orient. Je vous prie de me télégraphier vos informations là dessus. Je vous serai reconnaissant de me donner aussi votre av1s sur le fond de la question soulevée par ce grand incident.

512

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3213/9. Londra, 12 novembre 1870, ore 0,30 (l) (per. ore 11,20).

Granville a reçu note Russe et en mème temps autre note à M. Brunow d'où l'on peut entrevoir que la Russie vise probablement à faire une pression pour emporter la révision du Traité de Paris. Le Cabinet anglais vient de répondre protestant contre le système qu'une seule partie puisse se déclarer déliée d'un Traité et n'admettant pas la prétention de la Russie (2). Il a dit que si la Russie

eut pris le chemin d'indiquer les faits et les changements survenus, l'Angleterre ne se serait pas refusée de 1prendre en considération ce sujet ave.:: les autrers signataires du Traité de Paris pour voir s'il y avait quelque chose à faire. Cela est une petite porte ouverte. Granville m'a fait voir la note principale officiellement et l'autre note officieusement. Je pense que vous aurez déjà reçu la première. Granville a envojé à Paget la réponse faite par le Gouvernement anglais. Gr~nville m'a ajouté confidentiellement, qu'il serait important de pouvoir connaitre ce que sont les engagements entre la Russie et la Prusse. Tout en jugeant cette affaire comme grave Lord Granville m'a paru assez calme. Ambassadeur de Russie [sic: Leggi: Autriche] (l) parait etre plus monté.

(l) -Secondo il registro dei telegrammi della legazione di Londra, questo e il n. 514 sono stati spediti alle ore 23 del giomo 11. (2) -Sulla posizione del governo inglese, cfr. il Memora.ndum Gladstone del 10 novembre, pubbl. in Foundations of British Foreign Policy, cit., pp. 331-333; e in The Politica! Correspondence of Mr. Gladstone and Lord Granville, 1868-1876, cit., I, n. 356, pp. 154-156. E anche il Memorandum del 26 novembre, Politica! Correspondence, cit., n. 378, pp. 168-169. Cfr. pure la regina Vittoria a Granville, 11 e 20 novembre, The Letters of Queen Victoria, cit., serie II, II, pp. 81, 85-86; Gladstone alla regina, 11, 23 e 25 novembre, e Gmnville alla regina, 12 e 14 novembre, ib., pp. 81-87.
513

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3214. Vienna, 12 novembre 1870 (per. ore 12,15).

La dénonciation de l'arttcle 14 du Traité du 30 avril [sic] 1856 par la Russie a produit ici une très fàcheuse impression, surtout après l'accueil fait par cette Puissance en 1860 et en 1867 aux avances du Comte de Rechberg et du Comte de Beust. Ce dernier tout en exprimant à la Russie son étonnement pour cette communication qu'il a qualifié de surprise, attend, pour y répondre, le mot d'ordre de Londres. Les Ambassadeurs d'Angleterre et de Turquie n'ont jusqu'à présent aucune nouvelle de leurs Gouvernements à ce sujet. On sait à la Chancdlerie, de source authentique, que l'armée russe par ukase du 4 courant vient d'etre portée sur le pied de paix complet c'est-à-dire 900,000 hommes, et qu'un différend provoqué par la Grèce vient de surgir sur la frontière gréco-turque. Le Gouvernement Impérial se plaint plus de la forme que du fond de la notification russe. Si elle ne mènera pas à la guerre elle prépare probablement le terrain pour un congrès. Beust sera de retour dimanche.

514

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3215/8. Londra, 12 novembre 1870, ore 0,30 (2) (per. ore 13,15).

Lord Lyons a aussi télégraphié que la France désirant armistice pour réunir l'Assemblée se dispose à etre coulante quant à la durée de l'armistice et à la quantité des vivres. Granville a fait télégraphier maintenant par Ambassadeur de Prusse à Bismarck et lui exprimer le vceu que d'après ces bonnes dispositions on renoue les négoc'iations pour l'armistice. Il ne croit pas possible faire autre chose avec espoir de succès. Ambassadeur de Prusse a dit à Lord Granville qu'il n'a point d'espoir, meme dans la démarche actuelle, à cause du militaire prussien qui y fait obstacle. Tout ce que je vous dis est confidentiel et j'ai promis à Granville le secret pour ici et pour Florence.

(ll N el reg. tel. Legazione di Londra: « L'A111triche oarait etre plus montée ".

33-Documenti diplomatici -Serie Il -Vol. I.

(2) Per evidente svista segnato 12,30 sera. Cfr. n. 512.

515

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 26. Vienna, 12 novembre 1870 (per. il 14).

Ho già avuto l'onore di ragguagliare sommariamente per telegrafo (l) l'E. V. sulla impressione arrecata qui dalla comunicazione della Circolare Russa, nella quale si notifica alle Potenze co-segnatarie del Trattato del 30 marzo 1856 la deliberazione di denunziare a Costantinopoli le stipulazioni racchiuse in quel patto Internazionale relative al Mar Nero.

Mi reco ora a premura di confermare che l'accoglienza fatta dal Conte di Beust alla circolare non fu scevra di stupore, massime perchè non trattasi di una proposta di revisione, motivata da circostanze determinate, bensi di una decisione già adottata da soli e senza il menomo consenso delle altre parti contraenti. Il Gabinetto di Vienna, più d'ogni altro mostrasi offeso del procedere del principe di Gortchakoff essendo che in diverse epoche, nel 1860 e nel 1870 (2), il Conte di Rechber.g primo e il Conte Beust secondo in previsione della intolleranza Russa, si fecero a proporre a Pietroburgo una revisione del Trattato del 1856, e che nelle due occasioni ebbero essi ad incontrare alteri rifiuti a Pietroburgo e severi ammonimenti a Londra. Ciò per la forma: per quanto concerne poi la sostanza della determinazione, si è alla Cancelleria di Stato e presso i personaggi politici più influenti di parere che 1a Russia, sebbene dichiari esplicitamente non volere con ciò sollevare la quistione di Oriente, pure accenna abbastanza alla rovina dell'Impero Turco, scagliando lo strale all'Inghilterra, e profittando dei disastri francesi.

Non ho ancora potuto discorrere su questo argomento col Conte Beust, perchè assente, ma i suoi rappresentanti mi assicurano che l'Austria non si appiglierà ad alcun partito prima di conoscere le intenzioni della Gran Brettagna. Il mondo politico intanto ed il finanziario non sanno celare le loro apprensioni e già, siccome ho telegrafato oggi stesso, si è fatto qui venire il Conte Andrassy, le cui disposizioni concilianti rispetto alla Russia sono ben note all'E. V.

516

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 706. Berlino, 12 novembre 1870 (per. il 16).

Ainsi qu'il fallait s'y attendre après la rupture des négociations engagées à Versailles, chacun des belligérants devait s'expliquer devant l'orpinion publiqÙe de son propre pays et de l'étranger. Nous avons sous les yeux les circulaires émanées à cet effet par M. Jules Favre et par le Comte de Bismarck.

Celle du Gouvernement de la défense nationale prouve une fois de plus que l'éloquence de l'orateur, ou de l'avocat, ne constitue pas nécessairement l'ha

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bileté. Quel jugement l'homme d'Etat doit-il porter sur une argumentation, où les sentiments passionnés l'emportent sur la froide raison? Au lieu de se placer au point de vue de la réalité, on continue à poursuivre une chimère, l'illusion d'une revanche. En attendant Paris est sacrifié, car cette ville ne tardera pas à succomber au canon ou à la famine, et la France marche vers sa ruine par la prolongation d'une lutte désormais oons chances de succès. A propos du document signé Favre, on serait tenté de répéter ce mot bien connu: « l'exagération est la logique des esprits faux ».

La circulaire du Comte de Bismarck, dont le Moniteur Prussien d'hier au soir publie le texte, ne vise nullement aux phrases affectées et recherchées. Le Chancelier fédéral, dans son exposé des négociations, s'applique surtout à faire ressortir pouvquoi il n'était pas à meme de céder, sans équivalent, sur la question du ravitaillement de Paris durant l'armistice. C'eut été renoncer aux avantages obtenus, depuis près de deux mois, par l'investissement de cette capitale. Le Roi consentait cependant encore, en excluant l'approvisionnement, à une suspension d'armes avec une durée plus limitée que celle de 25 jours. Sa Majesté se déclarait meme prete, sans armistice, à laisser s'aocomplir les élections, en prenant l'engagement de faire respecter la liberté du vote. Ces propositions n'ont pas été agréées, comme si les hommes au pouvoir en France eussent cherché des prétextes pour refuser à la Nation de procéder aux élections, quand celles-ci pouVIaient se fa1re sans trouble.

Je traduis la dernière partie de cette circulaire, datée du 8 Novembre (l):

« Ces pourparlers m'ont laissé la conviction que le Gouvernement en France n'a pas sérieusement voulu en appeler à la voix de la Nation Française, représentée parla libre élection d'une assemblée, et qu'il était aussi peu dans ses intentions de souscrire à un annistice. Ce Gouvernement a posé la condition du ravitaillement, condition dont l'inadmissibilité ne pouvait étre pour lui l'objet d'un doute, dans le seul but de ne point donner une réponse négative aux Puissances neutres, dont il espère l'appui ».

V. E. aura rema.rqué avec quel.s égards il est parlé de M. Thiers dans ce document, comme si la responsabilité de la rupture ne pesait que sur le Gouvernement provisoire, et non sur le négociateur. C'était habile de le ménager, car il peut encore etre appelé à jouer un ròle dans le sens de la concili.ation, quand les français viendront à résipiscence.

Dans tous les cas, l'incident des derniers pourparlers à Versailles démontre que les neutres ont agi trop tot en faisant une tentative auprès des belligérants. C'est un enseignement pour l'avenir. On a du moins taté le pouls à la France; il était encore trop fiévreux pour que les palliatifs pussent agir efficacement. Si je suis bien informé, on attr1bue ici au Comte de Beust la paternité de .la démarche de Lord Granville, ce qui n'a pas alimenté les sympathies en faveur du chancelier Austro-Hongrois. Cet échec éprouvé par la diplomatie à différents degrés, s-elon ,que les Gouvernements ont mis plus ou moins d'insistance dans leur recommandation, n'est pas de nature à les engager à revenir à la charge, à Berlin du moins. Il me semble meme qu'un pareil échec doit etre une leçon q_ui nous rende de plus

en plus circonspect vis à vis du Cabinet Prussien dont nous avons un si haut intérét à nous concilier les sympaties. D'ailleurs ici toute démarche est inutile pour ne pas dire compromettante, car le programme du Comte de Bismarck se montre invariable, et dut-il se modifier plus tard, vis-à-vis d'un Gouvernement régulièrement établi en France et pouvant stipuler de sérieuses garanties, toute pression étrangère exer•cée sur rune Allemagne victorieuse provoquerait un effet contraire.

(l) -Cfr. n. 513. (2) -Corretto a matita: • 1867 •.

(l) In Das Staatsarchiv, XIX, n. 4129, pp. 266-268; e in Archives Diplomatiques 18711872, III, n. 745, pp. 956-959. Per la circolare Favre cfr. n. 504.

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 151. Londra, 12 novembre 1870 (per. il 16).

Ho ricevuto ieri il di Lei telegramma del precedente giorno 10 col quale Ella mi significava che riceveva in quel punto un altro telegramma della Legazione Italiana a Pietroburgo con cui quel Regio Ministro le partecipava che il Governo Russo aveva allora appunto deciso di dichiarare ufficialmente alle Potenze Segnatarie del Trattato di Parigi ch'esso si riguardava siccome svincolato da ogni impegno derivante da questo Atto internazionale; che una nota identica in questo senso era probabilmente già stata indirizzata alle Potenze; che l'Ambas·ciatore Inglese il quale ne era stato indirettamente informato aveva fatto particolarmente una dichiarazione minacciante, ma che tanto esso quanto il Rappresentante dell'Austria attendevano le istruzioni del loro Governo per iniziare la questione col Cancelliere dell'Impero; che, in fine la Russia non faceva, pel momento, armamenti straordinarì. Ella soggiungeva essere urgente il conoscere le impressioni e l'attitudine del Governo Britannico in questo grave affare. Recatomi immediatamente presso il Signor Conte Granville, non potei però ved·erlo che la sera per causa di un prolungato Consiglio del Gabinetto, ed ho ora l'onore di confermarle il telegramma speditole la scorsa notte (l) in cui ebbi a riferirle il risultato della mia conversazione. A tal fine mi affretto a si.gnificarle che, avendo partecipato a Sua Signoria il contenuto nel predetto di Lei telegramma, Essa mi disse che aveva appunto ricevuta la Nota Russa che eragli stata comunicata in copia dal Signor Barone Brunnow per ordine del suo Governo. Il Signor Conte mi diede ufficialmente notizia di ·questa Nota e m'invitò a prenderne lettura. Mi astengo dal dargliene un sunto poichè tengo per certo ch'Ella l'avrà ri·cevuta direttamente dal Governo Russo. Mi limito perciò a notare che in essa il Governo Russo dichiara che si reputa svincolato dagli impegni derivanti dal Trattato di Parigi e che deduce il diritto di fare questa dichiarazione da che siano cangiate le circostanze e siano intervenute delle infrazioni al detto Trattato. Il Signor Conte Granville mi ha pure comunicato in modo ufficioso un'altra Nota del Cancelliere dell'Impero al Signor Barone di Brunnow destinata special

mente per l'Inghilterra e della quale il Signor Barone Brunnow diede pure copia a Sua Signoria.

In essa il Cancelliere dell'Impero richiama alcune comunicazioni avute col Signor Conte Russell allorquando fu al Go.verno, dalle quali risulterebbe che avrebbe riconosciuto che una variazione di ·circostanze avrebbe potuto dar luogo ad una revisione del Trattato di Parigi. Il Cancelliere dell'Impero dichiara che la Russia è lontana dal voler provocare la questione d'Oriente, si congratula che le sue viste su questa questione siano d'accordo con quelle dell'Inghilterra e fin1sce coll'esprimere la fiducia che l'Inghilterra vorrà cooperare a quanto possa essere giusto e conveniente di fare in queste circostanze.

Tale è il sunto di questo documento in seguito a quanto posso rkordare dopo un'unica rapida lettura.

Il Signor Conte Granville mi disse ch'egli aveva risposto immediatamente ed allora appunto a questa Nota (1). La sostanza dii questa risposta consisterebbe in che il Governo della Regina avrebbe protestato contro il sistema messo innanzi ed ora applicato dalla Russia secondo il quale trattandosi di un atto interna· zionale si stabilirebbe in principio che una sola delle Potenze firmatarie potesse, per infrazione da essa allegata, sciogliersi da sè da' suoi impegni e riputarsene sciolta indipendentemente da ogni concorso delle altre Potenze firmatarie del Trattato. In seguito a questa protesta egli avrebbe dichiarato recisamente che il G0verno Britannico non ammetteva la pretesa del Governo di Pietroburgo. Per ultimo sarebbesi soggiunto che se il Governo Russo avesse soltanto fatto conoscere i fatti da lui indicati siccome quelli che avessero esercitato sullo stato delle cose quella influenza che nella sua Nota era allegata, il Governo Inglese non si sarebbe rifiutato di esaminarli dal punto di vista della loro importanza e delle loro conseguenze, d'accordo colle altre Potenz·e. Il Signor Conte Granville mi ha partecipato che una copia di questa nota responsiva era stata mandata a Sir A. Paget a Firenze.

Sua Signoria mi ha inoltre domandato se V. E. mi avesse comunicato una qua1che opinione sopra questo soggetto, al che risposi non avere ricevuto altra comunicazione fuori quella ch'io gli aveva partecipato.

Mi sono permesso di portare il discorso sopra l'apprezzamento e lo scopo di questa Nota manifestando a Sua Signoria che l'impressione mia personale dopo la lettura delle due Note fatta in quel momento era che il passo mosso in modo reciso d'alla Russia possa avere solo per iscopo di ottenere più facilmente il concorso delle Potenze firmatarie alla revisione del Trattato. Sua Signoria mi disse che ciò poteva anche essere, ma che il sistema adoperato gli pareva tale che nessun Trattato potesse considerarsi come efficace ove un tale sistema si ammettesse, e che inoltre, ove ciò si verificasse, la Russia dopo questa Nota avrebbe fatto un passo indietro e non saper esso comprendere come si avesse voluto incominciare quest'affare con una simile ritirata la quale sarebbe uno scacco diplomatico. Avend'io chiesto al Signor Conte quale fosse la sua impressione e quali fossero le sue previsioni, egli oltre al riferirsi a ciò che già risultava dalla predetta sua nota risponsiva, fece notare che ciò che importerebbe di conoscere sarebbe l'accordo fra la Russia e la Prussia e l'estensione del medesimo. Soggiunse però parergli che non fosse a supporsi che il Signor Conte di Bismark

n. 4230, pp. 119-121; Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 188-191.

abbia vincolato il suo Governo al di là di quel tanto che gli fosse attualmente necessario per la sua situazione e per la questione nazionale Germanica.

Debbo notare che Sua Signoria mi disse pure che se realmente la Russia voleva trattare colle altre Potenze firmatarie del Trattato la risposta fatta da Sua Signoria lasciava una piccola porta aperta.

A qt:este osservazioni affatto confidenziali il Signor Conte aggiunse che il Governo Austriaco era sensibilmente ·Commosso (monté) per questo passo del Governo Russo.

Pregai infine Sua Signoria di voler mantenere col mio Governo anche a riguardo di questa grave questione quelle relazioni amichevoli e confidenziali che felicemente fra di essi esistevano, al che Sua Signoria ha coi suoi ooliti modi cortesi aderito:

Attenderò, se V. E. lo crederà conveniente, ch'Ella mi metta in grado di comunicare al Signor Conte Granville la risposta ch'Ella avrà fatta alla Nota del Governo Russo.

(l) Cfr. n. 512.

(l) Cfr. Granville all'ambasciato;re inglese a Pietroburgo, 10 novembre, in (Blue Book) Correspondence respecting the Treaty of March 30, 1856, n. 4, pp. 7-8; Das Staatsarchiv, XX.

518

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1308. Tours, 12 novembre 1870 (per. il 18).

Il Signor Thiers ha indirizzata ai Rappresentanti delle quattro grandi Potenze neutre in Tours una relazione sulle trattative corse tra esso e il Conte di Bismarck al quartiere generale prussiano di Versaglia allo scopo d'addivenire alla conclusione d'un armistizio. Ho l'onore di quì unito trasmettere all'E. V. l'originale di questa relazione che ho ricevuto quest'oggi (1). La chiarezza del racconto e la moderazione del linguaggio usato dal Signor Thiers sono notevoli.

M'affretterò ad accusare ricevuta di quest'importante documento al negoziatore francese esprimendogli il mio rammarico che il suo tentativo sia andato fallito e la speranza che la patriotica sua mediazione possa in altro favorevole momento condurre al risultato che il Governo del Re, come l'Europa intiera, vivamente desiderano.

519

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3222. Tours, 13 novembre 1870, ore 10 (per. ore 16,35).

Dans l'état où se trouvent ici les esprits, et dans les conditions où le Gouvernement se trouve, toute éventualité de complications en Europe est considérée camme une chance et camme un espoir. Par conséquent, la première impression de la dénonciation du Traité de Paris est celile d'une 1satisfaction mélée de surprise; mais une véritable appréciation qui puisse étre regardée comme l'opinion de la France ne pourrait pas étre faite immédiatement, en l'ab

sence d'un centre de pensée et d'action. Quant à nous, je crois que dans ces premiers moments nous devons éviter de nous prononcer. Mon premier sentiment est celui d'une sage abstention conseillée par l'intérèt de notre consolidation, et conforme aux règles et aux prineipes de non intervention, que nous avons intérèt à voir appliqué partout.

(l) È datata 9 novembre. Vedila in FAVRE, op. cit., parte II, pp. 29-40; Archives Dip!omatiques 1871-1872, III, pp. 965-972; Das Staatsarchiv, XIX, n. 4130, pp. 268-274.

520

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3223. Costantinopoli, 13 novembre 1870, ore 15,50 (per. ore 17,20).

Je viens de voir le Grand Vizir qui m'a dit que la nouvelle des projets russes a pris entièrement au dépourvu le Gouvernement ottoman qui venait de renvoyer dans leurs foyer 30 mille rédiffs. Il n'a reçu aucune communication du Gouvernement russe et il pense que le Général Ignatieff, qui est attendu ici demain ou après demain, sera chargé de la faire. Il ne peut dire pour le moment ce que la Sublime Porte pense faire, car il faut voir d'abord si la dénonciation est sous comminatoire, ou bi-en .si on propose:vait une conférence ou congrès. On

pense que la Russie est sùre de l'appui de la Prusse. Sir H. Elliot n'a dù rien recevoir encore, car il n'est pas venu de la campagne.

521

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3224. Berlino, 13 novembre 1870, ore 17,40 (per. ore 9,40 del 14).

Thile que j'ai vu aujourd'hui meme attendait ·COnfìrmation d'instructions du Quartier Général pour régler son langage au sujet de la circulaire russe. Les Légations d'Autriche et de Turquie ne savent encore rien. Lord Loftus a reçu le texte de ce document, mais il n'a fait encore aucune démarche. Je sais que récemment encore Thile niait toute entente avec la Russie et ne croyait pas de la part de celle-ci, vu son état intérieur pitoyable, à une agression contre la Turquie, mais il est évident que le Cabinet russe peut compter sur non opposition de la Prusse. Il me parait que pour le moment la question est avant tout à Constantinople et avant de donner une réponse quelconque nous devrions attendre ouvertures de la Sublime Porte et pressentir surtout les dispositions de l'Angleterre. Il me parait fort douteux que celle-ci se décide à relever le défì que la Russie adresse aux puissance.s. Dans le fond Gortchakoff a raison de profìter des conjonctures actuelles pour se dégager des clauses humìliantes du Traité de Paris, mais la forme est provocatrice et de nature à prèparer éléments de conflagration générale. Notre attitude devrait ·ètre celle de chercher à concilier

en voie diplomatique et de bien nous garder de contracter aucun engagement qu: impliquerait une action armée quelconque de notre part.

522

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3225. Vienna, 13 novembre 1870, ore 20 (per. ore 9,45 del 14).

Beust m'a dit avoir exprimé tout son mécontentement et sa surprise au Ministre de Russie lors de la réception de la circulaire datée du 31 octobre, lui faisant en outre entrevoir les dangers qui pourraient en découler pour la tran. quillité générale et dont la responsabilité retomberait exclusivement sur le provocateur. Le Chancelier de l'Empire m'a lu deux télégrammes de Kiibeck et d'après leur contenu il se plaint de l'accuen trop réservé fait par V. E. à la communication russe, d'autant plus, ajouta-t-il, que l'Italie devrait exploiter avec empressement une diversion qui pourrait renvoyer à l'arrière-plan la question romaine. Il m'a dit que c'est bien le moment de se montrer sévères et déterminés vis-à-vis de la Russie dont le procédé lui parait d'une impudence sans précédents. Il est très content des dispositions de l'Angleterre; il semble ne point douter d'une entente entre la Prusse et la Russie et il sait pertinemment que de tous les repréISentants étrangers à Péte11sbourg le Prince de Reuss seui a eu connaissance de la chose avant la date du 9. J'ai trouvé Andrassy très monté; son avis est que l'Angleterre, l'Autriche et l'Italie devraient mettre un terme atUX empiétements continuels de la Russie et de la Prusse. J'ai été très frappé de la violence de son langage. Il attendra l'arrivée de Minghetti avec lequel il désire avoir un

entretien. On attend du reste demain au soir à l'Ambassade anglaise un courrier qui doit repartir immédiatement pour Constantinople.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 707. Berlino, 13 novembre 1870 (per. il 17).

J'ai déjà transmis un aperçu sur la question de la réorganisation intérieure de l'Allemagne. Depuis lors des délégués des Etats du Midi se sont rendus au Quartier Général de Versailles. L'entrée des Grands-Duchés de Bade et de Resse ainsi que du Wiirtemberg dans la Confédération du Nord sur la base de la Constitution du 24 Juin 1867 n'est plus sujette à aucun doute.-Quant à la Bavière les pourparlers continuent, mais jusqu'ici du moins avec peu de chances de succès. Le Cabinet de Munich, revant un ròle au dessus de ses forces, voudrait chercher à contrebalancer jusqu'à un certain point la suprématie de la Prusse. Il tiendrait entre autres à ne pas renoncer à son autonomie pour ce qui concerne les chemins de fer, les télégraphes et les postes, en conserver l'administration et les revenus de meme que les droits d'accise sur les b<lissons. Sur ces différents points on se preterait ici à un aacommodement. Mais sur quoi il attache le plus grand prix, c'est de garder son budget militaire en temps de paix (bien entendu l'objection n'existe pas en temps de guerre) et la libre disposition

quant à l'organisation de l'armée, à l'avancement etc. etc. Il montre aussi un faible pour le maintien de sa diplomatie. Son action vise a empecher une communauté législative, sauf pour ce qui concerne l'union douanière déjà représentée par le Zollparlament.

Mon Collègue Bavarois s'exprime très-nettement à cet égard. Il déclare que ni le Comte de Bray, ni le Ministre de la Guerre le Général de Pranck, ne signeront jamais un traité d'accession portant atteinte aux droits de souveraineté de la Couronne età l'indépendance du Pape (1).-Ce diplomate espérait que le Cabinet de Berlin ne persisterait pas dans ses exigences.

Le Comte de Bismarck fait en ce moment une dernière tentative pour vaincre cette résistance. L'e voyage récent du Prince Othon se ratta,cherait à ces efforts. C'est un appel direct au Roi Louis, car il ne faut pas oublier que c'est l'élan patriotique de Sa Majesté qui a srurtout entrainé la Bavière dans le sens des traités d'alliance et l'a ralliée, au moment du danger, à la cause nationale.

Il serait difficile et meme dangereux pour ce Royaume de rester isolé dans le mouvement de l'Allemagne. L'avenir aura raison de ces tendances particularistes, encouragées peut-etre par l'Autriche à en juger du moins par le fait étrange de l'excursion du Comte de Beust à Mrunich au moment où la Cour de Bavière est mise en demeure de dire son dernier mot.

Nous ne pouvons tarder à etre éclairés sur cette importante question, car le Parlement Fédéral sera réuni vers le 20 de ce mois afìn de lui soumettre les accords qui auront été conclus avec les Etats du Sud et certaines demandes d'argent pour les besoins de la guerre. Aux termes de la Constitution, l'entrée partielle ou complète de ces Etats dans la Confédération doit avoir lieu, sur la proposition de la Présidence Fédérale, par voie législative.

Il se peut qu'alors le Reichstag croie devoir changer le titre de Générali& sime fédéral donné au Roi de Prusse avec la Présidence, contre un autre titre qui impliquerait mieux encore une supériori.té sur les autres Souverains de l'Allemagne. L'acquiessement de ceux-ci ne ferait certainement pas défaut à la nouvelle dénomination impériale.

Ce sera dans tous les cas un singulier caprice du sort, que les traités, rayant la ligne du Mein, soient précisément signés sur le territoire de la Puissance qui a déclaré la guerre pour maintenir la séparation entre le Nord et le Midi, et pour s'approprier la rive gauche du Rhln.

524

IL CONSOLE GENERALE A PEST, SALVINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 11. Pest, 13 novembre 1870 (per. il 17).

La notizia della dichiarazione della Russia di non volersi più riguardare come tenuta alla osservanza delle stipulazioni del 1356 e di voler devenire in specie alla revisione dell'articolo 14 del Trattato di Parigi, ha suscitato grandi apprensioni nel Gabinetto di Vienna, e specialmente poi in Ungheria.

Il Conte Andnissy fu chiamato jeri in tutta fretta a Vienna, ove è atteso di ritorno oggi o domani anche il Conte di Beust.

Qua, com'io diceva, l'agitazione ed i timori destati da questo atto della Russia sono assai pronunziati e generali. Si teme che esso sia il preludio di gravi complicazioni, dalle quali la Ungheria, per l'attuazione delle idee panslaviste della Russia, possa esser trascinata a rovina. Oltre alle antipatie che si hanno qua per quella Potenza dopo la guerra del 1849, la Russia fu sempre, ed è, l'incubo, lo spauracchio degli Ungheresi. Essi sanno che posti in mezzo tra la Polonia, la Servia e la Croazia sono di grande impaccio alla costituzione di un grande impero slavo, e temono che la Russia, appoggiandosi alle popolazioni slave che si trovano in Ungheria, tenda ad annientare la nazionalità magiara e passar loro sul corpo per impadronirsi della Servia e della Croazia ed assicurarsi il dominio del Danubio.

E credono che anche l'Italia sarà trascinata a tutelare la sua influenza in Levante e ad impedire che la Russia, divenuta padrona delle rive dalmate ed orientali dell'Adriatico, eserciti un dominio preponderante e pericoloso all'Italia su questo mare non solo, ma anche sull'Arcipelago e sul Mar Nero, e divenga un vicino incomodo ed assai più formidabile di quello che lo sia attualmente l'Austria.

Questi sono in genere i timori che qui si nutrono per le ambizioni che si attribuiscono alla Russia, timori in vero che non sembrano del tutto insussistenti. Ma non credo poi tanto facile alla Russia lo attuare le mire che le si assegnano, poichè, oltre agli ostacoli ch'essa incontrerebbe nelle Potenze interessate a contrariarle, è noto il poco successo dei tentativi di proselitismo che i suoi emissarj non cessano di praticare soprattutto in Bulgaria, in Servia ed anche in Ungheria ed in Croazia.

Parmi chiaro che la Russia, ad esempio di ciò che ha fatto l'Italia ultimamente, trae profitto dagl'imbarazzi dell'Europa per tentare di compiere il suo programma, ed attuare forse il testamento di Pietro il Grande.

Per ora però in questo recente avvenimento mi sembra ravvisare un nuovo favorevole influsso della nostra buona Stella, imperocchè se l'Europa sarà ormai preoccupata dalle fasi e dalle conseguenze di un evento così grave, tanto meno l'Italia sarà disturbata nell'attuazione finale del suo programma nazionale, e nello stabilimento delle sue relazioni colla Chiesa e col Papa, il quale sarà costretto a piegarsi alla Jo,gica dei fatti ed accomodarsi coll'Italia.

Mi terrò informata' di tutto ciò che mi sembrerà potere interessare l'E. V. rispetto alla attitudine di que1Jto Governo e di questo paese in ordine alla contingenza di cui si tratta, e Le ne darò conto, specialmente dopo che avrò potuto conferirne col Conte Andrassy.

(l) Sic! Segnato a margine, al Ministero a Firenze, con un ? a matita rossa.

525

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV, mazzo 13, fasc. 9/1)

L. P. Firenze, 13 ottobre [1780].

Ho ricevuto oggi la tua lettera e ho scritto oggi stesso a Salis. Ho pensato di far stampare un buon numero di copie del mio discorso alla Società patriottica (l) e dl mandarti tutte queste copie perchè se ne faccia una distribuzione, a modo di programma fra gli elettori. Ho deciso di non accettare altre candidature fuorchè a Tirano, e attendo il risultato col più turco de' fatalismi. In Lombardia pare che le elezioni non si mettano male. Nell'Italia Meridionale vi è molta confusione. Credo però che la nuova Camera non sarà peggiore della vecchia e forse guadagneremo qualche cosa

Ti annuncio un fatto grave. La Russia ha denunciato alle altre potenze quella parte del Trattato di Parigi che si riferisce all:a neutralizzazione del Mar Nero. È il fin mot dell'attitudine della Russia verso la Prussia che salta fuori, è il risultato della guerra di Crimea cancellato. L'Inghilterra monterà su tutte le furie. Non credo che per ora ne uscirà la guerra, ma è una nuova complicazione che comincerà col g·ettare molto allarme in Inghilterra sopratutto e in Austria. Ed ecco un'altra quistione sulle spalle del Ministro degli esteri.

[Continua a proposito dell'acquisto di una vigna].

526

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALLA LEGAZIONE A VIENNA (2)

T. 1467. Firenze, 14 novembre 1870, ore 15,30.

Pour Chevalier Minghetti. Avant de parler au Comte de Beust et au Comte Andrassy de la question soulevée par la démarche de la Russie, veuillez lire dans le livre rouge N. l de l'année 1867 les dépeches du Baron de Beust sur les affaires de Candie, particulièrement celles à Metternich du ler Janvier 1867, à Prokesch du 22 Janvier 1867 et la circulaire du 3 Février 1867 (3).

527

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3230. Vienna, 14 novembre 1870, ore 12,30 (per. ore 8 del 15).

J'arrive ici, et je trouve l'opinion très montée sur la question d'Orient. Il parait qu'aujourd'hui on a décidé en Conseil des Ministres de répondre que la prétention de la Russie est illégale et inadmissible. On est aussi très opposé à l'idée d'un congrès. Je vous prie de me donner vos instructions, si vous le croyez convenable, pour le cas où l'Angleterre et l'Autriche prenant une attitude très décidée et énergique, seraient disposées à aller jusqu'à la guerre.

(l) -A Milano, il 9 novembre. Vedine il testo ne La Perseveranza dell'H, e ne L'Opinione del 12 e 13 novembre. (2) -Il Minghetti era in viaggio, e doveva arrivare a Vienna lo stesso 14 novembre. Cfr. n. 527. (3) -Cfr. (Rotbuch) Correspondenzen des K. K. Ministeriums des .Aussern, n. l, Vom November 1866 bis Ende 1867,~ Vienna,l868, pp. 85-88, 88-92, 92-94. Il Beust, per raggiungere nelle questioni orientali • un accord sérieux et fécond de toutes les partie;; », proponeva di procedere ad una revisione del trattato di Parigi del 1856, sopprimendo le restrizioni imposte alla Russia -• stipulation blessante • -con la neutralizzazione del Mar Nero. Cfr. anche qui appresso pp. 447-448.
528

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI (1), AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3231. Vienna, 14 novembre 1870, ore 21,40 (per. ore 8,45 del 15).

L'Ambassadeur ottoman m'a lu un télégramme de Aali Pacha où il est dit que jusqu'à la date de hier aucune communication russe n'avait été faite à la Sublime Porte. Il transmet aujourd'hui à Constantinople par le télégraphe le résumé de la circulaire du Prince Gortchakow. Le Comte Appony m'assure que le mot inadmissible a été prononcé par Lord Granville dans ses conversations avec l'Ambassadeur russe. Le voyage de Odo Russell à Versailles (2) aurait pour but, d'après les renseignements puisés à la CharncelJerie ImpériaJle, de sonder les dispositions du Comte Bismarck en présence de la nouvelle complication. On désigne déjà le Prince Bariatinsky comme commandant les troupes qui attaqueraient la Turquie. Les opérations militaires commenceraient en Asie.

529

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 2, fase. 2 T G)

L. P. Firenze, .... novembre 1870 (3).

Le restituisco la nota Launay che dà molto a pensare sulle riserve di Bismark riguardo a Roma. String·ersi all'Inghilterra e all'Austria pare molto prudente.

530

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 708. Berlino, 14 novembre 1870 (per. il 18).

Peu après l'ouverture des hostilités entre la France et la Prusse, j'ai mandé par mon rapport du 4 Aoùt n. 614, que nous pouvions considérer camme c,ertain que le Cabinet de St. Pétersbourg ne perdrait pas de vue une révision du Traité de 1856. Certaines de ces clauses et les arrangements y relatifs avaient toujours été considérés en Russie camme une de ces humiliations dont il fallait se relever aussitòt que faire se pourrait. -A cette époque le Cabinet impérial comptait probablement y parvenir moyennant un congrès, et s'y préparer le v o te des belligérants par une attitude impartiale dans la crise actuelle.

per. ore 19,10).

Je revenais sur le sujet par ma dépéche du 8 Octobre n. 672 (1). Je pers.istais à croire que l'Empereur Alexandre n'nvait pas renoncé à s'affranchir des stipulations par trop génantes du Traité de Paris. Seulement comme les chances d'un congrès diminuaient de jour en jour en suite des victoires de l'Allemagne et de la pression de l'opinion (PUblique ici pour exclure toute immixtion des Puissances étrangères dans les négociations de paix, je pensais que le Cabinet Impérial chercherait à obtenir le méme résultat moyennant une entente par correspondance diplomatique. J'ajoutais qu'il fallait s'attendre à ce qu'il viendrait adroitement à la charge.

Le télégramme de V. E. du 12 courant (2) n'a done pas été pour moi une surprise, sauf que je n'avais pas prévu que la Russie trancherait le nceud gordien sans entente préalable avec les ,cosignataires, qu'Elle avait dénoncé à la Turquie la Convention des Détroits, et qu'Elle se déclarait dégagée des stipulations de 1856 en ce qui concerne la Neutralisation de la Mer Noire.

En nous plaçant exclusivement au point de vue de la Russie, il est assez facile à comprendre qu'Elle ait cherché à tirer parti des conjonctures actuelles. Nous n'avons pas agi autrement pour les affaires de Rome. Elle se sentait un peu déchue de son rang dans l'échelle des nati.ons. Elle éprouvait peut-ètre le besoin de faire une diversion favorable aux sentiments du vieux parti moscovite qui reprochait à l'Empereur ses sympathies prussiennes, en tant du moins que Sa Majesté et ses conseillers ne parvenaient point à tourner à son avantage la situation générale de l'Europe. D'un autre còté, comme je l'ai dit plus haut, la perspective d'un Congrès s'éloignait vistblement de l'horizon politique; la France était aux abois. -Ilconvenait de mettre le temps à profi.t, car après la guerre l'Allemagne, où l'opinion publique est loin de pencher vers la Russie, serait moins favorable encore à ses empiètements vers l'Orient.

Le moment était donc bien choisi pour sortir de son recueillement. Mais le procédé de frapper un coup sans mème crier gare, ne semblera-t-il pas exorbitant à l'Angleterre nommément, surtout lorsque la Turquie, son enfant gàté, sonnera la cloche d'alarme? La forme n'emportera-t-elle pas le fond?

Il serait en effet important de connaitre si la Russie s'est assurée d'avance l'appui de la Prusse et jusqu'à quel point les deux Gouvernements s'entendent en Orient. C'est là un point également sur lequel je me suis expliqué dans ma correspondance. J'ignore s'il est vrai, comme Lord Loftus dit en avoir la conviction morale, qu'un accord écrit, convention, protocole ou note, existe entre les deux Cabinets du Nord. Il en ferait remonter la date à l'époque du passage à Berlin du Prince Gortchakow. Je ne 'vais pas si, loin dans mes suppositions. Je serais plutòt d'avis que le Comte de Bismarck, ayant besoin de gagner la Russie ne serait-ce que pour contenir, le cas échéant, l'Autriche, aura touché la corde sensible dans ses entretiens avec le Chancelier Impèrial. -Il aura fait miroiter à ses yeux un appui moral éventuel; engagement assez vague, car il se sera bien gardé de préciser dans quelle mesure, à quelle époque il lui conviendrait de répondre au désir du requérant. La France étant mise hors de cause, en ce sens que l'Angleterre ne peut aujourd'hui compter sur son alliance, le Prince Gortchakow aura pris au mot le Comte de Bismarck comptant au

moins sur sa non opposition. Je ne serais nullement étonné que, dans son for intérieur, le Chancelier fédéral ne soit désagréablement impressionné de voir que ses intentions ont été devancées par une attitude propre à lui susciter quelques embarras dans la lutte soutenue ~ontre la France. L'Angleterre, l'Autriche et la Turquie vont s'agiter, susciter peut-etre des rancunes meme contre une prétendue connivence du Cabinet de Berlin (1).

Ce ne sont là que des conjectures de ma part. Il est assez malaisé de découvrir la vérité. J'apprends seulement, par mon collègue de Turquie, que récemment encore M. de Thile lui avait nié, ains'i qu'à l'Ambassadeur d'Angleterre, toute entente avec la Russie. Le Secrétaire d'Etat, vu l'état intérieur « pitoyable »de l'Empire, ne croyait pas à des projts agressif~ contre la Turquie. Il opposait un démenti aux armements de la Russie. -Il ne s'agissait que de dislocations de troupes, ayant pour but de combattre des menées polonaises. -Aali Pacha, dans une dépeche du 26 Octobre, n'ajoutait pas foi à ces rumeurs inquiétantes. Il résulte néanmoins d'un document d'une date antérieure que le Grand Vizir avait décliné de s'engager dans une conversation privée avec le Général Ignatieff sur une révision du Traité de Paris au sujet non seulement de la neutralisation de la Mer Noire, mais aussi pour une revendication d'une partie de la Bessarabie.

Aussitot après avoir reçu le télégramme précite de V. E., j'ai vu M. de Thile. Il a décliné d'entrer en matière avant d'avoir des instructions du Quartier Général. Il se déclarait sans aucunes informations sur la cireulaire du 28 OC'tabre qui aura été probablement apportée à Versailles par le Général Annenkoff. Les Légations d'Autriche et de Turquie ne sont pas encore averties. Lord Loftus a déjà entre les mains le texte du document, mais n'a fait encore aucune démarche. M. d'Oubril prétexte de son ignorance complète sur cet incident; mais camme, d'après mes renseignements, il ne pouvait mettre en doute la chose, il opinait que la circulaire passerait, selon l'expression devenue proverbiale, comme un billet à la Chatre; que la Russie de 1870 n'était plus celle de 1856, et que d'ailleurs eUe n'entendait pour autant ne porter en rien atteinte à l'intégrité de l'Empire Ottoman, ni compromettre les intérets de la paix; la loyauté de l'Empereur était trop connue pour la soupçonner en quoique ce fut.

Venons maintenant au point pratique de notre attitude.

Si elle est tracée par l'article 7 du Traité de Paris du 30 mars 1856 par lequel nous avons assumé une garantie en commun pour l'indépendance et l'intégrité territoriale de l'Empire Ottoman; la question se pose d'abord si cette indépendance est vraiment menacée par la conduite de la Russie. -Si cette question est résolue affirmativement, n'appartient-il pas tout d'abord aux trois signataires (l'Angleterre, l'Autriche et la France) du protocole subséquent du 15 Avril de la meme année, de faire acte de présence? Ce document rappelle l'article 7 précité mais contient une garantie plus spéciale conjointe et séparée, portant casus belli pour toute infraction aux stipulations des Traités. Ni la Sardaigne ni la Prusse n'y figurent comme parties contractan

tes. Nous serions donc parfaitement autorisés à laisser agir d'abord les Cabinets de Londres, de Vienne et de Paris. En tout cas il conviendrait d'attendre, avant tout, des ouvertures de Constantinople, de la part de la Puissance 1a plus directement en jeu, et de pressentir dans l'intervalle les dispositions notamment de l'Angleterre. -Si le dissentiment prenait des proportions trop menaçantes, nous pourrions faire un appel à l'Article 8 du Traité précité du 30 Mars. -L'action médiatrice aurait à chercher quelque combinaison de nature à enlever, autant que possible, à la résolution de la RussJe son caractère dangereux pour l'autre riverain de la Mer Noire. Ne serait-il pas opportun, pour prévenir que l'équilibre maritime dans les parages de l'Euxin ne fùt pas rompu d'une manière ~nquiétante, de substituer à la neutralisation de la Mer Noire, à la limitation des forces navales de la Russie, la clause que cette mer, avec l'agrément de la Turquie, sera ouverte au pavillon de guerre de toutes !es Puissances. Celles-ci pourraient dès lors y entretenir, comme dans les autres mers libres des batiments de guerre, chargés au besoin de coopérer contre tout envahissement. La présence de ces batiments serait en outre des plus profi.tables pour la protection des nationaux et du commerce. De la sorte on parviendrait presque autant que par l'exclusion des pavillons de guerre, à se prémunir contre le danger que la Mer Noir,e ne devint un lac russe.

J'hésite à croire qu'une lutte armée s'engage en suite du sans façon avec lequel le Prince Gortchakow se délie d'une partie des obligations imposées par le Traité de Paris. -Il est assez vraisemblable, de meme que lors de la dernière révolution polonaise, que le Chancelier Impérial parte du point de vue qu'il ne se formera point de coalition sérieuse dans un moment surtout où l'alliance occidentale est paralysée par les défaites de la France. Comme alors, il ne croira pas que l'Angleterre veuille faire un casus belli. Quant à l'Autriche, son livre rouge de 1867, s'est chargé lui-meme de fournir la réplique si Elle pré~ sentait aujourd'hui, en dehors de la forme, des réclamatiÒns sur le fond de cette question.-En date du pr,emier Janvier le Comte de Beust, dans une dépeche au Prince de Metternich, opinait pour qu'un concert nouveau s'établit pour modifi.er ce qui avait été conclu en 1856. :r"out en rendant justice aux motifs qui à cette époque avaient dicté les déterminations de l'Europe, illaissait entendre que ce serait aUer contre la nature des choses que d'interdire à la longue, à un Etat comme la Russie, d'une étendue et d'une population aussi immenses, sa liberté d'allures dans le cercle de son action légitime. Une pareille interdiction était peu propre à détourner les complications que l'on avait à creur d'éviter. Un autre document (22 Janvier) adressé au Baron de Prokesch s'exprimait dans le meme ordre d'idées: « nous sommes forcés de reconnaìtre que la neutralisatiÒn de la Mer Noire et les autres entraves par lesquelles on a cru, en 1856, pouvoir lier les mains à la Russie, ne constituent pas une combinaison fort heureuse, au point de vue autrichien ». Enfìn le 3 février, dans une circulaire aux Missions Impériales, à l'ètranger, il est dit que le Cabinet de St. Pétersbourg se trouvant sous le c~mp d'une stipulation blessante, il est nature! qu'il aspire à s'en dégager. « Matériellement, les garanties qu'on s'était flatté d'obtenir deviendront illusoires le jour où la Russie, cédant à la force des choses, voudrait et pourrait rétablir une marine de guerre dans une mer contigue à son territoire ». Le Comte de Beust émettait l'opinion que tant que l'existence de l'Em

pire Ottoman ne serait pas directement menacé, l'Europe reculerait probable

ment devant une nouvelle guerre.

Cette dernière manière de voir semble assez exacte. C'est la tàche de la

diplomatie d'élucider les points litigieux, de mettre la Russie en demeure de

donner des explications ultérieures, de combiner d'autres garanties pour la

sauvegarde de la Sublime Porte et des intérèts généraux Européens. Un passage

de la Circulaire du 28 Octobre semble ouvrir la voie à une révision des Traités

en voie amicale.

Lors meme que ces efforts échouevaient, j'ai peine à croire qu'il s'en suivrait tout d'abord une guerre; mais il en résulterait immanquablement une grande aigreur dans les relations, de l'Angleterre surtout, avec la Russie. Il se préparerait peu à peu un conflit qui aurait alors beaucoup de chances de se généraliser. Le Cabinet de Londres chercherait à recruter des alliés sur le Continent, et ne trouverait probablement pas porte close chez une France désireuse de relever le prestige de son armée.

Lors mème que le Cabinet de St. Pétersbourg ne prévoirait pas que cet incident puisse amener une conflagration (peut-ètre parce qu'il aura sondé indirectement les autres Puissances) il est assez probable qu'il s'est mis en mesure de parer aux éventualités par des armements. Vu la saison avancée où la navigation va cesser vers le Nord, et la neutralité de la Prusse, il pourralt disposer vers l'Orient de toutes les troupes qui ne seraient pas nécessaires à la surveillance des frontières de l'Autriche.

Quoiqu'il en soit, pour revenir à notre attitude, je pense, s'il m'est permis d'émettre un avis, que le parti le plus sage est de ne point nous piacer d'abord en première ligne, de J.aisser d'abord agir les signataires du protocole du 15 Avril 1856, de nous arppliquer ensuite, s'il y a lieu, à une conciliation en voie diplomatique, mais d'éviter en tout cas un engagement quelquonque [sic] qui impliquat tòt ou tard··une action armée de notre part. Nous avons acquis le droit de nous reposer, et de proclamer hautement une attitude de recueillement.

(l) -Il telegramma è firmato dal Curtopassi, ma il nominativo del mitténte registrato a margine del testo è quello del Minghetti. giunto infatti a Vienna il 14. Cfr. n. 527. (2) -Inviato dal governo inglese a Versailles, presso il Bismarck c pour savt'ir qu ~l'e réponse la Prusse a fait à la note de la Russie et pour tàcher de connaltre... les engagements existants entre la Russie et la Prusse... (Tel. Cadorna, 14 novembre, n. 32271lO,

(3) Si inserisce qui, essendo verosimilmente ispirata dalla l. p. de Launay dell'8 nrvembre, cfr. n. 488. Sul retro annotazioni a matita di mano del Visconti Venosta: c Nov. 70 poi. •. 11\':lche Lanza a La Marmora, 19 novembre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, ·p. 269.

(l) -Cfr. n. 219. (2) -Cfr. n. 511.

(l) Cfr. Die grosse Po!itik der Europaischen Kabinette 1871-1914, cit., II, pp. 3-4, 9; BISMARCK,Ges. Werke, 6b, pp. 512, 589-590; K. RHEINDORF, Die Schwarze Meer (Pontus) -Frage, 1856-1871, Berlin, 1925, p. 90 sgg.

531

IL MINISTRO ALL'AJA, BERTINATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in piccola parte in LV 17, p. 108)

R. 19. L'Aja, 14 novembre 1870 (per. il 18).

L'agitazione cattolica in favor del Papa, onde intrattenni iteratamente l'E.

V. ne' miei anteriori rapporti, continua a propagarsi, e ad ingigantire, * come risulta dal tenore quotidiano del Courrier de la Meuse, organo del partito clericale, di cui invio pochi estratti tolti così alla rinfusa da questo periodi,co, e giorno per giorno, benchè possan tornar supèrflui al Regio Ministero, che può aver sott'occhio, ed in casa propria, più d'un saggio dello stesso genere, e della stessa rìsma * (1).

La petizione già :indirizzata a questo Sovrano a fine di indurlo ad intervenire a pro del Papa onde assicurargli la libertà locomotiva (2), ed a cui il suo

in corsivo).

governo rispose nel modo da me indicato nel mio antecedente dJspacclo (1), era contenuta in un rotolo che misurava otto metri di lunghezza tutta gremita di firme, siccome mi assicurò il Signor Lilar, Ministro della Giustizia cui venne, anzitutto, spedita per l'opportuno parere.

Le notizie 'intanto che ricevo da Amsterdam, * colla qual città sono in corrispondenza regolare * (2), dicono che ivi nelle chiese, e nei convegni, ai quali, sotto colore di esercizi spirituali, intervennero non ,pochi forestieri, Belgi fra gli altri, si cospira risolutamente contro di noi, e collo scopo non dissimulato di reintegrare il Papa nel perduto dominio (3).

*Il viaggio al Quartier generale di Versailles dell'Arcivescovo di Posen, Conte Ledochowski, a fine di abboccarsi col Bismark, da in giornata non poca speranza agli oltre-cattolici: ed il modo col quale il Signor D'Arnim cer·cò sempre d'intromettersi nelle faccende nostrali nelle loro attinenze colla Corte papale fa supporre al mio collega di Baviera, Signor de Niethammer, nonchè ad altri, che la Prussia, o tosto o tardi, e dopo averci lasciati pigliare alla stracca dall'attitudine passiva attuale di Pio IX, che vuoi farsi creder prigioniero ad ogni costo, dai maneggi della setta gesuitica agitantesi per ogni dove, non men che da qualche moto repubblicano, od anarchico per giunta, se sarà [possibile di farcelo saggiare nella penisola, finirà per dire il dernier mot sulle cose di Roma, ed a vantaggio certamente del Papa-re.

Risposi al Niethammer (che in istretta confidenza m'aveva manifestata la sua opinione per tema di compromettersi) che io non vedevo come la Prus-· sia, fuorchè vi fosse specialmente spinta dalla Baviera in conseguenza del nuovo organismo politico che si vuoi procacciare alla Germania, potesse o cercare, o trovare un locus standi nelle cose italiane, tuttochè il Papa abbia recentemente detto che aspetta: salutem ex inimicis nostrfs cioè dai Protestanti. Aggiunsi come mia opinione particolare, onde rispondere ad una confidenziale conver•sazione con pari franchezza, essere mio avviso che, qualora il ·Contrario succedesse (dopo aver noi lealmente e validamente procacciata alla Santa Sede tutta la libertà, e l'indipendenza che le sono necessarie pel suo compito spirituale in faccia ~:lll'orbe cattolico) noi non ci saremmo peritati per un momento a difendere il nostro diritto .nazionale, anche colla forza, o\"e d'uopo; e che, in una guerra difensiva, ed in casa no.stm, le orde germaniche ci avrebber, per avventura, trovati meglio apparecchiati che nol sian stati finora i nostri vicini nella guerra che continua ad imperversare nella loro desolata, e raumiliata patria.

Gli abitanti del Lucemburgo, dominati -come sono dal timore di esser ceduti

alla Prussia, non -cessano dal far dimostrazioni verso il Principe Enrico de' Paesi

Bassi, Luogotenente del Re, onde far così spiccare il loro fermo desiderio di

rimaner nella loro presente condizione. Quel che diede luogo a nuove dimostra

zioni .si è l'essersi saputo che il Principe stava per avviare all'Aja una quantità

di cavalli fino qui avpartenenti alle scuderie granducali; dal che si volle inferire

la probabilità d'una partenza non lontana, e definitiva del medesimo in conse

guenza di concerti o già presi, o sul punto di prendersi, sì coll'Olanda, che colle

Pott>nze garanti onde dar mano alla temuta cessione.

3~ ---Dommenli diplomatici -Serie IT -Vnl. I

La crisi m~nisteriale continua; anzi si è estesa all'intiero gabinetto; ma il Re, partito pel Loo, e sofferente di dolori reumatici in giornata, non ha ancora potuto o voluto pigliar una risoluzione in proposito. Il paese però, tutto intento alle conseguenze della 'guerra esterna, non si mostra gran fatto preoccupato della medesima nella quale (ad eccezione della quistione finanz~aria complicata dal progetto d'una legge a modo di income tax) scorge una questione di persone piuttosto che di principii. Lo spirito della Camera, benchè si sia mostrato ostile nella votazione del bilancio, è tuttavia liberale e non si vede la possibilità d'un Ministero d'altro colore finchè essa dura nella sua attuai composizione in faccia alla parte conservativa.

Ho veduto un esemplare dell'Eàinburg Review (Mese di Ottobre) articolo Germany, France and England sulla tavola d'un alto personaggio cui venne spedito da Londra: che portava un'indicazione a matita rossa in margine alle parole seguenti, che ricopio testualmente dall'esemplare esistente al club onde son membro. Eccole:

« But if she (Austria) is to prosper it will be well for her to practi:se for a time a great abstention, and to decline, unless it be on the cleal'est grounds, entering into the whirlpools of the generai politics of Europe. For here as for ltaly the work of internai consolidation is the business of the hour, and this work can on1y be procrastinated or marred by the feverish desire, or the lostly and perilous practice of struggly for infiuence abroad. In attempts to maintain the mere credit and appearency of the first rank power either of them might piace in jeopardy the solid conditions of a really powerfull, and prosperous future».

Ho creduto bene di trascriver questo brano, e di chiamar sopra il me

desimo l'attenzione particolare dell'E. V. dall'informazione che mi venne data

esser il Gladstone autore egli stesso di questo articolo.

P. S. -Unisco un articolo del Waderland fatto da me tradurre: che ha fatto non poca sensazione presso i cattolici batavi (l) *.

(l) La parte fra asterischi omessa in LV.

(2) «Di muf)vrsi » LV, dove « netizione » è in tondo (e così pure le successive parole

(l) -Cosi nel testo. Ma nessuno dei precedenti rapporti del Bertinatti menziona il fatto (cfr. nn. 332, 408, 458). (2) -Omesso in LV. (3) -Di qui innanzi non pubblicato in LV.
532

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1309. Tours, 14 novembre 1870 (per. il 18).

Dalle informazioni conformi datemi da Lord Lyons e dal Conte di Chaudordy risulta che il Governo inglese ha fatto nuovi ufficj presso la Prussia relativamente alla questione d'armistizio tra le parti belligeranti. Il Conte di Bismarck avrebbe risposto che n Governo prussiano è sempre disposto a lasciar fare liberamente ed a facilitare le elezioni per un'Assemblea francese, anche senza armistizio, che è disposto a ricevere di nuovo il Signor Thiers od un altro plenipotenziario francese per negoziare l'armistizio; ma che questo non pu_ò essere accordato sulla base dell'approvvigionamento di Parigi, a meno che per quest'approv

vigionamento non si accordi alla Prussia un compenso equivale'nte. Lord Lyons ha comunicato jeri ed oggi al Conte di Chaudordy questa risposta del Conte di Bismarck. Il Conte di Chaudordy disse a Lord Lyons ed ha ripetuto a me che il Governo della Difesa nazionale è sinceramente desideroso di procedere alle elezioni generali per un'Assemblea, ma che queste, senza armistizio, non possono essere fatte assolutamente, o almeno non possono essere fatte in guisa da offrire un carattere di fedeltà e di verità incontestabile; e che d'altra parte l'armistizio non può essere consentito dalla Francia senza l'approvvLgionamento di Parigi. Il Governo francese, secondo l'opinione del Conte di Chaudordy, non sarebbe alieno dal fare qualche concessione, sia in ordine alla minore durata dell'armistizio, sia in ordine alla quantità dell'approvvigionamento. Quanto ad un equivalente da accordarsi alla Prussia per l'approvvigionamento, esso potrebbe cercarsi, secondo il Governo francese, in facilitazioni da accordarsi alla Prussia pe:· l'approvvigionamento dei proprii eserciti, o in qualche altra concessione di simile natura, ma non già nella resa di uno o più forti di Parigi, giacchè questa equivarrebbe pressoché alla resa della città stessa. Il Conte di Chaudordy m'ha impegnato a far conoscere queste cose all'E. V., perchè Ella possa all'uopo fare ufficj conformi presso il Gabinetto di Prussia. La presenza del Signor Odo Russell a Versaglia può facilitare lo scambio di idee a questo proposito tra il Gabinetto prussiano ed i Gabinetti degli Stati neutri.

P. S. -Unisco un piego (l) destinato all'E. V. che mi fu raccomandato dal Ministro del Re a Madrid.

(l) Non pubblicato, così come non si pubblicano altri articoli di giornali olandesi allegati al rapporto. Nota marginale: « scritto a Roma 23 novembre •.

533

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1310. Tours, 14 novembre 1870 (per. il 18).

Da telegrammi di Pietroburgo e da un dispaccio inviato da Londra a Lord Lyons giunse in Tours jerlaltro una grave notizia che nella sera dello stesso giorno mi fu confermata da un telegramma dell'E. V. (2). Il Gabinetto di Pietrobm·go ha denunziato ufficialmente alla Porta ottomana quelle parti delle stipulazioni di Parigi del 1856 che si riferiscono alla neutralità del Mar Nero ed al passaggio dei Dardanelli, e che \limitano nello stesso mare il numero e la dimensione dei navigli russi di guerra. I Rappresentanti della Russia presso i Governi che hanno firmato i trattati del 1856 hanno avuto ordine di notificare ai Governi stessi< una tale denunzia. Il Principe di Gortschakoff dichiara nel dispaccio che a tal fine indirizzò ai Rappresentanti della Russia che in presenza delle successive derogazioni fatte a quelle stipulazioni e specialmente in presenza dell:unificazione dei Principati danubiani, dell'insediamento di un Principe estero al governo di quei Principati, del passaggio avvenuto in tempo di pace a traverso lo Stretto dei Dardanelli di bastimenti di guerra esteri, ed anche d'una intiera squadra, il Governo russo si considera come slegato dalle stipu

lazioni sopra indicate; ma aggiunge ch'esso intende mantenersi fedele ,alle altre stipulazioni del 1856, e particolarmente al principio dell'integrità dell'Impero ottomano. Il Principe di Gortchakoff si dice pronto del resto a procedere d'a,ccordo colle altre Parti contraenti, ·sia col mezzo d'una conferenza, sia altrimenti, alla revisione, al rinnovamento ed alla conferma delle stipulazioni di Parigi che si riferiscono alle altre materie.

M'astengo dal riferire quì per intiero le considerazioni lungamento svolte dal Principe Cancelliere, giacchè a quest'ora l'E. V. avrà avuto certamente comunicazione del testo del dispaccio russo.

Questa notizia non ha certamente sorpreso gli uomini di Stato .che stanno osservando gli eventi straordinarj che si succedono da varj mesi in Europa, e che ne calcolano le conseguenze. Ma in Franda, presso la grande massa delle popolazioni, essa giunse inaspettata e vi produce una sorpresa mista ad inquietudine negli uni, a soddisfazione ed a speranze negli altri. L'inquietudine è spiegata dalla considerazione che il dsultato della guerra di Crimea fu in gran parte ottenuto per opera della Francia e che ora è in parte distrutto mentre appunto la Francia è implicata in una guerra rovinosa e messa nella impossibilità di applicare altrove la sua attenzione e la sua azione. Havvi anche il timore che la Russia non siasi avventurata ad un passo così grave senza un qualche previo accordt> colla Prussia. Ma, a vero dire, nella più parte dei Francesi, per quanto si può giudicare da una prima impressione e in un centro così ristretto com'è quello di Tours, il sentimento più generale e più spiccato è quello d'una certa soddisfazione nel vedere altre Potenze, ora neutre, implicate in una seria controversia, e d'una speranza che possano nascere in Europa complicazioni dalle quali lo stato attuale gravissimo della Francia possa avere qualche giovamento (1).

II Conte di Chaudordy, da me interrogato, ri,spose con molta riserva, dicendo che nelle presenti condizioni il Governo francese è costretto a portare tutta la sua attenzione alla guerra e che anzitutto desidera sapere l'impressione e le intenzioni degli altri ·Stati che firmarono il Trattato di Parigi. Di tutti questi Stati, il più direttamente interessato, all'infuori della Turchia, è senza dubbio l'Inghilterra. Il Gabinetto britannico ha dÌffatti, appena avuta la grave notizia, 1nviato a Versaglia il Signor Odo Russell, coll'incarico espresso d'interrogare H Conte di Bismarck e di sapere da esso in quale modo il Governo prussiano giudica l'atto della Russia. Lord Lyons mi disse inoltre che già una prima risposta fu fatta dall'Inghilterra alla Russia, per protestare contro la forma e il modo usati dal Gabinetto di Pietroburgo per slegarsi da stiaJulazioni solenni e per osservare che in presenza di questa denunzia unilaterale, di questa infrazione d'un patto fatta per la sola volontà di una parte contraente, rimangono molto diminuite di valore le assicurazioni date dalla Russia di non voler sollevare la questione d'Oriente, di voler mantenere salvo il principio dell'integrità dell'Impero ottomano e d'osservare le altre stipulazioni di Parigi.

Quali possano essere le conseguenze immediate della denunzia fatta dalla

Russia è difficile nelle gravissime circostanze presenti il poter congetturare.

Inghilterra, Austria, Italia, Turchia, Spagna e Francia contro Prussia e Russia), in Loao NEWTON, Lord Lyons. A Record of British Dip!cnnacy, I, London, 1913, p. 338. Cfr. anche Granville a Gladstcne, 16 novembre, in The Po!iticar Correspondence of Mr. G!adstone and Lord GranviUe, cit., I, n. 359, p. 157.

Il partito di lasciar passare un tale fatto con una tacita condiscendenza e con sterili proteste equivale senza dubbio ad uno scacco per l'Inghilterra. Una guerra od una combinazione d'alleanze mi paiono assolutamente impossibili, tanto più che una modificazione del trattato di Parigi nel •senso desiderato dalla Russia è un'idea non nuova, e già una proposta in questo senso fu suggerita tempo fa dall'Austria. Rimane il partito della riunione d'un Congresso per modificare in parte, ed in parte confermare, le stipulazioni del 1856.

Per quanto posso giudicare, mi sembra che questo sia il partito migliore, anzi il solo a prendere, e per quanto si riferisce all'Italia non esiterei a consigliarlo, se avessi ad esprimere un avviso. Se quest'idea venisse adottata, il Congresso potrebbe tra le altre cose utili proporre appena riunito un armistizio in Europa.

(l) -Manca. (2) -Cfr. n. 510.

(l) Cfr. infatti le suggestioni di Thiers a Lord Lyons, il 14 novembre (unione di

534

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 75. Nizza, 14 novembre 1870 (per. il 18).

Ieri mattina guardie di polizia si recarono alla casa del signor Carlo Perino, Italiano, per arrestarlo, ma non fu trovato in casa. Stamattina dieci guardie di Polizia con due Commissarj si portarono all'abitazione del signor Ugo, pure Italiano, lo tolsero dal letto e lo trassero sul battello, di partenza per Genova. Il signor Ugo ha famiglia in Nizza e la moglie in gravidanza avanzata.

Poche ore dopo di questi fatti ebbi la Cancelleria invéliSa da una quantità

d'Italiani d'ogni condizione gridanti protezione contro la possibilità d'atti di si

mile natura a loro danno. Risposi che avrei tosto prese informazioni sui fatti

narratimi e sulle cause che li produssero. Li assicurai di tutta la maggiore pos

sibile assistenza, nei limit1 della giustizia e legalità, e dei mie\ fermi reclami alle

Autorità, ogni volta che la mia coscienza, dopo attento esame delle questioni,

me la consigliasse.

Taluni dei presenti, che non mi ·conoscevano ancora da vicino, avendo spin

to con baldanza ie pretese, fino al punto quasi d'impormi di protestare contro

suppo-sti meditati atti di violenza dell'Autorità contro delle loro ip·ersone senza

potermene somministrare nemmeno un principio d'indizio di prnova, io con

energia loro recisamente risposi, che farò mai tali uffizj insoliti ed irrazionali;

che sono bensì sempre disposto ad accogliere le loro petizioni personali ed a

farne tutto il caso, se giuste, ma che mai, in alcuna guisa, si giungerebbe ad

intimidirmi e ad influenzarmi, nelle determinazioni che stimerei di prendere

nella coscienza che ho dei doveri della mia carica. A questo ben chiaro linguag

gio la comitiva se ne partì queta queta, ma non rabbiosa.

Le informazioni assunte sulla causa del mandato d'arresto e di espulsione

del signor Perino mi diedero, che desso fu uno dei caporioni della dimostrazione

nizzarda del 6 corrente (della quale nel mio rapporto al n. 71) (l) che salì le scale della Prefettura e che assunse un contegno provocatore col si.gnor Prefetto. Il Signor Ferino poi ha dirimpetto le Autorità francesi la drcostanza aggravante di essere stato e~ulso altra volta. La misura presa ,contro ill detto Signor Perino essendomi parsa giustificabile dalle autorità locali mi astenni· dal reclamare.

Le altre informaziom assunte sulla condotta del Signor Ugo dopo il suo ritorno a Nizza, mi diedero che il medesimo non ha più somministrato alcun motivo di lagnanza colla sua condotta. Quindi stamattina domandai tosto, per iscritto, ,al signor Dufrai.sse un'ora per conferire seco per un fatto che aveva gettato l'allarme fra la Colonia Italiana. Mi fu subito assegnata, ed esco al momento dal Gabinetto del Signor Dufraisse, col quale mi trattenni, discorrendo affari politici, per circa un'ora.

Dissi al signor Dufraisse all'incirca queste parole «il signor Ugo era già stato espulso per parole offensive all'ex Prefetto signor Baragnon » non pronunziai parola a sua difesa «Ma il signor Ugo, appena partito il Baragnon, ritornò a Nizza e vi si conduss·e tranquilliS~Sim.amente, nè ricevette molestia da parte della Polizia.

Pare che al suo arrivo, non celato, ma pubblico, mentre fu lasciato pacificamente passeggiare per la città per abbastanza lungo tempo che per ricevere un nuovo sfratto, ci volesse una nuova causa, e questa desso non so che l'abbia somministrata. In ogni caso poi non si prende un galantuomo in letto, da fianco della moglie in gravidanza avanzata, con lusso di gendarmi e di Commissarj per cacciarlo alla frontiera. Il Prefetto Imperiale Gavini concedeva cinque giorni di. tempo ai designati di sfratto, e voi, signor Dufraisse, non accordate loro nemmeno il tempo di abbottonarsi il soprabito. Non deve garbarvi che il confron~ to riesca a vostro disfavore ».

Il signor Prefetto convenne della giustezza della mia rimarca, disse che si era ecceduto nell'esecuzione dei suoi ordini e mi domandò come rimediare. Risposi!, col ridonare al più presto al signor Ugo la facoltà di ritornare in Nizza.

Il Signor Dufraisse rimarcò «il Signor Ugo ha la lingua lunga e serve ad eccitare, ciò non pertanto Le prometto che il Signor Ugo potrà essere qui presente al prossimo sgravarsi di sua moglie e rimanervi presso la medesima».

Il signor Dufraisse mi parve nel fondo una buona persona ma è attorniato anche egli da gente che trova il suo tornaconto ad instillare terribili paure nell'animo della prima Autorità del Dipartimento per dominarla e valersene a soddisfazione di privati rancori.

Frattanto gli animi di questa popolazione sono talmente esasperati che se si addivenisse ad un nuovo plebiscito, non si otterrebbe forse più un sol voto pella Francia.

I nizzardi francesi, che avevano qualche posizione un po' elevata o di lucro, sono destituiti e non pochi di questi, minacciati di carcere, per soprappiù passano la frontiera.

(l) Cfr. nn. 484 e 475.

535

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL FRATELLO GIOVANNI

(AVV, mazzo 13, fasc. 9/1)

L. P. Firenze, 14 novembre [1870].

Questa sera partirà un gran pacco dì copie del mio discorso (1). Ti prego di farle distribuire agli elettori. E a Bormio? -Sarebbe importante che vi avessi più voti che l'altra volta. L'affare d'Oriente mi sembra farsi serio perchè l'Inghilterra è irritatissima e a Vienna sono pure sulle furie. È un'altra grossa nube sull'orizzonte. A Londra il mondo degli affari è assai allarmato.-Non ho ancora notizie certe di Costantinopoli. Ma il Governo turco prenderà assai probabilmente un contegno risoluto.

536

IL CONTE KULCZYCKI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Roma, 14 novembre 1870.

Comme mon ami M. Albert Blanc est parti pour Madrid, je prends la liberté d'adresser ·directement ces quelques mots à V. E. pour mettre sous ses yeux un article de l'Osservatore romano qui est passé ina.perçu, mais qui est d'une grande importance. C'est Ja critique de la ci:voolaire de V. E. (2) que, (POUr ma part, j'ai sincèrement admirée comme un chef d'reuvre de logique, de clarté et de style. Cet article a été écrit d'un bout à l'autre de la main de Pie IX. Il commençait dans le manuscrit de Sa Sainteté, que j'a.i été à meme de voir de mes yeux, par les mots de· la Catilinaire de Cicéron: Quousque abutere patientia nostra? mais cette dtation a été supprimé comme trop scholastique et prétentieuse. Quelles que soient les appréciations du Pape, c'est toujours un très-grand honneur pour un document diplomatique d'avoir été analysé pa•r le Saint-Père lui~meme. En relisant attentivement cet article V. E., avec le tact et la pénétration qui la distinguent, saura probablement y trouver la clé de beaucoup d'appréhensions et de pensées secrètes du Saint-Père, puisque le style, c'est l'homme.

J'ai pensé qu'en apprenant directement à V. E. que l'analyse de sa mémorable note avait été écrite par le Pape en personne, je lui ferais plai.sir; et si j'ai pris la liberté de lui écrire, c'est surtout parce que personne n'était à meme d'instruire V. E. de ce petit incident, que j'ai pu connaitre uniquement par suite de mes anciennes relations avec le directeur de la feuille cléricale.

(l) -Cfr. n. 525. (2) -Sulla circolare Visconti Venosta del 18 ottobre, L'Osservatore Romano, pubblicò, il 3 novembre, un primo articolo dal titolo • Una circolare del Sig. Visconti-Venosta»; il 7 novembre un secondo articolo, che è quello trasmesso dal Kulczycki, dal titolo • Ancora della circolare del signor Visconti-Venosta •: il 14 novembre un terzo articolo dal titolo «Terzo commento alla nota circolare del Signor Visconti Venosta •· Cfr. Addenda, n. 785.
537

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO AD ATENE, DELLA MINERVA

T. 1468. Firenze, 15 novembre 1870, ore 10,30.

Le bruit court qu'une contestation a eu lieu entre la Grèce et la Turquie pour une question de frontière. Tout incident de cette nature pourrait acquérir

une extrème gravité par suite de la démarche de la Russie relative au traité de Paris. Veuillez m'iJnformer avec soin de l'attitude du Gouvernement hellénique.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, A BERLINO, DE LAUNAY, A VIENNA, MINGHETTI, A LONDRA, C. CADORNA, E A TOURS, NIGRA

T. 1469. Firenze, 15 novembre 1870, ore 13.

Dans mon entretien d'hier avec Ministre de Russie je lui ai dit que l'Italie voulant maintenir autant que possible accord ~mtre les Puissances signataires du Trai.té de Paris doit réserver pour le moment son opinion sur les graves questions soulevées par la circulaire russe. Nous ignorons encore effet produit à Constantinople par cette démarche et un sentiment nature! d'équ:té nous impose de ne pas nous prononcer avant de connaìtre l'opinion de l'Etat qui est le plus intéressé dans la question. Nous ne pouvons avoir en vue que le maintien de la paix et de l'équilibre en Orient: s'il était démontré qu'une révision de certaines clauses du Traité de Paris serait opportune et nécessaire pour en confirmer de

nouveau les bases fondamentales, nous ne nous refusons pas de les examiner de concert avec les autres Puissances signataires de ce Traité.

539

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1470. Firenze, 15 novembre 1870, ore 22,50.

M. Minghetti mande de Vienne (l) que ~e Comte de Beust et -le Comte Andrassy insistent pour que l'Italie d'accord avec l'Angleterre et l'Autriche déclare que la demande russe est inadmissible. Ainsi que je vous l'ai mandé, avant de me prononcer sur le fond, je désire connaitre les dispositions réelles de l'Angleterre. Pouvez-vous me dire le résultat du voyage d'Odo RusseU à Versailles? Avant de s'engager dans des discussions irritantes, qui pourraient amener la nécessité de résolutions énergiques, il faut connaitre si la Prusse fera cause commune avec la Russie, méme en cas de guerre.

(l) Cfr. n. 543, te!. pervenuto a Firenze alle ore 19,55.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1471. Firenze, 15 novembre 1870, ore 23,20.

La démarche faite par M. Cléry n'a eu aucune suite, parce que les autres puissances' neutres ont été d'accord pour la déclarer inopportune. Je ne crois pas utile par conséquent d'en laisser une trace officielle en donnant copie de ma dépeche du 2 (1). Faites remarqun d'ailleurs que M. Cléry n'avait fait qu'une simple communication verbale.

541

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA (2)

T. 1472. Firenze, 15 novembre 1870, ore 23,45.

Tàchez de savoir par Lord Lyons quel est le résultat de la mission d'Odo Russell. L'Autriche parait décidée à déclarer inadmissible toute discussion sur la démarche russe; elle repousse toute idée de conférence et de Congrès. On va jusqu' à laisser entendre que l'attitude de l'Autriche dans la question romaine dépendra de notre attitude vis-à-vis des prétentions de la Russie. Il me parait utile de ne pas me prononcer sur le fond avant de connaitre les résolutions définitives de l'Angleterre, qui, à son tour, se décidera seulement après avoir connu la nature des engagements qui existent entre la Prusse et la Russie sur la question d'Orient.

542

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/F)

L.P. [URGENTE]. [Firenze], 15 novembre 1870, mezzodì

Sella ha mandate le sue demissioni per esser·e presentate al Re. Io gliele ho respinte, ma temo che persista. Veda Let se trova modo di ammollire quel macigno. Ci esporremo a una triste figura, se sorgerà una crise per causa dell'ingresso del Re a Roma (3). Oggi alle ore 3 si terrà consiglio.

capire che la venuta del Re, ora, avrebbe ferito profondamente Pio IX • il quale non è alieno da una conciliazione, che non può aver luogo, se nor. col tempo, e assicurato della sua indipendenza e dei riguardi che gli sono dovuti». Impossibile un incontro a Roma, ora (LaMarmora a Lanza, 5 novembre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 226 e cfr. anche

p. 239). In un primo tempo Sella era riuscito a smuovere la resistenza del Re, promettendoglianche qualche aumento sulla lista civile (Lanza a La Marmora, 6 novembre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit.. pp. 229-230). Su tutta la questione cfr. anche E. TAVALLINI, La vita e i tempi di Giovanni Lanza, II, Torino, 1887, pp. 53-55; A. GurccroLr, Quintino Sella, cit., I, pp. 324-328.

(l) -Cfr. n. 441. (2) -Tell. analoghi sulla questione russa al de Launay, Berlino, e al Caracciolo di Bella, Pietroburgo, stessa data, nn. 1473 e 1474. (3) -Il Consiglio dei Ministri aveva lungamente discusso. il 5 e il 12 novembre, sulla questione dell'ingresso di Vittorio Emanuele a Roma, decidendo infine ch'esso avrebbe avuto luogo • dopo l'accettazione del plebiscito per parte del Parlamento» (ACR, Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, Il, p. 83; Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 413; CAST.AGNOLA, op. cit., pp. 86 e 89-90). Sella, che avrebbe invece voluto la • immediata partenza»,si dimise, ritirando le dimissioni il 19 novembre. Sulla questione vari particolari in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 231-232, 235, 239, 247-248, 249, 250, 256, 263, 266, 267, 268, 269,270-271,288. In un colloquio col La Marmora il card. Di Pietro, il 4 novembre, aveva fatto
543

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3233. Vienna, 15 novembre 1870, ore 17,50 (per. ore 19,55) (1).

Voici le résumé de ma conversation avec Beust et Andrassy, que je vous transmettrai ce soir par poste in extenso (2). On insiste pour que l'Italie ne se sépare pas de l'Angleterre et de l'Autriche, et sous une forme simple, polie autant que l'on veut, qu'elle réponde que la démarche russe est inadmissible. Je me suis efforcé de faire ressortir les différences du fond et de la forme, on ne veut ni le fond ni la forme, et on se déclare décidés à repousser toute proposition d·~ conférence ou de congrès. Je crois ne pas me tromper en vous disant que la conduite de l'Autriche dans la question romaine dépendra en grande partie de notre attitude dans la question russe.

544

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3234. Madrid, 15 novembre 1870, ore 14,45 (per. ore 20,15).

Les journaux publient protestation propriétaires et grands d'Espagne, en tout cinquante huit signatures. Séance parti de l'union libérale d'hier amené accord. Encore aujord'hui autre séance préparato~re de laquelle nous pourrons juger d~position des partis pour vote dans la séance définitive de demain. En tout cas voici ca1cul probable: s'il y a une seule votation bonne majorité assurée au candidat; s'il y en a deux presque unanimité monarchique excepté Carliste.

545

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 710. Berlino, 15 novembre 1870 (per. il 18).

J'ai appris par M. de Thile, que, d'après une mesure adoptée récemment, il ne serait plus délivré de sauf-conduits pour franchir les lignes allemandes ou françaises. Le séjour de Versailles est interdit meme aux diplomates.

Vers le 26 Octobre un des employés de l'Ambassade Autrichienne à Paris, le Baron de Hiibner, avait obtenu un lascia passare du Quartier Général pour quitter cette •Capitale. Comme on était depuiJS 'lors sans nouvelles de lrui, le

Comte de Hoyos, Conseiller de la meme Ambassade, devait se mettre à la recherche de son collègue et emmener avec lui quelques autres compatriotes qui auraient aussi obtenu la permission de sortie. Mais le Comte de Hoyos a dii renoncer à se rendre à Pari:s, car il lui a été répondu que si on maintenait les sau:f-conduits déjà accordés, on n'en délivrait plus de nouveaux.

Je pense que V. E., conformément à mon télégramme et à ma dépeche du premier Novembre (1), aura invité le Comte Brassier à se mettre directement en rapport avec !e Comte de Bismar.ck relativement à nos nationaux. Si notre démarche a été antérieure à la mesure, dont M. de ThHe m'a in:formé, peutetre que ces nationaux auront encore eu le moyen de quitter la ville assiégée.

(l) -Alle 11,50, il Minghetti aveva spedito un altro te!., n. 3232, per. alle 16,45, pregando il Visconti Venosta di attendere il telegramma che avrebbe inviato dopo il colloquio con Beust e Andrassy, cioè quello qui pubblicato, prima di rispondere al ministro di Russia. (2) -Cfr. n. 560.
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IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 35. Chambéry, 15 novembre 1870 (per. il 18).

Chiamati in tutta :fretta dal Generale Garibaldi tutti quelli che componevano il terzo battaglione dei volontari in :formazione a Montmeillan e a Chambéry sono partiti per Autun. Non si trovano più qui che pochi ufficiali-i quadri rimangono aperti, ma sia che l'ardore vada diminuendo, sia che le promesse non allettino più al·trettanto, sia per le difficoltà di poter passare la frontiera, il numero che si desiderava, e sul quale si contava è ben lungi dall'esser raggiunto. Neppure si potè qui completare il terzo battaglione, e pare che tutta la Legione Italiana non arrivi a tremila uomini. Da ultimo si ,comprarono molti cavalli volendosi :formare uno squadrone di cavalleria.

So che, se non :fosse l'idea, e la speranza di portare in seguito la rivoluzione armata in Italia anche coll'ajuto dei franchi tiratori, idea e speranza che sono generali nella Legione (2) si comincia ad aver·e rincrescimento dell'intrapresa spedizione, che si prevede pel Generale Garibaldi un secondo Aspromonte tanto per la riuscLta, quanto pei disinganni d'ogni natura che già 'si provano.

Il soverchio ingombro delle caserme sia per gli uomini della classe del 1870, che per tutti quelli che vengono spediti da Lione soldati, od infermieri, ed il più disgustoso sudiciume d'ogni genere, che vi si lasciò regnare hanno sviluppato malattie di vajuolo maligno, e di dissenterie di cui sono vittima ogni giorno molti militari. Per ora l'epidemia è limitata alle Caserme ed all'ospedale militare, e si prendono serie precauzioni per impedirne lo sviluppo.

Il Consiglio Generale, che è il solo Corpo del regime Imperiale che sia dmasto intatto, ed in funzioni fa una seria opposizione alla Prefettura, e ricusava di votare a carico del Dipartimento la parte di contribuzioni inflitte alla Savoja d'un millione settecento venti mila :franchi. -Si crede che se ne sia proposto lo scioglimento. Questo straordinario debito cadendo quindi a peso delle singole Comuni il Consiglio Generale ha voluto che tutto l'odioso ne cada a carico del Governo.

Continua l'agitazione assai viva nel senso di separazione dalla Francia, sia con ritorno all'Italia, che colla costituzione di tutta la Savoja in stato libero e neutro sotto garanzia dell'Europa. Sarebbe certamente quest'ultimo il migliore scioglimento del:la questione, come quello che presenterebbe una garanzia, ed una sicurezza maggiore per l'Italia.

Esiste anche una lotta d'opinioni diverse per far occupare l'Alta Savoja, e t.utto il territorio neutralizzato dalla Svizzera, e fu stampato a tale oggetto un opuscolo, che ho l'onore di trasmettere a V. E.

Rileverà dal medesimo come la voce d'un intervento di Sua Maestà presso il Re di Prussia sia generalmente diffusa, ed ho letto in un giornale d'Annecy « che risulta positivamente da parecchie lettere di alti personaggi d'Italia, che il Re Guglielmo avrebbe formalmente promesso alla Maestà Sua di rispettare la culla della sua Dinastia».

Il Barone Du Noyer Governatore del Castello d'Alta Comba mi ha detto averne scritto direttamente al Re. -Riferisco questa circostanza a V. E. ad ogni buon fine, e perchè desidererei in ogni caso, ed ove il Re volesse proteggl=re queste già sue pQpolazioni, che ne fosse anche dovuta la riconoscenza al Regio Governo.

(l) -Cfr. n. 437. (2) -Annotazione marginale dell'Artom: « Comunicare all'Interno. A.•.
547

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1475. Firenze, 16 novembre 1870, ore 23.

Je vous remercie de vos télégrammes. Paget doit me communiquer la réponse de Lord GranviJle dont vous avez envoyé 'le résumé (1). Tàchez de m'envoyer aussi le texte de la réponse du Cabinet autrichien. Aussitòt que je saurai le résultat de la mission d'Odo Russell à Versailles, je vous le communiquerai, et nous concerterons notre réponse à la Russie.

548

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1476. Firenze, 16 novembre 1870, ore 23,2().

Le Chargé d'Affaires de France m'a fait la communi:cation suivante: «Il serait important que le Gouvernement italien demandat au Cabinet de Londres d'activer son action en faveur de l'armistice, pour arriver à obtenir le principe du ravitaillement. Dès lors, M. Thiers pourrait retourner à Versailles la porter (présence) au Quartier Général prussien. (de) M. Odo Russell (2) est une circonstance très favorable dont il serait utile de profiter sans retard. Il deviendrait intermédiaire au nom des neutres entre la France et la Prusse ».

Je vous transmets cette communkation pour votre information, et pour le

cas où vous auriez l'occasion d'en parler à Lord Granville.

(l) -Cfr. n. 552, tel. pervenuto a Firenze il 16 no.vembre alle ore 21. (2) -Da leggere: • Versailles. La présence au Quartier Général prussien de M. Odo Russell •. < Présence » e • de • aggiunti in interlinea.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 101-107)

N. 84. Firenze, 16 novembre 1870.

Au nombre des édifkes puiblics de Rome qui, par suite de la capitulaHon de l'armée pontificale, devaient etre consignés à l'autorité militaire italienne, se trouvaient tous les palais et toutes les résidences qui, ne faisant point partie de la dotation ecclésiastique du Saint-Siège, étaient ou pouvaient etre affectés au service de ·l'administration de l'Etat.

Les clauses de la capitulation contenaient, entr'autres, l'obligation, de la part du commandant de l'armée pontificale, de faire complètement évacuer par la garde suisse toute la partie de la ville ,située sur ·la rive gauche du Tibre.

Contrairement à cette stipulation, quelques soldats de ce corps de milice, spécialement préposé à la garde des résidences du Saint-Père, avaient continué à monter la garde à l'intérieur du palais du Quirinal. Le commandant du corps d'armée qui avait occupé la ville de Rome s'est vu .par conséquent dans la nécessité de faire évacuer ·Ce palais; mais ayant eu connaissance des prétentions que le Saint-Siège paraissait disposé à faiTe valoir au ·sujet du caractère ecdésiastique de ses droits sur le Quirinal 'le général Cadorna s'est borné à faire garder le palais par un poste de soldats italiens, après avoir fait apposer par un notaire les ,scellés 1sur lles portes des ·a.ppartements ayant servi autrefoiJS d'habitation au Pape.

Le Gouvernement de Sa Majesté a approuvé la conduite du général Cadorna qui, tout en faisant respecter les clauses de la capitulation militaire, n'avait préjugé aucune question concernant les droits de propriété sur le palais. Nous désirions en effet qu'une question si délicate demeuràt intacte jusqu'au moment, où, après une étude sérieuse des traditions historiques et un examen àétaillé des documents administratifs, elle aurait pu recevoir une solution conforme au résultat de nos minutieuses recherches. Cette étude et cet examen sont maintenant terminés, et le résultat obtenu nous a fourni les preuves du droit de propriété de l'Etat sur le palai·s du Quirinal et ses dépendances (1). Un mémoire dont vous trouverez ci-joint deux exemplaires, vous permettra de juger par vous-memes de la valeur incontestable des preuves que nous avons recueillies. C'est pourquoi je vous prie, Monsieur, de vouloir bien faire usage de cette communication auprès du Gouvernement de ... si vous avez quelque motif de ·croire que l'occupation du palais du Quirinal lui ait été représentée sous un faux jour, et ·si vous jugez utile de rectifier l'impression que cet a'Cte, purement administratif à nos yeux, a pu produire sur lui (2).

gli lasciò copia del Mémoire (r. de Launay, 24 novembre, n. prot. 717).

ALLEGATO

MÉMOIRE

Il est de fait que le palais du Quirinal a constamment reçu, dans le langage officiel de la Curie romaine, la qualification de palais apostolique. Ce n'est pas cependant une preuve que ce palais appartienne personnellement au successeur des Apòtres. Depuis que le pouvoir spirituel et le pouvoir temporel se sont confondus dans la personne du Pape, la qualification d'apostolique a été appliquée, sans distinction, à des institutions se rattachant, soit à l'un, soit à l'autre de ces pouvoirs. Ainsi l'administration du domaine de l'Etat pontificai a pris, sous les Pontifes, le nom de Camera Apostolica. Par la meme raison, nous trouvons que de nombreux palais à Rome et dans les provinces pontificales, bien qu'affectés à des destinations la'iques et profanes, portent le titre de Palazzi apostolici.

Il ne suffit donc pas de dire que le palais du Quirinal est un palais apostolique pour prouver qu'il doit etre considéré comme une partie intégrante de la dotation ecclésiastique des Papes. Il faut, au contraire, pour arriver à une conclusion sérieuse et positive, aborder la question sous un jour plus complet et plus décisif. Il faut, en un mot, chercher le véritable caractère et la situation légale du palais du Quirinal, soit dans la destination qu'il a reçue à différentes époques, soit dans les circonstances relatives à sa fondation et à ses agrandissements successifs.

Deux palais à Rome sont plus spécialement affectés à l'exercice de l'autorité spirituelle du Saint-Père: le palais de Latran et le palais du Vatican. Le premier de ces deux palais, auquel se rattachent les traditions les plus anciennes et les plus vénérées de la papauté, a été bati et rebati, à plusieurs reprises, à còté de la basilique de Saint-Jean de Latran. Il est réellement le palais de l'éveché, ou, pour mieux dire, du patriarchat de Rome. De meme que l'Eglise de Saint-Jean est appelée le Caput urbis et orbis, le palais de Latran a été jusqu'à une époque assez rapprochée le siège du chef supreme de l'Eglise catholique. Aujourd'hui encore, c'est dans l'église de Saint-Jean que le Pontife exerce personnellement ou par le ministère d'un vicaire les actes et les fonctions du pouvoir épiscopal.

Le palais de Latran étant devenu d'une habitation moins commode, le siège du Pontife romain fut transféré au palais du Vatican, et en meme temps les fonctions épiscopales du Saint-Père furent transférées à l'église de Saint-Pierre. Dès ce jour, les actes du pontificat ont porté en général la date apud Sanctum Petrum.

Outre les deux résidences principales de Latran et du Vatican, qui ont le caractère strictement ecclésiastique de sièges des éveques de Rome, les Pontifes en ont eu d'autres qui ont pu etre tour à tour affectées à Cles destinations rlifférentcs. Le palais qu'on appelle aujourd'hui le Palazzo di Venezia a été jadis la résidence d'été des pontifes. C'est en cette qualité de résidence d'été que le palais du Quirinal a remplacé le palais de Venise, depuis que ce dernier a cessé d'appartenir au domaine pontificai. Naturellement les actes promulgués par les Pontifes pendant leur séjour dans la résidence d'été, ne pouvant pas recevoir la date d'apud Sanctum Petrum, ont pris la date d'apud Sanctum Marcum tant que la résidence d'été a été au palais de Venise, et ensuite la date d'apud Sanctam Mariam Majorem, qui est la Basilique la plus voisine du Quirinal.

Il est évident que, de meme que le palais de Venise a pu etre l'objet d'une donation qui l'a fait passer aux mains d'un propriétaire la'ique, rien ne s'oppose, au point de vue de sa destination antérieure, à ce que le palais du Quirinal puisse etre affecté à un usage civil. Il n'y a pas en effet de raison pour qu'on consiCI.ère le palais du Quirinal comme étant, sous cet aspect, dans une situation différente de celle du palais de Venise, qui a pu changer de destination par l'reuvre des Pontifes eux-memes, bien qu'il ait eu, pendant de longues années, un caractère strictement identique à celui que le palais du Quirinal a conservé jusqu'à nos jours. Le fait que les Conclaves ont été tenus au Quirinal, depuis 1823, ne prouve rien. II est certain en effet que les Conclaves peuvent se réunir en n'importe quel endroit, bien qu'ils devraient, selon la stricte régularité, etre convoqués dans le palais où le Pape vient de mourir. On sait d'autre part que le Quirinal a été mis

plusieurs fois par les Pontifes à la disposition de princes étrangers; à una époque assez récente l'empereur François d'Autriche et François de Bourbon y ont demeuré. La question devient encore plus claire si on l'examine au point de vue des

circonstances dans lesquelles le palais du Quirinal a été bati.

Les revenus de la principauté temporelle des Papes étaient gérés par une administration unique, le fisc ou Chambre apostolique (Camera Apostolica). Cette administration avait un caractère positivement lai:que et se rattachait directement et exclusivement au pouvoir temporel dont les Papes étaient nantis (1). Les choses en étaient déjà ainsi à l'époque de la fondation du Quirinal, à cette différence près qu'à cette époque, d'après les témoignages du cardinal Toschi, les revenus du Saint-Siège appartenaient à trois catégories distinctes:

lo Les revenus de la Chambre apostolique, c'est-à-dire ceux qui étaient perçus par les officiers de la Chambre apostolique; 2° Les revenus du fisc que les officiers du fisc percevaient sans [LV: sous] la participation des officiers de la Chambre apostolique; 3" Les revenus personnels du prince qui étaient soustraits à la gestion, soit des officiers du fisc, soit des officiers de la Chambre (2).

Ce sont les deux premières catégories de revenus qui ont été réunis plus tard sous la gestion unique de la Chambre apostolique, tandis que les revenus personnels que le Pape perçoit au moyen de la Chancellerie la Daterie et autres institutions ecclésiastiques, ont continué à étre administrés séparément.

La direction de la Chambre apostolique était confiée au cardinal Camarlingue (Camarlengo) dont les attributions sont clairement fixées dans la bulle par laquelle le Pape Grégoire XIII a nommé à cet emploi le cardinal Guastavillani. Durant son administration et sous les auspices du Pape Sixte V [mutamenti formali in L V], la Chambre apostolique la entrepris, par l"acquisition des terrains et. immeubles appartenant à la famille Carafa sur le Quirinal, la construction du célèbre palais de ce nom. La bulle dit expressément que le cardinal Camerlengo doit veiller au recouvrement des revenus, créances et droits de la Chambre, réviser ses comptes de perception et de paiement, pourvoir à la défense de l'Etat, à l'administration de l'armée et de la marine, etc. (3). On ne saurait accentuer davantage le caractère exclusivement lai:que du cardinal Camarlingue et de l'administration qu'il dirige. Par la méme raison, les clercs de la Chambre apostolique sont appelés

Le cardinal De Luca, qui a écrit plusieurs ouvrages sur cette matière dans le XVII siècle, affirme que « la Chambre apostolique est considérée camme le fisc d'un prince la"ique sans aucun mélange de principauté ecclésiastique ». (Iohannis Baptistae De Luca, S. R. E. cardinalis, !iber primus, De feudis et bonis Jurisdictiana!ibus, Romae, MDLXX, pag. 409).

Le méme auteur est encore plus explicite dans le passage suivant, où il soutient que la Chambre apostolique est l'ensemble des redevances et droits que les différentes villes et provinces sont tenues de payer au prince, qui est le chef du corps politique auquel elles appartiennent: « Atque, ut haec differentia inter fiscum seu Cameram apostoticam et a;nnonam vobis cLare dignosceretur, cogebar, deveniendo ad terminorum exp!icationem, subjun

gere quod sub fisci seu Camerae nomine veniunt i!la bona et jura. quae competunt in universum principi seu ipsi reipub!icae ac principatui constituto ex civitatibus, oppidis et locis in eo existentibus, quae tamquam membra insimul concurrunt ad efformandum istud corpus universale seu politicum, cujus, juxta meam opinionem, ipse pronceps est caput •. (Liber secundus. De regalibus. Romae, MDCLIX, pag. 148, discursus XLIV, a.d materiam vectigalium). [Questa, come tutte le seguenti. è nota del documento].

Principis sunt qui quasi ad eum, ut proprium, spectant, et non deveniunt ad manus officia.lium Camerae neque officialium fisci ». !Practicarum conclusionum juris in amni toro trequentiorum; Dominici cardinalis Tusci, tomus I, Romae, MDCL, pag. 608, conc!usio XV).

Camerae procurare; rationes impensorum et acceptorum habere; praesidiis et munitionibus omnibus praeesse; ministros quoscumque in omnibus !)rovinciis, civitatibus et locis constituere et revocare, alias surrogare; militiam pro usu status et reipublicae nostrae, ubicumque opus erit, instruere; milites conscribere, stipendia assignare; statuta condere, condita immutare. IBullarium rimanum, tom. XI, PWJ. 1359, Gregorii XIII Constitutio CVIII. -Concessio officii camerariatus S.R.E. il!. et rev. Philippo VastavH!ano).

par Pie IV procureurs du patrimoine de Saint-Pierre, gardiens et présidents des biens de l'Etat ecclésiastique (1). Ces fonctionnaires avaient donc une juridiction s'étendant à toutes les branches de la Chambre, et l'on peut dire que c'est par leur organe que le Pontife administrait le pouvoir temporel (2).

Or nous trouvons que ce sont les officiers de la Chambre qui sont intervenus dans les acquisitions à l'aide desquelles on a entrepris la construction du palais du Quirinal, et que c'est la Chambre elle-meme, c'est-à-dire le trésor public, qui en a supporté les frais.

Sixte V considérant que la plupart des officiers de la Cour étaient obligés de s'éloigner de Rome pendant l'été à cause des grandes chaleurs et de l'insalubrité du climat, ordonna à la Chambre apostolique d'acheter les jardins et le palais appartenant à la famille Carafa sur le Quirinal. La Chambre, présidée par le cardinal Guastavillani, arreta le contrat de vente au prix de vingt mille écus que le dépositaire général (trésorier) de la Chambre paya à Naples au moyen d'une lettre de change.

Quelques années plus tard, Paul V adjoignit au palais du Quirinal le couvent de Bénédictins qu'il se fit donner en échange du palais des cardinaux titulaires de Sainte-Marie en Transtévère. Ces derniers ont été à leur tour indemnisés par une rente annuelle de 420 écus sur le trésor de la Chambre, soit de l'Etat. Il est juste d'ajouter que, le trésor de la Chambre se trouvant épuisé, le Pape annula d'un trait de piume la compensation qu'il avait tout d'abord allouée.

Pour la construction des palais, le trésorier de la Chambre qui était toujours

un des chierici, avait été autorisé par un chirographe du Pape à procéder aux

contrats nécessaires d'après les devis de l'architccte. Nous trouvons dans les con

ventions passées avec les maitres-maçons que c'est le trésorier de la Chambre qui

s'engageait à payer le prix des travaux.

L'achat d'une autre maison contigue ayant été jugé nécessaire pro servitio

palatii montis QuirinaHs, le Pape Paul V ordonna qu'on y procédàt au moyen des

revenus de la Chambre. Ce pontife s'occupa à plusieurs reprises d'agrandir par des

contrats analogues le palais du Quirinal. C'est ainsi qu'eurent Iieu l'acquisition du

palais des princes de Masserano, celle de la maison appartenant jadis à la confrérie

du Confalone, vis-à-vis des chevaux de marbre, celle de plusieurs autres maisons

situées sur le Monte Cavallo, le rachat d'une redevance que le sieur Tiberio Lan

cellotti possédait sur une des maisons démolies, enfin l'acquisition du palais Maffei

et d'une petite maison de la famille de Ludovicis. Le prix de ces contrats a toujours

été payé par la Chambre, ou bien il a été converti en rente annuelle sous la forme

de luoghi di monte, équivalant aux titrcs actuels de consolidés. Dans tous les cas,

c'est le trésor public qui a supporté les frais des agrandissements et embellisse

ments du palais, de méme qu'il en avait déjà supportés les frais de construction.

II est donc impossible de ne pas admettre que le palais du Quirinal doit etre

considéré, au point du vue historique, aussi bien qu'au point de vue juridique,

comme une propriété lalque, faisant partie du domaine de la principauté tempo

rene des Papes.

(l) La decisione del Consiglio dei Ministri era stata presa il 26 ottobre: • Il Cgnsiglio delibera che il palazzo del Quirinale debba appartenere allo Stato e destinato a residenza del Re •. Il 5 novembre era seguita la decisione di prendere possesso del Quirinale (ACR, Verbali delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, II, pp. 81 e 82; Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 412; e cfr. CASTAGNOLA, op. cit., pp. 85-86. Il Visconti Venosta era stato contrario, con altri ministri, alla decisione). Cfr. anche Lanza a La Marmora, 27 e 31 ottobre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 213 e 222.

(2) Cfr. infatti il giudizio sfavorevole dello stesso Gladstone. lett. a Granville il 7 dicembre, in The Political Correspondence, cit., n. 392, p. 178. A Berlino, il von Thile aveva emesso più d'una volta dubbi sul diritto del govemo italiano. al Quirinale. Perciò, il de Launay

(l) Le plus autorisé parmi les écrivains modernes en matière de droit public pontificai, Gaetano Moroni, ancien premier aide de la Chambre (aiutante di Camera) de Grégoire XVI, s'exprime ainsi dans san dictionnaire historique et ecclésiastique (Venise, 1840): « La révérende Chambre apostolique représente l'administration publique de l'Etat pontificai et de san trésor ou erario: elle s'appelle également Chambre pontificale (Camera pontificia) ».

(2) • Redditus Camerae apostolicae dicuntur illi qui, jure ordinario, percipiuntur per officiales Camerae; l"isca!es dicuntur qui per fisci officiales percipiuntur et non perveniunt ad manus officialium Camerae apostolicae;

(3) «In conferendis, etc..... proventus, pecunias, res et caetera omnia juria ejusdem

(l) -« Cum inter cmteras, etc.... Cum autem ojjìcio clericatus dictae Camerae, quod in ipsa curia. primarium existit, munus potissimum incumbat ejusdem Camerae res rite recteque administrandi, jura et redditus utiliter locandi, contractusque desu!Jer necessarios et opportunos ineundi, quorum occasione ipsi clerici Camerae procuratores patrimonii beati Petri, rerumque om.nium Status Ecclesiae romanae hujusmodi custodes et praesides merito nuncupantur..... • (Bullarium a Gregario VII usque ad Sixtum V, Romae, 1586, pag. 822; Pii IV Constitutio CX, Reformatio Camerae apostolicae ejusque o.ffìcialium). (2) -• ... la reverenda Camera apostolica, la giurisdizione della quale è sopra tutte le materie dove si tratta di interessi della Camera stessa, di istromenti di affitti, di entrate della Sedia apostolica, delle tesorerie dello Stato ecclesiastico, delle cause di comunità e di feudi ecclesiastici, di cause di spogli, di cause di conti con ufficiali e ministri dello Stato. sopra il battere ed corso di monete, di cause di appellazioni dalli maestri di strade, sopra gli edifitii et jure congrui, materie di gabelle, datii, imposizioni ed altri sihnili •. (Relazione della Corte di Roma del signor cav. Girolamo Lunadora, Venezia, MDCLXXII, lillg. 42!.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3235. Vienna, 16 novembre 1870, ore 1 (per. ore 10,30).

Ma lettre (l) n'ayant pas pu partir ce soir, j'ajoute autres détails sur mes conversations avec MM. Beust et Andrassy. M. de Beust pense que ses notes de 1867 ne le compromettent guère. La démarche russe implique la néga

tion de ce qu'H avait proposé. Si la volonté de la Russie suffisait pour changer un traité aucune clause ou garantie n'aurait plus de valeur pour l'avenir.

M. d'Andrassy est d'avis que si l'on ne s'oPtpose pas nettement à la Russie, elle sera désormais maitresse de l'Orient. Une guerre serait inévitable plus tard dans des conditions défavorables. La faute de la Russie est trop grande pour ne pas en profiter. Si la Prusse est d'accord dans le fond, elle ne pourra pas cependant en défendre la forme. Le langage des Prussiens appuie cette manière de voir. La Turquie ne subira pas la position qu'on veut lui faire, et l'Angleterre ne faiblira pas. En •conclusion le •casu& belli n'existe pas, tant qu'il n'existe d'infraction matérielle de la Convention. Il s'agit seulement de repousser le principe qu'une simple dénonciation suffise pour annuler un traité international. Si l'on propose une conférence ou un congrés. il faut aussi les repousser. L'Autriche parait parfaitement décidée à suivre cette conduite. Elle attache une grande importance à notre conformité d'act•ion. Les russes se servent de l'exemple de .l'Italie visà-vis de Rome pour appuyer leur agression. MM. de Beust et Andrassy ont fait ressortir la différence avec beaucoup de vivacité, mais la question romaine revient trop fréquemment dans leur conversation podr ne pas s'apercevoir que l'on se sert de cet argument pour faire pression sur nous. Réfléchissez bien à l'importance de l'attitude de l'Autriche dans la question romaine.

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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3237. Costantinopoli, 16 novembre 1870, ore 9,50 (per. ore 11,30).

Grand panique à la bourse et dans le pays, à l~ nouvelle de l'attitude de la Russie. Le Gouvernement cherche à calmer les ·esprits, en disant que la que

stion regal'de plus les grandes puissances signataires des traités de 1856 que la Turquie elle mème. Le Général Ignatieff est attendu d'un instant à l'autre. Si

V. E. me permet d'exprimer un avis dans cette circonstance si grave, je dirai que les puissances feraient selon moi acte de sagesse en ne s'opposant pas aux modifications demandées par la Russie. Ce n'est ni la neutralisation de la Mer Noire ni .le •coin de terre de la Bessarabie a.:r!'achés à la Russie qui ont sauvé jusqu'à présent la Turquie de l'étreinte russe, mais la sauvegarde de l'Europe. Il suffira don1c à mon av~s de maintenir i:ntad •ce rpr1nc!Ìipe, et admettre saoo hésite.:r la libre navigation de la Mer Noire, mais en y ajoutant aussi celle du Bosphore:

35 ~ Documenti diplomatici · Serie Il c Vol. I.

la liberté en tout et pour tous. Les deux clauses susénoncées des traités de 1856 ont été pour la Russie ce que l'Alsace et la Lorraine seraient pour la France. Il était à prévoir quelle tacherait de s'en défaire à la première occasion. InutHe d'assurer V. E. que je garde la plus grande réserve, et que j'évite d'exprimer une opinion quelconque.

(l) Cfr. n. 560.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3239. Vienna, 16 novembre 1870, ore 20 (per. ore 21).

Lord Bloomfìeld vient de me lire en extenso mais en secret la réponse de Lord Granville qui sera remise aujourd'hui au Prince Gortchakow. Cetrte réponse est très calme, mais très nette. Après avoir exprimé sa surprise, Lord Granville démontre tout ce qu'il y a d'insolite et de inadmissible dans la prétention d'une puissance de dénoncer à elle seule la clause d'un traité. Cette prétention infìrmerait le traité tout enHer. Les déclarations de la Russie de ne pas vouloir soulever la question d'Orient et de donner d'autres garanties, seraient en elles memes très louables, mais elles perdent toute valeur si on admet que leur durée ait à dépendre de sa volonté. Si la Russie avait proposé aux puissances garantes la révision de quelques parties du traité, démontrant la nécessité et l'opportunité d'une modifìcation, les puissances auraient pu examiner la chose avec soin et amicalement. Mais il ne s'agit pas de cela, et de la manière dont la question est posée, l'Angleterre ne peut aucunement donner sa sanction à racte de la Russie. Le mot protestation ne se, trouve pas dans la réponse, quoique le sens l'indique clairement.

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IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3241. Madrid, 16 novembre 1870, ore 20,30 (per. ore 0,35 del 17).

Due -d'Aoste élu roi avec 191 voix en unique votation (1).

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IL MINISTRO AD ATENE, DELLA MINERVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3243. Atene, 16 novembre 1870, ore 21 (per. ore 8 del 17).

Il s'agit toujours cfe la question des casernes qui se trouvent sur le territoire contesté par le.s deux gouvernements (2). M. Deligeorgi,s a envoyé à

M. Rangabé une dépeche pour etre communiquée à Aali Pacha. La Sublime

cp!lfine d<:lla. Tessa,glia, in ':'Il:a zona P?sta in. terr!torio ellenico seccilldo il goverlno di Atene (si ved~ 1~ d1spaccw del m1n1stro degh ester.1 Dehgeorges al ministro greco a Costantinopoli, Rangabe, m data 25 ottobre 1870, annes,so m copia al r. della Minerva 26 novembre 1870,

n. prot. 386 ris.). Cfr. n. 537.

Porte avait déjà ·Concédé la suspension des travaux, et dernièrement de le faire évacuer complètement, mais le fond de la dépèche grecque n'est pas tel à faciliter une solution car elle évite de parler de la ..... [manca] par les commissaires des puLssances protectrices. Je pense que le Gouvernement grec veut tenir ·cette question ouverte, ainsi que celle de ·la nationaHté, pour en tirer profit à :l'oocasion.

(l) -Su 344 deputati, di cui 311 presenti, 60 voti andarono alla repubblica federale, 27 al duca di .Montpensier, 8 a Esp.artero, 2 al principe Alfonso, 2 alla repubblica spagnuola, l alla repubbhca, l alla duchessa d1 Montpens1er, 19 schede furono bianche. Bismarck osservò che la maggioranza per il duca d'Aosta era scarsa (BuscH, Tagebuchbliitter, cit., I., p. 411; era in BISMARCK, Ges. Werke, 7, p. 408). (2) -Si tratta della costruzione di caserme da parte della Turchia in quattro località sul
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3244. Vienna, 16 novembre 1870, ore 18,50 (per. ore 9,20 del 17).

M. de Beust vient de me lire sa réponse à la dépèche russe (1). Elle partira ce soir pour Saint-Pétersbourg. Le ton en est ultra ferme et dans quelques points sévcère. Le Chancelier de l'Empire, a.yant pri.s les ordres de Sa Majesté, déclare que la démarche russe est en contradiction avec l'art. 14 du traité; lors méme que cet article spécial n'existerait pas, elle serait en contradiction avec les principes généraux du droit international. Un acquiescement à la dénonciaÙon d'une seule partie aurait pour effet d'annuler la valeur de tout le traité; après quoi, le Chancelier passe à 1a réfutation de tous les arguments particuliers de la dépeche russe. M. de Beust m'a dit qu'il espère vivement que la réponse italienne sera également rprécise. Si M. Visconti Venosta veut dire avec courtoisie, a-t-il ajouté, il pourrait à l'instar de la Russie accompagner la note par une lettre, comme j'ai fait moi-mème. Dans cette lettre M. de Beust tache de justifier sa circulaire de 1867. Maintenant, j·e crois que le moment est venu pour le Gouvernement italien de se décider dans un sens ou dans l'autre, simplement, mais nettement. La position de l'Angleterre et de l'Autriche est prise. La Prusse veut favoriser la Russie, mais, peut-ètre, elle ne prendra pas fait et cause pour elle.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3245. Berlino, 16 novembre 1870, ore 17,45 (per. ore 9,35 del 17).

V. E. recevra demain un rapport détaillé (2), expedié avant-hier, sur l'incident soulevé parla Russie. J'ai développé les rai<sons par lesquelles nous devions éviter de nous mettre sur la mème ligne que les trois puissances qui ont signé le protocole du 15 avril 1856. J'ai suggéré qu'à défaut de limitation des forces madtimes de la Russie dans La Mer Noire, on ouvre .cette mer, avec le ·consentement de la Turquie, aux pavillons des autres puissances. Cette alternative était

dans les instructions tracées par Lord Clarendon à Lord Ru~sell aux conférences de Vienne en 1855. L'idée de neutraliser la Mer Noire est d'origine française. Je crois, dans cet état de choses, que la mesure à prendre •Serait, ma~gré les instances de l'Autriche, de ne pas faire une réponse analogue à celle de l'Angleterre.

(l) -Cfr. Correspondenzen des K. K. M. d. ;r., n. 4, cit., nn. 158 e 159, pp. 137-140; Das Staatsarchiv, XX, nn. 4233 e 4234, pp. 124-128; Archives DipLomatiques 1873, III, pp. 199-203; BEUST, Trois quarts de siècLe. Mémoires, trad. frane., II, Paris, 1888, p. 414 sgg. Per la risposta russa, del 22 novembre, e la controreplica del Beust, il 7 dicembre, cfr. Correspondenzen des K. K. M. d . .A., n. 4, Nachtrag, nn. 166, 167, 168, pp. 12-17; Das Staatsarchiv, XX, nn. 4236, 4237, 4238, pp. 130-136; Archives DipLomatiques 1873, III, pp. 215-220, 252-254. (2) -Cfr. n. 530.
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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3247. Costantinopoli, 16 novembre 1870, ore 21 (per. ore 12,40 del 17).

Contrairement à ce qu'on attendait, c'est le Chargé d'Affaires de Russie qui a fait hier mardi la communication à la Sublime Porte. Le Général Ignatieff n'arrivera que demain soir. Le Grand Vizir m'a dit ce matin qu'il avait appris de l'Ambassadeur de Turquie à Vienne les bonnes dispositions du Gouvernement du Roi. Il m'a chargé de le remercier, et de lui dire qu'il partageait entièrement son avis, c'est-à-dire qu'il fallait ou faire la guerre, ou céder de bonne grace. Il a ajouté que ·ce soir le Conseil des Ministres se réunirait pour délibérer. La note communiquée à la Sublime Porte est la meme qui a été lue aux autres puissances. Aujourd'hui les esprits sont plus calmes, et la Bourse s'est relevée du panique d'hier.

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IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, MIGLIORATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. parzialmente in LV 17, pp. 107-108)

R. 185. Monaco, 16 novembre 1870 (per. il 18).

Di ritorno da cinque giorni dal mio congedo esitai alquanto a riferire all'E. V. la situazione qui trovata (l) poichè le prime notizie ricevute tendevano a farmi credere che una sensibile modificazione si fosse prodotta in senso reazionario nella (2) quistione Romana. Una processione religiosa ebbe luogo a Monaco nella prima domenica del corrente mese allo scopo d'impetrare l'intervento del cielo a favore del ripristinamento del potere temporale del Papa; questo pubblico atto religioso ebbe luogo per iniziativa di alcuni cattolici zelanti * oscuri però sotto ogni riguardo * (3); ad esso si associò l'Arciv·escovo di Monaco, il basso clero ed una massa di contadini fatti. venire appositamente dalla campagna; * i medesimi promotori di queste dimostrazioni enunciarono l'idea di un pellegrinaggio alla città di Bamberga, ma esso non trovò accoglienza favorevole presso il popolo e si ritiene che non avrà luogo * (3). La stampa clericale venne per conseguenza (4) sino ad un certo punto in soccorso alla causa del Vaticano cer·cando di popolarizzare l'idea di una crociata a favore di Roma (5); ma è

d'uopo eziandio riconoscere che non ottengono i suoi sforzi risultati di qualche importanza; dall'altro lato invece havvi la stampa liberale la quale * rimproverando tti Ministri bavaresi che trovansi a Versailles l'opposizione che fanno alla entrata della Baviera nella Confederazione del Nord * (l) addita loro la questione romana come quella per la qnale dovrebbero spendere la propria influenza; e ciò tanto nel senso del mantenimento delle prerogative reali contro la promulgazione del dogma sull'infallibilità, quanto per invitargli [sic] ad astenersi di qualsiasi dimostrazione contro i recenti avvenimenti compiutisi nella città eterna. * Ma volendo apprezzare al loro giusto valore le mene di quel partito occulto ·che cercando di agitare le coscienze si lusinga di tener alta la bandiera delle idee che non sono più proprie alle società moderne è d'uopo rimettersene alla opinione, al giudizio degli uomini che per dottrina e per esperienza acquisita in tali faccende rappresentano una autorità incontestabile. Fra essi mi sarà concesso di dare il primo posto a Monsignor Dollinger. Egli è d'avviso che di niun valore saranno i resultati che potranno produrre dimostrazioni quali quelle di cui parlai più sopra, perchè contrarie al sentimento liberale prevalente nel~ l'animo delle masse, le quali riconoscendo i benificii derivanti da libere istituzioni non possono a meno che lasciar cadere ciò che si gustava nei tempi di mezzo. Il dotto teologo approva che il Governo del Re approfittando di circostanze favorevoli abbia potuto trovare alla questione romana quella soluzione che attender dovea da dieci anni il Papa medesimo, e facendo voti perchè l'Italia sappia con quella moderazione che fa ad un tempo la forza, conciliare gli interessi suoi ·colle garantigie che son ad un tempc dovute al Capo della Chiesa per il libero ed indipendente esercizio del suo sacro ministero, augura che un pronto e stabile assetto sia dato sul Campidoglio all'insediamento della Capitale d'Italia * (2).

(l) -• Che qui trovai» LV. (2) -«In un senso reazionario riguardc, alla» LV. (3) -Omesso in LV. (4) -• Quindi • LV. (5) -«Santa Sede • LV.
559

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE BARRAL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 109)

R. CONFIDENZIALE 283. Bruxelles, 16 novembre 1870 (per. il 19).

Hier soir, à une réception du Ministre d·es Affaires Etrangères, le Baron d'Anethan m'a pris à part pour me dire que le matin meme il avait reçu du Représentant Beige à Rome une protestation du ca["dinal Antonelli contre la prise de possession du Quirinal. A ma demande sur les termes dans lesquels était rédigée cette protestation, il m'a répondu qu'il y était dit que le Quirinal avait toujours été une propriété privée des Papes, et que surtout l'on s'élevait contre la violence dont on avait usé pour y entrer.

Ayant ensuite demandé à M. d'Anethan s'il ferait une réponse à cette communication, il m'a dit que non (3), se fondant comme toujours sur la neutralité de la Belgique.

41"9

(l) -Omesso in LV. (2) -Tutta questa seconda parte omessa in LV. Nota marginale a matita: « Scritto a Roma 23 novembre ». (3) -<Non» tondo in LV.
560

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 l/D)

L. CONFIDENZIALE (27). Vienna, 15-16 novembre 1870.

Ho telegrafato il sunto delle due conversazioni avute (1). Eccole più diffusamente.

Il Beust cominciò daU'affrontare egli stesso la questione del dispaccio del 22 Gennaio 1867 a Metternich, e della circolare del 3 Feb. 1867. Egli disse che se ne compiaceva perché sin d'allora aveva preveduto la possibilità, e l'opportunità dell'a revisione del Trattato di Parigi. Che se la Russia avesse fatto una tale dimanda in via regolare, si poteva prenderla in -considerazione. Ma denunciare il Trattato o la Convenzione ex abrupto senza concorso e senza consenso delle potenze segnatarie del medesimo è tale enormità che non può in guisa alcuna ammettersi. Imperocchè ciò implica il concetto che una parte sola possa svincolarsene, e ciò oltre ad essere contrario ai principì di diritto internazionale, è esplicitamente negato dal Trattato stesso.

A questa prima dichiarazione io ho creduto di dover rispondere risalendo ai predetti dispacci del Beust, che la questione mi appariva piuttosto di forma che di sostanza, e che la Russia aveva dichiarato che era disposta ad intendersi e trovare di concerto colle altre potenze garanzie equivalenti: che prima di mettersi in opposizione era d'uopo pensare a quali conseguenze ciò poteva condurre. Non è questione di forma, replicò il Beust, è un atto gravissimo in se e che implica la sostanza, perchè se fosse ammesso nessuna garanzia nuova avrebbe valore. Il casus beZZi aggiunse non è posto, perchè qui non si tratta dei fatti che sarebbero la conseguenza della denuncia, ma solo della denuncia, però rpossiamo agire con ·calma, ma insieme dobbiamo agire .con :fermezza. Noi dobbiamo dichiarare che codesta pretesa dalla Russia non è nè legale nè ammissibile. E la questione vuoi essere esaurita per se stessa: onde se ci si proponesse un congresso o una conferenza noi siamo ben risoluti di non accettare nè l'uno nè l'altra.

Avendogli io chiesto se reputava che il passo fatto dalla Russia fosse effetto di un accordo con la Prussia, ·egli mi rispose che credeva che Bismark avesse convenuto di non far opposizione a mutamenti del Trattato del 1856 ma non della opportunità e del modo, e che per questa parte la Prussia stessa non poteva non riconoscere il torto della Russia.

Quindi egli è entrato a parlarmi degli interessi dell'Italia in Oriente, della importanza che non si separi dall'Inghilterra, e dall'Austria in questa questione, e ha insistito vivamente perchè sotto forma calma, semplice, cortese quanto si voglia però fosse espressa da noi l'idea netta di non ammettere il diritto della Russia a denunciare la convenzione. Voi avete, soggiunse, una questione grave la questione romana, e in essa noi vi siamo stati favorevoli. Oggi il Papa si volge alla Prussia, e sopratutto da L·ei spera soccorso. Si tratta di far fare ai vescovi francesi un atto collettivo cohtro eU voi, st maneggiano intrighi fra

Bismark ed Enrico V. La nostra attitudine può esservi di vantaggio. Io non

dico questo per fare una pressione sull'Italia, ma perchè oltre all'interesse e

alla dignità vostra, sappiate chi sono i veri vostri amici.

Rispetto alla Francia finalmente mi disse che Appony gli aveva telegrafato

che la prima impressione a Tours era stata un eclat de fou rire, un senso cioè

di vendetta allegra, veggendo come l'Europa che aveva abbandonato la Francia

si trovasse ora oltraggiata dalla Russia. Nondimeno esso credeva che neppure

le sciagure francesi potrebbero indurre quel governo ad approvare la condotta

della Russia, la quale mentendo di•ceva di appoggiarlo mentre egli (Beust)

aveva dato a Tours la prova più completa della sua totale inazione. Debbo però

soggiungere cosa ·Che mi risulterebbe da altre parti che la Francia finora non ha

avuto .comunicazione ufficiale della nota come le altre potenze. Il Gortschakow

non parla già del governo della Francia ma degli uomini che vi sono al potere.

Il Cancelliere conc·luse pregandomi di scriverti con ogni istanza, le disposizioni dell'Austria, e i suoi desiderii a nostro riguardo.

Con forme anche più risentite l'Andrassy esprime le stesse idee. Secondo lui la Prussia non può aver consigliato ana Russia di fare quell'atto. Esso è il portato del partito moscovita (Ignatieff, Milutine etc.) che scontenti [sic] dell'attitudine presa nella guerra ·sforzando Gortschakoff a fare qualche cosa nel senso slavo. V'è in questo procedere qualche ricordo del frustino di Menschikoff. Ammessa la pretesa della Russia, l'Oriente è in sua balia. Gli sla.vi da ogni parte rivolgeranno ad essa i suoi [sic] sguardi. Bisogna dunque assolutamente impedirlo; e poiché la Russia ha commesso un errore che egli paragona a quello di Grammont e di Napoleone III così l'occasione non potrebbe essere più bella. Se l'Italia va per altra via, non provvede ai suoi interessi veri. A questo io dissi prima di tutto che tu non avevi fatto alcuna risposta, e che avevi dichiarato la necessità d'intendere prima l'avviso delle altre potenze. E l'Andrassy dovè convenire che ciò era perfettamente corretto. Poi siccome taluno gli aveva parlato della tua timidità diplomatica, io gli risposi che tu non temevi punto le conseguenza d'unazione [sic] logica, perseverante, vigorosa; ma trovavi giustamente che una volta compromessi con la Russia, si finisce poi coll'accordarle sotto altra forma ciò che essa desidera: nel qual caso era molto meglio non fare opposizione, e non tenere il bron~io. Se tale è il sentimento di Visconti, egli riprese, ha perfettamente ragione ed io sono d'accordo con lui. Ma appunto ciò che voi temete e [sic] ciò che l'Austria non vuole, e non vorrà mai. Siccome essa è dalla parte della ragione, deve dir netto il suo pensiero, sostenerlo, rifiutare ogni conferenza. La Prussia in questo momento non può aiutare la Russia: .questa non è pronta e sarà costretta di ritirare il passo che ha fatto imprudentemente. Queste sono le idee dell'Andrassy svolte con molta evidenza ed energia. Quindi egli mi narrò di aver avuto col ministro russo Novickow una conversazione nella quale il solo argomento che egli adduceva era l'esempio dell'Italia rispetto a Roma. L'Andrassy affermava avergli risposto che il caso era diversissimo, che non vi era convenzione se non colla Franda, che la Francia aveva riconosciuto la fine di quella convenzione, e che se il Rè non fosse andato colle sue truppe a Roma. vi sarebbe andato Garibaldi coi suoi volontari. Ma il Novikow si ammantava

sempre dell'esempio dell'Italia. Siccome io vedeva che l'Andr,assy aveva sostenuto molto bene le parti nostre, ed esposto le nostre ragioni, così non ho ereduto d'intrattenermi su questo punto, e gli ho fatto l'ipotesi che ciò conducesse alla guerra. Egli non lo crede, ma in ogni caso, il cedere non farebbe che ritardarla e ci troveremmo a questo dilemma o di dare l'oriente in mano alla Russia,

o di opporvisi. Ma nessuna occasione può essere più opportuna di questa, perchè l'opposizione è fondata in ragione, e la Prussia è impegnata in altra guerra. Bisogna dunque respingere e la forma, e la sostanza, e non ammettere conferenza di sorta.

L'Andrassy vagheggerebbe una risposta brevissima che senza toccare punto la possibilità di revisione dei trattati dicesse presso a poco queste cose: Voi ci annunziate che avete denunciato la Convenzione, e ne chiedete l'assentimento. Noi ve lo rifiutiamo perchè l'art. 14 del Trattato vi si oppone espressamente; e perchè anche senza l'art. 14 vi si oppone 'il diritto internazionale. Non una parola di più, però suppone che il Beust vorrà distendersi a confutare gli argomenti della nota russa il che a suo avviso attenua invece di convalidare la forza della risposta.

Ma lasciando queste sfumature, io ti ho esposto il sentimento sostanzialmente identico dei due uomini più influenti dell'Impero. Il TitorneUo della questione romana mi ha fatto molta impressione e non ho voluto dissimularlo nel mio telegramma. Non potei veder Lord Bloomfield lo vedrò domani.

16 novembre 1870.

Poichè la ·lettera non potè partir iersera vi aggiungo alcune impressioni d'oggi. Ho telegrafato a lungo delle due note inglese e austriaca (1). Identiche in sostanza non hanno differenza che nella forma: l'austriaca non tocca neppure la possibilità della revisione dei trattati, e s'intrattiene lungamente a confutare i particolari. Entrambe si fondano sul principio ·che una denuncia isolata non basta ad annullare un trattato.

Che ·COsa ne uscirà? Certo par difficile che la Russia retroceda sebbene in questo momento essa non abbia eserciti pronti, nè danaro. Lord Bloomfield mi dice .che l'ultimo prestito fatto da essa in Inghilterra, e il cui versamento dee aver luogo solo a pace conclusa, può ancora stornarsi. D'altra parte tutti sembrano d'accordo che la Turchia in questo momento si trova in condizioni inusitate di forza e di armi. I danari glieli troverebbe in ·[sic] Inghilterra. E qui sino a che il partito ungherese prevale, si può ritenere che non si ritirevanno. Perchè ciò avvenisse, bisognel"ebbe che non solo cadesse H Beust, ma che l'Andrassy perdesse ogni 1nfluenza. Bisogna dunque, 1sebbene ora non siamo che al primo ,stadio, riguardare anche alla possibilità di una guerra futura, e metterla in calcolo.

Tu ricordi che nella nostra conversazione di sabato scorso ciò che supponevamo era una esplosione di malumori, ma non fondata sopra serio convincimento, non seguita da serie conseguenze. In tal caso dicevamo che era meglio l'astenersi da dimostrazioni. Ora la posizione è diversa, il che non togHe che dobbiamo considerarla attentamente, poichè il nostro avvenire può esservi impegnato. Se vi è argomento nel quale non tu solo, ma il Gabinetto intero debba pronunziarsi è certamente questo (2).

A me pare che la tesi anglo-austriaca sia giusta ed evidente, che nelle nostre tradizioni e nei nostri interessi sia il tutelare l'oriente dalle usurpazioni russe, e però presi i debiti accordi coll'Inghilterra, seguirei il suo esempio. Naturalmente la nostra risposta può esser più modesta certo più breve e più semplice. Ma noi possiamo pur rispondere che non aderiamo a questo principio che una s~la potenza si svincoli dai Trattati collettivi mediante una semplice denunzia. II ,caso di Roma è diverso, e noi non dobbiamo in modo aJ.cuno ammetterne la parità.

Questa è la mia opinione data a te in amicizia. Come ministro non avr-ei questo compito.

(l) Cfr. nn. 543 e 550.

(l) -Cfr. nn. 552 e 555. (2) -Di fatto, il Consiglio dei Ministri si occupò ampiamente della questione, nelle sedute del 20, 21, 22 e 23 novembre; e la nota italiana di risposta alla Russia vi fu ampiamente discussa, con obbiezioni del Sella e di altri ministri ad una frase ritenuta eccessiva (CAsTAGNOLA, op. cit., pp. 91-97).
561

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1477. Firenze, 17 novembre 1870, ore 23,40.

J'espère avoir demain communication de la dépeche anglaise et je rédigerai aussitòt ma réponse à la circulaire russe. Au fond ma réponse ne diffèrera pas beaucoup de celles de l'Angleterre et de l'Autriche. Je tàcherai cependant d'en adoucir la forme et je crois que cela ne sera pas désavantageux meme pour les

autres puissances intéressées. Il faut éviter à mon avis d'aigrir le débat en blessant inutilement l'amour propre de la Russie. Dites moi votre avis.

562

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

(AVV, mazzo 14, fasc. 9/3)

L. P. Firenze, 17 novembre 1870.

Prendo la penna per farvi una domanda che, ISe!llZa gli avvenimenti de' quali siamo gli spettatori, non avrei mai avuta l'occasione di rivolgervi. In questi giorni fu a Firenze Minghetti ii quale ripartì, dopo una brevissima dimora, per Vienna. Egli venne quì per occuparsi della sua elezione e per prendere una risoluzione definitiva poichè le nuove elezioni lo ponevano nella necessità morale di decidersi fra il conservare in modo stabile il posto diplomatico ch'egli occupa e il !asciarlo per riprendere la vita parlamentare. Prima di partire egli mi disse che la sua decisione era presa, che non era conveniente per esso il rimanere in una posizione intermedia fra la diplomazia e il Parlamento, e che, per quanto si trovasse benissimo a Vienna, gli pareva, nelle condizioni attuali, un dovere verso il proprio partito il non abbandonare la Camera. Egli ripartì dunque per Vienna per terminare alcuni affari finanziarii che voLgono alla loro conclusi,one, ma sarà di ritorno prima che il Parlamento si riapra e il posto di Vienna rimane vacante. Nelle circostanze attuali è im

possibile !asciarvi una reggenza ed io sono costretto a nominare prontamente il nuovo titolare.

In ogni altra occasione, se ciò fosse avvenuto, io non ve ne avrei scritto

se non fosse per chiedere il vostro avviso intorno alla scelta della persona che

vi fosse sembrata la più opportuna per questo posto importante. Voi sapete

quale è sempre stato il mio pensiero riguardo alla Legazione di Parigi. M'era

noto che era vostro desiderio il rimanervi ed io ero convinto che nessuno

poteva, in quel posto, rendere al Paese servigi eguali a quelli resi da voi.

Ma ora, dopo gli avvenimenti che hanno tutto mutato in Francia, può

essere vostro desiderio e fors'anche vostro proposito di essere presto o tardi

trasferito a un'altro posto e siccome quello di Vienna è fra i posti che vi pos

sono convenire, non ho voluto disporne senza rendervi prima avvertito ch'esso

è vacante.

Voi mi conoscete abbastanza per essere convinto che nelle mie paro1e

non v'è alcuna specie di sottinteso. -Non vi faccio una proposta, ma siccome

le occasioni per provvedere a un posto diplomatico non si presentano sempre

al momento in cui si vorrebbe, non voglio provvedere al posto di Vienna senza

prima chiedervi, come un'amico, quale è il vostro modo di vedere e quali pos

sono essere i desiderii vostri per quanto personalmente vi concerne. Prima

di fare alcuna proposta per Vienna al Re e a' miei coHeghi desidero di avere una

vostra risposta.-Non vi faccio considerazioni politiche sull'importanza della Le

gazione in Austria fra noi, poichè queste considerazioni sono tanto note a voi

quanto a me. Solo vi aggiungo, per esaurire tutto l'argomento, che la nomina

a Vienna condurrà seco, in ogni caso, un certo movimento diplomatico, e nel

caso che voi desideraste lasciare la Francia, ma a Vienna preferiste Pietroburgo

o anche Costantinopoli io potrei far sì che le nuove combinazioni fossero tali da assecondare le vostre preferenze.

Vi sarei gratissimo se o per telegrafo o per lettera mi mandaste, al più presto possibile, una risposta a questa mia.

563

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3248/11. Londra, 17 novembre 1870, ore 11,50 (l) (per. ore 16)

J'ai reçu vos deux télégrammes la nuit dernière (2), et aujourd'hui j'en ai donné communication à Lord Granville. Il n'a fait d'autre réponse à la Russie que !IJar sa note, ind1quée dans mon télégramme n. 9 (3), qui aura été remise aujourd'hui au Prince Gortchakow. Elle aurait été méme moins dure, ne contenant pas le mot « protestation ». Il y aurait dit seulement de ne pas pouvoir admettre la déclaration de la Russie par la raison de droit qu'une partie ne peut pas se délier par elle méme d'un traité, et que cela serait òter la force à tout traité. Le reste de !adite note de Lord Granville serait selon mon télégramme n. 9 et le rapport du 12 courant (4). Lord Granville n'a pas fait d'autres démarches

auprès de la Russie, et il n'en fera pas jusqu'à la réception de la réplique de celle-ci. Il pense que son terrain est diplomatiquement très fort; il ne croit pas convenable d'ajouter autre chose pour le fortifier. L'attitude de l'Angleterre est expectante, sur la base de sa note. Il ne croit pas .convenable, maintenant, une action collective de quelques uns des signatair~s du traité, selon ce que voudrait

M. ò.e Beust. Il m'a exprimé l'impression que nous ne soyons pas assez préoccupés de cette affaire, et il désire que le système de sa réponse soit aussi suivi par nous dans notre note de réponse à la Russie, et aussi que nous ne tardions pas .plus à répondre. Le cours du voyage d'Odo Russell a souffert des retards. On ne sait pas s'il est déjà à Versailles; aussi, aucune nouvelle de lui à l'égard de la Prusse. L'Ambassadeur de Prusse aurait dit à Lord Granville que la forme de la note russe lui est réussie inattendue. M. de Bi.smarck d'après des rapport privés, en aurait dit autant. Cela très confidentiellement. Lord Granville m'a dit ne pas en savoir davantage. Il m'a promis de me tenir au courant avec confiance (1).

(l) -Secondo il registro dei telegrammi della legazione di Londra, spedito alle ore 23 del giorno 16. Il te!. è stato certamente redatto il 16 sera. (2) -Cfr. nn. 538 e 539. (3) -Cfr. n. 512. (4) -Cfr. nn. 512 e 517.
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IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3250. Pietroburgo, 17 novembre 1870, ore 13,30 (per. ore 20,05).

Ambassadeur d'Angleterre a communiqué ce matin au Prince Gortchakow réponse du Cabinet de Saint-James qui refuse sanctionner dénonciation de la convention de 1856. Gortchakow tout en déclarant que la décision de l'Empereur {>tait irrévocable a ajouté qu'il répliquerait à la note anglaise avec calme. Mon impression, d'après ma conversation avec Ambassadeur d'Angleterre est que roideur de la note anglaise est l'effet de la forme plutòt que du fond de la démarche russe et que le refus du Gouvernement anglais aurait été moins absolu si la Russie avait d!emandé de reviser d'accord convention au lieu de la dénoncer. J'ai vu Gortchakow pour lui faire dernière communication de V. E. relativement à l'armistice et je me suis abstenu de toute initiative sur le conflit orientai, mais il voulut m'en parler en me disant qu'il espérait que l'Ltalie et la Russie se mettraient d'accord sur cette question ainsi qu'il en avait été sur presque toutes les autres, qu'il avait toujours favorisé dans les relations diplomatiques la nation italienne et qu'il croyait que le moment était venu pour l'Italie de s'affirmer comme grande puissance en suivant une politique indépendante et dictée par ses véritables intérets en Orient, d'autant plus qu'elle s'était trouvée d'accord avec le Cabinet Impérial dans presque tous les différends qui ont surgis dans ces dernières années à Constantinople, qu'il ne fallait pas attribuer une portée trop alarmante à cette dénonciation, que la Porte elle-meme comprendrait nécessité d'établir sur des bases prus équrtables ses rapports avec la Russie qui ne menaçait nullement son indépendance. Il ne sortira tout au plus de cet incident, a-t-il dit, qu'une guerre de piume mais la Russie aura occasion, en vue des com

plications à venir de savoir quels sont ses véritables amis. Conforme à mes instructions je me suis borné au réìle de simple auditeur. Ministre autrichien n'a pas encore vu le Chancelier après l'expédition de la circulaire.

(l) Su questi scambi di vedute fra Italia e Gran Bretagna, cfr. anche Correspondence respecting the Treaty oj March 30, 1856, cit.. nn. 19, 21 e 33, pp. 14-15 e 23 (Granville a Lord Lyons, 17 novembre, Paget a Granville, 15 novembre, Granville a Paget, 23 no.vembre); e anche Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 197-199.

565

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3252. Vienna, 17 novembre 1870, ore 17,20 (per. ore 23,40).

Andrassy vient de sortir de chez-moi. Il m'a montré une dépèche de Granville où il exprime le désir que l'Angleterre et l'Autriche marchent parfaitement d'accord dans la question. Ici on tient immensément à ce que notre réponse soit dans la substance identique aux réponses anglaises et autrichiennes. Une réponse doùteuse ou évasive équivaudrait pour l'Autriche à notre entente avec la Russie.

Andrassy m'a dit que parti clérical n'attend que cela pour ouvrir le feu contre nous.

566

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3253. Vienna, 17 novembre 1870, ore 23 (per. ore 10 del 18).

J'ai causé longuement avec le Ministre de Russie. Il défend l'opéré de son Gouvernement avec des faibles argumentations et insiste sur ses intentions pacifiques, puisque la Russie n'est armée ni prète en aucune façon. Il ne m'a rien dit de notre attitude dans la question. Ministre de Prusse tout en reconnaissant sentiment de bienveillance envers la Russie, croit cependant que la dernière

démarche a été une surprise aussi pour son Gouvernement qui ne pourrait, dans les circonstances, prendre part active à la question.

567

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3255/12. Londra, 17 novembre 1870, ore 18,40 (per. ore 10,15 del 18).

Faisant suite à mon télégramme n. 8 (l) la réponse de Bismarck est, que si la France désire vraiment renouer les négocia.tions pour un armistke, elle doit s'adresser directement au Quartier Général Prussien. Cette réponse a suivi la déclaration française d'ètre disposée à négocier sur la base d'un ravitaillement plus restreint et d'un armistice p1us court. Granvìlle ne sait que cela: il croit qu'il ne conviendra pas maintenant de faire arriver à la Prusse de nouvelles recommandations de la part des neutres. Il a fait déclarer qu'il Uent à la paix,

mais point du tout à ce que ce but soit atteint par le moyen du Gouvernement Britannique.

(l) Cfr. n. 514.

568

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 711. Berlino, 17 novembre 1870 (per. il 21).

J'ai reçu hier vos deux télégrammes du 15 novembre (1). Dans la visite que j'ai fa~te ce matin au Secrétaire d'Etat, je me suis exprimé dans le meme sens que V. E. vis-à-vis du Baron d'Uxkull. J'espérais par cette communication obtenir que1ques indications sur l'attitude de la Prusse. Mais M. de Thile m'a donné l'assurance qu'il n'avait aucune instruction pour régl·er son langage. Le Comte de Bismarck aura été, comme lui, surpris en recevant la dépeche russe du 31 octobre. C'est un incident dont on ne saurait méconnaitre la gravité, mais comme la dénonciation faite par le Cabinet Impérial n'implique pas nécessairement une atteinte à l'intégrité et à l'indépendance de la Turquie; qu'il manque un objet palpable d'attaque, et que le dissentiment porterait sur la forme plus que sur le fond, ill y aurait encore des chances de conjurer le péril. Celui-ci n'étant pas imminent, la diplomatie ne manquera pas de mettre le temps à profìt par la vme des négociations. La clef de la situation était évidemment à Constantinople et à Londres. Aucun avis n'était encore parvenu de ces deux capitales. On savait seulement, par le Comte de Bernstorff, qu'un sauf-conduit ayant été demandé pour M. Odo Russe! à l'effet de se rendre au Quartier Général, l'Ambassadeur de Prusse avait décliné de transmettre le message en invoquant la mesure générale qui interdisait l'accès de Versailles à tous les diplomates étrangers. Lord Granville avait insisté en disant que M. Odo Russe! partira'it avec ou sans sauf-conduit. II restait à apprendre si les avant-poste allemands lui auront permis de traverser les lignes.

J'ai fait allusion au récit de certains journaux camme si le Princi Gortchakow avait en quelque sorte eu le placet préalable du Comte de Bismarck avant de lancer 1a dépeche du 31 octobre. M. de Thile déclinait toute responsabilité de ce genre. Il semblait p'lutòt d'avis qu'un pareil i:ncident était de nature à créer des embarras à l'Allemagne, ne fùt-ce qu'en révei1lant quelques sympathies pour la France.

J'ai dit aussi un mot sur la position égale de l'Italie et de la Prusse comme signataires du Traité de paix général du 30 mars 1856, mais ne fìgurant point comme parties contractantes du protocole du 15 avril de la méme année. C'était fourni:r une seconde fois à M. de Thil'e l'oe:casion de se prononcer sur l'attitude de son Gouvernement. Il a nouvellement allégué l'absence de toute instruction.Il était toutefois d'avis que l'Angleterre, l'Autriche et la France se trouvaient en effet placées en première ligne. « Libre à cette dernière, ajoutait-il en souriant, de distraire 100.000 hommes vers la Russie; nos actions monteraient plus encore ».

La réponse anglaise doit arriver ce soir à St. Pétersbourg. Je vois d'après votre télégramme, Monsieur le Ministre, qu'Elle déclare comme inadmissible la prétention de la Russie, et que l'on insiste de Vienne pour que nous donnions une réponse analogue. En me référant à mon rapport détaillé du 14 courant

n. 708 (2), j'ai cru devoir Vous mettre en garde contre ces instances plus explica

bles au point àe vue autrichien qu'au nòtre. -Le Comte Cavour par son intuition si remarquable de nos intéréts, s'était allié aux Puissances Occidentales pour s'assurer le concours matériel ou moral de ces Puissances à un programme éminemment italien. Son calcul n'a pas été trompé. Maintenant que l'Italie est faite, ne serait-ce pas nous exposer à défaire l'reuvre du principal fondateur en nous emba,rquant, pour cette méme question d'Orient, dans des complications dont l'issue est douteuse. Ou le différend s'aplanirà par quelque transaction, ou il aboutira à la guerre. Dans le premier cas notre conduite conciliante serait appréciée par tous les Cabinets. Dans le second cas, nous devrions chercher à nous ménager avec la Prusse un ròle de médiateur. Nous traversons heureusement la crise actuelle sans coup férir. Il nous importe d'adopter la méme conduite

si jamais des hostilités éclataient contre la Russie. L'état de nos finances, à moins de vouloir marcher à une ruine complète, à une banqueroute, nous impose de ne nous méler à aucune guerre tant que notre territoire n'est pas menacé. Si la Russie veut sortir de son recueillement, prenons-le nous méme pour notre programme. Ce serait en méme temps faire acte d'indépendance complète visà-vis de l'étranger, quand il saurait que nous ne nous désintéressons des questions étrangères que pO'llr autant qu'eHes ne touchent pas directement à nos .propres intéréts. -C'est là sans doute de l'égoisme, mais vu nos conditions intérieures, c'est une nécessité, et s'en départir serait une faute.

A maintes reprises, en parlant académiquement avec mon Collègue de Turquie des dangers de la guerre actuelle, j'avais suggéré l'idée de déneutraUser la Mer Noire. Il m'a confié qu'il en avait écrit hier, en vaie particulière à Aali-Pacha. Ce serait peut-étre le meilleur parti à prendre, car ici du moins je rencontre beaucoup d'incrédules sur les dispositions belliqueuses de l'Angleterre. Dès lors il ne serait pas très digne de tenir un langage menaçant qui ne devrait pas otre soutenu plus tard à coups de canon. -Puisque la Russie se dégage partiellement de ses obligations et qu'un téte-à-téte présenterait dans la Mer Noire des inconvénients ou des dangers pour l'autre riverain, que les Puissances, d'accord avec la Turquie, déclarent cette mer libre et accessible, en temps de paix aussi, à tous les pavillons militaires. -L'idée de neutralisation est d'origine française; le Gouvernement provisoire fera peut-étre bon marché d'une combinaison mise en avant du temps de l'Empire. Le Gouvernement Britannique ne s'y est associé que lorsque M. Drouyn de Luys, aux conférences de Vienne, en eut fait la proposition. Lord John Russel avait eu d'abord l'instruction de Lord Clarendon de poser l'a'lternative « ou de rédui:re la force maritime de la Russie à une proportion raisonnable, ou d'ouvrir la Mer Noire aux forces maritimes des autres Nations ». Le Cabinet Anglais doit s'en souvenir et se prétera peut-étre, à défaut de la première alternative, à admettre la seconde qu'il aurait certainemennt souscrite en 1855 et en 1856. -Maintenant la Russie estime que ses bàtiments de guerre ne doivent plus étre exclus de ces parages. Forme à part, on le comprend. -Elle rend la plénitude de son droit au Sultan; Elle la reprend pour elle-mòme. -Que toute l'Europe en fasse autant Elle aura trouvé alors qui lui dame le pian.

Quoiqu'il en soit, l'essentiel pour nous c'est de ne point engager notre liberté d'action. Ci-joint une lettre particulière pour V. E.

(l) -Cfr. n. 538 e la nota 2 a p. 457. (2) -Cfr. n. 530.
569

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 17 novembre 1870 (per. il 21).

M. de Thile, qui avait du récemment à son regret bien réel me communiquer de la part de son chef des observations qui répondaient si mal à la courtoisie de Notre Auguste Souverain, a saisi l'occasion de l'entretien que j'ai eu ce matin avec lui, pour me féliciter de l'élection du Due d'Aoste au tròne d'Espagne. Il se réjouissait de voir ainsi close par les Cortès une phase trop longue d'attente, en ajoutant une nouvelle illustration à la Maison de Savoie, et il partageait les regrets de l'Italie de devoir se séparer d'un de ses Princes bien aimés, qui, fidèle aux traditions glorieuses de Sa Famille, a:vait déjà fait ses preuves sur les champs de bataille.

J'ai vivement remercié le Secrétaire d'Etat des sentiments amicaux qu'H exprimait. Mais je ne comprenais pas plus qu'auparavant, quelle avait été la politique du Chancelier fédéral dans cette question. Il n'avaÙ: que trois lignes à suivre: s'opposer à l'élection d'un Prince Italien, la favoriser, ou bien s'abstenir. Or, aucune de ces lignes de conduite n'a été adoptée par le Comte de Bismarck, et je l'ai fait remarquer à mon interlocuteur, en causant académiquement avec lui de ce qui s'était passé. On ne s'est pas opposé ici au choix qui vient d'etre ratifié par les Cortès, car on aurait eu la meilleure des occasiòns pour nous le faire sentir, quand j'ai été expressément chargé de demander si la candidature Hohenzollern était hors de cause. Quant à avoir favorisé ce meme choix, le fait des obstacles mis à un message adressé au Roi Guillaume en exclut l'hypothèse. Enfin, on s'est si peu abstenu, qu'il n'a pas été possible à l'Italie et à l'Espagne d'en obtenir une assurance pilsitive.

M. de Thile voulait voir, dans mes remarques, la ,preuve d'un léger ressentiment que je gardais au Comte de Bismarck, ensuite des derniers incidents. Je lui ai donné l'assurance qu'il était dans l'erreur, car je n'avais eu en vue, que de nous ménager, de la part de la Cour de Prusse, des procédés aussi amicaux que les nòtres. Il en avait eu fréquemment la preuve. J'entendais seulement relever, que la politique qui avait été suivie dans cette circonstance devai:t évidemment avoir été dictée par des considérations que j'ignorais. Sans cela, elle aurait le.s inconvénients d'une politique indécise, dont persoome ne voudrait accuser le Comte de Bismarck.

570

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 194. Pietroburgo, 17 novembre 1870 (per. il 25).

Son già alquanti giorni che la notizia data riserbatamente della Circolare Russa sulla convenzione del 1856 già inviata alle potenze, avea commosso il

corpo diplomatico di Pietroburgo, ma nulla nel pubblico di questa città ne avea traspirato fino alla pubblicazione fattane jer l'altro dal diario ufficiale Russo.

Certo la dichiarazione del Gabinetto Imperiale è un fatto dei più gravi e solenni, ma la notizia corsane dapprima era di cosa anche più grave; poichè si attribuiva a questo Governo !':intenzione di divulgare per la stampa la nota del Principe Gorschakoff, innanzi ancora che ne avessero comunicazione i Governi che firmarono il trattato.

Sir Andrea Buchanan avvisò in allora di dover rompere il silenzio che era prima deliberato di mantenere fino al ricevimento delle istruzioni del suo Governo, e scrisse al Cancelliere per avvertirlo delle spiacevoli e immediate conseguenze che avrebbe potuto trar seco una risoluzione così fatta per parte della diplomazia Russa; non tardò il Cancelliere Imperiale dietro quello scritto a condursi presso il Diplomatico Inglese, e a smentire pienamente la voce corsa; ma forse la rimostranza fatta in tempo contribuì a renderla priva di fondamento.

L'E. V. conosce a quest'ora senza alcun dubbio il tenore della risposta del Foreign Office alla Circolare anzidetta, risposta che il Buchanan, condottasi in Tzarskoe-Selò lesse testualmente al Principe Gortschakoff; dapprima il Ministro dello Tsar mostrò qualche ripugnanza a udirne la lettura, e vi si acchetò solamente mercè l'indicazione dell'incarico preciso di procedere alla lettura officiale del documento contenuto nello scritto medesimo. Mostrò durante quella lettura una certa impazienza, affermò che non ostante quella comunicazione egli non rimetteva punto della dichiarazione già fatta, e che la risoluzione dell'Imperatore Alessandro II era a tal riguardo irrevocabile. Anzi non posso nasconderle, Signor Ministro, aver egli soggiunto chè la moderazione della Russia, nelle terre di Levante vi avea finora mantenuta la pace e preservato la sicurezza della potenza Ottomana: ma che ove l'Inghilterra perseverasse in questa via di resistenza a così legittime richieste, e gli altri potentati su tal via la seguissero, cesserebbe la diplomazia russa dall'esercitare l'opera sua moderatrice sugli slavi di Turchia a mantenersi in obbedienza, onde sarebbero esposti a più grave pericolo quegli interessi appunto, che sì grandemente importava all'Inghilterra di preservare. Ma concluse peraltro con dire che alla risposta Inglese avrebbe riscritto, e riscritto con calma.

Che questo Governo fosse inteso ad usufruttuare le nuove condizioni fatte all'Europa dalla Guerra, e la dissoluzione operata in modo così inaspettato del più temuto esercito continentale, per pigliare la sua rivincita dell'umiliazione sofferta nel 56, era cosa non difficile a prevedere, chi non si fosse lasciato preoccupare dalle menzogne ufficiali che tutelano il segreto necessario ai grandi disegni. Ma quello che a nessuno (io credo) era agevole di pr·evedere si è 11 modo subitaneo e prepostero con che il disegno fu attuato anzichè la guerra terminasse e l'Europa si potesse raccogliere a definir nuovi patti. È pregio dell'opera l'investigare la causa che poté in tal guisa precipitare il successo, né questa sarebbe da ricercare altrove che nelle interne condizioni del paese e nella mala contentezza che l'opinione pubblica e segnatamente la parte nazionale più viva avea presa dell'indirizzo s·eguito dal Governo, rispetto alla Guerra, indirizzo che da molti si attribuiva ai vincoli della famiglia Imperiale con quella di Re Guglielmo, e alla troppo larga influenza concessa ai diplomatici di Prussia. E la notizia di tal sentimento era così generale da rendere credibile quello che accertasi da persone bene informate, di una dichiarazione stata

fatta dal Conte Schouwaloff comandante della Gendarmeria, e capo della terza sezione, al suo sovrano, che egli non entrava mallevadore della buona ac.::oglienza che l'Imperatore avrebbe avuta dalle popolazioni di Mosca, ove in questi giorni egli avesse eseguito il disegno che avea di fare un viaggio in quella città. Ora rinvio e la pubblicazione della nota di cui è parola erano intesi manifestamente a cessare quel malcontento e a mostrare, che il Governo di Pietroburgo non fu mosso ad adoperar come fece da ragioni private o da soverchia condiscendenza verso i rappresentanti ufficiali di una nazione vicina e poco amata dai Russi, ma fu mosso in quella vece da alti intendimenti di politica nazionale, che la prevalenza delle armi Germaniche sulle Francesi forniva alla Russia propizia occasione di compiere.

571

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 195. Pietroburgo, 17 novembre 1870 (per. il 25).

Fui in Tsarsckoe-Selò a visitare il Principe Cancelliere, né potetti fargli prima le comunicazioni contenute nel pregiato dispaccio dell'E. V. (1), ciO'è quello relativo alla conclusione dell'armistizio; gli dissi, conformemente alle istruzioni ricevute, che il Governo del Re nel raccomandare la proposta dell'Inghilterra agli uomini di Tours non avea inteso di anticipare giudizio su veruna questione, e che avendo innanzi tratto dichiarato come il suo concorso fosse già assicurato a qualunque adoperamento destinato a cessare lo spargimento del sangue, né avendo inoltre il Governo del Re verun suo proprio interesse a f~r prevalere in tutto questo negoziato, avea creduto di lasciar libero il Gabinetto Britannico nell'elezione della via da seguire per giungere a quel fine che da tutti era desiderato, cioè la conclusione di una pace salda e durevole, e che qualora tal fine fosse conseguito, l'Italia si terrebbe ad ogni modo satisfatta del risultamento.

Al Principe Gortchakoff riuscirono gradite queste dichiarazioni e si compiacque anzi di notare come noi avessimo avvalorata la proposta dell'armistizifl a Tours ed a Firenze presso l'inviato del Governo della difesa nazionale, ··imanendoci dal fare il simigliante presso quel di Berlino, ed in questa osservazione fatta con compiacenza il Cancelliere si accordava col sentimento espressomi sul medesimo fatto alquanti giorni prima dal Principe di Reuss Ministro di Prussia; e soggiungeva che egli era ben lieto di segnalare come in questa modalità ancora (nuance) l'operato dei due Governi si riscontrasse.

E prese dal già detto subita occasione a parlare del grave incidente sollevato dall'invio della sua circolare, del che io non gli avea fatto pure il minimo accenno. E le sue parole furono queste qui appresso, salva l'insufficienza della memoria che con la possibile attenzione le raccolse:

« Che sperava, il medesimo accordo il quale si è manifestato fra la Russia e l'Italia sovra questa come sovra altre grandi vertenze sarebbesi ancora av

36 ~ Documenti diplomatici • Serie Il -Vol. I.

verato 'in quella che risguardava la denunzia da Lui fatta nella Convenzione

annessa al trattato del 1856 per cui vengono limitate nel Mar Nero le forze

navali degli Stati LHtorani: che erasi esagerata da alcuni diplomatici qui dimo

ranti la ·gravità della sua circolare che punto del mondo non minacciava né

la pace d'Europa, né la piena Sovranità del Turco: che la risoluzione dell'Im

peratore su tal soggetto era bensì irrevocabile, ma che però nondimeno egli

era convinto che altra guerra non sarebbe potuta uscire da siffatto incidente

che una .guerra d'inchiostro e di penna (guerre de plume): che egli ben cono

sceva Aalii Pachà, ed avea gran fiducia nell'esperienza e nel senno di quel

l'uomo di Stato, che non poteva riuscire impari al bisogno dei tempi, e non

comprendere che le nuove condizioni d'Europa richiedevano di forza che i

rapporti internazionali :fra la Turchia e la Russia fossero sottoposti a nuovo

esame, non già per comprometterli e invalidarli, ma per renderli più intimi

e duraturi, ad assicurare vieppiù l'indipendenza dell'Impero Ottomano: che al

l'Ital,ia si apparteneva il cogliere questa occasione per affermarsi come gran

potenza in Europa, eleggendo una politica sua propria senza Iasciarsi dominare

dalla politica dell'Inghilterra, pigliando per guida i suoi veri interessi in Oriente,

alla qual cosa vieppiù egli diceva, io vi debbo confortare se considero che la

nostra diplomazia si concordò con la vostra in quasi tutte le controversie che

sursero nella interpretazione del trattato, e nei sentimenti, che avemmo comuni,

di protezione e di benevolenza verso le nazionalità Cristiane soggette all'alta

sovranità della Porta. Voi sapete, soggiungeva poi, che io ho sempre favoreg

giata a mio potere la nazione Italiana, nei maneggi Europei, e bramo di potervi

ajutare aroche nelle contingenze avvenire; ma certo la Russia in questa cosi

grave occasione potrà discernere, e sopratutto nelle prime mosse e nelle prime

manifestazioni, quali siano in effetto gli amici suoi ».

Io mi tenni, in obbedienza delle ricevute istruzioni, alla parte di semplice

uditore, né altro dissi prima d'accomiatarmi se non che 'l'E. V. avrebbe preso

gli ordini del Re, e provocata l'opinione del consiglio prima di significare il

suo avviso sovra tale questione.

(l) Cfr. n. 320. Il dispaccio cui allude il Caracciolo di Bella, che non si pubblica, fu spedito il 22 ottobre, n. prot. 79.

572

GUIDO BORROMEO AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 69)

L. P.

Isolabella, 17 novembre 1870.

La vostra lettera non mi giunse in tempo, perchè io potessi cogliervi a Bologna colla mia risposta. Vi ho lasciato due o tre giorni di riposo a Vienna, e vengo ora a ringraziarvi doppiamente, perchè se il vostro silenzio era scusabUissimo, altrettanto non fu il mio. Nè altra legittima scusa ho io che quelila di non essermi, dall'Agosto in poi, mai più mosso da qui, donde certamente non vi poteva mandare notizie molto interessanti. ·Mi fu dunque graditissima la vostra lettera, e mi hanno fatto sommo piacere le notizie otttme della Signora Laura, della Contessa Donhoff e della sua bambina. Inutile vi dica che, malgrado il silenzio, che oramai dalla mia lingua si propa1ga anche alla mano, io vi ho seguiti sempre col pensiero e col desiderio che trovaste tutti un'aggradevole esistenza in codesta città. La vostra lettera mi assicura che i miei voti sono

soddisfatti. -Mi pesa parlare del mio ritiro, massime che consummatum est, vendo avuto oggi qualche lettera da alcuni Elettori recalcitranti, che mi sembrano disposti a sostituirmi l'Arese. Mi guardi Iddio dal voler darmi l'importanza di attr~buire pubblicamente la mia risoluzione a motivi politici. Lascio questo sfogo d'orgoglio ad alcuni miei illustri Colleghi, e quanto a me, nelle lettere che ebbi a scrivere, e nelle poche righe che ebbi a pubbUcare ho sempre detto e ripetuto che motivi personali, sopratutto fisiche [sic], mi vietavano accettare un mandato che non avrei potuto adempiere. Non sono moribondo, è vero, e forse, mettendoci un poco di buona volontà, avrei potuto tirar avanti qualche anno ancora, ma 1a buona volontà non ha potuto durare, dopo tante disillus1oni e sono caduto. È ingiusto farmene una colpa, se sono caduto io, povero gregario, logorato da tante peripezie, quando si vedono .cadere ogni giorno, rosi forse da uno stesso tarlo, Hlustri statue collocate sopra eminenti piedistalli. Invece di attaccarmi personalmente, il Dina avrebbe fatto meglio andare a sindacare le cause generali per cui tanti uomini di uno stesso partito, ma senza relazione fra di loro, si sono trovati, senza ,sapere l'un dell'altro, giunti al medesimo punto (1). Probabilmente anche il Dina sarebbe stato constreHo, da quest'esame, a picchiarsi il petto. -Quando un partito è giunto allo stato di decomposizione morale, cui giunse il nostro, dopo specialmente essersi prostituito durante tutta l'ultima legislatura a sostenere uomini e cose avverse ai proprii principii e ai propri interessi, era impossibile che i suoi Membri non sentissero il bisogno di forzare una porta per uscirne. -lo quindi non ho scrupoli d'andarmene, sebbene io abbia lavorato con Cavour (come mi dite), anzi quasi sarei tentato di dire che bisogna se ne vadano appunto questi, perchè io duro a credere che, Cavour vivente, le cose sarebbero state, non dico meglio, ma diversamente condotte. Lui vivente l'Italia non si sarebbe fatta legar le mani dai Neutri per poter assistere tranquillamente alla straziante agonia della Nazione che sola faceva rispettare la razza latina, e non si troverebbe ora l'ultima comparsa al festino del Nord, obbligata a sagrificare un proprio Princi:pe, nella vana speranza di assicurarsi almeno la Spagna! Lui vivente, l'Italia avrebbe scelto un'altro giorno per andar a Roma, o almeno vi sarebbe andata nè spinta dalla Sinistra, nè colla testa nel sacco, portando dietro a sè il caos nelle idee, nelle disposizioni e nei progetti, e preparandosi un'avvenire che mette il capogiro. -Ma basti di ciò. -Non ho che un dolore solo, dopo la mia determinazione, ed è quello di aver abbandonato il mio piccolo sedile fra amici, e vicino a Voi Non rimpiango che questo, perchè nè scrupoli, nè rimorsi possono entrare nel mio animo, fintanto che l'Italia non andrà nè meglio nè peggio, qualunque sia la mia determinazione. Io poi, se mi permetteste di continuare il mio testamento, vi darei il parere di non abbandonare Vienna per prendere il vostro posto di Deputato. Va bene dirlo come manovra Elettorale, ma, quanto al farlo, io non ve lo suggerirei, almeno così subito. Qualunque sarà per essere la Camera, non vi troverete il posto che vi spetterebbe, credetelo a me. Meglio è che ritardiate e che facciate come i Cardinali che entrano tardi in Conclave, e quando le lotte hanno già prodotto

fra cui il Borromeo -non si fossero ripresentati alle elezioni del novembre 1870, e aveva parlato di • fuga ragguardevole • (L'Opinione, 10 e 11 novembre). 11 Borromeo. rispose adducendo motivi di salute ( la sua lettera ivi, 16 novembre, e anche ne La Perseveranza, 17 novembre).

quello stato morboso, che fa inclinare tutti verso chi viene vergine in mezzo a loro. A Vienna d'altronde ci vog[iono due occhii e due orecchie che rispondano a un cervello sano, perchè è lì ora il maggior peri,colo ed è lì donde, al solito, partirà quella bomba che farà pentire molta gente della fede che mantengono verso codesti Barbari. Lasciate che una pace qualunque sia stipulata e vedremo allora quanti fra gli amici e gli alleati attuali ci rimarranno.

Domenica andrò a Milano a votare, e poi andrò a Torino, indi a Nizza. Farò poi una corsa a Roma, che anelo di veder libera, e finchè lo sia. Non ho gran fede nella durata di questo sta·to di cose, nè nella soluzione della gran quistione.-Il Papa coll'Antonelli a dritta, con V. E. (1), la Baviera e compagnia a sinistra non mi pare un quadro che troverà molti ammiratori: nel gran Congresso Europeo, al quale il Lanza ha deferita la qu~stione nostra, invece di cominciare dallo scioglierla noi, scioglierla a dovere, e poi dire al Santo Padre c'est à prendre ou à l,aisser. -Oh! Dio mio quante chiacchiere per un testamento! -Ricordatemi col massimo degli affetti alla Signora Laura e alla Contessa D. quoique Prussienne, e ricordatevi che se mai vi occorresse qualchecosa in ·cui fosse mestieri impiegarvi una piena devozione, il di·ritto di averne l'incarico spetta sempre al vostro ami'CO.

(l) Giacomo Dina aveva deplorato che parecchi uomini eminenti del partito moderato

573

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI

T. 1479. Firenze, 18 novembre 1870, ore 16,40.

Veuillez me dire le jour de départ et la route que la Commission de la

Chambre suivra, pour que nous connaissions à peu P!ès le jour de l'arrivée. Le Roi est très content du résultat, et il m'a chargé de vous en remercier.

574

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3258. Tours, 18 novembre 1870, ore 16,45 (per. ore 21,45).

M. de Chaudordy a répondu au Gouvernement anglais, à propos de la note russe, que la France dans les circonstances actuelles n'était pas en mesure de prendre une initiative mais que si les autres Puissances formulaient un avis le Gouvernement français était disposé à l'examiner avec elles.

575

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3261. Costantinopoli, 18 novembre 1870, ore 15 (per. ore 0110 del 19).

Le Conseil des Ministres a délibéré d'attendre, avant de prendre une déci

sion, d'etre mieux renseigné sur l'attitude que les autres puissances signataires du Traité de 1856 comptent prendre vis-à-vis de la demande de la Russie. On

commence à se persuader ici pourtant qu'une guerre à la Rus&ie dans l'état de choses actuel, ne serait pas possible. Le Grand Vizir n'aimerait pas non plus recourir à un congrès et à une confèrence car 'il craint qu'on saisisse l'occasion pour y formuler d'autres prétentions. Il préfèrerait, à ce que j'ai pu comprendre, qu'on se borne à prendre acte des déclarations de la Russie.

(l) Vittorio Emanuele.

576

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3260. Vienna, 18 novembre 1870, ore 17 (per. ore 8,50 del 19).

Mon avis est que vous pouvez faire une réponse aussi douce que vous voudrez dans la forme, pourvu qu'elle exprime nettement que vous ne pourriez approuver en aucune façon la dénonciation de la Convention faite par une puissance seule. Prenez garde de ne pas ouvrir la porte à un congrès: c'est ce que l'Autriche et l'Angleterre me semblent le plus redouter. Sans blesser l'amour propre de la Russie, on peut etre très précis. Il faut éviter surtout de mécontenter les deux parties: ce serait la pire des solutions, et elle ne ferait que trahir notre faibiJ.esse. Veuillez me télégraphier si vous avez reçu ma lettre du 15 (1), par la poste.

577

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 712. Berlino, 18 novembre 1870 (per. il 23).

J'ai reçu ce matin le télégramme de V. E. en date d'hler. Je me suis aussitòt rendu au Ministère pour procéder nouvellement aux verifications désirées. -D'après ce qui vient de m'etre dit par le Secrétaire d'Etat, la dépèche russe du 31 Octobre, a été communiquée directement à Versai~les et ici le 15 courant. Le Comte de Bismarck lui avait télégraphié qu'il ne se prononcerait pas avant d'avoir conféré avec M. Odo Russe! attendu ce soir ou demain au Quartier Général.

J'en donne avis par J-e fil électrique à V. E. (2).

La presse à Berlin est ·en général très-sobre dans ses réfiexions sur cet incident. Elle se borne presque à enrégistrer le document précité, et à citer les appréciations des feuilles étrangères. La Correspondance provinciale, organe officieux, constate seulement que la communication de l'importante résolution du Gouvernement Tmpérial a produit, comme il fallait s'y attendre, une vive impression ·Chez les Puissances les plus directement intéressées. « Il parait pourtant, d'après les avis connus jusqu'à présent, qu'aucune de ces Puissances ne

veuille se soustraire d'une manière absolue à la prise en considération de l'opportunité d'une modification du Traité de Paris )). Ce langage a quelque similitude avec celui tenu par l'Opinione.

L'Ambassadeur d'Angleterre sort de chez m o i. Il s'est exprimé avec un profond ressentiment contre le procédé de la Russie, lequel constitue, au mème degré, une offense contre toutes les Puissances garantes. A moins que le Cabinet de St. Pétersbourg ne recule, il fallait s'attendre aux plus graves complications.-Je me suis permis de faire observer que, d'après ma manière de voir tout à fait personnelle, l'Italie n'ayant pas participé aux arrangements du 15 Avril 1856, devrait réserver sa liberté d'action dans le cas où l'on ne parvlendrait pas à conjurer l'orage. Lord Lo.ftus ne voulait ,admettre aucune distinction entre les différentes signataires.

Il était dans son ròle en soutenant cette thèse. Je ne persiste pas moins, au point de vue strictement italien, à croire que nous ne devons rien précipiter en matière si grave. Nous devons rester juges du moment et de la manière de répondre à la circulaire du Prince Gortchakow. Il nous convient d'examiner si nous ne pourrions pas chercher, dans un but de conciliation, à nous entendre avec la Prusse qui, comme nous n'a signé que le Traité Général du 30 Mars. De la sorte nous servirions peut-ètre mieux les intérèts de la paix. Nous laisserions une voie ouverte à quelque compromis dont nous nous rendrions l'organe. Pourquoi n'essayerions-nous pas de nous mettre d'accord avec le Cabinet de Berlin pour invoquer la clause de l'artide 8 du Traité précité, ou le protocole XXIII des conférences de Paris, si la discussion prenait des proportions trop menaçantes?

Dans mon entretien d'aujourd'hui avec le Secrétaire d'Etat, je suis revenu à la charge pour appeler son attention sur l'analogie de notre position comme signataires seulement du Traité de Paris du 30 Mars. C'était là un motif de plus pour nous d'étre renseigné sur le sens de la réponse que le Cabinet de Berlin se proposait de faire à la dépèche russe. -J'ai méme laissé entrevoir que, d'après mon opinion individueUe, il y aurait peut-ètre avantage à faire découler de cette analogie de position une attitude commune, à l'effet de prévenir une conflagration générale. J'ai eu bien soin d'ajouter que j'ignorais entièrement les intentions de V. E., sauf la manière dont Elle avait parlé au Baron d'Uxkull.

M. de Thile m'a semblé attacher quelque importance à ce que je venais de lui dire. C'était pour lui une raison pour télégraphier au Comte de Bismarck, pour que celui-ci se hàte de lui indiquer comment il faut envisager la question.

Si V. E. entrait dans l'ordre d'idées que je me permets de Lui soumettre, il serait peut-ètre le cas, pour gagner du temps, d'inviter M. le Comte Brassier de St. Simon à télégraphier directement à Versailles.

La plupart de mes Collègues ne croient pas, jusqu'ici du moins, qu'une nouvelle guerre soit amenée hic et nunc par l'ade de brusquerie du Cabinet de St. Pétersbourg. Mais si on ne parvient pas à calmer, au plutòt que possible, la très-grande irritation de l'Angleterre, de l'Autriche et de la Turquie, ce sera la prcmière étape vers une conftagration générale.

(l) -Cfr. n. 560. (2) -Cfr. n. 580.
578

IL MINISTRO A MADRID, M. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 115-118)

[R. S. N). Madrid, 18 novembre 1870 (per. il 30).

Avendo comunicato a S. E. il signor Sagasta la circolare che V. E. mi ha diretto il 18 ottobre scorso (l) intorno al plebiscito romano, ebbi in risposta dall'E. S. la nota della quale Le spedisco qui unita la versione in lingua italiana. Questo documento mi parve così importante che io stimai opportuno inviarne a V. E. un riassunto telegrafico.

ALLEGATO

SAGASTA A M. CERRUTI Madrid, 14 novembre 1870. Col maggiore interesse ho preso conoscenza della circolare colla quale il signor Visconti-Venosta informa i rappresentanti del Re all'estero che Sua Maestà ha accettato il plebiscito dei Romani i quali, quasi all'unanimità hanno votato per l'annessione di Roma e del suo territorio alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele e suoi discendenti. · Il signor Ministro degli affari esteri di Sua Maestà espone in quel documento la nuova situazione creata alla Santa Sede poichè è venuto meno il potere temporale del Papa, e manifesta la fondata speranza che questo avvenimento non sia punto per nuocere all'esercizio della missione spirituale del sommo Pontefice, il quale, avvenendo in Italia la riconciliazione dello Stato colla Chiesa, riconoscerà che l'annessione dei suoi dominii alla monarchia del Re Vittorio Emanuele, non è stata opera sterile di distruzione e che il principio di autorità nella città eterna si affermerà nuovamente, cementato solidamente sulla base della libertà civile e religiosa. Il Governo di Sua Altezza brama vivamente che giunga quel giorno in cui l'Italia, la quale, al prezzo di tanti sacrifizi, ed attraverso tanti secoli, ha proseguito costantemente la laboriosa impresa della sua unificazione, già intravveduta ed accarezzata nelle profonde meditazioni del genio, e radicatasi infine in tutte le classi del popolo come meta delle aspirazioni nazionali, potrà congiungere alle antiche sue tradizioni di grandezza, simboleggiate da Roma capitale, quelle della sovranità spirituale cui sono avvezze a scorgervi le nazioni cattoliche, la venerazione ed il rispetto delle quali pel Santo Padre non scemeranno sicuramente nel vederlo seduto sull'augusta cattedra di San Pietro senza che cinga sulla tfara la corona temporale. Così il papato vivrà di vita propria, senza che la religione sia turbata nella sua sfera pacifica e serena dalle esigenze politiche del diritto moderno, le quali non attaccano la sovranità spirituale del pontefice, ma che, avversate da ostinata e temeraria resistenza, avrebbero potuto, nel giorno dell'inevitabile trionfo, travolgere nella stessa catastrofe l'autorità religiosa ed il dominio temporale dei papi. Il Governo italiano non poteva più a lungo sconoscere il desiderio delle popolazioni, senza esporsi a vedere coinvolta nella stessa avversione la monarchia costituzionale. Esso ha dovuto provvedere nel tempo stesso al prestigio della Chiesa ed alla sua propria conservazione procedendo innanzi sulla via tracciatagli dalla pubblica opinione. Agli occhi della Spagna non poteva essere indifferente il passo decisivo che l'Italia ha fatto testè nel cammino della sua ricostituzione politica. Poichè le due nazioni sono unite dal vincolo della comunanza d'origine, dall'affinità di razza, lingua, costumi e religione, e sono costituite sotto identica forma di governo, e non hanno, fortunatamente, interessi opposti, ma sperano, invece, riunire quei molti

che già le ravviCmano con nuovo legame che venga a stringere la loro fraterna amicizia, il Governo spagnuolo ha la certezza di essere fedele interprete dei sentimenti del paese nel congratularsi seco stesso, e felicitare cordialmente quello di

S. M. Vittorio Emanuele, per essere finalmente pervenuto a portare gloriosamente a termine l'opera dell'unità italiana.

In questa circostanza solenne il Governo italiano si è affrettato a dichiarare che il mondo cattolico nulla ha da temere per le sue credenze religiose dalla nuova situazione in cui, d'ora in poi, si troverà il pontificato. E, per rassicurarlo a questo riguardo, il signor Visconti-Venosta enunciava nella sua circolare le saggie e prudenti disposizioni che il Governo si propone fin d'ora di adottare per rispetto alla persona del Santo Padre, al quale si useranno tutti i riguardi e si conserveranno tutte le immunità e prerogative inerenti all'elevato suo carattere.

Degna di applauso a tal riguardo è la previdenza del Governo italiano, il quale piglia l'iniziativa spontanea di attutire le legittime suscettività che potrebbero eccitarsi nelle potenze cattoliche, timorose forse di veder sparire, sotto i colpi della rivoluzione, il prestigio della più alta di tutte le istituzioni. La condotta che si è tracciata il Governo del Re Vittorio Emanuele, sollecito, fin d'ora, di conservare tutto ciò che sia degno di rispetto nelle tradizioni del papato, rassicura in questo punto i più timorosi, ed il Governo di S. A. il Reggente non avrà per lui che una voce di approvazione se riesce a superare tutte le difficoltà che, nella effettuazione dei suoi propositi, gli si affaccieranno indubitatamente, ed a serbare invulnerato, fra le rovine del trono dei Papi, il potere spirituale del Capo della nostra santa religione.

A questo risultato la Spagna piglia maggior interesse che qualunque altra delle potenze cattoliche. La religione cattolica che è stata in Spagna fino ad oggi di diritto una delle basi della sua esistenza politica, e che, oggi ancora, dopo stabilita la libertà dei culti, è un fatto nella immensa maggioranza del popolo spagnuolo, le fa considerare come cosa propria tutto ciò che ha tratto alla sorte del pontificato. Perciò, il Governo del quale ho l'onore di far parte ha seguito con singolare attenzione l'andamento degli ultimi casi, formando voti perchè l'Italia soddisfacesse alle giuste esigenze dell'epoca in tutto quanto ha rapporto col diritto costituzionale moderno, desiderando in pari tempo che essa attendesse eziandio, in mezzo a quella necessaria trasformazione, alla conservazione delle tradizioni che, sciolte da qualunque forma di governo esteriore, hanno profonde radici nella coscienza universale.

Mi compiaccio di sperare che queste considerazioni, che il Governo italiano ha avuto finora presenti nella quistione romana, continueranno ad ispirare la sua condotta in tutto ciò che a quella si riferisca, e che, conoscendo, come dice assai opportunamente il signor Visconti-Venosta, l'immensa risponsabilità che esso contrae dichiarando cessato il potere temporale del Santo Padre, il Governo italiano applicherà alla soluzione di questo problema uno spirito di imparzialità e di sincero rispetto verso i sentimenti religiosi delle potenze cattoliche.

(l) Cfr. n. 282.

579

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3263. Pietroburgo, 19 novembre 1870, ore 17,45 (per. ore 8,16 del 20).

M. le Comte de Chaudordy télégraphie au Chargé d'Affaires de France qu'il a profitè de la remise de la circulaire russe pour témoigner au représentant russe le désir du Gouvernement provisoire d'arriver à conclure un armistice ravitaillé pour qu'on procède aux élections, et établir un Gouvernement régulier qui puisse traiter toutes les questions pendantes. Il recommande au Chargé d'Affaires de parler dans ce sens dans ses communications relatives à la question d'Orient. La presse russe appuye sur la modification qu'a apporté dans l'équilibre maritime européen la formation du Royaume d'Italie.

580

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3264. Berlino, 19 novembre 1870, ore 16,16 (per. ore 11,30 del 20).

Dépeche russe a été communiquée à Versailles d'abord et ici mardi dernier. Bismarck a télégraphié à Thile qu'il ne se prononçait pas avant d'avoir vu Odo Russell, attendu ce soir ou demain au Quartier Général. Il me parait que nous ne devons rien précipi,ter en matière aussi grave ma~s décLarer que nous restons juges du moment opportun pour répond're et ..... [manca] dans l'intérèt de la paix, si nous ne pourrions pas nous entendre avec la Prusse vu l'analogie de notre position comme signataires seulement du Traité du 30 mars nous pourrions essayer de nous mettre d'accord pour invoquer ou l'art. ~ de ce mème traité ou

le protocole 23. Si V. E. entre dans cet ordre d'idées il serait peut-etre le cas d'inviter Brassier à télégraphier directement au Comte Bismarck.

581

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3265/13. Londra, 19 novembre 1870, ore 24 (per. ore 12,30 del 20).

Le Times dans son édition d'hier soir publie une dépèche de son correspondant à Florence dans laquelle iìl annonce que l'on y affirme que le Gouverne~ ment du Roi a absolument refusé de se joindre à l'Angleterre et à l'Autriche en aucune démarche dirigée contre la Russie. Cette nouvelle a produit une certaine sensation ici où les esprits sont très irrités par les procédés du Gouverne

ment russe, et il serait important 'que pour ma règle vous me informiez san~ retard de ce qu'il peut y avoir de fondé dans cette assertion.

582

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 27. Vienna, 19 novembre 1870 (per. il 28).

La nota del Principe di Gortchakoff in data del 19-31 ottobre Colla quale annunzia che la Russia s'intende sciolta dalle stipulazioni del trattato del 1856 rispetto al Mar Nero, è il principio d'una complicazione europea che potrebbe avere le più serie conseguenze.. Delle varie fasi di questo affare, dal giorno 11, che la nota fu comunicata al Conte di Beust, sino ad oggi, ho ragguagliato per telegrafo l'E. V. Nondimeno mi sembra conveniente di raccogliere e spiegare meglio le cose che ho avuto l'onore di brevemente riferire. Già sin dal principio della presente guerra e viemaggiormente in progresso, quando appariva più delineata la condotta della Russia, fu agevole il prevedere

che questa non avrebbe lasciato trascorrere la presente occasione senza risollevare il concetto della revisione del trattato del 1856. Io medesimo in parecchi

dispacci ho dato all'E. V. ragguaglio di queste previsioni, e della sollecitudine colla quale se ne aspettava lo svolgimento. Parlando delle voci di un'alleanza austro-prussiana e dei fautori di essa, ho accennato come vi si noverassero molti wngheresi, i quali vedevano in cotesta alleanza un baluardo contro le 1ìuture pretensioni della Russia in Oriente. Però nessuno era d'avviso che queste apparirebbero così improvvisamente, senza tentativo precedente di congresso o di conferenze, e nella flagranza deUa guerra occidentale. Pertanto il modo d'intavolare la questione ha per se stesso prodotto una gravissima impressione. La forma poi che la Russia ha dato alle sue esigenze, denunziando senz.'altro la convenzione addizionale del trattato, e di proprio arbitrio dichiarandosi sciolta dagli impegni contratti colle potenze occidentali ha contribuito eziandio alla severità del giudizio pronunciato sull'argomento. Finalmente l'attitudine presa dall'Inghilterra ha cooperato a confermare il primo spontaneo sentimento del paese, sicchè ben presto il Governo comprese, che non poteva rimanere in una posizione d'aspettativa, ma doveva prendere, ed ha preso un'attitudine politica determinata.

Il Conte di Beust col quale ho avuto occasione d'intrattenermi in questi giorni di frequente, ha cominciato dal precorrere col suo d~scorso le osservazioni, che .secondo le istruzioni mandatemi dall'E. V. io non avrei mancato di fargli. Egli mi ha detto che si compiaceva ora più che mai delle sue lettere e della circolare del 3 febbraio 1867 imperocchè dimostrano com'egli avesse preveduto già la volontà della Russia di modificare alcune parti del Trattato del 1856, e aperto l'adito a farlo in via diplomatica e legale. Se non che il modo col quale oggi procede la Russia è precisamente la negazione delle proposte altra volta da lui messe innanzi. E di vero se una potenza sola stima di poter distruggere con un atto della propria volontà un trattato contrassegnato da molte, a che prò riunirsi per esaminare l'opportunità dei cambiamenti da introdurvl'? Quando la Russia dice sul fine della sua nota che sarebbe disposta ad intendersi sopra eque condizioni e garanzie della pace d'Oriente, non s'accorge che ha già anticipatamente annullato il valore di codesta dichiarazione intesa a rassicurare gli animi. Imperocchè nessuna garanzia può affidare se il consenso delle parti. è reputato superfluo a chi intende di violarlo. Ed avendo io indicato a S. E. che si voleva distinguere la forma dalla sostanza della pretesa russa, egli mi rispose immediatamente che il presente atto riunisce e comprende in se tanto la sostanza che la forma.

Codeste furono le osservazioni del Conte di Beust per riguardo ai precedenti. Quanto poi alla sostanza della questione, sebbene sinora questo punto rimanga alquanto nell'ombra, pur nondimeno mi par di scorgere che il sancire la pretesa russa rispetto alla neutralizzazione del Mar Nero, si reputa da questi uomini di Stato contrari agli interessi ed all'avvenire dell'Impero austroungarico, le cui relazioni coll'Oriente sono così molteplici ed intime, sia per la contiguità dei territorii, sia per la comunanza delle popolazioni. Tali sentimenti sono vivamente espressi dal Conte Andrassy Presidente del Gabinetto transleitano. Questi giudica che la mossa del Gabinetto Russo non ha per effetto solo di liberarsi da un vincolo che gli fu imposto, ma altresì e principalmente di mostrare alle popolazioni slave dei paesi finittimi che un'atto di sua volontà basta

contro le decisioni di tutte le potenze d'Europa. Questa è la ragione vera, a suo avviso, della forma adottata in questo emergente, imperocchè si voleva colpire l'immaginativa degli Slavi, e ribadire in essi il :concetto dell'olltrepotenza dello Tzar al quale s'appartiene solo di governare le cose Orientali.

A questo proposito mi sia lecito aggiungere che da informazioni le quali

• credo mo11to esatte, mi si fa .credere che la nota russa è una concessione fatta dall'Imperatore al partito puro moscovita. Il quale essendo poco benevolo alla Germania ed avendo veduto di mal occhio che la Russia abbia indirettamente favoreggiato la Prussia, esiga ora come rivincita di questa debole e ingrata politica un'atto vigoroso che ravvivi le aspirazioni orientali. Il partito rappresentato dal Generale Ignatieff, dal Milutine ed altri avrebbe fatto pressione in questa .circostanza sull'animo più temperato e pieno di riserva del Principe Gortschakoff.

Ma ritornando all'andamento delle cose in Austria, come già dissi, il sentimento del Governo, l'opinione del paese, l'esempio dell'Inghilterra collimavano allo stesso scopo. Quindi fu deliberato in Consiglio dei Ministri che sarebbesi risposto alla Russia non potersi ammettere la denuncia da essa procl:amata. E conforme a questa deliberazione il Conte di Beust spedì il 16 Novembre a Pietroburga la sua risposta, del tenore seguente. Indicata brevemente, quasi a modo di preambolo la gravità della questione il Cancelliere dichiara che, avendo presi gli ordini cfi S. M. l'Imperatore, è costretto a riguardare la proposizione russa come contradditoria all'articolo 14 del Trattato di Parigi. Che se anche questo speciale articolo non esistesse se non vi fosse alcuna clausola esplicita che richiedesse il consenso delle parti ad ogni variazione del trattato, ciò risulterebbe non meno evidente e legale dall'indole generale dei Trattati internazionali e dalla natura delle obbligazioni ch'essi creano. Laonde un'adesione alle pretese della Russia non solo annullerebbe l'articolo 14 ed il trattato del 1856, ma i trattati tutti ~che sono in vigore. E skcome la nota russa si fondava sopra alcune infrazioni già avvenute al trattato medesimo, come le mutazioni di Governo nei Principati Danubiani, e l'entrata d'alcuni vascelli, anzi d'un',intera squadra nel Mare Nero, così il Cancelliere nella sua risposta prende ad esaminare ciascheduna di quest'obbiezioni, e mostra come sieno infondate e non possano in guisa alcuna allegarsi dalla Russia a giustificazione del suo operato.

In tutti i colloquii che ho avuto sia con S. E. il Cancelliere, sia col Conte Andrassy, mi è apparso chiarissimamente un desiderio intenso del Governo Austro Ungarico che l'Italia non si separi da esso e dal Governo inglese nella presente questione. Questi uomini di Stato mettono il più grande pregio alla nostra ~cooperazione, e s'intrattennero sovente a svolgere questo tema che gli interessi presenti e futuri dell'Italia in Oriente, non le permettono di guardar con occhio indifferente la condizione di quelle contrade. Ancora non tralasciavano di ricordare ·che le trad~zioni del nostro risorgimento si collegano appunto alla vertenza orientale e alla guerra di Crimea, e che il Congresso di Parigi del 1856, è come il primo atto del grande dramma nel quale l'Italia separata e divisa si è ricongiunta ed ha acquistato la sua indipendenza.

Finalmente io non debbo tacere a V. E. come in questi colloquii la questione romana sia venuta sovente sulle labbra dei miei interlocutori. Certo essi affret

tavansi a dichiarare che non intendevano per questa guisa di far preSS'Lone su1 nostri consigli, poichè le due cose erano al tutto separate: pur nondimeno la unione dell'Italia e dell'Austria in questa vertenza non può non esercitare influenza sul contegno reciproco in tutte le altre questioni. Io credo di somma importanza di mettere sotto gli occhi dell'E. V. codesta considerazione. Che cosa farà Ja Francia rispetto a Roma, quando sarà risorta dalle presenti battiture, io non so: ma so però che all'infuori della Francia nessun'altra potenza può avere una voce più autorevole e più giustificata di questo Impero Apostolico, che fù sempre H difensore della Santa Sede non solo pe' suoi diritti spirituali ma altre!iì per la sua temporale dominazione.

E a questo proposito dì Roma, uopo è che l'E. V. sappia che uno degli argomenti che il Ministro di Russia adopera più di frequente per giustificare il suo assunto è l'esempio di ciò che l'Italia ha fatto rispetto al Papa. Codesta argomentazione fu a me medesimo presentata dal Signor di Novikow, per verità in termini moLto dubitativi e cortesissimi, ma so che l'aveva fatto anche prima più .>piegatamente e più fortemente e col Conte di Beust e coll'Andrassy. Ed entrambi anchè prima di me avevano risposto mostrando le differenze sostanziali che intercedono tra i due fatti. Prima di tutto la questione romana ha coll'Italia attinenze strettissime e tali: che dalla sua soluzione dipende l'essere della nazione, poi gli avvenimenti che avevano rovesciato l'Impero francese esercitavano in questa materia un'influsso decisivo. La convenzione del 15 Settembre legava soltanto l'Italia alla Francia, e non fu senza consultare la delegazione di Tours che il Governo italiano :s'indusse a passare la frontiera romana. E non è a ta.cere che se non l'avesse fatto, il dominio pontificio sarebbe stato in gravissimo pericolo d'interni disordini e forse a quest'ora il Garibaldi o il Mazzini trionferebbero a Roma. Laonde l'intento precipuo dei cattolici che l'indipendenza spirituale del Pontefice sia tutelata, avrebbe corso gravi pericoli, e quindi sarebbero nate per l'avvenire complicazioni maggiori. Cosicchè la nostra mossa, cagionata da fortiSrSimi ed urgenti motivi interni, intesa al di fuori colla poten:.m a cui ci legavano stipulazioni positive, aveva altresì un'obbietto speciale d'ordine pubblico, e pur distruggendo il dominio temporale del Papa non cessava di mantenere al cospetto dell'Europa un carattere conservativo.

E giacchè entrai a parlare del contegno del Ministro di Russia aggiungerè che esso •cerca in ogni modo di attenuare la portata dell'atto compito dal Principe Gortschakoff. Per una parte allega l'impossibilità in cui si trova la Russia di rimanere più a lungo stretta nei ceppi dai quali fu avvinta dopo la guerra di Crimea; per l'altra fa notare le espressioni del dispaccio, che !ungi dall'essere oltracotanti e minacciose, si rivolgono alla giustizia ed all'equità delle altre potenze, ed esprimono l'intendimento di trovare d'accordo con esse nuove e più sicure guarentigie della pace d'Oriente. Però l'attitudine dell'Austria cosi decisa, non era manifestamente fra le previsioni del Ministro Russo; e quindi non mancano di scoppiare tratto tratto i sentimenti di maraviglia e di rammarico, dirò anzi d'indegnazione verso questa potenza. Le relazioni fra l'Austria e la Russia che due mesi or sono sembravano farsi più benevole e più intime sono già di nuovo divenute contegnose e piene di riserbo.

Mi rimane a dire alcune parole sulla condotta e sul linguaggio dei membri della legazione Prussiana. Questi son studiosi di calmare gli spiriti, fanno buone

le lagnanze, sul momento e sulla forma della nota russa, ma d'altra parte la scusano e la giustificano nella sostanza: evitano poi grandemente di pronosticare qual sarà l'indirizzo politico del loro Governo. Però si potrebbe argomentare che se fra la Prussia e la Russia havvi un'intesa circa lo scopo che quest'ultima si è proposto, pur nondimeno il tempo, il modo, l'opportunità non erano concordati. E forse oggi a Versailles si trova intempestivo il procedere del Principe di Gortschakoff, e forse se ne trae ca.gione per serbare un'attitudine neutrale.

La Corte e il Ministero Imperiale sono sulle mosse per Pesth. La prossima adunanza delle Delegazioni costringe tutti gli uomini più importanti a recarsi colà, ed è questa circostanza tale che tende a spinger·e l'Austria nella via che ha cominciato a percorrere.

In Ungheria più che in ogni altra parte della monarchia l'opinione pubblica è viva e dsentita contro la Russia, e codesta opinione non lascerà d'esercitarP qualche influenza sull'animo di Sua Maestà e sui consiglieri della Corona.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 28. Vienna, 19 novembre 1870.

Spero che avrai avuto l'altra mia lettera del 15 e 16 corrente (1), di cui attendo ancora conoscere il sicuro arrivo. In essa ti spiegava il mio concetto circa la grave questione sollevata dalla Russia. Fino dal 29 settembre nella mia lettera confidenziale N. 15 (2), io avvertii questa minaccia, e accennai a modi che mi parevano possibili per evitarla. Più tardi ti sc!"issi che la Turchia stessa faceva pratiche a tal fine con l'Inghilterra, ma l'Inghilterra non parve darsene pensiero. Ora la bomba è scoppiata.

Quando noi sapemmo ciò a Firenze (3), il primo dubbio sorto nel nostro animo fù che l'Inghilterra pur lagnandosene, continuasse nella sua politica di astensione, e lasciasse fare. Tale era (e l'ho saputo qui di certo) il giudizio anche di Gortschakow, che avrebbe detto L'Angleterre boudera un peu, .et voila tout. In tal caso a qual prò comprometterci noi? In siffatti sentimenti ci siamo lasciati domenica quand'io partii. Ma le cose invece hanno preso diversa piega. L.'Inghilterra ha risposto la nota che tu conosci, e sembra decisissima a sostenere il suo punto. L'Austria, specialmente per gli influssi ungheresi, ha seguito la stessa via, e ha preso a cuore vivissimamente la questione. E tieni per certo che sinchè Andrassy è in favore, la condotta politica del Gabinetto austro-ungarico non

muterà. Il Conte di Beust vi è legato, e può dire alea jacta est. In questa condizione di cose, mi pare che noi dobbiamo meditare seriamente quel che ci conviene. Ecco le mie riflessioni.

1° L'avvenire d'Italia è in gran parte nell'oriente. Verso le Alpi non abbiamo a desiderare che rettificazioni di frontiera. Il nostro commercio si volge colà. È necessario che il Mar nero non divenga un lago russo.

2° Le nostre tradizioni si collegano all'Inghilterra nelle questioni orien

tali. Dalla guerra di Crimea data il nostro risorgimento

3o Delle potenze cattoliche che possono aver voce nella questione romana, l'Austria è la principale. Ora la sua condotta nella questione romana si regolerà secondo la nostra nella questione russa. Però ci conviene tenerci ad essa uniti in questa, se vogliamo ·che abbia in quella tutti i riguardi per noi.

4° La Russia non si contenterebbe di dichiarazioni vaghe e generiche, ma se non le diamo piena ragione rimarrà indifferente e poco benevola per noi. Ma darle piena ragione sarebbe per verità impossibile, tanto è il suo torto.

Credo poi che la peggiore politica sarebbe quella di stare a cavallo del fosso, come suol dirsi, e non contentare nessuno. Non dico per ciò che la tua risposta debba essere aspra, nè tale da inacerbire la disputa, o offendere l'orgoglio moscovita, ma tutto ben ponderato, credo che bisogna prendere un partito netto, e che questo partito sia di stare coll'Inghilterra e coH'Aus·tria.

Io voglio andare sino alle ultime possibili conseguenze, voglio supporre che si finis:ca colla guerra. Ma noi abbiamo 'le nostre frontiere difese, e una guerra lontana potrebbe rialzare il prestigio, o la gloria delle nostre armi dì terra e di mare.

Resta a considerare l'ipotesi che la Prussia sia colla Russia. Intorno a ciò io non dubito che non vi sia intesa fra di loro. Ma certo se la Prussia ha dlichiarato di non opporsi, non ha consigliato nè il modo, nè il tempo, nè l'opportunità dell'atto; e perciò sarà indotta a serbare una benevola neutralità, ma difficilmente si mescolerà di unaltra guerra. Già troppo è stanca della presente, che non è ancora finita. E" queste cose le argomento dai linguaggio dei pr:ussiani, e specialmente del Gen. Schweinitz che è l'amico di Bismark. Questi serba molto risguardo sul fondo della questione, ma trova a ridire sulla forma colla quale è stata intavolata. Anzi mi pare che il linguaggio dei prussiani si vada accentuando in un senso ognora meno favorevole alla Russia.

Questa pareva decisa di non comunicare la nota aux hommes au pouvoir in Francia. Poi s'è disdetta e ieri l'ha comunkata! che signi·fica ciò? Sarebbe una conseguenza della gita di Thiers? E potrebbe esser questa la causa che la Prussia mostra di allontanarsi alquanto dalla Russia?

Lascio a te di considerare queste cose, ecc.

(l) -Cfr. n. 560. (2) -Cfr. n. 133. (3) -Quando pervenne al Governo italiano la notizia della circolare Gorcacov del 31 ottobre, il Minghetti -assentatosi da Vienna -si trovava a Firenze. Cfr. n. 527.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1484. Firenze, 20 novembre 1870, ore 16,40.

Nous avons reçu seulement hier communkation de la note anglaise (l) et aujourd'hui de celle de l'Autriche. Je répondrai dans une forme plus adoude et par d'autres a11guments, mais au fond par un refus non moins forme!. Ceci pour votre information personnelle.

(l) Cfr. Paget a Granville, 19 novembre, in Correspondence respecting the Treaty of March 30, 1856, cit., n. 51, p. 32. E anche ib., n. 52, p. 32.

585

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1485. Firenze, 20 novembre 1870, ore 16,55.

Voici la partie importante de ma réponse à la ldépèche russe: après avoir résumé les déclarations du chancelier je m'exprime ainsi: la simple lecture des articles 7 et 14 du Traité de Paris suffit à démontrer que nous n'avons pas le droit de relever sans le consentement des autres Puissances contractantes, la Russie des engagements qu'elle a contracté en 1856. Nous regrettons donc de ne pas pouvoir entrer dans l'ordre d'idées développées par le Prince Gortchakow. Nous le regretterions beaucoup plus si réellement la Russie avait eu à souffrir des événements survenus en Orient après 1856. Mais il n'en est pas ainsi. Ces événements ont eu pour tendance d'améliorer le sort des populations chrétiennes, ce qui ne peut déplaire à la Russie qui l'a déclaré expressément dans la lettre du Prince Gortchakoff au général Ignatieff pour la reconnaissance du Prince Hohenzollern comme Prince des Principautés Unies. Aussi préféronsnous nous arreter à la seconde partie de la note russe 'et à s:es déclarations rassurantes. Nous regardons l'accord de toutes les Puissances signataires du Traité de 1856 comme la plus précieuse garantie du maintien de l'Empire Ottoman et la condition sine qua non de toute modification à introduke, et nous ne pouvons sanctionner aucune démarche qui par son caractère unilatéral porterait atteinte à la bonne harmonie des Puissances co-signataires. Mats nous serions heureux

si nous pouvions contribuer à maintenir la bonne harmonie entre la Russie et les autres Puissances. Dites-moi tout de suite votre avis confidentiel.

586

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO ·DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 110-111)

R. 713. Berlino, 20 novembre 1870 (per. il 24).

Hier, dans mon entrevue avec le Secrétaire d'Etat, j'ai fait quelque allusion à l'adresse présentée récemment à Versailles à S. M. le Roi de Prusse par Monseigneur Ledochwski (1). Cette adresse, dont les journaux donnent le texte, est rédigée dans des termes très accentués de blame contre notre Gouvernement qui « à la suite, ou se servant de la révolution, a ravi par la violence au Pape le pouvoir temporel, a envahi la Capitale de la Catholicité..... Cet acte de violence doit exercer une influence perni.cieuse sur l'ordre mora!, politique et social déjà si profondément mir.é par les doctrines de l'impiété..... Le principe monarchique en ·est ébranlé au point qu'il sera difficile d'il!lspirer au peuple le respect de ce

qui est sacré et honorable, quand dans Rome les Italiens le foulent impunément aux pieds ». Le Roi est invité à preter son appui pour que le Gouvernement

ItaUen rende ce qui app~Wtient aux •Catholiques, et délivre le Pape de ses tribulations.

M. de Thile m'a dit que Sa Majesté, jusqu'ici du moins, n'avait donné aucune réponse à cette adresse qui était venue grossir le nombre de celles déjà transmises à Versailles. Ces manifestations ne manquaient pas de causer au Cabinet de Berlin des embarras augmentés encore par le résultat des élections générales pour la Diète prussienne. Les Catholiques y seront plus fortement représentés que dans la précédente législature. Ils ·compteront, * en y .comprenant les polonais * (1), une soixantaine de voix qui, dans la balance des partis, formeront un appoint i:mportant et peut-etre décisif pour former une majorité. Aucun parti n'est mieux discipliné que •celui-là. Il obéit évidemment à un mot d'ordre. L'Egl.ise Catholique n'a rien à voir avec ceux qui ab<Usent des idées reltgieuses et de respectables croyances. Mais parmi ses membres, se .gli.tssent des ultramontains qui melent la religion à la politique intérieure et étrangère. Leurs chefs sont connus. Comme ils manreuvrent habilement, et disposent d'une grande infiuence parmi ·leurs coreligionnaires, ils pourraient susciter de graves difficultés au Gouvernement, surtout dans les circonstances actuelles. M. de Thile m'a répété ce qu'il m'avait déjà dit à plusieurs reprises, qu'il espérait que nous saurions tenir compte de cette position délicate du Cabinet de Berlin, et que nous chercherions à ne pas l'aggraver. Un des moyens serait sans doute *•Celui * (l) d'user des meilleurs procédés envers le Pape, et de lui rendre tolérable le séjour de Rome.

* Sans entrer en discussion sur ce point, j'ai cependant cru devoir combattre un des arguments invoqués dans l'adresse remise par l'Archeveque de Gnesen et de Posen. Il me semblait que le Roi, mon auguste Souverain et le pays tout entier s'étaient largement placés à l'abri du reproche de manquer au principe monarchique, en portant pour cette cause un douloureux sacrifice, celui de se séparer d'un Prince de la Maison de Savoie, appelé à relever le trone d'Espagne * (2).

(l) Sic! per Ledochowski, come è corretto in LV.

587

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1313. Tours, 20 novembre 1870 (per. il 26).

Ebbi l'onore d'informare per telegrafo l'E. V. che il 17 corrente il Signor Okounew, Incaricato d'affari di Russia, comunicò al Conte di Chaudordy, Delegato del Ministero francese degli affari esteri a Tours, il dispaccio con cui il Principe di Gortschakoff fa conoscere la denunzia fatta dalla Russia alla Turchia delle stipulazioni del 1856, riflettenti la neutral.izzazione del Mar Nero e la Convenzione relativa allo Stretto dei Dardanelli. Il linguaggio tenuto dal Conte

monarch1que •.

di Chaudordy ai Rappresentanti delle Potenze che firmarono il trattato di Parigi del 1856 e che quindi tenne anche a me in risposta alle interrogazioni fattegli intorno al modo di vedere del Governo francese su questa questione può riassumersi nei punti seguenti:

l) La Delegazione di Tours si riserva anzitutto in questione così importante di consultare i membri del Governo residenti in Parigi;

2) N elle cir.costanze eccezionalmente gravi in cui si trova la Francia la Delegazione è d'avviso che non ispetta al Governo francese di prendere un'iniziativa qualsiasi in ordine alla questione solle:vata dalla denunzia russa, ed essa desidera essere previamente informata dell'opinione e delle risoluzioni delle altre Potenze contraenti;

3) Subordinatamente a queste riserve la Delegazione è disposta ad esaminare, anche in seno ad un Congresso, gli avvisi e le proposte che le altre Potenze avessero ad emettere.

La soluzione per via di un Congresso europeo è evidentemente quella che sarebbe quì desiderata, per quanto si può giudicare dal modo con cui si esprime il Conte di Chaudordy. Ma è chiaro d'altronde che l'attitudine della Francia è forzatamente subordinata a quella che sarà presa dalla Prussia. Se la Prussia più o meno apertamente si ctichiarerà in favore delle pretese della Russia, il Governo francese non esiterà a di-chiararsi contro di esse; e viceversa la di lui attitudine sarà tanto meno ostile alla Russia quanto meno quest'ultima potrà contare sull'appoggio del Gabinetto di Berlino.

(l) -Omesso in LV. (2) -Quest'ultimo periodo largamente modificato in LV: • Je n'ai pas jugé à proposd'entrer. en c;!isc;ussion sur ce point; j'ai .cep~ndant trouvé dans les faits récents qui se sont accomphs, a1ns1 que dans les commun1cahons de V. E., des arguments qui mettent le gouverm;ment et le prtys tout entier largement à l'abri d.u reprc·che de manquer au principe
588

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 76. Nizza, 20 novembre 1870 (per. il 23)

Tutte le notizie, che continuano ad essermi date della montagna nizzarda, concordano nel confermare che i suoi abitanti sono più che mai decisi a non prestarsi pella leva in massa, che del resto è bensì stata pubblicata ma alla cui attuazione si procede dalle Autorità assai mollemente. Sono però successivamente organizzate piccole compagnie di cinquanta uomini di franchi tiratori e vengono man mano spedite sul teatro della guerra. Del resto poi arrivano e partono quasi giornalmente truppe regolari senza che io sappia ben spiegarmi la ragione di questo incessante movimento. A pruova della più evidente delle esagerate paure e degli illimitati sospetti di questa polizia basterà l'accennarLe, Signor Ministro, che questo Regio Vice Console, Signor Marchese de Goyzueta, l'uomo il più circospetto e pacifico che io conosca, è stato designato al Prefetto come un pubblico agitatore. Quando sentii dal Signor Dufraisse tale allusione, dopo uno scoppio di risa, che non potei trattenere, gli dissi: da questo giudichi signor Prefetto dell'esattezza delle altre informazioni che le da la sua Polizia. Le Autorità, come lo dimostrano le allarmanti misure già più d'una volta

rinnovate di improvvise chiamate da ogni parte di Nizza di truppe, gli stati d'assedio e simili, sono soggette ad accessi di paura di vedersi ripetuti nelle loro

37-Documenti diplomatici -Serie Il · Vol. I.

persone i Vespri siciliani, mentre al tempo stesso gli Italiani vengono ad implo

rare in Consolato bastimenti da guerra perchè temono di essere assassinati dai

francesi. Questo stato di cose, che potrebbe essere il soggetto di una lepida com

media, prova però la grande reciproca animosità e diffidenza.

Intanto io mi adopero ad assicurare la Prefettura contro i temuti attacchi

a mano armata degli Italiani consigliandola a moderazione verso i Nizzardi che

in dieci anni non hanno ancora avuto tempo ad infrancesarsi, ed agli Italiani,

benchè qui nati, ricordo che sono politicamente in estero paese, epperciò che

hanno l'obbligo di tenere una condotta prudente e riservata e conseguentemente

di astenersi dal promuovere disordini.

Questa città è anche ·divenuta un deposito di feriti, ieri ne arrivò una

seconda spedizione di un centinajo, che furono ricevuti alla stazione della fer

rovia dalle Dame patronesse dei soccorsi.

589

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fasc. 5 6/B)

L. P. Tours, 20 novembre 1870.

Colla lettera che m'avete scritto il 17 corrente (l) ed a cui rispondo voi mi

date una prova d'amicizia di cui vorrei potermi mostrar riconoscente altrimenti

che in parole. Ora non posso che ringraziarvi sinceramente e vivamente.

Disponete liberamente di Vienna, giacchè Minghetti (e non so biasimarlo)

pred'erisce tornare alla Camera a condurre il gran partito che fu finora, e sarà

spero per lungo tempo, quello della maggioranza del Paese. È possibile, è

anzi probabile, che quando in Francia si costituirà qualche cosa d'un po' dure

vole, verrò a domandarvi di mandare un altro qui al mio posto, come ve l'avrei

domandato certamente se l'Impero avesse durato e noi fossimo andati a Roma

contro di esso. Così se gli Orleans vengono a reggere i destini della Francia (fo

una delle molte ipotesi probabili), non converebbe al Governo del Re nè a me,

che io rimanessi qui. Ma finchè le cose durano incerte, preferisco rimanere in

Francia, se voi non ci vedete inconveniente. Mi parebbe quasi una deserzione,

se volontariamente lasciassi questo posto in momenti che lo rendono più difficile

e certamente meno gradevole che pel passato, ed in circostanze così dolorose

per la Francia.

Vero è che più tardi, quando cioè converrà ch'io lasci la Francia, molto probabilmente non vi sarà un altro posto disponibile lì per li. Ma in tal 'caso m'accomoderei volontieri d'attendere per un po' di tempo, in congedo, o in disponibilità, o lavorando al Ministero in uno de' suoi uffizii. Potrò così ritempe:rarmi alquanto nell'ambiente dell'opinione del mio Paese; Giacchè da 10 anni stò sulla breccia, senza quasi mai prender 'congedo, e dovendo trattare questioni talvolta gravissime, sempre delicate e spesso irritanti. Mi sento perciò un po' stanco, e

proprio non mi trovo il coraggio, senza una necessità assoluta, d'intraprendere immediatamente una nuova vita, nuove relazioni e nuovi affari.

Conchiudo. Disponete di Vienna e fate il movimento diplomatico secondo la convenienza del servizio, senza occuparsi di me. Finchè le cose durano in Francia incerte e senza stabile assetto, !asciatemi qua, se e finchè sarò utile (1).

Vi ringrazio di nuovo di cuore della vostra lettera ecc.

(l) Cfr. n. 562.

590

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA (2), AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1487. Firenze, 21 novembre 1870, ore 14,10.

Une dépeche de Tunis annonce que la Turquie aurait des desseins d'expéditions militaires dans la Régence et qu'elle a envoyé à cet effet des troupes à Tripoli. Le moment me semble mal choisi pour s'attirer de nottveaux embarras. Veuillez m'informer aussitòt, et au besoin donnez des conseils de prudence.

591

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3267. Vienna·, 21 novembre 1870, ore 13 (per. ore 21).

Je trouve votre réponse (3) très bonne et très c.laire, quoique quelques points du télégramme soient indéchiffrables.

592

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3270. Therapia, 21 novembre 1870, ore 17 (per. ore 12,35 del 22).

Général Ignatieff m'a dit qu'à son entrevue d'hier avec le Grand Vizir celui-ci se serait montré assez accordant, mais se dit poussé par Angleterre et l'Autriche à ne pas admettre demande russe. Ignatteff prétend etre siìr de l'appui de la Prusse..... [manca] et de l'Italie. J'ai dit n'avoir pas d'instructions.

(l) -Cfr. 617, allegato. (2) -In realtà, il tel. fu spedito dall'Artom, cfr. n. 619. (3) -Cfr. n. 585.
593

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 714. Berlino, 21 novembre 1870 (per. il 26).

Le Ministre de Turquie, jusqu'ici sans instructions de Son Gouvernement au sujet de l'incident russe, a reçu par le télégraphe l'ordre de pressentir les disposition du Cabinet de Berlin. Aristarky -Bey vient de me communiquer les détails de l'entretien qu'il a eu à cet effet aujourd'hui avec M. de Thile. Avant de se prononcer, le Comte de Bismarck voulait attendre le résultat de son entrevue avec M. Odo Russe!. Pour le moment M. de Thile se bornait à nier toute entente entre la Prusse et la Russie, et à dire que la déclaration du Prince Gortchakow avait surpris et embarassé le Gouvernement Prussien, surtout dans les circonstances actuelles. Il y avait déjà assez de complications en suite de la guerre contre la France, du travail de réorganisation en Allemagne et meme des affaires de Rome, pour ne pas voir avec regret surgir une nouveUe question de cette gravité. Aristarky -Bey admettait le bien fondé de ces observations. Il ajoutait foi aux dénégations sur une entente formelle entre les deux Etats, mais il était moins rassuré sur certaines complaisances de la Prusse envers la Russie, en retour des services que celle-ci croyait avoir rendus au Cabinet de Berlin depuis l'explosion de la guerre actuelle. Mon collègue de Turquie, après avoir pris connaissance des réponses de l'Angleterre et de l'Autriche à la Circulaire du 31 octobre, n'était encore nullement convaincu que le Gouvernement BrLtannique voulut pousser dès à présent les choses aux extremes. Et le voulut-il, serait-il sur de l'assentiment du Parlement? C'était peut-etre un calcul adroit de la part du Comte de Bismarck d'ajourner toute réponse avant d'avoir acquis, dans ses entretiens avec M. Odo Russe!, une preuve des hésitations de l'Angleterre à engager sérieu-' sement la partie. -Selon l'avis de Aristarky -Bey, la Sublime Porte devait procéder avec beaucoup de prudence pour ne pas s'exposer à rester seule sur la breche, ou du moins dans des conditions où elle ne serait que faiblement soutenue par l'Occident. Je partage assez cette manière de voir. Il ne faudrait pas que le Cabinet de St. James's, s'il n'est pas encore décidé à une lutte à outrance, cherchat à mettre en avant l'Italie et l'Autriche, et à se servir adroitement d'elles pour faire une chose dangereuse dont il espère de l'utilité, surtout pour ses propres intérets. D'un autre còté s'il ne s'agit, pour le moment, que d'une guerre de piume, l'avantage, ou je me trompe fort, sera du còté du Prince Gortchakow, de meme que lors de la derniére révolution polonaise. -San méconnaìtre l'importance de nos intérets dans la Mer Noire, nos conditions intérieures sont cependant tetles, qu'elles ne nous permettent point le luxe d'une politique n'ayant pas pour objet exclusLf et irrnmédiat, la défense de notre propre territoire. Jusqu'ici on ignare quelle impression aura produit à Tours et à Paris la dénonciation faite par la Russie. Il ne serait pas improbable que le Gouvernement

provisoire en déduisit pour sa cause un argument propre à établir que des conditions humiiiantes imposées et sanctionnées par des accords internationaux n'ont

qu'une courte durée. D'un autre cOté, l'Angleterre verra dans l'attitude de la Russie un motif de plus pour engager la France à conclure la paix. Sa flotte est intacte. Ses 300.000 et plus de soldats prisonniers en Allemagne, seraient alors rendus à la liberté, et rentreraient sous les drapeaux avec un désir bien nature! de rechercher une occasion de relever leur prestige. Le Cahinet de Berlin, devenu plus libre dans ses allures, ne verrait peut-etre pas de mauvais reH que d'autres se chargeassent de le délivrer d'un créancier incommode en présence surtout d'une opinion publique peu favorable à la Russie. Il ne serait nullement invraisemblable que telles fussent les arrière-pensées du Cabinet de Londres s'il méd'itait réellement une campagne en Orient. -Dans tous les cas il devrait attendre une meilleure saison pour découvrir ses batteries.

S'il en était ainsi, on ne comprendrait pas qu'il précipitàt le cours des choses, et moins encore qu'il trouvàt dès laujourd'hui des alliés oru des échoo sur le Continent. La situation devant traverser encore bien des phases avant d'arriver à maturité, il eut mieux valu peut-etre que le Gouvernement Anglais eut laissé quant à lui la question intacte, et se fiìt borné à répondre qu'il prenait acte de la résolution énoncée par la dépeche du 31 octobre sans préjuger en rien son attitude ultérieure.

594

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 1/D)

L. CONFIDENZIALE 29. Vienna, 21 novembre 1870.

Ti ringrazio del telegramma, e del dispaccio interessantissimo di de Launay, e ringrazia anche Artom del suo vigliettino. A me pare che la tua risposta (di cui però alcune cifre mi furono impossibili a comprendere) sia chiara, e nobile, e giusta, senza alterigia che a noi non conviene. Ho visto or ora Appony il giovane che viene da Londra e che~narra come lo spirito publico sia colà esaltatissimo. Ma di ciò ti scriverò domani. Ora di me. Rimane inteso che tu fai firmare la mia demissione dal Rè colla data in bianco per fissarla al mio arrivo. Ho creduto bene d'interrogare Lord Bloomfield uomo temperatissimo, e vecchio di V,ienna sulla persona che potrebbe qui tornar gradita. Egli dice che vuoi pensarci e ne riparleremo. Ma mi è parso che di primo moto il Nigra non gli sembrasse troppo adatto. Piuttosto a Pietroburgo, diss'egli spontaneamente, ma qui un uomo così legato all'Imperatore Napoleone non troverebbe ora facile adito. Intanto questa mattina il Beust m'ha parlato anch'egli del mio ritorno. Ho detto che era probabile, e ne ho spiegato le ragioni. = E perchè, soggiunse, non potreste andare al Parlamento, e tornare appresso. = Perchè risposi io, abbiamo lasciato troppo tempo vacante questa Legazione, e so che il Visconti non vuoi far cosa che potesse sembrarvi meno riguardosa = In tal caso, replicò, noi preferiremmo di restare senza Ministro italiano un mese o due quando vi sia proba

bilità del vostro ritorno. La cosa era troppo amabile e ho finito con mille ringraziamenti. Ora la posta parte, e non mi rimane più altro tempo ecc.

595

[IL MINISTRO ARTOM] (l) AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

D. 165. Firenze, 22 novembre 1870.

Il Regio Console Genel'ale a Marsiglia annuncia .esser partito da quella città per Genova, colla propria famiglia, il signor Carcassonne ex presidente del Comune rivoluzionario di Marsiglia.

Il sottoscritto crede bene ·che codesto Min1stero sia prevenuto, ad ogni buon fine, della presenza in Italia del Carcassone, uno fra i più violenti demagoghi che negli ultimi tempi presero parte ai disordini che turbarono il mezzogiorno della Francia.

596

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3276. Pietroburgo, 22 novembre 1870, ore 12 (per. ore 10,45 del 23) (2).

Note officielle autrichienne regard.e la circulaire du Prince Gortchacow comme un acte unilatéral s'appuyant sur l'article 14 du Traité de Paris et déclare avoir appris la résolution du Gouvernement russe avec un pénible regret. Le Chancelier a répondu au Ministre d'Autr.iche, qui lui en a donné lecture avant hi:er, qu'il préférait traiter question de principe par écrit et non verbalement, et que son principal a11gument serai!t puisé aux sentiments de bienveiJJanoe plutlìt que d'hostilité vis-à-vis de la Turquie. L'impression personnelle du Ministre Autrichien est que le Prince Gortchacow serait disposé à la conciliation.

597

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3278/15. Londra, 22 novembre 1870, ore 19,55 (per. ore 12,35 del 23).

Je viens de voir Granville. Russell a été très bien reçu par Bismarck qui aurait été aussi surpris de la note russe: mais il ne peut rien dire avant trois ou quatre jours. Russell reste pour le moment à Versailles. Granville attend vendredi réponse de la Russie, ses. reseignements lui font croire qu'elle sera conciliante: mais il ignore si elle suffira à écarter la difficulté soulevée par la première note. La Turquie serait disposée à une guerre offensive, si elle était appuyée par les armées des autres Puissances, et un congrés ne lui parait pas convenable à son point de vue. Granville pense qu'un congrès rencontrerait des

difficultés dans la guerre actuelle, à cause de l'absence de la France. Le_ discours étant tombé sur notre réponse à la Russie j'ai cru devoir par réciprocité lui dire confidentiellement ce que vous m'avez télégraphié. Il m'en a exprilllé sa satisfaction.

(l) -Il dispaccio è privo di firma. Tuttavia è da supporre che lo scrivente fosse lo A.rtom perchè gli altri dispacci dello stesso giorno recano la sua firma. Cfr. n. 603. (2) -Nel registro il tel. reca la seguente datazione: 23 11 12h. tnatin arr. à 10,45 matin. L'inconciliabilità delle ore di partenza e di arrivo nello stesso giorno e il fatto che il tel. è preceduto e seguito da tell. spediti il giorno 22 ma pervenuti a Firenze il 23 induce alla datazione qui seguita.
598

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

RISERVATA N. 11200/27. Firenze, 22 novembre 1870 (per. il 23).

Il Ministero della Guerra cui resi noto il dispaccio di V. E. qui in margine citàto (Ì) mi assicura di aver subito richiamato sull'oggetto la attenzione del Comandante Generale lo scompartimento militare di Alessandria invitandolo a dare le occorrenti istruzioni ai Comandanti di Div,isione di Genova e di Torino, onde se per l'avvicendarsi delle operazioni della guerra Franco-Germanica,· l'eventualità di una possibile violazione di confine per parte dei belligeranti divenisse più imminente, essi siano in grado di inviare alla frontiera quei distaccamenti di truppa che fossero ravvisati necessarì per coadiuvare l'Autorità politica in quelle operazioni che si dovesse eseguire per mantenere gli obblighi della più stretta neutralità. Eguali istruzioni ho io comunicato ai Prefetti le cui provincie toccano il confine francese, tracciando ad essi norme di condotta pei possibili casi di violazione del territorio italiano. Relativamente alla frontiera verso Nizza dove secondo l'estratto di corrispondenza di quel R. Console, trasmesso da V. E. coll'altra nota del 12 andante n. 163 (Reg. Francia) le condizioni pollitiche e della sicurezza pubblica erano assai gravi, non ommisi fare officì alla Amministrazione Centrale della Guerra perch{! fosse provveduto al bisogno, mantenendo proporzionata guarnigione in Ventimiglia, ma per la difficoltà di avere colà convenienti locali di accasermamento, il Ministero della Guerra mi risponde non credere sia il caso per ora di nuovamente aumentare (oltre alla compagnia dei bersaglieri che vi è -rimasta delle quattro ultimamente speditevi) il presidio in quella città; che peraltro se il pericolo si manifestasse nella detta frontiera si farebbe premura d'inviarvi in tempo quel nerbo di forza che fosse necessario per far fronte agli eventi. Reco tutto ciò a notizia di V. E. per debita informazione in riscontro alle note anzidette.

599

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 715. Berlino, 22 novembre 1870 (per. il 26).

Le Reichstag se réunira après demain. Il sera saisi d'un projet de loi par lequel le Gouvernement demande un crédit de cent millions de Thalers pour

subvenir aux besoins de la Guerre, avec faculté de contracter un emprunt ou de faire une émission de bons du trésor. Le crédit de 120 millions voté dans la courte session du mois de Juillet, n'est pas encore épuisé. On calcule meme qu'en tenant compte des recettes ordinaires du budget, des réquisitions et des impòts prélevés en France; le service du trésor de l'Etat serait assuré pour deux mois encore, sans recourir à de nouvel1es avances de fonds. Mais la g'Uerre pouvant se prolonger plus longtemps encore, il faut ne pas se laisser prendre au dépourvu.

Le Reichstag aura également à se prononcer sur l'accession du Wurtemberg, des Grand Duché de Bade et de la Hesse à la confédération du Nord sur la base de la constitution actuelle.

Il semble que les pourparlers avec la Bavière auraient pris une meilleure tournure. Cependant le représentant de cet Etat à Berlin persiste à affirmer que jamais le Ministère actuel ne consentira à signer une abdication de ses droits d'indépendance. Tout au plus pourrait-on s'entendre sur une convention militaire, laissant cependant pleine liberté au Cabinet de Munich de disposer du budget pour l'armée et de régler les nominations surtout dans les grades supérieurs.

On parle aussi d'une combinaison d'après laquelle l'ancien parlement douanier serait supprimé, ses attributions passeraient au Reichstag !eque! pour tout ce qui concerne !es affaires commerciales, consulaires, les postes, les télégraphes et les questions monétaires s'ajoindrait des députés de la Bavière. En d'autres termes la Bavière se refuserait à consentir à une communauté législative, sauf sur !es points définis d'avance.

Tout cela parait bien compliqué, et si vraiment il existait un tel projet, rien ne prouverait encore qu'il serait agréé par le Parlement fédéral, et par les chambres bavaroises.

D'après une lettre écrite à M. Bancroft par un Général Américain qui a quitté récemment Paris, les approvisionnements de ·cette capitale s'épuisaient au point qu'il fallait s'attendre à une reddition vers le 10 décembre.

Point de nouvelles encore sur le résultat de la mission de M. Odo Russe! à Versailles.

(l) Cfr. n. 492.

600

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3280. Tunisi, 23 novembre 1870, ore 10,50 (per. ore 12,55).

Lettres de Tripoli parlent de la présence dans ce port de navires de guerre ottoman avec troupes de débarquement qui seraient destinées à entrer en Tunis. On écrit en meme temps de Malte que se trouvaient dans ,cette ville un pacha et bon nombre d'officiers tur,cs ma1gré que hier soient arrivés de Malte deux de ces officiers avec 4 soldats qui se disent chargés de acheter de chevaux. Je crois que en tout cas !es dits armements ne peuvent avoir pour but la Régence, cependant le Bardo poussé pàr le Consul de France s'en préoccupe beaucoup,

et c'est sur la deman?e du Bey que je m'empresse d'informer de tous ces bruits le Gouvernement du Roi.

601

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 156. Londra, 23 novembre 1870 (per. il 28).

Con telegramma del19 corrente (l) da me ricevuto la sera dello stesso giorno

V. E. mi ha partecipato che il Ministro del Re a Costantinopoli aveva saputo da buona fonte che il Consiglio dei Ministri aveva deciso di aspettare prima di prendere una decisione di essere più informato dell'attitudine che le altre Potenze segnatarie del Trattato di Parigi intendono di prendere rispetto alla domanda della Russia. Si incominciava colà a persuadersi che una guerra alla Russia allo stato attuale delle cose non sarebbe possibile. Il Gran Vizir non amerebbe pur anco che si ricorresse ad un Congresso o ad una Conferenza perchè teme che si pigli questa occasione per formolarvi delle altre pretese. Egli preferirebbe, per quanto il predetto Signor Ministro di Costantinopoli ha potuto comprendere, che si rimanesse a prendere atto delle dichiarazioni della Russia.

Le confermo ·inoltre il mio telegramma speditole lo stesso giorno 19 (2) col quale Le significava che il Times di quel giorno nella edizione della sera pubblicava un telegramma del suo corrispondente di Firenze nel quale annunziavasi che vi si affermava che il Governo del Re aveva assolutamente rifiutato di unirsi all'Inghilterra ed all'Austria 'in qualunque atto diplomatico contro la Russia. lo le soggiungeva che questa notizia appena pubblicata aveva qui prodotto una sensazione essendo gli spiriti molto irritati pei procedimenti del Governo russo, e le esprimeva l'avviso, che fosse importante che, per mia regola, venissi da V. E. informato senza ritardo di ciò che vi potesse essere di fondato in codesta asserzione.

Nel successivo giorno 21 mi pervenne nel matUno il di Lei telegramma del precedente giorno 20 (3) col quale mi significava che solo il 19 corrente Ella aveva avuta comunicazione della Nota inglese alla Nota russa e che la Nota responsiva dell'Austria Le era stata comunicata solo in quello stesso giorno

20. Ella soggiungeva che risponderebbe alla Nota russa in una forma più addolcita, e con altri argomenti, ma nel fondo, con un rifiuto non meno formale, lo che Ella mi annunziava per mia personale informazione.

Debbo ora significarle che dopo la spedizione del presente mio telegramma la sensazione prodotta dal telegramma del corrispondente del Times erasi qui fatta più generale, e più forte, e che era accompagnata da chiose poco favorevoli all'Italia. Molti dei miei colleghi vennero da me per interpellarmi sulla verità di quella notizia, e fra le altre persone che vennero a tal fine alla mia casa vi fu pure il direttore del Morning Post del quale ho parti.colare conoscenza. Dissi a tutti che quella notizia era assolutamente inesatta, ed autorizzai il predetto direttore del Morning Post a servirsi di questa dichiarazione come base d'una rettificazione da pubblicarsi dal suo giornale il che di fatto egli fece. Mi astenni perciò dal provocare una rettificazione sul Times non essendo inoltre inopportuno che il corrispondente fiorentino del Times che scrive continuamente

notizie inesatte, e che, pur essendo in generale benevolo all'Italia, sparla assai sovente del Governo su basi erronee, ricevesse una lezione da un altro giornale.

Il Signor Conte di Granville essendo ritornato in città dalla campagna ebbi ieri una conferenza con lui della quale Le ho dato il sunto in uno dei due teLegrammi speditole ieri stesso (1)..

A conferma di codesto telegramma mi pregio di signifìcarle che avend'io interpellato Sua Signoria a riguardo dei risultati che le fossero già noti dell'invio del Signor Odo Russell a Versailles, esso mi disse che il Signor Russell era stato benissimo accolto dal Signor Conte di Bismark; che questi erasi pure mostrato sorpreso del tenore della Nota della Russia; ma che aveva detto al Signor RusseH che non potrebbe esprimere alcun avviso se non dopo tr·e o quattro giorni.

Avendo chiesto a Sua Signoria se il Signor Odo Russell avrebbe prossimamente lasciato Versailles Essa mi rispose negativamente e soggiunse che la missione del medesimo non aveva avuto un limite fisso di tempo.

Ho poscia domandato a Lord Granville s'egli aspettasse prossimamente la replica del Principe Gortschacoff [sic] alla sua Nota, e se avesse notizia preventiva a riguardo del tenore della medesima. Sua Signoria mi rispose quanto alla prima mia domanda che pensava che la Nota russa gli perverrebbe il Venerdì di questa Settimana (25 corrente). Quanto alla mia seconda domanda mi disse che le indicazioni ch'egli aveva gli facevano credere che la replica della Russia sarebbe stata di carattere conciliante. Nel tempo stesso però mi lasciò travedere come gli rimanesse dubbio, ed avesse ragione di credere che essa non fosse per essere sufficiente ad allontanare l'impressione della prima Nota, ed a togliere di mezzo la causa di questa stessa impressione. Fra individui leali mi disse Sua Signoria allorquando uno di essi ha sventuratamente commesso un errore che ha potuto ferire un altro, si fa una scusa esplicita che tolga ogni soggetto di contesa, ma fra Nazioni ciò interviene difficilmente e per parecchie cause, ed invece si fanno sovente le cose soltanto a mezzo.

Pregai pure Sua Signoria di volermi dire quali notizie egli avesse a riguardo delle impressioni e delle disposizioni del Governo ottomano. A ciò Esso rispose che questo Governo sarebbe stato disposto ad una guerra offensiva ove in essa fosse aiutato dalle armi di alcuna delle Potenze segnatarie del trattato di Parigi. Soggiunse che la Sublime Porta non avrebbe amato che vi fosse un Congresso non potendo prevedere quali ne dovessero essere i confini a riguardo delle materie che vi si potessero trattare. Il Signor Conte soggiunse che al presente il radunamento di un Congresso non gli pareva possibile, perchè, se da un lato ciò non poteva farsi senza la Francia, questa era dall'altro lato in tale condizione da non potervi nel fatto intervenire. In seguito a codeste comunicazioni fattemi dal Signor Conte, gli dissi, che le mie informazioni a riguardo dell'attitudine della Sublime Porta erano simili a quelle che Egli aveva a riguardo della poca propensione della medesima per un Congresso, e che le stesse mie informazioni mi indurrebbero a credere, che essa sia impensierita dalla previsione della possibilità di una guerra colla Russia.

Essendo poscia caduto il discorso sopra la risposta dell'Italta aiJ.la Russia

ed essendosi fatta allusione al telegramma pubblicato dal Times, mostrai a Sua

Signoria la mia sorpresa per la pubblicazione d'una notizia così inesatta, e Le dissi che ·non dubitava che Essa non vi avesse data alcuna fede. Il Signor Conte mi rispose tosto che di fatti Egli non vi aveva punto creduto. In allora soggiunsi ch'io aveva ricevuto alcune notizie a questo· riguardo per mia sola informazione personale, ma che, corrispondendo alla confidenza ch'egli mi aveva usato dicendomi il sunto della sua Nota responsiva alla Russia nel giorno stesso in cui Egli la spediva, credevo non oltrepassare i confini del mio dovere, dicendogli ch'io sapeva che la Nota del mio Governo sarebbe stata assai misurata nella forma, ma che nel fondo e nella sua conclusione essa avrebbe del pari formalmente rifiutato di ammettere il sistema della Nota della Russia. Per le ragioni

stesse per le quali il Signor Conte mi aveva pregato del segreto allorquando mi fece l'analoga comunicazione, io lo pregai pure del segreto onde la cosa non fosse conosciuta prima che la Nota giungesse alle mani del Principe Gortschakoff. Il S'ignor Conte mi si mostrò molto soddisfatto di questa comunicazione, che lo pregai di ritenere siccome affatto a me personale e confidenziale.

Sua Signoria avendomi chiesto se la nostra Nota fosse già stata spedita, gli risposi che ciò io ignorava, ma che era mia opinione, che, ove essa non fosse stata già mandata al momento in cui io le parlava, l'invio della medesima dovesse essere imminente.

Tosto che potrò avere qualche notizia a riguardo della missione del Signor Odo Russell o della Nota che quì si attende dalla Russia non mancherò di tenerne informata l'E. V. col telegrafo.

(l) -Il tel. ritrasmetteva quello qui pubblicato al n. 575. (2) -Cfr. n. 581. (3) -Cfr. n. 584.

(l) Cfr. n. 597.

602

IL MINISTRO DELLE FINANZE, SELLA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

(AVV, cassetta Minghetti)

L. P. Firenze, 23 novembre 1870 (1).

-Avrai fra breve risposta ufficiale sopra l'affare di Legnago che mi. raccomandi.

-Il Principe di Teano parlò a te, o con qualcun-altro della cessione all'Ita

lia del Palazzo di Venezia che l'Austria possiede in Roma. Il Teano a quanto mi

narrano riferisce che le disposizioni non sono cattlive, ma che bisogna parlarne

all'Imperatore.

Il Palazzo di Venezia uno dei più vasti di Roma potrebbe contenere a quanto

dicono gli Architetti il Senato e la Camera; quindi sarebbe per noi d'utilità

infinita.

All'Austria noi potremmo dare per esempio il Palazzo Firenze un pkcolo

ma bel palazzina, più quanti plurimi. Inter nos si potrebbe andare anche ad un

milionetto.

Ora credi tu opportuno di tentare questo cambio? Anche colla prospettiva

d'insuccesso converrebbe farlo onde non si dica che si lasciò intentato un pro

getto il quale a quanto pare è nella mente di tutti a Roma.

Mi faresti gran piacere telegrafandomi ciò che hai potuto fare.

-Emilio mi fece leggere i tuoi telegrammi e la tua lettera. La quistione è veramente gravissima, tocca Roma, e può toccare l'Italia intiera. VJsconti dovertte correre a Torino pel parto della duchessa d'Aosta, il quale si fa però aspettare. Al suo ritorno si darà la risposta.

-Hai veduto il brutto e strano pettegolezzo di Roma? Mi duole che Romani cives non danno .gran buona idea di loro a:i modesti dttadini delle altre più modeste terre del resto d'Italia.

Quanto a me me ci entro come il diavolo nel [par. ill.], ossia ci ·entro perchè mi fecero andare in collera, e perchè mi fecero rimanere al Ministero dove mi vedevo quasi impossibile per la repentina voltata fatta sulla gita del Re a Roma.

-Le elezioni pare che vadano bene. Però ricordo il respice finem, cioè il risultato dei ballottaggi. Mi fece grandissimo piacere lo splendido risuLtato che av-esti in più collegii. Me ne rallegro teco di gran cuore. Veramente meritavi una dimostrazione dopo tanti attacchi dei quali fosti bersaglio.

-I miei omaggi a madama Laura.

(l) La data è 23 ottobre. Ma, come risulta dal contesto, si tratta di un lapsus per23 novembre. Cfr. anche n. 626.

603

IL MINISTRO ARTOM AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1491. Firenze, 24 novembre 1870, ore 22,30.

Visconti est à Turin pour les couches de la Duchesse d'Aoste. Brassier m'a fait aussi ouverture pour conférence spéciale à Pétersbourg (1). Je me suis borné à la prendre ad referendum. Réponse définitive ne sera donnée que samedi ou dimanche au retour du Ministre. Cadorna à qui j'ai télégraphié la nouvelle n'a pas encore répondu. D'après Brassier, Bismarck aurait déjà réponse favorable de Gortchakoff, et Odo Russell aurait appuyé sa proposition à Londres. Notre réponse à la Russie est partie aujourd'hui. Dites-moi votre avis sur proposition de la Prusse.

604

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

(Ed. in Correspondence respecting the Treaty of March 30, 1856, cit., allegato al n. 53, pp. 33-35. Testo francese e trad. inglese; Das Staatsarchiv, XX, n. 4241, pp. 139-141; Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 224-227)

D. 80. Firenze, 24 novembre 1870.

Le Baron d'Uxkull est venu il y a quelques jours me donner lecture et

copie d'une dépéche de S. E. le Prince Gortchakoff du 18-19 (2) octobre 1870.

Dans cette circulaire qui a été aussi communiquée aux autres puissances

signataires du Traité du 18-30 mars 1856 le Chancelier de S. M. l'Empereur de

Russie examine les conséquences qu'ont eues pour la Russie certaines dispo

sitions de ce traité en présence des altérations successives qu'ont subies dans ces dernières années les transactions considérées comme le fondement de l'équilibre de l'Europe, et en présence des dérogations auxquelles le traité du 18-30 mars n'aurait pas échappé.

Par suite de cet examen le Cabinet de Saint Pétersbourg déclare qu'il ne saurait plus longtems se considérer comme lié aux obligations du traité du 18-30 mars 1856 en tant qu'elles restreignent les droits de souveraineté de la Russie dans la Mer Noire; que Sa Majesté Impériale se croit en droit et en devoir de dénoncer à S. M. le Sultan la convention spéciale et additionnelle au traité fixant le nombre et la dimension des batiments de guerre que les deux puissances riveraines se réservent d'entretenir dans la Mer Noire; qu'elle rend sous ce .rapport ila plénitude de ses droits à S. M. ile Sultan, comme Elle [a reprend également pour Elle meme, et qu'Elle en informe loyalement les puissances signataires et garantes du traité général dont cette convention fait partie intégrante.

Je me suis empressé de soumettre à S. M. le Roi mon Auguste Souverain et à son Conseil J.'importante dépeche dont je viens de résumer les conclusions.

Les sentiments d'équité et de dignité nationale auxquels S. E. le Prince Chancelier fait appel trouveront * toujours * (l) un echo chez le Gouvernement de S. M. le Roi d'Italie. Les relations amicales qui existent heureusement entre les deux Cours et les deux Etats nous imposaient d'ailleurs le devoir d'examiner avec la plus sérieuse attention le contenu de le dépeche du Cabinet de Saint Pétersbourg.

Mais une simple lecture des articles 7 et 14 du traité du 18-30 mars 1856 suffit pour démontrer que l'Italie ne saurait. sans le consentement des autres parties intéressées, s'arroger le droit de relever le Russie des engagements qu'elle a contractés en 1856 avec toutes les puissances signataires des stipulations dont il s'agit.

Nous regrettons donc sincèrement de ne pas pouvoir entrer dans l'ordre d'idées que S. E. le Prince Gortchakoff s'est attaché à développer (2). N otre regret serait encore plus vif si les changements surv·enus en Orient depuis 1856, et sur lesquels le Prince appuye son argumentation avaient été de nature à amoindrir la grande situation qui appartient à la Russie. Heureusement il n'en est pas ainsi. Les événements survenus en Orient à partir de 1856 ont eu pour tendance générale d'améliorer la condition des populations chrétiennes en Orient. C'est là un but que la politique de la Russie n'a jamais perdu de vue, et S. E. le Chancelier de l'Empire a trop d'élévation çl.ans les idées et un sentiment trop exquis d'équité pour ne pas le reconnaitre. Je lis en effet dans la dépeche du Prince Gortchakoff au Général Ignatieff en date du 9-21 (3) novembre 1866 pour la reconnaissance du Prince Charles de Hohenzollem comme Prince des Principautés Unies les mots suivants:

«Le Cabinet Impérial ne peut qu'applaudir à un résultat aussi conforme aux traditions de sympathie qui unissent la Russie à ces populations coreligionnaires, qui a son constant désir de voir l'Empire ottoman se consolider par la satisfaction des vreux et des besoins Iégitimes des· races chrétiennes qui l'habitent ».

Les modifications introduites dans le droit intérieur de la Serbie ont eu le méme caractère et les mémes effets bienfaisants. Il se peut que des dérogations partielles au principe de la clòture des détroits pour les batiments de guerre aient pu avoir lieu. Mais ces exceptions n'ont eu qu'un caractère temporaire, et certes il aurait suffi d'une protestation de la Russie pour en empécher le retour.

Nous sommes donc d'avis que l'esprit des stipulations de 1856 a survécu aux modifications partielles qu'elles ont eu à subir. Il est à désirer que les mémes sentiments d'accord animent encore aujourd'hui les puissances qui ont pris part à ces mémorables transactions. Aussi, arrétons nous de préférence notre pensée sur les déclarations formelles par lesquelles le Prince Gortchakow finit sa dépéche. C'est avec satisfaction que nous constatons qu'il n'entre nullement dans la pensée de Sa Majesté impériale de sou1ever la question d'Orient, qu'elle maintient entièrement son adhésion aux principes généraux du traité de 1856 et qu'elle est prete à s'entendre avec les puissances signataires de cette transaction soit pour en confirmer les stipulations générales, soit pour !es renouveler, soit pour y substitu'er toute autre arrangement équitable qui serait propre à assurer le repos de l'Orient et l'équilibre européen.

Vous connaissez, Monsieur le Marquis, les idées dont s'inspire la politique de l'Italie en Orient. Nous pensons que l'accord entre les puissances signataires des stipulations de 1856 est la garantie la plus efficace de l'indépendance de l'Empire ottoman. Le plus grand résultat de ces transactions est précisément d'avoir établi, au moins sur les points principaux, une conformité de vues entr~ tous ·les état:s intére.ssés. Un ·concert préa,lab1J.,e est donc à nos yeux la •condition nécessaire de tout changement à introduire, et il nous serait impossible, pour notre part, de sanctionner toute démarche qui par son caractère unilatéral tendrait à mettre en question la bonne entente qui a existé jusqu'ici. Nous serions heureux si l'incontestable impartialité de nos vues dans ces questions importantes, et les dispositions amicales dont nous sommes animés, contribuaient à maintenir la bonne harmonie entre la Russie et les puissances slgnataires du traité de 1856.

Veuillez donner lecture de cette dépéche au Prince Gortchakoff et lui en laisser copie.

(l) Cfr. n. 605, tel. Minghetti pervenuto alle 20,10 del 24 novembre.

(2) Sic! Leggi • 19-31 •. In Das Staatsarchiv, cit., • 20 octobre (l novembre) •.

(l) In Das Staatsarchiv, cit., omesse.

(2) Questa era la frase che, nel Consiglio dei Ministri del 22 novembre, Sella, Gadda. Acton, Raeli e Ricotti trovarono «eccessiva», che fu difesa dal Lanza e dal Castagnola, e fu infine mantenuta (CASTAGNOLA, op. cit., pp. 96-97).

(3) In Correspondence, cit., « 8-20 »; in Das Staatsarchiv, cit., « 8-21 .; in Archives Dìplomatiques, cit., « 8-20 ».

605

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3284. Vienna, 24 novembre 1870, ore 17 (per. ore 20,10).

Hier au moment où le Comte de Beust partait pour Pest le Ministre de Prus

se s'est présenté pour lui demander de la part de son Gouvernement si l'AutrichE> acceptait une proposition de la Prusse pour une Conférence à Pétersbourg.

Beust a dit qu'il devait consulter l'Empereur et ses collègues avant de donner une réponse. Il en a prévenu Bloomfìeld et moi. Bloomfìeld est d'avis qu'il faudrait préalablement connaitre si cette démarche implique retraite de la note russe, sans cela toute discussion et toute délibération serait inutile. J'espère en attendant vous avez déjà envoyé à Pétersbourg votre note. Halil Pacha est très guerrier, mais je crois qu'il frappe plus sur les instructions d'Aali Pacha.

606

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3285/16. Londra, 24 novembre 1870, ore 15,25 (per. ore 9,40 del 25).

Lord Granville a reçu des rense~gnements analogues à votre dépeche (l) à l'égard d'une proposition prussienne pour conférence. Seulement, on ne lui dit pas que la réunion à Saint-Pétersbourg en soit la condition. Le Conseil des Ministres se réunira demain soir pour considérer ce sujet. Je vous télégraphierai. L'opinion personnelle de Lord Granville serait favorable à une conférence, mais non pas à Saint-Pétersbourg à cause du froid et de l'inopportunité d'y faire aUer la Turquie. Tout cela très confìdentiellement.

607

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3286. Pietroburgo, 24 novembre 1870, ore 22,30 (per. ore 12,12 del 25).

Réponse russe à la note offideUe angla:iJse a été expédiée (2). ELle est conçue dans un ·esprit de réfutation péremptoire des arguments du Foreign Office, mais malgré la teneur de cette note, Sir Buchanan croit possible de voir entrer le différend dans une phase de conciliation.

608

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1317. Tours, 24 novembre 1870 (per. il 27 ).

Il Signor Odo Russell, inviato dal Governo di Sua Maestà britannica a Versaglia colla missione di domandare al Conte di Bismarck in qual guisa la Prussia intenda regolarsi in presenza della denunzia fatta dalla Russia alla Turchia delle stipulazioni di Parigi relative al Mar Nero, giunse il 20 corrente al quartiere generale del Re Guglielmo ed ebbe il 21 un primo colloquio col Cancelliere della Confederazione dell'Alemagna del Nord. Ho domandato jeri a Lord Lyons se avesse già ricevuto qualche ragguaglio intorno al risultato di quel colloquio.

L'Ambasciatore di Sua Maestà britannica mi rispose che fino allora nessun'altra informazione gli era pervenuta all'infuori di quella dell'avvenuto colloquio. Lord Lyons mi disse pure che gli risultava che la Turchia si era pronunziata contro ogni progetto di futuro Congresso per regolare la questione sollevata dal Gabinetto di Pietroburgo. Quanto al Governo francese, confermo all'E. V. quanto ebbi l'onore di scriverle precedentemente intorno al linguaggio tenuto dal Conte di Chaudordy.

(l) Tel. 1489 a firma Artom, sp. il giorno 23 ore 23,29, che non si pubblica.

(2) Cfr. Correspondence respecting the Trea.ty of March 30, 1856, cit., n. 36, pp. 24-26; Das Staatsarchiv, XX, n. 4231, pp. 121-123; Archives Dip!omatiques 1873, III, pp. 209-211.

609

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 718. Berlino, 24 novembre 1870 (per. il 28).

V. E. aura remarqué le langage parfaitement satisfaisant tenu à M. le Sénateur Melegari par le Général de Roder sur les relations entre le Cabinet de Berlin et de Florence (annexe à la dépèche ministérielle n. 179). M. de Thile, quand je lui ai lu ce passage de la dépèche de notre Ministre à Berne, m'a dit qu'une telle appréciation coincidait avec un télégramme récemment expédié de Versailles au Comte Brassier de St. Simon (1). Le Comte de Bismarck chargeait ce diplomate d'exprimer à notre Auguste Souverain, au nom du Roi Guillaume, toutes ses félicitations de l'élection du Due d'Aoste au tròne d'Espagne, en y ajoutant ses meilleurs vceux. Le Comte Brassier était en mème temps autorisé à déclarer que, quels que fussent les ménagements dont le Cabinet de Berlin devait user envers ses sujets catholiques, il n'entendait nullement pour autant porter atteinte aux bons rapports d'amitié entre les deux pays.

610

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 719. Berlino, 24 novembre 1870 (per. il 28).

J'ai cru devoir transmettre par télégraphe à V. E. un article qui a paru hier dans la Correspondance Provinciale au sujet de la déclaration russe du 31 Octobre. Le point de vue de la Prusse est assez conforme à celui que je voudrais faire prévaloir de la part de notre Gouvernement; et mème le Cabinet de Berlin peut invoquer qu'il n'a, en quelque sorte, signé le Traité général de Paix du 30 Mars 1856, qu'en voie d'accession.

J'ai parlé, ce matin, de cet article au Secrétaire d'Etat. Quoique il reconnut à la Correspondance Provinciale un caractère officieux, il m'a déclaré que cette publication avait eu lieu en dehors d'une participation quelconque de sa part. Il faisait mème quelque réserve sur sa conclusion assez pacifìque, car le différend ne paraissait pas encore en voie d'apaisement.

M. -de Thile ne savait encore aucun détail sur la ·mission de M. Odo Russe! et il n'avait, jusqu'à ce jour, aucune instruction du Comte de Bismarck sur le langage à tenir vis-à-vis de la diplomatie étrangère.

Un courrier russe porteur de la réplique du Prince Gortchakow à la dernière dépeche de Lord Granville a traversé hier Berlin. -On assure que cette réplique est faite dans des termes conciliants.

J'ai fait allusion à certain bruit d'après lequel le Comte de Chaudordy se rendrait, lui aussi, comme négociateur, au Quartier général. Aucun indice à cet égard n'était parvenu au Ministère. Mais, selon M. de Thile, un pareil choix laisserait beaucoup à désirer, vu certaines accusations dont M. de Chaudordy s'était fait l'organe dans ces derniers temps. D'après des communications dont Lord Loftus avait donné lecture ici, le délégué du Ministère des Affaires Etrangères avait élevé des plaintes sur le traitement des prisonniers français laissés dans le plus grand dénuement. Et meme un certain nombre d'entre eux était exposé à la curiosité publique comme objet de spéculation à leur propre profìt. C'était là une calomnie et une insulte. -Les soldats français sont mieux traités que les allemands. Ceux-ci n'ont que du pain noir, tandis que ceux-là reçoivent du pain blanc, et meme du sucre et du lait pour leur café. Lord Loftus· avait pu s'en a.ssurer iJ.ui-mème, et en avait porté témoignage à Londres.

Par ma qualité d'ancien ressortissant de la Savoie, je suis dans le cas de m'occuper de plusieurs prisonniers, et ils sont unanimes, surtout les blessés, à reconnaitre qu'il y aurait ingratitude de leur part à ne pas rendre justice aux sentiments généreux de l'ennemi. Il se peut, surtout après la capitulation de Sedan et de Metz, qu'au premier instant des secours aient partiellement fait défaut, vu les secours considérables qu'il falil:ait preter et réunìr sur un seui point, mais en général l'administration a la conscience d'avoir rempli son devoir et au delà.

(l) -Cfr. BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 595, n. 1925. Il telegramma è del 22 novembre. Il r. Melegari n. 502.
611

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 720. Berlino, 24 novembre 1870 (per. il 29).

Le Reichstag (l) a été ouvert aujourd'hui par un discours des pflus remarquables (2). Il reproduit, et confirme d'une manière p~us solennelle encore, les arguments développés dans les circulaires du Comte de Bismarck sur les conditions de la paix, sur la nécessité, au point de vue défensif, de meilleures frontières de l'Allemagne du còté de la France. Les Gouvernements alliés ne dou

tent pas du concours du Parlement fédéral pour leur accorder les moyens qui sont encore nécessaires pour atteindre ce but. Il s'agit d'un nouveau crédit de 100 millions de Thalers.

La continuation de la Guerre n'a pas empéché le travail de réorganisation intérieure. Sous ce rapport nous apprenons que non seulement Baden et la

38 -1 Documenti diplomatici • Serie II · Vol. I.

Hesse ont signé leur entrée dans une Confédération Allemande, mais qu'une

entente aurait eu lieu avec la Bavière, et qu'un pareil ~ccord avec le Wiirtemberg était également à espérer.

En 1867, selon le mot bien connu du Comte de Bismarck, l'Allemagne était en selle; aujourd'hui elle chevauche librement sans plus trouver de résistance étrangère.

(l) -Del Norddeutschen Bundes. (2) -Letto dal Delbctick, in ncme del Re. Il testo in Das Staatsarchiv, XX. n. 4182, pp. 1-3; Archives Diplomatiques 1871-1872, III, n. 993, pp. 1054-1057; BISMARCK, Ges. Werke, 11, pp. 140-142.
612

IL MINISTRO ARTOM AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, E A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1493. Firenze, 25 novembre 1870, ore 16,45.

Comte Brassier a été reçu aujourd'hui en audience par le Roi et lui a présenté les félicitations du Roi de Prusse pour l'élection du Due d'Aoste au tròne d'Espagne. En mème temps Ministre de Prusse a été chargé de dire au Roi, que le Roi Guillaume n'avait jamais tenu personnellement à la candidature Hohenzollern, et d'expliquer que l'attitude réservée de la Prusse dans question romaine a pour cause non pas un manque de sympathie à l'égard de l'Italie mais les ménagements nécessaires vis-à-vis des catholiques allemands (1). Cette communication est confidentielle mais je pense qu'il vous sera agréable d'en avoir connaissance. Visconti ne reviendra de Turin que dimanche. Il se réserve de répondre lui-mème à l'ouverture faite par la Prusse d'une conférence à Pétersbourg. Cadorna télégraphie (2) que ce soir il y aura à Londres un Conseil de

Cabinet où l'on prendra déliberation à ce sujet. Lord Granville parait ètre personnellement favorable, mais ne voudrait pas Pétersbourg pour lieu de réunion.

613

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 111-112)

Firenze, 25 novembre 1870.

On s'est préoccupé à Rome, aussi bien qu'à l'étranger, des mesures prises par le Gouvernement italien pour remplacer l'enseignement public du Collegio romano, jusqu'ici confié à la congrégation des Jésuites, par un gymnase, un lycée et une école technique organisés d'après les lois en vigueur dans les autres parties du Royaume.

On a prétendu que ces mesures avaient eu pour effet de créer des obstacles à l'instruction que les élèves appartenant à différents collèges étrangers recevaient dans les écoles des Jésuites, et que l'application de la législation italienne venait ainsi à entn:ver l'enseignement religieux du collège romain.

Il importe que vous soyez à mème de rectifier l'inexactitude de cette allégation, et que vous sachiez que les mesures adoptées par la Lieutenance du Roi

à Rome concernent uniquement l'enseignement donné aux élèves sujets italiens sur les matières étrangères à la religion. Pour ce qui regarde l'instruction religieuse et l'enseignement donné aux élèves étrangers, les autorités royales se sont abstenues de tout acte pouvant faire croire à une immixtion de leur part. Elles ont pris soin de bien faire savoir, dans leurs communications au recteur du collège des Jésuites, que la congrégation conservait une liberté pleine et entière à l'égard·de l'instruction religieuse et de l'enseignement réservé aux élèves des collèges étrangers.

Le Gouvernement du Roi devait naturellement se préoccuper de fournir à la population de Rome les moyens nécessaires pour l'instruction lai:que de la jeunesse. Il a la conviction d'avoir pourvu à ce besoin urgent de la manière qui lui était imposée par les exigences de la société moderne, sans avoir nullement dérogé à ses principes pour ce qui concerne la liberté de l'enseignement religieux.

(l) -Cfr. n. 609 e BISMARCK, Ges. Werke, 6b, p. 595, n. 1925. (2) -Cfr. n. 606.
614

IL MINISTRO ARTOM AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 64. Firenze, 25 novembre 1870.

Ho ricevuto il di Lei telegramma del 23 corr. quando già mi erano pervenute per altra via le notizie che produssero in Tunisi l'impressione da V. S. segnalatami (1). Epperciò sino dal 21 corr. io avea già telegrafato al Ministro del Re a Costantinopoli acciocchè facesse intendere alla Sublime Porta essere, a nostro avviso, assai mal scelto il momento per sollevare difficoltà o creare anche soltanto apprensioni nella Reggenza tunisina. Il signor conte Barbolani era nel tempo istesso incaricato d'assumere informazioni su gl'intendimenti che mossero il Governo del Sultano a fare a Tripoli la spediz'ione di cui il Bardo mostra diffidenza e timore. Il Ministero non ha ancora ricevuto a questo proposito riscontro dalla Legazione di Costantinopoli, e ciò lo induce a credere, conformemente ad altre notizie avute, che le inquietudini del Governo tunisino sono per lo meno esagerate. Per notizia positiva, il Ministero sinora conos,ce solo l'arritvo a TripoH d'una fregata con 1800 uomini di truppa da sbarco. Si annunciava però da Tripoli che altre spedizioni doveano giungere ma il Regio Governo non ha saputo sinora che il fatto abbia corrisposto a ciò che si annunciava. Risultò invece dalle comunicazioni verbali che mi diede il signor cavaliere Bosio, regio console a Tripoli ora <in congedo quì, che l'invio di truppe in quel pascialicato non è cosa che debba recar meraviglia se si rifletta che da varii anni più non si rifornivano di soldati i presidìi. Si erano dovuti abbandonare parecchi castelli necessarii a tenere in rispetto le tribù arabe. Prima ,che giungesse il rinforzo dei 1800 sol

dati, le guarnigioni ottomane aveano dovuto concentrarsi in Tripoli ed in Bengazi ed ascendevano in tutto a circa 1600 uomini. Queste forze eransi mo

strate sufficienti per contenere le tribù indomite, dalle continue scorrerie delle quali più d'una volta era stata gravemente compromessa la tranquillità e la sicurezza non solo nell'interno di quella vasta provincia ma anche delle coste. Stando alle indicazioni ufficiali relative al dislocamento delle milizie ottomane

in tempo di pace, i presidii della provincia di Tripoli dovrebbero ascendere ad una forza di 5 mila uomini, le truppe che si trovano riunite in quel pascialicato sarebbero dunque ancora in numero assai inferiore a quello che costituisce l'effettivo ordinario in tempo di pace.

Tutte queste circostanze di fatto mi sembrano sufficienti per escludere la previsione che la Turchia voglia fare una spedizione contro Tunisi. Cionondimeno prego la S. V. di volermi informare con ogni sollecitudine di tutto ciò che potesse farle credere meno fondata questa nostra opinione perocchè, come Ella sa, è questo un argomento di cui il Regio Governo vivamente si deve preoccupare.

(l) Cfr. n. 600. Ma anche n. 590.

615

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3287. Vienna, 25 novembre 1870, ore 13,50 (per. ore 17,12).

Mon avis est que nous ne devons pas nous hàter de donner une réponse, et qu'il faut avant tout connaitre le véritable but et la portée de cette conférence. En outre, nous pouvons faire camme pour la note du Prince Gortchakow, attendre que l'Angleterre et l'Autriche se soient prononcées. Mon opinion très nette est que nous devons marcher d'accord avec ces deux puissances et éviter le

danger que la question romaine soit soulevée à l'improviste dans une réunion de diplomate!.

616

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3289. Costantinopoli, 25 novembre 1870, ore 14,45 (per. ore 10,10 del 26).

Reçu avec retard télégramme du 21 (1). La Sublime Porte désavoue toute intention d'expédition militaire à Tunis, quoique elle regarde toujours cette Régence camme partie intégrante de l'Empire. ~es troupes qui ont été envoyées, il y a deux mais, à Tripoli, avaient seulement la mission de sauvegarder la tranqutllité du pay:s et de réduire à l'obéissance quelques tribus nomade.s révoltées. La Sublime Porte assure qu'elle se gardera bien d'ajouter d'autres embarras à tous

ceux qui existent déjà. Quant à la demande russe elle n'a pris encore aucune décision et attendra que les autres Cabinets se prononcent.

(l) Cfr. n. 590.

617

IL MINISTRO ARTOM AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 7, fasc. 5 6/B)

L. P. Firenze, [25 novembre 1870] (1).

Eccoti una lettera di Nigra a me ·che completa quella ·ch'egli scrive a te (2~. Kubeck e Brassier ebbero già oggi l'Udienza dal Re. Ho da,to a Kiibeck J,ettura della Norta. (3) che ne trovò la forma forse troppo

inzuccherata, ma del resto abbastanza ferma nel fondo. Cadorna telegrafò che Granville gli disse essere in genere favorevole

all'idea della Conferenza, ma non vorrebbe che si tenesse a Pietroburgo. Ho telegrafato a Berlino ed a Vienna nel senso da te indicato. Vi fu grand emoi nelle sfere ufficiali pel sequestro della scomunica (4). È

una grossa boulette.

ALLEGATO

NIGRA A ARTOM

L. P. Tours, 20 novembre 1870. Visconti mi scrisse una lettera di cui gli sono veramente riconoscente. Egli m'annunzia la vacanza del posto di Vienna e prevedendo il caso in cui io volessi lasciar Parigi o convenisse ch'io lo lasciassi, si offre disposto a prendere in considerazione i miei desiderii per quello o per altri posti alla cui vacanza può dar luogo la nomina di Vienna. Gli risposi ringraziandolo vivamente e dicendogli che per ora e finchè la Francia non ha un Governo definitivo desidero rimaner qui, se non ci vede inconvenienti. Nelle circostanze gravi in cui si trova la Francia e in momenti che rendono il posto di Parigi meno gradevole e non meno difficile, mi parrebbe quasi una diserzione, se lo abbandonassi volontariamente per un altro posto. Se il futuro Governo definitivo della Francia sarà tale da rendere la mia presenza qui meno utile o meno conveniente (il che è fra le eventualità probabili), allora domanderò che si mandi un altro al mio posto, come l'avrei certamente domandato se l'Impero avesse durato e noi avessimo dovuto andare a Roma contro di esso. Coi repubblicani che sono ora al potere, e massime con Favre e Cremieux ho buone relazioni e migliori che ognuno de' miei colleghi. Nè mi trattiene il pensiero, che al momento in cui io dovessi lasciar Parigi non vi sarebbe probabilmente, come ora, un posto importante che mi si potesse offrire. In tale caso non m'increscerebbe di starmene per qualche tempo in congedo o in disponibilità, e a vero dire un po' di riposo dopo 10 anni di missione non mai interrotta come quella di Parigi non mi farebbe male. Tutte queste cose scrissi a Visconti, e le ripeto a te perchè so tutta l'amicizia e l'interesse che mi porti. Ma ciò che ho

dimenticato di dire a Visconti e che ti prego di dirgli a mio nome si è che ora e sempre, con lui non farò mai questione di posti, e che quando egli creda che vi è

(n. 606), e al tel. Artom a Minghetti e de Launay del 25 (n. 612), autorizza l'apposizionedella data del 25 novembre.

un interesse vero di serv1z10 dello Stato o un'esigenza parlamentare in favore del grande partito a cui egli, tu ed io abbiamo sempre appartenuto, non solo può liberamente disporre, com'è giusto, del posto che mi fu affidato, ma mi troverà pronto ad accettarne un altro quale che esso sia, e benchè non potesse convenirmi personalmente, il che probabilmente non farei con un altro Ministro.

Ti ringrazio dell'ultima tua lettera diretta a Ressmann. Mi congratulo con Visconti, non senza invidia, d'averti vicino a sè. Voglimi bene, ed accetta coi saluti di Ressmann ecc.

P. S.-Da molto tempo non ho notizie di Cerruti (1); nè della casa a Parigi, ove lasciai il maestro di casa, Paolo, il concierge, tutta la scuderia, uomini e cavalli, cuoco, donna di servizio. Ho lasciato però ordine a Rothschild di fornire, a nome del Governo, a Cerruti ogni somma di cui potesse abbisognare per sè o pei nostri concittadini.

(l) La lettera non è datata. Ma il preciso riferimento al tel. Cadorna del 24 novembre

(2) -Cfr. n. 589. (3) -Al governo russo sulla questione del Mar Nero; cfr. n. 604. (4) -È l'enciclica di Pio IX del 1° novembre, Respicientes. II testo in Pii IX Pontificis Maximi Acta, pars prima, V, pp. 263-277; Archives Dip!omatiques 1874, II, pp. 167-176. Cfr. Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 271-272, 289, 290-291, 300. Il Lanza temeva che l'enciclica • affissa a tutte le porte delle chiese e commentata da tutti i pulpiti nel giorno stesso delle elezioni • politiche, causasse disordini. Cfr. CASTAGNOLA, op. cit., pp. 99, 104-105 che dice c non vi fu atto più generalmente riprovato •. II Visconti Venosta lo disapprovò.Sulla questione si rischiarono le dimissioni del Lanza.
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IL MINISTRO ARTOM AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

T. 1494. Firenze, 26 novembre 1870, ore 17.

Le Ministère a reçu de Constantinople des explications entièrement rassurantes au sujet de l'envoi de quelques troupes à Tripoli (2).

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IL MINISTRO ARTOM AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

D. 66. Firenze, 26 novembre 1870.

Ho ricevuto questa mattina il telegramma col quale Ella rlsponde a quello che io Le indirizzai il 21 corr. (3) per avere inform::~zioni circa una spedizione di truppa fatta dalla Porta a Tripoli di Barberia, spedizione che avea suscitato qualche inquietudine nella limitrofa Reggenza tunisina. La S. V. ebbe dal Gran Visir le dichiarazioni le più categoriche nel senso che dal Governo del Sultano non si pensa a tradurre in atto alcun progetto tendente ad alterare la situazione attuale della Tunisia. Queste dichiarazioni cl sembrano soddisfaé:enti e sebbene Aali-Pacha abbia accennato ad una riserva di massima che noi non vogliamo per ora nè accettare nè r,espingere, ciò nondimeno tutto porta a credere che nessuna novità sarà tentata contro la Reggenza. A questo riguardo Ella sa che l'Italia non potrebbe rimanere indifferente ai tentativi che si facessero, consenziente o dissenziente il Bardo, per introdurre nell'ordinamento polit1co

della Reggenza dei mutamenti il primo effetto dei quali sarebbe di mettere

in discussione la condizione regolarmente fatta ai numerosi Italiani che si sono

stabiliti e sono divenuti proprietari a Tunisi. Il manterlimento dello stato attua

le delle cose rispetto alla sovranità della Règgenza è una condizione S'ine qua

non della conservazione dei diritti che l'Italia ha acquistato nelle sue trattative

col Bey, che questi ha guarentito e che gli Italiani godono senza contestazione.

Ma appunto perchè col favore di un[a] tale condizione di cose la colonia italiana

tende ad acquistare nella Reggenza quello sviluppo maggiore che le doveano assicurare la vicinanza delle nostre coste, il risveglio della attività industriale in Italia, nonchè le cure assidue del Governo, sembra che nella Reggenza stessa si sia formato un partito che vorrebbe osteggiare i progressi della nostra legittima influenza. Questo partito è formato da pochi alti funzionari del paese; i quali per lo addietro avevano riuscito a tenere nelle loro mani il monopolio delle industrie della Tunisia. Fra questi primeggia il Generale Keredin, genero di Sidi Mustafà Kasnadar, il quale vede di mal animo introdursi sovra vasta scala la concorrenza italiana principalmente nelle industrie agricole del paese. Ora questo Generale Keredin è quello stesso che nel 1864 fu mandato in missione a Costantinopoli per trattare intorno ad un accomodamento contro il quale 1a Francia dovette così vivamente protestare da dover persino ricorrere a minacciare l'ammiraglio ottomano ancorato in rada della Goletta. Il Keredin è attualmente il principale ed il più influente personaggio del Bardo epperciò contra i di lui adoperamenti noi dobbiamo stare sempre in guardia.

Nel darle queste riservate informazioni mi propongo soltanto lo scopo di mettere la S. V. sempre meglio in grado di osservare ciò che fra Costantinopoli e Tunisi si potrebbe combinare per introdurre nella Reggenza, sotto aspetto di un colpo di mano o di una sorpresa, un nuovo stato di cose che noi certamente non sapremmo tolerare. Desidero poi che la S. V., conoscendo il pensiero del Governo a questo riguardo, possa in ogni circostanza opportuna non lasciar sussistere dubbio alcuno nella Sublime Porta intorno al medesimo.

(l) -Console generale d'Italia a Parigi. (2) -Cfr. n. 616. (3) -Cfr. nn. 590 e 616.
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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3292/18. Londra, 26 novembre 1870, ore 20,30 (per. ore 9,20 del 27).

Je viens de voir Granville. La réponse du Prince Gortchakow n'a pas été publiée par le Times. Granville m'a dit qu'elle était polie. Il n'en a pas indiqué le contenu, ni une appréciation, me disant que le Conseil des Ministres avait ajourné sa délibération à lundi. Il a ajouté qu'elle contient beaucoup de phrases. Au fait il ne m'a paru bien content de cette note. Le Times d'aujourd'hui, qui semble inspiré, di'c que la réponse russe n'abandonne pas les prétentions de la première note, mais qu'elle cherche à les jusnfier, et l'ajournement du Conseil des Ministres lui paraìt indiquer qu'il y ait une voie ouverte. On dit qu'il y a quelque divergence d'opinion entre des membres du Cabinet. Granville m'a dit sous rigoureux secret avoir télégraphié à Versailles que le Gouvernement anglais avait appris avec satisfaction la surprise de la Prusse à la note russe, qu'il voyait avec plaisir les bonnes dispositions de la Prusse pour concourir à faciiiter une solution, qu'il serait disposé à concourir à une conférence pour examiner l'ensemble des faits que la Russie indiquerait et en apprécier les conséquences au but qu'elle se propose, qu'il serait bien entendu qu'on devrait accéder à la conférence sans qu'aucune des questions soit considérée comme préju

gée, que l'Angleterre y apporterait un esprit de grande équité, que des difficultés s'opposeraient à la réunion à Pétersbourg et à Constantinople, qu'on accepte:mit volontiers Berlin, mais, la France ne pouvant y aller si la guerre continue, on accepterait Vienne, Londres, Florence et aussi Bruxelles, La Haye et Berne. Granville croit qu'il est vrai que Bismarck a été surpris par la note russe. n ne me parait pas croire à des intelligences pour des secours réciproques armés entre la Prusse et la Russie. Granville m'a demandé quelle serait notre opinion à l'égard d'une conférence. J'ai répondu que l'Italie aurait toujours concouru avec les autres puissances au maintien de la paix par les moyens conciliants. Granville répondant à l'Ambassadeur de Prusse lui a dit qu'il n'était pas vrai que l'Italie se refuse à se concerter avec les autres puissances. Il me serait nécessaire de savoir si et quand vous avez envoyé à Gortchakow votre réponse.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO ARTOM

T. 3293. Berlino, 26 novembre 1870, ore 15,20 (per. ore 10,45 del 27).

Je vous remerr.ie de la communication confidentielle faite par télégramme d'hier (1). Thile ignorait les détails que la proposition de conférence émanait de la Prusse. Il avait que Pétersbourg comme lieu de réunion était écarté en suite de la opposition surtout de l'Autriche et que les chances seraient pour Londrcs. Rus.~ie ne mettrait aucun oibstacle au choix de cette dernière ville.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 723. Berlino, 26 novembre 1870 (per. il 30).

Je m'empresse de remercier M. le Chevalier Artom du télégramme qu'il a bien voulu m'envoyer hier (2). La première partie m'en était déjà connue, ainsi qu'il résulte de mon rapport n. 718 du 24 courant (3). Je n'ai pas moins été très satisfait d'en apprendre la confirmation. J'en ai touché quelques mots dans mon entretien d'aujourd'hui avec M. de Thile. Je lui ai exprimé nouvellement une agréable surprise d'entendre un langage qui contrastait dans. une certaine mesure avec celui qu'il m'avait tenu dans ces derniers temps. Je ne pouvais en meme temps qu'applaudir à chaque indice d'un affermissement de ces bonnes relations que je m'appliquais pour mon compte à favoriser entre l'Italie et la Prusse.

Le fil conducteur avait échappé un instant de nos mains. J'étais bien aise qu'il se fflt tout-à-coup retrouvé à Versailles. Le Comte de Bismarck était trop perspicace pour ne pas comprendre l'importance d'entretenir le courant sympathique entre les deux pays, surtout dans les circonstances actuelles.

(3\ Cfr. n. 609.
(l) -Cfr. n. 612. (2) -Cfr. n. 612.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, pp. 113-114)

R. s. N. Vienna, 26 novembre 1870 (per. il 30).

Ho accennato in taluno dei miei dispacci all'agitazione cattolica che si è manifestata nei paesi della monarchia austro-ungarica per effetto della occupazione di Roma e della riunione delle provin~ie romane al Regno d'Italia. Credo mio dovere darne qualche particolare ulteriore a V. E. Non ripeterò .come codesto fatto abbia commosso profondamente l'aristocrazia * ed anche alcuni dei membri della famiglia imperiale * (1). Molti vescovi, tra i quali notansi specialmente quelli di Vi.enn.a,. Olmiitz., Salisburgo, Linz, Bressanone, Graz, ed il Primate di Ungheria, ordinarono nelle chiese pubbliche preci per il Pontefice. Queste ordinanze vescovili contengono gravissime invettive contro il Governo del Re, dipingono la situazione del Pontefice come intollerabile, e sostengono esser Egli prigioniero e privo della libertà necessaria per esercitare le alte sue funzioni ecclesiastiche; finalmente eccitano i fedeli a preci e sovvenzioni in denaro. È da notare però che in questi documenti episcopali non si ritrova una precisa dimanda al Governo Imperiale e Reale pel ripristinamento del potere temporale del Pontefice. Il che è agevole spiegare per due motivi: primo per non mettersi in aperta contraddizione coll'attuale condotta del Governo austro-ungarico, secondo perchè una siffatta dimanda non ottenendo pratico risultato, ne verrebbe a scemare la influenza dei vescovi sulle popolazioni. Più esplicite sono 'le proteste emanate dalle assoCiiaz1oni cattolriche, le quali sono meno obbligate a tener conto delle ·convenienze politiche. La maggior parte di queste associazioni è di recente formazione; esse hanno la principal sede nelle grandi città ma la rete loro si estende fino nei villaggi, lo scopo di esse è di ordinare e disciplinare il partito cattolico, non solo a fine di culto, ma altresì per esercitare un influsso sull'indirizzo politico dell'Impero. È difficile di conoscere sin d'ora il numero esatto di queste associazioni e dei loro aderenti; si può però dedurne l'importanza dalla parte che prendono nelle lotte elettorali e dal numero dei deputati che riescono ad inviare nelle Diete, il quale varia secondo i diversi paesi. In Tirolo e nella maggior parte dei distretti slavi formano la maggioranza, mentre * mancano quasi interamente di rappresentanti * (2) nella Dieta dell'Austria inferiore residente a Vienna. * Il fatto che in generale la preponderanza del partito clericale si manifesta nei paesi slavi, e la .sua impotenza nei paesi tedeschi spiega anche il connubio del partito cattolico col federalista, sperando così il primo ottenere di leggeri la supremazia sopra razze di minor coltura. Sola la Volkszeitung organo dell'arcivescovado di Vienna, quantunque sia contraria al Ministero attuale, pure è

centralista; è perciò acerbamente rampognata dal Vaterland che rappresenta il partito feudale-clericale. Questa scissione si palesò anche nei differenti con

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sigli dati dalla stampa alle associazioni cattoliche intorno alle proteste da farsl in occasione della nostra occupazione di Roma. Il Vaterland non crede possibile ottenere valido appoggio per il Pontefice dal Gabinetto attuale e specialmente dal Conte di Beust, dichiara inutile e non dignitoso rivolgersi ad esso e si sforza con tutti i mezzi di accelerarne la caduta; mentre la Volkszeitung tenta di fare diretta pressione sul Governo onde agisca in favore della Santa Sede. Le proteste dei Casini di Mariahilf in Vienna e di Dornbirn nel Vorarlberg, indirizzate l'una al Cancelliere dell'Impero, l'altra al Conte Potocki, e di cui ebbi già occasione di far cenno a V. E. nei miei precedenrt;i dispacci, seguirono la condotta loro tracciata dall'Arcivescovado, mentre la grande maggionmza delle associazioni cattoliche, diretta dal partito del Vaterland espresse bensì solennemente sentimenti di devozione al Papa e raccolse delle somme per Lui, ma non credette opportuno di fare al Governo alcuna esortazione. Del resto * (l) quasi tutte queste proteste si rassomigliano nelle idee e nello stile. Dichiarano che il Papa, privato del potere temporale, manca della principale garanzia che assicuri il libero esercizio della sua autorità; che la caduta del trono pontificio, il più antico e venerabile fra tutti, mette in forse la durata di tutti i troni legittimi; cercano di effigiare i gran mali a cui l'Austria, lasciando inulta la spogliazione del Pontefice, va incontro, avvegnachè essa debba la sua grandezza alla perenne difesa della religione cattolica, e della Santa Sede; toccano (2) da ultimo dei pericoli dell'usurpazione italiana che si s'tenderà fra breve ad altri territorii ora appartenenti all'Impero.

Tali sono i sentimenti e~ipressi dal (3) clero .secolare e dai suoi aderenti associati insieme nei casini * dei quali ho sopra discorso * (4). Debbo anche notare alcune pubbliche e solenni processioni fatte in varii paesi, * fra i quali quella di Meran dove presentemente soggiorna la Imperatrice colla sua Corte.

Però se si eccettuano i Gesuiti sopratutto in Tirolo, l'attitudine degli altri conventi fu assai più riservata, e il clero regolare si mostrò meno fervido nell'appoggiare il partito ultramontano. I conventi, ricchissimi, situati in mezzo alle campagne, desiderano di attirare il meno possibile la pubblica attenzione e tentano solo di assicurarsi l'affezione delle popolazioni che vivono intorno a loro; i monaci distaccati dai conventi e preposti a parrocchie nei paesi di giurisdizione dei conventi, obbediscono agli ordini dei Vescovi da cui dipendono senza però far pompa di eccessivo zelo. Codesto contegno eccitò siffattamente l'ira del partito ultramontano che non si peritò di dichiarare nel * (5) Vaterland (6) che se l'incameramento d-ei beni * dei conventi è in se stesso un atto di spogliazione, pur nondimeno se fosse effettuato, la religione e i suoi benefici influssi ci ~capiterebbero assai poco * (7).

In generale il movimento cattolico, malgrado sia protetto e coadiuvato dal clero (l) e da quasi tutta l'aristocrazia (2), classi che in Austria esercitano anco-. ra molta influenza e posseggono smisurate ricchezze, non ha finora * adesso * (3) gettato profonde radici e la: !borghesia, speciaLmente iedesrca, vi è quasi intieramente es,tranea, costcchè non è da temers1 in questo momento •ch'esso s'impadronis,ca della pubblica opinione ·e sia tanto efficace da produrre d1sordini materlali nel paese, ovv·ero ,portare al potere un Gabinetto Cllerkale. Ma 1se ciò accadesse per coalizione di partiti o per quel complesso d~ 'caUJse rlatenti che già sì sovente mutò la costituzione dell'Impero, in tal caso ne sorgerebbe il pericolo, che il Governo austro-ungarico, abbandonando la condotta riservata ma benevola che ha tenuto sinora verso l'Italia, tentasse ingerirsi attivamente nella questione romana, e creasse delle difficoltà all'opera di unità e di riordinamento alla quale il Governo d'Italia è inteso. Però codesti pericoli saranno in ogni caso tanto minori, quanto più si farà manifesto che l'Italia pol'ge al Pontefice tutte le garanzie necessarie alla sua spirituale indipendenza e rassicura pienamente i catto

l:ci sinceri, e di buona fede, i quali non fanno della religione un argomento di partito politico.

(l) -Omesso in LV e sostituito da • ed il clero •· (2) -• Non riescono ad inviare che pochissimi rappresentanti • LV. (l) -Tutta questa parte fra asterischi omessa in LV. (2) -"Anche» aggiunto in LV. (3) -«Da una parte del» aggiunto in LV. (4) -Omesso in LV. (5) -Questa parte fra asterischi così modificata e riassunta in LV: «con grande pompa e con grande accompagnamento di fedeli, per invocare l'aiuto divino sulla Santa Sede. Quanto al clero regolare, se si eccettuano i gesuiti, sopratutto in Tirolo, l'attitudine degli altri conventi fu assai più riservata. Codesto contegno fu con isdegno notato dal giornale>. (6) -"Il quale non si peritò di dichiarare» LV. (7) -Il passo fra asterischi così modificato in LV: " conventuali è, riguardato in sè stesso, un atto di spogliazione, nondimeno nei suoi effetti è tale che la religione ed i suoi benefici influssi ne scapiterebbero assai poco».
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IL PRESIDENTE DEL REALE ISTITUTO LOMBARDO DI SCIENZE E LETTERE, CESARE CASTIGLION!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 521 (4). Milano, 26 novembre 1870 (per. il 30).

Allo sgomento per lo strazio di vite umane che ora insanguina le terre di Franc:a, si aggiunse, in tutti gli animi culti e gentili, un'affannosa apprensione per la sorte degli infiniti tesori d'Arte e della squisitissima suppellettile sc:entifica e letteraria che in Parigi si racchiudono, e sono oggi esposti ai furori della guerra. Quest'apprensione, come l'E. V. ben conosce, si è ormai, per varie vie, solennemente manifestata; ma non ha per avventura promosso, fuori di Francia, alcun atto più solenne di quello che ci sta dinanzi nel Memoriale, steso in plenaria adunanza, e testè diretto al Conte di Granville, primo Segretario di Stato di Sua Maestà Britannica per gli Affari Esteri, dalla Reale Accademia delle scienze dell'Irlanda, col quale si fa invito al Governo dell'Inghilterra di muovere in difesa di quelle inestimabili proprietà del mondo civile.

L'E. V. trova qui annessa una Copia di questo Memoriale, che la Regia Academia Irlandese ha comunicato al Reale Istituto Lombardo, accompagnandolo di vivi eccitamenti perchè si cooperasse, comunque potevasi, al nobile intento di preservare le minacciate collezioni. E l'Istituto Lombardo, nella seduta ordinaria di jeri, deliberava di rivolgere, a quest'uopo, le sue più fervide raccomandazioni alla E. V. Le quali raccomandazioni possono parere superflue, se si guardi all'impulso efficace che dee venire alla E. V. dalle spontanee considerazioni dell'animo Suo nobilissimo. Ma pensando, che possa non ispiacere alla

E. -V. di aggiungere vigore, ove il caso se ne presenti, alla autorevole Saa r:;arola, mostrando come ad essa corrisponda lo sgomento unanime degli studiosi italiani, l'Istituto Lombardo ha creduto dover suo di farsi ad invocare anch'esso le sapienti sollecitudini dell'E. V. per la tutela di tanto cospicuo patrimonio della civiltà del mondo (1).

ALLEGATO

COPIA DEL MEMORIALE AL GOVERNO DI SUA MAESTÀ ADOTTATO DALLA REALE ACCADEMIA IRLANDESE NELLA SUA ADUNANZA GENERALE DI LUNEDI' 14 NOVEMBRE 1870

Al Molt'Onorevole Conte GRANVILLE Primo Segretario di Stato di Sua Maestà per gli Affari Esteri

Noi, il Presidente e i Membri della R. Accademia Irlandese, desideriamo richiamare la più seria attenzione del Governo di Sua Maestà sopra la perdita irreparabile, a cui andrebbe incontro tutto il mondo civile, se le doviziosissime collezioni scientifiche, letterarie, ecc., che sono rinchiuse in Parigi, dovessero andar distrutte, o gravemente danneggiate, in causa dell'assedio. Quella città contiene delle gallerie, che sono stipate di tesori d'arte, librerie ben ricche di ogni specie di monumenti letterarj, e musei scientifici che vanno tra i più cospicui in ciascun genere. Queste collezioni rappresentano gli sforzi accumulati di più generazioni, e sono, in verità, un patrimonio, non della Francia sola, ma di tutto il mondo civile. La perdita di molti fra gli oggetti che si contengono in esse, quando fosse una volta consumata, non potrebbe, per alcuna diligenza avvenire, risarcirsi. La sorte della libreria di Strasburgo ci mostra, che queste inestimabili collezioni corrono un pericolo reale ed imminente, in causa della guerra. Non ispetta a noi il pronunciare alcuna sentenza in ordine al deplorevole conflitto che ora imperversa, nè sulla condotta dell'una o dell'altra parte contendente; ma nella nostra qualità di Membri d'una corporazione, che ha per assunto la cultura della Scienza, delle Lettere e dell'Archeologia, noi protestiamo, in nome degli interessi intellettuali dell'Umanità, contro la distruzione delle collezioni sopradette; e rispettosamente eccitiamo il Governo di Sua Maestà a voler mettere in opera ogni maggior suo sforzo per la preservazione di quelle, inculcando nei belligeranti l'obbligo di prendere ogni possibile precauzione per proteggerle dai pericoli ai quali secondo ogni probabilità saranno esposte.

(l) -"Alto clero» LV. (2) -• Maggior parte dell'aristocrazia • LV. (3) -Omesso in LV. Rigo 9: anziché «mutò», «modificò,, LV. (4) -A margine: «Scritto a Berlino. Risposto. 12/12/70 "·
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1495. Firenze, 27 novembre 1870, ore 22,40.

Ma réponse à Gortchakoff (2) est partie d'ici le 24 au soir. Je vous en ai envoyé hier soir une copie. Paget, auquel j'en ai donné communication confidentielle, en a été satisfait. Je désire qu'elle ne soit connue du public qu'après son arrivée à Pétersbourg. Ministre de Prusse m'a dit aujourd'hui que Cabinet

Anglais cons·entait à réunion d'une Conférence à Londres. J'attends avec impatience de connaitre les décisions du Conseil des Ministres anglais que vou.s m'avez annoncé pour demain.

(l) -Il 12 dicembre il Visconti Venosta comunicava al cav. Castigliani, presidente dell'Istituto Lombardo, di aver trasmesso copia della lettera al de Launay (cfr. anche n. 780). (2) -Cfr. n. 604.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3294. Vienna, 27 novembre 1870, ore 18;20 (per. ore 22,50).

Beust m'a dit qu'il allait écrire au Baron Kiibeck pour vous parler confidentiellement de quelques réclamations du Pape. Je lui ai demandé de préciser les faits. Alors Beust m'a donné à lire trois dépeches romaines. Je lui ai démontré par ces memes dépeches qu'il s'agit seulement du Quirinal, sur lequel je lui avais remis le mémoire (l) et pas d'autres choses. Beust m'a paru convaincu, mais il ne m'a pas dit s'il renonçait à écrire à Kiibeck. Au fond mon impression est qu'on travaille beaucoup pour faire pression sur l'Empereur. Ce qui suit à Sella: j'ai fait aujourd'hui la proposition du palais de Venise au Baron Beust (2). Je lui ai recommandé vivement de l'appuyer auprès de l'Empereur. Beust m'a promis de faire tout son possible quoiqu'il doute de grandes difficultés. J e vous écris .par poste ce soir détails.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3295. Vienna, 27 novembre 1870, ore 17 (per. ore 9 del 28).

Beust répond à la proposition prussienne d'une conférence par quelques interrogations préjudicielles. D'abord quelle est l'opinion de la Prusse sur la question actuelle et si elle admet qu'on puisse dénoncer une convention par une seule des parties contractantes camme a fait le Prince Gortchakow, ensuite quel serait le but de la conférence et ses limites, enfin si par effet de la réunion de la conférence on entend que la note russe soit retirée. En tout cas l'Autnche n'accepterait jamais que Pétersbourg fU.t le siège de la conférence. Il me parait que le but de la réponse autrichienne soit de faire échouer la proposition.

n. -1320, in LV 17, p. 121; il Migliorati, a Monaco di Baviera, l'aveva riassunto al conte Bray,cfr. rapp. 30 novembre, n. 188, in LV 17, p. 120. Cfr. anche n. 658.
(l) -Cfr. n. 549. Anche il de Launay, a Berlino, aveva rimesso al Segretario di Stato, von Thile, copia del Memoriale italiano sul Quirinale, cfr. rapp. 24 novembre, n. 717, in LV 17, p. 112. E così il Nigra aveva fatto col conte di Chaudordy, cfr. rapp. 28 novembre, (2) -Cfr. infatti Minghetti a Beust, 27 novembre: « Par le traité de paix de 1866, la propriété du Palazzo di Venezia à Rome est demeurée acquise à l'Autriche. Il est évident que l'Ambassade de Sa Majesté I. et R. Apostolique auprès du Saint-Père doit posséder sa demeure en propre. Mais vous savez aussi bien que moi dans quel état se trouve le vaste palais de Venise. Maintenant je viens vous demander s'il pourrait vous convenir d'échanger ce palais avec un autre qui soit plus confortable, plus conforme aux habitudes modernes. d'un entretien moins onéreux. La différence du prix entre les deux bàtiments serait payée en argent comptant. Si le principe 'de l'échange était admis je crois qu'il ne serait pas difficile de trouver un autre palais à votre convenance. Si le Palazzo di Firenze, qui a appartenu à la Maison des Medicis, pouvait vous étre agréable, la chose deviendrait encore d'une exécution plus facile; et mon o.pinion est que dans ce cas la différence de prix que nous vous. devrions payer, monterait peut-étre à un million de francs » (SAW, Pol. Arch., XI/76).
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. in LV 17, p. 115)

R. s. N. Vienna, 27 novembre 1870 (per. il 29).

Il conte di Beust mi ha dato cenno di una lettera scritta da lui al barone di KUheck con istruzione di sottoporre confidenzialmente all'E. V. alcune osservazioni circa la condotta del Governo italiano verso la Santa Sede, la quale condotta, in questi ultimi giorni, non gli sembrava rispondere 1nteramente all'aspettativa che le nostre precedenti dichiarazioni avevano fatto nascere negli animi (1). Le parole del conte di Beust erano amichevoli, e ;i,r solo abbietto pareva quello di non !asciarmi ignorare codesta comunicazione. Nondimeno a me sembrò opportuno esprimere a S. E. come il Governo italiano non si dipartisse punto dai principii enunciati, e perseverasse in quello indirizzo politico che era stato convenientemente apprezzato dagli stessi Governi cattolici. Accennai allo interesse che ha la Corte di Roma di rappresentare i fatti in modo a noi contrario, e lo pregai a volermi appunto precisare quali fatti potevano parergli diversi dal concetto normale della nostra politica. S. E., mostrandomi alcuni rapporti che aveva ricevuto, m'indicava la occupazione del Quirinale e quella del collegio romano.

Avendo ricevuto dall'E. V. la memoria relativa all'occupazione del Quirinale, mi affrettai di spiegarne le ragioni, e lasciai nelle mani di S. E. la memoria medesima. Rispetto poi al Collegio romano, feci riflettere come il Governo non potesse abbandonare l'istruzione pubblica nelle mani dei gesuiti, ma che, per quanto mi era noto, esso non aveva per guisa alcuna posto mano allo insegnamento che può dirsi internazionale, e che si era sforzato di sciogliere questa quistione nel senso più liberale e di maggiore equità.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 725. Berlino, 27 novembre 1870 (per. il 2 dicembre).

Ainsi qu'il résulte de mon rapport n. 714 (2), Aristarchi-Bey avait été chargé de pressentir les di5positions du Cabinet de Berlin au sujet de l'incident russe. M. de Thile, invoquant l'absence de toute direction de la part du Comte de Bismarck, avait donné une réponse dilatoire.

D'après un télégramme reçu hier de Versailles, le Secrétaire d'Etat a dit à mon collègue de Turquie: que S. M. le Roi de Prusse désirait vivement prévenir que cette question n'ameniìt pas un conflit, et qu'elle fut dès lors maintenue sur le terrain diplomatique.

era « ancora abbastanza benevolo; ma è sempre un avvertimento che può farsi più serio

in seguito». Lanza a La Marmora, l dicembre (Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, p. 300).

Aristarchi-Bey a laissé entendre que son Gouvernement partageait sans aucun doute le meme désir, mais que le meilleur moyen d'entrer dans une voie d'apaisement, serait ·Ce~ui .que les Puissances signataires du Traité de Paris, se montrassent unanimes pour blamer le procédé de la Russie. -Puisqu'on mettait sur le tapis un projet de conférence, il importerait d'en savoir les bases.

M. de Thile émettait l'avis personnel que cette base serait celle des Traités existants.

A son tour Aristarchi-Bey exprimait, en voie particulière, l'opinion que le Cabinet de Berlin rendrait un service éminent au repos et à la sécurité générale, en engageant la Russie à retirer sa dépeche du 31 Octobre. Le but pourrait etre atteint par une conférence qui examinerait s'il y avait lieu à modifier la convention spéciale réglant le nombre et la force des bàtiments des Etats riverains de la Mer Noire. La participation de la Russie à cette conférence avec un tel programme équivaudrait à une rétractation implicite de sa dénonciation unilatérale.

M. de ThHe, ,sans se prononcer à cet égard, n'a du moins so\Ulevé aucune objection. Dans cet entretien il n'a pas fait allusion à la position distincte de la Prusse et de l'Italie, qui n'ont point apposé leur signature au protocole du 15 avril 1856. Je sais cependant, par M. d'Oubril, que le Comte de Bismarck vient de donner l'ordre à M. de Thile de préparer un travail établissant un point de vue assez conforme à l'article récent de la Correspondance ·Provinciale (Dépeche n. 719) (1), en ce sens que pour le Cabinet de Berlin il y a des droits, mais non une stricte obligation. Il n'y a eu de sa part garantie que four les principes du Traité général de paix concernant l'indépendance et l'intégrité de l'Empire Ottoman. Or ils ne sont pas mis directement en cause par la déclaration russe. C'est l'énoncé d'une résolution qui n'a pas été traduite en fait. Il n'y aurait donc pas eu jusqu'ici violation matérielle des engagements (2).

Aristarchi-Bey pense que la Prusse devrait d'autant moins hésiter à donner à St. Pétersbourg des conseils de modération, que personne ne s'attend à ce que le Comte de Bismarck refuse son appui à la Russie pour gagner le fond de la question, si elle cède sur la forme.

A ce propos, ce diplomate m'a dit qu'alors la Turquie devrait probablement demander une compensation. Elle pourrait, entre autres, offrir à l'Italie et à la Prusse de souscrire aussi au protocole du 15 Avril, ou suspendre, au profit de ses alliés, la fermeture du Bosphore et des Dardanelles. En discutant académiquement, j'ai fait observer sur le premier point qu'il faudrait d'abord connaitre si et pourquoi la Sardaigne avait décliné de souscrire aux stipula

tions du 15 Avril, ou si et pourquoi elle n'avait pas été invitée alors à y prendre part. Ce point éclairci, il resterait à savoir jusqu'à quel point il conviendrait à l'Italie d'assumer des obligations impliquant le casus belli dans de cer

taines éventualités. Quant a.u second point, ce serait un défi lancé à la Russie puisqu'elle serait exclue du bénéfice de naviguer par les Détroits. Il conviendrait bien plutòt d'écarter .le plus tòt possrble l'irritation des esprits si préjudiciable à la cause de la paix:. Sous ce rapport, la mesure d'ouvrir la Mer Noire à tous les pavillons militaires semblerait préférable. Elle aurait le mérite d'une réciprocité parfaite. Elle ferait cesser l'isolement de la Turquie dans ces parages et mettrait fin à l'appréhension que inspirerai-t à l'étranger le danger auquel Constantinople pourrait etre exposé par le voisinage des établissements maritimes de la Russie. Si cette Puissance n'obt1ent pas quelque satisfaction, lors meme qu'elle serait contenue, vers la Mer Noire, par une coalition européenne, elle n'hésiterait plus à agiter les populations grecques et slaves sous la domination turque. Politiquement et religieusement elle créerait les embarras les plus graves à la Sublime Porte. La Turquie et l'Italie ont quelque analogie dans leur situation maritime. La première ne peut permettre que la Mer

Noire devienne un lac russ-e, pas plus que la seconde ne saurait admettre la prétention que la Méditerranée devienne un lac français. Or le principe de la liberté des mers est un contrepoids salutaire à ces tendances.

(l) La nota fu infatti letta dal Kiibeck al Visconti Venosta il 30 novembre: il fondo

(2) Cfr. n. 593.

(l) -Cfr. n. 610. (2) -Sulla posizione assunta dal Bismarck, cfr. la sua nota sul colloquio con lord Odo Rus3ell, il 21 novembre 1870, in Die Grosse Politik der europiiischen Kabinette, cit., II, pp. 13-16; il tel. all'ambasciatore a Londra, Bernstorff. del 22 novembre, ivi, pp. 16'-17, e il dispaccio allo stesso del 24 novembre, BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 597-598. Sulle direttive del Bismarck per la conferenza di Londra cfr. il dispaccio al Bernstorff, 28 novembre, Grosse Politik, II, pp. 18-19; BISMARCK, Ges. Werke, 6b, pp. 604-606.
630

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A VIENNA, MINGHETTI, A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, C. CADORNA, A TOURS, NIGRA, A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, E A COSTANTINOPOLI, UI.ISSE BARBOLANI

T. 1496. Firenze, 28 novembre 1870, ore 16,30.

Le Gouvernement Anglais a adhéré à la réunion d'une conférence à Londres pour examiner les propositions de la Russie pour la révision de l'a convention spéciale des Détroi.ts. Cette adhésion est faite à la condition qu'on ne préjugera aucune question et le comte de Bismarck a accepté ces bases. J'ai déclaré à M. Paget et je ferai savoir au comte Brassier que le Gouvernement du Roi est pret à adhérer aux memes conditions de l'Angleterre

et qu'il espère que la conférence trouvera le moyen de rétablir l'accord entre les puissances signataires du traité de mars 1856.

631

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1497. Firenze, 28 novembre 1870, ore 16,50.

Les raisons qui m'ont décidé à adhérer à la proposition d'une conférence à Londres ne vous auront pas échappé. Il ne convient pas à l'Italie qui n'a pas signé le Traité de garantie du 15 avril, de prendre dans la question une attitude plus décidée que l'Angleterre. Je sais les éventualités auxquelles on s'ex

pose dans une conférence: mais d'un còté il ne paraìt pas vrai,semblable que la Prusse veuille laisser discuter les conditions de sa paix avec la France, de l'autre il lui sera impossible d'introduire d'autres questions, si elle veut écarter cel'le-là du débat. Une conférence à programme rigoureusement défini ne doit donc pas soulever meme à Vienne les objections qu'on faisait valoir pour un congrès. L'intéret général exige qu'on ne repousse pas une proposition conciliante venue de Bismarck, pour empecher autant que possible que la Prusse fasse cause commune avec la Russie. Et la Russie en consentant à mettre de nouveau en discussion ce qu'elle avait déjà irrévocablement décidé à elle seule, fait une concession qui est presque l'équiva.lent au retrait de sa note. Faites valoir ces arguments auprès de M. Beust. Envoyez-moi deux copies du Livre

Rouge si vous ne l'avez pas fait encore.

632

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3297. Pietroburgo, 28 novembre 1870, ore 13,21 (per. ore 17).

Bismarck ayant proposé Pétersbourg pour la réunion de la conférence et Lord Granville ayant fait opposition à ce choix, Russie vient de proposer Londres. Prusse convoquerait les Gouvernements de Vienne, Florence, Constantinople, Angleterre ferait démarche auprès du Gouvernernent de Tours. Ambassadeur de Turquie ici croit que l'acceptation de la Porte sera subordonnée à tout établissement de base exactement défini. Empereur de R,ussie a reçu hier télégramme du Général Ignatieff, lui annonçant que le Sultan lui avait donné les assurances les plus pacifiques et déclaré qu'il était décidé à ne pas prendre offensive. Ambassadeur de Turquie a été mandé aujourd'hui chez l'Empereur à Tsarkoe Selo. Sa Majesté l'a chargé de remercier le Sultan de ses bonnes dispositions. Je verrai prochainement Gortchakow.

633

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3300/19. Londra, 28 novembre 1870, ore 23,50 (per. ore 16 del 29).

Granville est parti pour Windsor sitòt après le Conseil, probablement pour communiquer à la Reine dépeche pour Gol'ltchakow délibérée en Conseil. J'ai parlé avec Otway. La seconde note russe maintient les théories que les violations alléguées avaient infi~mé de plein droit les stipulations contre la Russie, et s'étend à justifier cette thèse. Elle répète les a,ssurances de ses intentions pacifiques et sa forme est très courtoise. Il parait qu'elle autorise à croire qu'elle n'a donné pas maintenant une suite pratique à sa théorie. La réponse que le Gouvernement britannique fait (l) répète qu'il ne peut pas admettre cette théorie, n'insiste pas pour en discuter les raisons mais elle ajoute qu'à ce qu'il

39 -< Documenti diplomatici • Serie Il · Vol. I.

parait la note russe autorise à croire qu'on n'entend pas donner une suite pratique aux principes soutenus par la Russie. Le Gouvernement anglais est disposé à examiner les faits avec les autres signataires du Traité. A cet égard la note anglaise continue développant les idées que l'on a télégraphiées à Versailles selon mon télégramme n. 18 de avant hier (1). La note anglaise est aussi courtoise. Je n'ai pas lu !es deux notes dont je donne le système d'après les communications verbales de M. Otway qui m'a aussi exprimé la satisfaction du Gouvernement anglais pour la continuation de l'entente avec l'Ital'ie.

(l) Granville a Buchanan, 28 novembre (Correspondence respecti1!{1 the Treaty of March 30, 1856, cit., n. 48; pp. 30-31; Das Staatsarchiv, XX, n. 4232, pp. 123-124; Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 235-236).

634

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 726. Berlino, 28 novembre 1870 (per. il 2 dicembre).

Le Moniteur Prussien publie, en date du 25 de ce mois, que si tous les

indices ne sont pas trompeurs, la guerre approche de plus en plus de sa fin. Au bureau de l'Etat major général, on laisse entendre que ce sont moins des motifs d'humanité, que des considérations purement militaires qui font ajourner une attaque contre les fortifications de Paris. Les munitions pour la grosse artillerie ne sont pas encore sur piace en quantité suffisante pour entretenir un feu prolongé. Si l'on veut se faire une idée de l'énorme matériel qu'il faut accumuler, il suffit dé savoir que pour le transport des munitions d'un seui jour, il faut employer de Nanteuil jusqu'aux batteries érigées devant la capitale, 900 fourgons attelés chacun de quatre chevaux. Il a fallu construire un tronçon de chemin de fer, qui va etre terminé, pour rétablir la communication interrompue par l'écroulement du tunnel près de Nanteuil. On suppose que d'ici vers le 4 Décembre tout sera pret pour commehcer l'attaque de quelques forts, vraisemblablement au Sud de Paris. Les batteries établies à St. Cloud pourraient atteindre meme une partie du mur d'enceinte vers le fort d'IsRy!? Les troupes Allemandes sous le commandement du Prince Frédéric-Charìcs et du Grand Due de Mecklembourg cherchent en attendant à refouler ou à envelopper le corps d'armée de la Loire. Si, comme il est permis de le supposer, elles parviennent à ce résultat, on compte sur l'impression que produira sur les assiégés la perte de leur dernière illusion d'une diversion heureuse pour faciliter une sortie avec quelques chances de succès.

L'entrée du Wtirtemberg dans la confédération Allemande s'effectue, sauf quelques changements secondaires, dans les memes conditions que celle des G.ds Duchés de Bade et de Hesse. Le Traité avec la Ba\lière a été signé le 23 de ce mois à Versailles. Il assurerait à cet Etat une position privilégiée sur le rapport surtout de l'organisation militaire. Mais le Roi de Prusse, comme Généralissime, aurait le droit d'im:pection. Il faudra donc maintenant introduire des modifications dans le projet de constitution fédérale. La Majorité du Reichstag lui est acquise, lors meme que les libéraux regrettent que le droit commun n'ait pas

entièrement prévalu vis-à-vis de tous les membres de la nouvelle confédération. Ils voient aussi avec déplaisir l'absence d'un Ministère responsable. De leur còté, les conservateurs blament une combinaison politique n'offrant entre autres qu'une assemblée unique, sans le contrepoids d'une chambre de Pairs où auraient pu siéger les princes médiatisés et mème les Souverains des Etats Secondaires sous la suprématie du Roi de Prusse. Mais d'un accord tacite les partis ne refuseront pas leur vote au projet actuel, comptant sur l'ceuvre du temps pour en développer et en perfectionner les clauses. La Cour de Prusse n'a plus désormais autour d'elle en Allemagne que des grands vassaux, à l'instar de la Turquie. C'est du Khédivisme sur une large échelle. C'est le prochain Parlement Allemand, si les Princes n'en prennent pas eux mèmes l'initiative, qui sera appelé à offrir un nouveau titre à S. M. le Roi Guillaume.

(l) Cfr. n. 620.

635

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1321. Tours, 28 novembre 1870 (per. il 3 dicembre).

Ho l'onore d'annunziare all'E. V. che il Governo di Sua Maestà Britannica ha fatto oggi al Governo francese la proposta (destinata ad essere fatta egualmente agli altri Stati segnatarj del trattato di Parigi del 1856) di riunire una Conferenza all'oggetto di discutere la questione di revisione deHa Convenzione relativa alla neutralità del Mar Nero, annessa al trattato di Parigi. La Conferenza dovrebbe naturalmente comporsi dei Rappresentanti degli Stati che hanno firmato il trattato. Il Gabinetto inglese si dichiara pronto dal lato suo ad esaminare le ragioni che la Russia può far valere per la revisione della Convenzione. Però la proposta è subordinata alla condizione che il risultato della Conferenza non sarà previamente pregiudicato in nulla. L'Inghilterra propone come sede della Conferenza Firenze, o Vienna, o Londra, lasciando in disparte Berlino e Parigi che appartengono a Stati attualmente in guerra, non che Pietroburgo e Costantinopoli, come appartenenti a Stati troppo direttamente interessati nella questione che si avrebbe a discutere.

Che se si credesse più conveniente di scegliere una sede all'infuori degli Stati segnatarii del trattato del 1856, l'Inghilterra proporrebbe l'Aja, o Brusselle

o Berna.

La proposta inglese fu comunicata oggi da Lord Lyons al Conte di Chaudordy che si riservò di rispondere dopo averne riferito ai membri del Governo a Tours. La risposta francese, per quanto si può inferire dal linguaggio del Conte di Chaudordy, si presume affermativa. La proposta di Conferenza essendo stata fatta dopo i colloquii intervenuti a Versaglia fra il Conte di Bismarck ed il Signor Odo Russell, v'è ragione di credere che il Gabinetto di Berlino non è contrario ad essa. Tale almeno è l'avviso dell'Ambasciatore di Sua Maestà Britannica quì residente .

P. S. -Al momento di chiudere il presente dispacdo, sono informata dal Conte di Chaudordy, che quantunque la proposta di C'Onferenza gli sia stata comunicata dall'Ambasciatore Inglese nella conformità di quanto ho di

sopra riferito, sembra risultare dai telegrammi giunti a Tours da Vienna, da Firenze e da Londra che la proposta sia d'origine prussiana e dovuta all'iniziativa del Conte di Bismarck. In altri momenti questa circostanza non avrebbe probabilmente eserdtato molta influenza sull'esito d'una proposta di simil natura. Ma nelle presenti emergenze essa può esercitarne una non indifferente sulle risoluzioni del Governo Francese. Il Conte di Chaudordy mi disse che se diffatti la proposta era fatta dalla ~Prussia, il Governo ·francese si troverebbe in un certo imbarrazzo per rispondere. Egli si riservò di riferirne al suo Governo e parlando con Lord Lyons, col Principe di Metternich, con Djémil Fascià e con me, disse esplicitamente che non voleva nè poteva pregiud1care in nulla le risoluzioni che il suo Governo avrebbe a prendere in ordine alla proposta di conferenza. Ma fece notare à [sic] più riprese l'imbarrazzo in cui l'origine della proposta poteva mettere il suo Governo. Se veramente la proposta è di origine prussiana, è ricrescevole [sic] che sì a Versaglia che a Londra non siasi pensato di ricorrere ad un'altra Potenza per far prendere l'iniziativa della proposta e delle relative comunicazioni. Avrò cura d'informare in ogni caso l'E.

V. delle definitive risoluzioni a cui il Governo di Tours sarà per appigliarsi.

636

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 80. Nizza, 28 novembre 1870, ore 7 (per. il 30).

I raggiratori del Palazzo della Prefettura giunsero oramai ad infondere nell'animo del signor Marco Dufraisse altrettanta paura quanta poterono di botto versare in quello del signor Baragnon.

Quindi lunghe liste di sospetti e di proscrizioni d'Italiani. Quelli hanno sempre ai calcagni SorvegUanti di polizia, e queste si stanno mettendo in esecuzione.

Avanti ieri un vegliardo, costruttore di battelli al porto, Carlo Garziglia, amico del Generale Garibaldi, ha per qualche imprudente parola dovuto abbandonare la famiglia in 24 ore e recarsi in Italia.

Ieri l'Avvocato André sotto l'incolpazione di sconvolgere la pubblica tranquillità, ma piuttosto perchè scrive nel maleviso Dritto di Nizza (1), ha del pari ricevuto l'intimazione di sfrattare in 24 ore dalla Francia, benchè egli pure sia qui stabilito con moglie e figlii.

Queste espulsioni l'una all'altra consecutiva improvvisamente decretate e con aggravante rapidità non giustificata dai politici bisogni eseguite, non potevano rhe vivamente commuovere questi numerosi italiani. Indi ricorsi instanti al naturale loro protettore, il Console Generale di Sua Maes,tà.

Ho giudicato, che le circostanze m'imponevano di agire sempre con moderazione, ma con franchezza e fermezza.

Ho qulndi scritto al Signor Prefetto Dufraisse una nota riservata sulle e·spulsioni di cui sovra, e che al momento gli spedisco.

Il vapore stando per salpare per Genova mi manca il tempo per mandare copia di tal Nota all'E. V. ,col mezzo di tal battello. Sarà però fatta in giornata e col corriere, per terra, della sera ne farò l"invìo a V. E., affinchè possa Ella a mia norma significarmene l'alto suo apprezzamento.

(l) Nel rapp. 77, del 23 novembre, il Galateri di Genola aveva scritto: • Il Dritto di Nizza, ai cui redattori non cesso di consigliare la temperanza dello scrivere, se vogliono che il loro giornale sia nato vitàle, si è attirato molti lettori e prosegue nel suo proposito di promuovere un nuovo plebiscito della popolazione sulla scielta della sua politica nazionalità, cioè per la sua separazione dalla Francia e ritorno all'Italia •.

637

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 183. Tunisi, 28 novembre 1870 (per. il 4 dicembre).

Ho l'onore di qui in seno accompagnare a V. E. la copia di un atto di protesta, che mi sono trovato nella dispiacevole circostanza di avanzare al Bey. Non è solo per il fatto di cui trattasi, quantunque implichi in se stesso uno abuso di potere ed un vero diniego di giustizia, ma ancora per altre non meno gravissime ragioni che ho dovuto decidermi a questo passo. Egli è da qualche tempo che io andava notando come all'abituale inerzia nel Bardo si univa una decisa cattiva volontà, al punto che mi tocca sudar sangue per venire allo scioglimento de' più semplici affari. La causa di questo procedere del Governo tunisino avrei abbas,tanza indizi di spiegarla colla diffidenza a nostro riguardo, insinuata e mantenuta da esteri suggerimenti fondandosi sul linguaggio ostile ed impolitico di qualche giornale, come per es. l'Italie e il C01·riere di Sardegna, e ciò nello scopo di arrestare la nostra cresciuta influenza. Ma non è solo da questo punto di vista che importa grandemente non rimanga la mia protesta lettera morta. Dopo il trattato del 1868 gl'italiani vanno via via acquistando dei terreni per ritrarre oggi dall'agricoltura quei profitti che difficilmente si ottengono col commel'cio; ma in più casi mi sono potuto accorgere che si cerca a sottomano di attraversarne prima la corpprita, e poi la coltivazione. D'altra parte nel Sahel si commettono le più odiose ingiustizie cui non sempre è dato all'autorità consolare di correggere e riparare; e siccome ivi sono prevalenti i nostri interessi, e che precisamente di là partì il fatto lamentato nella protesta, stimerei si dovesse più che altrove mantenervi alto il nostro prestigio. In conseguenza sarebbe questa una opportuna occasione di far sentire al Governo tunisino con qualche energica dimostrazione che i nostri diritti non potrebbero andare più a lungo calpestati. Ner rimetterne però al savio giudizio di V. E. l'apprezzamento, cui per me sarà sempre legge di conformarmi, non deggio tralasciare di prevenirla, che mi

credo intanto obbligato di conservare col Bardo un contegno riservato e piuttosto risentito.

.ALLEGATO

PINNA A MOHAMMED-ES-SADOK, BEY DI TUNISI

Tunisi, 27 novembre 1870. Certo Nesceba, tunisino, ipotecava in Susa al suddito italiano Sign01· Vincenzo Moro, residente in quella città, un terreno olivato con entrovi un molino di olio per la somma di oltre 45.000 Piastre. Al termine convenuto non essendo stata restituita la somma imprestata, a richiesta del Signor Moro venne intimata la vendita dei beni ipotecati; ma quando si era sul punto di deliberare l'incanto, si fece innanzi lo stesso Nesceba per dichiarare che quei beni erano Khabes (1), e quindi inalienabili. Avocata la questione in Tunisi, ed apertesi delle trattative col Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri di Vostra Altezza si cadde facilmente d'accordo che, ove risultasse, come diffatti risultò dalla verifica dei titoli costitutivi la proprietà, essere dessa realmente Khabes, il Nesceba convinto di avere allora commesso una truffa sarebbe punito a rigore di legge, ed immesso il Signor Moro nel godimento dell'usufrutto del terreno e molino in quistione sino alla estinzione del debito. Il Nesceba diffatti venne imprigionato; ma sentendo che l'indomani stesso della partenza del Signor Moro era stato visto a passeggiare liberamente per Tunisi, mi affrettai di chiederne personalmente delle spiegazioni a S. E. il Generale Sidi Mustafa Khasnadar, il quale dopo di averne riferito a Vostra Altezza m'ha dato in risposta che investito l'italiano nel possesso dell'usufrutto dei beni ipotecati, e privo il tunisino di altri mezzi per soddisfarlo, restituendo quest'ultimo in libertà avea l'Altezza Vostra esercitato un suo diritto Sovrano -quello cioè di far grazia. In questo stato di cose: Considerando che il Nesceba commise scientemente una vera truffa a danno di un suddito italiano. Che presso tutte le legislazioni del mondo la truffa è punita colla galera. Considerando inoltre che i reati di tal sorta non possono amnistiarsi senza il rifacimento dei danni che ne sono ai terzi derivati. Il fatto di cui è caso, costituisce un assoluto diniego di giustizia, contro cui mi trovo nella penosa necessità di dover protestare siccome protesto nei modi e nelle forme le più solenni. E riservandomi di portare il testo della presente protesta al Governo di S. M. il Re mio Augusto Sovrano, ho l'onore ecc.

638

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fasc. 5 l/D)

L. CONFIDENZIALE 30. Vienna, 28 novembre 1870.

Voleva mandarti per la posta il Libro rosso (2), ma è troppo voluminoso e la posta non lo prende. Lo manderò domani per ferrovia a gran velocità. Ti accludo una traduzione rapida del brano che si riferisce a noi. I documenti li conosci: questa è la prefazione.

Ieri ebbi con Lord Bloomfield un'altra conversazione a proposito del mio

successore. Egli non conosce le persone e non può pronunziare un giudizio. Ma

La parte allegata in traduzione dal Minghetti si trova a pp. 6-7.

crede che i precedenti di Nigra non gli farebbero qui una buona posizione. Invece gli pare che a Pietroburgo andrebbe bene. Di Camcciolo ha udito far molti elogi, e per questo lo reputerebbe atto al posto. Quanto a Barrai lasciò qui buonissima impressio:Je, ma lo reputa inferiore all'ufficio. Siccome ora il Governo è tutto a Pest, e il corpo diplomatico tutto qui, così non è necessaria quella fretta che noi supponevamo. Se credi ne parleremo, in [sic] voce, prima della tua deliberazione. Ad ogni modo però pregati di far firmare il decreto di mia demissione colla data in bianco.

Che sarà avvenuto delle elezioni ieri? Ti confesso che sto grandemente sospeso coll'animo. I nostri mi pare che sperino bene, ma i sinistri cantano vittoria. Da ciò dipende l'avvenire d'Italia.

Addio mio buon amico. Arivederci domenica sera.

P. S. -Mia moglie ha ricevuto la lettera e ti ringrazia assai.

Scrissi lungamente ad Artom l'altro giorno. ALLEGATO (l)

Il Governo I. et [sic] R. ha partecipato sempre al desiderio delle altre Potenze e dei moderati di tutti i partiti che il conflitto fra il Papato temporale, e le aspirazioni nazionali dell'Italia potessero trovare una sodisfacente soluzione per gli influssi del tempo, e coi mezzi pacifici. Ogni volta che ha creduto di scorgere i germi di una tale soluzione, gli è sembrato suo dovere d'interessarsene. Lo ha fatto eziandio in quel momento in cui gli parve che le obbligazioni prese dall'Italia verso l'Imperatore francese, avrebbero perduto in breve il loro valore. Esso ha deplorato profondamente le circostanze, al tutto indipendenti dalla sua volontà, le quali hanno al fine condotto ad una soluzione violenta del problema morale più importante del nostro tempo. Ma esso nei rapporti attuali non ha mai pensato di poter fare ciò che Pio IX stesso non gli chiedeva di sostituire cioè battaglioni austro-ungarici ai battaglioni francesi, per sostenere colla forza, ciò che esso avrebbe più volentieri veduto non distruggere colla forza. Il Governo pontificio aveva anche espresso il desiderio che il Governo di S. M. l'Imp. e Rè potesse manifestare la sua disapprovazione della invasione degli Stati romani. Ma anche a questo desiderio si è ricusato, perchè esso non si sentiva chiamato a criticare un Governo straniero, il quale crede di aver obbedito alle necessità della sua posizione, nè a compromettere con un passo senza effetto, la propria dignità, e i suoi buoni rapporti coll'Italia. L'occupazione di Roma non ha risoluto i problemi che riguardano la posizione futura del Santo Padre, e la formala internazionale dei suoi diritti di sovranità. Questi problemi aspettano un ordinamento, e non sarà tolto alla monarchia austro-ungarica di prendervi una considerevole parte morale, si in virtù dell'autorità della sua voce, si in virtù delle speciali relazioni che essa ha collo sviluppo della chiesa cattolica, si in virtù dei non turbati rapporti amichevoli col Governo italiano, la qual cosa non è da porsi in ultima linea.

(l) -Di manimorta. [Nota del documento]. (2) -Correspondenzen des K. K. M. d. A., n. 4, vom August 1869 bis November 1870, Vienna, 1870, già cit. La parte terza è dedicata a < Ver'handlungen mit der papstlichen Curie Ri:imische Frage • e comprende i docc. 121-156.
639

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI

T. 1499. Firenze, 29 novembre 1870, ore 16.

La Sardaigne n'ayant pas pris part aux Conférences de Vienne de 1855 sur question d'Orient, nous n'avons pas aux Archives les documents de cette époque. Il serait utile que profitant de votre présence à Vienne et de vos bons rapports avec Beust, vous tàchiez d'obtenir de lui l'autorisation d'étudier dans les

Archives de la Chancellerie aulique les documents relatifs à ces négociations. Ill va sans dire que vous ex.pr:imerez ce désir comme personnel à vous, et .sans énoncer que cela est utile à mon ministère.

(l) Annotazione del Minghetti: • Traduzione frettolosa».

640

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1500. Firenze, 29 novembre 1870, ore 21,30.

La proposition de la conférence a été faite ici par le Ministre de Prusse. Nous ne l'avons acceptée qu'après nous ètre assurés de l'adhésion de l'Angleterre. Nous n'avons pas voulu prendre l'initiative de cette proposition, parce que la Turquie, l'Autriche, et l'Angleterre mème étaient contraires à un Congrès. Cependant comme la proposition conciliante de la Prusse parait démontrer qu'il n'existe pas d'engagements irrévocables entre la Prusse et la Russie pour 'la question d'Orient, nous nous y sommes associés. L'Angleterre parait s'ètre ·chargée de faire ~a proposition de Conférenc·e à Tours.

641

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3299. Costantinopoli, 29 novembre 1870, ore 1 (per. ore 9,40) (l).

Ignatiew m'a dit qu'à son audience chez le Sultan celui-ci l'a chargé d'assurer l'Empereur de Russie que de son còté il n'a aucune objection à adhérer aux désir.s de la Russie, que toutes les difficultés viennent des puissances occidentales, qui veulent lui inspirer des craintes et des soupçons qu'il ne partage pas. Que quant à lui il lui est parfaitement indifférent que la Russie construisse une flotte dans la Mer Noire. J'ai demandé au Général J.gnatieff si le Grand Vizir était présent à l'audience. Il m'a dit que non, mais qu'il a eu soin d'aUer de suite lui communiquer ce que le Sultan lui a dit.

642

IL MINISTRO A VIENNA, MINGilETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3302. Vienna, 29 novembre 1870, ore 18,50 (per. ore 22,15).

Lord Bloomfield m'a communiqué aussi adhésion de l'Angleterre à la conférence seulement il s'agit de la révision de la convention additionnelle au traité de 1856 et non pas de la convention des Détroits comme vous m'avez télégraphié (2). Je comprends parfaitement les raisons qui vous ont conseillé de suivre exactement ligne de conduite adoptée par l'Angleterre. Beust est à Pest, je suppose que si la Turquie accepte il sera obligé aussi à accepter. Quant au discours fait

par le Général Ignatiew je n'en crois pas un mot. J'ai expédié les exemplaires du livre rouge.

(l) -Trasmesso al Minghetti, a Vienna, alle ore 10,50 dello stesso giorno. (2) -Cfr. n. 630, e anche n. 631.
643

IL SEGRETARIO PARTICOLARE DEL LA MARMORA, TAVERNA, A [TORNIELLI?] (l)

Roma, 29 novembre 1870.

Visto la gentiil:ezza che hai di tenerlo sempre informato dello stato dell'opinione pubblica rispetto alle cose di Roma, il Generale Lamarmora si fa ardito di suggerirti per mio mezzo l'oppol"ltunità dili I"ispondere alla nota del Cardinale Antonelli dell'8 Novembre (2), .con:llutando le false asserzioni ·che vi sono contenute, specialmente per quanto riguarda il contegno delle nostre truppe in Roma, le quali avrebbero tollerato che sotto i loro occhi si desse per due giorni il saccheggio ad aJcuni stabilimenti pubblici. Il Generale soggiunge che a smentire tali ac·cruse sarebbe assai valevOle la testimonianza del Generale Cadorna attuatlmente a F,irenze.

È inoltre desiderio del Generale che ti preghi di considerare come dall'attuale condotta del Cardinale Antonelli risulti che egli non s'apponesse del tutto male quando giudicava per lo meno superflua l'opera del Commendatore Blanc a Roma (3).

644

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 728. Berlino, 29 novembre 1870 (per. il 3 dicembre).

Dans mon entrevue de ce matin avec le Secrétaire d'Etat, je me suis expliqué dans le sens du télégramme de V. E. en date d'hier (4). Les détails y contenus, sauf celui de l'adhésion de l'Angleterre, étaient nouveaux pour lui, n'ayant encore reçu aucun avis du Comte Brassier de St. Simon.-D'après les documents parvenus de Versailles, il était entre autres difficile d'établir si l'initiative de la proposition d'une conférence appartenait au Cabinet de Berlin ou si cette proposition avait été tout d'abord suggérée par la Russie recourant à l'entremise de M. le Comte de Bismarck. Quoiqu'il en soit la question est entrée dans la phase d'apaisement, et on espère ici, comme à Florence, que la ·Conférence à réunir sur les bases acceptées déjà par l'Italie la Prusse et l'Angleterre, parviendra à écarter tout dissentiment entre les Puissances.

M. de Thile confirmait ce qui m'avait été dit par M. d'Oubril (dépeche n. 725) (5), à savoir que le Département fédéral des Affaires Etrangères préparait un travail à soumettre au Parlement fédéral sur la situation du Cabinet de Berlin au sujet de l'incident russe. Cette situation découle du fait que la Prusse n'a signé que le Traité du 30 Mars 1856, lui conférant des droits, mais non des obligations identiques à celles stipulées dans l'acte du 15 Avril de la

meme annee. Il lui appartient de décider elle mème, d'après ses propres intérets, jusqu'où vont ses obligations.

Dans le .télégramme de Lord Granville à Lord Loftus, et dont celui-ci aura sans doute iruformé M. de Thile, il est dit que le Comte de Bismarck s'est chargé lui-mème de porter à notre connaissance et à celle de la Russie, l'acceptation de la Conférence, et que l'Angleterre fera la mème communication à la France, à la Turquie et à l'Autriche. -C'e~t peut-ètre là une manière indirecte d'indiquer la position différente de ces Puissances vis-à-vis des Traités de Paris.

P. S. -Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(l) -Destinatario non indicato. Potrebbe essere il Tornielli, che difatti interpellò subito verbalmente Cadorna sulle asserzioni della nota Antonelli, cfr. n. 654. (2) -Cfr. p. 543 n. l.

(3) Cfr. Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 194-195 (La Marmora a Lanza, 17 ottobre); e anche ib., VI, p. 208 (id. a id., 24 ottobre). Ma soprattutto ib., VI, p. 328 (id. a id., 17 dicembre).

(4) -Cfr. n. 630. (5) -Cfr. n. 629.
645

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 158. Londra, 29 novembre 1870 (per. il 3 dicembre).

Le accuso ricevuta del di Lei telegramma della sera del 27 (2), giuntomi ieri mattina, portante che la di Lei Nota in risposta alla Nota circolare del Principe di Gortschakoff era partita di costà il 24 a sera e ch'Ella me ne aveva mandata copia. La comunicazione confidenziale da lei fattane a Sir A. Paget avrebbe dato luogo a questi d'esprimere la sua soddisfazione (3) ed Ella mi palesa il desiderio ,che codesta Nota non sia conosciuta dal pubblico finchè essa non sia giunta a Pietroburgo. Ella soggiunge che il Ministro di Prussia Le aveva pur detto il 27 che il Gabinetto Inglese consentirebbe alla riunione di una Conferenza a Londra ed E;lla attendeva con impazienza di conoscere le decisioni del Consiglio dei Ministri Inglese ch'io Le avevo annunziato dovere aver luogo ieri stesso.

Di fatto quel consiglio ebbe luogo ieri se non che il Signor Conte di Granvi:lle essendosi dopo di esso recato a Windsor per conferire con S. M. la Regina (probabilmente per presentarle la Nota che il suo Gabinetto intende di mandare al Principe di Gortschakoff in risposta alla· sua seconda Nota) io non potei abboccarmi con lui sebbene mi fossi appositamente recato al Foreign Office. Ho però conferito col Signor Otway da cui ebbi tutte le opportune informazioni le quali Le ho trasmesse col mio telegramma di 'ieri sera segnato col n. 19 (4).

A conferma pertanto del medesimo ho l'onore di significarle che, secondo le

verbali informazioni datemi dal signor Otway, la seconda Nota del Principe di

Gortschakoff manteneva la teoria posta nella sua prima Nota per la quale i fatti

di violazione del Trattato di Parigi allegati dalla Russia avrebbero prodotto l'ef

fetto d'infermare e di annullare ipso jure et ipso facto le stipulazioni del Trat

tato stesso vincolanti la Russia. La Nota del Principe si estenderebbe a dare gli

argomenti giustificativi di questa tesi. La Nota stessa nel mentre che sarebbe

concepita nei termini più cortesi ripete in modo assai espHcito le assicurazioni

che la Russia non intende di sollevare la quistione d'Oriente o di creare delle

complicazioni meno che pacifiche. Parrebbe inoltre che essa autorizzi l'opinione che la Russia non intenderebbe ora di dare un effetto pratico alla sua teoria.

La Nota responsiva del Gabinetto Britannico persisterebbe nel dichiarare che questo Governo non crede ammissibile e non ammette la predetta teoria della Russia; essa però non si estenderebbe nell'esame degli argomenti addotti dalla Russia a conforto della sua tesi, nè a ripetere quelli che confermano il principio opposto del Governo Britannico. Lasciando pertanto com'esso si trova il disparere dei due Governi sulla teoria di diritto, e, venendo al soggetto pratico, la Nota inglese prenderebbe per base la dichiarazione della Russia ch'essa non si propone di provocare complicazioni ed il fatto che la sua Nota autorizza a credere ch'essa non intende di dare un effetto pratico alla teoria di diritto da essa avanzata. Ciò posto in essa si dichiarerebbe che il Governo Britannico sarebbe disposto ad esaminare insieme alle altre Potenze segnatarie del Trattato di Parigi i fatti .allegati e .che allegherebbe la Russia al fine ·da lui [sic] espresso. Il resto della Nota Inglese su questo soggetto sarebbe sostanzialmente conforme al telegramma spedito da quì a Versailles il cui contenuto io ebbi già l'onore di riferirle col mio telegramma del 26 corrente segnato col n. 18 (l) e coll'analogo mio rapporto del successivo giorno 27.

Rimane ora a vedersi quale accoglimento farà la Russia a questa nuova comunicazione. In seguito alla risposta della medesima alla proposta di una conferenza fatta dal Signor di Bismark pare che debba sperarsi che su questo terreno possano le due Potenze convenire.

Per quanto riguarda l'opinione in questo Paese è da notarsi la notevole diminuizione di quella acerbità che la discussione aveva preso da principio ne' principali e più gravi giornali del Regno. Lo scioglimento della quistione attuale sulla base della Nota Inglese sarebbe inoltre stato preparato negli scorsi giorni dai giornali predetti epperò è da presumere che la nuova Nota di questo Governo incontri in generale l'appoggio della pubblica opinione. Qualunque scioglimento il quale escluda che la Russia abbia imposto le sue opinioni e la sua volontà all'Inghilterra e che ad un tempo allontani il pericolo di un conflitto sarà ricevuto favorevolmente ed anzi desiderato da tutti in questo Paese. E se mi è lecito esprimere la mia opinione io persisto nella mia prima credenza già manifestata a V. E. che la Russia si era prefissa di attaccare la quistione col sistema da essa usato solo per conquistare l'adesione delle Potenze alla revisione del Trattato di Parigi, ond'è che ogni perkolo di provocazione alla guerra per parte della Russia è stato allontanato dal momento che la revisione del Trattato di Parigi nel di Lei intento era stata abbastanza chiarz.mente accettata. Essa non vorrà di certo la guerra solo per poter dire di aver pigliato da sè quello che le altre Potenze si mostravano disposte a concederle ·e la sua teoria le servirà come una continua minaccia anche nella Conferenza ove non le si volesse concedere ciò ch'essa desidera. A me pare aperto che per ora la Russia avrebbe conseguito il suo scopo vero, e essa non può in vista del medesimo ·e dei suoi effetti desiderare una guerra presentemente. Il pericolo potrebbe solo risorgere se Essa vedesse allontanarsi il suo scopo predetto durante la Conferenza.

Ho detto al Signor Otway ciò che V. E. m'ha telegrafato intorno alla spedizione della di Lei Nota al Principe di Gortschakoff ed alla comunicazione fattane al Signor Paget. Il Signor Otway me ne ha ringraziato e mi espresse la soddisfazione che provava questo Governo per la continuazione del buon accordo fra esso e l'Italia. Il Signor Otway soggiunse ch'egli credeva che nell'accordo delle Potenze segnatarie del Trattato di Parigi era la base di un buon scioglimento delle attuali difficoltà sollevate dalla Russia.

(l) -Manca. (2) -Cfr. n. 625.

(3) Cfr. Paget a Granville. 30 novembre, in Correspondence respecting the Treaty of March 30, 1856, cit., n. 111, p. 58.

(4) Cfr. n. 623.

(l) Cfr. n. 620.

646

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 81 (1). Nizza, 29 novembre 1870 (per. il 2 dicembre).

Col mio .rapporto di jeri mattina al n. 80 (2) io aveva l'onore d'informare

V. E. dello sfratto dato da Nizza agli Italiani Nizzardi, Carlo Garziglia ed Avvocato Antonio (3) André, e di annunziarle la spedizione col corriere della sera, via di terra della copia della nota riservata 'che a quell'istante io dirigeva sull'argomento a questo signor Prefetto Dufraisse. Detta mia nota portata jeri alla Prefettura alle 8 ~ antimeridiane, alle 9 ~ :çiceveva una risposta esplicativa, tutta pugno del signor Dufraisse, e per effetto di quella, alle ore 11, sempre antimeridiane il segretario del Prefetto veniva a richiedermi di fissargli un'ora della giornata, alla quale avrei potuto ricevere il Prefetto stesso. Per gentilezza risposi, che mi sarei recato ·io medesimo dal Signor Dufraisse, oppure che m'indicasse egli, il Prefetto, l'ora di maggior suo comodo, che io sarei rimasto in casa ad aspettarlo. Insistendo il Segretario per ricevere l'ora da me, io risposi: per affari ricevo tutt'i giorni dalle undici fino alle tre pomeridiane.

Allo scoccare delle tre il Signor Prefetto si presentò al mio salone e s'intrattenne meco fino alle quattro. Cominciò dall'esprimere il rincrescimento, che io abbia dovuto credere, che egli avesse mancato alla sua promessa di avvisarmi preventivamente dell'espulsione dei due sopranominati Italiani, giacchè egli me ne avea informato con sua lettera in data del 25, la quale, per sola negligenza di qual·che suo impiegato, non mi era stata a tempo recapitata. InLatti, jeri mattina l'accennata lettera mi giungeva in Cancelleria mezz'ora dopo, abbastanza lunga e tutta di pugno del Signor Dufraisse e che perciò non poteva essermi stata scritta in pochi minuti in seguito al ricevimento della mia lagnanza. Entrati in discorso sulle espulsioni il signor Dufraisse mi disse « il Garziglia essere colpevole di ben altro di quanto vi si confessò, perchè da varie sorgenti mi venne riferito avere il medesimo pubblicamente gr1dato, sul molo, che se trovasse dugento uomini della sua tempra avrebbe fatto ripassare di galoppo il Varo ai Francesi». Replicai, ebbene, io credo che più che il Garziglia abbiano i vostri agenti di polizia insultato la Francia riferendovi sul serio le smargiasserie di un vegliardo di 63 anni, che per la loro esagerazione smodata diventano buffonate

meritevoli tutt'al più di una buona lavata di capo.

In allora il signor Prefetto conchiuse dicendomi: «dopo qualche tempo fate sentire al Garziglia di tornare, se vuole, io chiuderò gli occhi».

Riguardo all'avvocato André il Prefetto si espresse così: « so che desso è il principale redattore del Diritto di Nizza, giornale che mi suscita dmbarazzi da ogni parte, semina l'agitazione per la separazione del Nizzardo dalla Francia, m'impedisce di organizzare le varie categorie delle Guardie nazionali che devono essere mobilizzate istigandole a non presentarsi agli appelli, nè alle elezioni dei proprj uffiziaJli. So finalmente che io qual Prefetto francese devo fare rispettare i trattati internazionali e le Leggi interne del paese».

Risposi, che io era ben lungi dal disconoscergli quel diritto e quel dovere, ma che mi sembrava, che avrebbe ottenuto meglio lo scopo procedendo contro il proprietario responsabile del giornale che sfrattando l'André, il quale da Ventimiglia avrebbe mandato degli arUcoli forse maggiormente per lui dispiacenti. Replicommi il Signor Dufraisse: «un processo al Diritto!, Dio me ne guardi, il proprietario responsabile sarebbe dichiarato non colpevole dai giurati nizzardi e portato in trionfo; preferisco di valermi dei mezzi economici amministrativi. Bisogna però ·che io faccia qualche cosa pei fvancesi che mj assediano e mi doman@no di non lasciar predicare lo smembramento della Francia, nè vilipenclerla. Fra le varie persone che dovrebbero essere sfrattate, ne scelgo alcune che credo abbiano a soffrire minor danno da tale misura».

Nel discorrere il signor Dufraisse credette darmi un amichevole avviso col « badate, che questi vostri Garilbaldini ed altri Italiani se riescono vittoriosi in Francia, andranno dopo a portarvi il disordine in Italia, per la qual·e, nei miei scritti, ho sempre mos_trata la più gran simpatia ». Gli risposi: ne son persuasissimo ed io Le dirò di più, che tenteranno l'invasione siano vincitori o vinti,

• e formeranno l'avanguardia di tutti gli scalzacani francesi, che saranno incoraggiati a passare la frontiera dalle stesse Autorità Francesi per isbarazzarsene. Replicò il Signor Dufraisse: «quanto a questo io non mi presterei mai». L'ingenua confessione fattami dal signor Dufraisse pruova, che i miei rispettosi suggerimenti anche forse troppo ripetuti, non da oggi, di tenere le frontiere nostre ben guarnite di truppe per respingere tali prevedibili invasioni, non sono senza fondamento. Ed ora, che la crisi finale sembra avvicinarsi, il Ministero potrà, se lo stima, riesaminare se la quantità delle truppe iscaglionate verso la frontiera di Francia siano veramente in forza di respingere vittoriosamente qualsiasi invasione di tal fatta. Ieri gettò l'ancora nella rada di Villafranca la fregata ·corazzata francese la Normandie proveniente da Tolone, con carico di carbone che sbarca colà, armata di venti cannoni ed equipaggiata da 500 uomini, comandata dal capitano di Vascello, Signor S. André. Credesi che proseguirà per Genova. Da quanto disse il Signor Dufraisse ne avremo d'ora innanzi frequenti di questi passeggi di bastimenti da guerra pel Mediterraneo, e ciò, al dire dello stesso, in dipendenza della questione colla Russia.

L'E. V. potrà giudicare dalla mia sovracitata Nota al signor Dufraisse e dalle sue conseguenze quale grado d'influenza in •luogo abbia il Regio Rappresentante, e potrà significargli come si apprezzi costì il suo operare, onde modificarlo, se ciò è ra·v-visato conveniente dal Ministero.

P. S. -L'invio della ~opia della Nota, qui annessa (1), fu ritardato d'un giorno per riferire contemporaneamente il mio colloquio col sig. Prefetto Dufraisse.

(l) -Annotazione marginale: c Scritto all'interno •. (2) -Cfr. n. 636. (3) -Sic! anzichè • Giuseppe •·
647

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 184. Tunisi, 29 novembre 1870 (per. il 4 dicembre).

Ho l'onore di segnarle ricevimento del dispaccio in data 25 corr. n. 64 di

questa serie (2) e di porgerle vivissime azioni di grazia per le comunicazioni

rassicuranti in esso contenute.

Già ogni sospetto erasi dileguato fin dal 23 andante, dietro il telegramma

direttomi dall'E. V. (3); essendomi io affrettato di parteciparne il tenore a Sua

Altezza il Bey, che se ne mostrò assai soddisfatto ed espresse la calda sua rico

noscenza verso il Governo del Re, pronto sempre a propugnare l'autonomia della

Reggenza.

II Console di Francia aveva a sua volta procurato di calmare le inquietudini

del Bardo (dopo aver contribuito non poco ad eccitarle) col dar l'assicurazione,

che, divenendo il pericolo serio ed imminente, avrebbe la Francia spedita una

squadra a difesa dèilo statu qua nella Tunisia.

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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 6, fase. 5 l/D)

L. CONFIDENZIALE 31. Vienna, 29 novembre 1870.

Comincio dal dichiarare che nel caso tuo non avrei fatto altrimenti. Potevamo noi essere ·più disdegnosi dell'Inghilterra? Certo nò, anzi a me pare che in questa vertenza orientale se noi dovremmo essere coll'Inghilterra usque ad bellum, a più ragione dobbiamo esserlo in pace. Ed è così ferma codesta mia opinione che darei per tutta istruzione a Cadorna copiate Granville. Nel tuo dispaccio si parlava della revision de la convention des detroits e m'aveva un po' sgomento, poi da Bloomfìeld ho visto che si tratta della revision de la convention additionnelle au Traité de Paris e questo è assai meglio. Anzi mi par che la Russia si ritiri un poco, se consente a discutere ciò che aveva dichiarato irrevocabile. Non so che ne penserà Beust che ora travasi a Pest. Certo la conferenza non è di suo gusto, come non è del mio, ma dovrà sobbarcarsi. Rispetto poi al dialogo d'Ignatieff col Sultano (4), esso mi ha ricordato un motto del Bertinatti, che diceva io ho conosciuto nel mondo puttane, ma come Ignatieff mai. E tu sai ben quanto ha fama di menzognero. Che i Turchi sentendosi abban

donati, o poco sorretti dall'Europa occidentale, possàno intendersi direttamente colla Russia, questo è ciò che predice Halil bey dal mattino alla sera, ma che lo facdano davvero non mi par credibile, nè quello sarebbe il modo. Certo è che Elliot scrive a Bloomfield che sono inferociti, e che egli è intorno a calmarli. In somma la politica ·europea è assai fiacca e chi ha forza e audacia può quel che vuole. La sola speranza che ne trarrei sarebbe per la questione romana, se come 'taluni credono il fartto 'COmpiuto valesse a far tacere tutti. Ma di ciò dubito fortissimamente, e anche qui mi par di scorgere un poco più di riserbo. Ecco il commento al mio telegramma d'oggi (1). Ti scrissi ieri (2): ho mandato a gran velocità due copie del libro rosso.

(l) -Si omette. (2) -Cfr. n. 614. (3) -Cfr. n. 618, che è però del 26 novembre. (4) -Cfr. n. 641.
649

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1501. Firenze, 30 novembre 1870, ore 16,50.

Veuillez m'envoyer le plus tòt possible les Blue Books de 1855 contenant les documents relatifs aux négociations qui ont eu lieu à Vienne, et les protocoles de la Conférence de Vienne sur les affaires d'Orient.

650

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3303. Tours, 30 novembre 1870, ore 17 (per. ore 20,30).

M. de Chaudordy vient de me dire que la proposition de conférence était faite par la Prusse. La Délégation de Tours ne peut prendre sur elle l'acceptation; qu'elle en réfèrera à Paris. J'ai observé que la France arurait en ce moment intéret à la réunion d'une conférence européenne dont elle ferait partie.

M. de Chaudordy m'a laissé ·comprendre confidentiellement qu'ici on voudrait pouvoir espérer que la conférence s'occuperait de la paix entre la France et la Prusse.

651

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3305/20. Londra, 30 novembre 1870, ore 12 (per. ore 11,25 del 1 dicembre).

D'après entrevue avec Granville l'affaire avec la Russie est à l'état indiqué \)ar mon télégramme n. 19 et mon rapport d'hier (3). Il ne sait pas encore si la Russie accepte la conférence avec la condition qu'aucune question ne soit préjugée avant. A ma demande s'il croyait que la France pourrait intervenir

à la coniérence il a répondu que la proposition de la conférence venait de la Prusse. Il ne connait pas les intentions du Gouvernement de la défense à l'égard de la conférence et il a ajouté que peut.etre on préfèrera'it une conflagration que l'Angleterre ne désire pas. J'ai reçu aujourd'hui votre note à Gortchakow. Granville en a déjà reçu un exemplaire il ne m'a rien dit à son égard et aussi j'ai cru de ne pas l'interroger.

(l) -Cfr. n. 642. (2) -Cfr. n. 638. (3) -Cfr. nn. 633 e 645.
652

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 199. Pietroburgo, 30 novembre 1870 (per. il 6 dicembre).

Sono in grado di confermarle quello che in altre mie ebbi già l'onore di scriverle, cioè che l'impressione prodotta nel pubblico Russo dalla circolare del 19 ottobre non fu quella di una così viva soddisfazione come per avventura il Governo Imperiale avrebbe potuto aspettarsela. Il partito Nazionale teme da una parte che l'ardimento preso dal Governo dello Czar sia effetto della protezione della vicina Germania, verso di cui continua a non essere benevolo, e vede d'altra parte con qualche rincrescimento mal dissimulato che la Russia limiti le sue pretese alla denunzia della Convenzione, senza nulla annunziare che torni a vantaggio dei Greci d'Oriente, e degli Slavi di Turchia.

Giova peraltro avvertire che l'attitudine della diplomazia Prussiana è tale, da non giustificare la pdma delle apprensioni summentovate del Giornalismo Moscovita: essa cioè dimostra che se i buoni uffici diplomatici del Conte di Bismark si posson risguardare come un ragionevole contraccambio degli Uffici prestati a favore della Prussia nei negoziati con le potenze neutrali, sono tali non pertanto da escludere l'opinione di un'accordo definitivo precedente alla Guerra, per cui l'ajuto di quella potenza fosse già prima assicurato alla Russia in previsione dell'atto da Lei in oggi compiuto.

Ho l'onore di rimetterle copia di due articoli fra i più recenti, l'uno del'la Gazzetta di Mosca l'altro della Gazzetta della Borsa, dal tenore dei quali l'E.

V. pOitrà argomentare qual sia il modo con che la stampa p1ù accreditata di questo paese considera in og,gi la grave vertenza sollevata dal suo Governo.

653

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI ALL'ESTERO

(Ed. in LV 17, pp. 118-120)

N. 85. Firenze, l dicembre 1870.

Les journaux italiens ont publié une circulaire adressée le 8 novembre par le cardinal Antonelli aux nonces du Pape. * Je vous envoie une copie de ce document dont je désire que vous ayez connaissance * (1). Il vous suffira de

lire ce document pour comprendre que notre inrtention ne saurait Mre d'y répondre point par point. Mais la circulaire de Son Eminence contient une accusation contre notre armée, et H est de notre devoir de la repousser.

Vous remarquerez que le cardinal Antonelli, en déplorant les violences qui, d'après lui, ont eu lieu à Rome, a parlé de vengeances sanglantes dont les soldats du Pape auraient été les victimes, ainsi que du pillage des casernes et autres établissements publics. Dans la circulaire pontificale il est dit en outre que ce pillage s'est effectué pendant deux jours sous les yeux d'une armée qui demeurait impassible en présence de ces scènes de désordre.

Heureusement ·Ces aJ.légations peuvent fadlement étre réfutées. Nous n'avons pour cela qu'à rappeler les c'irconstances qui ont accompagné l'entrée de nos troupes à Rome, et à nous en remettre au témoignage impartial de ceux qui dans ce premier moment ont reconnu et loué l'esprit et la conduite des soldats italiens.

Bien qu'une ville ne puisse étre enlevée de force sans causer des pertes et des dommages et sans y produire du désordre, l'occupation de Rome, malgré la résistance opposée par les troupes pontificales, a pu avoir lieu sans que ces inconvénients aient acquis, je ne dirai pas les proporrtions ordinakes, mais méme des propovtions sensibles. Cette civconstance est due surtout aux dispositions prises par le commandement du corps d'expédirtion avant l'entrée des troupes dans la ville de Rome. Des ordres par écrirt availent été donnés aux cheis militaires pour que tout excès :fut immédiatement et sévèvement réprimé. Aux cinq colonnes de troupes destinées à occuper la ville on avait assigné d'avance une zone dans laquelle chacune d'ellles devait maintenir l'ordre en protégeant les personnes et les édifices publics. Les places, les ministères, les établissements, les collèges, les casernes, la trésorerie, tout avait été indiqué aux différents corps de troupes appelés à les protéger. Ces sages mesures ont produit leur effet. Tous ceux que la passion politique ou un parti pris n'aveuglaient point, reconnais· saient hautement la discipline et les qualités dont nos troUJpes avaient fait preuve, ainsi que les résultats salutaires obtenus par leur intervention dans un moment où les intéréts de l'ordre auraient pu recevoir 'les plus graves atteintes. Chacun s'étonnait que, immédiatement après ra ·chute d'un pouvoir soutenu depuis nombre d'années par des troupes mercenaires et imposé aux populations par la terreur, la ville de Rome ait (l) pu reprendre en si peu de jours son aspect habituel.

Cependant, aux difficultés ordinaires que l'autorité chargée de maintenir l'ordre et la tranquillité rencontre toujours en pareil cas, étaient venues se joindre celles que les employés de l'administration pontificale ava'ient cherché à créer au moment meme de l'entrée des troupes royales à Rome. Les établissements affectés aux différentes administrations, les magasins de l'Etat, les casernes ont été abandonnées par ceux qui avaient la mission et le devoir de les garder. Les portes de la plupart de ces édifices on été laissées ouvertes à la foule qui aurait pu y commettre des déva,stations. On est toutefois arrivé à temps pour prévenir ces .désordres. Quelques effets d'équipement militaire

40-Documenti Jjp/omatici -Serie II • Vol. I.

avaient été ·enlevés des casemes; mais les ordres sévères du coanmandement m.ilitaire ont suffi pour faire rendre la plus grande partie de ces objets.

Mais ce n'est pas seulement en protégeant ces établissements que nos soldats ont pu montrer leur esprit d'ordre, leur discipline et leur abnégation. Les monastères, les couvents et en général toutes les maisons appartenant aux corporations religieuses n'ont été protégées, d.ans Ile premier moment d'effervescence populaire, que par l'attitude énergique des troupes royales. Les nombreux soldats débandés appartenant aux corps étrangers, à la gendarmerie et à la police pontificale ont du d'etre soustraits à la fureur populaire au soin avec lequel ils ont été recueillis et avec lequel on a évité de les exposer aux regards d'une foule qu'ils avaient si longtemps provoquée. Je ne veux point insister sur ces faits. Le témoignage des hommes impartiaux qui se trouvaient à Ro:ne au moment où nos troupes y entraient, en est assurément la meilleure preuve. Ce témoignage

ne nous a pas fait défaut au moment meme où cet événement s'accomplissait, et

les ac,cusations tardives du 'cardinal Antonelli ne sauraient lui enlever maintenant

toute l'autorité que nous pouvons justement lui attribuèr.

(l) Omesso in LV. La circolare, destinata a confutare quella Visconti Venosta del 18 ottobre (cfr. n. 282), in Das Staatsarchiv, XX. n. 4330, pp. 283-287; Archives Diplomatiques 1874, II, pp. 179·184; BASTGEN, op. cit., II, pp. 669·674; e anche in CADORNA, op. cit., pp. 542-547.

(l) • Eut • LV. Ai righi 7-8 c le pillage •.

654

IL COMANDANTE DELLA DIVISIONE DI FIRENZE, R. CADORNA, AL CAPO DELLA DIVISIONE POLITICA AGLI ESTERI, TORNIELLI

Firenze, 1 dicembre 1870.

Giusta il desiderio dalla S. V. mani.:Lestatomi verbalmente stamane pregiomi unirle qui 'qualche schiarimento circa gli appunti insussistenti contenuti nella nota del cardinale Antonelli del di 8 novembre 1870, riferibili beninteso alla sola occupazione militare di Roma. Sono semplici indicazioni che le mando, con nessuna forma diplomatica e delle quali faccia cotesto Ministero l'uso che crederà.

ALLEGATO

R. CADORNA A TORNIELLI La nota del Cardinale Antonelli dell'8 novembre 1870 non è nè più felice nè più veritiera per quanto ha tratto all'occupazione militare di Roma, di quello. che non sia per le asserzioni ed apprezzamenti d'altra natura di cui è pieno. quel documento. Volendo smentire i fatti cui allude, cioè le sanguinose vendette di cui furono vittime i soldati del Santo Padre: ed il saccheggio dato alle caserme e ad aicuni stabilimenti pubblici per ben due giorni sotto gli occhi di un'armata impassibilmente spettatrice, la cosa riesce agevole oltre ogni dire. Dapprima è da ricor-dare che una città non si prende d'assalto senza che vi si produca rovine, terrore. e disordine, e tuttavia nella occupazione di Roma ciò si verificò in minime proporzioni che parrebbero quasi incredibili se non fossero vere. II Comandante dell'Esercito ebbe cura, prima che si procedesse all'attacco della Città, di ordinare· per iscritto e di ripetere verbalmente ai suoi Generali le più formali e severe misure per antivenire e reprimere qualunque eccesso, assegnando alle cinque colonne che dovevano sboccare entro Roma, la rispettiva zona da tutelare, indicando le piazze, i ministeri, gli stabilimenti publici, le caserme, la Tesoreria, i collegi etc.; le quali cose prescrisse con tanto maggior rigore, in quanto che era sciente·

che oltre ai disordini inevitabili in simili casi, a Roma poi vi concorreva lo ~degno. per tanto tempo compresso di quella popolazione.

Che poi alle prescrizioni abbiano corrisposto i fatti, tutti che non sieno ciechl di sdegno o di passione attestavano fin d'allora ed attestano oggi stesso, ritenendo quasi meraviglioso come in brev'ora tutta la Città avesse ripreso l'aspetto dell'ordine e della tranquillità.

Eppure all'ingresso delle truppe, gli impiegati del cessato Governo che non aveano nulla a temere lasciarono le amministrazioni, i locali, i magazzini dischiusi in balia del popolo e nessun servizio seguitò a funzionare mentre la ragione politica doveva essere estranea alla tutela dell'ordine ed all'andamento della macchina Governativa. Chi ha salvato dall'ira popolare i soldati, i poliziotti, i gendarmi e persino gli Squadriglieri? Sono state le nostre truppe che li hanno garantiti e scortati nella Città Leonina, spingendo la cura fino a trasportarli a notte inoltrata per sottrarli anche alle ingiurie ed ai motteggi. Chi ha impedito le vendette che pur troppo si sarebbero fatte ed in gran numero da un popolo vessato da tanto tempo? Sono state le nostre truppe. Chi ha assicurato la proprietà e la sicurezza nella Città a tutti gli ordini di cittadini, agli stabilimenti, conventi, ordini religiosi etc. etc.? Sempre le nostre truppe. Che più? quando per l'abbandono in cui furono lasciati i magazzini, le amministrazioni, qualche cosa fu involata dal popolaccio, non fu forse l'Autorità Militare che bandi un'ordinanza severissima che minacciava le pene di guerra ai detentori d'armi o di oggetti militari che non li avessero restituiti, (ordinanza che fu subito osservata da tutta la popolazione)?

Ora, come si osa dire dopo tutto questo che l'Esercito per due giorni stette spettatore impassibile dello scempio di Roma? Ma non è da farne meraviglia, poichè dalla stessa fonte si proclamò, fra le altre cose, che al Papa era vietata la corrispondenza postale e telegrafica, dopo appena tre giorni che fu dal Comandante le Truppe a Roma offerto al Vaticano un Uffi.zio postale e telegrafico speciale per uso del Pontefice, con impiegati Regi o suoi, come più gli aggradiva. Fu rifiutata l'offerta perchè accettandola, veniva a mancare un'altro appiglio all'idea preconcetta di atteggiarsi a vittima.

655

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGU ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 731. Berlino, l dicembre 1870 (per. il 5).

A titre d'information et pour entretenir un échange de vues, j'ai jugé à propos de donner lecture au Secrétaire d'Etat de la réponse de V. E. (l) à la dépeche dlu Prince Gortchakow en date du 19 Octobre/1 Novembre. Lors meme que le Cabinet de Berlin ait préféré ne pas y réipondre d'une manière formelle, ce ,qui s'expiique par son ròle de médiateur pour amener une conférence, il m'a paru que la lecture de notre document avait produit une impression plutòt favorable sur M. de Thile. Et cela surtout lorsque je lui ai donné l'assurance que, si nous maintenions la position prise par la Sardaigne au Congrès de Paris, cette position du Cabinet de Florence était uniquement déterminée par le Traité du 30 Mars 1856.

M. de Thile a reconnu que le ton général de notre dépeche contrastait par son calme et sa modération avec ile langa:ge moi.ns adOIUci de l'Angleterre et de l'Autriche et qu'une telle attitude, comme vous le faites observer, Monsieur Le Chevalier, faciliterait au Gouvernement du Roi d'exercer une influence conciliatrice. Tel était aussi le but que s'était proposé le Comte de Bismarck en cherchant à obtenir des adhésions à la réunion d'une conférence. Une

telle conduite lui état indiquée par les circostances: il a fallu cependant quelque habileté pour gagner surtout l'Angleterre à cette combinaison. Dans tous les cas le Cabinet de Berlin a le sentiment, et il espère qu'il sera partagé par les autres Puissances, d'avoir rendu par ses efforts un service à la cause de la paix générale.

M. de Thile m'a donné la confirmation de ce que j'ai déjà mandé à

V. E., à savoir que ia Prusse s'était chargée d'inviter Elle-meme l'Italie et la Russie à prendre part à la Conférence, et que l'Angleterre avait fait la meme démarche auprès des autres signataires du Traité de Paris.

La question de la Mer Noire marche donc vers une solution pacifique. Ainsi que le publie la Correspondance Provinciale d'hier, la proposition prussienne d'une conférence, a tout d'abord obt·enu l'assentiment de la Russie et de l'Angleterre, et, après avoir reçu l'assentiment des autres Etats intéressés, !es plénipotentiaires se réuniront sans retard à Londres. Vu les dispositions conciliantes des intéressés, il n'y a presque pas à douter d'un résultat satisfaisant. Le Gouvernement du Roi a été bien inspiré, en conservant, dès le début de cette crise, une conduite qui ne saurai:t lui avoir alténé aucun des ,cosignataires du Traité de Paris. La Russie, l'Autriche, l'Angleterre et meme la France devra'lent nous savoir gré d'une telle conduite, du moment surtout où, la guerre ne devant pas sortir de l'incident russe, il fallait se réserver des voix assez autorisées et assez impartiales pour frayer la route à quelque transaction. Dès que nous avons été surpris, au mo1ns sur le point de vue de la forme, par la dénonc'iation faite par le Prince Gortchakow, je n'ai pas hésité à émettre l'avis que, dans les conjonctures actuelles, un conflit sérieux n'était pas à prévoir. Sans le concours de l'Allemagne, une guerre contre la Russie manquerait en grande partie son but. Cette dernière Puissance ne saurait etre blessée dangereusement que par une attaque vers les Provinces Baltiques ou par une révolution de la Pologne. A cet effet il faudrait avoir l'assistance de l'Allemagne. -La campagne de 1853 à 1856 n'a pas entièrement atteint son but, précisément à cause de son abstention. Or, lors meme qu'il ne serait pas engagé dans une lutte contre la France, le Cabinet de Berlin se préoccuperait peu ou point de la question de la Mer Noire.Ses intérets vitaux ne sont pas engagés dans ces parages. Ce qu'Il demande c'est la liberté, la sureté des bouches du Danube, le droit d'entretenir avec ses batiments le commerce avec Odessa, Azow ou Trébizonde, et Il croit pouvoir se l'assurer sans coup férir, et satisfaire aussi par là aux convenances de l'Autriche et de l'Italie. Dans ces conditions, et au miUeu des embarras présents de la France, des difficultés intérieures du Gouvernement Autrichien-Hongrois, du travail de réorganisation en Italie, l'Angleterre devait certainement reculer devant les moyens extrèmes.

Dans le sein de.s -conférences V. E. saura, comme dans la première phase de cette affaire, manreuver avec la meme sagesse. Il me semble qu'il serait de bonne politique, sans indisposer l'Angleterre, de nous y assurer les sympathies des Cours du Nord, et de l'Allemagne surtout, avec laquelle a faut désormais. volens nolens, compter plus que par le passé. Sur le fond de la question, des concessions de notre part n'offriraient pas d'inconvenients majeurs; il en résulterait meme des avantages pour tout le monde, si au lieu d'une compensation partlelle pour la Turquie, on proclamait le principe de la liberté complète de la Mer Noire.

J'ai l'honneur de accuser réception et de remercier V. E. du document diplomatique n. 600 annexé à la dépeche du 26 Novembre échu. Dans le cas où le n. XXI (l) devrait etre pu]Jilié, mieux vaudrait, pour ménager la suscepUbilité de Lord Loftus, d'omettre:

l) Ce qui est relatif à son assertion que le mot armistice ne se trouvait pas dans la dépeche anglaise; 2) ne pas mentionner également certaine insinuation de ·ce diplomate visà-vis du Comte de Wimpfen (2).

(l) Cfr. n. 604.

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IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1322. Tours, 1 dicembre 1870 (per. il 7).

Col mio dispaccio dei 28 novembre scorso (3) ebbi l'onore d'informare l'E. V. della comunicazione fatta da Lord Lyons al Conte di Chaudordy d'una proposizione di conferenza per esaminare la questione sollevata dal Gabinetto di Pietroburgo relativamente alla Convenzione del 1856 sulla neutralità del Mar Nero. Ho riferito nel medesimo dispaccio all'E. V. le condizioni della proposizione, nonchè le circostanze in cui essa fu comunicata, circostanze che al primo momento fecero credere al Governo di Tours che la proposta emanava dal Gabinetto di Londra. Posteriormente i telegrammi che l'E. V. mi fece l'onore di dirigermi, i dispacci spediti a Lord Lyons dal Foreign Office, e quelli che il Conte di Chaudordy ricevette da Londra, da Vienna, da Pietroburgo e da Firenze hanno constatato:

l) che la Prussia, per la prima, propose una conferenza a Pietroburgo; 2) che l'Inghilterra, aderendo alla proposta d'una conferenza, suggerl come sede di essa Londra, Firenze o Vienna; ovvero l'Aja, Brusselle o Berna; 3) che la Prussia comunicò la proposta ai Governi d'Italia e di Russia, e che l'Inghilterra la comunicò ai Governi di Turchia, di Francia e d'Austria; 4) che risulterebbe dall'insieme delle informazioni quì pervenute che

Londra sia stata preferibilmente proposta come sede della conferenza.

Al primo momento, quando cioè Lord Lyons fece la prima comunicazione al Conte di Chaudordy, questi si riservò naturalmente di rifernirne ai membri del Governo della difesa nazionale residenti a Tours; ma si mostrò inclinato ad accogliere favorevolmente la proposta. Ma dopo che si seppe che la proposta procedeva dall'iniziativa della Prussia, il Conte di Chaudordy si mos.trò meno propenso all'accettazione. Egli rispose a Lord Lyons e disse a me che l'ol'igine prussiana della proposta metteva il Governo della difesa nazionale in un imbarazzo facilmente spiegabile, e che in tale stato di cose il Governo di Tours non poteva che prender la proposta ad referendum e che doveva quindi interrogare il Governo di Parigi. Io ebbi a questo riguardo col Conte di Chaudordy jeri ed· oggi due lunghe conversazioni alle quali partecipò egualmente l'Ambasciatore di Sua Maestà Britannica.

Il Conte di Chaudordy ci disse in sostanza ehe se la proposta fosse emanata da un'altra Potenza che la Prussia, probabilmente il Governo di Tours si sarebbe creduto sufficientemente autorizzato per emettere un voto affermativo; ma che la proposta essendo d'origine prussiana, questa circostanza doveva necessariamente modificare la situazione della Francia. Egli si domanda se la Francia possa e debba, nelle circostanze attuali d'una guerra combattuta con accanimento fra essa e la Prussia, associarsi ad una proposizione fatta dalla Prussia e mandare un suo rappresentante ad una conferenza nella quale l'iniziativa della riunione e la posizione militare darebbero a questa ultima Potenza ·in seno alla Conferenza stessa un'influenza preponderante. Prima di dare il suo consenso, la Francia, secondo l'avviso del Conte di Chaudordy, dovrebbe per lo meno riservarsi d'introdurre nella conferenza la questione ben più urgente della pace fra essa e la Prussia, e dovrebbe ottenere dalle Potenze neutre l'assicurazione ch'esse non si opporranno all'esame d'una tale questione in seno alla Conferenza. In tal senso egli scriverebbe al Signor Giulio Favre e ne attenderebbe la risposta.

L'E. V. mi fece J.'onore d'infoaTilanni 1con telegramma di jerla>ltro (l) che il Governo del Re, essendosi assicurato dell'adesione data dall'Inghilterra alla proposta conciliante della Prussia ed essendo convinto ·che tra la Prussia e la Russia non esisteva nessun impegno irrevocabile intorno alla questione d'Oriente, aveva giudicali:> conveniente d'associarsi ad una proposta che ha per oggetto d'evitare una complicazione grave in Oriente. Conseguentemente ho creduto di interpretare fedelmente il pensiero del Governo del Re unendo •la mia azione e il mio linguaggio aH'azione ed al linguaggio del Rappresentante di Sua Maestà Britannica a Tours (2). Nellle mie conversazioni •col Conte di Chaudordy mi studiai perciò a combattere le osservazioni e le obbiezioni da lui poste in eampo, pur riconoscendo ·che ragioni di convenienza avrebbero dovuto eonsigliare che la proposta di conferenza fosse fatta da una Potenza neutra, e non da una Potenza belligerante o troppo direttamente interessata. Le considerazioni da me sviluppate al Conte di Chaudordy, nelle quali trovai consenziente l'Ambasciatore

d'Inghilterra, possono riassumersi brevemente nel modo ·Seguente.

Se la Francia rifiuta la conferenza, questa non si riunirà, ovvero si riunirà senza la Fran·cia. Ora questa alternativa è ugualmente 1srfavorevole agl'interessi della Francia. Nel primo caso la risponsabilità del naufragio della conferenza cadrà sul Governo francese, e l'opinione pubblica dell'Europa, che ol'a comincia a mostrarsi favorevole alla sua causa, le farebbe un gravame dell'aver frapposto un ostacolo all'aggiustamento pacifico di una questione che può aggiungere ai mali della guerra presente quelli di una complicazione più estesa e più generale. Nel secondo ·caso, una questione grave che implica gl'interessi francesi in Oriente e che scaturisce dalla guerra di Crimea e dal trattato di Parigi, di cui la Francia fu parte principale, sarebbe discussa e regolata senza t'intervento della 'Francia e del tutto all'infuori di essa. Una tale situazione non può convenire alla Francia nè al suo Governo. Lascio in disparte una questione in qualche guisa personale al Governo francese, quella cioè del vantaggio che questo Governo, che non è ufficialmente riconosciuto dalla maggior

parte delle Potenze europee, può ritrarre dalla circostanza che la di lui partecipazione alla Conferenza costituirebbe un riconoscimento reale di esso per parte di tutti gli Stati che vi sarebbero rappresentati.

In sostanza si tratta d'una obbiezione di forma e d'una questione di suscettività: ma la giusta suscettività della Francia si troverebbe ben più altamente e veramente offesa se una Conferenza europea si riunisse 'senza di lei. La questione sostanziale è questa: ,conviene alla Francia che la questione della neutralità del Mar Nero sia risolta dalla Russia sola, o da tutte le Potenze interessate? Conviene alla Francia che in questo momento, cosi critico per essa, vi sia in Europa una Conferenza delle prindpali Potenze riunita, nella quaJe essa sia rappresentata, e che sia investita di un'alta giurisdizione morale? La risposta non può essere dubbia. È d'un interesse vitale per la Francia che questa Conferenza abbia luogo. Certamente non si può fin d'ora prevedere se ed entro a quali limiti questa Conferenza potrà ajutare i tentativi di pacificazione. È probabile che se la Francia domanda un'assicurazione o presenta una riserva nello scopo d'introdurre in seno alla Conferenza la questione franco-prussiana, il Gabinetto di Berlino si rifiuterà a consentirvi. Ma v'è una quasi certezza morale che una Conferenza europea, quale che sia la questione speciale per ·cui si sarà riunita, non potrà sciogliersi senza aver fatto un tenta

tivo per metter fine ai mali della guerra ed all'effusione del sangue umano. Un alto dovere d'umanità spingerà i plenipontenziarii dell'Europa a pronunziare una parola di pace. S~rà questo un debito di coscienza l'esecuzione del quale nessuna previa riserva potrebbe impedire o limitare, senza sollevare ta disapprovazione dell'opinione del mondo civile.

Lord Lyons si pronunziò in un senso non molto dissimile ed aggiunse altre considerazioni nello scopo medesimo.

Desidero vivamente che queste osservazioni delle quali il Conte di Chaudordy promise di render conto al suo Governo, tanto a Tours quanto a Parigi, possano recare nello spirito di chi dirige ora i destini della Francia la convinzione ,che l'accettazione della Conferenza, ben lungi dal nuocere agli interessi francesi, li favorisce e li consolida, e che un rifiuto metterebbe la Francia e il suo Governo in una situazione falsa e dannosa.

(l) -È il rapporto de Launay del 24 ottobre. Cfr. n. 354. (2) -A margine: c preso nota •. (3) -Cfr. n. 635. (l) -Cfr. n. 640. (2) -Cfr., per questo, LoRD NEWTON, Lord Lyons, cit., l, pp. 339-341.
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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

Costantinopoli, 2 dicembre 1870, ore 9,50 (per. ore 9,45 del 3).

T. 3309.

L.e Grand Vizir m'a dit avoir donné par le moyen de Riza bey des explications sur ce qui s'est passé à l'audience que le Sultan a accordée au Général lgnatieff. Le Grand Vizir a declaré que la Sublime Porte ne songe nullement à une entente directe avec la Russie, et persiste à regarder l'incident soulevé par la Circulaire russe comme une question qui intéresse également toutes les puissances signataires du traité de 1856 avec lesquelles elle veut agir d'accord. Tel est ·le langage officiel du Grand Vizir; toutefois, j'ai lieu de croire que le Sul·tan, s'il n'a pas dit tout ce que le Général Ignatieff met dans sa bouche, il a diì dire quelque chose d'aJSsez approximatif. Il est évident que le Gouvernement ottoman tient à étre d'accord et ne pas déplaire aux puissances garantes, surtout à l'Angleterre; mais, d'autre part, étant convaincu qu'elles ne feront pas un casus belli du maintien de l'art. 11, il n'est pas étonnant qu'il tache de ménager la Russie, et d'entretenir de bons rapports avec elle.

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L'INCARICATO D'AFFARI A CARLSRUHE, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(Ed. come estratto in LV 17, pp. 121-122)

R. 212. Carlsruhe, 2 dicembre 1870 (per. il 6).

Prendendo occasione dal ,rumore, che la stampa clericale di qui aveva menato a proposito della presa di possesso del Quirinale da parte delle Autorità Regie, il Signor di Pfeuffer m'aveva testè richiesto, * per propria istruzione * (1), se quel Palazzo avesse in realtà servito per lo passato ad uso meramente ecclesiastico, come pretendevano i giornali clericali. * Mi era limitato a rispondere che tra le maggiori città italiane quella che meno conosceva era Roma, e che quindi m'era difficile potergli dare lo schiarimento che desiderava. Se non che m'era ben noto per fama il Palazzo del Quirinale, perchè ivi Francesco Borbone aveva dimorato fino agli ultimi tempi con tutta la sua gente. Bastavami questa circostanza per farmi supporre che l'uso di quel Palazzo fosse stato tutt'altro che ecclesiastico * (2).

Non sì tosto *che* (l) mi pervenne la Circolare di serie politka, che l'E. V. si compiacque spedirmi in data 16 decorso novembre (3), feci visita al Signor di Pfeuffer, al quale ne comunicai il contenuto, !asciandogli tra le mani un esemplare dell'annessa Memoria, relativa al carattere laico del Palazzo del Quirinale. Non ebbi a durar punto fatica nel far persuaso il mio interlocutore ::he la denominazione di Palazzo apostolico data al Quirinale non provava che questo facesse parte integrante dellla dote ecclesiastica dei Papi. Ed a dimostrare l'insussistenza delle pretese della Santa Sede a questo riguardo ei bastava esaminare la destinazione che quel Palazzo s'ebbe in varie epoche e le circostanze che accompagnarono tanto la sua fondazione quanto i suoi successivi ingrandim·enti. Ora il risultato di codesto esame trovavasi raccolto nella Memoria precitata, ove le prove storiche e giuridiche del diritto di proprietà, che lo Stato vanta su quell'edifizio, sfidavano ogni qualsiasi argomentazione in contrario, e legittimavano la presa di possesso avvenuta da parte del Regio Governo.

Il Signor di Pfeuffer mi ringraziò vivamente di questa comunicazione; e mi aggiunse che dal mio dire s'era invogliato a prendere attenta lettura di quello scritto, in cui a parer suo l'interesse dell'erudizione storica non doveva essere minore dell'interesse politico.

(l) -Omesso in LV. (2) -Il periodo tra asterischi omesso in LV. (3) -Cfr. n. 549.
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IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3313. Vienna, 4 dicembre 1870, ore 24 (per. ,ore 10 del 5).

Vous saurez déjà que l'Autriche a accepté la conférence mais Beust désire infiniment de s'entendre bien avant que la réunion ait lieu. Si l'Angleterre Autriche Italie et France sauront d'avance ce qu'elles veulent e:x:iger de la Russie et soutiendront efficacement leur demandes on peut espérer que les choses iront bien, si au contraire on procède sans accord la Russie appuyée par la Prusse obtiendra sous une autre forme le résultat qu'elle désire. Beust aurait voulu que ces pourparlers préliminaires et confidentiels fussent faits à Vienne mais je crois qu'il se résoudra à vous proposer de les tr:aiter à Londres. Lord Granville ne veut pas de second plénipotentiaire, ce ,sera donc Cadorna qui traitera tout pour nous. J'espère que vous arurez formulé des instrudions très étendues et très précises. Je serai mercredi soir à Florence. Pendant mon séjour à Pest l'Empeurer a été extrèmement blenveillant.

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IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3314. Pietroburgo, 4 dicembre 1870, ore 21 (per. ore 10,55 del 5).

Gortchakow étant sur pied m'a fait appeler au Ministère des Affaires Etrangères. Je lui ai lu la note de V. E. (1). Au passage qui concerne l'élection d'Il Prince Hohenzollern en Roumanie il m'a interrompu en disant que c'était pas [sic] sur le fait méme de l'élection ni sur l'union des Principautés qrue la Russie avait :protesté, mais uniquement pour constater en principe la violation du Traité. Je lui ai fait observer que nous avons seulement voulu signaler la tendance commune des puissances en Orient, la question du principe général étant réservée alors comme aujourd'hui. Il m'a interrompu aussi à l'endroit où il est fait mention de l'accord des puissances signataires comme la garantie la plus efficace de l'Empire ottoman et m'a dit que cette garantie n'est possible que par l'entente du Sultan avec la Russie et que la Porte le comprenait. Je lui ai répondu que nous espérions également qu'une telle entente se maintiendrait avec l'accord des autres puissances et que l'Italie ferait son possible pour qu'il 1:ut assuré dans la suite de l'affaire. Le Prince a fait allusion à la grandeur actueille de I'Jitalie qui a aussi été (l'effet de dérogations aux Traités. Je lui ai fait observer à mon tour que le droit nationa1l s'était affirmé chez noos par des faits si éclatants que le nouvel état de choses avait été reconnu comme légitime par l'Europe entière. Gortchakoff a répliqué en ajoutant qu'il ne voyait pas du tout avec regret cette grandeur de l'Italie, qu'il nous avait au

(Vedi Caracciolo, 3 dicembre, n. 3310, per. ore 22,40).

contraire toujours souhaité beaucoup de prospérité et qu'il désire nous voir maintenir rang de grande puissance mais que il avait cité ce fait pour me prouver que l'état de l'Europe était de nature à enlever une grande partie de leur valeur aux Traités existants. D'après ce que le Baron d'Uxkull m'avai!t annoncé, a-t-il dit, j'espérais trouver dans votre note une phrase qui n'y est pas et par laquelle auraient été exprimé les sentiments inaltérables du Roi pour L'Empereur mais je suis sur que les relations entre les deux Souverains ayant jusqu'à présent été si amicales le Roi comprendra dans sa conscience de Souverain que l'honneur et la dignité personnelle de l'Empereur sont directement engagés dans ce différend. J'espère ~que le Ministre des Affaires Etrangères d'Italie fera parvenir l'expression de ces sentiments au Roi car je suis sur que l'Empereur ne me démentira pas. Sir Buchanan a vu aussi Chancelier et lui a donné lecture de la réponse du Foreign Office à la seconde note russe. Après cette entrevue il a écrit à son Gouvernement que la Russie se refusera dans la conférence à retirer sa note mais ne s'opposera pas à ce que la question soulevée par la première réponse du Gouvernement britannique soit discutée. Le Journal de Saint -Pétersbourg d'hier ayant reproduit un artide du Golos prétendant que les puissances n'avaient qu'à regarder dénonciation de la con

vention comme un fait accompli, l'Ambassadeur d'Angleterre a écrit particulièrement au Prince Gortchakow pour réclamer et a provoqué une espèce de désavceu publié dans le bulletin d'aujourd'hui.

(l) Cfr. n. 604. Il Goréakov ammalato non aveva potuto ricevere prima il Caracciolo

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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 83. Nizza, 4 dicembre 1870 (per. il 10).

[Riferisce sull'al'rivo nella rada di Villafranca di due navi da guerra americane].

Ieri si videro attraversare la città nove Guardie mobili incatenate scortate da 14 Gendarmi alla ferrovia per andare a raggiungere sul campo di battaglia le loro ~compagnie partite pochi giorni innanzi, e dalle quali desse eransi alllontanate. Questa pubblica mostra non 1credo sia per bastare a, far 'cessare le diserzioni.

Ho fatto per domani chiamare in Cancelleria i Ca.Pitani mercantili italiani 'in questo porto, che alla voce di una vittorià dei Francesi sotto le mura di Parigi issarono la bandiera nazionale a segno di festa, a quanto mi si dice a ciò invitati da qualche Uffiziale del Porto. Rammenterò ai nostri Capitani che il nazionale Governo avendo proclamato la sua neutralità fra le due Potenze è obbligo loro rigoroso di astenersi da qualsiasi dimostrazione pro o contro alcuna delle due Potenze, e di rispondere a chi li invitasse altra volta ad inalberare bandiera a festa di non poter ciò fare senza il permesso del Regio Console.

Mi capitano in Cancelleria in ·cerca di sussidii giovani Garibaldini reduci sfiduciati dal campo. Loro espongo il grave mancamento verso il Governo e la Patria, cui ora mal s'addice di rivolgersi per danaro. Aggiungo dover essere naturali loro ,soccorritori la Repubblica francese pella quale combatterono, ed il Comitato Garibaldino col quale s'impegnarono. Io .prego l'E. V. del favore di significarmi se io debba rigorosamente continuare in questa giusta ma poco sentimentale condotta.

[Dà notizia di una nevicata avvenuta a Nizza].

662

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, A LAURA MINGHETTI

(AB)

L. P. Madrid, 4 dicembre 1870.

Les mille oCICupatiolllS, v~ites et réceptions des premilers jours -auxquel,s les derniers vont succéder de bien près -ont retardé ma correspondance; pardonnez-le moi. On a été très a:1mable .envers moi, •et .de1s journaux, mème al!Phonsistes, m'ont fait i]'honneur de me pr·endre pour un séducteur politique, chois:i ex.près pour ramener J.es sympathies de la société qui boude. Je n'aurai pas ile temps, quand mème j'en .aura~s •les moyens, de jouer un tel ròle. Je borne beaucoup mes relat1ons, en les chois~ssant de mon mieux. L·a duchess·e de ila Torre et la ducheslse de Tétuan ont ~SU.Xtout été 'Ìà"ès bonnes pour moi, et je passe le plus souvent ·chez la Régente des soirées agréables. Il y a du reste peu ou point d!e société proprement dite en cette sa:~son et ces circonstances politiques. J'ai longuement et plusieurs fois causé avec votre ami Movet, !le nouveau ministre des fìnances, de 1leurs embarras de budget plw.; gmves que les notres; j'a:i recuei]J)i et je recueille a:ttentivement auprès 'du Général Prim, du Régent, et des autres .chefs de Partis, des éléments de prévision sur les premières épreuves que la nouvelle Monar.chie aura à traverser en présence ·de partis contraires qui n'ont point désarmé; ma ·Conclusion sera toute de sentiment: Dieu protège le Roi Amédée! de tous les princes possibles il était le mieux •chois~: H !l:ui reste à faire reuvre virHe, età fonder :LuiJ meme sa dyna:stie. Tout dépend de ce qu'il fera, et surtout de ce qu'il fera pendant la première année. Je vois 1souvent tles L1ayard. Nous parll:ons d!e tout ce qu'ils aiment en ItaLie. Cette galerie de Madrid efface tout ,ce qu'on peut voir ai1J.eurs. Je voudraiLS' bien entendre Morelli devant Velasquez, qui est une énigme qui me poursuit après m'avoir v:ivement frappé. En général, j'éprouve une impression particulière devant le caractère espagnoll. J'essaierai de vous dÌ!re quand nous nous crev•errons, ce que je pense de celt ensemble d'originalités qui en fait un peuple très hétérogène et très complexe, susceptible de grandes impu1sions sous !l'empire d'instincts exdtés ou d'une volonté dominante, maiiS peu capable d'une suite iré~lrere de progrès spontanés par le travail intellectuel, j.usqu'à présent •du moins. ]1 a rplus que nous le mysticisime mona11chique, et moins que nous :L'ildée nette et prart;ique de l'inviolabiliité souveraine; il a moins de scilenlce pold:tique, de sagesse, de hauteur, de vues économiques et ireligieuses, probablement parcequ'il est moins indifférent à ce qui est grand et PJ.us indifférent à se qui est ume et positif. H a, [p].us peut ètre que la ,générallté de il'Italie actue1le 1es sentimelllS de la noblesse et de ila digniJté

individuelle; l'homme, en :&:1Pagne, pen.se moiiliS qu'en Italie, à l'effet qu'iJ. produit; il prépare moins ses ròles dans la vie politique et socialle; en politique il ne se

préoccupe pas assez de l'opinion étrangère, tandis qu'en Italie chacun aime trop

à s'imager .qu'il est conteanple et écouté par iJ.'Europe. Ill y a bearucoup moirus

d'élémem d'avenir 1social et polirtique en Espagne qu'en Italie, mats les caractères

y abondent, tandis qru'ils manquent chez nous. Je ne voudrais pas changer de

pays, mais j'estime celui ci malgré ses défauts politiques peut etre incorri

gibles. Les Ch:ambres sont menées par des milita1res au lieu de l'ètre par des

avocats: le mal est rplus grand, sa.llJS doute, pour il'ordre li~; mais à lne cons:i.

dérer que le type humain individue!l. on ne perut refuser le respect à l'homme

qui offre :sa vie comme enjeu de ses ambitions ou de ses 1dées., et c'est là le fond

de :la politique en Espa.gne. -Longue vie et prospéri<té aiU Roi Amedée! Votre

ami iLe généraol Cialdini va ·l'accompagn&; ce sont de harutes taches que les il.eUI'IS,

et j'oublie entièrement, devant ce spectacle shakspearien, ma courte mission peu

ex:pEcab1e peut etre et que Visconti eut pu s'épa:rgner, et ce qui !Peut m'attendlre

ei1Siuite. 11 ne mam.que pas ici, comme vous l'entendez bien, de gens qui diraie:nt,

comme Ruy Bl:as: la Savoie et son Due sont pleins de précipices; mais les dkes

ne sont rien, et les faits, les faits qui décideront de tout, vont marquer, dès les

premiers six mois peut ètre, la destinée du nouveau règne. Vendredi, chère am:ie,

j'irai à l'Escurial, vc:Y...r daoo sa tombe Cha:rles quint, parfaitement conservé !Par

l'embaumement, et qu'on découvrira devant moi et quelques uns de mes collègues.

On dit que la ressemblance de son beau portrait par le Titien, qui est ici à la

galerie, est comvlète. Cette évocation n'est-elle JJas interessante en un tel mo

ment? l'histoire de la renaiiSlsanJce n'a pu en·core ètre faite parce que l'reuvre

commencée au XVI siède n'a encore triomphé que chez les races anglo-saxonnes,

et est demeurée une question pendante pour la France, l'Espagne et norus. Que

de problèmes seraient peut ètre résolus aujourd'hui pour ces trois paYJS si Ile

rival malheurerux de Charles qumt eut fait régner ILa réfor:me re!Lgieuse en

France!

Pardonnez, mon arnie, ces divagations à un vc,yageur qui va voir de ses yeux Charles quint et qui regrette de ne pouvoir caruser un peu avec lui. Pui•sque j'en suis à vous confi& mes passetemps, je dois Vat.l5 dire que je suis aUSISi a1ssidlu que possible au théàtre espagnol, que je chasse souvent et que j'a'i le projet a:rrèté de faire une tournée en Andalousie avant de repasser les Pyrénées, ce que je ferai au commencement de Janvier. Je pensc-avec un peu de tristesse-je souhaite me tromper -à ce qui se passe chez nous. Ce que je craignais quand j'étais à Rome, ce que je me permettais de signaler •comme un danger pour le pa:rti libéral modéré, me pa:rait plrus à craindre qrue jamais. Le défaut de clairvoyance et de résolrution 1chez quelques .uns de nos amis, ont [sic] .fait pe•rdre à notre !paXlti une grande paxt du :fruit qu'H aurait :pu tirer d'un événement aussi considérable que la réunion de Rome à l'Italie. M. Minghetti m'a écrit là dessus des choses excellentes: mais on n'a pas su agir. Le discorsino dans la Session qui va s'ouvrir, s'enchainera très bLen au diSoCorsino de •la Session qui a fini; mais Ue succès sera académique et non politique pour notre ministre des affaires étrangères. C'est du moins ce dont j'ai peur. Je déplore de tout mon creur qu'on ait laissé 1es choses se gàter ainsi à Rome; certainement beaucoup d'entre nos amis de Rome ont montré quelque rpuérilité; mais il eut été aisé de Ies m.ieux suivre et de [es mieux accompagner; ils ne demandaient qu'à ètre conseillés, éclairés, 1nspirés. On a eu tort de ne pas le fadtre, de les laisser en tète à tète avec des

fonctionnaires qu'à tovt ou à ratson i1s trouvaient antipatici, et de •le !Leur failre donner par aucun intermédia:Lre accepté ~a nourriture po1ilti.que dont leurs esprits novices sont avides. Là, comme ailleurs, je me suis ·senti aiTèté dans mon désir de bonne foi .de fatre du bien. Vous savez comment. Maintenant je voUJS avoue, mon Amie, que je n'ai tpltliS d'hllusiOillS ,sur Uai :poss~bilité :poi\lJl' moil d'ètre vraiment utile activement et sérieusement; la carrière diplomatique offre rarement l'occasion de rendre de véritabl1es services aHleurs que dans les premters postes que j'ai la fierté de ne pas m'exposer à me faìre refuser. J'ai grand désir et gran besoin de retraite, d'étude, de repos moral. J'ai eu des avantages de carrière que je ne demandais pas: je n'ai pas trouvé la confiance d'esprit, la sùreté de relations amicales, l'échange ouvert et loya1 d'idées et de projets sans lesquels aucune coopération ou collatboration politique ne peut ètre sattsfaisante et féconde. J'ai trouvé l'intelligence élevée sans la largeur de procédlés et d'action; je n'ai pu trouver à E'lorence ce que j'ai trouvé à Paris, à Vienne, à Rome, à Madrid, des communications inteilllec:tuelJ.es acceptées avec hon vouloir. Qu'est ·ce donc que cette in.firmité de plusieurs de nos mehlleurs esprits de ne se trouver à l'aise et de n'accepter un échange d'idées sérieuses que dans le cercle impénétrable d'un cénacle d'initiés qui jamais ne se rajeunit ni ne se renouvelle? C'est faute de renouvellement, c'est par l'erreur de oroire se conserver par il'exclusivisme, que

les Partis, les gouvernements, iles institutions vieH!L~ssent et meurent.

663

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1504. Firenze, 5 dicembre 1870, ore 14.

Je me suis empressé de communiquer au Roi votr·e dépèche (1). Vous pouvez dès à présent dire au Chancelier que 1e Roiale plus vif désir que les relations si bonnes existant entre lui et l'Empereur restent inaltérées. Nous n'avons pas mis c:ette déclaration dans notre déptkhe, justement parce que nous pensons que les deux Souverains sont au dessus de la sphère d'une discussion purement diplomatique.

664

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1506. Firenze, 5 dicembre 1870, ore 23.

Le Gouvernement français nous prie de nous joindre à l'Angleterre pour demander un armistice mème pour très peu de temps, mais avec la faculté d'approvisionner Parts (2). Veuillez en parler au Gomte Granville. Da:ns l'état militaire actue.l de la France ces nouvelles démarches pourraient peut-ètre amener des pourparlers de paix.

(l) -Cfr. n. 660. (2) -Cfr. n. 667, tel. Nigra per. alle ore 19,50.
665

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A TOURS, NIGRA

T. 1507. Firenze, 5 dicembre 1870, ore 23,45.

J'ai prié Cadorna (l) de s'entendre avec Lord Granville pour nouvelles démarches au sujet d'un court armistice. Le Ministre de Prusse est venu me déclarer aujourd'hui que la Conférence ayant été acceptée par toutes les puissances à l'exception de la France, la Prusse s'en remettait à l'Angleterre pour l'initiative des arrangements ultérieurs à prendre. Bismarck réserve sa décision quant à l'admission d'un représentant du Gouvernement provisoire actuel, qu'il déclare éphémère. Si dans la Conférence on voulait soulever la question de la paix entre la France et la Prusse l'Ambassadeur Prussien se retirerait immédiatement. Il

est bon que vous ayez connaissance de ces déclarations mais seulement pour votre gouverne.

666

IL MINISTRO A VIENNA, MINGHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3317. Vienna, 5 dicembre 1870, ore 17,55 (per. ore 19,25).

Beust m'a dit que la réponse russe à sa dépeche est très faible en argumentation et extremement modérée dans la forme. Il insiste pour s'entendre avant la conférence. Il a écrit à Londres pour proposer que des pourparlers confidentiels et préliminaires se tiennent à Constantinople où l'on peut etre à meme de déterminer mieux ce qu'il faut faire. Comte Beust m'a promis de ne pas s'écarter de la ligne de conduite tenue jusqu'ici sur la question romaine mais il ne m'a pas caché qu'on travaille énormément contre nous. Le parti clérical vante un mot récent de Bismarck qui aurait dit: «L'Autriche perd une belle occasion celle de reprendre son ròle de défenseur du Saint Siège et par là son importance

en Europe ». J e serai mercredi soir à Florence.

667

IL MINISTRO A TOURS, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3315. Tours, 5 dicembre 1870, ore 15,45 (per. ore 19,50).

Orléans a été occupé cette nuit par les Prussiens. Armée de la Loire se replie derrière et en amont de la Loire. Les Prussiens se sont emparés de beaucoup d'artillerie et d'approvisionnements destinés à Paris. M. de Chaudordy m'a prié de vous engager à vous joindre à l'Angleterre pour demander un armistice meme pour très peu de temps mais avec approvisionnement. Il m'a dit aussi que l'Espagne avait énoncé le désir de prendre part à la conférence et que le Gou

vernement français l'appuye. Il m'a demandé si le Gouvernement du Roi était disposé à en faire autant de sa part.

(l) Cfr. n. 664.

668

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 732. Berlino, 5 dicembre 1870 (per. il 10).

Le Roi de Bavière a pris l'initiative de proposer à S. M. Prussienne de substituer au titre de Président de la nouvelle Confédération germanique, celui plus monarchique d'Empereur d'AIIemagne (Deutscher Kaiser). S. M. Bavaroise a invité les autres Souverains Confédérés à se joindre à sa proposition. Le succès en est certain. Lors meme que le titre de Roi de Prusse soit, aujourd'hui .surtout, des mieux portés, n est évident que la démarche n'a pas été faite sans l'assentiment préalable du Roi Guillaume. D'un autre coté les Etats, du Sud surtout, peu enclins à reconnaitre une suprématie de la Prusse, camme telle, préfèreront une dénomination qui rappelle mieux la patrie commune. Il se prépare au Reichstag une adresse dans le meme sens. Les événements ont marché depuis 1849!-C'était alors la révolution voulant disposer de l'Empire. Accepter alors un tel présent de ses mains, c'était reconnaitre qu'elle avait le droit de le conférer sans consulter les Souverains de l'Allemagne. -n eiìt fallu en outre que la Prusse déclaràt par le fait toute alliance impossible avec l'Autriche et la rejetàt ainsi toute entière dans les bras de la Russie. n eut fallu encore que le Cabinet de Berlin fit en quelque sorte la guerre à la Bavière, au Wiirtemberg et à la Saxe, dont les Gouvernements s'étaient retranchés derrière l'Autriche. Il eiìt fallu en un mot aue la Prusse se fìt l'instrument aveugle de l'unité démocratique. On comprend que dans ces circonstances le Roi Frédéric-Guillaume IV répondit à l'offre qui Lui était faite, par une députation du Parlement de Francfort, qu'il n'accepterait la dignité dont on voulait l'honorer que lorsque les Rois, les Princes, et les Villes libres lui auraient donné leur assentiment volontaire et lorsqu'ils auraient examiné, dans une délibération commune, si la constitution impériale convenait à la fois, et aux membres particuliers et au corps général de l'Empire.-C'était là une acceptation sous bénéfice d'inventaire. -C'était en réalité tout remettre en question. Peut-etre la faible majorité absolue de 40 voix dans l'Assemblée, n'avait-elle pas paru assez imposante pour entrainer la décision du Souverain et de ses prudents conseillers. Au reste l'Autriche n'avait pas manqué de protester. -26 jours plus tard S. M. Frédéric Guillaume IV refusait hautement cette 'couronne et protestait à son tour solennellement contre la constitution de Francfort. J'ai ero devoir rappeler ces détails historiques pour établir la différence qui court à cet égard entre 1849 et 1870. Les conditions recher·chées alors par les Hohenzollern se trouvent ou vont se trouver remplies, et aucune opposition n'est à prévoir de la part des Puissances étrangères. Du moment où, par les maladresses et les défaites de la France, la limite du Mein était supprimée, une des conséquences inévitables était la création de l'Empire Germanique, qui, chose piquante, aurait été concertée à Versailles meme. En suite des nouveaux succès sous les murs de Paris et vers la Loire, on

s'attend à la prochaine reddition de cette capitale, sans qu'il soit nécessaire de recourir à la grosse artillerie.

669

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 733. Berlino, 5 dicembre 1870 (per. il 10).

J'ai demandé aujourd'hui au Secrétaire d'Etat s'il avait déjà la nouvelle de l'ac.ceptation de toutes les Pruissances à la proposition d'une conférence à Londres.

M. de Thile m'a dit que jusqu'id hl n'y avait eu que des demandes et réponses préalables par le télégraphe, et qu'on atJtendait de part et d'autre les communications par la voie ordinaire de la poste. -Les dispositions étaient généralement satisfaisantes, sauf Que la première réponse donnée à Tours à l'ambassadeur Britannique était assez vague dans ·ce sens que M. de Chaudordy, tout en se montrant favorable au projet, aurait laissé entendre qu'il espérait qu'il serait tenu compte de la situation actuelle de la France. -S'il s'agissait vour autant de mèler à la question de la Mer Noire, une question quelconque ayant trait à la guerre entre l'Allemagne et la France, le Cabinet de Berlin renoncerait aussitòt au projet de réunir une conférence qui, à ses yeux, ne doit avoir qu'une tà·che parfaitement limitée, -celle d'apaiser le différend surgi en suite de la dénonciation faite récemment par le Cabinet de St. Pétersbourg.

Cette affaire se traitant directement à et de Versailles, V. E. m'excusera si je n'étais pas à mème de lui en communiquer rapidement les incidents.

670

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

D. 13. Firenze, 6 dicembre 1870.

Il signor conte Brassier mi ha testè comunicato un telegramma del suo Governo il quale gli commette l'incarico d'informarmi che le Potenze segnatarie del Trattato di Parigi del 56 hanno aderito alla proposizione prussiana per la convocazione d'una conferenza. Solo la Francia fa eccezione a questo riguardo non avendo con essa il gabinetto di Berlino rapporti ufficiali; ma recato tutto ciò a notizia della Gran Bretagna, la Prussia le ha in pari tempo affidato la cura di promuovere le ulteriori intelligenze da prendersi fra i vari Governi. Il rappresentante della confederazione germanica del Nord avea ordine d'aggiungere alla precedente comunicazione ·che qualora nella conferenza si tentasse d'introdurre la quistione della pace fra la Francia e gli Stati tedeschi le istruzioni del Plenipotenziario della confederazione gli ingiungerebbero a ritirarsi.

Circa l'ammissione in seno della Conferenza d'un Plenipotenziario del Governo attuale di Francia il telegramma comunicatomi dal conte Brassier dice che la Prussia si riserva di pronunciarsi a tempo debito.

Ho risposto prendendo atto di queste comunicazioni delle quali stimo conveniente informare la S. V. per opportuna sua norma.

671

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3320 ter /22. Londra, 6 dicembre 1870, ore 16 (per. ore 21,15).

Votre note au Prince Gortchakow .paraitra demain (l) avec J.es corrections que vous m'avez indiquées. La lettre de M. Mousty (2) a .paru aujourd'hui avec quelque.s li.gnes de préambule que j'ai envoyées a M. Gallenga et auxquelles le Times a arbitrairement mis ma signature contre ma défense exprimée par écrit. Cela n'aura pas, je crois, d'inconvénients. La nuit passée le Comte Appony m'a parlé d'une idée que Minghetti aurait présentée à Vienne à l'objet de faire une réunion préliminaire à quatre à Constantinople et m'a demandé ce que j'en savais. Je lui ai répondu que je n'en étais pas informé.

672

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3322/23. Londra, 6 dicembre 1870, ore 23,40 (per. ore 16,10 del 7) (3).

Lord Granville ne connait pas encore directement l'ac.ce.ssion de la part de la Russie à la conférence avec la condition posée dans sa seconde note (4). La Prusse assure l'acceptation de la Russie. Lord Granville a entamé discours sur nouvelle autrichienne de proposition qu'on dit faite par l'Italie d'une réunion préliminaire à Constantinople par l'Angleterre l'Autriche et l'Italie avec la Porte. J'ai dit que je ignorais cela. Son avis n'y est pas favorable. Il croit en tout •Cas inconvenant le .choix de Constantinople il juge inconvenant et ineme nuisible laisser la Prusse à l'écart, peu conséquent au système suivi de la liberté de chaque puissance de tout lien avant la conférence; que de faire una réunion partielle préalable et dangereuse de partager les puissances en deux ·camp.s. Il croit que ·Cela n'empeche pas un échange d'idées de Gouvernement à Gouvernement, aussi il désirerait connaitre vos idées sur ce qui suit. Il pense que pour sauvegarder expressément le principe théorique soutenu d'accord contre la circulaire russe, il conviendrait que ce principe fùt établi explicitement ou par lui dans discours d'ouverture comme président ou qu'il fùt indiqué par M. Brunow meme. Il a ajouté que dans la conférence on pourrait suivre les deux systèmes extremes de donner à la Russie ce qu'elle demande sans rien y subroger ou de lui refuser absolument sa demande, ou suivre des systèmes mitoyens comme consentir à la demande russe mettant quelque autre chose à la place de la restriction qui cesserait, ou demander au meme objet quelque chose à la

n. -1505, ore 14. La correzione riguardava una parola omessa per svista nella copia inviata a Londra (tel. Visconti Venosta, stesso giorno, ore 16).

41 ~ Documenti diplomatici · Serie II -Vol. T

Russie d'un còté et à la Turquie d'un autre còté. Il m'a chargé de vous prier de me dire votre idée. A ce qu'il parait, il voudrait pouvoir se tracer d'avance les grandes lignes de sa conduite par la connaissance de la manière de voir des puissances.

(l) -Nel Times. Il Visconti Venosta aveva autorizzato la pubblicazione con tel. 5 dicembre (2) -Cfr. n. 675. (3) -La data di partenza nel testo pervenuto a Firenze è equivoca fra 6 e 7. dicembre ore 11,40. Perciò si adotta la data del registro di Londra.

(4) Cfr. Granville a Gladstone, 5 dicembre, The Po!itical Correspondence, cit., I, n. 387, pp. 174-175.

673

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 185. Tunisi, 6 dicembre 1870 (per. il 10).

Pregiomi di qui in seno inoltrare copia della risposta del Bey al protesto che andava unito al precedente mio Rapporto (1). Siccome l'E. V. rileverà dal suo tenore, il rifiuto di renderei giustizia è in questo documento più esplicito di quello ricevuto verbalmente.

Ora si aggiunge un altro fatto che sottopongo del pari all'alta di Lei considerazione. Nè io saprei meglio informarne l'E. V. che unendo da una parte la esposizione fattami dal Dottore Achille Castelnuovo, rappresentante la Società agricola, industriale e commerciale per la Tunisia cui pe~ ora riguarda, e dall'altra il referto del Cavaliere Mirabile, interprete del Consolato, che trovandomi sotto il peso di una sventura domestica io avea dovuto in quel giorno incaricare di promuovere dal Primo Ministro di Sua Altezza le occorrenti provvidenze.

La nuova q4estione che sorge, è della massima importanza, e merita sia maturamente discussa, poichè in un Paese dove è legge l'arbitrio, se fossero facilmente riconosciuti i principi emessi dal Generale Sidi Mustafà Khasnadar, dovrebbero uno ad uno i coloni italiani abbandonare i loro terreni e rinunziare all'agricoltura.

Nel sollecitare quindi da V. E. analoghe e precise istruzioni, ho creduto per ora cii sospendere ogni trattativa; in vista però dell'atteggiamento preso dal Bardo a nostro riguardo, e delle intenzioni nullamente amichevoli che trapelano da questi fatti, ravviserei più di mai necessaria un'azione diretta del Governo del Re per conservare il nostro prestigio, e proteggere con efficacia gl'interessi nazionali.

ALLEGATO J MOHAMMED-ES-SADOK, BEY DI TUNISI, A PINNA

N. 3620. Lode a Dio (L. S.). Dalla parte del Servo di Dio Glorioso, nel quale si affida e commette ogni cosa il Muscir Muhammed Essadac Bascià Bey Possessore del Regno di Tunisi. All'Ill.mo Signor G. Luigi Pinna Agente e Console Generale del Regno d'Italia in Tunisi Nostra Capitale. Ci è pervenuto il di Lei foglio in data del 27 Novembre 1870, ed al contenuto del medesimo relativo al Nesceba, Susino, detenuto per reato commesso a danno dell'italiano Signor Vincenzo Moro, ed al costui rilascio in libertà avvenuto unicamente per effetto di grazia sovrana, senza considerazione all'interesse del terzo pel quale trovavasi agli arresti, si risponde:

Che il Nesceba fu arrestato per reato commesso in contrattazione privata col Signor Moro, e che una volta decisa la quistione d'interesse privato coll'ammissione

del Signor Moro al godimento dell'usufrutto dei Habes fino all'estinzione del suo credito, munendolo di relativa Nostra Amera, non restava che la quistione d'interesse pubblico, la reità cioè del Nesceba, la quale è di Nostra esclusiva competenza. In conseguenza di ciò il rilascio in libertà del Nesceba, non ha avuto luogo unicamente per effetto di grazia sovrana, come ha Ella esposto, bensì in seguito alle debite considerazioni del fatto, ritenendo il carcere da lui sofferto come punizione sufficiente al reato commesso.

Possa rimaner sempre sotto la Divina custodia.

Scritto addì 7 Ramadan 1287 (Egira).

30 novembre 1870.

(Controsegnato) KERREDIN Per traduzione conforme Il Regio Interprete del Consolato

L. MIRABILE

ALLEGATO Il MIRABILE A PINNA (Copia)

In seguito agli ordini ricevuti dalla Signoria Vostra Ill.ma, relativamente al reclamo avanzato dal Signor G. Castelnuovo, mi sono recato a Palazzo di Dar-ElBey, attuale residenza della Corte durante il mese di Ramadan, facendomi annunziare a S. E. il Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri Generale Sidi Mustafa Kasnadar. Ricevuto da S. E. esposi come dall'Autorità di Tuburba si era proceduto al sequestro di armenti della Società Agricola, ed all'arresto di diversi pastori ed inservienti dello stesso stabilimento, e come sulle analoghe rimostranze fatte dal Direttore di esso stabilimento Signor Cavaliere G. Castelnuovo presso l'Autorità di Tuburba questa, trovatele fondate in diritto, fece al medesimo restituzione degli armenti sequestrati, ma si oppose peraltro al rilascio in libertà degli individui addetti al servizio della Tenuta denominata Gedeida, osservando al Cavalier Castelnuovo essere tali gli ordini che avea ricevuti, in seguito a reclami stati presentati contro i medesimi per aver essi condotti gli armenti a pascolare in terreno appartenente ai terzi e per essersi introdotti negli oliveti a raccoglierne il frutto. Soggiunsi come il Cavaliere G. Castelnuovo, a distruggere queste imputazioni aveva per mezzo dell'impiegato Governativo preposto alla sorveglianza del numeroso personale indigeno addetto alla coltura della tenuta, Colonnello Ettaib ben El Hage Hassin El Mezmuri, fatto procedere all'udizione di parecchi individui, i quali deposero unanimemente e concordemente non essere stati gli armenti sequestrati nè gli individui arrestati nelle condizioni espresse dall'Autorità di Tuburba; per cui il Consolato, nel riferire il fatto occorso e nell'esibire il Testimoniale redatto per mezzo di pubblici Notari coll'intervento dell'Impiegato Governativo, chiedeva che si prendessero quelle informazioni che si stimavano del caso, onde risultate queste favorevoli, fossero gli individui arrestati restituiti al loro lavoro, la cui sospensione arrecava non lieve danno agli interessati.

S. E. prese lettura del verbale di deposizione esibito, dopo di che mi rispose che andava bensì a far prendere le informazioni che si credevano del caso per mera compiacenza e formalità, ma che non poteva però accettare l'intervento del Consolato in quella reclamazione, la quale doveva essere presentata personalmente dall'interessato. Chiamò intanto il Sotto-Direttore del Ministero degli Esteri Generale Elias Mussalli, ed avendo fatto in questo mentre rilevare a S. E. che il Cavaliere G. Castelnuovo, senza l'avviso ricevuto dalla Gedeida di farvi immediatamente ritorno, sarebbe egli stesso venuto a presentare il suo ricorso con me, come era stato disposto, l'E. S. mi rispose recisamente che non lo avrebbe ricevuto, poichè il Signor G. Castelnuovo, nella sua qualità di Coltivatore era sottoposto alle leggi del paese al pari degli indigeni e come tale doveva rivolgere le sue pratiche presso il Generale Ben Dief Direttore di uno dei Dicasteri del Ministero della Presidenza. E siccome la designazione di questo funzionario estraneo al personale del Ministero degli Esteri, mi faceva supporre che S. E. fosse incorso in errore, non potendo avere i sudditi esteri nessun rapporto diretto cogli altri funzionari del

Bardo se non per mezzo di quelli addetti al personale del Ministero degli Affari Esteri, replicai che sarebbe ciò stato fatto in ogni caso per mezzo di alcuno, di questi ultimi, rivolgendomi al Generale Elias Mussalli, che avea allora preso posto presso il Ministero, e che ne formava parte. S. E. replicò negativamente, insistendo che il Cavaliere G. Castelnuovo in questa quistione era considerato come tunisino, che come tale doveva rivolgersi al già indicato funzionario presso del quale non .era ammesso l'intervento delle Autorità Consolari; che del resto tale era la pratica usata a riguardo dei coltivatori maltesi, pei quali il Signor Wood Console Generale Inglese, da cui dipendevano, non avea mai presa alcuna ingerenza, e che in ogni modo non poteva ammettere in principio che quistioni d'interesse tutt'affatto privato fossero rappresentate dai Consolati. Rinvenendo allora sulla circostanza già annunziata sul motivo cioè della non comparsa 'del Cavalier G. Castelnuovo pregai S. E. voler considerare che la presenza o l'assenza di questo interessato non poteva cangiare in nulla il fondo della quistione per quanto concerneva il diritto che più

o meno poteva assisterlo e quindi non vedeva quale differenza si voleva dedurre dal fatto della personale comparsa; e si fu allora che S. E. rispose che si voleva escludere con ciò l'ingerenza non meno che l'intervento del Consolato in quistioni di questa natura, allo scopo di evitare le difficoltà che si incontravano alla soluzione della medesima secondo gli usi e le consuetudini del paese alle quali erano sottoposte, ed impedire così che alle medesime si attribuisca un carattere ufficiale o diplomatico come sembravagli aver ·l'intenzione di fare nella presente quistione il Cavaliere G. Castelnuovo coll'essersi rivolto al Consolato d'Italia.

Dopo di ciò presi commiato dal Ministro che m'incaricò di riferirle il colloquio avuto. Tunisi, 3 dicembre 1870.

L'AGENTE IN TUNISI DELLA SOCIETÀ ANONIMA COMMERCIALE, INDUSTRIALE ED AGRICOLA PER LA TUNISIA, ACHILLE CASTELNUOVO, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

(Copia) (l) Tunisi, 6 dicembre 1870.

Nella mia qualità di Agente Generale in Tunisi della Società Anonima Commerciale, Industriale ed Agricola per la Tunisia mi trovo nella necessità di richiamare l'attenzione della S. V. lll.ma sopra i fatti narrati nell'acclusa lettera che mi è diretta dal Direttore della Tenuta della Gedeida i quali. fatti costituiscono una serie di vessazioni e molestie dirette ad impedire e danneggiare al libero esercizio dell'impresa agricola assunta dalla suddetta società.

In conseguenza di questi fatti la Società avendo subito i seguenti danni: l) la perdita di alcuni agnelli per l'arresto arbitrario dei guardiani mentre sorvegliavano al pascolo gli armenti,

2) la non lieve perdita prodotta dall'arresto ingiustificato e quindi parimente arbitrario di alcuni agricoltori sicchè si dovettero sospendere i lavori in una vasta zona di terra.

Ed essendo sottoposti a risentire altri e molti maggiori danni sempre conseguenti alle stesse persecuzioni, quali l'abbandono dei lavori dagli altri coloni arabi già minacciato perchè riconoscendo negli arresti avvenuti la malevolenza del Governo Tunisino verso la Società non vogliono esporsi ad essere alla lor volta le vittime espiatorie.

Mi rivolgo adunque alla S. V. Ill.ma onde voglia prendere atto delle mie più formali proteste per i danni passati, presenti e per quelli che potessero colpire in seguito la Società dei quali ne dichiaro responsabile il Governo di questa Reggenza contro cui reclamo col diritto che mi accorda la legge la protezione e l'appoggio della S. V. Ill.ma a fine di ottenere piena ed intera soddisfazione come pure completo rifacimento di tutti i danni.

Bey, n. 126, del 9 dicembre.

.ALLEGATO III

IL DIRETTORE DELLA GEDEIDA, GUGLIELMO CASTELNUOVO, ALL'AGENTE DELLA SOCIETÀ IN TUNISI, ACHILLE CASTELNUOVO

(Copia)

Tunisi, 6 dicembre 1870. Sono oggi 20 giorni che i Pastori delle pecore appartenenti a questa tenuta si erano recati a pascolare gli Armenti sulle rive della Megerda in prossimità degli uliveti di Tuburba. Veduti da Si Ahsuna Ben Mustafa che era in ricognizione accompagnato da una Squadra di guardie a cavallo, furono tutti arrestati e le pecore lasciate in balìa di loro stesse. I Pastori condotti a Tuburba furono tutti bastonati per imputazione loro fatta d'aver rubato ulive. Prevenuto che le pecore alla solita ora non erano tornate all'ovile mi accingeva a lasciare la Gedeida allorquando da Tuburba giunsero i Pastori malconci dalle bastonate. Onde non dare alle autorità locali nuovo pretesto per non molestare i miei sottoposti ordinai ai Pastori di non uscire dalla tenuta ed io stesso recandomi a più riprese sul luogo invigilava acciocchè i miei ordini fossero come furono fedelmente eseguiti. Trascorsi 10 giorni dall'accaduto ecco giungono qui 5 guardie col mandato di arrestare i Pastori. Io risposi loro che non potevo acconsentire prima di avere provveduto al rimpiazzo dei medesimi ed a porre per quanto era possibile in sicuro il credito della Società verso i medesimi. M'informai della cagione per cui si pretendeva arrestarli e venni a sqpere che essi erano imputati di furto per le ulive di Tuburba. Ma quando il furto fu compiuto? Ammesso per pura ipotesi che le ulive fossero state rubate la sera che i Pastori si arrestarono non furono puniti con le bastonate? Ora perchè vi si ritorna sopra quando già la colpa fu espiata? Se dopo quell'epoca come è ciò possibile quando è un fatto indiscutibile che i Pastori mai più oltrepassassero il confine della tenuta? E se hanno realmente come si asserisce rubato ove sono le ulive? Perchè non si perquisirono le loro tende per verificare se realmente ve ne erano e quante? Per non partire a mani vuote le guardie nel lasciare la Gedeida arrestarono tre abili Coloni addetti alla tenuta e li recarono a Tuburba ove furono immediatamente incarcerati. Recatomi come il consueto a ispezionare i lavori mi accorsi che una sezione era mancante al lavoro mi rivolsi a qualche moro domandandone la ragione e mi risposero che i Coloni erano in prigione in Tuburba. Domandatone Si Teib Governatore del luogo e . mantenuto dalla Società mi rispose non saperne nulla. Allora io stesso andai a Tuburba e vidi in prigione i miei Coloni. Chiesi al capo del posto quale fosse il loro delitto e non mi seppe rispondere. Io pregai a renderli a libertà ma inutilmente. Dopo ripetute istanze mi fece capire che per liberarli dovevo pagare il riscatto sotto il titolo di hedma (paga per le guardie). Non potevo, non dovevo accettare quelle condizioni. Nell'esporre a voi la fedele narrazione dei fatti credo non aver bisogno di aggiungervi commenti, notando soltanto che io sono stato costretto a lasciare da vari giorni interrotti i lavori in una zona di 100 Ettari nel punto forse migliore della tenuta ed in quest'epoca, in cui è tanto prezioso il lavoro. Mi recai in Tunisi esposi i fatti fedelmente all'Ill.mo Signor Console d'Italia, dissi a lui che era mia intenzione di recarmi dal Generale Kerredin per domandare riparo a questi fatti e reclamare i danni che avevano potuto promuovere. Esso mi sconsigliò di farlo dicendomi che Egli stesso se ne sarebbe occupato. Li espongo perciò a voi e non aggiungo come ho detto già commenti stimandoli inutili. Io non posso abbandonare i lavori senza danno della tenuta per cui sta a voi come rappresentante in Tunisi della Società fare quei passi che credete opportuni per la tutela dei nostri interessi. Vi dichiaro intanto che io intendo nel modo più formale tenere responsabile il Governo di questa Reggenza di tutti i danni presenti e futuri derivanti alla Società per gli arbitri e molestie sopra indicati. Vogliate rinviarmi copia di questa mia insieme a categorica risposta.

(l) Cfr. n. 637.

(l) Non allegata. Si pubblica dalla copia annessa alla lett. Pinna al Primo Ministro del

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3323. Vienna, 7 dicembre 1870, ore 18 (per. ore 10 del' 8).

A la Chancellerie on est sans nouvelles sur la conférence à cause de l'absence de Beust retenu à Pest ;>ar les Délégations. J'apprends de très bonne source que le Grand Vizir a dit à Prokesch que la Turquie serait disposée pour contrebalancer la déclaration russe à annuler la convention des Détroits. On m'assure que Beust se propose lors de la réunion de la conférence de toucher à la question des embouchures du Danube afin d'assurer à l'Autriche camme puissance riveraine des garanties contre les nouvelles forces maritimes de la Russie.

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(ACR, Carte Visconti Venosta, pacco VI, fase. 21)

L. P. Londra, 7 dicembre 1870.

Insieme alla riverita sua lettera del 30 novembre prossimo passato (l) ho ricevuto la •Copia della lettera del Stgnor Mousty .constatante il buon trattamento che ebbero dal Governo i prigionieri Pontificii di nazionalità belga ed olandese stati trasportati in numero di 1514 a Verona allo scopo del loro rimpatrio. Siccome Le annunziai nel mio telegramma del 6 corrente (2) quella lettera ·comparve tradotta in inglese, conformemente alla di Lei autorizzazione nel Times dello stesso giorno preceduta da alcune poche linee di prefazione, che io avevo mandate al Signor Avvocato Gallenga, pregandolo però espressamente di non apporvi la mia firma in fine, e ciò al solo scopo di non impegnarmi eventualmente in polemiche nella mia qualità. Con mia sorpresa non si tenne conto di questa mia raccomandazione, e si fece l'opposto del desiderio da me manifestato. Avendomi mosso jeri stesso lagnanza al Signor Avvocato Gallenga egli mi confessò che era caduto in errore perchè non aveva letto bene la mia lettera. La proibizione di apporre lJa mia sottoscrizione a quello scritto non era stata motivata da che vi fosse nel medesimo cosa alcuna meno che conveniente, ma solo dalla considerazione della sconvenienza di esporre eventualmente il Ministro ad una polemica. Voglio però sperare, che in questo caso non nascerà questo inconve

niente, che ad ogni modo io farò per la parte mia di evitare.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1508. Firenze, 8 dicembre 1870, ore 23,15.

La réunion de la Conférence implique qu'on n'accepte pas, mais en meme temps qu'on ne refuse pas purement et simplement les prétentions de la Russie.

La Conférence devra déterminer quelles sont les concessions qu'on peut lui faire et quels équivalents on peut lui demander pour la paix et la sécurité de l'Orient. La déclaration que Lord Granville propose de faire lui mème ou d'obtenir de Brunow au début de la Conférence nous parait très bonne, mais comme Lord Granville observe elle ne suffit pas, et il faut encore s'entendre sur la méthode à suivre et sur le but à obtenir. Nous n'avons jamais eu ni exprimé·d'autre idée que ceHe là. M. de Beust trouvaLt que cette entente préliminaire aurait pu se faire à Constantinople mieux qu'ailleurs, parce que la Porte est la puissance la plus directement intéressée et qui est plus à mème de préciser les conditions exactes dlu problèine à resoudre. Cependant nous convenons qu'une telle réunion pourrait élever des soupçons et blesser les puissances qui n'y prendraient pas part. On pourrait d'après moi obtenir le mème but en commençant par interpeller la Turquie. L'Angleterre devrait l'inviter à formuler les conditions qu'elle croit nécessaires ou utiles en substitution du Traité additionnel que la Russie a dénoncé. Des communications télégraphiques entre les Cabinets sur les propositions de la Turquie pourraient préparer l'entente pour les discussions de la conférence.

(l) -Non rinvenuta. (2) -Cfr. n. 671.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

D. 61. Firenze, 8 dicembre 1870.

Secondochè l'E. V. m'informa col suo telegramma di jeri l'altro, giuntomi appena nel pomeriggio di jeri (1), Lord Granville amerebbe conoscere quali siano, in generale, i concetti del R. Governo per rispetto al compito della Conferenza. Il mio telegramma di questa sera (2) avrà posto l'E. V. in grado di soddisfare al desiderio di Sua Signoria; epperò, non mi rimane che a confermarle per iscritto le indicazioni recatele dal telegrafo.

Il fatto stesso della riunione della Conferenza significa che le pretese della Russia non sono bensl ammesse, ma non sono neppure respinte con un puro e semplice rifiuto. La Conferenza avrà dunque a determinare quali concessioni si possano fare alla Russia e quali equivalenti le si possano chiedere per assicurare la pace e la tranquillità in Oriente.

Lord Granville propone, cosi leggo nel telegramma di V. E. che, per porre in sodo il principio teorico opposto <concordEmtente dalle [pOtenze aUa Cir·colare russa, questo principio stesso sia l'oggetto di una dichiarazione che il Presidente della Conferenza emetterebbe, allo atto di inaugurare i lavori, ovvero di una menzione esplicita che si cercherebbe di ottenerne dal Plenipotenziario russo. Il pensiero è, senza dubbio, eccellente; però, secondoche Sua Signoria Le ha già osservato, una simile dichiarazione non basterebbe ancora ad assicurare ai lavori della Conferenza un andamento soddisfacente ed un risultato efficace. Importa altresi, a nostro avviso, che le Potenze si intendano fra loro intorno al metodo da seguirsi ed allo scopo da raggiungere.

Tale, e non altro, è il concetto che noi abbiamo costantemente avuto ed

espresso a questo proposito. Il Barone di Beust, col quale il R. Ministro a Vienna

ebbe occasione di intrattenersi su tale argomento, trovava che questo scambio

preliminare di idee fra le Potenze avrebbe potuto effettuarsi a Costantinopoli

più proficuamente che non altrove, perchè la Sublime Porta è la Potenza più

direttamente· interessata ed è, altresì, in grado di meglio fissare gli elementi

essenziali del problema che si tratta di risolvere. Però, noi riconosciamo che

una simile combinazione, la quale non fu proposta da noi, potrebbe suscitare

dei sospetti, e ferire la suscettibilità di quelle Potenze che, per avventura, non

vi partecipassero.

Senonchè, lo stesso scopo, potrebbe, a nostro avviso, conseguirsi in altro modo che non presenti gli stessi inconvenienti. L'Inghilterra potrebbe, ad esempio, pigliare l'iniziativa della cosa, interpellando la Turchia ed invitandola a formulare le condizioni che essa creda necessarie ed utili di sostituire alle guarentigie stipulate da quei patti internazionali che la Russia ha, testè, denunciato. Ed egli è evidente che quando le proposte ottomane fossero state l'oggetto di comunicazioni telegrafiche, mancando tempo per le comunicazioni scritte, fra i varii Gabinetti, il compito dellla Conferenza sarebbe considerevolmentç agevolato e sarebbe fors'anche possibile un a,ccordo anticipato delle Potenze prima ancora che si apra la discussione.

Mi lusingo che Lord Granville avrà fatto benevola accoglienza a queste considerazioni, la sostanza delle quali, comunicatale per telegrafo da più giorni, Le sarà già nota quando Le perverrà il mio dispaccio.

(l) -Cfr. n. 672. (2) -Cfr. n. 676.
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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 163. Londra, 8 dicembre 1870.

Mi pregio di segnalarle una lettera del Signor Gladstone sulla quistione di Roma pubblicata nel Times d'oggi la quale merita attenzione per l'espressione dei sensi benevoli del Governo britannico verso il Governo italiano in questa quistione (1). In sostanza da questa lettera risulta che il Governo britannico non ci ha che vedere nella questione di Roma salvo il mantenimento dell'indipendenza e della libertà del Papa nelle materie religiose e che a questo riguardo egli riposa sulle dichiarazioni fatte dal Governo italiano.

Ciò viene a conferma dell'esteso Rapporto che ebbi l'onore di farle di una lunga conversazione avuta col Signor Gladstone su questo soggetto il quale Rapporto spero Le sarà pervenuto (2).

(l) -La lettera del Gladstone, in data 30 novembre, rispondeva a un memoriale, trasmessogli il 15 novembre tramite il deputato irlandese Dease, di alcuni cittadini in favore del papa. (Cfr. l'articolo Le guarentigie det Papa ne L'Opinione del 12 dicembre). Sull'atteggiamento del premier inglese in materia cfr. anche Gladstone alla regina Vittoria, 15 dicembre, Letters of Queen Victoria, 2• serie, cit., II, p. 95. (2) -Cfr. n. 467.
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IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CONFIDENZIALE 84. Nizza, 8 dicembre 1870 (per. il 10).

Benchè, come ne fa irrefutabile pruova la mia precedente cordspondenza politica, io non abbia mai intralasciato di premurosamente riferire al Ministero le aspirazioni, i voti, le petizioni, le domande di bastimenti da guerra ecc. di questa Colonia italiana, ed io abbia sempre fatto presso il Signor Prefetto del Dipartimento tutt'i più instanti ufficj, non senza favorevole risultato, tuttavia perchè il Signor Avvocato André, Redattore Principale del Diritto di Nizza, continua ad essere nominalmente (l) espulso, cominciasi dopo agli Evviva giusta la moda generale -a gettarmisi dei sassi in corrispondenze a giornali.

Si pretende, che io esiga dal Prefetto Dufraisse la rivocazione dell'espulsione dell'Avvocato André, mentre questi non ,}ascia passar giorno senza fargli neJ. foglio Il Diritto di Nizza aspTa guerra personale. Rispondo ai rac.comand:anti: conceda il Signor André un po' di tregua al Signor Dulfraisse, si limiti ad attaccare il suo corteggio ed io in allora potrò adoperarmi a suo favore presso il Prefetto, che non mi pare affatto un uomo senza cuore.

Difatti a mia richiesta, dopo una settimana, potè ritornare il Signor Ugo e può pure ritornare il Signor Garziglia, a quanto mi disse lo stesso Signor Prefetto e mi lusingo che il medesimo cederà alle preghiere della madre del Signor Perino, da me appoggiate, ed argomento che non si manterrà inflessibile anche pel Signor André, se questi vorrà mettere un po' d'acqua nel suo inchiostro ed usare maggior circospezione. A queste quattro persone, oltre al Signor Fenocchio, Regio Professore a Savona, e che conseguentemente non può avere residenza a Nizza, si riducono tutte le espulsioni d'italiani da Nizza.

Non è giunta a mia notizia alcuna seria vessazione od ingiustizia delle Autorità a carico specialmente degli italiani, benchè io sia ben lungi dal negare che non pochi atti delle Autorità puzzino d'arbitrario pelle straordinariamente deplorevoli circostanze politiche della Francia.

Non faccio mai domande come persona pubblica (come ho sempre praticato come privato) delle quali io non sia convinto della giustizia, e ad onor del vero affermo, che le Autorità Imperiali in prima e poscia quelle Repubblicane furono sempre premurose di assecondarle.

Mi parve adunque strano il vedermi accusato di debolezza in una corrispondenza da Nizza alla Gazzetta di Torino pubblicata nel n. 335 di tal foglio e ciò principalmente perchè io non domandai una indennità per gli espulsi, coll'aggiunta degli altri ingiusti gravami d'ommi.ssioni, di ·cui parlai sul bel principio di questo rapporto. Unisco il ritaglio relativo della Gazzetta di Torino.

Ho dunque, Eccellenza, interesse a conoscere l'apprezzamento che Ella abbia fatto della mia nota 27 novembre al Signor Prefetto Dufraisse e delia mia

conferenza col medesimo, riferita nel rapporto n. 81 Politico Confidenziale (1), parendomi che di fronte alle chiare istruzioni contenute nell'ossequiato di Lei Dispa·ccio riservato di Serie Politica, in data del 28 dello scorso settembre (2), la mia condotta non potesse essere più energica senza oltrepassare quelle istruzioni.

Mi occorre dunque di pregare l'E. V., di favorirmi del suo avviso sull'argomento se io debba o no modificare la mia condotta politica (3).

(l) So positivamente che il Signor André non partì da Nizza, ma che continua a dimorarvi nasco.stamente. [Nota del documento].

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 65. Firenze, 9 dicembre 1870.

Il rapporto col quale Ella mi ha riferito intorno all'affare del Regio Suddito Signor Moro ed al contegno che la Signoria Vostra si è trovata costretta di assrumere verso il Bardo (4), ha dimostrato una volta di più, non essere il Governo del Bey ancora entrato nelle sue relazioni coll'Italia, in quella via che gli è tracciata naturalmente dal crescente sviluppo degli interessi italiani i quali non sono certamente in opposizione a quelli della Tunisia. Il Governo del Re deve far conoscere senza ritardo a quello di Sua Altezza che l'opposizione indiretta incontrata nell'applicazione delle clausole del trattato italo-tunisino concernenti l'esercizio dell'industria agricola e l'acquisto delle proprietà fondiarie produce in Italia una impressione di cui gli effetti e le conseguenze potrebbero nuocere alle buone disposizioni ed agli amichevoli sentimenti che sin qui animarono il Governo di Sua Maestà verso la Tunisia. Desidero che la Signoria Vostra esponga apertamente questo nostro pensiero a Sua Altezza il Bey dicendogli che dal modo col quale si provvederà alla risoluzione pronta ed efficace degli affari pendenti a Tunisi, il Governo del Re prenderà norma per le istruzioni ulteriori da darsi al suo Agente.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

D. 14. Firenze, 9 dicembre 1870.

Il Ministro di Turchia mi ha annunziato, d'ordine del suo Governo che la Sublime Porta accetta la proposta d'una conferenza incaricata d'esaminare e discutere la questione suscitata dalla circolare russa del 19-31 ottobre scorso.

Photiades Bey ha soggiunto che ·la Sublime Porta intende che. la conferenza s'occupi esclusivamente di quella questione .speciale ossia delle domande enunciate dal principe Gortchakow per rispetto alle restrizioni poste dal trattato generale di Parigi del 30 marzo 1856 e dalla convenzione speciale dell'istessa data tra la Turchia e la Russia alle forze marittime di questa ultima nel Mar Nero. Che se in seno alla conferenza fosse recata in mezzo una qualsivoglia altra quistione connessa o non connessa coi trattati di· Parigi e colla situazione politica dell'Oriente, i poteri del Plenipotenziario ottomano non si estenderebbero a siffatta materia; anzi, la Sublime Porta tale è almeno la ferma convinzione dii Photiades Bey darebbe ol"di.ne al suo rappl"esentante ali.La conferenza di l'itirarsi ove la discussione oltrepassasse i limiti sovraindicati.

Ho ringraziato il Ministro di Turchia della sua comunicazione della quale stimo utile di rpo11gerle notizia per opportuna sua norma.

(l) -Cfr. nn. 636 e 646. (2) -Cfr. n. 106. (3) -In altro rapp. pure dell'8 dicembre, n. 85, il Galateri di Genola scriveva: • Sento vociferare che nel caso, probabile, di decisive finali vittorie degli Eserciti Prussiani e dello sfacelo del Governo repubblicano unitario attuale, si proclamerebbe una federazione repubblicana, con bandiera rossa, dei Dipartimenti del mezzogiorno. Verificandosi una tale eventualità è difficile che serj trambusti non occorrano anche in Nizza, ed io, che continuo a mancare perfino del dizionario in cifra per potere corrispondere con prontezza e sicurezza, non saprei come ed a quale delle più vicine Regie Autorità, preventivamente autorizzate dal Regio Governo, rivolgermi per efficace assistenza, in caso di gravissimi ed urgentissimi pericoli delle vite e delle sostanze degli Italiani •. (4) -Cfr. n. 637.
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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3327. Vienna, 9 dicembre 1870, ore 18,10 (per. ore 21,40).

On croit à la Légation de Russie que le refus opposé jusqu'ici par la France à l'acceptation de la conférence, provient du désir que l'Europe s'occupe de sa paix avec la Prusse. L'Autriche appuyerait secrètement cette conduite. On accuse M. de Metternich d'encourager à la résistance le gouvernement de Tours.

M. de Beust reviendra probablement dimanche.

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IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO l. Madrid, 10 dicembre 1870, ore 2,35 (per. ore 16).

Très ·confidentiel.

S. A. la régente (l) m'a prévenu qu'elle avait à me parler et vient de me dire ce qui suit: « Vous avez pu connaitre la situation ici, nous avons confiance que tout ira bien. Le Roi Arnédée a fait savoir qu'il n'amène que quelques subalternes et son langage fait espérer qu'il se conciliera toutes les sympa.thies nécessaires, mais il faut au commencement avoir ,grande prudence et éviter toute apparence de défiance envers les espagnols et d'infl.uence étrangère dominante comme celle des Flamands sous Charles V. Le Général Cialdini devra venir ici plus tard pour conseiller et aider le Roì contre ceux qui resteront définitivement ses ennemis. Mais le Roi doit commencer par se confier seui aux Espagnols pour réconcilier le plus grand nombre poss1ble. Le Roi doit connaitre la

vérité. L'aristoeratie est contre lui, le dergé est 'contre lui, le peupJe est indulgent et attend de voir ce qui 'se passera. Le Roi peut compter sur les hommes qui omt fait la dernière révolution. Mon mari et les Généraux nos amis sauront le soutenir, mais le Roi doit éviter de froisser qui que ce soit ». J'ai observé à la Régente que ces avis seraient sans doute pris en grande considération par Sa Majesté s'ils lui étaient soumis par les membres du Gouvernement ou par les députés aux Cortès restés en Italie. La Régente a répliqué qu'elle m'avait dit tout ce que le monde pensait ici, mais que ni son mari, ni les Ministres ne diraient personnellement un mot qui put déplaire au Général ou gener les désirs du Roi. « Seulement, a ajouté la Duchesse, je crois que votre devoir est de répéter au Roi ce que je vous dis. Je vous autorise à me nommer. Le Roi pourrait vous reprocher plus tard de ne pas l'avoir fidèlement informé ».

(l) La moglie .del Duca Serrano de la Torre.

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IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3331/26. Londra, 10 dicembre 1870, ore 18,54 (per. ore 10,10 dell' 11).

Dans une grande réunion catholique hier à Londres sous la présidence de l'Ar,cheveque Manning entre mille autres choses ,celui-ci a dit qu'à Rome le Cardinal Vicaire a été forcé d'ordonner par un décret que le Saint Sacrement ne soit pas porté ouvertement aux malades, mais qu'il soit porté en secret à travers les rues de Rome sans les marques de respect usitées dans tous les pays catholiques. Avant de faire démentir cette grave assertion de défaut de liberté religieuse à Rome je vous prie de vos instructions. Les discours de cette réunion sont publiés par les grands journaux d'aujourd'hui. Voyez le Times.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 734. Berlino, 10 dicembre 1870 (per. il 14).

En me référant à mes rapports n. 725 et 728 (1), j'ai l'honneur de transmettre ci-joint l'exposé confidentiel présenté au Conseil Fédéral au sujet de l'incident russe. Le Cabinet de Berlin se place en effet au point de vue que j'avais indiqué. Sa position ~t'est point celle des Puissances contractantes du Traité du 15 Avril 1856 (2). Il n'a signé que le traité du 30 Mars dont l'artide 7 porte le simple engagement de respecter l'indépendance et l'intégrité de l'Empire Ottoman, en meme temps qu'une garantie en commun de cet engagement, tout acte de nature à y porter atteinte devant etre considéré comme une qruestion

n. -400, pp. 181-182, e n. 406, p. 185.

d'intéret général. Or il ne s'agit pas maintenant de l'intégrité et de l'indépendance de la Turquie, mais seulement des devoirs et des droits qui dérivent pour la Prusse de sa participation à un Traité. Des garanties ou des droits particuliers à la Prusse ne résultent pas du traité du 30 Mars 1856; il n'en découle que le droit de réclamer l'accomplissement des obligations assumées par d'autres. Mais quant à savoir si ce droit doit etre exercé, les intérets seuls de la nation sont appelés à en décider. La forme choisie parla Russie n'excluant pas, comme Elle le déclare elle-meme, un accord ultérieur le département fédéral n'aurait également à se prononcer sur la légalité que lorsqu'il serait établi que les intérets et la dignité de :J.'Allemagne seraient mis en cause par des défauts de forme.

La Chancellerie fédérale espère que sa manière de voir sera partagée par les confédérés, et eLle désire connaitre leur avis avant de faire une communication au Reichstag.

En attendant le Conseil fédéral est informé de la proposition faite aux signataires du Traité du 30 Mars de se réunir en Conférence à Londres, -proposition qui a été déjà favorablement accueillie par les Cabinets de Florence, de Londres et de S. Pétersbourg. -Tout porte à croire qu'il en sera de meme de la part des autres Puissances intéressées.

Le !focument dont j'ai extrait la partte saillante, porte la date du 30 Novembre. Depuis lors nous savons que la réunion de la Conférence est assurée et ·que les invitations formelles ont été ou ne tarderont pas à etre envoyées par l'Angleterre. Il va sans dire que le Conseil fédéral se rallie entièrement à une telle attitude de la Prusse. En lui soumettant cette importante question, le Cabinet de Berlin s'est d'ailleurs conformé à l'esprit de la nouvelle constitution votée tout récemment par le Reichstag. Non seulement dans les Traités du 23 et du 25 Novembre avec la Bavière et le WUrtemberg, mais aussi dans celui du 15 avec Bade et la Resse, la Prusse a consenti à ce que le consentement du Conseil fédéral fut nécessaire pour une déclaration de guerre au nom de la Con:fédération, sauf lorsqu'une attaque secrait faite contre le territoire fédéral. Il résulte implicitement que cet assentiment est aussi requis dans toute question qui pourrait amener un casus belli -, ou du moins le Cabinet de Berlin s'est ainsi réservé un moyen de se retrancher derrière ses confédérés quand il voudra tirer son épingle du jeu sans coup férir, ou sans exposer trop directement l'action de sa diplomatie. -Si la couronne de Prusse a cédé en partie un de ses droits de souveraineté, le droit de faire la guerre d'après sa propre décision, prérogative qui Lui avait de tout temps appartenu, et qu'aux termes de la constitution de 1867 Elle était libre d'exercer pour la Confédération de l'Allemagne du Nord, c'est assurément de sa part une preuve de 'confiance en :ses anciens et nouveaux confédérés allemands. Par ·cette disposition on tient à faire ressortir le ·Caractère, avant tout, défensif de l'Empire Germanique. -Cette concession n'en est pas moins habile pour certaines éventuaJlités signalées plus harut. La totalité des voix dans le Conseil Fédéral étant désormais de 58, et la Prusse en possédant 17, il faudra que pour obtenir la majorité, Elle rallie au moins 12 voix à son opinion avant de pouvoir déclarer une guerre qui Lui semblerait nécessaire.

Je me réserve de transmettre à V. E. un aperçu des discussions au Reichstag sur la nouvelle constitution.

ALLEGATO

IL RAPPRESENTANTE DEL CANCELLIERE DELLA CONFEDERAZIONE DEL NORD, DELBRUCK, AL CONSIGLIO FEDERALE

(Traduzione) (l) Berlino, 30 novembre 1870. Il sottoscritto ha l'onore in nome della Presidenza di presentare al Consiglio federale i documenti che sono pervenuti al Ministero dell'Estero, in questi ultimi giorni, relativi al Trattato di Parigi del 30 marzo 1856. Il Governo imperiale di Russia ha dichiarato ai Firmatari del Trattato di Parigi del 30 marzo 1856, con la Circolare del 19-31 ottobre u. s. (Annesso I), che Esso, in considerazione delle ripetute infrazioni di quel Patto, non si riteneva più vincolato dagli obblighi dello stesso in quanto limitano i suoi diritti di sovranità nel Mar Nero. In una comunicazione confidenziale (Annesso II) che l'accompagnava, il Governo imperiale dichiara che non ha l'intenzione di attaccare le altre stipulazioni di quel Trattato e si difende contro le supposizioni secondo cui Esso nutrirebbe pensieri che andrebbero più oltre della denuncia di obblighi che una Potenza sovrana non può alla lunga più sopportare. Degli altri Firmatari del Trattato di Parigi del 30 marzo 1856 esistono sin'ora: la risposta del Gabinetto Reale d'Inghilterra nel dispaccio di Lord Granville a Sir Buchanan del 10 novembre (Annesso III) e due dispacci del Conte Beust al Conte Coteck [sic] del 16 novembre (Annessi IV e V) i quali, siccome furono pubblicati, la Presidenza è in grado di poterli ugualmente comunicare. Il primo dei succitati dispacci ebbe la risposta che porta la data del 8-20 di questo mese ed è pubblicato sotto il n. VI. Da parte della Presidenza della Confederazione della Germania del Nord non fu diretto ancora una risposta alla comunicazione imperiale di Russia. In così importanti congiunture non volle ufficialmente pronunciarsi senza aver udito l'avviso dei suoi alti confederati e la voce della Nazione. La Presidenza si è per ora limitata di dare ai rappresentanti della Confederazione della Germania del Nord presso le Potenze interessate, l'istruzione che abbiano a concorrere, per quanto è possibile, al mantenimento della pace fra le Potenze più direttamente impegnate. Il Cancelliere Federale si è espresso nello stesso senso col Sottosegretario di Stato inglese Mr. Russel, che fu inviato da Lord Granville, Segretario di Stato degli Affari Esteri, a Versailles, e gli ha dichiarato che la Presidenza Federale non farebbe una dichiarazione ufficiale senza aver udita la voce del Consiglio Federale e del Reichstag. Il Dicastero Federale degli Esteri parte dal principio che passi politici i quali possano compromettere le pacifiche relazioni della Germania coi suoi vicini saranno giustificati allora soltanto che adempiono ad obblighi risultanti da trattati, siccome dovere internazionale, oppure quando difendono interessi indeclinabili della Nazione Tedesca. Ora, secondo il suo avviso, non si verifica il primo caso. La posizione della Prussia di fronte alla questione· attualmente sollevata era sin dal principio differente da quella delle Potenze che conclusero il Patto del 15 aprile 1856. La Prussia non ha preso [parte] a siffatto Trattato nel quale Inghilterra Francia e Austria solidariamente e particolm·mente guarentiscono l'Indipendenza e l'Integrità dell'Impero Ottomano e dichiarano che ogni infrazione alle stipulazioni del Trattato di Pace del 30 marzo 1856 sarà riconosciuta come un casus belli. Essa è confirmataria del Trattato del 30 marzo 1856 soltanto, e, coll'art. 7 di esso, i Contraenti puramente si obbligano di rispettare l'Indipendenza e l'Integrità della Tur

chia, guarentiscono inoltre l'esatta osservanza di questi obblighi e dichiarano che considereranno siccome una questione di interesse comune ogni atto che vi fosse contrario.

Ora non si tratta dell'Indipendenza e dell'Integrità dell'Impero Turco, nemmeno di un'esecuzione dell'art. 7 che la Prussia, o chi ora partecipa ai suoi diritti e doveri (Rechtsnachfolgern) debba esigere, ma soltanto degli obblighi e dei diritti che risultano per se stessi dalla firma d'un Trattato.

Dal Trattato del 30 marzo 1856 non derivano per la Prussia nè speciali garanzie nè obblighi, ma solamente il diritto di esigere l'adempimento di obblighi i quali sono stati assunti da altri nel Trattato. Se pertanto questo diritto debba esser esercitato, è tal questione sulla quale devono esser consultati i soli interessi della Nazione.

L'esame della validità legale della forma adottata dal Gabinetto di S. Pietroburga, il quale, secondo le sue stesse dichiarazioni, non esclude però un'ulteriore accordo per mezzo di trattative comuni, entrerà fra le attribuzioni del Dicastero degli Affari Esteri allora soltanto che sarà constatato che gli interessi e la dignità (Ansehen) della Germania sono messi in questione per lesione di forma.

La Presidenza spera che il suo modo di apprezzare la situazione legale della Confederazione della Germania del Nord in questo incidente, sarà diviso dal Consiglio Federale e desidera di conoscere gli intendimenti dei suoi confederati intorno alla questione: sino a qual segno gli interessi della Germania sono toccati dalle circostanze cui si riferiscono i documenti ora presentati per quindi mettersi d'accordo, mediante una comune discussione, sul modo di trattare la questione e per comunicare poi al Reichstag la situazione delle cose.

Per facilitare l'appreziazione di esse si unisce sotto il n. VII una riproduzione in istampa dei negoziati dell'anno 1856.

Nel frattempo la Presidenza ha stimato favorevole questo momento per fare una proposta di mediazione ai Confirmatari del Trattato di Parigi del 30 marzo 1856, la quale mira:

a che Essi vogliano autorizzare i loro rappresentanti a Londra a ragunarsi in una Conferenza per discutervi le questioni le quali si riferiscono alle aperture fatte dal Gabinetto russo colla sua circolare del 19-31 ottobre u. s.

La proposta fu accolta favorevolmente a Londra, S. Pietroburgo e a Firenze e sembra potersi prevedere che avrà l'adesione delle altre Potenze le quali hanno preso parte al Trattato di Pace del 30 marzo 1856.

(l) -Cfr. nn. 629 e 644. (2) -Sulla questione del trattato • tripartito » del 15 aprile 1856, cfr. le osservazioni del Granville, 10 dicembre, e del Gladstone, 12 dicembre, in Foundations of British Foreign Po!icy, cit., pp. 333-335; The Politica! Correspondence of Mr. G!adstone and Lord Granvi!!e, cit., I,

(l) Il testo tedesco in Das Staatsarchiv, XX, n. 4242, pp. 141-143.

686

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 2. Madrid, 11 dicembre 1870, ore 4,25.

Ce soir Serrano m'a fait appeler et m'a dit ce que je vais résumer: «Prim veut nommer à la maison de Sa Majesté des progressistes qui éloigneraient les conservateurs, ce que je ne puis pas admettre. Je lui ai remis aujourd'hui une liste de noms excellents dont je vous prie de transmettre à

Sa Majesté copie pàr exprès. La Cour doit etre au dessus des partis et compter les premiers noms d'Espagne. Je désire savoir _si Prim ou le Ministère sont autorisés par Sa Majesté à composer sa ma1son. En ce cas je déclinerais toute solidarité. Partisan de Montpensier jusqu'à ce qu'il eut été exclus par les Cortes je puis réunir autour du Roi un grand parti conservateur libéral acceptant la

constitution mais rien au delà -reconciliant le clergé ramenant la pluspart des grands d'Espagne et des partisans de Montpensier. Je n'aspire à aucun autre ròle politique. Ce parti pourra former Ministère de conciliation avec le parti progressiste, ou devenir opposition constitutionnelle, ou bien former seul le Ministère. Mais il faut qu'il ne •soit pas surveillé et entrecarré à la Cour par ses adversaires exclusifs comme le parti progressiste veut en nommer. Il est d'une très grande importance que le Roi ne se compromette pas par des choix malheureux ». Selon le désir de Son Altesse j'envoie à la frontière mettre à la poste la liste susdite. Je vois Prim souvent. Il se borne à dire que le Ministère est fort et que toute opposition cèdera.

687

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA (1), AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3333. Bordeaux, 12 dicembre 1870, ore 14,40 (per. ore 17,50).

M. de Chaudordy a encore prié Lord Lyons, le Prince Metternich et moi de ne pas discontinuer les bons offices pour obtenir un armistice. Aucune nouvelle n'est arrivée ici excepté l'occupation de Vierzon.

688

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3334. Vienna, 12 dicembre 1870, ore 20 (per. ore 23,30).

Comte de Beust est toujours absent. Il m'a fait savoir par l'entremise du Baron d'Altembourg, revenu de Pest, qu'il a expedié hier soir une dépeche au Baron de Ktibeck, le chargeant confidentiellement d'une démarche auprès de

V. E. pour connaitre l'attitude que l'Italie prendra au sein de la conférence.

Cette démarche du Chancelier est motivée par des informations arrivées de Pétersbourg et de Berlin d'après Iesquelles Ministre du Roi à Pétersbourg aurait donné à Gortschakoff les meilleures assurances sur les dispositions de l'Italie; et ae Comte de Launay autait fait entendre au Cabinet Prussien que son Gouvernement ne s'écarterait pas de la Prusse au sujet de la question de la Mer Noire d'autant plus que l'Italie ainsi que la Prusse (2) n'avai(mt pas .signé la Convention du 15 avril 1856. Kubeck tout en interrogeant V. E. sur la valeur qu'il faut attribuer à ces informations est aussi chargé de vous faire remavquer que le Chancelier qui s'est montré jusqu'ici si bienveillant pour nous à l'endroit de la question romaine et qui est exposé tous les jours ..... [manca: laux attaques] du parti clérical meme au sein des Délégations ne saurait plus dès lors suivre cette politique en présence d'une action de l'Italie dans un sens ·favorable à la Russie et à la Prusse. Beust espère encore que le langage de nos Mi:nistres à Pétersbourg et Berlin ne soit [las conforme aux intentions de V. E., ret, ceci étant, il Sierait

charmé de .pouvoir ,constater encove une fois que les deux monarchies mar·chent d'aecord. Dans la séance 1secrète des Délégations du quatre courant Beust répondant à l'accusation lancée contre lui de n'avoir pas merne protesté contre l'occupation de Rome a déclaré que l'Autriche avait tout l'intéret à ·Conserver de bons rapports avec l'Italie.

(l) -Il Nigra, con i suoi colleghi del Corpo Diplomatico, si era trasferito a Bordeaux, da Tours, il 9 dicembre, in seguito alla decisione, presa 1'8 dicembre, della Delegazione del Governo della Difesa Nazionale di abbandonare Tours -minacciata militarmente dall'avanzata prussiana -appunto per Bordeaux. La decisione fu pubblicata nel Moniteur del 9 dicembre: cfr. r. Nigra, da Bordeaux, 11 dicembre, n. 1332. (2) -Nel testo, erroneamente • Russie •·
689

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 3. Madrid, 12 dicembre 1870, ore 15,30.

J'ai obtenu du Régent de ne point envoyer irrégulièrement et secrètement sa liste à Florence. Je la laisserai à la Légation pour mon successeur. J'espère

que Prim et Due de la Torre s'aecorderont pour renvoyer ces questions de personnes jusqu'après arrivée Sa Majesté.

690

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 4. Madrid, 12 dicembre 1870, ore 20 (per. ore 10,30 del 13).

Prim me dit qu'i:l attend du Ministre d'Espagne les tableaux de la Cour de Sa Majesté pour désigner, s'il y est autorisé, des hommes dévoués à la révolution pour quelques charges de Cour indispensables, en laissant les autres vacanteJ · pour les Grands d'Espagne qui se rallieront spontanément. V. E. voit où est le différend avec le Régent qui considère..... [manca] et veut commencer par former une Cour de Grands d'E.s:pagne en livrant aux hommes de la révolution les sphères politiques et ministérielles. En recevant des deux parts ·ces confidences sur des faits qui ne me regardent pas, j'exprime l'avis de différer autant que possible jusqu'à l'arrivée de Sa Majesté qui conciliera tout. PLusieurs journaux ayant prétendu que j'étais venu pour donner à leur parti assurance que la nouvelle Cour .s'appuyerait sur il.ui et non \Sur Prim, j'en ai parlé à Prim qui m'a dit « c'est le reste du parti de l'union libéral:e qui voulant se rallier prend pour prétexte les relations personnelles que vous devez naturellement établir sans préoccupation politique; les memes journaux n'ont ils pas prétendu que le Ministère avait trouvé le magnifique [sic] du Roi trop conserv.ateur? Je suis content de

tout ce qui peut ramener des partisans au Roi, ainsi laissons dire et caressez '!es partisans du Due de Montpensier et les Grands d'Espagne qui. se rapprochent ».

691

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 735. Berlino, 12 dicembre 1870 (per. il 16).

Si la question du Luxembourg a été réglée par le traité du 11 Mai 1867, il était à prévoir que les difficultés pourraient renaitre à la première complication

42 ~ Documenti diplomatici · Serie II · Vol. I.

de quelque gravité en Europe. En cas de guerre, notamment entre l'Allemagne et la France, le Grand Duché de Luxembourg, ne possédant pas des éléments assez efficaces pour sauvegarder son indépendance, il devait lui etre assez malaisé de maintenir ,gtrictement la neutralité. [l est rfficheux qu'il se ~soit trouvé dans cette position, et plus facheux encore que, par l'effet des circonstances, il ait précisément indisposé le vainqueur.

V. E. aura reçu la circulaire datée de Versailles le 3 Décembre (1), par laquelle le Comte de Bismarck signale quelques cas où des marchandises et des munitions de guerre ont emprunté .le territoire diu Grand Duché pour approvisioner nommément Thionville. Le Chancelier Fédéral déclare que, les conditions aux quelles il avait subordonné, au début de la Guerre, la promesse de respecter la neutralité du Luxembourg, n'ayant pas été remplies, le territoire de ce pays ne saurait désormais etre ccnsidéré comme étant en dehors des opérations militaires de l'armée Allemande. S. E. se réserve en outre d'exercer des poursuites pour dommages et intérets. Aussl une plainte formelle a-t-elle été adressée au Gouvernement Grand Ducal.

Je n'ai pas besoin de dire que c'est là un incident grave. Il existe sans doute dans les différentes classes une grande répugnance à se joindre à la Confédération Germanique. Elle est surtout motivée par le désir de ne point supporter les charges que comporte une défense sérieuse du pays. Il préfère rester en quelque sorte un fidéicommis de la Maison d'Orange, conserver l'union personelle av~c le Roi des Pays-Bas, tout en jouissant des avantages de participer au Zollverein. Mais cette position, déjà peu tenable par le passé, le deviendra moins encore, au point de vue stratégique, l'Allemagne ayant un intéret à fortifier de ce cOté ses frontières, meme quand elle se sera assurée la conquete de l'Alsace et de la Lorraine.

Le Grand Duché n'est pas moins placé sous la garantie ·collective des Puissances, qui auront à examiner cette affaire lorsqu'elles auront entendu les parties en litige. Quoique la circulaire dont il s'agi.t soit moins accentuée que la dépeche du Prince Gortchacow dJu 19-31 octobre, V. E. rem.arquera une certaine analogie dans ces deux documents. La dénonciation des clauses relatives à la Mer-Noir.e était explicite et catégorique de la part de la Russie. De la part du Cabinet de Berlin, on s'est frayé la voie vers une dénonciation du traité dJu 11 mai 1867; mais pour le moment il n'est question que d'une dérogation durant la Guerre actuelle, dérogation motivée par des violat.ions de neutralité au profit de la France.

Peu après la signature de ce dernier traité, le Cabinet Anglais à en juger par des explications fournies à cette époque aux Chambres, n'avait pas témoigné d'une .grande confiance dans .la vitalité de l'reuvre de la conférence. Les événements semblent justifier cette manière de voir. Il est assez probable qu'il faudra en venir à quelque nouvelle combinaison, qui offre plus de garanties de durée. C'est encore là une question ,qui devra, je le crois, etre tranchée au point de V'Ue de l'Allemagne. Les événements de 1867 ont assez prouvé aue les obstacles ne viendront pas du Roi de Hollande.

n. -823, pp. 1113-1115; e quivi, IV, n. 872, pp. 1184-1198, la risposta del Governo del Lussemburgo, in data 14 dicembre (pure trasmessa dal de Launay col r. cit.). Cfr. n. 712.

Ce point une fois réglé, l'Europe devra aviser à maintenir en Allemagne le statu quo territorial, car, pour ce qui concerne entre autres l'Italie, il ne saurait aucunement nous convenir de favoriser une extension de ses forces dans les provinces héréditaires de l'Autriche. Tout en signalant le danger d'une prépondérance, je persiste à affirmer qu'il est moins grand de la part de l'Allemagne, qu'il l'eut été pour nous de la part de la France victorieuse. Entre l'un et l'autre inconvénient qu'il ne dépendait pas de nous d'éviter, nos vreux devaient se prononcer pour les suc·cès du Cabinet de Berlin, en faisant meme abstraction de la justice de sa cause. V. E. sait que c'est dans un tel ordre d'idées que je me suis permis d'émettre une opinion, et de manifester des préférences. Si l'on objecte peut-etre que je me suis montré trop prussien, j'en prends mon parti, convaincu, comme je le suis, d'avoir consciencieusement servi les intérets de notre Roi et de notre Patrie.

Dans ·cette question du Luxembourg, s'il m'appartenait aussi de donner un avis, ce serait ·celui de nous montrer très conciliant, plus encore que dans la dépeche si habilement rédigée par V. E. lorsqu'elle a répondu à la circulaire précitée du Prince Gortchakow. Mais, comme je l'ai indiqué plus haut, ce devrait etre là le nec plus ultra. Au reste le Comte de Bismarck est trop perspicace, pour avancer de nouvelles prétentions qui ne tarderaient pas à coaliser contre elles l'Europe sur ses gardes.

(l) -n testo della circolare, che fu trasmesso dal de Launay il 25 dicembre, r. n. prot.745, in Das Staatsarchiv, xx, n. 4217, pp. 100-102; Archives Diptomatiques 1871-1872, III,
692

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 166. Londra, 12 dicembre 1870 (per. il 17).

Stimo opportuno di ragguagliarLa di una conversazione che ebbi col Signor Barone di Brunnow a riguardo della prossima conferenza sul Trattato di Parigi del 1856.

Il Signor Barone fece allusione ai buoni ed amichevoli rapporti che esistevano tra il suo Governo e l'Italia e mi disse che faceva assegnamento sulla continuazione dei medesimi. Ricordò l'intervento del Conte di Cavour al Congresso di Parigi nel quale aveva avuto il piacere di sedergli accanto, e si lodò molto del contegno del medesimo a riguardo della Russia.

Mi parlò lungamente dell'Italia, delle sue grandi e fortunate intraprese, del modo molto assennato col quarl.e si era condotta in difficilissime circostanze, e si rallegrò della felice riuscita della Sua intrapresa nazionale, ed anche dell'ultima riguardante Roma, per la buona condotta della quale espresse parole di ammirazione pel Governo.

Avendo ringraziato il Signor Barone dei suoi benevoli sentimenti gli dissi che io sapeva che anche il mio Governo metteva molto pregio alle amichevoli relazioni che esistevano tra lui ed il Governo di S. M. l'Imperatore e che ne desiderava assai la continuazione. Soggiunsi che l'Italia dappoichè era stata fortunatamente costituita in nazione, pei suoi stessi interessi, e per la sua situazione, era un elemento di pace, e di concordia in Europa, e che sarebbe stata

felice ogni qual volta Le fosse dato di poter fare questa parte nel consorzio delle

Nazioni.

Per dò ·Che riguarda la prossima conferenza il Signor Barone mi disse che fin'ora non aveva ricevuto istruzioni, mostrò però Egli pure il desiderio che il più possibile fossero risparmiate le discussioni formali nella Conferenza, preparandone le risoluzioni anticipatamente mediante le personali relazioni fra i plenipotenziarii, i quali avendo già, come Egli disse, fra loro delle amichevoli r'elazioni, troverebbero in ciò stesso molto appianata questa via. -Egli fece notare che molte discussioni potevano con un tale metodo essere eliminate dalla Conferenza per la cognizione anticipata delle reciproche istruzioni ed intenzioni. Per esempio, egli disse, voi conoscete il trattato separato tra noi e la Porta per la limitazione dei bastimenti di guerra nel Mar Nero. Ora se si proponesse che il numero di queste navi fosse solo portato da 6 a 10 a 12 o più, io dovrei necessariamente rispondere: non possumus, perchè un tal sistema non sarebbe conciliabile colla dignità dii nessun Governo. Ora sarebbe molto meglio che ciò fosse anticipatamente conosciuto.

Debbo fare notare a V. E., che anche il Signor Conte di Granville crede che la quistione non potrebbe essere portata su questo terreno sul quale si disputasse solo della quantità delle navi da guerra che le due Potenze potessero tenere nel detto mare.

Il Signor Barone mi fece notare che l'ItaLa non era tanto interessata come altri nel trattato di Parigi e che Essa non aveva sottoscritto l'altro trattato del 15 aprile fra la Francia l'Inghilterra e l'Austria. Risposi al Signor Barone che se l'Italia non poteva per una parte dimenticare il grande interesse della pace in Oriente ed in Europa a cui era Essa pure impegnata, e al quale tutte le Potenze avevano inteso a provvedere d'accordo col trattato del 1856, per l'altra poi la stessa risposta che V. E. aveva data alla Nota circolare del Principe di Gortchakow, era prova evidente del Suo desiderio di portare nella Conferenza, per la sua parte, lo spirito più amichevole e conciliante, e di esercitarvi quella buona e benevola influenza a cui era abilitata dalla sua stessa condizione.

Il Signor Barone soggiunse per ultimo che anche la Sublime Porta aveva mostrato di essere molto disposta alla conciliazione.

Conchiuderò questo rapporto esponendo la mia ·convinzione ·che chi sarà incaricato di rappresentare l'Italia nella prossima conferenza, potrà per avventura essere in grado di esercitare quella benefica e molto onorevole influenza che

V. E. indicava colle ultime parole della Sua Nota al Principe Gortchakow del 24 ottobre (l) prossimo passato di fatto i sentimenti di tutti i Ministri che interverranno al Congresso, e quelli dei Paesi che rappresentano qui sono benevoli al riguardo dell'Italia; oltre che i precedenti della medesima e la sua più libera posizione anche in questo stesso affare Le permettono delle comunicazioni più libere e confidenziali le quali giovano sempre assai ad antivenire e ad appianare le differenze e le difficoltà.

(l) Sic! Ma si legga • novembre>. Cfr. n. 604.

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L'AGENTE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 226. Bucarest, 12 dicembre 1870 (per. il 25).

Avendo motivi per credere che il Principe Carlo bramava di vedermi, chiet;i ed ottenni oggi un'altra udienza (1).

Ho l'onore di renderne conto a V. E.

Partecipandomi la 1sua detenninazione di congratularsi col Re dell'avveni

mento del puca d'Aosta al trono di Spagna, il Prindpe mi ha prevenuto 'che il suo Segretario particolare si sarebbe da me recato .per darmi contezza della lettera che l'Altezza Sua dirigerebbe fra 'giorni a Sua Maestà.

«Coglierò questa fausta occasione, .cosi ha egli continuato, per esporre al Re d'Italia le difficoltà interne da cui son drcondato, e 1lo IM"egherò che nella Conferenza di Londra ovvero in nn Congresso eventuale il Suo Governo voglia concertarsi con le potenze soscrittrici delle stipulazioni del 1856 onde far sentire alla Rumani:a la voce dell'Europa.

Mi dirigo parimenti ai Sovrani rappresentati nei negoziati del trattato di Parigi, e per rendermi propizia l'Inghilterra comunicherò al Gran Vizir le mie pratiche.

Gli imbarazzi creattmi dalla sistemaUca opposizione cui son fatto personalmente segno perfino in Parlamento sono troppo noti; il Paese accoglie con indifferenza il bene che da me emana; le ferrovie di cui ho dotata la Rumania mi fruttano luride aocuse i:n nome della Patria spogliata dallo Straniero; a~la Camera s'insulta sotto l'aspetto di patriottismo alla mia effigie che per soddisfare le SIUscettibi:lità nazionali feci mettere sulle monete; la più completa anarchia l,~gna nella magistratura, nei tribunali, nelle amministrazioni; io non posso oltre regnare con gli ordinamenti politici attuali insufficienti a mettere un argine alla sempre crescente disorganizzazione.

Il momento è venuto per me, che pur debbo alcun che al nome che porto, di far da un lato comprendere al Paese che quando io ·Io abbandonassi la sua esistenza sarebbe messa in for1se, e di esporre dall'altro ai gorverni garanti lo stato delle -cose ·onde avvi:sino se lo credono, mentre .seguiterò ad adoperarmi di mantener l'ordine come posso.

Delle istesse .cose ragionerò .con gli altri Agenti Esteri c•erto che tutti ne intratterranno riservatamente i: loro governi, la di ·Cui discrezione mi è garante perchè dalle comunicazioni diplomatiche che soglionsi fare alle Camere di ciascun paese nulla trasparisca di queste mie aperture».

La riserva la più completa rr.;. era additata dalla natura stessa della comun\cazione. Mi limitai quindi ad assh.'~rare Sua Altezza che, in attenzione della

visita del suo Segretario, avrei riferito quanto precede a V. E. che è già informata delle difficoltà cui l'Altezza Sua faceva allusione.

Ho rsoggiunto aver egli rargione di fare assegnamento sulla prudenza del mio Governo, che aveva d'altronde sospeso già da ·qualche anno le pubblicazioni del Libro Verde.

Onde formarmi poi un concetto chiaro dei propositi del Principe, gli chiesi per ben due volte in qual modo opinava egli che l'azione delle Potenze potess~e venir esercitata.

La risposta non fu abbastanza eS!Plicita; ma l'irrnpressione che ne riporto mi :fa pensare che, tenendosi egli nell'ombra, il Principe desidererebbe veder le potenze imporre rCOn passi energici ed identici al SUO .governo di finirla rCOn la presente anarchia dntracciando ordinamenti politici più conformi ai bisogni del paese. Nella opinione del Principe Carlo l'unità di linguaggio e di azione degli Agenti Esteri in questo senso darebbe il frutto da lui desiderato.

Non conosco in Rumania nessuno che abbia :la levatura e possa disporre degli elementi necessari per attuare questo programma, nell'ipotesi azzardata che le potenze volessero imporlo. Il Principe J.o riconosceva egli stesso, e diceva potrebbesi ricorrere a qualche uomo politico straniero di buona volontà, senza impiegare i colpi di ,stato da cui egli si dichiara alieno. Gli ho allora ricordato l'agitazione prodotta quando il Colonnello prussiano ~remsky doveva entrare nell'armata, ed in generale l'antipatia che quì si ha per lo straniero.

Parmi superfluo rilevare ,con V. E. 'le difficoltà che tsi presentano jper attuare i propositi del Princ1pe. Essi .sarebbero forse di una non difficile esecuzione per un gabinetto rumeno che potesse fare assegnamento almeno sull'armata; ma in presenza del difetto assoluto di uomini e della dubbia fede militare, come potrebbesi attingere lo scopo?

E d'altra parte se l'intervento puramente diplomatico non avesse efficacia in Rumania, dove 1si suole trar profitto degl:L 1qpposti interessi che esistono fra l'e potenze, quale fra esse non :si eleverebbe ~contro un intervento armato austriaco

o russo, od anche mi,sto?

Termino con una osservazione. Vero rè pur troppo che il Paese è in preda all'anarchia, che difetta di uomini e di .forza per risorgere, e che .si mostra stanco del Principe ~straniero. Ma non è men tvero che la posizione di quest'ultimo :llu anche minata dalla rpoliUca di certi Governi e dal linguaggio dei loro Agenti, i quali incoraggiavano i malcontenti sol perchè o avevano delle mire da attuare sul Basso Danubio, ovvero dei •candidati da porre rsul trono di Rumania, ove un Principe di origine prussiana dava loro ombra e fa,stidio. .

(l) Già il 18 novembre (r. 215) il Fava riferiva che il principe Carlo, il cui c linguaggio diveniva acerbo verso il paese ai cui destini egli fu preposto>, gli aveva apertamente detto di non poter regnare oltre con la costituzione attuale; • averla giurata nella ignoranza in cui era della poca moralità di queste popolazioni... aver oggi acquistata la convinzione che i suoi sudditi non sono maturi al libero reggimento che si sono dati •. Se le grandi potenze non avessero creduto di dover intervenire nell'ordinamento interno dei Principati « a me resta sempre la scelta di rinunziare a! mio Trono».

694

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 186. Tunisi, 12 dicembre 1870 (per. il 17).

Con mio sommo rincrescimento deggio oggi ritornare sull'argomento del

sistema di procedura che si vorrebbe adottare dal Bardo nelle questioni per beni immobili tra italiani ed indigeni, e ne prendo occasione dal Rapporto e dalle

annessevi 2 istanze .che ho ricevuto dal Regio Vice-Console in Susa, e che pre

giomi di qui compiegare nel suo originale a V. E. con preghiera di restituzione.

Da questo nuovo fatto risultando più manifesta l'intenzione delle Autorità

tunisine di escludere negli occorrenti giudizi la presenza del Console, o d'un

suo delegato, contrariamente a quanto venne stabilito dall'art. 22 del Trattato

tra l'Italia ed il Regno di Tunisi, ho ·creduto mio dovere di avanzare a Sua

Altezza il Bey la nota protestativa che del pari ho l'onore di rassegnarle in copia.

Mentre starò aspettando di conoscerne il risultato, sono d'altra parte dolente

di avere a ·confermare l'atteggiamento poco amichevole e per nulla deferente

assunto dal Bardo verso del Consolato, ed ho luogo a dedurlo principalmente

dalla niuna premura che si mette a rispondere ad alc~ne mie note che hanno

tratto a considerevoli interessi di sudditi italiani, i quali non senza ragione fanno

le a1lte grida per il ritardo frapposto a render loro la dovuta giustizia.

E per tutto ciò riferendomi a quanto ebbi l'onore di rass·egnare a V. E. ne' 2

miei precedenti rapporti, pregola, ecc.

ALLEGATO I

ALBERICI A PINNA

R. 24. Susa, 7 dicembre 1870. Il Regio suddito Bartolomeo Mainetto con istanza 8 Novembre, qui unita in copia, mi espose che il Sciek di Sidi Aamer, Nassar Ben Aamer Ben Alì, pretendendosi proprietario di una parte di terreno di Enscir di proprietà del reclamante lo aveva di già arato e seminato. In base della domanda del Mainetto inviai il Regio Interprete onde intendere in che consisteva la questione, e procedere poscia nella soluzione della medesima a termine di diritto. Il Vice Caito rispose che il detto Sciek si dichiarava proprietario del terreno in letigio in forza di validi documenti; che se il Signor Mainetto voleva vedere definita la controversia, doveva nominare un procuratore, il quale, munito dei documenti di proprietà si presentasse unitamente alla parte avversa davanti il Kadi per esservi giudicato senza intervento Vice Consolare di sorta. Feci osservare al Vice Caito che tale forma di procedura da lui tracciata, essendo in perfetta contradizione coll'atto internazionale di S. M. il Re d'Italia con Sua Altezza il Bey, ultimamente sancito e più precisamente in opposizione al disposto dell'articolo 22 della convenzione precitata, non poteva accettarsi nè da me, quale custode dell'osservanza della medesima, nè dal Signor Mainetto, il quale poteva vedersi, anche ottenuta ragione, distrutto il suo diritto col ricorso della parte avversa in appello per •mancanza delle debite formalità. A dimostrare sempre intenzioni conciliative proposi invece che io mi sarei recato presso il Vice Caito nel solito luogo di giustizia e colà, egli, assistito dal Kadi, sia come giudice, sia come consigliere, avrebbe con me pronunziato sul diritto del Signor Mainetto a termine e della convenzione e degli usi locali. Gli feci inoltre osservare che io non avrei potuto ammettere il precedente che il Kadi giudicasse esclusivamente senza l'intervento Vice Consolare un Regio suddito: che in Tunisi pure l'Autorità Consolare non ha rapporti diretti, come organo nella giustizia, che colla Autorità politica, rappresentata in questa Città dallo stesso Vice Caito: che l'intervento del Kadi unito a quello del Consolato e del Vice Caito in questioni di sua competenza era pure uso in tutto il levante. Ei rispose non potere arrendersi a tali mie proposte, giacchè in fatto di questioni d'immobili i sudditi Italiani erano in tutto e per tutto equiparati ai sudditi Tunisini; e che come era opbligo di questi di subire il giudicato del Kadi diretto ed esclusivo tale era pure il dovere di quelli: fece però riserve di domandare istruzioni

in Tunisi, istruzioni che attese da circa venti giorni dichiarò per anco non essergli pervenute.

A seguito di tali categoriche ed esplicite risposte e delle mancate istruzioni non essendovi più alcun mezzo di conciliazione, ridomandato il Vice Caito se persisteva nelle precedenti risposte, ed avendomi fatto conoscere di non potere punto allontanarsi dalle medesime, gli comunicai l'atto di protesto dell'interessato Signor Mainetto, gli dichiarai che non potevo a meno di denunciare alla Signoria Vostra Ill.ma un attacco così patente alla giurisdizione Consolare e precisamente all'articolo 22 della Convenzione, accettata da Sua Altezza il Bey.

A mettere vieppiù in chiaro che nessuna speranza havvi di definizione amichevole con questo Halifa, posso accertarla che colla sua attitudine non fa che esprimere le intenzioni e l'interpretazione che nella vertenza dell'affare Nesceba diedemi Si Mohamed Casnadar. In questa circostanza ebbe a dirmi che a rigore non avrebbe potuto conoscere l'intervento del Consolato in questioni concernenti gli stabili di sola competenza del Kadi: che per sola deferenza a me particolarmente ne accettava l'intervento. Siccome in quella controversia non era il caso che di esibire documenti non credetti promovere questione di principio.

Per essere breve quanto l'argomento lo permette debbo concludere che nella loro condotta queste Autorità in tutte le circostanze si dimostrano o con intrighi

o con cavilli ostili alla convenzione ed in particolar modo alla guarentigia a cui hanno diritto i Nazionali quali possessori di stabili: non si vuole in nessun modo intendere d'intervento Vice Consolare, si vuole soltanto che l'autorità religiosa, fanatica, intrigante e venale giudichi esclusivamente.

Fra i Nazionali il Signor Mainetto primeggia negli acquisti degli stabili, gli altri stanno con ansia attendendo il risultato della presente vertenza, onde decidersi ad accollarsi gran quantità d'immobili che di già posseggono a titolo di vincolo ipotecario: se saranno disillusi nella ferma speranza di ottenere l'appoggio Consolare in ogni contestazione, saranno costretti, con grave loro danno, di rinunziare a quell'unica guarentigia degli attuali loro crediti.

Annesso I

MAINETTO AD ALBERICI

Susa, 8 novembre 1870.

Io sottoscritto ho l'onore di esporre a codesto Vice Consolato di essere da lungo tempo proprietario d'un Enscir denominato Hemden situato in questa Provincia e precisamente tre miglia circa al Sud del Villaggio detto El Cheneis come risulta da documenti di cui sono possessore come da nota annessa.

Due o tre giorni or sono un Mocazni mandato dall'Autorità locale direttamente m'invitò a presentare all'Autorità competente i documenti di cui io era possessore riguardanti il predetto Enscir allo scopo venisse giudicata una quistione promossa dal Scikh di Sidi-Amer, Nassar Ben Aamer Ben Alì, il quale protestando diritto di proprietà sul detto terreno vi aveva di già arato e seminato.

Al Mocazni risposi che sicuro del mio diritto, era bensì disposto ad esibire i documenti richiesti, ma soltanto per mezzo dell'Autorità Consolare da cui dipendo.

Recatomi di già sul luogo del mio Enscir aveva verificato io stesso che gran parte del terreno stesso era stato arato e seminato, e che per conseguenza mi era impossibile la seminagione delle mie Mescie di già stabilite. Fatte osservazioni all'incaricato del predetto Scikh risposemi che il terreno suddetto non mi apparteneva punto.

Dai fatti esposti la Signoria Vostra Ill.ma vede che di fatto mi venne usurpato il mio terreno. La prego quindi in base dei documenti ch'io son pronto a presentare per mezzo del Vice Consolato all'Autorità locale di volere denunziare alla medesima l'usurpazione commessa dal nominato Scikh e provvedere acciò che a termini di ragione io sia rimesso nella libera disposizione del terreno stesso, riservandomi in caso diverso di protestare contro chiunque, pei danni che mi sono e potranno derivare.

Annesso II

MAINETTO AD ALBERICI

Susa, 3 dicembre 1870. In seguito alla comunicazione fattami dalla Signoria Vostra Ill.ma della risposta data dall'Autorità locale, che io debba nominare un procuratore nella vertenza promossami dal Scikh di Sidi Aamer, acciò il medesimo si recasse coi miei documenti dal Kadi, Autorità religiosa, per esservi giudicato, e conoscendo essere ciò in contradizione colla convenzione fra il Governo di Sua Maestà e quello del Bey giacchè in tal caso io mancherei dell'appoggio e della difesa più naturale della persona incaricata del Vice Consolato e perchè anche a termine della stessa convenzione qualsiasi giudicato anche a mio favore potrebbe essere attaccato della nullità mancando la regolare citazione e l'intervento Vice Consolare, io di bel nuovo mi dichiaro disposto e pronto a presentare i miei titoli all'Autorità locale per esservi giudicato coll'intervento del Consolato a tenore che di diritto, in difetto di che protesto solennemente rendendo e il Scikh di Sidi Aamer e l'Autorità locale risponsabile di tutti i danni che mi derivano, e che mi verranno derivati.

ALLEGATO Il

PINNA A MOHAMMED-ES-SADOCK, BEY DI TUNISI

Tunisi, 11 dicembre 1870. In una questione insorta a Susa in punto di proprietà immobiliare tra il negoziante italiano Signor Bartolomeo Mainetto ivi residente e lo Sceich di Sidi Aamer, Naser ben Aamer ben Aly, il Vice-Caid dichiarò a quel Regio Vice Console che l'interessato Signor Mainetto avesse a comparire d'innanzi al Cadi in persona, oppure di farsi rappresentare da un procuratore, dappoichè in vertenze di questa natura, i sudditi italiani essendo in tutto e per tutto equiparati al tunisirii, non poteva ammettere intervento di sorta dell'Autorità Consolare. In altro consimile affare, se la risposta fattami per organo dell'Interprete del Regio Consolato da S. E. il Primo Ministro, Ministro degli Affari Esteri, non fu identicamente la stessa, conferma nondimanco la prestabilita intenzione di voler escludere dal giudizio la presenza del Console o d'un suo delegato. Questo metodo di procedere per altro essendo in manifesta opposizione colle stipulazioni contenute nell'Articolo 22 del Trattato tra l'Italia e il Regno di Tunisi del 21 Giumeda el-Euel 1285 (8 settembre 1868) mi trovo nell'indeclinabile dovere di denunziare a Vostra Serenissima Altezza che non sarò mai per accettarne l'applicazione contro cui protesto anzi sin d'ora nei modi e nelle forme le più solenni. Siccome poi dal citato fatto speciale del Signor Mainetto si possono verificare dei danni deggio fare eziandio a riguardo dei medesimi le più ampie riserve, e mentre ne rendo solidariamente responsabili tanto lo Sceich di Sidi Aamer, che l'Autorità politica di Susa, profitto della circostanza etc.

695

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A MADRID, BLANC

T. RISERVATO 6. Firenze, 13 dicembre 1870, ore 15.

Le Roi a envoyé le Collier de l'Annonciade au Régent et au Maréchal Prim par M. Aghemo. M. Aghemo exécute un ordre particulier, et son voyage n'a aucun caractère public.

Sa Majesté m'a dit qu'elle désire s'abstenir complètement d'intervenir dans les affaires intérieures de I'Espagne. Son vif désir est que toutes !es nuances du parti monarchique et constitutionnel se fassent des concessions réciproques et que son fils soit pou.r elles un symbole de ralliement et de concorde. Dans ce but il serait peut-etre convenable qu'on attende l'arrivée du Roi Amédée pour faire Ies nominations des charges de Cour.

696

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AI MINISTRI A BERLINO, DE LAUNAY, E A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA

T. 1509. Firenze, 13 dicembre 1870, ore 16.

Il me revient de différents còtés qu'on a répandu des bruits très inexacts sur l'attitude que llOUIS désirOiliS :prendre dans aa question de la Me.r NoiJre. Ma réponse au Prince Gortchakoff me parait cependant désigner Cllairement nos intentions. Notre adhésion à la réunion d'une Conférence implique de notre part camme de celle des autres puissances, et notamment de l'Angleterre, que nous ne voulons ni repousser d'avance, ni a·ccepter purement et simplement les prétentions de la Russie. Les travaux de la Conférence auront donc pour but de chercher si l'on peut remplacer par d'autres garanties celle de la neutralisation de la Mer Noire dont la Russie veut se débarasser. Cette question est à l'étude: nous pensons que c'est la Porte, directement intéressée, qui doit fournir aux autres Puissances les donnée.s rpratiques du problème. Dans l'état

actuel je ne saurais vous recommander qu'une grande réserve dans votre langage.

697

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3336/27. Londra, 13 dicembre 1870, ore 1,20 (per. ore 11).

GrailiVil<le est rentré ap11ès trois joUI'Is d'absence. :n a: trouvé etre d'accord en principe avec vous sur les bases qu vous m'avez télégraphié (1). Il n'a pas encore fixé ses idées sur les moyens d'application. Il parait pencher au système d'établir dans l'invitation meme que toutes les puissances avaient accepté le congrès sans qu'aucune question ne fùt préjugée, de faire une première réunion pour con,.. naitre les demandes de la Russie, de renvoyer la suite pour que la Russie et la Turquie s'entendent à l'égard de leur 'l'raité séparé sur le nombre des navires pour décider après ce qu'il y aurait à faire à l'égard de l'artide du Traité relatif à la neutralité de la Mer Noire, si la Russie en demande aussi la .cessation et dans ce temps les Puissances prépareraient une entente entre elles. Les Iettres de convocation ne seront pas lancées avant le 15 car l'Ambassadeur de Russie attend un courrier et meme plus tard car il n'y a pas de réponse de la France. Granville croit qu'on pourra achever la conférence en trois séances. Granville

m'a dit que !es Plénipotentiaires à la conférence sont tous fìxés, moins l'Italie et la France. Ambassadeur de Russie a dit à Granville que I'Italie dans un temps

avait proposé à ·la Russie la révision du Traité de Paris. La déclaration de la Prusse à l'égard du Luxembourg n'a pas beaucoup impressionné Granville, car elle ne se réserve que l'action militaire libre dans la guerre, et il serait difficile prétendre de mettre le:s deux belli:gérants dans une position différente. S'ii est vrai que la neutralité ait été violée cela me parait juste. Je crois que l'affaire du Luxembourg aura une queue. La Prusse a repoussé la demande de la France se rapportant à armistice. Lord Russell écrit que toute insistance serait inutile.

(l) Cfr. n. 676.

698

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3338. Vienna, 13 dicembre 1870, ore 19,20 (per. ore 23,45).

Beust a fait demander aujourd'hui par Bloomfield à Granville quelle sera l'attitude du Gouvernement anglais dans la projétée annexion du Luxembourg par la Prusse. Ici on croit que le Roi de Prusse et le Roi des Pays Bas étant d'accord l'annexion aura lieu sans difficulté malgré les aspirations françaises de la majorité de la population du Grand Duché. Le Ministre de la Confédération de l'Allemagne du Nord s'est acquitté hier de la méme commi!Ssion dont le comte Brassier a été chargé auprès de V. E. mais sans se prononcer sur les instructions qu'on donnera au Plénipotentiaire de Prusse sur l'admission d'un représentant français à la •Conférence (1).

699

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 29. Vienna, 13 dicembre 1870 (per. il 17).

Nell'accusare a(Ll'E. V. ricevuta del dispa.cdo di questa serie n. 13 (6 dicembre) (2) e porgendole i miei ringraziamenti per le informazioni che si compiacque comunicarmi ho l'onore di prevenirla che questo Inviato della Confederazione della Germania del Nord dis'impegnava ieri presso il Barone di Aldenburg lo stesso incarico •commesso al Barone (3) Brassier de St. Simon drca l'adesione di tutte le Potenze co-segnatarie del trattato di Parigi del 1856, salvo la Francia, alla prossima Conferenza e la cura affidata al Gabinetto inglese di spedire gli inviti relativi.

Nnel colloquio avuto questa mane col Barone d'Aldenburg su questo argomento, fui assicurato che il Generale Schweinitz si era limitato a comunicare a questo Governo quanto sopra, senza tener parola delle istruzioni del Plenipotenziario della Confederazione, ove mai nella Conferenza si accennasse alla pace tra Francia e gli Stati tedeschi, e dell'ammissione alla stessa Conferenza d'un rappresentante del Governo attuale francese.

Quest'ultimo, per quanto si sa fin'oggi, non ha ancora aderito alla riunione in discorso, ma sperasi che lo farà dietro le insinuazioni dei Gabinetto di Vienna, al quale rincrescerebbe l'assenza della Francia in un consesso europeo.

V. E. non ignora come il Governo di Tours vagheggiasse fin dalla prima proposta Prussiana di una conferenz!l., l'idea di approfittare di quella congiuntura per persuadere le grandi Potenze a trattare le due questioni della pace e del Mar Nero nella stessa occasione. Per conseguire un tal fine, dovea esso necessariamente adoperare un mezzo indiretto; temporeggiare prima di dare una risposta all'Inghilterra per la Conferenza. Nel mentre pertanto commetteva ai suoi rappresentanti a Vienna ed a Londra d'insistere presso il Conte di Beust e Lord Granville onde pigliassero l'iniziativa per un'armistizio. Il Conte di Mosbourg recavasi a tal uopo nella scorsa settimana a Pesth, ove ritrovasi attualmente il Cancelliere e, come mezzo di persuasione efficace, rappresentavagli la ne·cessità per la Francia, al momento d'inviare un plenipotenziario alla Conferenza, di costituire un Governo più legale che non il presente; ciò non potersi però conseguire senza la riunione della Costituente, ad adunar la quale era mestieri si sospendessero le ostilità.

Col mio telegramma del 12 corrente mi recai a premura d'informare l'E. V. dell'esito del tentativo francese, e mentre il Cancelliere dell'Impero si dcusava d'assumere il compito che il Governo di TOIUrs voleva affidargli, il Conte Appony telegrafava aver il Gabinetto inglese fatta la stessa accoglienza alla domanda francese.

Il Conte di Beust raccomandava per altro caldamente al Ministro di Francia d'insistere a Tours perchè si aderisse senza maggior ritardo atlila Conferenza, tanto esigendo la dignità del di lui Governo, e non celavagli la probabilità che le Potenze procederebbero alla riunione già convenuta senza il concorso della Francia. Ho ragione per credere che il Conte di Mosbourg abbia scritto a Tours in questo senso.

(l) -Cfr. n. 670. (2) -Cfr. n. 670. (3) -Sic! anzichè • conte •·
700

IL PRESIDENTE DELLA SOCIETA ANONIMA COMMERCIALE, INDUSTRIALE ED AGRICOLA PER LA TUNISIA, NISCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. s. N. Firenze, 13 dicembre 1870 (per. il 16).

Le rendo grazie singolarissime per la ·cortese comunicazione datami (1). Io non dubito della benevolenza del Governo italiano, e dell'E. V. personalmente verso la Società ·che ho l'onore di rappresentare. Però se davvero si vuole che gli interessi italiani mettano radici in quelle contrade che .completano il bacino medi

terraneo italiano, è necessario che l'autorità dello Stato italiano sia rispettato e si faccia rispettare.

Senza dubbio il Signor Console avrà informato V. E. che in Tunisi nè la proprietà, nè le persone, nè i contratti appartenenti ad italiani son tenuti secondo i riguardi dovuti alla giustizia, e ai diritti internazionali. Io non entro a fare la ·enumerazione di coteste offese al diritto delle genti, di fatti che mostrino come la barbarie si ridesta, dico soltanto che i nostri coltivatori, ed i nostri pastori sono stati arbitrariamente imprigionati con grave danno della coltivazione e del nostro gregge.

Se non fosse stato per tutti stcuro di avere la protezione della nostra bandiera, la Società non si sarebbe costituita allo scopo di vincolare all'Italia per ora economicamente quella Reggenza prossima a crollare nel brago de' suoi vizj della sua barbarie de' suoi debiti.

In nome di una Società Italiana, dell'onore del paese, e dell'avvenire del nostro Commercio imploro dall'E. V. misure energiche. L'unico solo argomento per le potenze barbaresche è la forza, ed il momento sarebbe opportuno per usarla.

Confido che l'E. V. prenderà misure conformi agli interessi della Nazione, e dell'onore italiano, e ci faccia rimborsare i danni sofferti.

(l) Manca.

701

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 2, fasc. 2-1 QR)

L. P. [Firenze], martedì sera [13 dicembre 1870] (1).

Ti mando l'ultima parte del libro verde.

Vi sono due cose da osservare. La condotta della Prussia non vi è fedelm.te rappresentata, perchè manca affatto tutta quella parte dei discorsi agro-dolci del Thile che De Launay riferì nelle sue lettere particolari. Sarebbe bene

o stampare alcuna di queste lettere, o far risultare con una risposta da noi diretta a De Launay che quelle osservazioni ci furono fatte.

L'altra cosa è più grave. Nella memoria sul Quirinale, di cui fu consegnata ufficialm.te copia a tutti i Governi, si dice che veri palazzi destinati all'esercizio della autorità spirituale sono il Vaticano, e quello di S. Giovanni Laterano. Ora Tornielli osserva che di questo non si fa più menzione nel Progetto di legge già presentato e sottomesso alle deliberazioni della Camera dei Deputati. Non ho ora sotto gli occhi il testo del progetto, ma se ciò è vero, saremmo in contraddizione flagrante con noi stessi. Occorrerebbe perciò riparare in qualche modo, inserendo nella legge anche la menzione del Palazzo di S. Giovanni Laterano.

Ti mando tutto questa stessa sera, perchè tu oc·cupandotene domattina possa decider subito. Così si guadagnano circa 24 ore. Auguro che nei sogni non ti appaiano nè Bismark, nè il Papa.

(l) Si inserisce tra i documenti del 13 dicembre, che era un martedi, tenendo conto del fatto che il Libro Verde 17 -di cui si parla -termina col rapp. Tugini da Carlsruhe del 2 dicembre, ma ricevuto a Roma il 6 -cfr. n. 658 -e fu presentato al Parlamento il 19 dicembre. Sul retro, annotazione a matita di mano del Visconti Venosta: • Doc. 70 pol. •· Il « far risultare » potrebbe essere stato ottenuto con il n. 501.

702

IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE, CORRENTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, mazzo 5, fasc. 4 3/g)

L. P. [Firenze, 13 dicembre 1870] (1).

Ti scrissi già d'aver incaricato Cristoforo Negri per uno studio statistico swlle Missioni Cattoliche principalmente per quelle dipendenti dalla Congregazione De Propaganda fide, e chiesi per questo anche il tuo concorso. Ora ti mando, con preghiera di retrocessione, le lettere che su questo argomento mi ha scritto il Negri. Nell'ultima prega d'esser inviato a Madrid. Vedi tu, e tu solo. E vedi sopratutto come sia cresciuta l'irritazione dell'alto Clero. Bisogna prevedere cose gravi a questi segni.

ALLEGATO I

NEGRI A CORRENTI

L. P. 5 dicembre 1870. Credo bene di informarti privatamente che per raccogliere i dati statistici di base al rapporto sulle Missioni, ho tosto scritto a due diversi amici a Roma, e ad altri a Verona, a Milano, a Torino ed a Genova. Una risposta venne di già, ma è talmente arrabbiata (eppure lo scrivente mi vuol bene!), che nel luogo da dove giunge, nulla posso sperare. Se tutti mandano risposte simili addio statistica!

Gli Ecclesiastici sono irritati, e tutti, fuori d'un solo, sono ecclesiastici quelli cui posso rivolgermi per dati precisi.

ALLEGATO II

NEGRI A CORRENTI

L. P. 7 dicembre 1870. Il Ministerio di Giustizia procede in modo talmente severo contro i poveri Frati missionarj, che domandano di godere la loro piccola pensione nelle Missioni

all'estero, che io sono perfino sorpreso di tanta durezza. Anche jeri ne ebbi la prova in decreti riflettenti tre Missionarj in Egitto: forse sono decreti giusti, ma

extremum jus, extrema injuria.

Se facciamo così, chi crederà che il Governo sia benevolo alle Missioni? Come trattare coi loro Capi, ed averne i dati di fatto?

Mi pare che vi siano due correnti. Una vuole abbattere tutto, e l'altra vuole conservare il buono.

ALLEGATO III

NEGRI A CORRENTI

L. P. 9 dicembre 1870. L'uno dei tre diversi miei amiCI In Roma, ai quali mi era rivolto per la statistica delle Missioni, mi risponde coofermando lo stato infelicissimo in cui sono;

ma dicendo parole molto cortesi a me, mi toglie ogni speranza di poter avere sotto alcuna forma in questo momento di diffidenza e di esasperazione i ragguagli

statistici che desidero. Mi dice però che é di pubblicazione imminente l'Annuario del 1871, in cui potrò trovare molte notizie esatte. Fatti spedire questo Annuario appena comparirà, oci almeno procurami quello del 1870. Io non ho che quello del 1867.

.ALLEGATO IV

NEGRI A CORRENTI

L. P. 11 dicembre 1870. Nell'affare delle Missioni ricevo la terza risposta negativa, benchè condita di espressioni benevoli [sic]. In essa si aggiunge che da nessun lato avrò notizie. Ora un'idea da buttar via se non ti piace, o la trovi inapplicabile. Il Governo manderà, credo, una Deputazione a Madrid. Non potrei essere del numero? Al Presidente che fosse stanco, potrei servire come macchina a discorsi brevi ed epigrammatici. Potrei poi fermarmi otto giorni di più, visitare le Accademie e le persone di scienza e porle in relazione con noi. Inoltre toccherei il terreno circa le Missioni, nel quale argomento la Spagna non può avere idee diverse da

noi, e vedrei gli stabilimenti di missioni che ha. Giudica tu. In mare non patisco, e sarei pronto a partire.

(l) Si inserisce sotto il 13 dicembre, tenendo conto della data dell'ultima lettera allegata del Negri al Correnti, che è dell'li dicembre.

703

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1512. Firenze, 14 dicembre 1870, ore 16,15.

Je désire savoir si la Sublime Porte a déjà désigné un ou plusieurs Plénipotentiaires pour la Conférence, et sur qui elle arretera son choix. Notre adhésion à la réunion d'une Conférence implique de notre part camme de .ce!lle des autres Puissances et notamment de l'Angleterre qu'on ne veut ni accepter d'avance ni repousser purement et simplement les prétentions de la Russie. La Conférence devra chercher s'il est possible de remplacer par d'autres garanties celles de la neutralisation de la Mer Noire. Nous pensons que la Porte est mieux que tout autre à meme de fournir dès à présent les données exactes et les éléments pratiques du problème. Photiades Bey m'assure que son Gouvernement s'occupe en ce moment de cette étude. Veuillez me dire si le Grand Vizir est à meme de nous fourn'ir sans retard là dessus d!es renseignements positifs. Je pense qu'en attendant il est utile de garder dans votre langage une grande réserve et de réserver entièrement notre opinion.

704

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 7. Madrid, 14 dicembre 1870, ore 3,45 (per. ore 14,25).

Hier soir a eu lieu réunion générale des Grands d'Espagne. Il a été délibéré par 43 voix contre 6 que la représentation constituée de la Grandesse cesserait dans les graves d.rconstances actuehl.es. Le Chef de la majorité Marquis de Bedmare m'a cller:ché aujourd'hui pour me dire que ieur abstention n'a porur

but que de réserver situation jusqu'à ce que premiers actes du Roi montrent s'il veut donner des gages aux conservateurs. Il m'a tenu au sujet du ralliement éventuel de la Grandesse un langage conforme à celui de la Régente que j'ai U~légraphié le 10 (1).

705

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3339. Bordeaux, 14 dicembre 1870, ore 16,55 (per. ore 20,20).

M. de Chaudordy m'a dit qu'il croit savoir que Odo Russell n'a fait aucune démarche pour obtenir armistice. Parlant du Luxembourg il a montré une certaine satisfaction de cette nouvelle complication et témoigné l'espoir que les prétentions de la Prusse finiront par émouvoir l'Europe.

706

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3340/28. Londra, 14 dicembre 1870, ore 16,50 (per. ore 10 del 15).

Granville est venu me voir pour me dire que l'Autriche soupçonnait que l'Italie avait une entente particulière avec la Russie qui l'empeche de marcher d'accord à la Conférence avec les puissances signataires du Traité de Paris. Il m'a déclaré qu'il avait pleine confiance dans notre loyauté et qu'en mettant au courant de cela il croyait nous donner une preuve de la .cordialité de ses rapports avec nous. J'ai rappelé à Granville votre dépèche très nette du 24 Novembre au Prince Gortchakow (2), vos dernières instructions télégraphiques (3) sur la méthode et le but de la conférence que je lui avais communiquées avant-hier. Je lui ai communiqué .confidentiellement votre dépeche du hu'it courant n. 61 (4) reçue précisément dans ce moment, laquelle confirme votre télégramme susd'it. Je lui ai dit que toutes les communications que j'ai reçues de mon Gouvernement étaient pleinement conformes à ces dépeches, et je ne lui ai pas caché la pénible impression que j'éprouvais de cette communication confidentielle laquelle je vous aurais télégraphié immédiatement. Il m'a de nouveau assuré qu'il ne participe nullement à ce soupçon et m'a remercié. Il m'a demandé si j'ai reçu quelque communication à l'égard de la déclaration de la Prusse sur la neutralité du Luxembourg. J'ai répondu négativement. Retenez bien que ce que je vous ai télégraphié à ce propos dans mon télégramme n. 27 (5) n'est que J.a pFe-mière impression de Granville car le Cabinet n'a pas délibéré et H vient de me répéter cela.

(l) -Cfr. n. 683. (2) -Cfr. n. 604. (3) -Cfr. n. 676. (4) -Cfr. n. 677. (5) -Cfr. n. 697.
707

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3342. Pietroburgo, 14 dicembre 1870, ore 15,20 (per. ore 15,15 del 15).

Le Prince Gortchakoff ne répliquera pas à la note de V. E. préférant s'en tenir aux déclarations circonspectes faites verbalement. Pour ma part je n'ai qu'à garder le silence le plus absolu sur l'attitude qu'aurait notre Gouvernement à la Conférence.

708

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 170. Londra, 14 dicembre 1870 (per. il 18).

A conferma del telegramma che Le ho spedito in questo istante (l) ho l'onore di signifìcarle quanto segue. Il Signor Conte Granville venne pochi momenti fa alla mia casa dicendomi, che desiderava di intrattenermi di cosa che provava qualche difficoltà a comunicarmi perchè essa non esprimeva un suo pensiero. Egli mi disse pertanto che l'Austria sospettava che l'Italia avesse delle intelligenze parti·colari e delle relazioni colla Russia, le quali l'avrebbero impedita di ·camminare e di mettersi d'accordo alla conferenza colle altre Potenze segnatarie del Trattato di Parigi del 1856. Il Signor Conte mi disse tosto che Egli aveva confidenza piena nella nostra lealtà, e che facendomi questa comunicazione credeva di darci una prova della cordialità delle sue relazioni con noi (2). Ho fatto conoscere a Lord Granville la sorpresa che provava a questa partecipazione ringraziandolo però del modo cortese col quale egli me l'av~va fatta. Gli ho ricordato la nota (3) cortese nella forma, ma ad un tempo netta e recisa nel fondo da V. E. diretta in data .del 24 novembre prossimo, passato, al Principe Gortschakow in risposta alla sua nota circolare, nella quale V. E. non solo rifiutava il principio teorico messo in atto dalla nota russa, ma constatava pure le idee politiche dell'Italia in Oriente siccome pienamente conformi allo spirito ed allo scopo del Trattato del 1856 e richiedenti, come base, la intelligenza e l'accordo delle Potenze segnatarie di quel Trattato. Ricordai a Sua Signoria la comunicazione fattale solo jerlaltro del contenuto nel di Lei telegramma (4) col quale Ella rispondeva alle domande fattele nel mio telegramma n. 23 del 6 :corrente (5), da me confermato col mio rapporto del successivo giorno 8 n. 164 politico. Ed avendo appunto ricevuto pochi momenti prima per la posta il di Lei

dispaccio delli 8 corrente n. 61 politico (6) col quale Ella mi ·confermava il predetto di Lei telegramma mi parve opportuno· di darne notizia a Sua Signoria

43-Documenti diplomatici • Serie Il -Vol. I.

notando come esso constatasse di nuovo e sulle stessi basi le idee del Governo italiano sì a riguardo del metodo, che rispetto allo scopo della conferenza.

Soggiunsi che tutte le comunicazioni da me ricevute su questo soggetto erano pienamente conformi a queste viste e che avendo io qui avuto occasione di trattenermi in discorso famigliare e privato col Signor Barone Brunnow io aveva parlato in modo pienamente conforme alle predette di Lei comunicazioni. Dissi infine al Signor Conte che non gli nascondeva la penosa impressione che provava in seguito alla comunicazione fattami, la quale comunicazione avrei tostamente portato. a notizia dell'E. V.

Il Signor Conte mi ha di nuovo assicurato che egli non partecipava menomamente a codesti sospetti, e mi ha ringraziato.

(l) -Cfr. n. 706. (2) -Su queste voci di divergenze fra l'Italia e l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria nei riguardi della questione sollevata dalla nota russa, cfr. anche Correspondence reSPecting the Treaty of March 30, 1856, cit., n. 44, p. 29 (Bloomfield, Vienna, a Granville, 23 novembre). (3) -Cfr. n. 604. (4) -Cfr. n. 676. (5) -Cfr. n. 672. (6) -Cfr. n. 677.
709

IL MINISTRO A PIETROBURGO, CARACCIOLO DI BELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 100 (1). Pietroburgo, 14 dicembre 1870 (per. il 24).

In confm·ma del mio telegramma del 22 novembre-4 dicembre (2) ho l'onore di significare all'E. V. che diedi ·lettura al Principe Gortchakoff della nota (3) indirizzatami dal Regio Ministero in risposta alla Circolare russa del 19 ottobre.

I concetti più importanti che mi parvero risultare dal complesso di quegli arg[omenti] che il Cancelliere oppose al contenuto del documento anzidetto, furono in primo luogo l'intendimento manifestato di non voler sollevare veruna altra con[troversia] appartenente al dritto pubblico orientale, tranne quella della convenzione annessa al trattato di Parigi ed oltre a ciò l'opinione che la più valevole guarentigia per l'indipendenza e l'integrità dell'Impero di Turchia dimorasse nel buon accordo fra quello e la Russia, anzichè nella guarentigia collettiva delle Potenze che il processo avea mostrato esser soggetta a temperamenti ed a concessioni che rendevano ogni giorno più instabile l'ordinamento internazionale del 1856.

Mi limitai a rispondere che bramavamo ancor noi, la buona intelligenza fra i due Imperi vieppiù in ogni occasione si consolidasse, [m]a che questa nel parer nostro non escludeva [la] buona intelligenza corrispondente con gli altri [Pot]entati che sottoscrissero il trattato, e ·che il Governo del Re avrebbe sempre dato opera a rimuovere o ad attenuare qualsiasi ragione che avesse potuto alterare [i rap]porti amichevoli fra quelli, la Russia, e l'Impero ottomano.

Il Principe Gortchakoff in questa come in altre congiunture si espresse nel parlare del Regio Governo, e del posto che egli crede dover essere assegnato nei consigli Europei all'Italia, con la nobiltà di sentimenti e con l'ampiezza di vedute che sono proprie di quell'uomo di Stato; ma rispetto alla vertenza Orientale mostrò il desiderio, qualora ebbe occasione di favellarmene, che il Governo italiano assumesse una politica informata più direttamente dai suoi veri interessi, e dipendente del tutto dalla sua propria iniziativa, senza !asciarsene svolgere dai consigli e dagli ingerimenti degli altri Potentati.

Senza entrare in una discussione che avrebbe potuto allargarsi in troppo gravi e difficili considerazioni, non mancai di far notare al Cancelliere Imperiale, che qualunque fosse il giudizio che il Regio Governo portava sulle diverse questioni a cui dà luogo la Politica Orientale, egli non poteva in ogni modo sottrarsi [all'obbligo] di porsi d'accordo con le Potenze soscrittrici del [trattato] prima di accingersi a qualunque atto che ne rimutasse ie capitolazioni.

(l) -Sic! ma il numero dovrebbe essere 200. (2) -Cfr. n. 660. · (3) -Cfr. n. 604.
710

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1515. Firenze, 15 dicembre 1870, ore 18.

J'approuve votre langage à Lord Granville. Nous n'avons aucune entente secrète ni ouverte avec la Russie ni avec aucune autre puissance. Dans la question d'Orient nous désirons continuer à marcher d'accord avec l'Angleterre: nous attendons de connaitre les propositions de la Turquie sur les compensations à demander à la Russie et nous nous proposons de les soumettre à une étu-ie commune avec le Cabinet Anglais. Vous pouvez dane démentir les bruits contraires qu'on a fait circuler à Vienne et à Pétersbourg sur notre attitude.

711

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI

T. 1516. Firenze, 15 dicembre 1870, ore 20,40.

Baron de Kubeck m'a fait aujourd'hui la communication que vous m'avez annoncée dans votre dernier télégramme (1). Je lui ai répondu que les craintes exprimées par le Comte Beust sur notre attitude dans question d'Orient n'ont aucun fondement. Nous désirons continuer à marcher d'accord avec Angleterre

nous pensions pouvoir compter d'autant plus sur le concours de l'Italie que ses intéréts se rencontrent avec les nòtres. Je veux parler de l'incident soulevé par la circu1aire russe du 19-31 Octobre dernier. Ces questions orientales sont assurément plus propre.s qu'aucune autre à donner une valeur pratique à l'idée d'une alliance austro-italienne. Ausst avons nous cherché, dès le premier moment, à nous concerter étroitement avec le Cabinet de Florence et à le faire entrer dans l'accord établi entre l'Autriche et l'Angleterre pour résister à l'extension de l'influence russe en Orient. Les assurances réitérées des Ministres italiens et le langage de M. Minghetti nous permettaient de croire qu'une pareille entente découlerait naturellement de la situation.

Je commence à craindre, toutefois, que nous ayons encore à constater dans cette occasion de la part du Gouvernement italien, des tergiversations peu co.nformes à ce que nous étions en droit d'attendre de lui. Déjà le langage que le Roi vous a tenu, M. le Baron, lors de votre dernière audience, dénote le désir d'observer des ménagemens excessifs envers la Russie.

De plus j'ai des informations parfaitement sùres qui me prouvent, à n'en pouvoir douter, que des explications ont été échangées avec St. Pétersbourg de nature à rassurer complètementla Russie sur l•attitude du Gouvernement italien, que de plus il existe à Florence des arrièrepensées et des velléités de s'entendre avec la Prusse au sujet de l'attitude à prendre.Peut-étre se laisse-t-on aller à l'espoir qu'on méritera ainsi la bienveillance du Gouvernement prussien dans la question romaine. Je ne sais pas si ce calcul est exact; la Prusse se tient

jusqu'ici fort sur la réserve et bien que le voyage de Mgr. Ledochowsky à Versailles ne paraisse pas avoir abouti à un résultat positif, le Saint-Siège croit aussi pouvoir compter sur la protection du Cabinet de Berlin. Quoiqu'il en soit, il me semble qu'en ce qui concerne la question romaine l'attitude du Gouvernement I. et R. doit aussi avoir une grande importance

et Autriche. Mais il est bon de ne pas perdre de vue que les tendances pacifiques tendent de plus en plus à prévaloir dans le Cabinet Anglais, et que par conséquent la Conférence, sans accepter, et sans repousser purement et simplement les prétentions de la Russie devra se proposer de trouver des équivalents suffisants pour l'intégrité de l'Empire ottoman et pour l'intégrité de la paix. J'ai dit au Baron de Kiibeck que je désire de connaitre les idées du Comte de Beust et les instructions qu'il donnera à son plénipotentiaire (1).

(l) Cfr. n. 688. Il Beust, nell'inviare al Kiibeck le relative istruzioni, con dispaccio riservato da Buda il 10 dicembre, aveva fra l'altro scritto: • Aujourd'hui de nouvelles circonstances se présentent où les intéréts de l'Autriche se trouvent fortement engagés et où

712

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY

D. 185. Firenze, 15 dicembre 1870.

Il signor Conte Brassier de S. Simon ebbe ordine dal suo Governo di comunicarmi la Circolare di cui Ella troverà qui unito una versione in lingua italiana. Essa ,porta la data di Versailles, 3 dicembre (2), e riguarda vari fatti che si dicono avvenuti nel Lussemburgo dopo scoppiate le ostilità fra la Francia e la Germania, e che dalla Prussia sono denunziati alle Potenze firmatarie del trattato di Londra delli 11 maggio 1867 come altrettante violazioni della neutralità del Gran Ducato commesse a pregiudizio degli eserciti tedeschi.

Noi non abbiamo ancora ricevuto dal Governo Gran Ducale alcuna spiegazione dei fatti sui quali la Prussia chiama la nostra attenzione, non possiamo quindi per ora formarci intorno ai medesimi un 09inione abbastanza imparziale e dobbiamo però astenerci da un apprezzamento che sarebbe prematuro. Sotto questa riserva, che sembrerà a tutti ben naturale noi abbiamo preso nota

pour l'Italie et il est évident que dans les questions orientales nos intérèts sont à peu près identiques. n y a donc là un double motif pour que le Gouvernement italien ne s'écarte pasde la politique qu'il doit adopter s'il veut que l'alliance avec l'Autriche ne soit pas une phrase dénuée de sens. ·

Dans le moment où s'approche l'ouverture de la conférence qui doit se réunir à Londres, il faut que nous sachions à quoi nous en tenir sur la piace qu'y prendra le GouvernemCitlt italien. Si nous ne le trouvons pas franchement à nos còtes et s'il doit, de concert avec la Prusse, servir de soutien direct ou indirect de la Russie, il ne nous sera pas possible de le considérer plus longtemps comme un allié dont les intérèts nous sont chers et pour lequel le Gouvernement I. et R. peut s'exposer à des attaques pareilles à celles que je viens de subir ici.

Les journaux auront mis V. E. au courant des reproches qui m'ont été adressées au sein des Délégations à cause de mon attitude dans la question romaine. Si je ne puis pas alléguer, pour justifier ma conduite, les intérèts politiques qui nous lient à l'ltalie et qui se traduisent par une communauté d'action utile à maintenir sur tous les terrains, je suis privédu meilleur argument que je puisse opposer aux adversaires du Gouvernement italien. Je ne pourrais plus répondre, dans ce cas, du maintien de la politique que j'ai suivi jusqu'à présent vis-à-vis de l'ltalie et le Cabinet de Florence devra s'en prendre à lui mème du changement survenu. Il aura non seulement alors risqué de voir s'opérer un refroidissement dans nos relations, mais il aura mis de plus notre alliance en question dans un moment où les intérèts de l'Italie aussi bien à Rome qu'en Orient et dans les affaires de France auraient du précisément lui rendre plus précieux l'accord avec la Monarchie Austro-hongroise. (SAW, Pol. Arcn., Xl/76).

ception de ma dépèche du 10... Les explications de M. le Ministre des Affaires Etrangères portent l'empreinte d'une loyauté que je m'empresse de reconnaitre. Si je dois maintenir l'exactitude de mes remarques au sujet de certaines vacillations dont la politique du Gouvernement italien n'a pas été exempte dans le passé, j'accepte néanmoins volo'1tiers les assurances qui vous ont été données. J'aime à croire que le prochain avenir ne pourra que les confirmer et je serai toujours heureux, pour ma part, de voir l'alliance

austro-italienne s'établir sur de.s bases réelles et solides. (SAW, Pol. Arcn., XI/76).

della Circolare di S. E. il Conte di Bismarck nella persuasione che per essa la. Prussia non intende che siano alterate in modo permanente le condizioni del Trattato di Londra del 1867. A quanto venni sin qui esponendole Ella potrà conformare il proprio linguaggio, limitandosi però a semplici comun[cazioni verbali e senza fare uso altrimenti di questo dispaccio.

(l) Cfr. quanto scriveva il Beust al Kubeck, da Vienna il 22 dicembre, in un dispaccio che fu comunicato anche al conte Apponyi, ambasciatore austro-ungarico a Londra: • C'est avec une sincère satisfaction que j'ai pris connaissance du rapport par lequel V. E. me rend carnpte de l'entretien qu'Elle a eu avec M. le. Chevalier Visconti Venosta après la ré

(2) Cfr. n. 691.

713

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3343 .. Vienna, 15 dicembre 1870, ore 18,10 (per. ore 21).

Appony mande que Granville ne répondra pas à la circulaire prussienne sur le Luxembourg avant de savoir au juste quelles sont les dispositions du Gouv.;rnement hollandais. Ce reinsegnement venant de Pe-st est en retard d'un jour. La dernière phrase de la circulaire faisant allusion à une indemnité indique assez, d'après la Chancellerie, l'intention arretée de la Prusse d'annexer le Grand Duché. Le Ministre des Pays Bas laisse entendre que l'entrée de la Hai

lande dans la Confédération ne serait noint impossible. Beust reviendra dimanche.

714

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3344. Pera, 15 dicembre 1870, ore 13,50 (per. ore 11,10 del 16).

Reçu en ce moment télégraphe du 14 (1). Avant hier Grand Vizir m'a dit que la meilleure garantie à substituer à la neutralisation de la Mer Noire était à son avis celle de rendre traité secret du quinze avril 1856 obligatoire pour toutes les autres puissances. Ce serait le seul moyen selon lui de donner plus de force et de solidité aux autres clauses du traité de mars. Il ajouta mème que l'Italie n'ayant signé traité quinze avril serait mieux que les autres puissances dans le cas de faire cette proposition à la conférence. Je crois que cette idée vient de l'Angleterre, elle a dans tous les cas l'appui de Elliot qui m'eu a parlé aussi. Grand Vizir m'a dit que le retard de la réunion de la Conférence venait de la France. Je ne c:::ois pas qu'on ait arrèté le choix des plénipotentiaires mais je verrai le Grand Vizir et l'interpellerai là dessus. Je garde toujours la plus grande réserve dans mon langage.

715

DIOMEDE PANTALEONI A MARCO MINGHETTI

(BCB, Carte Minghetti, cart. XV, fase. 114)

L. P. Roma, 15 dicembre 1870.

Non so se con gli anni la mia fantasia rinverdisca ma questo so che giammai con tutta la mia proverbiale attività mi sono sentito invaso come adesso da una

febbre del fare che mi consuma. -Del Visconti non dubitai mai tanto che gli scrissi, chiedendogli solo in cortesia di dirmi da chi fosse venuto l'ostacolo Già m'imaginava da chi potesse esser venuto -Dopo le vituper·evoli villanie di quell'uomo contra Gualterio, Menabrea, Digny, non mi resse l'animo d'andar mai a vederlo -e mi ha proprio dato il calcio dell'asino -Spero però ancora viver

'

tanto da fargli vedere che non lo ha dato al Leone morente.

Il posto o piuttosto la dignità, alla quale io aspirava (l) non avea il solo

oggetto di una morale sodisfazione; ma mi avrebbe messo quì in una situazione

più forte meglio basato nè avrebbe la più miserabile la più bassa canaglia osato

d'attaccarmi e d'insultarmi à tutti i modi. Eh! lo sò bene che la libertà è fatta

per lottare nè mi pèrito degli attacchi della stampa. Ma sono uso a vivere fra

gentiluomini e galantuomini, e se tu vedessi c~1e cosa è questa atmosfera morale

te ne disgusterebbe 'il fetore -Non c'è a farsi illusioni. L'alta classe e special

mente femminile t'insulta apertamente ed è tutta pel Papa -La classe media

è non so se più tracotante o ignorante e Dio di che ignoranza! capace d'ogni co

dardia d'ogni viltà -Il basso popolo è alla disperazione per la miseria -Date

gli presto pane e lavoro o avrete delle sommosse per la fame. Al municipio

sventuratamente domina il partito contro gli affaristi che al solito si chiamano

consorti; ed io come il capo e il più scellerato dei consorti perchè tuo amico sono

naturalmente la bete noire e perciò non parlarei ancorchè io avesse luogo su ciò

di farlo -Dì al Lanza, al Sella che iniziino subito lavori o avremo scandali

Il Papa gongola in mezzo a denaro e i preti ti pagheranno le dimostrazioni. Io

ne ho la mia parte ma la sprezzo anco troppo -Se però mi sapessero sostenuto

dal governo nulla avrebbero osato di farmi -Io non sò se tu conosci il Gerra,

ma io ho motivo a credere che mi abbia tradito dal primo fino all'ultimo giorno,

ed è da lui e da Lanza che ripeto i calci che ricevo -Mandate almeno un pre

fetto gentiluomo che apra i suoi saloni, e poi governi, perché amministrazione

non c'è-

Ti ringrazio delle cortesi parole tue e di quanto facesti e quanto prometti di fare: Ma Dio mio! con deputato il Rosa!! E il Ponzi? Buon uomo -geologo di terza o quarta •classe-Ma sono dunque io divenuto imbecille! Duolmi solo di non avere spinto per la Deputazione che io avrei avuto sicura ma che lasciai cadere a Macerata, ove tutti sapevano su chi io contassi

Ma di mè sia ciò che crede [sic]. Fui sempre il capro del partito, e canterò il sic vos non vobis meglio assai di Virgilio cui que' v·ersi fruttarono onori ed opulenza.

Mille .cose a tua moglie.

P. S. -Lavoro da mane a notte a rimettere l'amministrazione di Santo Spirito. Ma che canaglia! vivaddio e specialmente i medici!!

(l) Cfr. n. 703.

(l) Il Pantaleoni aveva desiderato essere fatto senatore: cfr. nn. 120 e 250. Egli aveva '!'spres~o il suo desiderio a~che al Visconti yeno~a (lett; 9. novembre), lamentando poi,Il 4 dicembre, la sua esclusiOne (lett. a destmatano non IndiCato -« commendatore • -. Visconti Venosta?, Artom? AVV, mazzo 12 fase. P).

716

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 66. Firenze, 16 dicembre 1870.

Ella avrà ricevuto a quest'ora il dispaccio del 9 corrente (l) col quale prendendo occasione da dò che la Signoria Vostra mi avea scritto circa l'affare Moro, io La invitava a significare senza indugio al Bardo la spiacevole impressione prodotta in Italia da una serie di fatti onde ormai appariva chiaramente che l'applicazione del Trattato italo-tunisino, nella parte concernente l'esercizio dell'industria agricola e l'acquisto della proprietà fondiaria, incontrava un'opposizione indiretta ma persistente e tenace nel contegno del Governo e dei funzionari tunisini. Non Le ho nascosto che siffatta impressione, ove non venisse tostamente corretta mediante un diverso atteggiamento del Governo del Bey a nostro riguardo, avrebbe potuto nuocere agli amichevoli sentimenti dei quali il Governo di Sua Maestà era stato sin qui animato nei suoi rapporti colla Tunisia. Tale linguaggio mi era imposto da quelle stesse gravi ragioni che aveano indottc::> la Signoria Vostra a dimostrare al Bardo, in occasione dell'affare Moro, un giusto risentimento anche per il modo con cui da codesto Governo sono, da vario tempo, accolte le nostre più fondate e più eque domande: Ella mi ha infatti segnalato, nei suoi più recenti rapporti, che all'abituale inerzia dell'Autorità tunisina si univa una decisa cattiva volontà ogni volta trattavasi di risolvere i più semplici affari; e la causa di questo procedere mi fu dalla Signoria Vostra indicata nella diffidenza che il Govemo del Bey o taluno dei più alti dignitari della Reggenza sembrano aver concepito a nostro riguardo. Quanto simili sentimenti di diffidenza verso l'Italia siano ingiustificabili, Ella ben sa. Non mancarono a Lei negli anni decorsi frequenti occasioni di palesare al Bey ed ai suoi ministri gli intendimenti benevoli dell'Italia nelle molte quistioni che non solamente alla riforma interna ed al riordinamento finanziario si riferivano, ma che colla conservazione delle condizioni politiche attuali della Reggenza strettamente si connettevano. Nessun dubbio a questo riguardo può essere lecito dopo tante e cosi manifeste prove che Sua Altezza il Bey ha avuto dei sentimenti dell'Italia. La ben provata sincerità delle nostre intenzioni è d'altronde corroborata dalla convinzione generalmente divisa dagli italiani che alla conservazione dello stato politico presente della Reggenza si collegano le più sincere guarentigie dei loro interessi. Ed infatti lo sviluppo che gli affari degli italiani hanno ricevuto dacchè incominciarono ad estendersi specialmente alle ricchezze industriali ed agricole di cui abbonda il suolo tunisino, fu la conseguenza naturale della fiduc'ia che inspirava alla nostra colonia il contegno assunto e non mai smentito dal Regio Governo. Fu dunque con vera compiacenza ch'io ho letto in uno degli ultimi di Lei rapporti come, dopo il Trattato del 1868 che ha assicurato agli italiani il diritto

di possedere beni stabili nella Reggenza, codesta nostra colonia abbia trovato nell'industria agricola un compenso alla diminuzione dei profitti che per effetto

delle critiche condizioni finanziarie del Paese, dal commercio non si possono più ricavare. Ma da quanto la Signoria Vostra espose al Ministero durante il recente suo soggiorno in Firenze non meno che da ciò ch'Ella mi scrisse, il Regio Governo ha dovuto convincersi della necessità di vegliare attentamente acciocchè da interessi rivali non venga attraversata o palesemente o di sottomano la via a quelli fra i nostri coloni che più animosamente, e sulla fede delle esistenti convenzioni, danno opera a creare un nuovo ramo di industria che promette agli italiani di riacquistare a Tunisi con una florida posizione economica un'influenza legittima per nulla contraria al Governo locale e destinata anzi ad avere per la Reggenza le più vantaggiose conseguenze. Per convincercene ci basterebbe considerare le condizioni in cui è caduta la ricchezza fondiaria di codesto Paese abbandonata ai 'Soli mezzi di cui gli indigeni possono disporre per farla valere.

È cosa nota a tutti che in codesto Paese il monopolio di pochi indigeni avea finora impedito l'incremento della prosperità ec0111omica della popolazione riducendo questa e lo Stato in così povere e tristi condizioni da non poterne essi più sortire senza il concorso del capitale, dell'intelligenza, dell'operosità è forse anche delle braccia straniere. Ora tutti vedono e sanno che gli italiani meglio d'ogni altra Nazione sono in posizione da rendere alla Tunisia questo segnalato servigio senza compromettere le condizioni politiche della sua esistenza. Epperò se non ci reca meraviglia il sapere che l'impiantarsi di stabilimenti agricoli italiani sul suolo della Tunisia incontra tutti gli ostacoli che può suscitare il mal animo di quei pochi che temono gli effetti di una legittima concorrenza, noi dovremmo altamente sorprenderei e dolerci se vedessimo il Bey non intendere da qual parte stiano i veri interessi suoi e della Reggenza.

Sarebbe per noi cosa sommamente spiacevole di dover convincerci che Sua Altezza lasciandosi guidare da influenze contrarie all'interesse comune degli italiani e delle popolazioni della Tunisia non dimostra di tenere come noi in sommo pregio i reciproci vantaggi che dovranno derivare da una franca e leale applicazione delle clausole del Trattato del 1868 concernenti l'esercizio del diritto di acquistare e coltivare beni stabili. È importante che Sua Altezza sappia che sottoscrivendo quei patti il Governo di Sua Maestà ha dato alla Tunisia una prova della sua fiducia nei progressi civili che codesto Paese era chiamato a fare sotto l'attuale sua amministrazione. Il diritto di proprietà che si volle guarentito agli italiani sarebbe stato una illusione pericolosa se il Governo del Re nel farne oggetto di una clausola speciale del Trattato non avesse fatto assegnamento sullo spirito di giustizia del Bey e sul suo fermo proposito di dare ai proprietari italiani ed ai coltivatori delle terre da essi acquistate non solo la sicurezza personale, ma anche tutte le altre guarentigie che soltanto in un'amministrazione i'lluminata della giustizia e nell'applicazione regolare di una savia legislazione possono rinvenirsi.

Nello spiegarsi col Bey Ella non deve nascondergli quali conseguenze deriverebbero dalla convinzione che dovessimo formarci che il Governo tunisino non concorda con queste nostre idee e non corrisponde dal canto suo ai sentimenti benevoli che ci animano a suo riguardo. Sua Altezza non può credere che l'Italia voglia rassegnarsi ad abbandonare degli interessi vitali per l'avvenire della sua colonia e del suo commercio in Tunisi. Se questi nuovi interessi hanno fatto nascere, come noi lo crediamo, dei bisogni fin qui non sentiti e delle esigenze prima d'ora non conosciute, il Governo di Sua Maestà è disposto ad esaminare con uno spirito di giustizia e di equità in qual modo a quelli ed a queste con-: verrà provvedere. Non intendiamo chiamare responsabile Sua Altezza il Bey di ogni danno che per il fatto di funzionari tunisini può derivare agli interessi italiani; ma la responsabilità di Sua Altezza verso il Governo di Sua Maestà sarebbe evidente quando in presenza di tutto un sistema di ostacoli e di resistenze che si oppone allo sviluppo legittimo degli affari italiani a Tunisi, il Bey non riconoscesse la necessità di rimediare al presente e di provvedere per l'avvenire. Per gli interessi italiani che attualmente sorgono a Tunisi è necessaria una grande fiducia e gli ultimi fatti che hanno rivelato nel Bardo l'esistenza di disposizioni ostili al progresso degli stabilimenti agricoli italiani, ha [sic] scosso questa fiducia, che giudichiamo indispensabile. Per farla rinascere è mestieri che prontamente si provveda al risarcimento dei danni sofferti dai regi sudditi in seguito agli atti arbitrarii commessi a loro pregiudizio; ma più di tutto è necessario, dopo l'esperienza fatta, che il Governo del Bey ·si dichiari disposto ad esaminare con noi in qual modo si potranno sottrarre all'incertezza ed all'arbitrio gli interessi de' quali è debito nostro curare lo sviluppo e favorire il pro

gresso.

(l) Cfr. n. 680.

717

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 67. Firenze, 16 dicembre 1870.

Ho letto la risposta (l) che il Bardo ha fatto alla protesta da Lei comunicatagli per l'affare Moro. Sostiene il Governo Tunisino che risarcito il danno toccato al Regio suddito mediante la temporaria immissione del medesimo nel possesso dello stabile ipotecato con inganno, cessa nell'Agenzia e Consolato Generale di Sua Maestà qualunque ragione di indagare se il proprietario indigeno che ha ingannato il Regio suddito in un contratto di buona fede sia o non stato punito. Noi preferiamo che il Bardo abbia portato egli stesso la quistione sopra questo terreno dispensandoci ·così di muovere lagna,nze contro l'intempestivo esercizio del diritto di grazia al quale dapprima avevamo creduto. La clemenza del Bey verso il suo suddito avrebbe infatti costituito un perni:ciosissimo esempio dal quale sarebbero risultati in breve non pochi e considerevoli altri danni che la Reggenza avrebbe poi dovuto risarcire. Posta invece la quistione nei termini nei quali la mette il Governo Tunisino, non ci deve essere difficile il fargli comprendere che separando, come egli pretende di fare, il danno pubblico dal danno sofferto dalla parte civile, si riscontra che mentre 'il risarcimento offerto a quest'ultimo [sic] non le assicura quegli stessi utili sui quali avea calcolato ma soltanto un corrispettivo più o meno

equivalente agli utili stessi, il lasciare impunito l'autore di un reato che offende la pubblica morale costituisce appunto il diniego di giustizia contro il quale

Ella era fondata a muovere richiamo. Al danno pubblico rimedia l'esemplarità della pena che deve distogliere ·chiunque dal seguire il mal esempio. Ma se nelle frodi ·commesse dagli indigeni contro gli Italiani il Governo del Bey non riconosce la necessità di punire il colpevole, dovremo noi ritenere che a lui nulla monta di premunirsi contro il rinnovamento di simili casi?

La risposta datale dal Bardo costituirebbe in questo caso una dichiarazione di non voler guarentire gli interessi italiani contro la mala fede degli indigeni e noi dovremmo sollecitamente prendere i provvedimenti necessarii per sostituire la guarentigia della più efficace nostra protezione alla tutela che il Governo Tunisino, contrariamente ai suoi solenni impegni, nega agli interessi dei Regi sudditi.

Ella dovrà esporre questi argomenti al Bardo dichiarandogli che nella risposta datale per l'affare Moro noi non riscontriamo quelle spiegazioni che il fatto richiedeva ed alle quali i buoni rapporti esistenti fra l'Italia e la Reggenza ci davano diritto.

(l) Cfr n. 673 allegato I.

718

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 68. Firenze, 16 dicembre 1870.

Nei suoi rapporti Ella ha accennato ad una serie di affari per i quali non Le riesce ottenere dal Bardo una soluzione conforme ai diritti dei Regi sudditi. Desidererei ch'Ella esponesse in una memoria tutti questi fatti, il tenore delle nostre domande ed il loro fondamento. È sempre .stata intenzione del Regio Governo di non abbandonare al capriccio ed all'arbitrio delle autorità locali gli interessi della Colonia italiana di Tunisi e, se fosse necessaria una dimostrazione di forza per tutelarli, il Governo del Re, fidandosi nella esperimentata prudenza della Signoria Vostra, non esiterebbe, dopo avere esaminata la memoria anzidetta, a prendere dei provvedimenti proporzionati alle esigenze della situazione degli affari nostri nella Reggenza. Questa comunicazione, per ora strettamente confidenziale, deve servire alla Signoria Vostra per confermarla sempre più nell'opinione essere fermo divisamento del Regio Governò di mantenere a Tunisi una posizione conforme alle esigenz.e degli interessi già esistenti, ed al bisogno di coadjuvare efficacemente

al progresso di quelli, che ·sorti di recente, promettono di acquistare in breve un grande sviluppo a vantaggio della nostra colonia.

719

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3346. Bordeaux, 16 dicembre 1870, ore 19 (per. ore 23,25).

M. de Chaudordy sur ma demande écrit aujourd'hui par pigeon au Gouvernement de Paris pour lui recommander de ne pas s'opposer à la sortie des italiens qui seraient désignés par le Chevalier Cerruti, si le Quartier Général

Prussien y consent. J'ai télégraphié par pigeon au Chevalier Cerruti que le Gouvernement du Roi ne lui limite pas les secours aux nationaux restés à Paris. Par exprès j'avais déjà précédemment fait parvenir à la maison Rothschi:ld à Paris ordre de fournir à Cerruti pour le compte du Gouvernement du Roi tous les fonds dont il pourrait avoir besoin pendant le siè~e.

720

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3347/30. Londra, 16 dicembre 1870, ore 14,15 (per. ore 9 del 17).

Hier au soir Lord Granville m'a demandé de nouveau si j'avais reçu les pouvoirs. Je reçois maintenant un billet de lui. La France adhère à la Conférence. Il me demande de lui dire quel serait le jour plus prochain que je pourrais lui indiquer pour la première réunion de la Conférence. Je lui répond que n'ayant pas d'instructions je vous ai télégraphié. Granville pense qu'il faut solliciter la réunion de la Conférence.

721

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3349/31. Londra, 16 dicembre 1870, ore 23 (per. ore 3 del 17) (1).

D'après conversation avec Lord Granville, l'invitation à la ,conférence se ferait purement et simplement comme à l'ordinaire. Le principe de la liberté de toutes les puissances sur le sujet de la conférence serait établi nettement dans son discours d'ouverture, qu'tl m'a lu tvès ,confidentiellement, et qui m'a paru très bien. Il croit que M. Brunow n'y fera pas d'observations. Dès la première 'Séance, on suspendrait les réunions pour quelques jours pour s'entendre et pour que les plénipotentiaires puissent demander et recevoir des instructions de leurs Governements. Il persiste à croire qu'on ne fera pas plus de trois séances. La réponse anglaise à la Prusse, que je connais, est très longue pas possible de la concentrer dans un télégramme. Elle vous sera confidentiellement communLquée par Paget, auquel on l'a déjà envoyée. Elle est conciliante, et évite les difficultés supposant que la Prusse ne voudra pas agir contre la neutralité (2) en réservant complètement la question de droit. Votre dépèche répondant aux soupçons de l'Autri:che a :fai t ex·céllent effet. Lord Granville a voulu etre assuré que je vous avais dit qu'il avait déclaré ne point participer au soupçon. Nos rapports excellents et très confidentiels.

(l) -Per la data di questo tel.. contrariamente al solito. si segue il te&to dell'archivio della legazione di Londra perchè quella del registro ministeriale è equivoca -15 cance;lato. 17 dicembre, ore 11,65 [sic!] per. 3. (2) -Del Lussemburgo.
722

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, A [MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA] (l)

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 16 dicembre 1870.

J'avais dénoncé l'~PIJ<irtement avant Je 15 pour la fin de ce mois:; je viens de le retenir pour le Général Cialdini à partir du ler Janvier. Aghemo est arrivé; il inforrnera Sa Majesté des d~spostions du druc de [ra V.1ctoire et du désir de Prim 1que le Roi retarde son arrivée. Les républicadns qui ont de ll'argent du Gouvernement français, preparent avec les Carliistes, en bats Aragon quelque échauffourée en tout cas sans importance.

723

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 5, fasc. 4 3/A)

L. P. Firenze, 17 dicembre 1870.

Brassier è venuto a dirmi che aveva bisogno urgente di parlarti per comunicarti un telegramma di Bismark. Lo mandai alla Camera, e forse tu l'avrai già veduto. In ogni caso ecco di ~che si tratta. Bismark, considerate le difficoltà opposte dalla Francia all'adesione pura e semplice di riunirsi in Conferenza, ed il valore problematico che avrebbe il voto del rappresentante del Governo francese attuale (Governo effimero, non legale, non riconosciuto ecc.) propone di riunirsi a Londra senza la Francia, lasciando il protocollo aperto per la sua ulteriore adesione-Evitai naturalm.te di dargli alcuna risposta. Questa la darai tu stesso, se pure credi, (come a me non pare) opportuno di pronunciarti subito. Intanto, non sapendo ove trovarti e per non perder tempo, ho spedito a Cadorna ed a Nigra i due telegrammi in cifra che t'invio (2).

L'incidente mi sembra grave e forse tale da mandar a monte la Conferenza. È naturale che noi seguiamo anche in ciò l'Inghilterra.

Ho chiesto a Brassier se egli crede che Bismark sarebbe disposto a prender parte al trattato di guarenzia del 15 Aprile 1856. Mi rispose ricisamente che no. Disse la Prussia essere contenta della sua posizione diplomatica attuale, che le dà il diritto e non le impone l'obibJigo d'intervenire in una guerra futura per l'Oriente. Soggiunse: mi pare che anche voi dovreste esserne felici. Io non replicai nulla.

In caso tu abbia bisogno di me io sarò qui al solito stassera verso le 9 1/2.

(l) -La minuta del telegramma è priva di destinatario. Ma questi è evidentemente il Visconti Venosta. (2) -Cfr. nn. 724 e 725, che furono trasmessi con firma del Visconti Venosta.
724

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA

T. 1518. Firenze, 17 dicembre 1870, ore 16,45.

Ministre de Prusse vient de me communiquer un télégramme de Bismarck dans lequel on propose de réunir la Conférence sans que la France y soit représentée et de laisser le protocole des délibérations de la Conférence ouvert pour l'adhésion ultérieure du Gouvernement français. Cette proposition serait motivée par les ·COnditions desquelles le Gouvernement français fait dépendre l'envoi d'un représentant à la Conférence, et pa.r la valeur problématique que l'adhésion du Gouvernement français actuel, qui n'est pas reconnu par toutes les Puissances et qui est éphémère, aurait par le suite. Je désire connaitre immédiatement l'opinion du Comte Granville sur ce

nouvel incident. J'ignorais jusqu'à présent que le Gouvernement français ait mis des conditions à son acceptation de la Conférence.

725

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA

T. 1519. Firenze, 17 dicembre 1870, ore 17.

Dites-moi s'il est vrai que l·e Gouvernement E1rançais ait mis des conditions préliminaires à son adhésion à la réunion de la Conférence à Londres.

726

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3350. Costantinopoli, 17 dicembre 1870, ore 15,55 (per. ore 9,35 del 18).

Grand Vizir m'a dit que la Sublime Porte n'a désigné qu'un seui Plénipotentiaire à la Conférence et c'est Mussurus Pacha son Ambassadeur à Londres. Quant aux garanties à substituer aux clauses de l'article 14 il est confirmé d'abord ce que j'ai rapporté à V. E. relativement à l'extension du Traité secret du 15 Avril 1856, et il a ajouté qu'en outre la Sublime Porte tout en maintenant ferme le principe de la clOture des Détro'its, désirerait se réserver comme contrepoids à l'abrogation de l'artide 14, ·J.a faculté de les ouvrir à son gré, en temps de paix, aux navires de guerre d'une ou de plusieurs puissances. Ces navires pourraient, à sa demande, stationne.r meme dans la Mer Noire. Le Grand

Vizir prie le Gouvernement du Roi de regarder cette communication comme très confidentielle et réservée.

727

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1341. Bordeaux, 17 dicembre 1870 (per. il 22).

Ho domandato jeri al Conte di Chaudordy se fosse giunta la risposta del

Governo di Parigi relativamente alla proposizione di Confert:nza per la questione di neutralità del Mar Nero.

Il Delegato del Ministero degli affari esteri di Francia mi rispose che fino allora non aveva ricevuto nessun riscontro in proposito dal Signor Giulio Favre. Però in questa occasione il Conte di Chaudordy mi disse che la Delegazione di Governo a Bordeaux si credeva sufficientemente autorizzata dalle precedenti generali istruzioni per accettare, senza bisogno di ulteriori direzioni, la proposta di conferenza in uno dei due casi seguenti, cioè: se ·si ammetteva che la questione di pace tra la Francia e la Prussia si potesse discutere in seno alla conferenza stessa, ovvero se si ottenesse un armistizio, con approvvigionamento limitato di Parigi, allo scopo di poter •convocare un'Assemblea costituente francese. II Conte di Chaudordy aggiunse che le Potenze neutre, e l'Italia fra esse, avrebbero do\'uto approfittare della presente ·circostanza per prendere l'iniziativa d'una proposta formale di Congresso per istabilire la pa·ce fra l'Alemagna e la Francia. Una tale proposta, diss'egli, nè altra proposta di pace può essere fatta dal Governo della difesa nazionale che ha stabilito nel suo programma l'integrità del territorio francese. Ma essa può farsi dalle grandi Potenze europee.

Non ho lasciato ignorare al Conte di Chaudordy, parlando ben inteso in via confidenziale, che ,la Prussia si era rifiutata ad ammettere oramai ogni ingerenza delle Potenze neutre nell'attuale suo conflitto colla Francia e ch'essa aveva anzi dichiarato di non consentire per parte sua alla discussione. in seno alla Conferenza della questione di pace fra le due Potenze belligeranti. In seguito alla domanda del Conte di Chaudordy consentii ·tuttavia ben volentieri a Ì'iferire all'E. V. quanto egli mi aveva detto a questo riguardo.

728

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 173. Londra, 17 dicembre 1870 (per. il 22).

In risposta al mio telegramma speditole il 14 corrente, e riferito nel mio Rapporto dello stesso giorno n. 170 Politica, V. E., con telegramma del 15, da me ricevuto la mattina del 16 (1), mi ha significato che approvava il linguaggio da me tenuto con Lord Granville in occasione della comunicazione che questi m'aveva fatta dei sospetti manifestati dal Signor Barone de Beust che l'Italia avesse dei particolari accordi colla Russia relativamente alla questione sollevata dalla Nota-Circolare del Principe Gortchakoff per la quale deve aver luogo una Conferenza. Ella vi dichiara che noi non abbiamo alcun accordo nè secreto nè aperto nè colla Russia nè ·con alcun'altra Potenza, e che nella quistione d'Oriente desideriamo di continuare a camminare d'accordo coll'Inghilterra. Ella vi soggiunge che il Governo italiano aspetta di conoscere le proposte della Turchia intorno alle compensazioni a domandarsi alla Russia, e che noi ci proponiamo di sottometterle ad uno studio comune, 11beri da ogni particolare preoccupazione. Ella mi ordina conseguentemente di smentire le voci contrarie che si fecero drcolare a Vienna ed a Pietroburgo a riguardo della nostra attitudine.

Essendomi ieri intrattenuto con Lord Granville gli comunicai il contenuto nel detto telegramma, ed, avendo egli desiderato di averne un appunto privato,

credetti opportuno di secondare questo suo desiderio. Sua Signoria mi mostrò la più grande soddisfazione per la recisa risposta di V. E., e per la conferma dell'accordo del Governo italiano col Governo britannico. Nè la soddisfazione da lui esternatami proveniva da che egli traesse da questa comunicazione la sicurezza sulla lealtà dei procedimenti e dell'attitudine del Governo del Re, che anzi insistette per avere da me l'assicurazione ch'io aveva telegraiato a

V. E. come Sua Signoria mi rtvesse ripetntamente dichiarato che non partecipava punto a' dubbì espre,ssi dal Signor Barone di Beust. La di Lei risposta reeisa lo metteva in grado di rispondere con un documento alla ,comunicazione fattagli dal Signor Conte Apponyi.

Dopo questa conversazione, avendo accompagnato neHa mia carrozza il Signor Conte dal Foreign Office alla sua casa, colsi l'occasione per esporgli alcune idee intorno a simili giudizì ,ch'eransi fatti suH'ltalia ne' mesi scorsi, a' quali è da ritenersi che, ne' primi tempi, anche questo Ministero degli Affari Esteri aveva alquanto partecipato. Mi pareva di fatto opportuno lo stabilire che l'Italia ha una politica propria, ch'essa non è disposta a deviarne; che la sua posizione la rende .libera ed indipendente, e ,che codesta posizione, nel mentre ,ch'è di sua natura permanente, pone l'Italia in grado di promuovere, e di far ragione, e di concorrere liberamente a provvedere ai veri e generali interessi dell'Europa.

Dichiarando pertanto a Sua Signoria che gli esprimeva solo le mie personali impressioni, gli dissi ch'era penoso e spiacevole il vedere come apprezzamenti analoghi ,a quello ora .fatto dal Signor de Beust, si fossero manifestati, durante gli ultimi mesi, a riguardo dell'Italia, anche in relazione alla guerra fra la Francia e la Germania. Si poteva forse spiegare sino ad un certo punto un tal fatto, da ,che non erano ancora molti anni che l'Italia riunita aveva avuto occasione di spiegare e di applicare la sua politica ne' grandi interessi dell'Europa; però le idee che talvolta si sono avute a suo riguardo rivelavano la poca cognizione dello stato dell'Italia, de' suoi veri grandi interessi, e delle sue naturali e quasi necessarie tendenze. È facile a comprendersi ,come nel tempo passato, in cui l'Europa aveva permesso che l'Italia fosse tenuta divisa ed oppressa da Potenze straniere, essa cercasse coll'appoggio di altre Potenze, e facendo appello ai loro interessi, di risorgere ad unità ed a libertà. Quest'unico era il suo grande interesse, e questo era il diritto che sentiva di avere il suo popolo, memore di aver governato il mondo, e di avergli dato più di una volta la civiltà. Ed è vero il riconoscere che tanta era la determinazione del popolo italiano di conseguire questo grande scopo e tanto era il sentimento del suo diritto che, ove l'Europa glielo avesse più a lungo contrastato, non avrebbe certo tralasciato di cacciarla per quanto potesse dipendere da lui, in gravi imbarazzi. Fu perciò savio ed utile per l'Europa il non contrastare ai felici risultati che i suoi sforzi e la sua fede avevano ottenuto. Ma dappoichè l'Italia fu fatta, ed ora principalmente che ha coronato il suo nazionale edifizio colla unione di Roma al Regno, l'Italia non ha evidentemente altro interesse fuori quello di conservare e di consolidare la propria conquista e di preparare all'interno il terreno per raccoglierne i frutti. L'Italia non ha fuori di sè interessi suoi particolari ed esclusivi che la pongano o la possono porre in urto con altre Nazioni; essa non ha neppure interessi coloniali; i suoi interessi particolari, propri di lei sola, sono tutti dentro di lei ove nessuno ci ha che vedere. Essa è perciò in ottima relazione di amicizia

con tutte le Potenze e desidera, e deve desiderare di mantenerle, e non è chiamata dai suoi speciali interessi a venire in urto con nessuna di esse. Ma appunto per questa ragione essa non è neppure chiamata da' suoi interessi a sposare i rancori di un .paese verso un altro, nè a lasciarsi rimorchia~e dalla politica particolare ed esclusiva di nessun Governo.

Essa ha la sua politica propria in Europa, e non è disposta a dimenticarla contro il suo evidente interesse, per farsi istrumento di poliUche esclusive. E questa politica è, e sarà permanente in. Italia come lo è il suo modo d'essere, come lo sono i suoi veri immutabili interessi, i quali, estranei a tutti gli intrighi, sono anche consigliati ed afforzati dalla stessa sua posizione geografica.

Per queste ragioni medesime la politica propria dell'Italia ne' grandi affari dell'Europa è, e deve necessariamente essere permanentemente la più indipendente, la più imparziale, la più conforme a' veri interessi generali, essendochè non vi sia nulla di particolare a Lei che ne la distolga.

Ciò vi spiega, dissi a Lord Granville, il perchè noi desideriamo, nelle presenti circostanze e da molti mesi, di camminare d'accordo coll'Inghilterra, ed il perchè quest'accordo è facile e desiderato. Ciò prova che quella grande maggioranza dell'Europa che desidera la pace, l'equilibrio Europeo, ch'è uno dei suoi principali fattori, e la civiltà, ch'è 11 suo naturale effetto, debbe rallegrarsi della costituzione dell'Italia in Nazione perchè a questi fini nessuna Nazione è più interessata. Ond'è che tutti sono interessati allo .sviluppo della sua prosperità e della sua potenza, la quale non eserciterà mai al mondo che una benefica influenza. Coloro che disconoscono queste cose, mi sia lecito di dire che non conoscono punto la ·condizione politica naturale e permanente del mio paese.

Il Signor Conte Granville mi esternò vivamente il suo piacere per l'espressione di quest'idee e mi dichiarò ·ch'egli ne era pienamente convinto. In questa circostanza richiamò nuovamente la difficoltà ch'egli aveva provato nel comunicarmi i dubbi dell'Austria a nostro riguardo, appunto perch'egli non vi partecipava punto.

Se le idee personali da me espresse a Sua SignorÌia troveranno l'approvazione di V. E. sì per l'opportunità loro, che per loro medesime, potrò valermene in altre circostanze onde impedire degli erronei giudizi a riguardo dell'Italia.

Non debbo astenermi, Signor Ministro, dal dirle che in ogni circostanza la cortesia, la deferenza, e la cordiale franchezza che trovo nel Primo Segretario di Stato per gli Affari Esteri rendono assai facile e gradito il mio compito.

(l) Cfr. nn. 706, 708 e 710.

729

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3351. Bordeaux, 18 dicembre 1870, ore 12,18 (per. ore 18,35).

Comme je vous ai télégraphié dans le temps M. de Chaudordy a transmis, en la recommandant, au Gouvernement de Paris la proposition de Conférence. Le Gouvernement de Paris jusqu'à hier n'avait pas répondu. Maintenant

M. de Chaudordy vient de me dire que la Délégation de Bordeaux se croirait autorisée, péhl" ses instructions générales, à consentir à la Conférence dans l'un ou ·l'autre des deux cas suivant:s, savoir: s'il était entendu que la question de paix entre la France et la Prusse pourrait etre discutée ou bien si on accordait un armistice avec ravitaillement limité (1).

730

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3352. Vienna, 18 dicembre 1870, ore 18,30 (per. ore 20,50).

Beust se montre très satisfait de la réponse de V. E. à la communication confidentielle du Baron de Kiibeck (2). Il recommande rpJus que jamais un parfait accord entre l'Angleterre, l'Autriche et l'Italie et de la fermeté car le Prince Gortchakow pressé de très .près par l'Ambassadeur d'Angleterre serait sur le point de ·battre en retraite. On lui signale de Londres que le Gouvernement anglais exige comme base de la conférence si non le retrait .de la circulaire une forme de protocole qui impliquerait la non existance de la dite pièce. Le Ministre d'Autriche à Pétersbourg a reçu ordre de conformer son langage à celui de l'Ambassadeur d'Angleterre. Le Chancelier de l'Empire se soucie peu de la question du Luxembourg dont la neutralité devrait etre défendue plus spécialement par l'Angleterre, afin d'éluder un précédent facheux pour la Belgique. On a de Bucarest run télégramme annonçant l'envoi d'une circulaire aux..... [manca: signataires] du Traité de Paris, par laquelle le Prince Charles dénonce plusieurs st1pulatiorus relatives aux Principautés Unies. On assure pourtant qu'il n'y est pas qruestion d'indépendance.

731

L'AGENTE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 227. Bucarest, 18 dicembre 1870 (per. il 30).

Il Signor Vogel, Segretario particolare del Principe Carlo, si è recato oggi

da me per rpreganni in nQillle di Sua Altezza di :far pervenire al Re 'la Lettera

autografa qui acdusa (3).

Di questa lettera il Signor Vogel non mi ha dato corpia, dicendomi che con

tenendo essa una dimanda tutta privata del Principe al Re, U primo desiderava

che .essa fosse tenuta molto riservata, tanto più ·che i suoi Ministri non ne erarno

informati.

Me ne ha dato però lettura, e me ne ha anche lasciato prendere delle note.

Sono perciò in grado di ripeterne quasi l'intero testo francese per uso di V. E.

che nelle parole del Pr:~ncipe troverà la ·COnferma di quanto ebbi l'onore di scri

verle col mio rapporto n. 226 (4).

44-Documenti diplomatici • Serie II · Vol. l.

Facendo assegnamento sul benevolo interesse addimostr.atogli per l'addietro, il Principe esprime la lrusinga che il Re non vorrà rifìutargli il suo concorso.

«Più di 4 anni di esperienza mi hanno convinto, cosi egli ·continua, que les institutions actuelles puralysent les efforts d'un gouvernement sérieux. Le jeu de .ces institutions tournant dans le cerde videux d'agitations subversives, de rivalités, d'armlbition et d'1ntrigues politiques, demeure stél'i1le, et ne favoris:e que '.!e désa:tdTe et l'anar.chie. Lié par mon serment, e.t désarmé vils-à-vi:s dels progrès du mal, je n'en ai pas mo'ins cru devoir rester à mon poste pour ne pas laisser empirer la situation; mais il pourrait y avoir dans un .pays miné par les menées déma.gogiques une aggravation de difficultés telle que je ne me sente plus en mesure d'y maintenir l'ordre. J.e me verrai:s alors obiligé de prendre une résolution qui dégageat entièrement ma responsabilité.

Comme de pareilles compUcations en Rouman1e ne sont pas seuiement funestes pour le pays, mais aussi préjudicialbles à l'intéret de l'E•urope, j'ai: cru devoir en informer les Souverains qui ont pris part aux négociations de 1856 pour les prier de trouver moyen de porter remède à une situation aiUSSi dangereuse que nuisible, cette question étant une de ,celles qui doivent ètre présentées à la Coruférenoe pour ile règlement des affaires d'Orient ~.

Per motivi su cui è superfluo l'arrestarsi il Principe si è astenuto dal rivolgersi anche all'attuale governo francese. Ma l'Agente di Francia è al corrente di tutto, e so anzi che prima della ·caduta dell'Impero egli consigliò le entrature fatte adesso dal Principe.

Il mio Cdllega d'Inghilterra ha poi tolto l'incarico di far conoscere jper mezzo dell'Ambasciata della Regina a Costantinopoli se, e sotto qual forma, debbesi :fiare alla Porta la relativa ·Comunicazione.

Come già lo chiesi al Principe, dimandai al Signor Vogel in qual modo la

desiderata azione delle Potenze potesse venire esercitata.

« Se i Sovrani, così ha ripreso il mio interlocutore, gli accorderanno il loro

concorso, il Principe additerà il modo 1come rendere proficua ed efficace l'azione

dei loro Agenti. Ma se essi si mostreranno ~restii, Sua Altezza ha già preso il

partito di ritirarsi dopo aver adempito a quest'ulti:mo dovere di avvertire l'Euro

pa dei pericoli della •situazione. I passi che egli fa attualmente lo esonereranno

dalia taccia di aver disertato i'l suo posto~.

Ho allora insistito per avere dal Signor Vogel una risposta più esplicita

relativamente al genere di ·concorso che si desidera, ed egli mi ha aggiunto a

modo di •confidenza ·che nell'opinione di Sua Altezza il rimedio si troverebbe in

ciò che :i Governi dessero ai loro Agenti istruzioni categoriche ed !identiche,

autorizzandoli, essi che ·conoscono i bi,sogni del paese, a riunirsi in commissione

senza menarne scalpore per ,concertar.si sul modo d'imporre al governo rumeno

misure atte a far sparire l'anarchia attuale. Potrebbesi poi trovare un perso

na:ggio politico estero ·Che accetterebbe il fardello di rigenerare il paese, d'ac·cor

do .con gli Agenti Esteri. L'obbiezione della ~ripugnanza che qui si ha per gli

stranieri cesserebbe il giorno in cui i Governi farebbero unanimamente sentire

la loro voce ai Rumeni, i quali riconoscono che il solo ·Che abbia saputo gover

uarli lasciando dei buoni ricordi fu :appunto uno straniero, il Generale Kisseieff.

Quando gli ho fatto osservare che col Kisseleff arrivò anche l'occupazione

russa in Rumania, il Signor Vogel mi ha rrisposto che se !'eventualità di una

occupazione dovesse verificarsi pel bene del Paese, egli non ne vedeva .gli inconvenienti.

Ha poi finita la sua visita col ripetermi le dichiaratZioni già fattemi dal Principe di non aver qwesti, cioè, preso aloona rpa11te alla pubblicazione degli articoli della Pressa relativi al progetto di un Regno Danubiano, progetto che deve essere attdbuito, secondo il Principe ed il suo Segretario, solamente ai Si:gnor Boel'esco (1).

.ALLEGATO

IL PRINCIPE CARLO A VITTORIO EMANUELE II

L. P. AUTOGRAFA (2). Bucarest, 1/13 décembre 1870. L'intéret bienveillant que Votre Majesté a temoigné en plus d'une occasion à ma personne comme à la Roumanie me fait espérer qu'Elle ne me refusera pas Son puissant concours dans une question d'une importance vitale pour ce pays ainsi que d'une certaine gravité pour l'Europe entière. Plus de quatre années de règne m'ont convaincu, par une rude expérience, que les institutions actuelles dans les principautés paralysent les efforts d'un gouvernement sérieux et l'empeche [sic] ainsi de procurer au pays les précieux avantages d'une organisation rationelle et d'une administration régulière. Tel est aujourd'hui le ·jugement de tous les hommes de sens que leur position met à meme d'observer le mouvement des passions et le cours des choses en Roumanie. Les rapports de M. le baron de Fava ont pu en témoignier [sic]. -Le jeu des institutions, tournant dans le cercle vicieux d'agitations subversives, de rivalités d'ambition et d'intrigues politiques sans fin, demeure entièrement stérile et ne favorise que le désordre et l'anarchie. Lié par mon serment et désarmé vis à vis du progrès du mal, je n'en ai ,pas .moins c.ru devoir rester à mon poste, pour ne pas empirer la situation; mais il pourrait y avoir d'un jour à l'autre, dans un pays miné aussi profondément par la division des parties et les plus perfides menées démagogique [sic], une aggravation de difficultés telle que, ne me sentant plus en mesure d'y répondre du maintien de l'ordre, je me verrais obligé de prendre une résolution qui degageàt entièrement ma responsabilité. Comme de pareilles complications en Roumanie ne sont pas seulement funestes pour le pays, mais aussi très préjudiciables aux intérets de l'Europe entière, j'ai cru devoir en informer confidentiellement les souverains des autres grandes puissances en Les priant d'aviser aux moyens de porter remède à une situation aussi dangereuse que nuisible. -Comme cette question semble d'ailleurs etre une de celles qui doivent se présenter naturellement dans la conférence proposée pour le réglement des affaires d'Orient, je m'adresse avec la meme confiance à Votre Majesté, comptant sur l'intéret bienveillant qu'Elle a de tout temps témoigné

à la Roumanie. Dans l'espoir que cet appel sera entendu, je demeure ecc.

(l) -Cfr. n. 727. (2) -Cfr. n. 711. (3) -Annotazione marginale: c consegnata la lettera a S. E. il Ministro per essere rimessa a S. M. il Re •· (4) -Cfr. n. 693.
732

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 9. Madrid, 19 dicembre 1870, ore 2,30 (per. ore 14,25).

Les trois premières Séances des Cortès prouvent que l'opposition républkaine et ·carliste n'a ni or:ganisation ni de pian et cherche seulement à faire

perdre du temps. Une réu:nion de la majorité vient de décider de proposer demain, lundi, aux Cortes de tenir double séance jusqu'au 30. On désire que le Roi arrive et prete serment pour ce jour. Le mandat des Cortes constituantes serait alors épuisé. Serrano désire que le Roi vienne le p1us tOt possible. Prim qui voulait surtout faire voter les lois nécessaires avant l'arrivée du Roi, atteint ce but. La liste .civile sera votée prochainement. Moret a fait son eXJposé financier qui donne au Cl·ergé l'espoir de recevoir ses traitements arriérés. Les négociations avec le St. Père, pour le retour du Nonce Franchi, paraissent près d'aboutir.

(l) -L'istituzione di un regno indipendente di Romania era stata propugnata in una serie di articoli dal giornale La Pressa di Bucarest, nel novembre-dicembre del 1870, articoli ispirati dall'ex ministro Guardasigilli del Gabinetto Ghika, Boeresco (cfr. rr. Fava, nn. 216, 218, 224, 225, 230, 233, 238, 19 e 20 novembre, 4, 8, 21, 23, 28 dicembre). (2) -Riassunta (in un con quelle, di ugual tenore, indirizzate dal principe Carlo agli imperatori d'Austria-Ungheria e di Russia, alla regina d'Inghilterra e al re di Prussia, ma sotto la data 25 novembre/7 dicembre), in [MITE KREMNITZ], Aus dem Leben Konig Karls von Rumiinien. Aufzeichnungen eines Augenzeugen, II, Stuttgart, 1894, p. 135.
733

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. RISERVATO 9 bis. Madrid, 19 dicembre 1870, ore 17 (per. ore 21,25).

Commandeur Aghemo part ce soir et pense etre à Florence pour le 25. Serrano et Prim lui ont fait importante ·communication et m'expriment le désir qu'hl puisse arriver avant le départ du Roi pour l'Espagne.

734

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3355/32. Londra, 19 dicembre 1870, ore 19,45 (per. ore 11,10 del 20).

Granville est revenu aujourd'hui de Windsor, il télégraphie maintenant à Paget que la réponse est que la Prusse a proposé à l'Angleterre d'inviter la France à la Conférence; que l'Angleterre l'a invité sur la base que l'on discuterait seulement la question se rapportant à la neutralisation de la Mer Noire, et les questions dépendantes, et qru'il regarde comme ·certain que la France accepte cette base. Granville me dit qu'il est assuré de cela par le Chargé d'Affaires de France. M. Brunow m'a lu son discours qu'il a préparé pour la première séance. Il m'a paru 'convenable. Granville le croit aussi, mais il a accueilli avec plaisir mon observation que les prétentions de la Russie n'y étaient pas spécifiées, et qu'il se tenait dans le vague, au sujet général de la révision du Traité. Granville attend la réponse des autres Puissances pour faire l'ouverture de la Conférence; il voudrait faire signer un protocole par toutes les puissances, arprès son discours d'ouverture, pourr constater l'acceptation du principe qu'on y est entré sans qu'aucune question fllt préjugée. M'ayant demandé si je signerai, je lui ai répondu que je n'avais pas encore d'instructions, mais que d'après votre dépéche à Gortchakow je ne doutais pas de votre autorisation. Les soupçons de Beust étaient venus ici directement de Vienne par l'entremise de

l'Ambassade d'Angleterre. Granville croit que l'affaire du Luxembourg restera, pour le moment, là où elle en est.

735

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 738. Berlino, 19 dicembre 1870 (per. il 23).

D'après un télégramme dont M. de ThiJe m'a donné lecture hier, Ie Comte de Bernstorf annonce que l'on n'est pas encore complètement d'accord sur le mode de participation de la France à la conférence relative à la question de la Mer Noire. Le moyen proposé de laisser le protocole ouvert, présenterait quelque difficulté. Mais le Cabinet Anglais croyait qu'on ne tarderait pas à s'entendre sur les points préliminaires, et que la conférence pourrait encore se réunir avant le nouvel 'an. Les invitations seraient expédiées inceSISamment. Le

Baron de Brunnow avait déjà reçu ses instructions et ses pleins-pouvoirs. Le Cabinet de Berlin se préparait à en faire autant pour le Comte de Bernstorf.

M. de Thile ne m'a pas dit dans quel sens ces instructions seraient conçues, mais il est évident, d'après l'attitude prise par le Comte de Bismarck dès l'origine du différend, que pour le fond m~me de la question le plénipotentiaire de l'Allemagne du Nord ne se posera pas en antagoniste de la Russie. Tout porte à croire qu'il sera chargé de jouer un ròle conciliant, comme celui que nous avons déjà adopté dans la réponse de V. E. à la dép~che du Prince Gortchacow en date du 19-31 octobre dernier. En effet si nous n'avons pas approuvé la forme passablement brusque par laquelle le Cabinet Impérial voulait se dégager de ses engagements, nous visions avec l'incontestable impartialité de nos vues, à maintenir la bonne harmonie entre tous les signataires du Traité de 1856.

En accusant réception des dép~ches de V. E. en date des 6 et 9 courant. N.os 181 et 182, Série Politique, je saisis cette occasion ecc.

736

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 739. Berlino, 19 dicembre 1870 (per. il 23).

J'ai demandé au Secrétaire d'Etat s'il était vrai, selon l'assertion des journaux, que la Russie et l'Angleterre eussent déjà répondu à la communication du Cabinet de Berlin relativement au Luxembourg. Il m'a été dit que l'expédition de la réponse Anglaise était signalée par le télégraphe, mais qu'aucun avis n'était encore parvenu sur celle de la Russie. D'après le langage des journaux de Londres et d'après l'attitude prise en définitive par le Cabinet Britannique dans la question pour lui bien autrement importante de la Mer Noire, il est à supposer qu'il envisagera ou finira par envisager avec au moins autant de calme l'incident du Luxembourg. Le Grand Duché a reçu un sérieux avertissement. Il se tiendra mieux sur ses gardes en n'offrant pas à la Prusse l'occasion de réaliser ses menaces. De son coté cette Puissance, après avoir fait ses réserves pour l'avenir, ne se hatera probablement pas à donner suite à ses déclarations.

Cet incident semble préoccuper le Cabinet de Bruxelles, en ce sens qu'il établit un précédent dangereux. Le Gouvernement Prussien pourrait, dans une certaine mesure, avoir motif de se plaindre de la conduite de certains organes de la presse belge. L'lndépendance Belge se constitue le moniteur officiel du Gouvernement de la défense nationale. Elle entretient une propagande très active des idées Républicaines. Elle fait parvenir à prix réduit un grand nombre de ses exemplaires aux officiers prisonniers Français. Elle accueille leurs protestations contre une restauration de l'Empire, et enrégistre les actes d'adhésion à un Gouvernement ennemi de l'Allemagne. Le Chef de la presse officieuse et le Directeur Général des Postes ont appelé à cet égard l'attention du Ministre de l'lntérieur, en suggérant d'interdire l'entrée de ce journal. Le Comte de Eulembourg a fait la sourde oreille en laissant comprendre que pour le moment mieux valait laisser Ies coudées franches à une feuille qui se nuit à elle -mème bien plus qu'à la Prusse.

Cet esprit de tolérance ne laisse pas que d'inquiéter mon collègue de Belgi· que, comme s(l'on agissait ici avec quelque arrière-pensée de s'en prendre à son Pays le jour où cela rentrerait dans les convenances du Comte de Bismarck. Lors meme qu'une poursuite contre le journal précité serait peu conforme aux lois, et qu'il ne l'ait pas conseillée, le Baron Nothombe n'a pas moins cru de son devoir de signaler ses inquiétudes à Bruxelles. Il est de fait que les révélations faites au début de la Guerre actuelle, ne sont pas de nature à rassurer la Belgique contre toutes les éventualités, surtout si elle ne se re1'lferme pas dans un caractère strictement neutre, non seulement en actions, mais aussi en paroles et en écrits.

737

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 740. Berlino, 19 dicembre 1870 (per. il 23).

J'ai jugé à propos de communiquer au Secrétaire d'Etat la circulaire du premier décembre (1), qui combat et repousse les accusations contenues dans une

dépeche adressée, le 8 novembre dernier, par le Cardinal Antonelli aux Nonces du Pape.

M. Thile m'a remercié de cette communication.

· A certe occasion, j'ai appris que les détails donnés récemment par la Pall Mall Gazette étaient de pure invention. Le Père Kozmian, Secrétaire de l'Archevèque de Posen, n'a pas été porteur à Rome d'une lettre du Roi Guillaume à Sa Sainteté. Cette lettre n'existe pas davantage qu'une prétendue dépèche adressée au Comte Brassier, pour le charger de tenir un langage allant jusqu'à la menace. S. M. Prussienne aura sans doute donné à Monseigneur Ledochowski l'assurance de son bon vouloir et de sa protection pour les intérèts de ses sujets catholiques; mais, d'après la manière de voir de M. de Thile, ayant déjà à soutenir une guerre des plus sérieuses contre la France, il ne saurait Lui convenir de se créer d'autres embarras du còté de l'Italie.

J'ai su par le Secrétaire d'Etat que les différentes adresses envoyées ou remises à Sa Majesté par des membres de l'Episcopat allemand, ont été communiquées au Ministère des Cultes, en l'invitant à émettre un parere.

(l) Cfr. n. 653.

738

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1343. Bordeaux, 19 dicembre 1870 (per. il 25).

Il Conte di Chaudordy mi ha annunziato oggi (l) che la Delegazione di Governo di Bordeaux aveva ricevuto dal Governo di Parigi la risposta relatì, vamente alla proposizione d'una Conferenza per esaminare la questione sollevata dalla Russia sulla neutralità del Mar Nero. Questa risposta reca che il Governo di Parigi ha deciso di farsi rappresentare in seno alla Conferenza, aderendo principalmente ai consigli delle Potenze neutre. Una comunicazione sarà fatta dal Governo francese a Londra, Firenze, Vienna, Pietroburgo e Costantinopoli per annunziare questa decisione e per domandare, ·col mezzo delle Potenze neutre, un salvacondotto pel plenipotenziario francese che da Parigi sarebbe inviato alla sede della Conferenza. Nei circoli governativi di Bordeaux si desidera che la scelta del Plenipotenziario cada sopra il Signor Giulio Favre. Del resto il Conte di Chaudordy, e con esso i membri del Governo presenti a Bordeaux, esprimono la fiducia che malgrado ogni previa dichiarazione della Prussia, la Conferenza sarà condotta per la forza delle cose ad occuparsi della questione di pace fra l'Alemagna e la Francia.

739

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB)

L. p. Madrid, 19 dicembre 1870.

Le Ministre de Belgique à Madrid, doyen du corps diplomatique, personne influente et affectionnée à l'Italie, tient le langage suivant:

Il ne faut pas méconnaìtre la gravité de l'opposition universelle que soulève l'envoi du Général Cialdini auprès du Roi Amédée, soit somme ministre définitif soit comme ambassadeur extraordinaire. Le succès de la nouvelle dynastie est probable maiis H est tout à faire, et c'est pend:ant les premiers mois qu'iJ. se décidera ou qu'il échouera irrévoca·blement.

La plu.s forte machine de •guerre employée pali' ll:'oppo:si,tion anti AOIStista est le caractère étranger attribué à la nouvelle souveraineté; ce serait la mettre en pér.il dès le premier moment que de l'entourer de personnages qui paraissent exect"cer sur lui une influence étrangère. Or le Général Cilalidini en Espagne aiP· partient à un parti et a des liaisons et des inimitiés politiques tout en étant considéré comme un Italien. On lui attribue un caractère entier et dominateur; s'H vient en Espagne aupl'ès du Roi, aucune puissance humaine ne peut empecher qu'on ne le considère comme un tuteur, un •Conseìlle.r intime, un ·guide du nouveau Souverain. L'orgueil espagnol, il:a: rpremilère qualité et le .premier défa:ut de ce peuple, se révolte à une telle pensée. Les journaux monarchiques en expriment leur déplaisir, et les parti:s extrèmes se taisent pour ne pas mettre obstacle à ce qu'ils regardent comme une faute capitale de la nouvelle dynastie.

Les ami:s politiques, eux mfunes, du Général Cila<ldint se montrent bllessés de cet ade de défiance, et comme JJ.s d.ilsent, de rcette impolitesse en:vers eux, comm.e si le Roi Victor Emmanuel ne pouvait ipas compter sur leur capacité et sur leur loyauté pour 'le soutien du nouvearu trone.

Toutes fois ces memes a:rnis et le GénéraL Prim à lleur ltete, ne s'opposent pais directement ni catégoxiquement à il'arrivée du Générall Cialdini; Hs prévoienJt, il est vrai, qu'ils ne maroheront pas longtemps d'accord avec aui, mais il:s se croilent certains, le moment venu, de il'emporter sur ~!Ui et de l'écartru-. Quant aJUX partis qui, en dehors des progressistes que Prim dirige, doivent absoilument se rallier défìnitivement, pour que la Dynastie ait une base suffisante, ils protestenrt; avec une grande énergie contre l'envoi auprès du Roi Amédée, comme a:rnbassadeur du Roi d'LtìaJ.ie, d'un millitaire dont tles liaisons avec les progressistes confìxment que J.e Roi ne pourra etre que la création et l'mstrument de ce Partii, et que ila Dynastie durera arutant et pas d'avaJntage que le Milnistère !Prim. lil serait déplorable dJ'arreter ainsi sans retour, dès J.e premter moment, le mouvement de ra1liement aru nouvearu trone qui a commencé à se déclarer, gràce, entre autres, à l'influence du MaréchaJ. Serrano, chez les Montpensieristes, chez les Grtands d'Espagne, chez des Cheis de Pal.'ltis :tel:s qrue Topete, Santa-Cruz, Canovas del Castillo, Silvela etc. Toutes les fractions du grand parti conservateur, dont l'alliance partielle avec les progressistes a été 'indispensable à ceux ci pour faire la révolution, considèrent à tort ou à raison la personnalité du Général Cialdini .comme empechant le ralliement à la dynastie nouvelle; et si ce rallliement n'a pas lieu dès le commencement, tout est compromis. Leurs déclarations à ,cet égard sont catégoriques, et celiles du Marécha'l Serrano sont précises et graves. Le parti conservateur peut seui fonder défìnitivement la dynastie: les progressistes le savent, et J.eul'IS efforbs .tendent à :1'absorber au iJ.ieu d'etre absorbés par lui.

Prim, qui est calme et clairvoy:ant, fait de la politique conservatrice, cherche avec Moret à concilier le Clergé, et choisit parmi les arutewrs de la révolruti<m, ceux qui ne sont pas mal vus dru parti ,conservaterur pour en entorurer le nouvearu Roi; mais dans ·un Pays comme !I:'Espag1!1e., cella peut suffire à cooooltder .un Ministère, non à fonder une dynastie, car ici :!.es Per~sonnalités sont tout et il faut que 'le Roi ait non seu~ement le [pTogramme des Conserva,teurs, mai:s lewrs personnes memes pour lui, sans se séparer bien entendu des progressistes monarchiqrue.s.

Cette opposition contre l'envoi du Général Cialdini n'a rien de commun avec d es susceptibilités de société: il suffit de remarquer qu'une parente et arnie de la Maréchale Cialdini, la Duchesse.de Tétruan, dit qu'à son grand regret elll1e doit reconnaitre l'inopportunité de l'envoi du Général.

Comme a:rni de l'Italie où il veut aller finir ses jours dans ses propriétés, comme intéressé à lt'avenir de l'Espagne où il n'a que des amis, ile doyen du Co11ps diplomatique a cru de son devoir de ne pas ·cacher à une personne qui a Ila confìance du Roi d'Ltalte, l'opinion univeJ:1Selle à Madrid sur un objet très irnportant à l'éga:rld duquelle Milnistre d'ItaiJ:ie,, peut etre :par tCOnvenance, :semble

se borner à combattre ici les impressions contraires au Général Cialdini. Le doyen du Corps dliJplOIIl1atique sait qu'iil. exprime ainsi confidenitiel1ement il'opinion de ses Collègues, et notamment des Ministres de Prusse et Id'Autriche.

(l) Comunicato subito dal Nigra a Firenze, con tel. 19 dicembre, n. 3354, spedito ore 17.10, per. ore 21.35 -che non si pubblica.

740

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA

T. 1520. Firenze, 20 dicembre 1870, ore 15.

Les prisonniers français nous arrivent de la frontière autrichienne avec des documents qui constatent ·cette qualité et en uniforme (1). Nous croyons qu'il est impossible de les laisser rentrer en France sans violer ouvertement la neutralité. Les ordres donnés par le Ministre de l'Intérieur sont de traiter ces soldats avec toute l'humanité possible et de les interner comme s'ils étaient des réfugiés politiques.

741

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3356. Vienna, 20 dicembre 1870, ore 22,30 (per. ore 10,20 del 21).

Beust va adresser à Florence et à Londres une note identique sur la réponse qu'il compte faire à la lettre du Prince Charles (2). D'après ce qu'il m'a dit, tout en se référant à sa dépeche du 11 mai 1870 (voyez :livre rouge) (3) il exposera comme quoi l'Autriche ne saurait opposer des difficultés aux modifications q'!e le Gouvernement Roumain se propose d'apporter à l'intérieur. Pour ce qui est de la partie de la lettre qui laisse entrevoir des velléités d'indépendance il fera semblant de n'avoir pas compris les intentions du Prince Charles. La pièce n'étant pas encore rédigée, je ne suis pas à meme de fournir à V. E. d'autres déta.Us. Quant à la réponse à la circulaire pruss·1enne sur le Luxembourg, qui est encore en voie de rédaction, le Chancelier de l'Empire fera relever qu'U n'appartient pas uniquement à une des puissances de déclarer la violation de la neutralité par le Grand Duché lui-meme, et proposera de soumettre à la définition d'une conférence ce qui tient en général à la violation d'une neutralité.

Le Ministre des Finances partira sous peu de jours pour Florence.

si era lamentato con lui per il fatto che prigionieri francesi, disarmati ma in uniforme, attraversando l'Italia sarebbero stati rinviati alla frontiera. c Il soutient qu'on a le droit de les interner mais non pas de les renvoyer à la frontière •.

(l) Col tel. 19 dicembre, n. 3354, il Nigra aveva riferito che il conte di Chaudordy

(2) Di Rumania. Cfr. nn. 693, 731, 747, 752, 753, 756, 758, 759, 762, 775, 777. In relazione alla nota russa del 31 ottobre, (cfr. p. 431, n. 1), il conte Beust il 23 novembre 1870 ammoniva la Romania e la Serbia di guardarsi bene dal mettersi sulla stessa strada di una r.evisione del trattato di Parigi del 1856 (Correspondenzen K. K. M. d. )[., n. 4, Nachtrag, cit., n. 165, PP. 10-11; Das Staatsarchiv, XX, n. 4235, pp. 128-130).

(3) Cfr. Correspondenzen K. K. M. d. )[., n. 4, cit., pp. 79-80.

742

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 176. Londra, 20 dicembre 1870 (per. il 25).

Ieri ,l'altro mi pervenne il telegramma del precedente giorno 17 (l) ~col quale

V. E. mi ha partecipato ~che il Ministro della Germania del Nord, allora appunto, Le aveva comunicato un telegramma ·col qua·le il Si,gnor Conte di B1smark proponeva di riunire la Con~erenza senza che la Francia vi fosse rappresentata e di lasciare aperto il Protocollo delle deliberazioni della Conferenza per l'adesione ulteriore del Governo francese. Questa proposta sarebbe stata motivata sulle ~condizioni dalle quali hl. Governo francese avrebbe fatto dipendere l'invio di un suo Rappresentante alla Conferenza e dal valore problematico che vi si diceva che avesse l'adesione del Governo francese attuale.

Debbo notare che a questo punto seguivano nel di Lei telegramma 16 cifre che non fu possibile di decifrare. Non ostante ciò non ho chiesta la ripetizione del teleg11amma sia perchè parevami abbastanza .chiarito hl. sog,getto, sia perrchè qui si era fatta probabilmente J.a stessa comunicazione, come pure perchè ciò avrebbe portato poco meno di tre giorni di ritardo per un affare pel quale Ella mi ~chiedeva una risposta ~mmediata.

U di Lei telegmmma terminava dicendomi ch'Ella desLderava di conoscere immediatamente l'opinione di Lord Granville su questo nuovo incidente ed aggiungeva ch'Ella ignorava che al presente il Governo francese avesse apposto delle ~condizioni all'accettazione della Conferenza per la sua parte.

n Signor Conte Granvil1e aveva già lasciato Londra per recarsi a Windsor presso la Regina sino dalla sem del giorno 17 e non essendo più ritornato a Londra sino a ieri verso le 3 pomer1diane non potei vederlo prima, ed avendolo vi:sitato immedi~tamente dopo il suo arrivo (del che lo aveva prevenuto con un mio biglietto) ebbi a riferirle col mio telegramma di ieri stesso (2) il risultato della mia ~conversazione cod. medesimo ed a conferma del predetto mio teleg.ramma mi pvegio di rife:rirle quanto segue.

Al Signor Conte era pure noto quanto si' conteneva nel predetto tele,gramma di V. E.; ma mi disse che l'allegazione che la Francia mettesse ora delle condizioni non aveva fondamento. È vero che la Franda aveva in prima detto che per entrare nella Conferenza era mestieri .che fosse in pvima inteso un armistizio; ma l'Inghilterra stessa non aveva potuto accettare ·che questa condizione fosse messa al radunamento :della Conferenza. Del pari l'Inghilterra non poteva acconsentire a dare al Governo francese la fiducia ch'essa avreblbe appoggiata una tale mozione nella Confe11enza stessa, essendochè essa non avrebbe potuto fare ciò leallmente dopo la condizione contraria che aveva posto la Prussia ch'era quella la cui proposta per la Conferenza era stata dall'altre Potenze accettata. Dopo di ciò il Signor Tissot, sebbene non avesse ancora r1cevuto dal suo Governo una .comuni!cazione uffidaile, aveva però assÌ'clll'lato ed assicurava tuttavia H Signor Conte che il Governo francese avrebbe a•ccettato la Conferenza puramente e semplicemente. In conseguenza di ciò il Signor Conte aveva appunto

in quel momento notilficato la sua risoluzione a Sir A. Paget con un telegramma. Siccome però questo non .contemplarva che 1e .pretese condizioni che dicevasi apponesse la Francia, cosi feci notare a Sua Signoria che la comunicazione del Signor di Bismark indicava un altro motivo, il quale sarebbe stato ancora più generale e ~adi'cale, cioè che i:1 valore delil'a:desione del Govemo francese attuale era problematico. Sua Signoria avendo riconosciuto l'importanza di quest'osservazione scrisse alla mia presenza un secondo telegramma a Sir A. Pa,get col quale, comunicandogli la sua deliberazione, gli s;pecificò che 1a Prussia stessa aveva proposto all'Inghilterra d'invitare alla Conferenza l'attuale Govemo francese, che l'Inghilterra l'aveva invitato; e che, avendolo invitato sulla base che non vi si discuterebbe che la questione relativa alla neutralità del Mar Nero ·colle quistioni dalla medesima dipendenti, egli ri'guardav.a come certa l'accettazione della Jfu"ancia su questa base.

Il Signor Conte mi disse poi .che, dall'epoca ·che la Prussia aveva fatto la proposta della Conferenza, il Govemo francese non era cambiato, e che non avrebbe saputo comprendere •come fosse possibile rifiutare alla sua adesione quel valore che lo stesso Signor Bismark ·gli attribuiva per determinarsi a pregare l'Inghilterra ad invitarlo a prender parte alla Conferenza.

Avendo ·richiamato a Sua Signorta il telegramma •che nel precedente giomo gli aveva mandato con viglietto, nel quaie V. E., pur rimettendosi per la fissazione del giorno della prima riunione della Conferenza alla determinarlone che il Governo ing,lese avesse ·creduto di farne, notava che Le pareva difficiile che la prÌJma riunione si potesse fissare più prossimamente dei primi giorni del Gennaio (1), Sua Signoria mi domandò quali fossero gli ostacoli che si opponevano all'indicazione d'un giorno più prossimo. Gli risposi che Ella non mi aveva nulla specificato a questo riguardo, ma .che mi pareva naturale H credere che essi •consistessero da una parte nelle molte cose ·ch'erano a farsi, come sono la spedizione ed rl ricapito della lettera .di ·convocazione, 'l'invio ad ogni Plenipoiienziario dei pieni poteri e dell'istruzioni, e dall'altra la brevità del tempo per giungere ai primi di Gennaio. Di dlatto, avend'io interpellato Sua Signoria se avesse fissato le sue idee a questo riguardo, mi rispose negativamente, perchè, avendo fatta fare alle altre Potenze la stessa domanda che aveva fatta a noi a rigua.rdo del giorno della prima riunione, io era il primo che Le dava la risposta.

Avendo .poi di nuovo r~chiamato ii discorso sul metodo dei .lavori della Conferenza, nel mentre il Signor Conte mantenne ciò che già ebbi a telegrafarle il 16 corrente ·col telegramma n. 31 (2) e ·che le confermai col mio Rapporto del 18 corrente n. 17 4 Politica, soggiunse che avrebbe desiderato 'che, dopo ila lettura del suo discorso nel qual·e .sarebbe stabilito recisamente e nettamente hl principio ac·cettato da tutte le Potenze, ch'esse entravano nella Conferenza pienamente libere e senza 'che alcuna questione potesse reputarsi pregiudicata, si fosse fatto un Protocollo da firmarsi da tutti i Plenipotenziari, nel quale il suo discorso sarebbe stato testualmente inserito, hl che sarebbe véclso come accettazione contemporanea ·e collettiva dei principi nel discorso medesimo contenuti.

n S1gn.or Conte mi domandò s'io non avrei avuto difficoltà di firmare il detto Protocollo, dappoichè m'aveva già fatto conoscere il discorso che aveva 1n animo di leggere. Al •che risposi che non avendo ancora ilstruzioni non poteva dare una risposta decisa; ma che, ,giudicandone dalla di Lei Nota al Princ1pe di Gortchakoff, e dall'adesione, da V. E. già manifestataani, al concetto di codesto discorso, non dubitava punto ch'ELla mi avrebbe dato !l'opportuna autorizzazione (1).

Prima di questa visita a Lord GranvHle io aveva veduto il Signor Barone di Brunnow, il quale, parlandosi della prossima Conferenza mi disse essere informato da P.ietroburgo delle nostre disposizioni concilianti e dei sentimenti di equità che l'Italia intendeva di portare nella Conferenza, la quale, egli sperava, che avrebbe avuto un esito che potesse essere soddisfacente per tutti. Soggiungendo poi ch'egli aveva già scritto hl. progetto del discorso che intendeva di leggere nella prima riunione della Conferenza, me lo mostrò e me ne diede lettura. L'impressione ch'io ne ho riportata fu ch'esso, si per la forma, c.h:e pel suo contenuto fosse del tutto conveniente. Avendomi su di cìò hl. Silgn01r Ambasciadore interpellato, gli dissi innanzi tutto che, non avendo ancora rkevuto alcuna istruzione, non era in grado di emettere un'opinione la quale potesse vincolare in alcun modo il mio Governo; che però non esitava a dire che la mia impressione personale era ch'esso fosse conveniente.

Nella successiva mia conversazione col Conte Granville, di cui ho parlato sopra, il discorso cadde anche sopra questo soggetto, Sua Signoria mi disse pure che gli pareva che queJ. discorso fosse conveniente. Mi licenziai però dii manifestare al Signor Conte che se nulla di ciò che si conteneva in quello scritto parevami che potesse dar luogo ad osservazioni, sembravami però che qualche cosa vi mancasse. Di fatto in esso il Barone di Brunnow si limitava ad indicare genericamente che il Trattato di Parigi del 1856 era grave alla Russia, non consentaneo alla sua dignità e che oc.correva che, d'accordo fra le Potenze, fosse riveduto. Ciò, dissi, porrebbe il soggetto della quistione talmente nel vago che nelle successive adunanze qualunque clausola del Trattato potrebbe essere posta in discussione. È prevedilbil'e, e ila stessa Nota-Circolare del Principe di Gortchakoff lascia vedere quali sieno le clausole del Trattato di cui principalmente la Russia si lagna; ma ICiò non basta a prevenire il caso che il numero delle qui·stioni si moltiplichi nella Conferenza rendendone il compito più difficile, e rendendo più numerose e lente le comunicazioni dei Plenipotenziari coi rispettivi loro Governi. Per altra parte la Russia essendo la causa della Conferenza, e questa radunandosi per prendere in considerazione le sue lagnanze, è naturale •Che essa debba innanzi tutto .indica~e le dausole del Trattato che ne sono il soggetto, onde si conoscono in tal modo con sufficiente precisione i limiti delle discussioni.

Il Conte Granvillle mi 'confessò ·che non si era preoccupato di questa ·considerazione, e dicendomi ch'era, anche secondo il suo avv.Lso, giusta, e di pratica utilità mi ringraziò aSISai di averg11ela fatte..

alcuna questione.

Soggiungerò per ultimo, che avendo parecchie volte avuto occasione di conversare 'coll'Ambasciadore della Porta a riguardo di codesta vertenza coJ.J.a Russia, egli mi espresse ripetutamente, e vivamente la sua compia.cenza pel tenore dehla nota colla quale V. E. e!bbe a rispondere aUa nota circolare del principe di Gortschakoff.

(l) -Cfr. n. 724. (2) -Cfr. n. 734. (l) -Tel. Visconti Venosta 17 dicembre, n. 1517, sp. ore 13. (2) -Cfr. n. 721.

(l) Cfr. infatti il tel. Visconti Venosta, trasmesso il giorno 20 alle ore 15. n. 1521. in risposta al tel. Cadorna qui pubblicato al n. 734: il Cadorna è autorizzato a sottoscrivere il protocollo il quale constati che tutte le potenze si riuniscono in conferenza senza pregiudicare

743

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Berlino, 20 dicembre 1870.

Si le télégramme de V. E. en date du 13 Décembre (l) n'est pas une circulaire aux Légations, et qu'il s'adresse: à ma pensonne, ·les appréciations inexactes auxquelles vous faites allusion vous seront parvenues par la voie de Londres, et se rattacheraient au fait suivant.

Quand surgit l'incident russe, quelques uns de mes collègues m'interpellèrent sur l'attitude de notre Gouvernement. Etant sans instructions, j'ai dit ne pouvoir émettre qu'un avis tout à fait personnel, à savoir ·celui qu'il appartenait aux Puissances s.ignataires du traité du 15 Avril 1856 de se mettre en première ligne. J'avais exprimé la meme manière de voir, entre autres, à Lord Loftus.

L'ayant revu le 24 Novembre, il m'a dit qu'il lui résultait que mon langage n'était pas .conforme à celui de mon Goovernement: que, à défaut d'instructions, mieux vaudrait que je gardasse par devers moi des raisonnements contrariant la politique plus accentuée de l'Angleterre: que, si nous n'avions point mandat pour invoquer les stipulations du 15 Avril 1856, nous ne devrions pas moins faire honneur à notre signature du traité du 30 Mars: qu'il ne fallait pas me montrer trop prussien dans cette question.

J'ai répondu que, n'ayant pas encore reçu d'ordres défì.nitifs de Florence, je

n'avais vu aucun inconvénient à énoncer une opinion particulière, conforme du

reste au conseil que Lord Loftus s'était plu en maintes circonstances à me donner,

sur la nécessité pour l'Italie de se vouer exclusivement à son organisation admi

nistrative et fìnancière. S'il entendait me faire une leçon, meme indirecte, je

ne saurais l'accepter. Quant à l'insinuation d'etre trop prussien dans cette

question, je lui faisais sentir que je ne prenais conseil que des intérets de l'Italie,

trop heureux quand il se conciliaient avec ceux de l'Angleterre.

Lord Loftus a maintenu son dire, en ajoutant, à propos des embarras pas

sagers que pouvaient nous causer les affaires de Rome, que notre conduite à

cet égard n'avait point été ,celle d'honnetes .gens. Ce dernier trilit donne la

mesure de son tact. Vu le ·caractère tout à fait privé de cette appréciation, mieux

valait ne pas la relever. J'ai donc coupé court à la conversatton. en laissant

cependant comprendre qu'il lui manquait le calme nécessaire pour une telle

discussi o n.

Depuis lors, j'ai reçu le télégramme de V. E. du 28 Novembre (2), et le 29 la

copie de sa réponse au Prince Gortchakoff, laquelle exprime en effet clairement

et habilement nos intentions. Mon langage a été dès lors calqué sur cette réponse.

Quoiqu'un de mes collègues, que j'avais mis au fait de mon entretien avec Lord Loftus, m'eùt engagé à le narrer à V. E., je me suis abstenu. Il s'agissait d'une cony;ersation particulière, et d'aiileurs vous ètes assez occupé d'affaires importantes, pour que je ne dispose pas de votre temps pour des détails aussi secondaires. Je n'avais à craindre de votre part aucune méprise sur mon attitude et mon langage, mieux tracés dans ma correspondance que dans des rapports de tierces personnes. S'il fallait ici un représentant n'ayant pas la faculté d'émettre une opinion personnelle, aussi longtemps du moins qu'il est sans mot d'ordre, il me faudrait de grands efforts pour me soumettre à ce ròle de personnage muet vis-à-vis de mes collègues. Je préfère, je l'avoue, combattre ce qui me semble leurs travers, plutòt que de les flatter.

Avant de vous écrire sur ce sujet, j'ai voulu pressentir l'Ambassadeur britannique s'ill avait écrit à Lord Granville srux nostre entretien du 24. Je n'ai pu le voir qu'aujourd'huy. Comme sa réponse n'a pas été carrément négative, il m'a paru opportun de rectifier au besoin les faits auprès de V. E. En interpellant Lord Loftus, j'avais en vue de clore en mème temps un incident, auquel on ne saurait sans inconvénient donner une suite quelconque.

Vous devez connaitre, M. le Chevalier, quelle est ma franchise. Ma correspondance retra·ce quel est le courant de mes idées. Mes collègues savent également à quoi s'en tenir. Mais personne n'a jamais pu me reprocher de manquer de tact dans l'accomplissement des instructions du Gouvernement du Roi, ni mème d'une juste réserve dans mon langage privé.

(l) -Cfr. n. 696. (2) -Cfr. n. 630.
744

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 188. Tunisi, 20 dicembre 1870 (per. il 25).

Appena pervenutomi il riverito dispaccio n. 65 di questa serie in data delli 9 andante (1), mi sono fatto un dovere di chiedere una udienza dal Bey, ed in questa avendo comunicato a Sua Altezza in presenza del Primo Ministro Ministro degli Affari Esteri il contenuto di esso dispaccio, sono lieto di annunziare a V. E. che dopo lunghe e vive discussioni ne fu data su d'ogni punto piena soddisfazione: cioè, l'indigeno che avea truffato a Susa il Signor Moro, verrà di nuovo imprigionato, -le questioni dipendenti da possesso d'immobili saranno giudicate cogl'italiani secondo le norme stabilite dai trattati vigenti, -e gli affari di cui invano sollecitavasi la spedizione, avranno in brevissimo tempo quello scioglimento che il diritto e la giustizia dimandano. Bisogna però attendere che le promesse del Bey siano tradotte in fatti, tanto più che per una parte di esse ci vorrà qualche giorno perchè siamo alla fine del Ramadan e presso alle feste del Bayram, che coincidono quest'anno colle solennità del nostro Natale, ed in simile occasione tutti gli affari rimangono in sospeso.

Dalle spiegazioni che in questa circostanza ho avuto col Bey, mi son potuto maggiormente convincere della esistenza al Bardo di due correnti di cui l'una

spinta dal Generale Khereddin e dall'Ispettore francese Signor Villet ci è decisamente contraria, e l'altra secondata dal Primo Ministro che, senza farci dell'opposizione diretta, chiude però un oc,chio non volendo mettersi in aperta lotta coll'altro partito, donde le difficoltà ed il ritardo che s'incontrano alla spedizione dei nostri affari particolarmente negli uffici dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri. Spero nondimanco che, in se1gui'to del .lilllguarggio ene11gico dettatomi da V. E. e delle categoriche dichiarazioni fatte al Bey, la nostra posizione ben lungi di decadere dal punto che avevamo tçccato, siasi piuttosto avvantaggiata.

Non è che più d'una volta non abbia io presentato a Sua Altezza ed al Ge-. nerale Sidi Mustafa ragionamenti ed osservazioni simili; ma una cosa è parlare In nome proprio, ed un'altra coll'autorizzazione esplicita del Governo del Re. E s'ha bel dire, non vi sono che argomenti e dimostrazioni di questa fatta che possono valere coi Mori e coi Tur,chi in generale.

Comunque, io credo che questo sia il momento opportuno di esaminare sin dove il diritto ci assista a termini del Trattato nella questione che ha tratto alle proprietà territoriali italiane. Se da una parte il Governo tunisino vorrebbe rinvenire dalle concessioni fatteci, non è ragionevole dall'altra la pretesa degl'italiani che gl'indigeni addetti ai lavori agricoli siano sottratti alla loro giurisdizione; havvi però dei temperamenti a prendersi di comune accordo per conciliare a un tempo le prerogative sovrane del Bey e la legittima tutela degl'interessi nazionali.

E riservandomi di tornare su quest'argomento subito dopo avrò potuto spiegarmi col Khasnadar, pregola intanto, Signor Ministro, di accogliere i soliti sensi del profondo o»sequio e dell'alta mia considerazione.

(l) Cfr. n. 680. Cfr. anche n. 746.

745

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE GENERALE A NIZZA, GALATERI DI GENOLA

D. 177. Firenze, 22 dicembre 1870.

Mi sono regolarmente pervenuti fino al n. 86 inclusivamente, i rapporti che Ella mi scrisse sotto questa serie. La ringrazio delle notizie in essi contenuti. L'esagerazione dei partiti e le accuse dei giornali non debbono essere per Lei argomento di soverchia preoccupazione. Il Governo approvò. ed approva il contegno che Ella ha tenuto, e Vostra Signoria ne interpretò sempre giustamente il desiderio continuando, come fece finora, ad osservare le istruzioni che

Le furono tracciate. Le eventualità alle quali Vostra Signoria accenna in fine del suo rapporto

n. 85 (l) sono, senza dubbio, tali da meritare tutta la nostra attenzione. Però, esse ci confermano vieppiù nel pensiero che, tenuto conto delle condizioni speciali di Nizza, non sia conveniente l'invio d'un legno italiano nelle acque di Villa franca -La flottiglia americana che Ella mi annunziò esser costì di stazione, basterebbe, in ogni peggiore ipotesi, a porgere quella protezione che solo è ammissibile in simiglianti casi. Ella, poi, potrebbe sempre rivolgersi in ogni opportuna evenienza alle autorità regie più prossime alla frontiera.

Per rispetto ai garibaldini reduci dagli eserciti francesi converrà che Ella distingua fra quelli che sieno muniti di congedo regolare, e quelli ·che ne sieno sprovvisti -Questi ultimi essendo considerati come disertori della Francia, e non potendo [essere] ritenuti come cittadini italiani non avranno diritto ad alcun ingerimento delle Regie autorità consolari in loro favore -I primi, invece, potendo aspirare al beneficio dello articolo 13 del Codice Civile, con che si conformino a tutte le disposizioni tracciate dallo articolo stesso, potranno essere muniti da Vostra Signoria o dagli Uffici consolari dipendenti, di un foglio di via obbligatorio perchè si costituiscano alle autorità regie più vicine alla frontiera francese -Ella troverà certo opportuno di comunicare queste istruzioni alle agenzie del Distretto, e sopratutto a quella di Mentone, ove il caso si sarebbe già presentato secondochè Ella mi accenna nel Rapporto n. 85.

P. S. -Qualora le circostanze lo richiedano, la Signoria Vostra potrà spedire con messo speciale alle Regie Autorità della frontiera, lettere e telegrammi.

(l) Cfr. p. 569 n. 3.

746

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3357. Tunisi, 22 dicembre 1870 (per. ore 11,15).

Ayant tenu au Bey le langage qui m'a été dicté par V. E., toute ..... [manca: satisfaction] nous a été donnée. et les affaires en suspens auront promptement la définition que J.e droit et la justice ·COmportent.

747

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3360. Vienna, 22 dicembre 1870, ore 18 (per. ore 21,20).

Beust m'a dit qu'il allait suivant votre désir envoyer à Florence copie des instructions au Comte Appony pour la Conférence (1). Il m'a assuré que l'Angleterre et l'Autriche en prenant comme lp{)int de dépal'lt les stipulations dru Traité de Paris sans tenir aucun compte de la circulaire russe proposeront de discuter sur l'opportunité de les modifier, et si les plénipotentiaires ne pourront pas tomber d'accord, ces deux puissances considèreront les engagements de 1856 tels qu'ils étaient avant la démarche du Prince Gortchakow. L'Ambassadeur ottoman a beaucoUip insisté, mais inutilement pour amener le Cabinet autrichien à protester contre le projet du Prince Charles. La réponse à sa lettre ne partira pas avant le retour de l'Empereur qui se trouve en Tyrol. Le Ministre des Finances sera à Florence vers la fin de l'année (2).

n. -25, pp. 11-13; Archives Diplomatiques 1873, III, pp. 264-269. E cfr. qui appresso p. 644.
(l) -Cfr. le istruzioni del Beust all'Apponyi, in data 22 dicembre, in Correspondenzen des K. K. gemeinsamen Ministeriums des }fussern, n. 5, vom November 1870 bis Aprit 1871,

(2) Cfr. p. 9 n. 3.

748

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 30. Vienna, 22 dicembre 1870 (per. il 25).

Credo mio dovere di chiamare l'attenzione di V. E. sopra un documento politico emanato recentemente dal partito dei dichiaranti boemi e sopra l'acerba risposta del Conte di Beust a questa nuova manifestazione tseca. Il documento porta il titolo di «promemoria» e la data dell'8 dicembre; è firmato in primo luogo dai Signori Palacky e Rieger e poscia dagli altri dichiaranti della Dieta di Praga, ed è indirizzato al Cancelliere dell'Impero, con preghiera di volerne portare il contenuto a ·conoscenza dell'Imperatore. Il promemoria comincia coll'esprimere il rincrescimento della nazione boema di non avere mezzo legale onde manifestare i proprii intendimenti nelle attuali difficili •congliunture, mancando tuttora di una legittima rappresentanza; enumera poscia le note lagnanze circa la mediatizzazione della Boemia ed il suicidio che le si vorrebbe imporre facendola rinundare al proprio diritto storico. La monaTchia ·non poter essere salvata che per mezzo di una poliiUca che riconosca all'interno ed all'estero il diritto dei popoli a fissare i loro destini. In base a questo principio per ciò che concerne la politica estera, la nazione boema riconosce bensì il diritto della Germania di costituirsi forte ed unita ma disapprova l'annessione ad essa di provincie della Francia che desiderano rimanere francesi. Il documento tratta infine della questione d'Oriente in forma assai decisa e quasi minacciosa; dichiara che la nazione boema simpatizza oltremodo per i popoli della grande penisola illirica i quali hanno il diritto imprescrittibile di raccogliere le loro sparse membra in uno stato solo e di costituirsi in modo più conforme all'umana dignità. Sull'attuale vertenza della neutralità del Mar Nero il promemoria si esprime nei seguenti termini: la nazione boema è di parere che il proibire alla potente nazione russa, cui un grande avvenire è riservato, d'organizzare come meglio le convenga la difesa delle coste del Mar Nero sia un'ingiusta lesione dei suoi diritti sovrani; essa dichiara che sarebbe mettere in repentaglio i più vitali interessi, anzi l'esistenza stessa dell'Austria se questa assumesse un'attitudine ostile alla Russia insistendo su di una disposizione del diritto internazionale europeo che inflisse un'umiliazione a questa grande potenza. Nella risposta del Conte di Beust diretta al Signor Rieger, il Cancelliere dell'Impero dichiara anzitutto di non poter accettare il promemoria che restituisce agli autori; se il documento viene considerato come espressione della nazione boema, questa deve formolare le proprie lagnanze nelle forme costituzionali; se, come manifestazione personale degli autori, è basato sul diritto di petizione, il Conte di Beust osserva non esser egli l'autorità cui dev'essere indirizzato; oltre ciò nella politica interna non esser egli competente per decidere la questione del diritto di stato boemo, quantunque non abbia mai nascosto che, a suo .par·ere, 1e d!omande degli tsechi non possano e·sser svoilte ed esaudite coi mezzi che offre l'attuale costituzione ed in base alla stessa. Il Cancelliere

dell'Impero crede poscia suo dovere di rispondere vivamente alle idee emesse nel promemoria sulla politica estera. Anzitutto egli osserva che l'Austria ha

45 __, Documenti diplomatici • Serie II · Vol. I.

usato di tutti i mezzi concessi dal diritto internazionale onde porre un termine alla guerra tra la Prussia e la Francia. Anche per ciò che concerne i popoli slavi che si trovano sotto il dominio della Sublime Porta aver sempre loro dimostrato simpatia e dato spesso anche valido appoggio nei limiti che lo permettono le amichevoli relazioni dell'Austria colla Turchia. I desiderii espressi dai boemi su questi punti essendo stati esauditi per quanto sta nelle sue forze, dover egli riguardare come la parte saliente del documento quella che tratta della neutralità del Mar Nero. Non comprendere come la Boemia abbia in tale questione interessi maggiori degli altri popoli della monarchia, ma importare certamente a tutti che il diritto rimanga diritto e trattato trattato. Il sostenere il contrario è una manifestazione in favore di una Potenza colla quale, quantunque l'Austria sia in rapporti d'amicizia, pure ora trovasi in seria discussione precisamente su questo argomento. Simile manifestazione merita il più severo biasimo. Il Conte di Beust ricorda che quando era Presidente del Consiglio nel 1867 ebbe luogo la dimostrazione di un viaggio a Mosca di molti uomini politici boemi; il Governo allora tacque, ma anche lo spirito di conciliazione ha i suoi limiti e non gli si possono sacrificare i più vitali interessi dello Stato. L'esistenza d'uno Stato è più compromessa se si permette a un partito di prendere un'attitudine ch'egli si contenta di chiamare abbandono dello stato, (Landesherausgebung) onde non adoprare una denominazione più forte che risuona su migliaia di labbra.

Il Cancelliere finisce col dichiarare che questa sua risposta è destinata alla pubblicità avendo il convincimento che il suo contenuto è conforme ai sentimenti della grande maggioranza della popolazione dell'Impero, e ch'egli fa voti perchè la nazione boema non abbia ad attirarsi nuove sciagure perseverando nell'attuale attitudine.

Questa risposta del Conte di Beust è importante non solo per la gravità dell'argomento che tratta, ma anche perchè viene riguardata dal partito costituzionale tedesco come un pegno di riconciliazione. Gli sforzi tentati dal Conte di Beust, specialmente per mezzo del Ministero Potocki, onde accontentare i boemi avevano destato vivi sospetti negli animi di quel partito; la lettera del Conte di Beust pon fine a tutte le esitanze e l'obbliga a cercare appoggio esclusivamente presso i suoi antichi aderenti.

749

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 743. Berlino, 22 dicembre 1870 (per. il 29).

D'après la teneur de l'article IV du Traité de Prague, le Cabinet de Vienne avait lieu de s'attendre, sinon à une entente préalable, du moins à une communication officielle, sur les changements apportés à ses clauses. La Confédération des Etats du Midi, prévue mais non imposée par cet article, n'ayant pas été réalisée, le mouvement national suscité par l'agression inattendue de la France, devait aboutir à la formation d'un Empire allemand.

Le Représentant à Vienne de la Confédération du Nord avait annoncé au Comte de Beust qu'il serait chargé de lui notifier cet événement. Le Chancelier

Impérial s'étant exprimé dans un sens très-amical, le Général de Schweinitz lui donna lecture quelques jours plus tard d'une dépeche, datée de Ver1sailles, le 14 de ce mois. Il y est dit que le Cabinet de Vienne peut envisager la réorganisation de l'Allemagne avec la juste confiance, que tous les membres de la nouvelle confédération sont animés du désir le plus sincère de cultiver avec la Monarchie Austro-Hongroise des rapports d'amitié, tels qu'ils sont fondés sur les intérèts communs des deux Pays. Les résultats acqui.s sont de nature à ètre accueillis avec satisfaction par toute l'Europe, et pour ce qui concerne particulièrement l'Allemagne et la Monarchie Austro-Hongroise, il est à espérer que de ce coté aussi on se tendra la main pour en développer la prospérité.

En 1867, le Comte de Beust avait essayé de mettre les Traités d'alliance offensive et défensive en contradiction avec l'article IV susmentionné. Si ces Traités ne constituaient pas à ses yeux une existance internationale indépendante, à fortiori en est-il de mème pour l'état actuel des choses. Mais le Chancelier Impérial devra donner aujourd'hui à .ses nouveaux mécomptes le masque souriant des paroles, et colorer ses faux calculs par des tours de force de sa piume. Ecrivain facile, souple, élégant, plein de ressources et d'une fécondité, dont tout le monde est témoin, il saura faire de nécessité vertu, afin de ne point provoquer des discussions stériles et préjudiciables.

Jusqu'ici, à ce que je sache du moins, les autres Cabinets n'ont point reçu de communications analogues.

D'après la Correspondance Provinciale d'hier, les assiégeants à Paris ne tarderont pas à procéder à l'attaque des forts. Deux fois déjà ce journal officieux nous a induits en erreur à cet égard.

Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

750

IL PREFETTO DI GENOVA, MAYR, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA

N. 1988 (2). Genova, 22 dicembre 1870.

Con la nota in margine distinta, che il .sottoscritto si dà premura di tosto riscontrare, è chiamata l'attenzione di questo Ufficio sulla esiste•nza di un Comitato di arruolamento per la Francia, esi!stente ,in questa Città, diretto anche a favorire e promuovere diserzione dai Corpi dell'Esercito Italiano a prò di quella Re,pubblica.

Lo scrivente appena ebbe ·conoscenza dehle determinazioni prese da.l Regio Governo ,per l'osservanza di una assoiluta neutralità verso .gli Stati belliigeranti, si fece preciso dovere dii emettere disposizioni della più accurata ed attiva sorveglianza in tutta la Provincia, e ma,ss~me in Genova, affinchè, di fronte alla faciltà presentata dallo scambio di comunicazioni tanto terrestri quanto marittime colla Francia in questo porto specialmente pel continuo avvicendarsi di

partenze di navigli esteri e nazionali per Marsiglia; non si avverasse alcun fatto diretto a compromettere in qualsi'asi modo a'impegno internazdonalle di cui è parola.

La Questura, alla quale principalcrnente venne affidato questo compito, penetrata della grave responsabilità annessavi, nulla, d1cislamente, .lasciava d'intentato per eludere e reprimere qualsiasi ·colpevole tentativo, raddoppiando di operosità a misura ~che, per le nuove condizioni politiche cl'eate ailJa Franoia, e si manifestavano e si accrescevano a favore di lei .le simpatie dei parrtiti poJ.itici eccessivi.

Anzitutto preoc•cupatasi a riconoscel'e se qui per avventura esistevano, o stavano formandosi centri di arruolamento, le r1su1tanze accennavano che fino alla partenza di Stefano Canzio, solo pochi individui avevano presa la via di Francia a ciò incoraggiati, anche con qualche aiuto, dal Canzio medesimo. Ma non appena era ciò avvertito, e qualche nome conosciuto, non si mancò d:L se• gnalare le parten~e alle autorità toccanti così la frontiera Francese delle AJp<i Marittime, come i Circondari intermedi, e si riusciva a farne sorpTendere parec<chi, ed a farli, di .concedo colle Autodtà stesse, retrocedere, tra cui uno Maveenaro Giovanni, che fu trovato in Porto Maurizio possessore di un bli.gUetto di raccomandazione pel signor Pastoris Enrico Capitano in Nizza Marittima rilasciato dal ridetto Canzio; biglietto, che poi pervenuto aiJ!la Que·stura formava base di denuncia all'autorità Giudiziaria, alla quale veniva regolarmente tra<smesso come ba<se del procedimento.

Successivamente, <Cioè dopo la partenza del Canzio, essendosi ricevuti per varie relazioni vaghe sì, ma concordi, dati tali da ritenere che le partenze andassero acquistando maggiori proporzioni, ed anZJi che il Comitato di soccorso peti feriti Francesi istituitosi in questa Città sotto la direzione dei Signori J. Favre, e Vautrin, copvendo l'opera loro sotto l'appa,renza di un'istituzione dìi beneficenza; potess·e attendere, comunque con riserbo ad arruolamenti; non si risparmiarono indagini per riuscire alJ.a scoperta ed a1lo accertamento dei' fatti atti a contabilizzarlo rimpetto alla Giustizia.

Ma siffatte praHche, se da una par•te non allontanarono i sospetti, non offrirono elemento sufficiente per autorizzare a tentare con speranza di esito una perqu:Lsizione presso il Comitato. Quindi l'Ufficio ·pensò opera più proficua torrnar quella di raddoppiare l'attenzione sugli arrivi e partenze eventuali d'individui estranei alla Città, non meno che sul movimento di quelli ad essa appartenenti legati al partito diretto dal Canzio; e segnatamente avere di mira gli arrivi e le partenze dei vapori, in quantochè a favorire il trasporto di giovani, per via di mare, mostravansi un poco inclinati gli Agenti Consolari Francesi residenti così in Genova, come in Livorno; essendosi sulle prime dovuto constatare dai controlli, accortamente attenutisi, delle carte di bordo, che trenta italiani qui giungevano di transito su naviglio francese diretto in Francia, 'il cui elenco nominativo, posseduto dal Capitano del Legno, era rivestito della firma del Consolato Frances·e residente in Livorno.

Ricorderà il Ministero le difficoltà, tanto dirette quanto· indi,rette ch'eibbe studio di opporre il Console Generale di Francia in Genova per impedire, appunto in questo porto il controllo che l'Ammin:Lstrazione proponevasi di fare dei pas~ seggieri giunti sui legni di bandiera Francese, e per contrastare all'autorità politica di far discendere gli italiani pl'lesri a bordo in frode alle leggi dello Stato; pratica questa alla cui risoluzione prese parte codesto Ministero medesimo; ma siccome intanto premeva di r~ggiungere irn qualche modo lo scopo d'impedire le irregolari partenze, mentre colla maggiore avvedutezza si faceva tener d'occhio in città ogni preparativo di partenze sospetto, si attivavano imbarcazioni montate da Agenti di Pubblica Sicurezza per pattugliare attorno ai navigli in partenza, ed impedire lo accedere su questi a qualunque passeggiero che non giustificasse la regolarità delle sue carte.

Questo insieme di misure fu per modo fruttuoso, che si ottenne rin varie riprese l'1arresto di non pochi ;italiani, mentre parimenti altri individui venivano in seguito sol'lpresi latori anche di carte non proprie, come meglio si rileva dall'allegato A, cosicchè vennero deferiti ail'Autodtà Giudiziaria colla denuncia contempomnea di quanti ebbero ad intervenire nei colpevoli maneggi, secondo 1e risultanze degli atti stati fiscalmente assunti in proposito.

Da questi atti •si rileva indltre •che il Consolato Francese, ed anche quello del!la Grecia qui residenti non si peritano dal favorire eZJiandio di recapiti individui che sì dirigono ad ingrossare le fila Garibaldine, e che detto J. Favre, Capo del Comitato Francese di soccorso pei feriti Franc·esi interviene egli pure a giovarli dì mezzi e di recapiti, e trovasi eziandio compreso nell'operata denuncia fatta all'autorità Giudiziaria e nel relativo procedimento.

A meglio poi dimostrare con quale attività siasi proceduto dall'Amministrazione nehle varie pra,tJkhe al riguardo promossesi, gioverà lo 3.1ccennare che eziandio per la corrispondenza sc1ambiatasi eone diverse autorità ben 182 italiani furono assoggettati allo arresto sotto prevenzione d'istigazione ad arruolamenti, o di partecipazioni ad essi; 23 dei quali furono posti in carcere, e già assoggetta·ti a regola!'le procedimento; 94 colpiti di denuncia alla Procura Regia col ·rinvio in patri:a a p~ede l~bero, e 65 fatti retrocedere alle case loro, non essendosi potuti acquistare bastanti elementi di reità per denunci:arli egualmente.

Ciò premesso, .crede lo scrivente poter assicurare il Ministero che per quanto riguarda tentativi dì diserzione di Militari del Regio Esercito tanto ad opera del Comttato suddetto, quanto altrimenti nulla affatto din qui venne ad emergere. Per altro non si ommette l'impiego dellie più •caute ed adeguate investigazioni, onde, qualora alcun che fosse a presentarsi, venga proceduto al rigoroso accertamento dei fatti, ed ~lla pronta denundia dei colpevoli, non senza riferirnene indllatamente a codesto Regio Ministero.

ALLEGATO A

Arrestati, denunciati e messi a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

l. Levrero Giuseppe

2. -Tanzi Napoleone 3. -Notaroberto Michele 4. -Pandozzi Nicola

Italiani. I due primi imputati come istigatori di arruo

5. -Durando Antonio

lamenti e partenze per la Francia, e i seguenti come

6. -Mosca Pietro

da essi arruolati.

7. -De Andreis Emilio 8. -Ferrari Raffaele 9. -Ferrando Luigi 10. -Migone Giovanni

Italiani. Denunciati per aver preso servizio sotto Garibaldi negli ausiliari da lui comandati in Francia,

11. -Capra Enrico come da documenti sulle persone degli stessi requisiti. 12. -Orlandelli Abelardo Fu nella denuncia compreso come somministratore di mezzi d'arruolamento e di soccorsi il Comitato di soccorso in Genova diretto da J. Favre qui dimorante. - 13. -Campana Pasquale 14. -Lazzaroni Giovanni diretto a Marsiglia, muniti tutti di passaporti dati con

nome altrui dal Comitato Ellenico in Genova, il cui

15. -Salvadeo Caio 16. -Bianco Michele uso doloso venne da essi ammesso negli atti d'interro 17. -Colombo Carlo gatorio, nei quali si eviene che ebbero essi dal Signor 18. -Zappardi Antonio Giulio Favre i recapiti di cui sovra, il quale ebbe anche 19. -Penso Pietro ad assisterli delle spese di viaggio.

Italiani. Sorpresi in atto di partenza come sovra, mu20. Bendini Augusto ; niti di salvacondotto in data 29 ottobre 1870 dal Con21. Tagliarini Alessan-.

solato Generale Francese residente in Genova e rice

dro vuto per mezzo della Direzione del Giornale n Dovere, e quindi rimessi alla Autorità Giudiziaria.

22. -Ghio Andrea Idem. Come sopra sorpreso egualmente in atto di partenza, e munito parimenti di salvacondotto dal Comitato Generale suddetto. 23. -Raggi Luigi Idem. Come sopra egualmente in atto di partenza per Marsiglia munito di carta di passo rilasciata da questo Comitato Generale Ellenico, che ricevette assieme al biglietto d'imbarco senza spesa propria ed un biglietto da franchi 5 dal Comitato di soccorso già sopra mentovato, e coll'intermezzo di Antonio Mosto Direttore della Banca popolare.
(l) -Annotazione marginale: • consegnata •· È certamente la lettera del 20 dicembre (cfr. n. 743). (2) -Trasmessa in copia al ministero degli esteri.
751

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 31. Vienna, 23 dicembre (l) 1870 (per. il 25).

Il mio rapporto di questa serie n. 29 (2) relativo alla conferenza da riunirsi in breve a Londra per discutere sulle condizioni politiche del Mar Nero lasciava quell'argomento sul punto del persistente rifiuto del Governo Francese di parteciparvi, malgrado i consigli e le insistenze· del Conte di Beust.

Ora che la Delega2!ione di Bordeaux d'accordo col Governo residente in Parigi aderi aHa riunione, nasce in me il convincim.ento, già espresso all'E. V. col predetto rapporto, che debbesi tale decisione alle incessanti premure dei Gabinetti di Londra e di Vienna. H Cancelliere dell'Impero difatti venendo giorni sono a discorrere dell'adesione francese, se ne mostrò molto soddisfatto, !asciandomi intendere che in gran parte era dovuta ai suoi sforzi. Nella stessa occasione, siccome riferii con telegramma del 18 corrente (3), mi raccomandò

d'insistere presso l'E. V. onde l'Italia avesse a stringersi più che mai all'Inghilterra ed all'Austria, stante che il Principe Gortchakow pareva cedere dinnanzi alle esigenze di Lord Granville e di Sir A. Buchanan. E le sue previsioni non furono deluse, essendoche già si ottenne di non far motto alla conferenza depa circolare russa e, prendendo semplicemente come punto di partenza le stipulazioni del trattato di pace del 1856 che imposero delle restrizioni alla sovranità marittima della Russia nel Mar Nero, di discutere sull'opportunità di modificarle.

Con dispaccio in cifra di jeri (l) comunicai che il Conte Beust, per assecondare al desiderio espresso dalla E. V., avrebbe inviato a Fi:renze copia delle istruzioni al Conte Apponyi onde divtgere la di lui condotta durante la conferenza e, per quanto mi venne assicurato dal Cancelliere, sembram.i ben risoluto nel proponimento di considerare inta-tti affatto gl'impegni presi nel 1856, non ostante le ultime dichiarazioni russe, ove mai i Plenipotenziarii delle diverse potenze non siano d'accordo sui mutamenti da recarsi a[la posizione rispettiva della Russia e della Turchia dai Dardanelli al fondo dell'Eusino.

(l) -La data di partenza registrata dal Ministero a Firenze è 22 dicembre. (2) -Cfr. n. 699. (3) -Cfr. n. 730.
752

L'AGENTE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 232. Bucarest, 23 dicembre 1870 (per. il 3 gennaio 1871).

Sono informato che il Signor Elliot si rifiuta di fare dei passi presso la Sublime Porta nel senso delle entrature del Principe Carlo da me riferite col rapporto politico N. 227 (2).

So inoltre che l'Inghilterra ha già fatto noto a Berlino che essa non acconsente che nella prossima Conferema si parli della Rumania, e che a Londra si è dolenti che codesta quistione sia stata sollevata in momento cotanto inQipportuno.

Questo primo scac,co toccato alle prattiche del Principe Carlo era a prevedersi; ma per amor del vero debbo aggiungere che il mio collega inglese, reduce non ha guarì dall'Inghilterra, non ha solo spontaneamente offerto i suoi uffici perchè l'Ambasciata della Regina prendesse a Costantinopoli la nota iniziativa, ma nei di:scorsi da lui tenuti col Principe e con gli Agenti di Austria, Prussia e Russia faceva supporre essere in possesso d'istruzioni tali da incoraggiare la risoluzione attuata oggi da Sua A~tezza.

Evidentemente il Signor Green non ha saputo interpretare le vedute del Governo della Regina, ed ora che la sfavorevole impressione prodotta a Londra ed a Costantinopoli comincia ad essergli nota, so che nei suoi rapporti addebita tutto il suo operato al Principe Regnante.

L'Agente di Prussia invece ha sempre nettamente deplorato la leggerezza che ha presieduto alle pratiche di Sua Altezza presso i Sovrani, come alle entrature che il Signor Green si tolse l'incarico di fare presso il Signor Elliot.

Egli è intanto mio dovere, ed insisto su di ciò, d'informare V. E. che se i

passi del Principe non saranno coronati da successo, Sua Altezza sembram1

decisa di abbandonare il paese appena si presenterà un occasione [sic] che le

permetta almeno di salvare, 'come si suoi dire, l'onore della bandiera.

E l'occasione non 1si farà aspettare a lungo, massime ora che la Camera si

dichiara, discutendo l'indirizzo, apertamente animata da uno spirito antidinastico

dei più pronunziati.

(l) -Cfr. n. 747. (2) -Cfr. n. 731.
753

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI

T. 1522. Firenze, 24 dicembre 1870, ore 15.

Photiades Bey est venu me déclarer d'avance que la Porte protesterait si l'on voulait discuter dans la Conférence des questions relatives aux nouvelles prétentions du Prince de Rouman1e. N'ayant encore reçu aucune communication de Bukarest à ce sujet, j'ai répondu au Ministre de Turquie que nous avons accepté la Conférence sur les bases mémes proposées par l'Angleterre, et que nous n'avons pas l'intention de prendre l'initiative pour faire discuter autres questions relatives à l'Orient.

754

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3362. Vienna, 24 dicembre 1870, ore 21,30 (per. ore 24).

A la suite d'un arttcle retentissant de la Correspondance Provinciale dont les télégrammes du 21 ont trasmis le résumé le Ministre de Prusse vient de faire au Gouvernement de Sa Majesté une ouverture très amicale sur la nouvelle organisation de l'Allemagne. Beust qui s'est borné pour le moment à un accueil bienveillant et poli se propose de répondre à la communication en acceptant les faits accomplis mais en écartant toute discussion sur interprétation à donner aux stipulations du Traité de Prague qui se réfèrent aux changements apportés en 1866. Le :ty.rinistre de Prusse n'a pas fait la moindre allusion au titre d'Empereur ni aux engagements relatifs à Sleswig. Réponse à la circulaire Prussienne sur Luxembourg est partie hier pour Berlin.

755

PATTO DI FAMIGLIA DELLA CASA DI SAVOIA (l)

Firenze, 24 dicembre 1870.

Con voto solenne delli sedici Novembre milleottocento settanta le Cortes sovrane costituenti di Spagna hanno ,eletto Re della Nazione Spagnola Sua Al

tezza Reale H Principe Amedeo di Savoia, Duca d'Aostla, figlio secondogenito

di S. M. il Re Vittorio Emanuele II felicemente regnante. E Sua Altezza Reale

ha col consentimento del Re suo padre, accettato la Corona offertagli.

Volendosi, anche in omaggio alle tradizioni della Real Casa di Savoia, . evitare che le Corone d'Italia e di Spagna abbiano eventualmente a riunirsi in un sol Principe, e volendosi togliere sin d'ora ogni causa futura di complicazioni e d'incertezza nei rapporti delle due Corone in ordine ai diritti di successione; mosso dal desiderio di corrispondere alla fiducia che in lui ripone la Nazione Spagnuola col consacrarsi interamente ed esclusivamente agli interessi di quel'la nazione ed unendo strettamente i pa-oprii destini a quelli della Spagna

è ·Comparso in questo Real Palazzo oggi ventiquattro Dicembre milleottocento settanta Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta, maggiore di età, il quale al cospetto di S. M. il Re, e previo il suo reale consentimento, alla presenza dei testimonii richiesti, ed innanzi a Noi, Ministro per gli affari esteri, Notaio della Corona, ha dichiarato di essere informato dei diritti di Sovranità di S. M. il Re sul territorio del Regno d'Italia, delle leggi e consuetudini della Corona e dell'ordine di successione stabìlito e confermato all'articolo 2° dello Statuto fondamentale del Regno, e di volere per il presente atto solenne, di sua piena e spontanea volontà ed in occasione e contemplazione della sua accettazione del trono di Spagna, fare le seguenti dichiarazioni.

Dichiara cioè Sua Altezza Reale il Principe Amedeo, Duca d'Aosta, per sè e suoi discendenti •che nel caso, che Dio non voglia, della estinzione completa della linea maschile di Sua Altezza Reale il Principe Umberto, pospone la sua linea alle 'collar!Jerali maschili di qualunque ordine che, in difetto delia propria, per ordine di successione in linea agnatizia sono e possono essere chiamate alla Corona d'Italia.

Dichiara inoltre Sua Altezza Reale il Principe Amedeo che anche in caso di estinzione di tutte le linee sovrammentovate, e da Lui preposte alla propria, non potranno mai occupare il trono d'Italia nè il Re di Spagna, nè il suo successore immediato al trono, e che la successione della Corona d'Italia passerà allora al secondo figlio del Re di Spagna regnante, ed, in difetto di un secondogenito, a quello fra i Principi della Famiglia Reale di Spagna che, secondo le regole di successione della Reale Famiglia di Savoia, si troverà essere il più vicino al trono dopo la linea diretta dell'erede della Corona Spagnuola.

E siccome le dichiarazioni sovra espresse si estendono a tutte le attribuzioni e diritti inerenti alle ragioni di successione alla Corona d'Italia, così dette dichiara:zJioni, sì e come sono fatte e sotto le condizioni e restrizioni espresse, comprendono anche il diritto di assumere la tutela d'un principe ereditario minore di età.

S. M. il Re, come Capo della Famiglia Reale, accetta le suddette dichiarazioni nell'interesse delle persone e linee a favore delle quali sono fatte, e le cose tutte, come sovra narrate, dichiara intese e convenute. E Sua Altezza Reale il Principe Amedeo, dichiarandole vere ed a piena sua notizia e soddisfazione, di libero suo ·consenso e spontanea sua volontà, ne promette per sè e suoi Reali discendenti la piena· ed 'intiera osservanza nel miglior modo e forma che di ragione si possa.

Intendono S. M. il Re Vittorio Emanuele II e Sua Altezza Reale il Prin

cipe Amedeo che il presente atto abbia la forza ed il valore di un vero e

proprio patto di famiglia e costituisca la regola invariabile di successione nella

Real Casa di Savoia, promettendo, ciascuno per sè e suoi Reali discendenti e

successori, di uniformarvisi in tutti gli atti che in qualsivoglia caso, tempo e modo

potranno emanare e sanzionare per assicurare e regolare la successione dei

Loro rispettivi diritti di sovranità.

In fede e testimonianza del che, data lettura di quest'atto fu il medesimo firmato di proprio pugno da S. M. il Re e da Sua Altezza Reale il Principe Amedeo, Duca d'Aosta. Vi si sottoscrissero con Noi i Signori testimonii richiesti e vi abbiamo quindi apposto il nostro sigillo.

[Seguono le firme di Amedeo di Savoia, Vittorio Emanuele, Umberto di Savoia, Eugenio di Savoia, e dei testimoni: Luigi Federico Menabrea, Francesco Luigi des Ambrois di Névache, Vincenzo Fardella di Torre Arsa, Giovanni Lanza, nonchè di Emilio Visconti Venosta, notaio della Corona].

ARTICOLO ADDIZIONALE E SEGRETO (l)

Le rinuncie e dichiarazioni contenute nel patto di famiglia firmato oggi ventiquattro dicembre milleottocento 1settanta, siccome fatte in occasione e contemplazione dell'accettazione della Corona di Spagna-, s'intenderanno nulle e di nessun effetto, nel caso in cui Sua Altezza Reale il Principe Amedeo Duca d'Aosta, od i suoi figliuoli cessassero di regnare in !spagna, ed in tal caso Sua Altezza Reale il Principe Amedeo od i suoi discendenti ritorneranno nel godimento dei loro attuali diritti.

Qualora però all'epoca in cui il Principe Amedeo od i suoi figliuoli ritornassero in Italia, fosse già riconosciuto quale erede presuntivo del trono un principe appartenente a linea diversa da quella attualmente regnante, Sua Altezza Reale il Principe Amedeo ed i suoi discendenti non ripiglieranno i loro diritti di successione se non dopo la linea del principe già dichiarato erede presuntivo.

S. M. il Re Vittorio Emanuele II accetta per sè quanto per i suoi discendenti e successori questa clausola risolutiva del patto di famiglia, promettendo di osservarla e di uniformarvisi in qualsivoglia caso, tempo e modo avesse a verificarsi il fatto, in previsione del quale la medesima fu intesa e convenuta.

In fede e testimonianza del che, data lettura di questo articolo addizionale, fu il medesimo firmato di proprio pugno da S. M. il Re e da Sua Altezza Reale il Principe Amedeo, Duca d'Aosta. Vi si sottoscrissero con Noi i Signori testimoni richiesti e vi abbiamo quindi apposto il Nostro sigillo.

[Seguono le stesse firme].

(CASTAGNOLA, op. Cit., pp. 106-107).

(l) Il Consiglio dei Ministri del 27 novembre aveva lungamente discusso se l'autorizzazione del Re al duca d'Aosta per accettare la corona di Spagna dovesse esser fatta mediante Decreto Reale, mediante una legge, o per semplice c patto di famiglia • (CASTAGNOLA, op. cit., pp. 101-103). Prevalse quest'ultima proposta ch'era stata sostenuta dallo Sclopis, consultato in proposito, e dal guardasigilli Raeli (ACR, Verbali dette deliberazioni del Consiglio dei Ministri, II, p. 85; Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, pp. 414-415). Il parere del Vigliani,primo presidente della Corte di Cassazione di Firenze, e del des Ambrois, presidente del Consiglio di Stato, al Lanza, il 20 novembre, in Le carte di Giovanni Lanza, cit., VI, PP. 278-279.

(l) Il Visconti Venosta aveva informato il Consiglio dei Ministri. il 1 dicembre, di questoarticolo segreto; Correnti e Castagnola l'avevano combattuto, sembrando • un patto della scuola Machiavellica •. E il Consiglio. dei Ministri era stato d'accordo su tali obbiezioni

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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3363. Costantinopoli, 25 dicembre 1870, ore 20,40 (per. ore 9,45 del 26).

La démarche du Prince Chades de Roumanie a fait ici une bien mauvaise impression, d'autant plus qu'il s'est adressé à tous les Souverains représentés à la Conférence, excepté au Sultan. Il a sondé Ambassadeur d'Angleterre s'il voulait se ,charger de présenter lettre dirootement au Sultan en dehors du Grand Vizir, mais Elliot a refusé de s'y prèter. Grand Vizir a donné ordre à Mussurus Pacha de se retirer de la Conférence si on voulait mettre sur le tapis la question de Roumanie (1). On est en attendant très préoccupés et on craint nouvelles complications car on suppose que si le Prince Charles ne réussit pas dans ses projets il abdiquera, et la proclamation d'une république, le cas échéant, dans les Principautés pourrait amener l'intervention et la guerre. D'un autre còté si on adhère àux vreux de la Roumanie, la Serbie ne peut pas se tenir tranquille, elle réclamerait non seulement son indépendance mais l'annexion de la Bosnie et de l'Herzégovine, et alors la grande crise orientale qu'on voudrait conjurer éclaterait dans toute sa force.

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IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 25 dicembre 1870.

La crise ministerielle partielle que j'avais annoncé à V. E. V•ient d'aiVoir ll.eu: le nouveau Ministre des Affatres Etrangères ne sera désigné qu'après l'arrivée du Roi. J'ai été invité à partir après demain avec les principaux membres du cabinet pour aUer recevoir le Ro:i à Carthagène. Le personnel de la Légation m'accompagnera. Nous serons de retour avant l'entrée du Roi à Madrid et assisterons avec le reste du Corps diplomatique à la séance des Cortès pour le sermenrt;. La plupart des chefs de mission ont reçu •leurs nouvelles lettres de créance pour le Roi.

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IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 744. Berlino, 25 dicembre 1870 (per. il 30).

Les affa1res du monde ne marchent point évidemment avec la netteté et la promptitude que l'impatience de l'esprit public se croit en droit d'exiger. Si on va au fond de la pensée de l'Allemagne et de la France, l'une et l'autre désirent la paix sans nul doute; l'une et l'autre adhèrent intérieurement à tout ce qui

peut la rendre possible avec honneur et sureté, comme aussi l'une et l'autre envisagent d'un reil ferme l'obligation de porter encore le poids de cette terrible lutte, tant que l'un des deux adversaìres ne sera pas obligé de mettre bas les armes. Le Gouvernement de la défense nationale ne se pretera à aucun arrangement sérieux aussi longtemps que durera ia résistance de Paris, et de leur còté les armées des confédérés ne dévieront pas d'une ligne, tant qu'elles n'auront pas réduit cette ville par la force ou par la famine. Une immixtion de la diplomatie étrangère ne serait certainement pas agréée à Berlin. Elle ne saurait d'ailleurs s'exercer d'une manière assez accentuée pour admettre son efficacité. Cette situation peut se prolonger plusieurs semaines encore. D'après le langage de M. de Thile, toutes les dispositions sont prises pour une campagne d'hiver.

Si sur .cette question il manque le don de joyeux avénement de I'année nouvelle, d'autres questions incidentes ont perdu de leur gravité.

La conférence de Londres pou;r le règlement de l'affaire de la Mer Noire est décidément convoquée pour le 3 Janvier. La participation de la France est assurée, et chaque Puissance y apportera un esprit de conciliation. La Russie eut voulu s'entendre d'une manière préalable et directe avec la Turquie, mais Aali-Pacha a décliné les ouvertures du Général Ignatiew.

Quant au Luxembourg, le sens amicai de la réponse de l'Angleterre à la circulaire du Comte de Bismarck, l'abstention ou le peu d'empressement d'autres Puissances à se prononcer à leur tour, indiquent assez que les Cabinets Européens n'ont pas envisagé la démarche du Cabinet de Berlin comme une dénonciation formelle et directe du traité de 1857 [sic]. Ils espèrent que le Grand Duché saura, par une conduiJte plus circonspecte que par le passé, prévenir que les menaces ne soient suivies d'un effet.

Il y a donc apaisement de ce còté. II n'en est pas de meme pour ce qui concerne les Princ:ipautés danubiennes. Le· Prince Charles, ii y a quelques semaines, a fait savoir à Versailles, combien sa position était précaire en présence de l'agitation des partis. II lui serait presque impossible de combattre les tendances révolutionnaires sans recourir à un coup d'Etat. Il s'en est suivi un échange de lettres particulières. Le Comte de Bismarck donnait entre autres au Prince le sage conseil, s'il se trouvait aux pr1ses avec des difficultés insurmontables, de renoncer à la partie et de revenir à Dusseldorf où il serait mieux gardé (aufgehoben). Il semble que Son Altesse a voulu faire une dernière tentative, en s'adressant directement aux souverains des Etats signataires des traités de 1856, 'IJOur leur représenter ses embarras, entre lesquel1s .i/1 restait sans: défense, vu les dlauses d'une •constitution intérieure qu'il conviendra.it de remanier (1\ Mais le Prince de Rumanie a commis la faute de ne pas s'adresser en meme temps, (ou du moins l'a-t-il fait après coup), au pouvoir suzerain. Ce procédé a offensé la Sublime Porte, et Aali Pacha a déjà fait déclarer que le Sultan n'était aucunement disposé à tenir compte des observations de Son Altesse. D'après l'avis du Grand Vizir, il n'y aurait rien à faire (2) dan.s ce moment avec un Pays dans de telles conditions. Je ne sais si on se rend bien compte du danger de laisser

la Roumanie marcher vers une catastrophe, dont les Puissances voisines chercheront à profiter séparément ou d'un commun accord. Ci-joint une lettre particulière pour V. E. (1).

(l) Cfr. anche Granville a Odo Russell, 12 dicembre, in Correspondence respecting tlte Treaty of March 30, 1856, cit., n. 109, p. 58.

(2) -Cfr. n. 731. (2) -Testo: • affaire •.
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IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3365. Costantinopoli, 27 dicembre 1870, ore 3 (per. ore 11,40).

Le Grand Vizir m'a chargé de remercier V. E. pour la réponse donnée à Photiades bey relativement à la démarche officielle du Prince Charles (2). Il est très irrité de cette levée de boucliers à laquelle personne ne s'attendait et m'a dit que la Porte est fermement décidée à ne pas admettre une discussion des prétentions roumaines. Il a ajouté que si par l'abdication du Prince ou autres événements imprévus, les Principautés tombaient dans l'anarchie, la Sublime Porte ne souffrirait pas qu'un foyer d'insurrection s'établisse sur le Danube, et serait obligée d'intervenir. Le Général Ignatieff blà,me fortement la conduite du Prince Charles, mais il ne voit pas les choses si en noir. Il croit qu'il y a beaucoup d'éléments conservateurs dans les Principautés et qu'on finirait par retourner à l'Hospodorat indigène, ce qui à son point de vue ne serait pas un grand mal. Il peillSe que le ,simple envoi de commissaires suffirait pour rétablir l'ordre, évitant rme intervention, qui est toujours une mesure fàcheuse. Dans tous les cas, la Russie ne tolèrerait jamais une intervention a:utrichienne.

760

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3364/34. Londra, 27 dicembre 1870, ore 13 (per. ore 21,40).

Lord Granville est absent de Londres depuis six jours. Le Comte Appony et l'Ambassadeur de Prusse ont depuis plusieurs jours reçu les pouvoirs et les instructions. Le Comte Appony a l'ordre de se mettre d'accord avec l'Angleterre l'Italie et la Porte.

J'attends des instructions qui me sont nécessaires meme pour entamer seulement des pourparlers. Je sais de bonne source que de la part de la Porte viendra une ouverture pour l'accession de l'Italie et de la Prusse au Traité pour la garantie de la Turquie du 15 Avril 1856 et que la Prusse n'aurait pas l'intention de s'y associer. Veuillez considérer ce sujet. Je pense que l'Angleterre voudrait s'en délier, si elle pouvait. Je ti:ens aussi de bonne source qu'on regarde comme existante une intelligence entre l'Empereur de Russie et le Roi de Prusse pour l'exécution de la part de ce dernier, après la guerre, de la stipulation regardant le Schleswig. Je sais que l'Ambassadeur de Prusse fera aussi son discours au commencement de la Conférence. M. Jules Favre représentera la France.

(l) -Manca. (2) -Cfr. n. 753.
761

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL CAPO DI GABINETTO DI VITTORIO EMANUELE II, AGHEMO

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 27 dicembre 1870, ore 4.

Je partirai ,ayec Prim pour Carthagène, et vous télégraphiera~ tout ce qui pourra intéresser particulièrement Sa Majesté. Les Conservateurs non encore ralliés, Topete entr'autres, persistent dans leur attitude expectante et lai.ssent le Ministère progressiste dirigé par Prim effectuer seui l'installation du Roi. Le Ministère qui est en .crise rpartieJ:le se complètera après l'aa-rivée du Roi, et cela probablement par la nomination aux affaires étrangères d'un des unionistes qui ont voté pour le Roi. Le Ministère prendra ainsi une base plus large, puisqu'il représentera non plus les progressistes seuls, mais l'alliance des progressistes avec une partie des unionistes, alliance qui a amené le Roi Amédée au trone. On pou;rra faire ainsi de bonnes éledions pour les prochaines Cortès. Le danger qui reste etst ,ceJui de la coaaition· plus ou moins actiNe de rtous les uniorusrtes non ralliés avec les carlistes et les républicains. Cette coalition se manifesterait dans les Cortès par le fait qu'il n'y auraH pas d'opp~ition constitutionnelle et que les adversaires de Pritm resteraient l1es adve11saires du Roi. Elle se manifestera sous une forme réactionnaire dans le Sénat qui, en ce pays de suffrage universell, est appelé à un grand role. Il serait donc très important que le reste des unionistes qui cornprend tles Montpensiéristes et Ua plupart des Grands d'Espagne se rallie à son tour à la dynastie sous un chef qui J.es trans:forme en une simple opposition antilministerielle. C'est ce but que Sevrano poursuit. Si ce résultat est atteint la dynastie est défìnitivement fondée car la reine IsabeUe elle meme ne serait pas tombée si l'union libérale était restée d'accord pour la soutenir. Serrano vient de me prier d'assurer de nouvelau Sa Majesté de sa part, en •ce moment solenne!, qu'e:Lle rpeut compteT sur lui et qu'il a la confìance de réussir. Prim, de son coté, ayant pour lui non pas les Capitaines généraux qui sont pour la plupart unionistes, mais les colonels et bas officiers qui sont des progressistes nommés par •lui, pourra maintenir ll'o11dre pendant les quelques mois qui seront néces,saires au Roi pour prendre personnellement, .comme ili. est indi'\ip€111Sa:ble, Ja haute main sur ile personnel de il'armée; le Ministre Moret, d'accord avec Prim, travaille beaucoup le Clergé qu'il assure etre bien disposé, et les négociations avec Rome pour le retour du Nonce .sont e n bonne vo-ie. Le Roi commence donc sous de bons ausp1ces son ceuvre courageuse qut con

sisteil'a essellltiellement à 11aJllier J.es COIIl!Servateurs 1sans rom,p!Te avec iJes, progressistes, et à se condlier personnellement l'armée et le Clergé.

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L'AGENTE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 237. Bucarest, 27 dicembre 1870 (per. il 6 gennaio 1871).

Mi vien detto che il Principe Carlo stia preparando un memorandum da sot

toporsi alle Grandi Potenze, nel quale dopo aver esposta la situazione precaria della Rumania Sua. Altezza indicherebbe il rimedio che vi tsi potrebbe apportare.

Questo memorandum sarebbe distribuito nel caso in cui i Sovrani fo~.sero

disposti ad accordare al Principe non solamente l'appoggio morale di cui gli

furon larghi finora, ma anche il concorso più efficace da lui chiesto nelle lettere

::he indirizzò ai medesimi (1).

Venendogli meno questo concorso, l'Altezza Sua abbandonerebbe senza

fallo il suo posto con la convinzione di aver esaurito tutti i mezzi che erano in

!>UO potere per scongiurare la temuta catastrofe.

763

IL CONSOLE GENERALE A CHAMBÉRY, BASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 36. Chambéry, 27 dicembre 1870 (per. il 30).

Da oltre un mese non ho più diretto a V. E. aiJ.,cun rap\porto di questa serie, pel'chè nessun fatto degno d'interesse si presentava per esserle comunicato. La posizione è sempre la stessa. ,La guardia Nazionale mobilizzata è organizzata, e nessuno manca alle chiamate. È veramente degna d'ammirazione la Savoja, pel modo con cui ognuno fa il suo dovere, ed è fuor di dubbio, che se tutti i Dipartimenti avessero fatto altrettanto, forse 'la situazione sarebbe differente. Era tuttavia desiderata la fondazione d'un giornale che meglio ~rappresentasse •la pubbHca opinione, e segnasse una linea di demarcazione fra il Coul'II"ier des Alrpes periodico della frazione clericale, ed il Patriote organo deQ partito radicale. E questo giornale è stato fondato col titolo· di Gazzetta del popolo, e parecchi rimarchevoli articoli vi furono pubblicati dal Lanfrey, dal Montmayor, e dal Moulin. Sostengono particolarmente l'idea del ritorno alla legalità, ed alla pubblica rappresentanza particdlarmente per gli affari municipali. Il Generale Frapponi fu ?efinitivamente incaricato di fOO'IIlare un corpo ~peciale che porta il nome di Corps de l'Etoile. Avrà un uniforme differente da quello che era adottato pei Garibaldini; e vi saranno ammessi tutti indistintamente i forestieri, che si presenteranno. Il battaglione che si sta formando a Montmeillan sotto gli ordini del Comandante Pais ne farà parte. Tutte le difficoltà che ha incontrato sinoil."a il Generale Gatribaldi sono attribuite al 1SUO Capo di Stato maggiore Bordone, che ha voluto tenere assolutamente con se, malgrado tutte le opposizioni, che gli furono fatte. Si cerca di evitare questo dualismo, e si diceva che il Frappolli dovesse e~i stesso da Lione ove ha la sua residenza ritomare dal Generale Gai!."ibaldi per cercare di stabilire un'unità d'azione. Il partito clericale, che cerca di seminare l'agitazione e la discordia nelle famtglie ha ideato di far .firmare una violenta protesta in un indirizzo al Papa contro l'occupazione di Roma dal devoto femmineo sesso. Questo strano docu

mento, in cui sono riunite 1le più insolenti menzogne suNa infeiice condizione e sulla cattività del Santo Padre, e sulle profanazioni che si commettono in

Roma è portato di casa in casa da alcune zelanti Signore, ma hanno già dovuto subire pareochi rifiuti, che hanno molto contrariato la setta.

J;I Prefetto della Savoja si è recato oggi a Fommeaux cOill'ingegnere in capo del D~partimento invitati al banchetto destinato a festeggiare ill. brillante dsultato del traforo del Cenisio. Come •gloria tUJtta italiana mi è doluto assai, che gli organizzatori della festa abbiamo dimenticato il rappresentante del Governo Italiano a Chambéry, mentr.e ne invitavano il Capo del:l'Autorità politica. Altre persone interessate in quell'opera, come H Direttore delle dogane, e l'ispettore delle strade ferrate furono dimenticate. Ma quanto alla mancanza del Console di Sua Maestà a quella festa veramente nazionale è deplorabile ·in quanto che dimostra il poco ·conto che si fa dei Regii Agenti all'Estero.

(l) Cfr. n. 731 allegato.

764

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, ARTOM, AL CONSOLE GENERALE A TUNISI, PINNA

D. 69. Firenze, 28 dicembre 1870.

Il telegramma che Vostra Signoria Ill.ma mi spedì il giorno 22 di questo mese (l) mi annunzia che il Governo tunisino si mostra infine più inchinevole a dar sesto alle non poche vertenze che stanno pendenti col Bardo. Ho ricevuto la notizia con vero compiacimento, e ne attendo i particolari, che certo Ell:a me ne avrà riferito ·col postale della .corrente settimana (2), per esprimere in proposito un più concreto giudizio, e per farle, all'uopo, pervenire istruzioni più positive. -Intanto però, Ella non dovrà omettere, ogni qualvolta Le ne si presenti l'occasione, di dichiarare esplicitamente che il Governo del Re non riconoscerà mai il principio, che il Governo della Reggenza non sia tenuto, per rispetto ai beni immobili posseduti dai regii sudditi, alla osservanza delle stipulazioni in vigore in materia di giurisdizione consolare. Che anzi, essendo questo argomento di troppa rilevanza perchè vi si abbia a lasciar sussistere il menomeno dubbio, mi propongo di inviarle più tardi, a tal riguardo, una più completa e più minuta dimostrazione, della quale Ella possa valersi presso il Governo del Bey in modo da togliere di mezzo ogni equivoco.

765

ISTRUZIONI DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA, AL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, PER LA CONFERENZA DI LONDRA

CONFIDENZIALE N. 19. Firenze, 28 dicembre 1870.

Mi pregio di trasmettere all'E. V. i pieni poteri firmati da S. M. il Re per

le conferenze che si riuniranno fra breve a Londra all'oggetto di esaminare

gli articoli del trattato di Parigi del 30 marzo 1856 e la convenzione addizionale

della stessa data, in quanto tali stipulazioni si riferiscono alla neutralizzazione

del Mar Nero.

V. -E. ha certo ·cognizione dei protocolli delle conferenze di Vienna del 185;, non che di quelli del congresso di Parigi. Ometto perciò, nel darLe queste istruzioni confidenziali, tutta la parte storico-diplomatica di cui la ritengo già pienamente informata. In una memoria annessa a questo dispaccio e che è destinata esclusivamente all'uso suo personale, Ella troverà tuttavia a tale proposito alcune indicazioni che possono forse esserle utili.

Per esporle, colla maggior brevità possibile, la linea di condotta che il Governo del Re crede opportuno di seguire nella presente circostanza, io incomincierò quindi dallo spiegare il pensiero che dettò la nostra risposta alla circolare del Governo russo (l) e di cui Le spedii copia.

La denuncia per parte di una sola delle parti contraenti d'un trattato stipulato con tutte le grandi Potenze Europee, era un fatto la cui gravità era accresciuta ancora dalla situazione generale del continente. Mentre una guerra disastrosa ferve nell'occidente d'Europa, la minaccia di complicazioni così vaste come quelle che la questione d'Oriente racchiude, non poteva non fare grave impressione sul Governo del Re. Non fu quindi senza matura considerazione delle difficoltà del problema, che il Governo del Re fece alla circolare russa la risposta che Le è già nota.

L'Italia conta, fra i titoli più splendidi di gloria del suo più illustre uomo di Stato, la spedizione di Crimea e ia pa>rteiCipazione al .trattato tdi Parigi del 1856. Queste stipulazioni costituiscono il documento sul quale si fonda il nostro diritto ad esercitare nelle questioni d'Interesse generale l'ufficio e l'influenza d'una grande Potenza. È forse quello il primo esempio nella storia, d'uno Stato, che essendo ascritto ancora al novero delle minori Potenze, abbia ottenuto, con una prudente ed energica iniziativa, un titolo giuridico per entrare nell'amfizionato europeo, precorrendo così nella sfera del diritto positivo internazionale, quello sviluppo naturale d'influenza che il R. Governo acquistò in appresso per la riunione in una sola famiglia di tutti i popoli della Penisola. Non può quindi cadere in mente a niun uomo di Stato italiano di lasciar lacerare senza il consenso dell'Italia un complesso di stipulazioni così importante. Oltre le ragioni politiche vi si opporrebbero del resto le più ovvie ragioni dedotte dallo sviluppo degli interessi commerciali italiani, che hanno nelle regioni orientali del Mediterranee gran parte del loro avvenire.

Ma per giustamente apprezzare la condotta del Governo russo, era a tenersi in conto non solo la forma ma anche il fondo delle pretese enunciate da esso. Il modo della denuncia ed il suo carattere unilaterale potevano essere censurati: e lo furono giustamente dall'Inghilterra e dall'Austria. Ma un Go· verno come quello del Re, che riuscì a compiere l'unità nazionale mercè la rivendicazione del diritto naturale degl'italiani a costituirsi in unità nazionale in opposizione al diritto positivo che condannava la penisola al frazionamento ed alla dominazione ,straniera, non poteva evidentemente ripetere le proteste formali delle altre cancellerie, nè dare con arroganza poco conveniente una lezione di diritto internazionale al Governo russo. Conveniva perciò scegliere nella risposta una forma che mentre contenesse un rifiuto riciso di sancire la violazione

46-Documenti diplomdtici · Serie Il · Vol. I.

denunciata, non offrisse il destro alla continuazione d'una polemica che sarebbe stata poco decorosa pel Governo del Re. Questo intento fu raggiunto, avendo il Governo russo rinunciato a confutare con altre risposte gli argomenti della nostra nota.

Quanto alla sostanza della questione relativa alla neutralità del Mar Nero. conveniva tener conto d'un fatto notissimo alle Cancellerie europee. La S. V. non ignora che più volte, in modi ora officiosi, ora officiali, fu da parecchi dei Governi segnatari del trattato del 1856 promessa al Governo russo l'adesione al suo desiderio di svincolarsi da stipulazioni, subite da esso, piuttosto che accettate, in seguito ai disastri di una lunga guerra, e che l'opinione pubblica in Russia considera, a torto od a ragione, come umilianti. L'Italia, m'affretto a dichiararlo, non è nel novero di quei Governi: ma intanto noi dovevamo tener conto di quel fatto per apprezzare se si dovesse da noi escludere anticipatamente in modo assoluto ogni modificazione allo stato attuale delle ,cose. Non parve a me ed a' miei colleghi che tale partito fosse saggio nella presente condizione d'Europa: io cercai quindi di lasciar comprendere che, mentre ci astenevamo con gran ,cura dal dar sanzione all'atto arbitrario del Governo russo, non eravamo però alieni dall'unire i nostri sforzi a quelli degli aJ.tri Governi, per cercare se si potesse con nuovi accordi riuscire in modo perfettamente legale a conciliare l'integrità dell'Impero ottomano con quanto pare al Governo russo imperiosamente richiesto dalle esigenze della sua dignità.

Anche per questo rispetto sembra a me che il nostro scopo sia stato raggiunto. Calmatasi la prima agitazione degli animi, alle velleità bellicose tenne dietro, come era naturale il supporlo, così in Inghilterra come nell'Austria, il desiderio di scendere a negoziati. La Prussia fece la proposta di una conferenza che fu da noi accettata suUa base stessa suggerita dall'Inghilteua, vale a dire che non fosse pregiudicata alcuna questione, e che la sola questione del Mar Nero vi dovesse esser discussa.

La nostra risposta alla Russia, se parve sulle prime non soddisfar pienamente uno dei nostri vicini che vi suppose qualche accordo segreto colla Russia, non alterò però punto nè poco i nostri buoni rapporti colle Potenze segnatarie delle stipulazioni di Parigi. Le comunicazioni confidenziali ch'Ella mantiene col Conte Granville, quelle che esistono col Gabinetto di Vienna e di cui mi compiaccio, ne sono la prova. Anche la Prussia, colla quale noi dividiamo il vantaggio d'aver bensì stipulato il trattato generale del 30 marzo 1856, ma non .a Convenzione del 15 aprile, che predetermina il casus beni, mantiene ora con noi buonissimi rapporti ed ha smessa la diffidenza che nutriva verso di noi. La Russia ci è grata di aver risposto alla sua nota con uno spirito di equità e di conciliazione che non trovò in altre risposte : e la Porta confida nel nostro aiuto per trarsi dall'imbarazzo in cui la mette il suo potente vicino.

N o i ci presentiamo adunque alla conferenza essendo in ottimi rapporti con tutti gli altri Governi, e, quel che è più, senza avere coilla nostra ,condotta :prece-dente, pregiudicata alcuna questione.

La S. V. comprenderà che se io constato questi due fatti, non è già per uno sterile sfogo di soddisfazione, ma perchè desidero che nella Conferenza Ella trovi modo di serbare un contegno che ci assicuri nell'avvenire gli stessi vantaggi.

Nel mio dispaccio dell'8 corrente (1), io già Le dissi che il compito della Conferenza non era nè di accettare puramente e sempHcemente le pretese deUa Russia, nè di respingerle puramente e semplicemente. Ella sa dunque che, d'accordo col Governo inglese, noi riputiamo necessario che nel discorso d'inaugurazione dei lavori della Conferenza, il Presidente di essa constati che si tratta di rivedere con uno spirito di conciliazione delle stipulazioni che l'atto del Governo russo non potè bastare ad invalidare, e che rimarrebbero in vigore per noi come per le altre Potenze interessate, ove non si riescisse a sostituire ad esse altri patti egualmente accettati da tutte le Potenze segnatarie del trattato del 1856. Gli ultimi di Lei rapporti mi fanno concepire la speranza che si riesca ad affermare la base legale dei negoziati in modo abbastanza esplicito, ma senza che il Governo russo abbia fondate ragioni per inceppare i lavori ulteriori delle conferenze con ol:fuiezioni di decoro e di dignità nazionale. A pal"er mio, l'adesione dell~ Russia alla conferenza implica ·ch'essa non considera la sua circolare tale da aver già modificate realmente le stipulazioni esistenti: sarebbe probabilmente cosa impossibile ad ottenersi, e dannosa al buon risultato dei negoziati, il pretendere che la Russia consideri come non avvenuta la sua circolare. Questa dev'essere l'occasione della riunione della Conferenza, la quale procederà alla revisione delle stipulazioni di cui trattasi, come se la Russia, invece di denunciarle, ne avesse proposta la modificazione. Reputo inutile dt estendermi su questo punto che forma una delle basi capitali delle istruzioni del Conte Appony, ma che ritengo già accordato fra il Conte Grnnville ed tl Barone B>riinnow.

È desiderio del Governo del Re che si cerchi .con eguale spirito di equità il modo di non respingere puramente e semplicemente le domande della Russia. È d'uopo tener conto infatti deliJ.a situazione in cui si troverebbe, in faccia ai suoi popoli, il Governo dello Czar, qualora l'atto clamoroso della sua dip!lomazia fosse seguito da un insuccesso diplomatico non meno clamoroso. Sono tuttora ignote le promesse segrete corse fra la Prussia e la Russia: le congetture che paiono più verosimili sembrano accennare ad un'adesione già esplicita della Prussia alla domanda di far cessar la neutralizzazione del Mar Nero, senza però che questo accordo si estenda a tutto il nodo complicatissimo delle questioni di Oriente. È gran ventura per l'Europa che un'alleanza offensiva e dif~nsiva fra la Prussia 'e l1a Russia non esista ancora attualmente: è urgente interesse deLl'Europa d'impedirne la formazione. Ma, essendo noti i vincoli strettissimi d'amicizia e di sangue esistenti fra i due Sovrani di Prussia e di Russia è pur troppo a temersi che riesca allo Czar, qualora non potesse raggiunger pacificamente il suo intento, di trascinar seco tutta la Gei'mania. La Prussia è infatti liberissima nella ,scelta della sua politica orientale: quando abbia sopraffatto la Francia, sarà, io ·credo, e lo diverrà fra quakhe anno, gelosissima dell'influenza russa e nel Baltico e nel Mediterraneo: ma in questo momento invece le sarebbe assai difficile di non ricompensare la Russia della politica di questa nella guerra attuale, e forse troverebbe il suo interesse a lanciar l'Austria in una guerra, dalla quale potrebbe risultare che fossero avverati i sogni del partito della grande Germania e passa·ssero dall'utopia alla realtà quelli dei IPanslavisti. CoUa Francia ridotta nello stato attuale, una guerra dell'Inghilterra dell'ItaHa e del

l'Austria contro la Prussia e la Russia non può non destare gravissime apprensioni.

L'Italia ha duopo di riformare non solo la sua amministrazione e le sue finanze, ma altresì di completar·e e riorganizzare tutto iii complesso dei suod armamenti di terra e di mare. La pace è quindi il bisogno più urgente del nostro Paese, e se non sarebbe lecito di evitare la guerra che fosse imperiosamente richiesta dalla difesa del territorio o dell'onore nazionale, è però dovere di non porre a repentaglio gl'immensi risultati ottenuti coll'affrontare delle crisi gravissime prima che il nostro politico edificio sia completamente assodato. È purtroppo assai probabile ·che la guerra d'Oriente non possa evitarsi in un periodo di tempo più o meno rimato: quando ciò avverrà il Governo farà l'obbligo suo con energia e franchezza di tanto maggiore, quanto più avrà la coscienza d'aver fatto il possibile per conservare al Paese i benefici di una pace di cui ha sommo bisogno.

Io spero che la E. V. consentirà in queste considerazioni confidenziali che ci sono suggerite non da paura soverchia, ma da sincero patriottismo. La rkerca coscienziosa dei mezzi di evitare che le complicazioni attuali conducano ad una guerra, è quindi il primo dovere dei membri della conferenza.

Ella sa che per comune accordo fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria si deferì alla Porta il compito di studiare un sistema di equivalenti da sostituire alla neutralizzazione del Mar Nero. A quanto mi disse confidenzialmente il Ministro di Turchia a Firenze, Aali Pacha non avrebbe trovato alcuna proposta di cui voglia pigliare l'iniziativa. Mussurus Pacha avrebbe soltanto ordine di accogliere ad referendum le proposte fatte dalla Russia o da altri e di chiedere di volta in volta le istruzioni telegrafiche del suo Governo.

Se questa notizia è esatta, v'ha poca fiducia che, nell'intervallo fra la prima e seconda seduta durante il quale, secondo Lord GranviUe, :l'Ambasciatore Turco ed il Russo avrebbero dovuto intendersi fra essi, questi colloquii conducano ad un risultato pratico di qualche valore. Da un lato la Porta è troppo contenta dello statu quo per fare alcuna proposta che ne agevoli la mutazione: dall'altro la Russia, che ha già tentato ed, a quanto pare, inutilmente di porre in opera tutti i mezzi di seduzione di cui il Generale Ignatieff dispone a Costantinopoli, non sarà punto in grado di indicare essa stessa un sistema che soddisfaccia e la Porta e le Potenze occidentali.

Accennerò di volo alla notizia data da alcuni giornali serbi e slavi secondo i quali la Porta acconsentirebbe alle pretese della Russia ·che le accorderebbe in compenso l'abolizione delle capitolazioni e la lascierebbe libera di ristabilire la sua autorità a Tunisi. Ella troverà qui unita una memoria sulle questioni delle C<l!pitolazioni. Questa ed altresì quella di Tunisi sono due questioni che toccano direttamente i nostri interessi. Noi non possiamo acconsentire che esse divengano un mezzo di transazione fra la Russia e la Porta. Avendo la Turchia dichiarato che protesterà se si sottomette alla conferenza qualunque altra questione all'infuori di quella del Mar Nero, Ella potrà rifiutare d'accordo coi suoi colleghi di ammettere alla discussione e la questione delle capitolazioni e queHa di Tunisi. Del resto ·La notizia di •cui Le parlo fu già smentita e non ha guari verosimiglianza.

Nel momento in cui Le scrivo, ignoro se il Governo inglese intenda formulare delle proposte e quale ne sia il tenore. Ad ogni modo Ella potrà conoscerle da Lord Granville direttamente. Ma noi abbiamo avuto comunicazione sommaria ed affatto •confidenziaLe delle istruzioni date dal Conte Beust al Conte Appony. Esse possono riassumersi nei seguenti punti.

l. -Insistere perchè sia nel disCO['SO del Presidente sia in un'apposita dichiarazione si prenda per punto di partenza le stipulazioni del 1856, la cui validità, non è agli oc·chi dell'Austria, messa in dubbio dal solo fatto della circolare russa. Ove ciò non fosse dichiarato dal Presidente il Conte Appony dovrebbe fare inserire a tal fine apposita dichiarazione nel protocollo della prima conferenza. Non mi dilungo su quBsto punto che ho già trattato abbastanza diffusamente nella prima parte di queste istruzioni.

2. -In •compenso della ·cessazione deUa neutralizzazione del Mar Nero l'Austria intende proporre che, mentre gli Stretti dei Dardanelli e del Bosforo continuerebbero a rimaner •Chiusi alla marina da guerra russa, la Porta possa anche in tempo di pace !asciarne libero l'accesso alle flotte delle Potenze Occidentali. Queste avrebbero inoltre la facoltà di tenere in uno dei porti turchi del Mar Nero delle stazioni navali, la cui forza complessiva dovrebbe essere sempre tenuta in un rapporto costante col numero e colla forza delle navi da guerra russe nel Mar Nero. Questa facoltà dovrebbe fare oggetto d'una Convenzione

o d'un protoco'llo speda[e fra le Potenze oc:cidentali e la Porta.

3. -Accrescere in convenienti proporzioni il numero dei bastimenti che le Potenze oognatarie del tratta.to del 1856 hanno già i·I diriltto di tenere presso le bocche del Danubio.

Oltre questi punti, l'Austria accetterebbe senza prender però l'iniziativa della proposta, questi due altri: 4.-Dare un carattere permanente alla Commissione europea del Danubio.

5.-Riconfermare il trattato di guarenzia del 15 aprile 1856, a patto però e nel solo caso in cui accedessero al medesimo tutte le Potenze segnatarie dei trattati del 1856.

Finalmente il Conte Beust crede dover prevedere fin d'ora il ca•so in cui le conferenze non guida,ssero ad alcun pratico risultato. In questa ipotesi il Conte Appony ·chiederà che si inserisca nel protocollo dell'ultima seduta la dichiarazione esplicita che le stipulazioni del 1856 .conservano il pieno loro valore. Inoltre, nello stesso protocollo od in aitro a:tto addizionale, si dovrebbe dichiarare che appena la Russia procedesse nel Mar Nero alla violazione di fatto di quelle stipulazioni, l'Austria, l'Inghilterra, l'Italia e la Porta risponderebbero a questo atto coll'invio delle loro flotte nel Mar Nero.

Forse gioverà ch'io Le esprima fin d'ora il mio avviso su codeste proposte, le sole che finora mi siano note. Quanto alle altre che venissero fatte o dall'Austria stessa o dalle altre Potenze, Ella si limiterà ad accoglierle ad referendum. Io avrò cura di risponder tosto per telegrafo all'annuncio ch'Ella me ne avrà dato parimenti per telegrafo.

Considerando come già esaurito il primo punto, Le dirò che non ho difficoltà di accettare il 3° ed il 4°. L'aumento dei bastimenti alle bocche del Danubio, ed il mantenimento della commissione europea del Danubio sono utili proposte che incontreranno probabilmente difficoltà J)er Darte della Porta, Diuttosto che dal lato della Russia.

Noi saremmo disposti ad accettare anche il secondo punto, se la Russia si decidesse ad ammetterlo. Ma io temo che la proposta dell'Austria trovi gravi ostacoli come quella che verrebbe a stabilire una disuguaglianza di trattamento per parte della Porta fra la Russia e le Potenze non aventi dominii sulle rive del Mar Nero. Chiedere che gli Stretti dei Dardanelli e del Bosforo siano aperti (ad arbitrio della Porta) aiTe Potenze ,Occidentali ,e rimangano chiusi alla Russia, potrebbe aver per r1sultato di dare a questa un pretesto di dichiarare ora

o fra qualche tempo, ,che la sua dignità è compromessa da siffatto stato di cose. Lo stabilimento di stazioni navali di Potenze non aventi dominii nel Mar Nero, colla condizione espressa che queste rimarranno sempre in un rapporto costante colle flotte russe nello stesso mare non farebbe forse che accrescere le diffi· denze reciproche. Oltre la necessità d'una continua sorveglianza su gli arma· menti russi, è evidente l'onere che risulterebbe per l'Italia, l'Inghilterra, l'Austria, la Francia, nel dovere aumentare in Paesi lontani le loro forze navali per mantenere l'equilibrio con una Potenza cui è facile di dare nei proprii porti uno sviluppo indefinito alla sua marina da guerra.

Com'Ella sa senza dubbio, nelle Conferenze di Vienna del 1855 fu proposto di dichiarar liberi gli Stretti anche in tempo di pace alle marine da guerra di tutte le Potenze, e di riservare alle Potenze occidentali la facoltà di tener nel Mar Nero stazioni navali permanenti. La Porta si oppose pertinacemente alla libertà degli Stretti: per Lei il principio della chiusura è un domma tradizionale di politica, cui anche ora non rinuncierà facilmente. L'Inghilterra poi obbiettò le difficoltà e le spese inseparabili dall'obbligo di tenere in un mare lontano delle stazioni navali considerevoli. Quanto a me, io sono d'avviso che se si fa cessare la neutralizzazione -del Mar Nero, la libertà degli Stretti cosi per la Russia come per tutte le altre Potenze, ne sarà la logica ed inevitabile conseguenza. Se la Porta volesse ammettere questo principio, ogni differenza di trattamento verso la Russia sarebbe cessata, e verrebbe meno un motivo perenne di diffidenze e di irritazioni fra i due vicini. Sarebbe poi naturale che la Porta usasse del suo diritto di concedere alle Potenze sue alleate la facoltà di tenere in determinati punti dei suoi mari territoriali delle forze navali, la cui entità non avrebbe d'uopo d'essere prestabilita, e potrebbe d'accordo con la Porta, crescere o scemare secondo le circostanze. Che se la Russia volesse, pur non avendone il diritto, protestare contro la presenza permanente di flotte di Potenze non condominanti nel Mar Nero, e contro la facoltà lasciata alla Porta ed alle Potenze alleate di lei di aumentare indefinitamente il numero di questi bastimenti ausiliari, vi si rimedierebbe con una clausola dichiarante che la forza complessiva dei bastimenti da guerra delle Potenze occidentali neì Mar Nero non dovrd mai eccedere il numero e la forza dei bastimenti posseduti

dalla Russia nello stesso mare. Una clausola cosiffatta non implicherebbe nè una diminuzione nei diritti di sovranità della Russia nè una soverchia diffidenza contro di lei: mentre basterebbe ampiamente a guarentire la Porta la quale avrebbe così a sua difesa, oltre la propria flotta, un'altra di bastimenti degli Stati alleati a lei, ed eguale in forza a quella della Russia.

Queste idee io Le esprimo senza ·però incaricarLa di fare alla Conferenz-a una proposta analoga. Anzi Le ripeto che se le altre Potenze accettano la proposta ·del Conte Beust qual'è formulata nel 2° punto, noi non vi avremmo alcuna difficoltà. Questi che ora Le esprimo sono piuttosto dubbj sulla probabilità della sua accettazione che non obbiezioni inspirate dalla cura dei nostri interessi. D'altronde io non credo necessario che si pigli da noi, almeno nelle prime fasi odi questi negoziati, al·cuna iniziativa in proposito. È prudente consiglio di lasciare ·che le altre Potenze, interessate più direttamente di noi nella controversia, ·esprimano i loro intendimenti e facciano conoscere nelle discussioni anche quello .svolgimento d'idee che non si manifesta d'ordinario nè nelle istruzioni generali, .nè nelle prime sedute. Gli è solo in appresso quando sia evidente il pericoilo

d'una rottura dei negoziati, e sentita la necessità d'un compromesso, che un mezzo termine di conciliazione può avere qualche probabilità d'essere accettato.

Lo stesso contegno di prudente aspettazione è necessario circa il 5° punto ·delle istruzioni austriache: cioè l'accessione per parte dell'Italia al trattato di guarenzia del 15 aprile 1856.

Ella rammenterà senza dubbio che quando in Parlamento si rimproverò al ·Conte di Cavour di essere stato escluso da questo trattato segreto, il celebre 'Uomo di Stato si applaudì anzi di non aver assunto alla cieca obblighi ·così gravi

per eventualità cosi rimote. Certo è da attribuirsi alla nostra astensione, volontaria o non, da questo trattato, che i nostri rapporti colla Russia abbiano preso dal 1856 in poi un carattere amichevole che prima non avevano. La Russia favorì piuttosto che osteggiare la nostra indipendenza ed unità: l'ostilità sua collà Austria giovò a noi e potrebbe giovare. in appresso. E se, com'Ella mi accennò in un recente suo telegramma, l'Inghilterra stessa sente il peso di quella guaren

.zia e vorrebbe disciogliersene, se la Prussia ricusa di associarvisi, se l'Austria stessa non vorrebbe riconfermarla se non a patto che tutte le Potenze segnatarie del trattato generale assumessero gli stessi obblighi, come potrebbe l'Italia addossarsi un tale peso? Io so che la Porta desidera soprattutto la riconferma di quella guarentigia, ed essa d fece sapere che desidel"erebbe che l'Italia prendesse l'iniziativa di codesta proposta. Ma io non ho d'uopo di dire a Lei quanto un Governo· parlamentare debba possibilmente guardarsi dall'assumere senza assoluta necessità, degli obbHghi segreti ed eventuali la cui esecuzione è resa po~ difficilissima dal regime costituzionale. Tuttavia, sempre senza pigliarne l'iniziativa Ella potrebbe lasciar travedere che l'Italia, qualora e nel caso soltanto che la Prussia assumesse coll'Inghilterra, l'Austria e la Francia lo stesso ·obbligo, non dissentirebbe dall'imitare il loro esempio.

Ad ogni modo poi in tale argomento è necessario conoscer meglio che ora non possa farsi da noi, la condotta che terranno la Prussia e la Francia.

La S. V. Ill.ma sa che la Prussia, dopo aver presa l'iniziativa della proposta della Conferenza, ed incaricato l'Inghilterra di ottener l'adesione della Francia a questa proposta, non appena seppe che il Governo della difesa nazionale voleva approfittarsi delle controversie orientali per ottenere un intervento delle Potenze neutrali a favor suo, dichiarò che l'Ambasciatore prussiano si sarebbe ritirato immediatamente dalla Conferenza, se vi si movesse parola della guerra attuale o dei modi di terminarla. Più tardi, il Conte Bismarck volle persino ten'tare d'escludere la Francia dalla Conferenza, proponendo che invece di ammettere a rappresentarla un inviato scelto da un Governo effimero e non riconosciuto ancora da gran parte d'Europa, si lasdasse il protocollo aperto, affinchè la Francia, conchiusa la pace e composto uno stabile Governo, potesse poi accedere alle risoluzioni delle altre Potenze. Queste minac.ce Ebbero per effetto di far cessare gl'indugi, e di determinare il Governo della difesa nazionale ad accettar la Conferenza senza reticenze o riserve. Tuttavia la scelta del Signor Giulio Favre a rappresentante francese lascia luogo a supporre che il Governo della difesa nazionale non abbia smesso il pensiero di cercar nella conferenza di Londra un appoggio pei suoi fini ulteriori. È naturale che nei suoi privati colloquii il Signor Favre difenda la causa del suo paese con quell'appassionata eloquenza ch'è il carattere speciale del suo ingegno. Ma pare a me che egli male servirebbe ai veri interessi della Francia se credesse, mandando a vuoto i negoziati, di trovare in una guerra generale i mezzi di salvare la Francia dai mali che la opprimono. Non so ·Se io m'inganni, ma ho creduto notare nel Gabinetto inglese un grande e dirò pure un legittimo desiderio di assicurarsi dei suoi buoni rapporti colla Prussia, per ottenere che questa o non faccia causa comune colla Russia,

o non le dia che un appoggio condizionato e temporario. Costringere l'Inghilterra ad una guerra, di cui questa non sentisse la indeclinabile necessità, non sarebbe un buon mezzo per accres•cere nel popolo inglese le simpatie efficaci verso la Francia. E perciò sarebbe miglior partito che il Signor Favre lasciasse compiersi tutti i negoziati relativi :alla neurtralizzazione del Mar Nero, senza assumere la responsabilità di intralciarli e di provocarne la rottura. Quando le Potenze fossero già cadute d'accordo, o quando fosse divenuta evidente l'impossibilità d'accordarsi niuno potrà impedire al Signor Favre di adoperarsi con tutti i mezzi potenti del suo ingegno in favore del suo Paese. Quanto a Lei, Signor Ministro, non dubito ·Ch'Ella avrà cura di serbare quel linguaggio che è imposto al Rappresentante d'una Potenza neutrale. Del resto la sua familiarità con Lord Granville le procaccerà il modo di proceder sempre d'accordo col Gabinetto inglese, che è ad un tempo il più imparziale nelle quistioni del Continente, e quello ch'è più direttamente interessato ad una prudente ed equa soluzione della quistione sottoposta alla Conferenza.

Non saa-ebbe infatti senza grave pericolo per noi il perme.ttere che la d1scussione si estendesse al di là del programma anticipatamente fissato pei lavori della Conferenza. Se, obbedendo a delle simpatie che sono tanto più vive e spiegabili quanto più si accrescono e prolungano le sventure della Francia, noi ammettessimo che la Conferenza si occupasse d'altro che degli argomenti che le sono sottoposti, andremmo incontro al pericolo che la quistione romana venisse ad un tratto recata in campo, e fatta essa pure stromento di coercizione contro la libera espressione del nostro modo di vedere nella questione d'Oriente. Ella saprà senza dubbio, Signor Ministro, evitar questo pericolo, non prestando il destro a redarguizioni e rimanendo, nel suo linguaggio ufficiale, nei limiti rigorosamente assegnati dal programma della Conferenza. Che se, malgrado il suo cauto ed assennato contegno così nelle sedute officiali come nei suoi privati colloqui, venisse ad un tratto recata in campo la questione romana, Ella dichiarerà risolutamente, che Ella ha ordine di oppomi ad ogni discussione di simhl genere, e che, ove non si tenesse conto delle sue proteste, Ella ha ordine di ritirarsi dalla Conferenza. Come già Le dissi, tale sarebbe il contegno dell'Ambasciatore prussiano ove si

parlasse della guerra attuale; tale sarà pure la condotta di Mussurus Pacha se venisse introdotta nella Conferenza la questione dei Principati Danubiani od altra relativa all'Oriente. Nulla quindi di più naturale che noi pure provvediamo alla nostra dignità ed alla tutela dei nostri più gravi interessi non ammettendo una discussione intempestiva sulle cose di Roma.

Già Le dissi come il Conte Beust, nelle istruzioni date al Conte Appony, abbia creduto opportuno di prevedere sin d'ora il caso in cui la Conferenza dovesse separarsi senza aver nulla conchiuso. Ho indicato più addietro quali provvedimenti sarebbero proposti dal Conte Beust, ove una simile eventuaJ:ità si avverasse. Io non ,credo conveniente di spingere sino a questo punto le mie prev~sioni. È d'uopo inaugurar i lavori della Conferenza col proponimento sincero di venire ad accordi, colla fiducia di trovare un mezzo di transazione equo e dignitoso che provveda imparzialmente a tutti gli interessi. Il pericolo di non riescire tn questo intento esiste pur troppo: ma questo pericolo s'aggrava a parer mio col volerlo prevenire innanzi tempo. Il diligente e coscienzioso racconto che Ella mi farà del contegno di ciascuno dei Rappresentanti alla Conferenza, le induzioni più

o meno probabili che si potranno desumere dal loro linguaggio per indovinare le segrete intenzioni dei loro Governi, saranno un elemento preziosissimo di giudizio. Senza questi dati, mal si potrebbe indicare sin d'ora quali saranno le risoluzioni del Governo del Re nell'ipotesi fatta dai Conte Beust. Anche la c:ondizione politica dell'Europa muta talora in poche settimane: niuno potrebbe vincolarsi fin d'ora a tenere un linguaggio più o meno risoluto, ad appigliarsi ad un provvedimento conciliativo od a uno di genere opposto. Ella eviterà perciò di pronunziarsi sul contegno dell'Italia nell'ipotesi suddetta e dichiarerà anzi ch'Ella preferisce non prevederla fin d'ora. Naturalmente io mi farò premura di indicarle col telegrafo il contegno che Ella dovrà tenere ove quella circostanza si avverasse.

Porrò termine a queste istruzioni affatto confidenziali, riassumendone in brevi capi il tenore:

l. -Il Governo del Re desidera sinceramente che si trovi un modo equo di transazione, volendo evitare egualmente d'essere trascinato in una vasta guerra, e di lasciare ,compromettere l'equilibrio politLco in Oriente.

2. --A questo intento, l'Italia esaminerà con animo pacato le proposte che saranno fatte alla Conferenza, ma si asterrà dal canto suo dal pigliare alcuna iniziativa. 3. --Ella accoglierà dunque ad referendum le proposizioni sottomesse o.lla Conferenza e si riserverà di esprimere il suo avviso dopo avere interpellato col telegrafo il Governo del Re. 4. --Tuttavia se le proposte dell'Austria, le sole che mi furono sinora comunicate, fossero accolte dall'Inghilterra e dalla Prussia Ella potrà fin d'ora raccomandarne l'accettazione anche alla Porta ed alla Russia. 5. --Quando le proposte austriache non fossero accolte dalla Russia, o da altre Potenze, Ella las,cerà che si producano tutte 'le altre proposte, e non metterà innanzi quella che ho io stesso indicato (piuttosto a guisa d'esempio che per fare una proposta formale), se non quando Le paresse la sola che avesse probabilità di fare cessare il dissenso. 6. --Ella avrà somma cura di impedire che le discussioni oltrepassino la sfera loro naturalmente assegnata e prima di assumere impegni o di mettl're innanzi nuove idee avrà cura di interpellarmi per telegrafo. 7. --La S. V. Ill.ma, mentre manterrà naturalmente ottimi rapporti con tutti i suoi Colleghi, cercherà sovratutto di giovarsi delle sue amichevoli relazioni col Conte di Granville per indagare le intenzioni della Prussia circa l'O· riente e tenermene continuamente informato. E sovratutto, nella questione dell~ partecipazione dell'Italia ad un nuovo trattato di guarentigia territoriale dell'Impero ottomano, Ella eviterà di pronunciarsi finchè non Le sia nota in modo indubitabile l'intenzione della Prussia di prendere o non prendere impegni di tale natura.

La lunga sua esperienza delle cose di Stato, e le tante prove di devozione già date da V. E. all'Italia ed al Re mi danno la fiducia che Ella saprà nell'esercizio della nobile missione affidatale aggiunger nuovi titoli di benemerenza a quelli che già hanno reso chiaro il suo nome.

_1\LLEGATO I

MEMORIA RELATIVA ALLE CAPITOLAZIONI

Dicembre 1870. Sull'origine delle capitolazioni della Turchia colle potenze cristiane non è mestieri dilungarsi. Basta accennare che dalla origine storica si ritrae il loro vero carattere, che è quello, non già di una concessione unilaterale, ma bensì di vera convenzione internazionale. In varie occasioni fu sostenuto dagli aderenti della Porta Ottomana che le capitolazioni, concesse spontaneamente dai Sultani, potevano per semplice atto legislativo essere abrogate in tutto od in parte. E contro questa opinione, la quale manca di ogni fondamento, non rare volte negli ultimi tempi la nostra cancelleria ha dovuto combattere. Basta infatti riferirsi all'epoca in cui le capitolazioni furono fatte per comprendere la ragione per la quale alle medesime non si diede la forma di un patto convenzionale: non avrebbero potuto fra di loro contrarre due poteri che vicendevolmente ricusavano di prestarsi fede. Ma più tardi, e coll'andar del tempo, l'uno e l'altro di questi poteri, non più separati da inconciliabile esclusivismo religioso, accordarono ai patti antichi, nelle numerose conferme date alle prime capitolazioni, il valore e l'autorità nonchè la forma di trattati. La ragione sulla quale si fonda ciò che vi ha di speciale nel diritto pubblico degli Stati cristiani colle potenze musulmane, riposa, come ognuno sa, nelle essenziali differenze esistenti fra il giure dei primi ed il diritto pubblico e privato dellè seconde. Queste differenze, create dal diverso ordinamento della Società musulmana, si estendono non solamente all'ordine delle famiglie, alle successioni. alla costituzione della proprietà ed al suo fondamento giuridico, ma anche ai giudizi ed al sistema probatorio. E siccome nella legislazione musulmana è prevalente il principio teocratico per cui alle leggi recenti si prepone sempre la legge antica rivelata che si estende alla costituzione civile del popolo, così si può affermare che senza una secolarizzazione completa del potere, presso le nazioni musulmane qualunque mutazione radicale sarà sempre impossibile. Non è qui né luogo né tempo di considerare se la confusione delle due potestà sia dell'essenza dell'islamismo, ma si può accertare il fatto dell'esistenza di essa, e dedurne quindi quelle conseguenze che nel caso pratico non vogliono essere dimenticate. Le capitolazioni esistenti furono in vari atti internazionali modificate e corrette, e la consuetudine vi ha introdotto quei cangiamenti che le condizioni delle varie contrade costituenti l'Impero Ottomano rendevano necessarie. Nelle provincie soggette al diretto dominio del Sultano, i diritti dello straniero sono tutelati da un regime che si riassume nei punti seguenti:

Nei giudizi civi11:

l) Lo straniero non può essere convenuto in giudizio per un litigio con un suddito locale, senza che la citazione gli sia comunicata per mezzo del Console della sua nazione. Questi, salvo un caso eccezionalissimo, non solo trasmette la citazione, ma obbliga il suo nazionale a comparire.

2) Al giudizio davanti il Tribunale ottomano, lo straniero ha diritto di essere assistito dal Dragomanno del proprio Consolato. Questa assistenza dà il diritto al Dragomanno di vegliare all'imparziale amministrazione della giustizia, all'applicazione della legge, ed alla regolarità del giudizio; sicchè, quando l'una o l'altra di queste cose manchi, egli ha facoltà di ritirarsi, e, ritirandosi, rende nullo il giudizio.

3) L'esecuzione delle sentenze si fa per mezzo dei Consolati, quando ad eseguirle è chiamato uno straniero; è questa una necessità derivante dalla assoluta immunità che copre il domicilio dello straniero, in Turchia.

Nei giudizi penali:

La legge ottomana non ammettendo l'azione pubblica nel modo stesso in cui la intendono comunemente i codici europei, la competenza nei giudizi penali è stata determinata quasi esclusivamente dalla nazionalità della persona o dell'ente danneggiato dal reato commesso. Epperciò, quando il reato è contro lo Stato o contro un ottomano, il tribunale locale istituisce il giudizio, applica la sua legge, ·ed eseguisce la sentenza. Quando invece il reato commesso è contro uno straniero, i tribunafi Consolari istituiscono i giudizi secondo le leggi del loro paese e l'autorità locale rimane estranea così al giudizio come all'applicazione delle pene.

L'intervento dell'autorità consolare e dei dragomanni nelle cause penali davanti i tribunali ottomani, è quello stesso che fu descritto trattandosi dei giudizi civili.

Le vicissitudini speciali delle provincie sulle quali il Sultano esercita soltanto diritti di alta sovranità hanno prodotto nel regime delle capitolazioni importanti .modificazioni delle quali importa tener conto. Sono notevoli quelle introdottesi in Egitto e nei paesi di Barberia, e sotto questo aspetto, meritano egualmente attenzione i cangiamenti recati allo stato di cose preesistente dagli avvenimenti che diedero ai Principati Danubiani un nuovo ordinamento.

In Egitto, per determinare la competenza dei tribunali locali e consolari, si segue la regola actor sequitur forum rei, e ciò senza distinzione alcuna tanto nei giudizi civili che penali, tanto se si tratta di cause vertenti fra indigeni e stranieri, quanto se il litigio verte unicamente fra stranieri. Di qui nasce per l'Egitto una situazione speciale, piena di inconvenienti, derivanti dalla molteplicità delle legislazioni e delle giurisdizioni; inconvenienti per rimediare ai quali fu trovata necessaria una riforma di cui i vari Governi ebbero negli ultimi tempi ad occuparsi seriamente.

Non dissimile da ciò che avviene in Egitto è il regime esistente a Tunisi ed anche a Tripoli, sebbene la Porta abbia preteso e pretenda tuttora applicare negli Stati di quest'ultima reggenza, ora divenuta provincia ottomana, le leggi, gli usi .e le consuetudini delle altre parti dell'Impero. Qui occorre incidentalmente osservare che il regime speciale esistente nelle provincie africane della Turchia ha creato in quei paesi un complesso di interessi degli stranieri alquanto diverso di quelli esistenti nelle altre parti dell'Impero. E ciò soprattutto riguardo alla proprietà fondiaria, della quale hanno goduto e godono anche gli Stranieri in quelle provincie senza alcuna limitazione o condizione per ciò che concerne la giurisdizione Consolare. La tutela di questi interessi, prescindendo anche da speciali ragioni politiche, ha fatto sì che già in vari casi le potenze abbiano voluto separare l'Egitto e le Reggenze barbaresche in ciò che riflette le modificazioni da introdursi nel regime degli stranieri in Turchia. E questa distinzione vuol essere mantenuta impreteribilmente, se non si vogliono esporre gli interessi delle numerose colonie italiane sulle coste africane a gravissimi pregiudizi.

Non è però a credersi che qualche mutamento non sia stato introdotto, anche nelle parti dell'Impero soggette al diretto dominio del Sultano, per ciò che concerne il trattamento degli stranieri. Le più importanti di queste variazioni furono quelle

che si introdussero colla istituzione dei tribunali misti di commercio, e dei municipi di Pera-Galata e di Smirne. Sebbene infatti i tribunali misti di commercio (ridja-ret) fossero istituiti soltanto per le cause commerciali, ai medesimi furono, quasi per tacito e generale consenso, deferite tutte le cause riflettenti le obbligazioni di qualunque natura esse fossero. E così, alle autorità municipali istituite a PeraGalata e Smirne fu concessa un'autorità molto più estesa di quella che generalmente si attribuisce nei paesi d'Europa ai Municipi, accordando loro una giurisdizione speciale, non solo in materia correzionale, ma anche sulle cause riflettenti la percezione delle tasse municipali, le locazioni di stabili urbani, ecc.

Più recentemente, la Turchia ha voluto riformare le proprie leggi risguardanti la proprietà fondiaria e l'ordine delle successioni. Sono troppo recenti le relazioni che si ebbero e gli studi che si sono fatti intorno a queste riforme perchè sia mestieri parlarne qui a lungo. D'altronde, negli archivi della legazione di Londra debbono trovarsi non pochi documenti trasmessi dal Ministero, e dai quali risultano il carattere delle riforme stesse, l'opinione che il Governo del Re ebbe a formarsi sul valore pratico di esse. Importa però ricordare che mentre le modificazioni introdotte per effetto della istituzione dei Municipii e dei Tribunali di Commercio furono fatte di comune e preventivo accordo fra la Porta e le potenze principalmente interessate, alle altre modificazioni più recenti sovra ricordate il Governo ottomano ha voluto invece imprimere ii carattere di spontanee decisioni prese in virtù della sua indipendente autorità legislativa. Questa è la ragione per cui avend~ la Porta voluto aprire contemporaneamente un protocollo per stabilire le condizioni sotto le quali avrebbe concesso agli stranieri il diritto di possedere beni stabili in Turchia, la sottoscrizione del medesimo ha incontrato per parte di alcune potenze, e fra queste dell'Italia, delle difficoltà, perchè le leggi anzidette non bastano ad assicurare l'esercizio del diritto di proprietà e la trasmissione della medesima nei modi voluti dalle legislazioni degli altri paesi civili. Anche intorno a questo argomento, il Ministero ha successivamente informato la Legazione di Sua Maestà a Londra di tutti gli incidenti notevoli. Nella serie de' rapporti consolari che si riferiscono a questo oggetto, si trovano molte notizie che possono servire a dare un'idea completa delle condizioni attuali della Turchia per ciò che concerne l'amministrazione della giustizia. Il volerne ragionare a lungo sarebbe cosa superflua, dappoichè in quei rapporti si trovano tutti gli elementi necessari per formarsi un concetto esatto dell'argomento. Quando la S. V. ne abbia preso cognizione le rimarrà, non dubito, la impressione che tutte le riforme generali o parziali che si sono tentate in Turchia sono fatalmente andate ad urtarsi contro gli inconvenienti inerenti alla indole religiosa dei giudizi, ed all'influenza che l'elemento teocratico esercita nella legislazione e nella procedura.

Ella vedrà che, per opinione unanime degli Agenti italiani in Turchia, non è assolutamente ammissibile una deroga, anche parziale, al regime introdotto dalle capitolazioni. Ne sarebbe compromessa la tutela che meritano gli interessi degli stranieri in Turchia, senza alcun vantaggio e forse anche con danno reale della prosperità economica del paese.

Per ben comprendere questo concetto, basta formarsi una idea esatta delle condizioni presenti delle varie parti dell'Impero ottomano, ed a lei certamente non mancarono le occasioni di essere informata minutamente di questa condizione di cose, avendo Ella avuto opportunità di leggere non pochi rapporti dei nostri agenti Consolari, ai quali mi riferisco.

Rimane ora a dire brevemente come sieno andate in desuetudine alcune delle disposizioni relative alla giurisdizione Consolare nei Principati Danubiani.

Dacchè in quei Principati non si riscontrava, nè nella legislazione nè nell'ordinamento giudiziario, il carattere teocratico che è proprio delle istituzioni musulmane, hanno potuto introdursi colà leggi foggiate sul sistema di quelle esistenti negli altri paesi di Europa. Le condizioni interne dei Principati hanno suggerito di andare a rilento nello ammettere che le capitolazioni non abbiano più ad esservi applicate; ma cionondimeno i Gabinetti europei sembrano, per tacito accordo, aver ammesso che una differenza debba esistere fra il trattamento dello straniero in quei paesi e quello che vuol essere mantenuto rigorosamente, in conformità dei trattati, nelle altre parti dei domini del Sultano. Anche a questo proposito io debbo riferirmi a ciò che venne già altra volta comunicato alla S. V. relativamente alle pratiche esistenti fra i Principati di Serbia e di Rumania da una parte, l'Austria e la Russia dall'altra. Le trattative sono tuttora in corso, e le convenzioni che si vorrebbero sostituire alle capitolazioni non sono ancora state ratificate. I progetti che se ne conoscono fanno perè credere che degli accordi potranno essere presi in base ai medesimi, anche da altri Governi, e le ragioni sovraesposte non meno che il confronto fra le condizioni dei Principati e quelle delle provincie soggette al diretto dominio della Porta, bastano a mettere fuori di discussione che le modificazioni da introdursi con quelle convenzioni non potrebbero in nessun caso esser invocate dalla Turchia per ottenere una deroga generale dal regime in vigore nei suoi domini per la tutela degli stranieri.

ALLEGATO Il

MEMORIA Dicembre 1870. Le fortificazioni del Bosforo e dei Dardanelli datano dai primi tempi della conquista, e la chiusura dei medesimi è antica quanto la Signoria degli Ottomani su quegli stretti. Un permesso speciale del Sultano (firmano) fu, d'allora in poi, necessario per tutte le navi tanto da guerra che mercantili transitanti per i due Bosfofi; ed il libero traffico del Mar Nero si trovò cosi inceppato a beneficio della Turchia (1). Questo stato di cose non fu modificato sostanzialmente in diritto che per effetto del trattato di Parigi del 1856; in fatto ancora attualmente, malgrado ripetuti, recenti tentativi per abolire i firmani, la Turchia non volle mai consentire ad affrancare il transito del Bosforo e dei Dardanelli da tale formalità (2). Forse oggidl più che al principio politico la Porta bada al lato finanziario della questione, non volendo essa, senza compenso, rinunziare ad un mezzo facile e sicuro di percepire vari proventi relativi alla navigazione; ma l'obbligo imposto ai capitani di presentare il manifesto del carico nell'atto che ricevono il firmano quand'anche i loro bastimenti siano diretti al Mar Nero, e l'esercizio effettivo del diritto di visita per parte delle autorità ottomane sopra questi bastimenti costituiscono una deroga all'applicazione assoluta del principio della libera navigazione in quel mare (3). Queste sono le ragioni per cui negli atti internazionali potè essere costantemente ripetuto che la chiusura degli stretti è antica, invariabile regola dell'Impero ottomano. Però già in vari trattati anteriori a quello del 1856 la Turchia avea rinunziato all'esercizio del diritto ab antiquo invocato, contrario alla libertà della navigazione restringendo il divieto soltanto al passaggio dei bastimenti da guerra negli stretti. Al trattato delli 8 luglio 1833 fra la Russia e la Turchia, firmato ad Unkar Skellessi (vedi Wheaton: Hist. du progrès du Droit des Gens, Tomo 2, p. 251), fu aggiunto un articolo segreto per effetto del quale la Porta si impegnava a chiudere lo stretto dei Dardanelli a tutti i bastimenti da guerra esteri ad eccezione dei Russi. Il 15 luglio 1840 i plenipotenziari di Austria, Inghilterra, Prussia e Russia (vedi Guizot: Mémoires, Tomo V, pp. 311 e 457) firmavano col plenipotenziario ottomano una speciale convenzione intesa a tutelare gli Stati del Sultano, e particolarmente Costantinopoli contro il Vicerè d'Egitto.

L'art. 4 di questa convenzione stabiliva che la cooperazione delle forze delle quattro potenze allo scopo di difendere il Bosforo i Dardanelli e la capitale dell'Impero Ottomano contro qualunque aggressione è destinata a porre temporariamente quelle località sotto la salvaguardia delle potenze contraenti; ma nell'articolo stesso si soggiunge che questo deve essere considerato come un provvedimento eccezionale, adottato sulla richiesta espressa del Sultano ed unicamente per la difesa della Turchia nel solo caso per il quale la convenzione era stipulata. Poi lo stesso articolo così continua: • Mais il est convenu que cette mesure ne dérogera en rien l'ancienne règle de l'empire ottoman en vertu de laquelle il a été de tout temps défendu aux bàtiments de guerre des puissances étrangères d'entrer dans les détroits des Dardanelles et du Bosphore. Et le Sultan, d'une part, déclare par le présent acte, qu'à l'exception de l'éventualité ci-dessus mentionnée, il a la ferme résolution de maintenir à l'avenir ce principe invariablement établi comme ancienne règle de son empire, et tant que la Porte se trouve en paix, de n'admettre aucun batiment de guerre étranger dans les détroits du Bosphore et des Dardanelles; d'autre part, Leurs Majestés etc., s'engagent à respecter cette détermination du Sultan et à se conformer au principe ci-dessus énoncé •.

A queste stipulazioni, alle quali la Francia non aveva preso parte (vedi Guizot: Mémoires etc., Tomo VI, p. 127 nel testo e 408 nei documenti che vi fanno seguito), fu sostituito un anno dopo, e precisamente il 13 luglio 1841, un'altra convenzione che si chiama più propriamente Convenzione degli stretti e fu firmata a Londra dal plenipotenziario del Sultano e da quelli delle cinque grandi potenze. Nel preambolo si dice: • Leurs Majestés et~., persuadées que leur unio n et leur accord offrent à l'Europe le gage le plus certain de la conservation de la paix générale, objet constant de leur sollicitude, et Leursdites Majestés voulant attester cet accord du respect qu'Elles portent à l'inviolabilité de ses droits souverains, ainsi que leur désir sincère de voir se consolider le repos de son empire, Leursdites Majestés ont résolu de se rendre à l'invitation de Sa Hautesse le Sultan, afin de constater en commun, par un acte formel, leur détermination unanime de se conformer à l'ancienne règle de l'empire ottoman, d'après laquelle le passage des détroits des Dardanelles et du Bosphore doit toujours ètre fermé aux bàtiments de guerre étrangers tant que la Porte se trouve en paix •.

Quindi nell'art. l: « Sa Hautesse le Sultan déclare qu'il a la ferme résolution de maintenir à l'avenir le principe invariablement stable, camme ancienne règle de son empire, et en vertu duquel il a été de tout temps défendu aux bàtiments de guerre des puissances étrangères d'entrer dans les détroits des Dardanelles et du Bosphore et que tant que la Sublime Porte se trouvera en paix, Sa Hautesse n'admettra aucun bàtiment de guerre étranger dans les dits détroits •.

E dal canto loro le cinque grandi potenze dichiaravano • qu'elles s'engagent à respecter cette détermination du Sultan, et à se conformer au principe ci-dessus énoncé •.

Nell'art. 2 fu convenuto che il Sultano potrebbe accordare dei firmani per ii passaggio di legni leggieri destinati, secondo la consuetudine invalsa, per il servizio delle legazioni delle potenze amiche; e coll'art. 3 la Porta s'impegnava a partecipare la convenzione alle altre Potenze invitandole a fare atto di accessione.

Per porre un termine alla lotta impegnata da due anni, il Io febbraio 1856, l'Austria, la Francia, l'Inghilterra, la Russia e la Turchia firmavano a Vienna un protocollo contenente l'accettazione per parte di quelle Potenze dei cinque punti che furono poi considerati come preliminari delle trattative poco dopo aperte in Parigi fra quelle stesse Potenze alle quali s'aggiunsero la Prussia e la Sardegna. Il 3° punto è così espresso in quei preliminari:

• III Mer Noire. La Mer Noire sera neutralisée. Ouvertes à la marine marchande de toutes

les nations, ses eaux resteront interdites aux marines militaires. Par conséquent il n'y sera créé ni conservé d'arsenaux militaires maritimes.

La protection des intérets commerciaux et maritimes de toutes les nations sera assurée dans les ports respectifs de la Mer Noire par l'établissement d'institutions conformes au droit international et aux usages consacrés dans la matière.

Le.s deux puissances riveraines s'engageront mutuellement à n'y entretenir que le nombre de batiments légers, d'une foice déterminée, nécessaires au service de leurs còtes. La Convention qui sera passée entre elles, à cet effet, sera, après avoir été préalablement agréée par les Puissances signataires du Traité général, annexée au dit Traité, et aura meme force et valeur que si elle en faisait partie intégrante. Cette convention séparée ne pourra etre ni annulée, ni modifiée sans l'assentiment des Puissances signataires du Traité général.

La clòture des détroits admettra l'exception, applicable aux stationnaires, mentionnée dans l'artide précédent • (quelli cioè destinati alle bocche del Danubio).

Venuto in discussione questo 3o punto dei preliminari di pace nella seduta del 4 marzo, il congresso ne modificava alquanto la dicitura nei seguenti paragrafi (vedi Protocollo n. IV del Congresso di Parigi del 1856):

• La Mer Noire est neutralisée: ouverts à la marine marchande de toutes les nations, ses eaux et ses ports sont formellement et à perpétuité interdits au pavillon de guerre soit des Puissances riveraines, soit de toute autre puissance, sauf les exceptions stipulées au présent traité.

Libre de toute entrave, le commerce dans les ports et dans les eaux de la Mer Noire ne sera assujetti qu'aux règlements en vigueur.

La Mer Noire étant déclarée neutre, le maintien ou l'établissement, sur son littoral, de places militaires maritimes devient sans nécessité comme sans objet. En conséquence, S. M. l'Empereur de Russie et S. M. le Sultan s'engagent à n'élever et à ne conserver, sur ce littoral, aucun arsenal militaire maritime.

Pour donner aux intérets commerciaux et maritimes de toutes les Nations la sécurité désirable, la Russie et la Sublime Porte admettront des consuls dans leurs ports situés sur le littoral de la Mer Noire, conformément aux principes du droit international.

S. M. l'Empereur de toutes les Russies et S. M. le Sultan ayant conclu entre eux une Convention à l'effet de déterminer la force et le nombre des bàtiments légers qu'ils pourront entretenir dans la Mer Noire, cette convention est annexée au présent traité, et aura meme force et valeur que si elle en faisait partie intégrante. Elle ne pourra etre ni annulée, ni modifiée sans l'assentiment des Puissances signataires du présent traité.

• La Convention du 13 Juillet 1841, qui maintient l'antique règle de l'Empire ottoman, relative à la clòture des détroits du Bosphore et des Dardanelles, ayant été 1·evisée d'un commun accord, l'acte, conclu à cet effet, est et demeure annexé au présent traité •.

Il plenipotenziario della Gran Bretagna avendo chiesto se nelle sovra espresse clausole si trovasse compreso anche il cantiere di Nikolaieff situato al confluente del Bug e dell'Ingoul, il plenipotenziario russo rispondeva con la dichiarazione seguente:

• L'Empereur, en accédant loyalement aux propositions de paix, a pris la ferme résolution d'exécuter strictement tous les engangements qui en découlent; mais Nikolaieff étant situé loin des rives de la Mer Noire, le sentiment de sa dignité ne permettrait pas à la Russie de laisser étendre à l'intérieur de l'Empire un principe uniquement applicable au littoral; la sécurité des còtes et leur surveillance exigent que la Russie ait un certain nombre de navires légers dans la Mer Noire, et si elle consentait à l'abandon des chantiers de Nikolaieff, elle serait dans l'obligation d'en établir sur un autre point de ses possessions méridionales; pour satisfaire à la fois et à ses engagements et aux exigences du service maritime, l'intention de l'Empereur est de n'autoriser à Nikolaieff que la construction des navires de guerre dont il est fait mention dans les bases de la négociation •.

E nella seduta successiva (vedi Protocollo n. V del congresso di Parigi del 1856) lo stesso plenipotenziario inglese avendo desiderato sapere se la dichiarazione fatta

dal plenipotenziario russo circa il cantiere di Nikolaieff dovesse estendersi anche a Kherson ed al Mare d'Azow, quest'ultimo rispondeva con queste precise parole:

• Comme Nikolaieff, la Mer d'Azow ne saurait tomber sous l'application directe du principe accepté par la Russie; d'autre part, il est hors de doute que des navires de haut bord ne peuvent naviguer dans cette mer, le plénipotentiaire de la Russie malntient toutefois les assurances que M. le comte de Clarendon a rappelées, et il répète que la Russie, voulant se conformer pleinement aux engagements qu'elle a contractés, ne fera construire nulle part sur les bords de la Mer Noire ou sur ses affiuents, ni dans les eaux qui en dépendent, des batiments de guerre autres que ceux que la Russie entretiendra dans la Mer Noire aux termes de sa convention avec la Turquie •.

La quale dichiarazione, se è esplicita quanto puossi desiderare per ciò che concerne le costruzioni navali, non si riferisce in alcuna guisa alla conservazione

o edificazione di fortificazioni stabilite a qualche lontananza dalle rive del Mar Nero, sui suoi confluenti e sul Mare d'Azow.

Per rinnovare poi la convenzione degli stretti il congresso accettava nella seduta del 18 marzo la dicitura che segue (vedi Protocollo n. XI del Congresso di Parigi del 1856):

• La Convention du 13 Juillet 1841, qui maintient l'antique règle de l'Empire ottoman relative à la clòture des détroits du Bosphore et des Dardanelles a été revisée d'un commun accord.

L'acte conclu à cet effet et conformément à ce principe, est et demeure annexé au présent traité•.

Questi paragrafi ridotti in articoli con poche modificazioni di forma più che di sostanza formarono gli articoli 10 sino a 14 del trattato generale di pace del 30 marzo 1856.

Fra le modificazioni anzidette una sola merita qualche attenzione. Nel testo dell'art. 13 è soltanto quistione di arsenaux militaires maritimes mentre nel corrispondente paragrafo inserto nel Protocollo n. IV si fa cenno in genere di places militaires maritimes. Non risulta però che questa variazione nella dicitura dell'articolo 13 sia stata avvertita nel congresso e tanto meno che essa sia stata la conseguenza di una discussione fra i plenipotenziari.

Gli articoli 10 e 14 rinviano a due convenzioni separate firmate lo stesso dì 30 marzo fra la Turchia e la Russia: la prima per la chiusura degli stretti: la seconda per la determinazione delle forze navali dei due Stati nel Mar Nero. È però formalmente dichiarato tanto nell'articolo 10 che nell'articolo 14, che le due Convenzioni sebbene separate hanno la stessa forza e valore che se facessero parte integrante del trattato generale di pace al quale sono annesse.

La Convenzione del 30 marzo 1856 per la chiusura degli stretti, salve leggiere modificazioni di pura forma, riproduce il preambolo e gli articoli di quella del 13 luglio 1841. Un articolo vi fu aggiunto però per assicurare alle Potenze intervenute al Congresso la facoltà di tenere alle bocche del Danubio non più di due bastimenti leggieri da guerra destinati a far eseguire i regolamenti relativi alla libertà di quel fiume.

Con l'altra Convenzione dello stesso giorno la Russia e l:" Turchia convennero del numero e della forza dei bastimenti che l'una e l'altra potrebbero tenere nel Mar Nero. Questi bastimenti per ciascuna delle due potenze sono sei piroscafi di non più di 800 tonnellate nè di lunghezza maggiore di 50 metri, e quattro altri legni minori a vapore od a vela non eccedenti 200 tonnellate.

Tali sono le clausole degli atti internazionali che regolano la quistione del Mar Nero.

Dal contesto delle stipulazioni sovra riferite importerà anzi tutto rilevare che sebbene negli ultimi atti, sia stata ripetuta l'antica dicitura colla quale la Porta voleva significare aver essa un diritto esclusivo sulla navigazione del Mar Nero e del Mar di Marmara, alle espressioni anzidette più non si può tuttavia attribuire un tale-significato perchè la libertà della navigazione mercantile in quei mari è stata solennemente dichiarata in favore di tutte le bandiere. Prima del Congresso

di Parigi la quistione avea dunque due aspetti. La chiusura degli stretti era cioè una conseguenza del diritto che la Porta si arrogava sulla libertà dei mari, ed era ad un tempo una servitù internazionale riconosciuta od almeno tollerata e tacitamente accettata dalle Potenze europee.

Oggi invece sotto il primo aspetto la quistione è decisa, anzi ha cessato di esistere, perchè, quando le decisioni sono conformi al diritto delle nazioni, esse acquistano tosto un carattere irrevocabile. Alla chiusura degli stretti, ora limitata al solo naviglio da gtierra, rimane pertanto il valore ed il carattere di una vera e propria servitù internazionale creata dalle convenzioni. Ma questa servitù, contemplata nel trattato di Parigi, ha acquistato una particolare importanza dacchè vi fu aggiunta la dichiarazione di neutralizzazione del Mar Nero dalla quale derivano alla Russia ed alla Turchia nuovi obblighi e nuovi diritti. Al qual proposito giova esaminare quali effetti, in determinate ipotesi, avrebbero dovuto risultare dal complesso delle disposizioni intese a Parigi relativamente al Mar Nero; e questi effetti a noi sembrano poter essere cosi enumerati:

l) nel caso di una guerra in cui la Russia fosse impegnata contro alcuna delle potenze occidentali e la Turchia rimanesse neutrale, le coste russe ed il commercio dei porti del Mar Nero sarebbero guarentiti dalla neutralità della Turchia essendo la Porta ottomana obbligata di impedire il passaggio dei Dardanelli ai legni da guerra di qualunque potenza;

2) nel caso di guerra fra la Russia· ed una potenza che potesse far discendere dal Danubio una flottiglia corazzata, le coste i porti ed i grandi fiumi della Russia sarebbero rimasti aperti alle offese del nemico;

3) nel caso di una guerra in cui la Russia fosse impegnata contro la Turchia, la forza aggressiva di quest'ultima sarebbe accresciuta per mare di quanto sono diminuite le forze difensive a disposizione della Russia per la protezione de' suoi porti, delle sue coste e dell'imboccatura dei suoi grandi fiumi.

Del secondo caso sovr'accennato non hanno potuto tener conto le potenze riunite al Congresso di Parigi perchè in quel tempo non si aveano ancora le navi corazzate. È dunque permesso di credere che esse col rinunziare al diritto di entrare colle loro flotte nel Mar Nero, ebbero in vista di ottenere come corrispettivo della loro rinuncia una situazione nella quale o la Russia dovea cercare di vivere in buon accordo colla Turchia per non correre il pericolo di averla nemica in qualunque circostanza di guerra, od almeno si metteva la Turchia in grado di difendersi contro la Russia togliendo a questa il principal mezzo di impadronirsi con un colpo di mano della capitale ottomana.

E qui è il luogo di accennare come a complicare la quistione concorrano la situazione geografica di Costantinopoli e la circostanza che la caduta della capitale seco trascinerebbe il completo sfacimento dell'Impero turco in Europa. A questo riguardo pochi cenni non possono essere superflui per chi non conosca esattamente la posizione topografica di quella metropoli.

Sorge Costantinopoli allo sbocco del canale del Bosforo nel Mar di Marmara ed elevandosi in anfiteatro sui colli che la circondano diverrebbe facile preda del nemico che volesse sorprenderla per mare se l'imboccatura opposta del Bosforo verso il Mar Nero ed il canale dei Dardanelli non fossero muniti di potenti difese.

Non è possibile senza una speciale cognizione di cose militari emettere un giudizio fondato sulla importanza relativa delle fortificazioni che chiudono lo sbocco verso il Mar Nero e di quelle che coronano lo stretto dei Dardanelli. Il forzare il passaggio del Bosforo sembra però anche a prima vista cosa molto più difficile che non l'entrare nei Dardanelli i quali furono infatti forzati dalla flotta inglese in un'epoca in cui questa non era mossa dal vapore, nè disponeva dei potenti mezzi di difesa e di offesa che presentano in oggi i bastimenti corazzati.

Non è poi da dubitarsi che quando una flotta abbia superato i Dardanelli, è padrona di Costantinopoli non potendosi questa città difendere verso il mare di Marmara. E chi domina Costantinopoli signoreggia la Turchia di Europa.

Se però, senza cognizioni speciali tecniche, riescirebbe avventato qualunque giudizio in questa materia, non si può disconoscere il valore e l'importanza di quei

47 ~ Documenti diplomatici -Serie II J Vol. I.

riflessi che naturalmente si affa~ciano a chiunque' esamini imparzialmente ed in complesso le cose di sovra riferite.

Ed anzitutto la Turchia è essa in grado di eseguire per parte sua gli obblighi che a lei derivano verso la Russia dalle convenzioni del 1856? In altre parole, se la Russia si trovasse impegnata in una guerra contro una Potenza occidentale la Turchia sarebbe essa in grado di opporsi all'entrata nel Mar Nero di una flotta corazzata? Stando alle relazioni che si hanno, sembrerebbe che la risposta debba essere negativa. Ammettendo anche che la Porta sapesse ~esistere alle pressioni diplomatiche; non avrebbe i mezzi d'impedire ad una squadra corazzata di penetrare nel Mar di Marmara e quindi subirebbe necessariamente la volontà della Potenza che sarebbe in guerra colla Russia. Che se la guerra poi fosse fra la Russia e l'Austria la situazione della Turchia potrebbe divenire ancor più grave e più difficile. Ma il giorno di correre alle offese non è peranco venuto per i due imperi, epperciò l'opera della diplomazia europea può giovare ad allontanarlo.

Ed a questo fine non sarà totalmente inutile lo aver notato che nell'impressione prodotta a Vienna dalla circolare russa del Io novembre si riscontra una prova dippiù che mentre per tutte le altre potenze il mantenere la servitù internazionale esistente nel Mar Nero a carico della Russia è questione che si connette con quella della conservazione dell'integrità dell'Impero ottomano, per l'Austria invece questa stessa quistione ha un interesse ed una importanza speciale, perocchè dalla debolezza della Russia nel Mar Nero dipende in gran parte la sua forza relativa contro quell'Impero.

Il ripristinamento del triregno ungarico è nelle aspirazioni palesi della nazione

ungarese la quale agogna al possesso di tutte le provincie rumene. In altri tempi

i Principati Danubiani hanno potuto essere considerati come un corrispettivo pos

sibile da offrirsi all'Austria per la cessione pacifica di altre provincie della Monar

chia. La Porta Ottomana, forse la stessa Inghilterra, possono aver veduto altre

volte con occhio favorevole una combinazione mediante la quale fra la Turchia

e la Russia si frapponeva una barriera più difficile a superare che non lo siano i

Principati anche costituiti a forma unitaria sotto un principe forestiero. Ma questi

pensieri e questi propositi si riferiscono ad un'epoca anteriore al 1866, prima cioè

che le ragioni del diritto storico ottenessero in Ungheria un primo riconoscimento.

E dal 1866 in poi, a mantenere vive le pretensioni ungheresi sui Principati rumeni,

contribuì eziandio la quistione della nazionalità transilvana, quistione che se non

si vuole risoluta coll'accettare il limite naturale dei monti, sembra non poter altri

menti essere sciolta che mediante l'unione personale della Rumenia all'Ungheria.

Questa quistione già divenuta urgente potè essere provvisoriamente scartata mercé

il rinvio del ministero Bratiano ed il separarsi che fece il Principe regnante dal

partito radicale rumeno. Contribuirono ad ottenere questo risultamento la Prussia

e l'Italia con adoperamenti amichevoli meglio che la Francia e l'Inghilterra colle

clamorose proteste.

Chi considera poi questo lato gravissimo della quistione orientale non deve

chiudere gli occhi sulle condizioni speciali della Croazia e della Serbia, intente

entrambe a guadagnare la supremazia fra i popoli slavi meridionali; la prima per

accrescere la propria importanza rispetto all'Ungheria; la seconda per costituire un

regno serbo indipendente all'attrazione del quale le popolazioni slave dell'Impero

Austriaco forse non resisterebbero a lungo.

Anche in questa lotta di contrarie influenze si produssero incidenti degni di

particolare attenzione.

Alla superiorità che acquisterebbe l'Austria per effetto della costruzione della

rete ferroviaria da lei concertata colla Turchia, la Serbia provò da principio ad

opporsi con far valere a Costantinopoli le ragioni che avrebbero richiesto ne fosse

sostanzialmente modificato il tracciato; ma vinta sopra questo terreno, si è tosto

appigliata al partito di chiedere alla Turchia l'amministrazione delle due provincie

slavf: agognate dall'Austria. E così se le pretensioni austriache sovra le regioni

oriPntali confinanti coll'impero non sono nuove, a buon diritto si può osservare che

nell'attuale loro forma ed aspetto le questioni relative alla Serbia, alla Bosnia ed

all'Erzegovina non potevano esistere prima della ricostituzione del regno separato di Ungheria, prima che le competizioni della Croazia con Pesth pigliassero l'attuale loro carattere ed importanza, prima che sorgesse la vertenza dei confini militari di cui l'episodio delle bocche di Cattaro consiglia di ponderare tutta la gravità. Rimanendo nel campo delle ipotesi, o sia che si voglia supporre la Russia intenta a cercare ingrandimenti territoriali in Europa, o sia che si preferisca ritenerla come più particolarmente favorevole alla formazione delle autonomie nazionali dei popoli soggetti alla dominazione ottomana in Europa, non si può disconoscere la divergenza esistente fra gli interessi dell'Austria e della Russia in Oriente. E siccome la pubblica opinione in Ungheria sembra spingere l'Austria nella via che dovrebbe condurla all'effettuazione del programma ungherese, così la situazione dell'Impero austriaco rispetto alla Russia può sotto certi aspetti ed in vista di determinate ipotesi considerarsi come quella di due paesi che, animati da uno spirito di reciproca diffidenza, comprendono che la forza delle cose potrebbe trascinarli alla guerra in un tempo non molto remoto.

In questa situazione dell'Austria di fronte alla Russia come sta il nodo di tutte le quistioni attuali dell'Oriente, così conviene riconoscere la principale difficoltà che s1 oppone alla soluzione dei singoli incidenti che possono prodursi.

Tutti i Governi che vogliono l'integrità della Turchia sono interessati ad opporsi a tutto ciò che può rendere un conflitto fra l'Austria e la Russia inevitabile. A sostenere però questa parte moderatrice sono per ora sole l'Inghilterra e l'Italia perocchè la Francia non è in grado di associarvisi efficacemente, e la Prussia ha troppo da sperare per sè stessa dall'esito, qualunque esso sia, di un simile conflitto. Vittoriosa o vinta nella lotta colla Russia, l'Austria dovrebbe trasformarsi, e la trasformazione si opererebbe in favore di Pesth aprendo così dei nuovi e vasti orizzonti ai progressi dell'unificazione germanica al centro dell'Europa.

Di questa condizione di cose è mestieri rendersi conto così per valutare le forze sulle quali le potenze moderatrici possono far assegnamento in caso d'una lotta, come per evitare il pericolo di impegnarsi in una guerra il cui esito potrebbe riùscire affatto diverso da quello che le Potenze stesse si sarebbero proposte.

Sono dunque due soltanto le potenze che hanno oggi interesse vero di mantenere lo statu quo in Oriente: l'Italia e l'Inghilterra.

La Turchia, la quale è pure la potenza più direttamente interessata nella questione, si diffida dell'Austria almeno quanto, se non più della Russia. La sua prima risposta alla domanda contenuta nella circolare russa fu che la quistione concerneva le Grandi Potenze. Sovra due di queste, sull'Inghilterra cioè e sull'Italia pesa infatti, in questo momento, quasi intiera la responsabilità di ciò che potrà accadere in Oriente per fatto dell'uno o dell'altro dei due imperi dai quali è minacciata l'integrità dell'Impero ottomano.

Il contegno quasi passivo della Porta è del resto conforme all'impotenza assoluta in cuì si trova per quanto concerne i mezzi militari. Dalle relazioni pervenute al Ministero negli ultimi tempi (vedasi il carteggio da Roustciouck _degli ultimi mesi) e da ciò che avvenne durante la guerra di Candia, risulta chiaramente che la Turchia ha cessato di essere una potenza militare. La miglior parte del suo esercito è il contingente egiziano, 30 a 40 mila soldati circa; il resto, nè pagato, nè equipaggiato, è tanto difficile a riunire che dopo tre mesi di inutili sforzi il campo di Scinmla non potè raggiungere mai l'effettivo di 25 mila uomini benchè nominalmente ascendesse a 70 mila soldati, e l'esercito d'Anatolia non potè eccedere i 20 mila soldati.

La chiamata dei Rediff della Siria avea provocato una recrudescenza di fanatismo nella popolazione musulmana, la quale minacciava di trascendere ad atti violenti contro i cristiani. Minacciata non di rado sulle frontiere dalla Persia la Porta non potrebbe d'altronde disporre del corpo d'armata di Siria senza esporsi a gravi e quasi sicuri danni. Da due anni le poche truppe della Siria sono inoltre impegnate in continue lotte contro popolazioni e tribù bellicose, non sottomesse, le quali ripiglierebbero nuovo ardire appena la Turchia si trovasse impegnata in una gran guerra.

Delle disposizioni della Persia manchiamo di notizie. Non è però cosa improbabile che sia andata fortificandosi sempre maggiormente l'influenza russa in quel paese, dove la diplomazia asiatica del Gabinetto di Pietroburgo spiega mezzi di azione che altri Governi sembrano aver completamente negletti od abbandonati.

Le notizie recenti dell'Hedjaz, confermate dalle disposizioni prese dalla Porta per una spedizione militare in quella regione, hanno messo in luce un altro lato debole della situazione politica e militare della Porta.

In questo stato di cose è dunque evidente che nè la Turchia nè gli amici suoi possono seriamente desiderare la guerra, epperciò deve supporsi che la Porta accetterà volentieri le condizioni che faranno le Potenze, a meno che prevalenti influenze straniere non la spingessero a più arrischiati consigli.

E qui per ultimo, prima di chiudere questa memoria è mestieri toccare di volo il modo col quale le clausole relative alla neutralizzazione del Mar Nero furono applicate ed osservate. Tali clausole restrittive imposte alla Russia ed alla Turchia sono di due sorta:

Le une concernono la facoltà di stabilire degli arsenali militari marittimi, le altre la facoltà di tenere delle forze navali nel Mar Nero.

Alla fortificazione delle coste, od almeno di alcuni punti strategicamente più importanti delle medesime, la lettera del trattato di Parigi non sembra facesse opposizione, e se la Russia ha fortificato Kertch, la Turchia dal canto suo ha fatto un campo trincerato ad Erzerum. Sono in progetto le fortificazioni di Batum che una strada militare dovrebbe congiungere con Kars piazza forte che sarebbe di prim'ordine, se non mancasse di tutto ciò che è necessario a metterla in istato di offrire una seria resistenza. Se dunque la lettera del trattato del 1856 non è violata, conviene almeno riconoscere che lo spirito di quell'atto internazionale è alterato, perocchè la pretesa neutralizzazione del Mar Nero può diventare ·politicamente e militarmente un'illusione dal momento in cui le potenze ripuarie ne fortificano le coste.

Nell'altra parte le clausole del 1856 furono, per quanto si conosce, meglio

osservate. La Russia non ha una flotta nel Mar Nero e la importante flotta di

Kronstadt non potrebbe entrare in quel Mare senza un preventivo accordo colla

Turchia e colle altre potenze.

La Turchia invece possiede una flotta corazzata di qualche importanza nel Bosforo e il farla entrare nei porti di Sinope o di Batum è cosa che unicamente dipende dalla sua volontà o dai bisogni della sua propria difesa.

Siccome poi la neutralizzazione del Mar Nero non si estende alle acque del

Danubio, così in questi ultimi tempi la Porta ha stabilito delle cannoniere coraz

zate sul corso di quel fiume. Il Ministero non ha per ora dati precisi per conoscere

l'importanza e la forza di questa flottiglia ottomana.

Premessa un'esposizione sommaria dello stato della quistione quale risulta

dall'esame dei patti internazionali, ed indicata l'indole ed il carattere speciale degli

obblighi e dei diritti che ne derivano per tutte le Potenze in generale e per taluna

di esse in particolare, era prezzo dell'opera segnalare i pericoli più urgenti che pre

senta la quistione orientale, il contegno presumibile delle singole Potenze in presenza

delle prevedibili complicazioni, le forze vere dell'Impero ottomano più direttamente

interessato alla pacifica soluzione della medesima. Ma le notizie comprese in questa

esposizione sarebbero state troppo imperfette se non si fosse tenuto discorso anche

del modo col quale le clausole del Trattato di Parigi relative al Mar Nero furono

in pratica osservate dalla Turchia e dalla Russia. Ed ora che questa esposizione si

può dire ormai compiuta pare si debba conchiudere, con tanto maggior fondamento

di ragione, che le Potenze le quali desiderano il rinnovamento dell'Oriente per

forza propria sulla base dei suoi elementi nazionali e non già in favore od a bene

ficio dell'Austria o della Russia, o forse di entrambi gl'imperi debbono dar opera

in ogni circostanza e con opportuni temperamenti ad impedire lo scoppio di conflitti

che riuscirebbero esiziali più che açl altri alla Turchia.

(l) -Cfr. n. 746. (l) -Col r. 189 del 27 dicembre, il Pinna trasmetteva la nota 20 dicembre, con cui il Beydichiarava di voler osservare pienamente, senza infrazioni, il trattato italo-tunisino.

(l) Cfr. n. 604.

(l) Cfr. n. 677.

(l) -Vedi Nota Ufficiale del 25 ottobre 1823 diretta all'Ambasciatore inglese a Costantinopoli colla quale il Reiss Effendi annunzia che ai bastimenti sardi è concessa la facoltà di navigare nel Mar Nero. [Nota a margine]. Questa Memoria fu redatta dal Tornielli. (2) -Pratiche furono fatte in questi ultimi tempi dagli Stati Uniti ed anche dalla Prussia, ma i ragguagli che si hanno in proposito fanno credere che per ora siano abbandonate. [Nota a margine]. (3) -Di quanto effettivo incomodo sia questa formalità esperill).entarono più volte i bastimenti della marina sarda in un tempo in cui erano sospettati di far il commercio delle armi e munizioni da guerra per il Danubio. [Nota a margine].
766

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL GABINETTO PARTICOLARE DI VITTORIO EMANUELE II (l)

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 28 dicembre 1870, ore 2.

Ce soir Prim revenant en voiture des Cortès, avec un aide de camp, a été attaqué dans u:ne rue isolée pa.r plusieurs 1indiv.ldus a~més de :fusils: il a reçu trois baHes dans l'épaule, une dans le bras, a ·eu un doigt enlevé et a été b'leSISé au visage par 1les vitres de rua voitruJ::e; J.:'atide de camp es't Messé au hras. Les C01Upalb1es sont inconnus jusqu'ici. J'ai été aussitòt chez Prim qui a sa coonaissance mais demeure absolument seu'l avec les médecins. J'ai exprimé à la Comtesse de ReUiss la dO'U'leur que S1a Majesté éprouveratt de cet événement. L'état de Prim est grave rens offrir danger imminent. Le Conseil des Min:tstres réuni complètera le Ministère cette nuit par des membres des trois fractions du Parti du Roi .c'est à dire progre,ssistes, unioniJstes et dérnocrates. Le Régent s'offre à aller à Carthagène aiU devant du Roi. Il y :a fermentaJtion dans les ltroupes qui aiment Prim et qui veul.ent réagir contre les républicains et les légitimistes qu'Hs acCIUsent d'avoir fait le coup. Je vous tél:égraphierai encore avant de pal"'tlk pour Carthagène. Jamais je ne ferai de questions personnelles pour le service de

Sa Majesté mais hl serait extr:èmement cruel pour moi de quitter !l'Esj[>:agne dans un moment où il peut y avoir quelque danger.

767

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL CAPO DI GABINETTO DI VITTORIO EMANUELE II, AGHEMO

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 28 dicembre 1870, ore 4,30.

Conseil des Mintstres vient de finir à 4 heures dlu matin. Le Cabine·~ est complété par Ayala conservateur nommé Ministre des Colonies et Topete qui prend jusqu'à l'ar.rivée du Roi, 11es affaires Etrangères, interim de Gue~re e1t Présildence du Conseil. On peut espérer que l'indignation excitée par l'attentat facilitera le ralliement de la plupa~t des Conservateurs sans éloigner les :progressistes. La base du pouvoir ne serait ainsi que plus large et plus solide. Il s'agit maintenant de bien franchir le moment ·critique de l'arrivée du Roi; on ne craint pas de mouvement à Madrid et on y prend Ies p[us grandes précautions ·contre les tentatives· isolées éventuelles. Il y a, comme je l'ai signal.é au Ministère des préparatifs répubHcains e.t earlistes en province. Mais on les surveiJlle. Serrano, avec qui j'avais rendez voUis après le CO'IliSeil, vi:ent de me dire qu'il: est pret, si [e Conseil des Ministres le juge convenable, à ne pas quitter le Roi depuis son débarquement jUisqu'au Palais. Les: chi:rurgiens ont trouvé d'autres bailes dans

I'$paule de Prim qu:i est brisée. On avait tiré sur !IJui avec de gros tralbucoo chargés de plusieurs baUes. Son état parait de p~us en plus grave.

(l) Il destinatario del telegramma non è specificato. Ma è certo l'Aghemo.

768

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL CAPO DI GABINETTO DI VITTQRIO EMANUELE II, AGHEMO

(AB)

T. RISERVATO. Madrid, 28 dicembre 1870.

D'après idélibération idu Conseil rdes Ministres c'est Torpete qui ira recevoir le Roi au débarquement. Il m'a dit «si la vie du Ro'i était en danger je serais à ses ·còtés ». Le 'Marquis del Duero et le général Jabala qui jusqu'ici .s'étaient J.éservés iront avec nous à Carthagène. La réaction contre !L'aJttentat est générale; on ·comprend enfin que l'honneur de l'Espagne exige qu'on ne iaisse pas l'élu

du pays seui devant les scélérats des partis extrèmes. Après l'extraction des baliles Prim se ltrouve mieux.

769

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3372. Vienna, 29 dicembre 1870, ore 21,50 (per. ore 9,50 del 30).

Le Chancelier de l'Empire m'a dit que l'appui de l'Autriche à la France

pour le cas où on aurait à s'occuper de la paix à la Confévence, dépendra de l'attitude de M. Jules Favre dans la question qui a motivé ·cette réunion.

770

IL MINISTRO A BORDEAUX, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 1349. Bordeaux, 29 dicembre 1870 (per. il 3 gennaio 1871).

Ebbi l'onore d'Lnvia1re all'E. V. con un precedente d1spaccio da Tours, lil testo delll'allocuzione che era stata., in una solenne· funzione ecclesiastica, diretta dall'Arcivescovo di Tours al N=io Apostolico, Monsignor Chtgi. Monsignor Guibert esprimeva in essa la fiducia che alla Francia sarà un'altra volta riservata la gloria di ristabilire il papato nei suoi diritti temporali. Quell'allocuzione trovò ora il suo corollario in un altra di ugual indole che il Cardinale Arcivescovo di Bordeaux indirizzò pubblicamente, in occasione delle funzioni ·ecclesiastiche del Natale, al Nunz1o rdel Papa. Altrettanto e più ancora che nel discorso dell'Arcivescovo di Tours, domina in questo del cardinale arcivescovo di Bordeaux, l:a preoccupazione per J.e sorti del papato temporale perfino sopra ogni altra preoccupazione che :possano is:pirare le attuali si triste condizioni della !Patria.

Mi pregio di quì unita mandare all'E. V. una copia dell'allocuzione stessa (1).

(l) L'allegato, che non si pubblica, consta di un ritaglio di giornale.

771

L'INCARICATO D'AFFARI A COPENAGHEN, DI PRAMPERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA ,

R. 148. Copenaghen, 29 dicembre 1870 (per. il 6 gennaio 1871).

Nell'assenza del Barone Rosenorn-Lehn, che da circa una settimana si è recato nelle sue terre nelrisola di Laaland, si fu al Sig. Vedel che io comunicai, nella ·conferenza d'oggi, il contenuto del dispaccio del 1° del corrente (1), giuntomi in ritardo.

Ho creduto confacevole di dar lettura integrale di quel documento al Si!g. Vedel, soggiungendogli tuttavia •Che lo pregava a constderarla come· una semplice comunicazione verbale. Il Sig. Vede! ascoltò quella lettura col maggior interesse, e dimostrò il suo soddisfacimento che, al primo ingresso degli Italiani in Roma, le cose si siano passate come I'E. V. ilo espone, e non già nel modo preteso dal Cardlinale Antonelli. Egli mi disse che, ove le aecuse di sanguinose vendette e di violenze .commesse a danno delle soldatesche pontificie, non che di saccheggi dii .caserme e di al'tri pubblid stabiiJ.imenti, fossero conformi al vero, il Console Danese in Roma non avrebbe mancato d'informarne, a temt~o debito, il suo Governo.

Continuando a discorrere col Sig. Vedel di Roma ·e dei rapporti della S. Sede col Governo Italiano, io gli feci notare quanto larghe ed elevate fossero le idee del Governo del Re quanto è alla libextà religiosa ed alle immunità ed altre molte prerogative da accordarsi al Pontefice ed alla Chiesa. Il Sig. Vedel mi disse che un'opinione non dissimile egli si era fatta, in seguito alla lettura del progetto di legge presentato a tal uopo al Parlamento, progetto di cui egli lodava tutte e le singole disposizioni, aggiungendomi che « il Governo Italiano più di così non poteva fare in favore della libertà religiosa ». Se non che il mio interlocutore non mi nascose, nel seguito del nostro ·colloquio, ·ch'egli v•edea a·ssai malagevole, per non dire i!mpossilbile, ogni 'conciliazione col Pontefice, il quale, secondo lui, giammai non .sarebbe divenuto a riconoscere lo spodestamento della sua 1SOvraniltà temporale.

Il Sig. Vede! ~intrattenendomi inoltre della possibilità della partenza da Roma del Papa, io gli feci notal'e che, per quanto ~rincrescevole riusc,~sse un s'iffa1tto avvenimento al Governo Italiano, esso aveva fermamente determinato di rispettare la 11:Lbertà del Pontefice di recarsi ovunque gli sembrasse convenevole.

In una precedente conver:sazione, il Sig. Vede! ebbe a doma111darmi se io avessi avuto per !istruzione da1l mio Governo di notifi.care ufficialmente ai Governo Danese l'annessione delle provincie Romane al Regno d'Italia. lo risposi al Direttore Generale che istruzioni simili io non aveva ricevute, ma che un'·indi

retta partecipazione del nuovo ordine di cose stabilito in quelle provincie in seguito all'ingresso delle nostre truppe e al plebiscito dei romani, poteva risul

tare dalle diverse comunicazioni che io eboi l'onore di fare ultimamente al Ba rone Rosenorn-Lehn ed al Direttore Generale, in ordine a quegli avvenimenti. Feci inoltre osservare al Signor Vedel, non essere ancora stato convertito in legge il Decreto Reale di annessione delle nuove provincie al Regno d'Italia.

(l) Cfr. n. 653.

772

IL CON~OLE A FIUME, SEYSSEL DI SOMMARIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. P. s. N. Fiume, 29 dicembre 1870 (per. il 3 gennaio 1871) (1).

Mi permetta l'E. V. di chiamare la di Lei attenzione su quanto segue.

La sera del 24 corrente mi venne in via privata riferito che il gerente provvisovio del Consolato del 'cessato Governo Pontificio in Fiume, Sig)nor Pauletich, doveva ricevere tra poco dal Governo di Pest l'autorizzazione di quì esercitare definitivamente le sue funzioni. I sentimenti esternati dal Governo ungarico verso l'Italia mi rendevano cosi strana tale notizia, ch'io volli verificare se, come, e quando questa autorizzazione fosse stata concessa.

L'Autorità governativa Austro Un!Zarica di Fiume, a cui ho creduto dover domandare ,spiegazioni a questo proposito, mi rispose che sutlla domanda fattane nel giugno di quest'anno dal Console Generale pontificio in Trieste la pratka era stata iniziata dal Governo Centrale marittimo allora residente in quella città, e che il 24 novembre ultimo il Ministro del Commercio in Pest aveva realmente autorizzato il Pauletich ad esercitare le sue funzioni. Essere questa autorizzazione senza la menoma portata anzi prestare (il che mi pare innegabile) alquanto al ridicoJ.o per la ,scelta della persona come per la 'Carica, che però se il Sommo Pontefice conservava oggidi ancora il diritto di nominare rappresentanti suoi all'Estero non v'era finora impedimento a che egli nominasse Consoli che non avrebbero nè bastimenti a registrare nè sudditi papalini a proteggere.

Benchè nel fatto sia l'autorizzazione in discorso un'ironia che dal lato del ridicolo for,se più giustamente dovrebbe interpretarsi la giusta suscettibilità di buon numero d'italiani qui residenti, che dai giornali locali appresero il fatto, vi diede, malgrado il modo semi-burlesco con cui era annunziato, una più seria interpretazione; la quale potrebbe dar qui luogo a qualche politica dimostrazione forse inopportuna od almeno inutile in un Paese già diviso dai partiti a segno di non avere opinione predominante alcuna.

Ho quindi l'onore di riferire l'accaduto all'E. V. in attesa delle di Lei istruzioni.

(l) Annotazione marginale: c Risposto 29.1.71 •

773

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(A VV, mazzo 10, fasc. L)

L. P. [Firenze, 30 dicembre 1870] (1).

Il Re partirà per Roma oggi alle ore tre e mezza precise (2). Ella dovrà ac·compagnarr-lo con Gadda e me. Sabato sera si ripartirà di nuovo per trovar:ci qui il mattino del 1° gennajo (3).

774

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3373. Vienna, 30 dicembre 1870, ore 18 (per. ore 1 del 31).

La réponse de M. de Beust à la communication prussienne signalée par mon télégramme du 24 ( 4) sera remise demain à M. de Thile. Elle est conçue dans le sens que j'ai référé. Il y est encore dit que la Prusse aurait mieux fait de ne pas parler du Traité de Prague. En répondant finalement aux pro'testations d'amitié et de bon voisinage du Cabinet prussien, M. de Beust exprime la ·confi.ance que la Prusse saisira l'occasion de prouver à l'Autriche la sincérité de ses sentiments; nul doute qu'on ne fasse allusion à la Conférence.

M. de Beust a beaucoup loué la détermination de Sa Majesté de se rendre immédiatement à Rome.

Pure al 28 o 29 si deve riferire il seguente biglietto del Sella al Visconti Venosta, Firenze s. d.: c Vidi il Re. Approva pienamente quasi con entusiasmo. A te il prepararel'occorrente, giacché io gli dissi, che tale era la tua opinione e che tu solo potevi preparare

l'occasione dell'andata • (AVV, mazzo 5, fase. 4 3/C).

(AVV, mazzo 13, fase. 9/1). Il senatore Enrico Guicciardi, amico del Visconti Venosta, gli aveva scritto (s. d. ma certo 28 o 29 dicembre): • Non ti parebbe [sic] conveniente che il Re dovesse approfittare dell'occasione che gli è offerta dai disastri avvenuti in Roma, per recarsi immediatamente a visitarla ed a soccorrerla senza pompa e senza farsi precedere da manifesti? A me parebbe [sicl un'idea buona sotto molti riguardi, che gioverebbe a farci superaremolte difficoltà • (AVV, mazzo 11, fase. G).

(l) -Senza data. È tuttavia ovvia quella del 30 dicembre. (2) -La partenza fu poi ritardata alle 5 del pomeriggio, perchè s'avesse tempo • a ordinare il servizio notturno della ferrovia maremmana • (Le carte di Giovanni Lanza, cit., Vl, p. 348). E cfr. il Castagnola: • Questa improvvisa partenza sconcerta tutti i piani del Vaticano e ci libera dalle tergiversazioni della diplomazia, incerta se debba o no accompagnare il Re d'Italia • (op. cit., p. 121). Prima s'era deciso il viaggio di Vittorio Emanuele a Roma, tra 1'8 e il 12 [gennaio '71] (cfr'. La Marmora a Lanza, 13 dicembre, Le carte di Giovanni Lanza., cit., VI, pp. 318-319); poi s'era fissato il 10 gennaio 1871 (Lanza a La Marmora, 24 dicembre, ib., p. 343). La decisione di partire per l'inondazione fu presa il 29 (Lanza a La Marmora, 29 dicembre, ib., pp. 347-348).

(3) In lettera del 30 dicembre al fratello Giovanni, il Visconti Venosta scriveva: • Ho insistito molto perchè il Re pigliasse Iloccasione della innondazione di Roma per fare il suo viaggio colà e partisse subito. È un modo di evitare molte difficoJtà, -di ménager con uno scopo di beneficenza e di soccorso molti sentimenti, e di evitare le feste e i chiassi. Il Re si decise a partire e io devo accompagnarlo con Lanza e con Gadda -Parto fra mezz'ora •

(4) Cfr. n. 754.

775

L'AGENTE A BUCAREST, FAVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3375. Bucarest, 30 dicembre 1870, ore 21,40 (per. ore 10,20 del 31).

On tache d'accréditer le bruit que le Prince Charles ait inspiré le projet relatif à un Royaume de Roumanie. Ce bruit n'est que le résrultat d'une intrigue.

776

IL SEGRETARIO GENERALE ALL'INTERNO, CAVALLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

N. 1046. Firenze, 30 dicembre 1870.

Il Municipio di Trento ha fatto appello, come V. E. potrà rilevarlo dall'accluso memoriale (1), alle provincie italiane, affinchè contribuiscano ad alleviare la sventura da cui fu colpita quella città (2). Sebbene si tratti di un'atto puramente filantropico, rpur tuttavia per la condizione spedale in cui trovasi il Trentino riguardo al'l'Italia, per il modo stesso col quale il predetto municipio si rivolge alle rpi'ovmcie l1taliane e più [plartkoll.armente per l'i:nfluenza che potrebbero esercitare sui rarpiPorti, tra due Stati amici, socco:r1si votati da 'COI"!Pi morali, che rivestono un carattere ufficiale, bramerei di conoscere l'avviso di codesto Ministero sull'opportunità o meno, di permettere ,che sia dato corso al suaccennato memoriale, di cui Le do comunicazione, con preghiera di restituzione.

777

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. RISERVATO 87. Costantinopoli, 30 dicembre 1870 (per. il 7 gennaio 1871).

I miei telegrammi hanno già informato l'E. V. dell'effetto qui prodotto dalla notizia che il Principe Carlo di Rumania erasi direttamente rivolto ai Sovrani degli Stati rappresentati nella prossima Conferenza, per esporre loro che nel modo in cui il Paese è costituito egli vedesi nella assoluta impossibilità di governare e di fare il bene dei suoi amministrati, epperò nella necessdtà d'invocare un pronto ed efficace rimedio.

Non dirò a V. E. le ragioni che hanno potuto spingere il Principe Carlo a dare [sic], nell'attuale critica situazione d'Europa, un sì grave passo, perchè il Regio Agente a Bucharest le avrà già riferite a V. E., e credo fin dallo scorso aprile ha dovuto farle cenno di un appello che sin d'allora il Principe meditava di fare alle Grandi Potenze per rkhiàmare la loro attenzione sulle tristi condizioni

(Dati gentilmente forniti dalla Sig.na Bice Rizzi, direttrice del Museo del Risorgimento di Trento).

in cui volgeva la Rumania. Ei pare che questo stato di cose, anzichè migliorare non abbia fatto che peggiorare col tempo, sicchè la posizione del Principe Carlo sia divenuta ormai non solo malagevole, ma incomportabile. Egli è d'altronde, come V. E. ben saprà, personalmente disgustato per la renitenza spiegata dalla maggioranza della Camera nel mantenere gl'impegni assunti verso la Società costruttrice delle strade ferrate. Quando [sic] direttamente rivolto tutti i suoi sforzi per procacciare alla Rumania un sì grande benefizio per mezzo di una Compagnia tedesca, e di capitali in gran parte tedeschi, egli vede ora con dolore si mal corrisposte le sue buone intenzioni ,e sì mal compensate le sue fatiche.

Egli è però a deplorare che il Principe Carlo siasi deciso a far questa mossa in un momento per lui si poco favorevole, in un momento 1in cui le due Potenze che forse sarebbero state meglio disposte ad appoggiarlo sono impegnate in una grossa e lunga guerra che non lascia loro intera libertà d'azione. Ei deve sapere di non poter fare alcun assegnamento sulle tre Potenze limitrofe, le quali se non tutte ugualmente a lui ostili., lo vedranno ,cadere senza rammarico e si adopreranno perchè si faccia ritorno in Rumania all'antico sistema dell'Ospodarato indigeno, che meglio conviene ai loro particolari interessi. Queste tre Potenze, benchè mosse da diversi intendimenti si concordano nondimeno in ciò, che tutte desiderano ~con eguale ardore che sulle rive del Danubio non si stabilisca nulla di serio e di autonomo che possa servir di nucleo alla formazione di un grande Stato avvenire.

Rimangono, è vero, la Gran Bretagna e l'Italia, le quaJ:i dovrebbero avere opposti interessi, ma !la prima di esse è troppo vincolata alla sua ~adizionale politica verso la Turchia e non sa staccarsene nonostante la mutata condizione dei tempi. Preoccupata sempre dal pensiero di porre argine ai progressi della Russia, essa 1segue, nella scelta dei 'mezzi, il vecchio andazzo, chiudendo gli occhi alla luce, si ostina, con una perseveranza degna di miglior causa a ripudiare il concorso degli elementi vivi per appoggiarsi solo su ciò che è morto

o prossimo a morire. Il Console Inglese a Bucharest par che intenda meglio la vera posizione delle cose e si studii di sorreggere per quanto può l'autorità del Principe Carlo; ma è a temere che egli non sarà, alla sua volta, sorretto dal Governo britannico, il quale lo disapproverà, come disapprovò già il suo Collega di Belgrado.

(1) -Manca. (2) -Si tratta del grav1ssrmo incendio, scoppiato a Trento la sera del l o novembre e durato fino al pomeriggio del 2, per cui più di mille persone si trovarono senza tetto (cfr. il giornale Trentino, 2 novembre 1870, n. 249). Si costituì un comitato di assistenza, appoggiato dal municipio di Trento; le offerte giunsero anche da Trieste, e da Verona, Belluno, Torino ecc.
778

IL CONSOLE GENERALE A PARIGI, L. CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. CIFRATO S. N. PAR BALLON. Parigi, 30 dicembre 1870.

La position n'est plus tenable. Italiens réduits à l'extrème misère demandant sortir très-nombreux. La rente ne sera pas payée. Je vous prie en grace de prendre de,s mesures pour remédier à cela, 1car ill arrivera malheur. Le ISiège !Peut encore durer fort fongtems (1).

(l) Annotazione marginale: • Scritto a Berlino ed a Bordeaux 9 gennaio '71 •·

779

IL MINISTRO A LONDRA, C. CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

T. 3381/35. Londra, 31 dicembre 1870, ore 21 (per. ore 14,10 del l gennaio 1871).

J e n'ai pas encore reçu les pouvoirs et vos instructions: il en est de meme seulement pour l'ambassadeur de Turquie. Je reçois un billet de Lord Granville qui est en ville, il y est dit que tous les Gouvernements n'ayant pas encore envoyé les pouvoirs et les instructions, il est obligé malgré lui de retarder la première réunion de quelques jours. Il espère qu'on regagnera le temps en diminuant l'interval entre la première réunion et les autres. Il dit que la Prusse a déclaré à l'Angleterre qu'après la demande à Versailles on accordera le sauf-conduit de Jules Favre, mais il doute avoir le temps de se rendre à Londres pour la première conférence. Le çhargé d'Affaires de France ici en doute aussi. Lord Granv!i.lle venu hier pour quelques heures est venu me voir. Il ne veut pas parler du fond de l'affaire qu'après la première réunion. Il m'a confirmé que la Porte proposera l'accession des autres puissances au Traité à trois du 15 avril, mais que la Prusse refuse. Le Comte Appony vient de me dire beaucoup de choses à l'égard de ses instructions. Il doit adhérer à l'accession susdite au Traité du 15 avril à condition pourtant que les autres puissances y adhèrent. Il ne doit pas soulever des questions sur le Danube mais il doit y entrer si on les soulève et doit donner une grande att~ntion et importance aux propositions de la Turquie, il doit accepter l'intervention à la Conférence du représentant du Gouvernement de la Défense et il doit exiger que dans la première séance il soit textuellement constaté que l'assentiment de toutes les puissances est nécessaire pour porter des changements à un traité et à ses effets. Cela a été déjà fait dans une nouvelle rédaction dont Granville m'a donné lecture. Je crois que M. Brunnow acceptera. Granville allait lui en parler avant de quitter Londres. La nouvelle de la déclaration du Prince de Roumanie qui aurait pu porter (l) à la Conférence la question de la Roumanie parait ne pas se .confirmer. Granville ne reviendra à Londres que le 2 janvier. Depuis deux jours je ne reçois pas la poste d'Italie.

780

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 747. Berlino, 31 dicembre 1870 (per. il 4 gennaio 1871).

J'ai reçu la dépeche (2) .que V. E. m'a fait l'honneur de m'adresser en date du 12 Décembre n. 183 de la série politique. Le document indiqué comme annexe manquait.

J'ai tout d'abord demandé à l'Ambassadeur d'Angleterre s'il avait communiqué id le mémoire présenté à Lord Granville par l'Académie des sciences de Dublin dans un but de conservation des précieuses collections renfermées dans Paris. Lord Loftus m'a dit qu'il avait en effet remis le mémoire à M. de Thile, en annonçant que d'autres corporations anglaises feraient parvenir des requetes analogues. Mais dans l'intervalle l'Université de Gottingen, invitée à s'assoctier à des bons offices dans le meme sens, avait repoussé, par l'organe du Protecteur M. Richard Dove, d'une manière si péremptoire ces ouvertures, que lui, Lorld Loftus, s'abstiendrait de toute démarche ultérieure.

La lettre de M. Dove a été publiée par le «Staats Anzeiger » du 18 Déoembre n. 399. ~ Dans une entrevue d'hier avec le Secrétaire d'Etat, j'ai cependant amené adroitement la ·conversation sur •ce sujet, en fa.isant aUUJsion au désir exprimé par :l'Institut Royal Lombard des sdences et des :lettres dans sa séance du 24 novembre, séance dont j'avais lu le compte rendu dans notre «Gazetta Officiale ». Je laissais entendre qu'en émettant un tel désir, les membres de cet Institut n'avaient nullement vou•lu s'attribuer un mandat d'immixtion, car Hs étaient convaincus que la docte Allemagne s'intéressaLt à un égal ldegré à la sauvegarde d'un .patrimoine scient1fique, littéraire et artisti!que qui const1tuait une des richesses du monde entier.

C'était -là une manière indirecte de m'acquitter des instructions de V. E. Elle me ilaissait d'ailleurs une certaine latitUide.

M. de Thile m'a confirmé qu'en effet Lord Loftus lui avait remis le mémoire précité de l'Académie des sciences de Dublin.-Quant à M. Dove qui s'était rendu l'interprete des sentiments des Universités de ce Pays, ce professeur avait peutetre dépassé le but par l'àpreté de sa parole.

Si V. E. rendait compte de ces détails à l'Institut Lombard, mieux valll!drait le faire en termes généraux et empecher surtout la puiblicité, pour ne point offusquer l'Allemagne et ses gouvernants. Quelles que soient les dures nécessités de •1a guerre, on ne voudrait point ki manquer, meme en apparence, aux lois de la civilisation en ne gardant pas tous les ménagements possi:bles.

(l) -Nel testo del Ministero: • Compromettere •, che è erroneo. Si segue perciò il testo del registro di Londra. (2) -Relativa all'appello dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere (cfr. n. 624).
781

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

R. 33. Vienna, 31 dicembre 1870 (per. il 5 gennaio 1871).

Mi faccio premura di unire quì insieme un articolo tolto dalla offi.ciosa Corrispondenza Warrens organo del Ministero Imperiale e Reale degli Esteri, per tema che sia sfuggito all'attenzione dell'E. V. (1).

Il Conte Beust al quale esternai la mia soddisfazione per le amichevoli espressioni in quello contenute, mi rispose che era fiero d'aver contribuito ad assodare i rapporti tra l'Italia e la Monarchia austro-ungarica; questa intima intelligenza poi oltre all'essere di somma utilità ai due Paesi, condurrà, soggiungeva egli, siccome trovasi indicato nell'articolo già enunciato, ad esercitare un efficacisS!imo influsso in Europa, massime in mezzo agli attuali sospetti e dubbiezze. Si mostrò quindi particolarmente grato per le parole pronunciate dalla

E. V. alla Camera nella seduta del 21 corrente (l) e mi diede speciale incarico di riferirLe quanto fosse contento d'aver potuto ancora una volta constatare che il Governo del Re non ebbe mai in queste ultime cong~unture a disgiungersi nella sua politica dal Gabinetto di Vienna.

ADDENDA

Si pubblicano qui di seguito alcuni documenti che, in corso di ordinamento, sono stati rinvenuti quando il volume era già impaginato.

(l) L'articolo, in data Vienna 27 dicembre, si riferisce alle amichevoli dichiarazioni nei confronti del Governo austro-ungarico fatte dal Visconti Venosta il 21 dicembre al Parlamento italiano. L'articolo sottolinea l'importanza del riavvicinamento italo·austriaco, non solo ai fini dei rapporti fra i due paesi, ma anche, e sopratutto, ai fini della pace in Europa.

(l) Cfr. Atti Parlamentari, Discussioni della Camera dei Deputati, sessione 1870-1871, 2• ed. ufficiale riveduta, l, pp. 140-141. L'intero discorso a pp. 139-146.

782

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

[Firenze], 10 ottobre 1870.

Il Conte Brass'ier mi comunica un telegramma del Conte di Bismarck. In esso è detto che il Cardinale Antonelli si rivolse al Governo del Re Guglielmo ecc. ecc. ecc. (1). Gli risposi che il Governo italiano desiderava che il Santo Padre rimanesse a Roma, convinto com'era di poter dare a tutto il mondo cattolico la prova che la sua ·indipendenza, la sua sicurezza e la sua dignità potevano pienamente essere assicurate colle nuove condizioni politiche di Roma, ma, che in ogni caso, il Governo italiano avrebbe pienamente rispettata la libertà delle risoluzioni del Santo Padre. Gli .soggiunsi che negli ultimi giorni dello scorso Settembre, quando la voce ·che il Papa si disponeva a lasciar Roma aveva preso una certa consistenza, il Generale Cadorna era stato incaricato di far giungere al Vaticano l'espressione del nostro desiderio che il Sommo Pontefice rimanesse in Roma, e di far conoscere, al tempo stesso, quanto il Governo del Re sarebbe stato dolente se il Santo Padre avesse voluto, in ogni caso, dare alla sua partenza l'aspetto d'una fuga, poichè quando il Santo Padre fosse deliberato a recarsi o a Civitavecchia o a qualunque altro punto della frontiera, egli avrebbe potuto farlo circondato da tutti quei riguardi che sarebbero stati usati a un Sovrano sul territorio del Regno.

783

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta L-1)

L. P. Berlino, 10 ottobre 1870.

Je lis dans les journaux que le G.•1 La Marmora serait nommé Gouverneur civil et mil'itaire à Rome. -Dans le cas où la nouvelle serait exacte, il aura l'occasion de se rencontrer avec le C.'• d'Arnim Ministre de la Confédération du Nord.-Dans l'intéret des bonnes relations avec ce diplomate, je crois devoir

dire qu'il ne passe pas généralment pour avoir un caractère facile -Il est plutot hautain, peu communicatif, ambitieux de jouer un role. Le G.ai de la Mar

mora n'aimant guère de son còté les Prussiens quoiqu'en maintes occasions on ait d'ici aussi rendu justice à sa loyauté, si l'on n'y prend garde de part et d'arutre _ il pourrait facilement surgir entre ·ces deux personages quelque confiit. -Je me permets d'apporter sur ce point votre attention -.

Je suis bien aise, du moment où nous n'avons pu éviter la visite de M. Thiers, qu'il soit destiné à repartir le pive nel sacco -. La république françai.se nous a si malservi en 1849, qu'il est juste qu'elle porte la peine du talion. L'Europe monarchique ne nous pardonnerait pas de coqueter avec les républicains, lesquels d'ailleurs s'enhardiraient alors à saper aussi notre Dynastie.

(l) Cfr. n. 243. E anche, per tutta la questione, nn. 247, 255.

784

IL COMANDANTE DEL IV CORPO D'ESERCITO, R. CADORNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, LANZA (l)

Firenze, 26 ottobre 1870.

Mi affretto di far noto a V. E di risposta all'interpellanza fattami con suo foglio di stamane, che io stando a Roma era perfettamente informato dei maneggi che si facevano presso Sua Santità il Papa da due influenze opposte, l'una cioè che consigliava la fuga, e l'altra che tentava impedirla. Queste notizie che mi venivano puntualmente avevano però un carattere totalmente riservato, e non fuvvi mai alcun indizio palese ed aperto che avesse autorizzato a fare qualsiasi atto o .comunicazione sia a S. E. il Cardinale Antonelli che ad altro dei personaggi che stanno vicini al Sommo Pontefice.

Se l'occasione se ne fosse presentata non l'avrei lasciata fuggire, attenendomi non solo alle istruzioni a ,cui accenna l'E. V. ma anche a quelle generali anteriormente avute che tracciavano la condotta da tenere verso del Papa, cioè di !asciargli piena libertà di azioni e di usargli ogni deferenza e riguardo in qualsiasi sua decisione, la quale condotta ho scrupolosamente tenuta non solo per le istruzioni ricevute, ma eziandio per la piena convinzione in cui era della importanza di tali misure.

Non avendo avuto il destro di fare la comunicazione di cui è caso a chicchessia, avrei creduto inopportuno senza alcun dato di fatto mostrare di conoscere l'intenzione supposta del Papa di lasciare Roma quale fuggiasco, e molto meno di dichiarare in qualsiasi modo che il Governo non gli avrebbe impedita la partenza se l'avea decisa, che anzi mi parve opportuno evitare di pur mostrare che lo si supponesse, tanto più che le condizioni che gli si facevano dovevamo crederle tali da non indurlo a questa necessità.

Se però dichiarazioni ufficiali non ve ne furono, gl'intermediari che erano presso di me, e fra gli altri il Commendatore Blanc ed il Marchese Spinola statimi presentati con lettera del Ministro degli Affari Esteri, sapevano perfettamente le mie intenzioni a riguardo del Papa, e nelle loro relazioni col Cardinale Antonelli od altre delle persone del Pontefice con cui sono stati in rapporto avevano apposite istruzioni di far intendere come il Papa era pienamente libero di fare quanto gli piacesse.

Una volta, come già ne rapportai a V. E. mi si indicò pure che Sua Santità avea deciso d'imbarcarsi sul Tevere, discenderlo fino al mare, imbarcarsi sul suo vaporetto e con quello andare a raggiungere altro vapore noleggiato (l); ebbene allora non si pensò di far nulla per impedire questo suo divisamento, e solo io avea preparato e disposto perehè la sua partenza non avesse avuta l'aria eli una fuga per sorpresa, ma invece fosse apparsa quale partenza fatta con piena nostra cognizione, e per nulla impedita pur deplorando quella decisione.

Se poi dall'un canto non ho creduto per le ragioni suesposte di fare alcun passo verso il Cardinale Antonelli trattando d'ufficio questo argomento, può essere l'E. V. convinta che sia per parte mia che di nessun altro non si è mai fatto atto nè parola che potesse indurre il Papa ad allontanarsi a guisa di fuggiasco.

Questa è stata la costante linea tenuta in tutto il tempo in cui ho rette le cose di Roma e nel riconfermarlo a V. E. la prego, etc.

(l) Annotazione marginale a matita: • Da trasmettersi al ministro degli affari esteri •.

785

IL MINISTRO A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

(AVV, cassetta L-l)

L. P. Berlino, 30 ottobre 1870.

J'ai appris hier, par M. Rascon, que l'Angleterre, l'Autriche et le Portugal s'étaient déjà prononcés de la manière la plus favorable sur la candidature de

S. A.· R. le Due d'Aoste. On ne sait encore rien de la Russie.

Quant au Cabinet de Berlin, ce diplomate m'a lu l'extrait d'une dépeche qui avait été ·commruniquée à Madrid par M. de Canitz. Il y est dit, en substance, que le Gouvernement de S. M. le Roi de Prusse ad:met plein droit et pleine liberté à la nation espagnole de se choisir le Souverain qu'elle jugera le plus digne·, et qu'il s'empressera de reconnaitre le Roi qui sera élu.

Il eùt été assez indiqué de nous communiquer au moins cette réponse, lors meme que le Due d'Aoste n'y soit pas ·spécialement désigné. J'ai demandé aujourd'huy à M. de Thile si mon collègue d'Espagne avait fait quelque déma11che. Il en a convenu en termes généraux, en ajoutant que

M. Rascon avait reçu une réponse qui se référait, comme celle qui m'avait été faite, aux documents présentés lors de la dernière réunion du Reichstag.

Tout porte donc à croire que la candidature Hohenzollern est définitivement écartée. S'il y a eu quelque arrière-pensée dans la manière de procéder du C.te de Bismarck, c'est peut-etre parcequ'il eùt préféré que le vuide [sic], produit par le désistement du Prince Léopold, ne fùt pas comblé tant que dure la guerre. C'est une corde de moins à son are pour des combinaisons qui, selon les évènements, se ·présenteraient à son esprit, toujours à la recherche des intérets exdusifs de la Prusse personnifiant l'Allemagne. Dans ce cas il espèrerait, en nous laissant dans un certain vague, produire chez le Roi et chez le Due d'Aoste quelque hésitation à faire cesser l'inter:r:ègne en Espagne. Qui sait meme, s'il ne compte pas amener du désarroi dans les différents partis représentés aux Cortes, en

48 __, Documenti diplomatici -Serie II -Vol. I.

lais,sant planer des doutes sur le point de savoir si les sympathies de la Cour de Prusse sont déjà acquises au nouveau Candidat.

M. de Thile savait, par un télégramme du Cte Brassier, que V. E. avait émis le jugement qu'U y avait eu ici quelque méprise, dans la manière dont on avait accueilli ma démarche. Je n'avais pas encore reçu le télégramme de V.

E. (1), qui avait bien voulu approuver entièrement ma conduite et mon langage,

autrement j'en eusse donné lecture. Partie ~emise n'est pas perdue. En attendant, je vous remercie de cet avis, ecc.

(l) Cfr. n. 113; e 103.

786

IL CONTE KULCZYCKI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, VISCONTI VENOSTA

L. P. Roma, 15, novembre 1870.

Hier j'ai pris la liberté, en l'absence de M. Albert Blanc, de transmettre directement à V. E. un article sur sa circulaire pouvant l'intéresser beaucoup, attendu qu'il été écrit par le Pape en personne (2). Mais le Saint-Père ne peut tarir sur ce sujet: dans l'Osservatore romano d'hier il a fait 'insérer une nouvelle appréciation de la note de V. E., qu'il avait entièrement rédigée et écrite de sa propre main, et de plus il nous promet une série d'articles sur ce sujet!

C'est là certes un incident bien originai et bien extraordinaire de cette question romaine, où rien n'est ordinaire et norma!, qu'au moment où le lieutenant du Roi ne peut etre admis à conférer avec le Pape ni meme avec son secrétaire d'Etat et où les jésuites ont élevé un mur moral infranchissable autour du Souverain-Pontife, celu'i-ci, sous le voile de l'anonyme, accepte la discussion sur le terrain de la publicité avec le Ministre des affaires étrangères de cette Italie qu'il a jadis bénie! Voilà donc un point de contact tout trouvé.

Je crois qu'il faudrait que le journal qui est directement 'inspiré par V. E. ne laissiì.t pas échapper une aussi préC'ieuse occasion de calmer les appréhensions du Pape et lui répondit, en faisant comprendre, par son ton respectueux et empressé, qu'il a ,deviné quelle est la main auguste qui .a bien voulu descendre dans l'arène du journalisme. Il faudrait flatter l'amour-propre de Pie IX; mais en meme temps éviter toute allusion au sujet de la source de ces informations, parce que, sans parler de moi, les rédacteurs de l'Osservatore pourraient etre très-gravement compromis, et cette révélation confidentielle ne manquerait pas de leur etre imputée comme un crime de haute trahison.

Souvent de petites causes produisent de grands effets, et qui sait si une polémique pareille, si elle était conduite avec esprit et d'une manière chevaleresque, ne serait un grand pas fait vers cette conciliation qu'on s'évertue à représenter comme impossible? Il faudrait que ces réponses fussent expédiées au Pape sous bande, car il ne lit pas tous les journaux et souvent le cardinal Antonelli ne les met pas sous ses yeux.

Ces deux billets que je me suis permis d'adresser à V. E. sont ·peut-etre une nouvelle anormalité de la questione romaine; mais V. E. a trop d'esprit pour ne pas excuser ma hardiesse en faveur du motif; écrire à Madrid pour vous fa'ire avoir les deux articles du Pape eùt été trop long.

Le Saint-Père reste décidément à Rome, il y reste quand meme. Il l'a déclaré encore hier. On met des tapis dans ses appartements pour l'hiver. Il reste et accepte la discussion. N'était-ce la malheureuse affaire du Quirinal, nous ne serions peut-etre pas auss'i loin d'un commencement de conciliation qu'on le croit à Florence. Mais avec un Ministre des affaires étrangères du mérite de V.E. la situation peut s'améliorer.

Je prie V. E. d'agréer l'assurance de mon entier dévoùment à l'Italie, ecc.

(l) -Cfr. n. 392. (2) -Cfr. n. 536.
<
APPENDICI

APPENDICE I

LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al dicembre 1870)

ARGENTINA

Buenos Ayres -DELLA CROCE DI DoYoLA conte Enrico, inviato straordinal"io e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario.

ASSIA

Darmstadt -MIGLIORATI marchese Giovanni Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Monaco).

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -MINGHETTI Marco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (reggente straordinario la legazione); CuRTOPASSI Francesco, segretario (dal 6 dicembre incaricato d'affari); BALBI SENAREGA marchese Giacomo, ,segretario; VISCONTI n'ORNAVASSO barone Carlo Alberto, addetto; TERZAGHI cav. Carlo, addetto.

BADEN Karlsruhe -TUGINI Salvatore, incaricato d'affari.

BAVIERA

Monaco -MIGLIORATI marchese Giovanni Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenz'iario; CENTURIONE marchese Enrico, segretario, MocENIGO conte Alvise, addetto.

BELGIO Bruxelles -DE BARRAL DE MoNTEAUVRARD ,conte Camillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GERBAIX DE SoNNAZ cav. Carlo Alberto, segretario; ScoTTI cav. Alberto, segretario.

BOLIVIA La Paz -GARROU lppolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

BRASILE Rio de Janeiro -GoNELLA cav. Alfoillso, incaricato d'affari a. i.

BRUNSWICK

Brunswick -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

CILE Santiago -GARROU lppolito, incaricato d'affari (residente a Lima).

CINA Pechino -FÈ D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Yedo).

CITTA ANSEATICHE Amburgo -QUIGINI PuLIGA conte Effisio, incaricato d'affari.

COSTARICA

S. José de Costarica -ANFORA (dei duchi di Licignano) cav. Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatema-la).

DANIMARCA

Copenaghen -RATI 0PIZZONI conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DI PRAMPERO conte Ottaviano, segretario.

EQUATORE Guayaquil -RoDITI Angelo, console.

FRANCIA Parigi -NIGRA Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Tours, poi a Bordeaux); RESSMANN barone Costantino, segretario; FRANCHETTI Giulio, segretario; AVARNA dei duchi di Gualtieri Giuseppe, addetto. GIAPPONE Yedo -FÈ D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

GRAN BRETAGNA

Londra -CADORNA nob. Carlo, ·inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MAFFEI DI BoGLIO conte Carlo Alberto, consigliere; CoNELLI DE' PROSPERI avv. Carlo, segretario; CATALANo Tommaso, addetto; PAPADOPOLI conte Angelo, addetto onorario.

GRECIA

Atene -PEs DI SAN VITTORIO conte DELLA MINERVA Domenico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GALVAGNA barone Francesco, segretario.

GUATEMALA

Guatemala -ANFORA (dei duchi di Licignano) cav. Giuseppe, incaricato d'affari.

HAITI Porto Principe -CHRISTENSEN A., console.

HONDURAS

Tegucigatpa -ANFORA (dei duchi di Licignano) cav. Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

ISOLE HAWAlANE Honotulu -ScHAEFER Federico Augusto, console.

MAROCCO Tangeri -ScovAsso Stefano, incaricato d'affari.

MECKLEMBURGO Mecklemburg -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

MESSICO Messico -CATTANEO Carlo, incaricato d'affari.

MONACO (Principato)

Monaco-GALATERI DI GENOLA E DI SUNIGLIA cav. avv. Gabriele, console generale (resklente a Nizza).

NIGARAGUA

Managua -ANFORA (dei duchi di Licignano) cav. Giuseppe, incaricato di affari (residente a Guatemala).

OLDENBURGO

Otdenburg -DE LAuNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

PAESI BASSI Aja -BERTINATTI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTUSCELLI Ernesto, segretario.

PARAGUAY Assunzione -N. N., console.

PERSIA

Rescht -N. N., console.

PERU' Lima -GARROU Ippolito, incaricato d'affari.

PORTOGALLO Lisbona -PATELLA Salvatore, segretario, incaricato d'affari; VIGONI Giorgio, addetto.

PRUSSIA E CONFEDERAZIONE DELLA GERMANIA DEL NORD

Berlino -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Tosi cav. Antonio, segretario; ToRRIGIANI marchese Filippo, addetto onorario.

RUSSIA

Pietroburgo -Dr BELLA CARACCIOLO marchese Camhllo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; INCONTRI marchese Lodovico, consigliere; MAROCCHETTI barone Maurizio, segretario; RICCI PETROCCHINI marchese Antonio, addetto onorario.

S. DOMINGO

S. Domingo -CAMBIASO Giovan Battista, console.

S. SALVADOR

S. Salvador -ANFORA (dei duchi di Licignano) cav. Giuseppe, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

SASSONIA (Regno di)

Dresda -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

SASSONIA (Granducato e ducati di)

Weimar -DE LAUNAY conte Edoardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

SPAGNA

Madrid -BLANC barone Alberto, inviato straordinario e ministro pienipotenziario; DE MARTINO Renato, segretario; CAVRIANI marchese Antonio, addetto.

STATI UNITI DELL'AMERICA DEL NORD

Washington -CoRTI .conte Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZANNINI conte Alessandro, segretario.

STATI UNITI DI COLOMBIA

Bogotd -N. N., console.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LITTA BIUMI REsTA conte Balzarino, segretario, incaricato d'affari.

SVIZZERA

Berna-MELEGARI Luigi Amedeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PASSERA Oscarre, segretario; DE NITTO Enrico, addetto; INCISA marchese Emanuele, addetto.

TURCHIA

CostantinopoLi -ULISSE BARBOLANI di Cesapiana conte Raffaele, invtato straordinario e ministro plenipotenziario; CovA avv. Enrico, segretario; CoTTA avv. Francesco, segretario; HIERSCHEL DE MINERBI cav. Oscarre, segretario; NrcoLINI marchese Carlo, addetto onorario; VERNONI Alessandro, GRAZIANI Edoardo, BARONE Antonio, interpreti.

VICEREAME D'EGITTO Cairo -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale.

REGGENZA DI TRIPOLI Trivoli -BosiO Onorato, console.

REGGENZA DI TUNISI Tunisi -PINNA Luigi, agente e console generale.

PRINCIPATI UNITI DI MOLDAVIA E VALACCHIA Bucarest -FAVA barone Saverio, agente e console generale.

PRINCIPATO DI SERBIA Belgrado-JoANNINI CEVA di San Michele conte Luigi, agente 'e console generale.

URUGUAY Montevideo -RAFFO Giovan Battista, incaricato d'affari.

VENEZUELA Caracas -VrvrANI Giovan Battista, incaricato d'affari.

WURTTEMBERG

Stoccarda -GREPPI conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoBBIO Ettore, segretario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al dicembre 1870)

MINISTRO VISCONTI VENOSTA nob. Emilio, deputato al Parlamento.

SEGRETARIO GENERALE ARTOM !sacco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, incaricato delle funzioni di segretario generale.

DIVISIONE POLITICA ToRNIELLI-BRUSATI conte Giuseppe, consigliere di 'legazione, reggente la divi.5'ione.

UFFICIO I

Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del Ministro Trattati politici -Pubblicazioni diplomatiche -Cifra e telegrammi

MALVANO avv. Giacomo, capo sezione d 28 classe. JACQUIER Vittorio, segretario di 28 classe. PANSA Alberto, applicato di 28 classe. BIANCHI DI LAVAGNA cav. avv. Francesco, applicato di 28 classe. DEL CASTELLO DI SANT'ONOFRIO marchese Ugo, applicato di 38 classe. CANTAGALLI Romeo, segreta·rio di legazione di 28 classe, addetto all'ufficio. GuicciOLI marchese Alessandro, addetto di legazione, addetto all'ufficio.

UFFICIO II Personale del Ministero, delle Legazioni e dei corrieri di gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed esteri -Atti pubblici -Notariato della Corona -Cerimoniale di corte -Cancelleria dell'ordine della SS. Annunziata -Archivi della divisione.

BERTOLLA Giuseppe, segreta~io di la classe. CICERO Carlo Federico, applicato di 18 classe. SEVEZ Lorenzo, traduttore. LATTES Giuseppe, vice console di 1a classe, addetto all'Ufficio.

DIVISIONE DELLA CONTABILITA E DELL'ARCHIVIO CoRso Edoardo, direttore capo di divisione di 18 classe.

UFFICIO I Bilancio -Contabilità generale dei RR. Agenti diplomatici e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa -Protocollo ed archivio della divisione.

CARRERA Angelo, capo sezione di 2a classe. MIRTI DELLA VALLE nob. Achille, segretario di la classe. PAPINI Andrea, applicato di la classe. BERNONI Luigi, applicato di la classe. GUGLIELMINETTI Giuseppe, applicato di 2a classe. D'ONCIEUX DE CHAFFARDON conte Paolo, applicato di 3a classe. FossATI Giuseppe, applicato di aa classe.

UFFICIO II Spese d'ufficio -Contratti -Servizio interno -Cassa -Uscieri -Pas

saporti -Legalizzazioni -Biblioteca -Archivi del Ministero. CANTON avv. Carlo, capo sezione di la classe. DoRIA DI DoLCEACQUA marchese Andrea, segretario di 2a classe. LONGO-VASCHETTI Giovanni Battista, applicato di 1a dasse. ALBERGOTTI SIRI barone avv. Tito, applicato di la classe. DE NoBJ;LI Achille, applicato di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO PEIROLERI cav. avv. Augusto, direttore generale.

DIVISIONE I DE VEILLET nob. Francesco, direttore capo di divisione di 2a classe.

UFFICIO I Corrispondenza coi RR. agenti diplomatici e consolari resiàenti presso i diversi stati d'Europa e loro colonie, eccettuata la Turchia e 1a Grecia, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti stati in Italria; coi mini steri, colle autorità e coi privati in tutte le materie non politiche nè commerciali.

ScHMUCKER barone Pompeo, capo sezione di 2a classe. BRASCHI conte Daniele, segretario di la classe. CAVACECE Emilio, 'Segretario di la classe. BARRILIS nob. avv. Diego Lorenzo, segvetario di la classe. MoNTERSINO Francesco, segretario di 2a classe. CAPELLo avv. Carlo Felice, segretario di 2a classe. DE MARI marchese avv. Giovanni Maria, applicato di 2a classe. CAPUCCIO avv. Alessio, applicato di 2a classe. VACCAJ avv. Giulio, volontario.

UFFICIO II Corrispondenza coi RR. agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, neLl'Impero ottomano, in Asia, Africa ed America, e coi RR. agenti diplomatici e consolari ciegli stati di detti Paesi in Italia, coi ministeri, colle

autorità e coi privati in tutte le materie non politiche nè commerciali. BIANCHINI Domenico, capo sezione di 2a classe. MrLIOTTI nob. avv. Luigi, segretario di 2a classe. BAZZONI avv. Augusto, segretario di 2a classe. MASSA avv. Niccolò, applicato di 3a classe. PIRRONE avv. Giuseppe, applicato di 4a classe.

UFFICIO III Corrispondenza riservata e confidenziale della Direzione generale -Per sonale consolare e dragomannale -Esami -Exequatur agli agenti esteri Protocollo della Direzione generale.

ODETTI DI MARCORENGO cav. avv. Edoardo, applicato di la classe. BROFFERIO avv. Tullio, applicato di 2a classe. RIVA avv. Alessandro, vice console di 3a classe, addetto all'ufficio.

DIVISIONE II SPINOLA marchese Federico Costanzo, consigliere di legazione, reggente la divisione. UFFICIO I

Corrispondenza reLativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali, di navigazione, consolari, monetarie, doganali, postali e telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare.

DE GoYZUETA ~dei marchesi di 'Doverena.) Francesco, capo sezione di In classe. BoREA D'OLMO marchese avv. Gio. Battista, segretario di la classe. PuccroNI avv. Emilio, applicato di 3a classe. BARDI avv. Alessandro, applicato di 3a classe. BARILARI avv. Federico, applicato di 4a classe.

UFFICIO II

Corrispondenza relativa alle successioni di nazionali all'estero, ed agli atti di stato civile rogati all'estero.

SANTASILIA (dei marchesi) Nicola, caposezione di 2a classe. MARGARIA avv. Augusto, segretario di 2a classe. BERTOLLA avv. Cesare, volontario.

NEGRI prof. Cristoforo, console generale di la classe, incaricato delle funzioni di consuiltore legale presso il Ministero e di quanto concerne l'ispezione dei consolati all'estero.

CORRIERI DI GABINETTO

Corrieri di gabinetto di l a classe: ARMILLET Giuseppe, ANIELLI Eugenio. Corrieri di gabinetto di 2a classe: VILLA Antonio, LoNGO Giuseppe.

USCIERI

Capi uscieri: CAVAGNINO Pietro, FERRERo Antonio, CARELLO Giuseppe. Uscieri: BRUNETTI Martino, Rossi Antonio, MoNGE Giuseppe, RosTAIN Cesare, SAROGLIA Giuseppe, Bo Ignazio, BRUNETTI Michele, DoNZINo Domenico, MoRONE Gio. Battista, BERNARDI Lodovico, ZEI Giuseppe.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Questioni cii diritto internazionale, di nazionalità, leva, interpretazioni di trattati, ecc.

PRESIDENTE

DEs AMBROIS DE NEVACHE cav. Luigi, cav. dell'Ordine Supl"emo della SS. Annunz~ata, Ministro di Stato, pr·esidente del ConsigHo di Stato, senatore del Regno.

VICE PRESIDENTE

VIGLIANI cav. Paolo Onorato, senatore del Regno, primo presidente della Corte di Cassazione di Firenze.

CONSIGLIERI Il Segretario generale del Ministero per gli Affari Esteri. RAELI Matteo, consigliere di stato. TABARRINI Marco, consigliere di stato. GUERRIERI-GONZAGA marchese Anselmo, deputato. ALFIERI Carlo Alberto conte d1 Magliano e marchese di Sostegno, senatore del regno. FORNETTI Tommaso, se.gretario.

SEGRETARIO AGGIUNTO BIANCHINI Domenico.

APPENDICE III

LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al dicembre 1870)

Autria-Ungheria: S. E. barone Aloise DE KuBECK, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; conte Carlo ZALUSKI, consigliere; Erico DE SALM, segretario; conte Massimiliano DI SEILERN, addetto; Edmondo LoscHNIGG, addetto; cav. Alessio DI PoLAK, tenente colonnello di Stato Maggiore, addetto militare.

Baviera: ·Cav. Guglielmo DE DoNNIGEs, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Belgio: Enrico SoLVYNS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Federico HooRICKX, 1° segretario; barone Adriano D'HooGHVORST, addetto.

Brasile: cav. don Giovanni ALVES LouREIRO, ministro residente; cav. A. DE MACEDO, addetto.

Danimarca: Barone P. DE BILLE-BRAHE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia: Barone DE LA VILLESTREUX, 1° segretario; sig. DURIEZ DE VERNINAC, 2o segretario; visconte Enrico Du PoNCEAU, addetto; visconte Enrico DE LA RoCHEFOUCAULD-BAYERS, addetto; sig. DE LA HAYE, tenente colonnello di Stato Maggiore addetto militare.

Gran Bretagna: on. Sir Augustus BERKELEY PAGET, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Edoardo HERRIES, 1° segretario; on. Francis PLUNKETT, 2° segretario; Augustus MouNSEY, 2° segretario; rev. R. LoFTUS ToTTENHAM, cappellano.

Grecia: Andr.ea CouNDOURIOTIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: Giorgio SALACHAS, segretario.

Nicaragua: Tommaso DE FRANCO, incaricato d'affari (residente a Parigi).

Paesi Bassi: cav. Maurizio IKHR HELDEWIER, ministro residente.

Portogallo: visconte Giuseppe FERREIRA BoRGES DE CASTRO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; visconte Dr LANCASTRE, 1° segretario.

Prussia e Confederazione della Germania del Nord: S. E. conte Maria Giuseppe BRASSIER DE ST. SrMoN, inviato straordinario e mini,stro plenipotenziario; conte Luigi DE WEsDEHLEN, consigliere; maggiore HASPERG, addetto; maggiore DE LATTRE, addetto militare.

RepubbLica Argentina: don Mariano BALCARCE, inviato straordinario e ministro rplenipotenziario (residente a ·Parigi).

Russia: S. E. 'barone DI UXKULL GYLLENBANDT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; sig. GLINKA, l o segretario; sig. OGAREFF, 2° segretario; sig. ScHÉVITCH, addetto; conte DI BENKENDORF, addetto; maggiore generale DE RICHTER, addetto militare; colonnello NETCHAJEFF, addetto militare.

San Salvador e San Domingo: Giulio THIRION, incaricato d'affari (residente a Parigi).

Sassonia Reale: barone Albino Leone di SEEBACH, inviato straordinario e ministro plen.illotenziario (residente a Parigi).

Spagna: D. Francesco Da Paola DE MoNTEMAR, inviato straordinario e ministro pleniportenziario; don Alberto BALLESTERos, 1° segretario; don Giuseppe RICA Y CALVO, addetto; don Fernando PizZARRo, addetto; visconte Edoardo SusiNI, addetto.

Stati Uniti d'America: Giorgio PERKINS MARSH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Giorgio W. WuRTS, segretario.

Svezia e Norvegia: conte Carlo Edoardo DE PIPER, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Gregorio Guglielmo D'AMINOFF, segretario.

Svizzera: Giovanni Battista PIODA, inviato straordinario e mintstro plenipotenziario; Gabriele BRUN, addetto.

Turchia: PHOTIADES BEY, inviato straordinario e .ministro plenipotenziario; CHUKRI Effendi, lo segretario; MoREL Effendi, segretario.

Wurttemberg: barone Massimiliano Adolfo D'Ow, mviato straordinario· e ministro plenipotenziario.

49-Documenti dtplomatìci • Serie Il -Vol. I.